Capitolo trentatré- Olivia
Gli occhi si baciano
molto prima della bocca
SONO passati un paio di giorni dalla proposta di matrimonio di Logan, e ancora non riesco a smettere di sorridere. Sono rannicchiata sulla chaise longue, avvolta in una coperta pesante che mi protegge appena dal freddo pungente di questa mattina di dicembre. L'aria è così limpida e gelida che quasi mi pizzica la pelle. Davanti a me, la piscina riscaldata riflette il cielo che comincia a tingersi di rosa e oro; ogni sfumatura sembra sciogliersi lentamente nell'acqua, come un sogno che prende forma piano piano. La prima cosa che penso è che almeno quello che i miei occhi stanno vedendo assomiglia davvero un sogno, non come l'incubo che mi ha svegliata questa mattina costringendomi a scendere dal letto per rifugiarmi qui fuori. Sapevo che, se fossi rimasta sotto le coperte, non sarei più riuscita ad addormentarmi e, a forza di rigirarmi da una parte all'altra, avrei rischiato di svegliare Logan. Per cui, me lo sono svignata qui fuori, e adesso l'alba con lo sfondo del mare davanti mi sembrano la cosa più bella che esiste.
Sollevo la mano sinistra e la lascio uscire dal calore della coperta. L'anello brilla alla luce dell'alba, e non riesco a staccare gli occhi da quel piccolo diamante che cattura ogni raggio, facendolo danzare tra le mie dita. È strano pensare che adesso questo anello sia mio, che sia il simbolo di una promessa tanto grande da farmi quasi paura. Logan mi ha chiesto di stare con lui per sempre, di essere sua per tutta la vita, e io non ho esitato nemmeno un istante ad accettare. Ho amato il suo discorso sull'aspettare che fossimo più maturi e consapevoli, quello che però lui non sa è che sarei disposta a sposarlo anche seduta stante. Nonostante ciò, so che non sarebbe saggio. Entrambi siamo incasinati e abbiamo ancora molte battaglie da combattere prima di riuscire finalmente a tirare un sospiro di sollievo. Mentre sfioro con le dita il contorno freddo del metallo, una parte di me ancora fatica a credere che sia tutto vero, che questa vita – questa vita con lui – mi appartenga davvero.
Un sorriso mi sfugge, lieve, mentre torno con la mente a quella notte. Rivedo Logan inginocchiarsi sotto il cielo stellato, la sua espressione incerta e allo stesso tempo determinata. Ricordo il tremore delle sue mani, la dolcezza nella sua voce quando mi ha chiesto di stare con lui per sempre, come se fosse una richiesta timida, quasi incredula. E io... io ho sentito il cuore esplodere, riempiendosi di una felicità così intensa che a momenti non riuscivo nemmeno a respirare. Come non potrò mai scordare le facce incredule delle nostre famiglie e dei nostri amici quando glielo abbiamo annunciato ieri sera. Per poco mio nonno non è svenuto quando ha capito che facevamo sul serio, e adesso Logan è convinto che abbia cambiato idea nei suoi riguardi. Non credo sia così, penso semplicemente che non se lo aspettasse...
Non subito, ecco. Prima o poi riuscirà a guardare Logan con gli stessi occhi con cui lo guardo io e si renderà conto della persona meravigliosa che è. Fino ad allora... Beh, Logan farebbe meglio a dormire con un occhio aperto, non si sa mai.
Ora, stringo un po' di più la coperta attorno a me, cercando conforto nel calore. Guardo l'anello e mi chiedo come sia possibile che qualcuno mi ami così. Logan ha visto parti di me che io stessa faccio fatica a guardare, i miei difetti, le mie paure... i segreti che ancora mi porto dentro. Eppure, nonostante tutto, lui è qui. Ha scelto me. E questo pensiero mi riempie di gratitudine e timore allo stesso tempo, come se un nodo dolce mi stringesse il cuore. Lui stesso mi ha confessato più tardi quella notte di avere il timore di un mio rifiuto, per quello che è stato e per le insicurezze che a volte ancora nutro nei suoi confronti. Non so come non faccia a percepire quello che provo per lui, quello che sarei disposta a fare per lui. Se mi avesse chiesto di sposarlo anche quando mi ha lasciata, probabilmente la risposta sarebbe comunque stata positiva. Ecco quanto sono sotto un treno per Logan Miller.
Fottutamente fottuta.
Mentre il cielo si colora e il mio sguardo vaga sui riflessi dell'acqua, noto i resti della festa di ieri sera sparsi tutt'intorno. Una coperta abbandonata sul bordo della piscina, qualche bicchiere lasciato qua e là, piatti con briciole di dolce appoggiati sui tavolini. Mi scappa un sorriso al pensiero di quella serata con amici e parenti, di risate e brindisi condivisi, di abbracci e piccoli momenti che resteranno per sempre. È stato bello rivederli tutti, scambiarci i regali di Natale mentre le nostre famiglie passavano del tempo insieme e si conoscevano meglio. Siamo riusciti a inserire Megan nel nostro gruppo senza troppi problemi, e dalle occhiate insistenti che Ellie e Zoe mi lanciavano ho capito che mi avrebbero bombardata di domande non appena fossimo state sole. Come glielo spiego, però, che nemmeno io so ancora tutto? Sospiro, perché ho bisogno di informazioni se voglio riuscire a capire qualcosa in più su questa storia.
Mentre sono immersa in ricordi e pensieri, la porta scorrevole si apre e una figura familiare mi si avvicina. Gricelda, avvolta in uno spesso cappotto, cammina verso di me con appena l'accenno di un sorriso confuso e un piatto in mano, come un raggio di sole che squarcia il freddo pungente di questa mattina di dicembre. Guardo il piatto che mi porge con un sorriso sbilenco; non smetterà mai di provare a rifilarmi la colazione. Non importa quante volte dovrò rifiutare o ricordarle che a queste ore mi è proprio impossibile inserire qualcosa nello stomaco, lei fingerà sempre di non riuscire a capirmi usando la scusa che non parla bene l'inglese. Testarda e cocciuta.
«Buenos días, Liv» dice, porgendomi un piatto di pane tostato e frutta fresca. «Mira, fa tanto freddo, niña. Dovresti tornare dentro.»
«Grazie, Gricelda» le rispondo, accettando il piatto con un sorriso e costringendomi a non alzare gli occhi al cielo. Poi torno a guardarmi in giro. «Volevo godermi un po' la tranquillità dell'alba. Stamattina è tutto così... perfetto che non potevo non approfittarne.»
Gricelda mi osserva per un momento, il suo sorriso si fa più dolce quando viene a sedersi sulla chaise longue accanto alla mia. Anche i suoi occhi vagano per il giardino e, dopo essersi soffermata sul casino sparpagliato qua e là, scuote appena la testa, forse consapevole che a breve dovrà sistemare il tutto.
«Mi piacerebbe aiutarti a dare una ripulita qua fuori. Abbiamo fatto fin troppo casino ieri sera...»
La sua testa ruota nella mia direzione, così velocemente da farmi saltare sul posto.
«Non se ne parla!» Mi da un colpetto affettuoso alla gamba. «Tu pensa a fare colazione e a rilassarti. A breve verranno delle persone ad aiutarmi e finiremo prima che il Signor Miller si svegli.»
Sospiro, poi annuisco sconfitta. Ad un certo punto, mi ricordo che ieri sera non era presente alla festa perché James le ha dato il giorno libero per poter festeggiare e stare insieme alla sua famiglia, per cui non sa ancora della proposta che mi ha fatto Logan. Con un sorriso che mi va da orecchio a orecchio, le mostro la mano sinistra piazzandogliela proprio sotto il naso, e sollevandola appena per far brillare l'anello alla luce tenue del mattino. I suoi occhi si allargano di sorpresa, e per un attimo sembra quasi commossa.
«¡Ay, qué lindo!» esclama, portandosi una mano al cuore. «Finalmente te lo ha chiesto! Y yo pensaba... chissà quanto ancora ti avrebbe fatto aspettare!»
Sbatto le palpebre e corrugo la fronte fingendomi offesa.
«Com'è che tutti sapevano della proposta prima di me?»
Ridiamo insieme, poi mi prende la mano nella sua esaminando l'anello con occhi lucidi di gioia.
«Logan ha scelto bene, sì. Se nota que es hombre de buen corazón.»
«Sì... e ha scelto me, nonostante tutto» sussurro, sentendo le parole che mi escono con una punta di incredulità. «Ci sono state tante difficoltà tra noi, ma lui... ha sempre creduto in noi.»
Gricelda annuisce, il suo sorriso si fa più intenso.
«Lo so, niña. A veces la vida te pone alla prova. Ma Logan è un uomo di buon cuore, e tu... tu meriti tutto questo amore, toda esta felicidad.» Mi accarezza la mano, stringendola con dolcezza. «Non dimenticarlo mai.»
Abbasso lo sguardo, toccata dalle sue parole.
«Grazie, Gricelda. Sei sempre stata un po' come una mamma per lui, e adesso ti sento parte integrante anche della mia famiglia.»
Lei ride, portandosi una mano al petto.
«Ay, niña... Sei come una figlia per me adesso. Io vedo il bene e il male, ma con te, con Logan... siempre vi auguro il meglio.» Poi mi fissa, con uno sguardo serio ma colmo d'affetto. «Ora però, rientra in casa. Fa troppo freddo qui fuori per stare così.»
Le sorrido, sapendo che non posso insistere. «Hai ragione» le dico, alzandomi e stringendo la coperta attorno a me. «E poi... devo ancora raccontarti tutto di questa proposta!» aggiungo, sentendo la felicità risalire, come se fosse la prima volta che lo dico ad alta voce.
Lei ride di nuovo, gli occhi brillano di tenerezza.
«Sí, niña, dimmi tutto. E ora dentro, con calma. Ti preparo anche una tazza di cioccolata calda, come piace a te.»
Poco più tardi, senza nemmeno rendermene conto, finisco tutto il piatto che Gricelda mi ha preparato, con una fumante cioccolata calda in aggiunta. Ora sto sorseggiando un caffè, il corpo avvolto da un piacevole tepore e lo sguardo rivolto alla grande vetrata che dà sul giardino, mentre ascolto i racconti di Gricelda. La governante ha il viso sporco di farina e qualche traccia di cioccolata tra i capelli, e con una voce allegra mi racconta dei viaggi fatti in gioventù con suo marito. C'è un tono divertito nella sua voce, come se custodisse segreti che non può o non vuole condividere con me. Sorrido, incuriosita, lasciandomi cullare dalla sua compagnia e dall'atmosfera calda della cucina, che sembra l'abbraccio di casa.
All'improvviso, due mani calde mi si posano sulle spalle, e sobbalzo. Mi volto di scatto e trovo gli occhi verdi di Logan, ancora un po' assonnati, che mi guardano con un misto di tenerezza e lieve stupore. Gli sorrido dolcemente, e lui si china a darmi un bacio, morbido e lento, come se volesse trattenere quel momento solo per noi. Il suo alito sa di menta fresca, e il profumo della sua pelle, leggermente odorosa di pino, mi fa intuire che si è appena fatto una doccia.
«Come mai sei già sveglia?» mi chiede, la voce bassa e leggermente roca che mi provoca la pelle d'oca in tutto il corpo. «Pensavo di trovarti ancora a letto, sai... avevo svariate idee da condividere con te.» Abbassa il tono di voce a quelle parole, quasi me le sussurra sogghignando, e io subito arrossisco fino alla punta delle dita dei piedi.
«Stai provando a farmi sentire in colpa?» gli chiedo divertita.
Inarca un sopracciglio con un sorriso talmente ampio da farmi intravedere la fossetta sulla guancia. Dio, è così bello.
«Cercavo di essere provocante, ma credo che l'orario non mi sia granché di aiuto.» Sospira in modo teatrale e io scoppio a ridere, spintonandolo giocosamente.
«Ti aspettavo» gli rispondo infine con un sorriso complice, giocando con una ciocca dei miei capelli. «Avevamo detto che saremmo andati a correre insieme, ricordi?»
Logan mi osserva, una scintilla di sorpresa nei suoi occhi, poi annuisce, sollevando un angolo della bocca in quel mezzo sorriso irresistibile.
«Logan, vieni, sientate» interviene Gricelda con tono caloroso, porgendogli un piatto colmo di pane fresco, uova e una tazza di caffè bollente. «No puedes correr a stomaco vuoto.»
Logan prende il piatto con un sorriso e si siede accanto a me.
«Sembra che qui qualcuno voglia farmi ingrassare» dice con un tono di finto sospetto, lanciando un'occhiata a Gricelda. «Se continui a vizarmi in questo modo dovrai vedertela tu con il coach, sia chiaro. Non voglio dovermi subire io le sue sgridate quando sarò fuori forma.»
«Sei dimagrito troppo» risponde Gricelda, sbuffando mentre scrolla le spalle. «Il tuo coach ti fa fare la fame, niño!»
Logan ride, appoggiando la tazza di caffè sul bancone e inclinando la testa nella sua direzione.
«Dimagrito? Vorrai dire che ho messo su massa muscolare e sono più tonico. E sai perché? Perché seguo una dieta sana e non sgarro. Sono giorni che mi fai mangiare solo roba grassa» le indica il piatto con un leggero sorriso sulle labbra.
Gracchiando affettuosamente, Gricelda scuote la testa.
«Da oggi ti farò fare la fame!» esclama, puntandogli contro il mattarello sporco di farina. «Vediamo quanto resisti.»
Logan alza un sopracciglio, sfidandola.
«Ci conto» risponde. «Così vediamo chi è più coraggioso.»
Rido con loro, osservando il modo in cui Gricelda e Logan si stuzzicano, come un figlio con sua madre. È raro vederla così aperta e vivace, e c'è un calore familiare in quella scena, un senso di casa che mi fa sentire profondamente a mio agio. Poi Gricelda mi lancia uno sguardo severo ma affettuoso.
«E tu, Liv, tienilo d'occhio mientras corren. Non voglio che torni qui a lamentarsi per todo el día!»
Logan, fingendo di essersi offeso, mi guarda con un sopracciglio alzato.
«Hai sentito? Gricelda non ha fiducia nelle mie abilità atletiche. Dice che sarò io quello che si lamenterà per tutto il tempo.»
«Beh, chi può darle torto?» rispondo ridendo. «Quando ti stancherai prima di me ritrovandoti con il fiatone e la lingua penzolante dovrò ricordartelo a vita.»
Lui scuote la testa, fingendo di sbuffare, ma un sorriso si fa largo sulle sue labbra facendo comparire la solita fossetta di cui sono innamorata.
«Attenta, oggi potrei sorprenderti. Soy muy en forma.» Prende un altro morso di pane e guarda Gricelda. «Con una colazione così ipercalorica sono pronto a tutto, soprattutto a vomitare. Magari, se sopravvivo, possiamo aiutarti anche a preparare il pranzo.»
Gricelda alza le mani fingendosi offesa.
«Sei incorreggibile!» esclama sbuffando. «Però ti prendo in parola, niño, magari un giorno possiamo preparare insieme un bel pranzo messicano, no? Con tanto de chili e tortillas.»
Logan la guarda con entusiasmo genuino e il divertimento nella voce.
«Ma certo. Aggiungiamolo agli altri mille piatti ricchi di grasso con cui vuoi farmi morire.»
Ridiamo tutti insieme, e c'è un attimo di silenzio caldo e rassicurante mentre Logan termina la colazione. Sembra una scena perfetta, una di quelle mattine che sembrano avere tutto al proprio posto. Gricelda torna a impastare, ma ci guarda con affetto, mentre Logan si avvicina a me passandomi un braccio attorno alle spalle. Sento il calore del suo abbraccio e mi appoggio a lui, la testa leggera, il cuore sereno.
«Dai, andiamo a correre» mi sussurra all'orecchio, con un tono complice. «Ma ti avverto: potrei davvero darti del filo da torcere oggi. Mi sento molto carico.»
Sorrido, rispondendogli con uno sguardo provocatorio.
«Ci credo, con tutto quel grasso che ti scorre nelle vene...» commento, beccandomi un'occhiataccia che mi fa ridere di gusto. «E comunque, sarò io a farti correre, fidati.»
Sì, perché ancora non sa cosa lo aspetta e la quantità di cose che devo rivelargli prima che lo venga a scoprire da altri e che questo mandi a puttane per la millesima volta il nostro rapporto. Non c'è un modo facile per affrontare la questione: Matt e Kyle. Spero solo di riuscire a spiegargli tutto prima che mi piombino addosso i suoi insulti.
Sospiro e, insieme, andiamo a cambiarci.
La luce del mattino si riflette sull'oceano, tingendo il cielo di sfumature rosa e arancio mentre io e Logan ci dirigiamo lungo la passeggiata della spiaggia di Venice Beach per la nostra corsa mattutina. L'aria è frizzante e l'odore di salsedine riempie i polmoni, dandoci una scarica di energia che sembra scorrere nei nostri corpi. Il suono delle onde che si infrangono dolcemente sulla riva accompagna i nostri passi mentre ci avviamo sul sentiero di sabbia battuta, i nostri piedi affondano leggermente a ogni passo, e il mare si estende vasto e sconfinato accanto a noi.
La frescura della mattina mi punge la pelle mentre corriamo fianco a fianco, ma il freddo svanisce quando i miei occhi si posano su di lui. Corre con una naturalezza quasi arrogante, come se dominasse il terreno sotto di sé. I muscoli delle sue braccia si contraggono a ogni falcata, e posso vedere la potenza nei suoi quadricipiti che si muovono sotto i pantaloncini aderenti. Mi distraggo per un attimo, perdendomi nel suo profilo scolpito, nella linea decisa della mascella, e nel modo in cui il suo petto si solleva e si abbassa, regolare, come un metronomo perfetto, e rischio quasi di finire contro un palo della luce. Accidenti.
Cerco di concentrarmi sulla mia corsa, ma la tentazione di osservarlo è troppo forte. Ogni suo movimento è un richiamo per i miei occhi, e ogni sguardo accende qualcosa dentro di me, un calore che ha poco a che fare con lo sforzo fisico, un calore che si propaga in un punto preciso in mezzo alle gambe. Sento il cuore accelerare, e non posso fare a meno di sorridere tra me e me sapendo che questa reazione è dovuta solo a lui e al suo fisico statuario. Ad un tratto è difficile respirare normalmente.
Logan si accorge che lo sto fissando.
«Liv» biascica senza fiato, con un sorriso sornione. «Se continui a guardarmi così, ti prometto che la nostra corsa finisce qua.» Mi lancia un'occhiata provocatoria, come se sapesse esattamente cosa sto pensando. E come non potrebbe? Mi conosce meglio delle sue tasche! «E potresti finire davvero contro un palo» commenta divertito, facendomi capire che mi ha vista poco fa finire davvero contro uno di essi.
Mi schiarisco la voce, cercando di mascherare il mio imbarazzo.
«Non preoccuparti per me» ribatto, cercando di sembrare indifferente. «Posso guardarti e tenere il passo. E poi, chi ti dice che non sia io quella in vantaggio?»
Logan ride e scuote la testa, aumentando leggermente il ritmo.
«Ah sì? Allora dimostralo.»
Mi mordo il labbro accettando la sfida, e accelero per mettermi al suo fianco non potendo però evitare di notare il suo sorriso compiaciuto, come se sapesse già di avere la meglio.
«Ammettilo» mormora, abbassando la voce in un modo che fa vibrare qualcosa dentro di me, «mi stai guardando perché ti piace da morire quello che vedi.»
Arrossisco d'un colpo, anche se provo a fare le spallucce fingendo indifferenza.
«Non montarti la testa. È solo che... sei difficile da ignorare.»
Ma mentre lo dico, so di aver perso la battaglia; il mio sguardo cade di nuovo su di lui, sui suoi addominali che si intravedono sotto la maglietta, sulle sue spalle ampie, sul collo leggermente sudato. Ogni dettaglio sembra amplificare il mio desiderio, e sento un misto di agitazione e pura attrazione che mi destabilizza come se fosse la prima volta.
Lui ride ancora, con un tono che mi fa venir voglia di dargli un pugno sulla spalla – o forse qualcosa di molto diverso e più intenso.
«Non ti preoccupare, Liv. Puoi ammirare quanto vuoi» scherza, gettandomi un'occhiata provocatoria. «Sono abituato a essere ammirato da te.»
Sbuffo, cercando di mantenere la mia dignità.
«Troppo sicuro di te, Logan» ribatto, ma la verità è che ha ragione.
Non riesco a staccare gli occhi da lui, da quel corpo che sembra fatto apposta per catturarmi, per farmi cedere a ogni mia resistenza. Logan mi lancia un'occhiata divertita, il sorriso malizioso che gioca sulle sue labbra mentre mi scruta da capo a piedi.
«Non pensavo che saresti riuscita a svegliarti così presto solo per correre con me» dice, alzando un sopracciglio mentre sistema gli auricolari intorno al collo. «Di solito la mattina devi essere praticamente trascinata fuori dal letto.»
Rido alzando gli occhi al cielo e dandogli una spintarella.
«Si vede che è la prima volta che andiamo a correre insieme. Solitamente, mi sveglio prima di tutti e raggiungo Reed a Central Park» rispondo, con una sfumatura di sfida nella voce. «E comunque, sei tu che dovresti preoccuparti di starmi dietro, Mr. Yale.»
Lui scuote la testa, lasciando andare una risata che si perde nell'aria fresca del mattino.
«Mr. Yale? In ogni caso, il fatto che tu vada a correre con Reed e non con me mi fa sentire... escluso.»
Mi stringo nelle spalle prima di fermare alcuni ciuffi ribelli con le forcine che trovo nella tasca della felpa.
«La prima volta è successo per caso, poi è diventata un'abitudine. Sei tu che non mi hai mai chiesto di andare a correre insieme» gli faccio notare, inarcando un sopracciglio. «Puoi sempre unirti a noi, sai?»
«Ma è con te che voglio correre, non con il mio capitano!»
Sbuffo con un sorrisetto.
«Quanto la fai lunga. La prossima volta: chiedi.»
«Vedremo» mormora in risposta, con quel sorrisetto sicuro.
E così riprendiamo un'andatura più decisa, i nostri passi che si sincronizzano lungo il sentiero sabbioso. All'inizio ci limitiamo a stuzzicarci e a scherzare, le battute che scivolano leggere tra di noi mentre la corsa si fa più intensa. Ogni tanto lo vedo gettarmi uno sguardo come per controllare se riesco a stargli dietro, mentre altre volte sono io a superarlo e a lasciarlo con la bocca spalancata, come se si aspettasse di vedermi accascita a terra da un momento all'altro. Perdente.
«Pensavo fossi più lenta» dice con un tono ironico, e io rispondo tirando un po' il passo e superandolo di qualche metro solo per sentire il suo brontolio fingere una protesta.
Dopo qualche minuto di corsa in silenzio, Logan si volta a guardarmi, studiandomi per un'istante.
«Hai dormito poco, vero? È per questo che sei scesa così presto stamattina.»
La sua voce è bassa, quasi un sussurro che si perde nell'aria fredda. Non c'è traccia di ironia, solo quella serietà che emerge in momenti come questi in cui entrambi parliamo di cose che solitamente non diciamo a nessuno. Espiro piano, poi abbozzo un sorriso cercando di sdrammatizzare.
«Sai com'è... I miei sogni sembrano avere una loro agenda, non mi chiedono mai il permesso per venire a disturbarmi.»
Logan rallenta fino a quasi fermarsi, e con delicatezza mi afferra il braccio costringendomi a voltarmi verso di lui.
«Liv» mormora, cercando il mio sguardo. I suoi occhi sono fissi nei miei quando trovo il coraggio di guardarlo, verdi e profondi come sempre, ma oggi in loro vedo una determinazione particolare, come se volesse proteggermi dai miei stessi pensieri.
«Sai che non sei sola, vero? Ogni volta che succede... Ogni volta che questi incubi tornano... Sono qui. Mi basta che tu mi dica di cos'hai bisogno.»
Il suo tono mi lascia senza parole per un attimo. È una frase semplice, ma detta da lui acquista un significato diverso, uno di quei gesti che mi fa sentire compresa. Stringo la sua mano per un'istante, cercando di scacciare quella sensazione di vulnerabilità che ogni tanto emerge.
«Grazie» sussurro, sporgendomi per dargli un bacio che è più che felice di ricambiare. Lascio che la sua presenza sia abbastanza per riportarmi al presente.
A un certo punto, mentre continuiamo a correre, sento addosso il peso delle parole che devo dirgli, come un nodo in gola che mi impedisce di respirare a fondo. Mi viene il dubbio che forse ho sbagliato momento. Eppure l'ho scelto apposta, perché correre insieme ci permette di sfogarci e alleggerirci, un modo per condividere anche le cose più difficili. Prendo un respiro profondo, rallentando appena, finché non lo sento fare lo stesso accanto a me.
«Logan» dico, la voce che si spezza leggermente. «C'è... c'è una cosa di cui volevo parlarti stamattina, ed è il motivo per cui siamo usciti a correre. Non è facile, ma penso che tu debba saperlo.»
Il suo volto cambia immediatamente, la leggerezza sparisce mentre i suoi occhi verdi si concentrano su di me, scrutandomi con un'intensità che mi fa sentire completamente nuda davanti a lui.
«Che cosa succede?» chiede, il tono improvvisamente serio. Fa un passo indietro, come se stesse creando un po' di spazio tra di noi, preparandosi a quello che sta per venire.
Prendo un respiro, cercando le parole giuste.
«Quest'estate, quando ci siamo lasciati... quando sono rimasta sola, ho frequentato molto casa di Zoe, e io e Kyle ci siamo visti diverse volte in quelle occasioni.»
Logan non risponde subito, ma lo vedo irrigidirsi, i pugni chiusi ai lati del corpo. Aspetta, come se non volesse interrompermi.
«Vai avanti» dice infine, la voce tesa.
Sento le guance bruciare mentre continuo, i ricordi di quell'estate che tornano a galla, una confusione di emozioni che pensavo di aver seppellito e che invece sono ancora più che presenti.
«Una sera eravamo ubriachi, e ci siamo... quasi baciati.» La mia voce è un sussurro, e non riesco a guardarlo negli occhi. «Ma non è successo niente. Ci siamo fermati appena in tempo, io l'ho fermato. Sapevo che se anche fosse successo non me ne sarei dovuta fare una colpa, d'altronde eri stato tu a lasciarmi, ma... Non contava niente. Solo che l'altra sera quando ti ha visto ha un po' perso la testa e ha provato in tutti i modi a provocare entrambi. Ho sperato che riuscissi a rimanere calmo perché non volevo che lo venissi a sapere da lui...» Torno a guardarlo negli occhi.
Logan resta in silenzio per un momento che sembra infinito. Posso sentire il suo respiro farsi più pesante, lottare contro le emozioni che si agitano dentro di lui.
«Quindi, tu e lui...»
«Non è come pensi, Logan» rispondo, con un tono spezzato. «Non stavo bene, tu... tu mi avevi lasciata. E Kyle era lì, semplicemente. Mi sono aggrappata a lui perché... perché tu non c'eri.» Mi forzo a continuare, anche se ogni parola mi costa. «Ma non è successo niente. Ho creduto per molto tempo di avere bisogno di qualcuno per riuscire a superare quel dolore, ma ho capito in fretta che se anche lo avessi baciato non sarebbe cambiato nulla.»
Logan inspira profondamente, e il dolore nei suoi occhi mi trafigge. Il suo volto è teso, gli occhi fissi su di me con una rabbia mista a qualcosa di più profondo, forse una ferita che non vuole ammettere.
«Lo so, Liv» dice infine, con una voce dura e al tempo stesso rassegnata, «so che non posso biasimarti, ma sentirlo fa male comunque.»
Allungo una mano verso di lui, cercando di afferrare la sua, ma lui la ritira, si passa una mano tra i capelli come se stesse cercando di trovare le parole giuste, o forse di calmarsi.
«Non sai quanto ho lottato per non pensare a cosa stavi facendo... con chi fossi... mentre io cercavo di tenere tutto dentro e di non cadere a pezzi. E so anche che io con Lea ho superato confini che non avrei dovuto, perciò dovrei starmene zitto e smetterla di sentirmi come se fossi stato tradito. Eppure... Fa male cazzo.»
Le sue parole sono una lama che mi taglia dentro, ma so che ha ragione, anche se non intende ferirmi. Mi sento soffocare, il rimorso e la consapevolezza di quanto abbiamo perso che mi affondano nel petto.
«Mi dispiace» dico infine, la voce spezzata. «Non volevo nasconderti nulla, ma non sapevo come dirtelo senza farti male. E forse una parte di me temeva che... che non saresti riuscito a capire fino in fondo.»
Lentamente, lo vedo rilassarsi un po', come se stesse cercando di lasciar andare la tensione. La sua espressione si addolcisce appena mentre mi prende la mano, finalmente, il suo tocco che mi consola e mi rassicura.
«Non posso dire che sia facile da accettare, soprattutto visto come ti guarda e prova ad avvicinarsi a te, ma... so che non posso fartene una colpa. Ero io che ti avevo lasciata, e non avrei dovuto pensare che saresti rimasta lì ad aspettarmi come se nulla fosse.»
Mi stringe la mano, e in quel momento tutto sembra trovare un senso, anche se doloroso. Ma so che c'è ancora una cosa che devo dirgli. Il pensiero mi rende tesa, ma non posso più tirarmi indietro.
«C'è un'altra cosa» sussurro, abbassando lo sguardo.
Logan alza un sopracciglio, gli occhi che si fanno attenti.
«Che altro?» chiede, con un tono di sospetto che tradisce la sua preoccupazione.
«Matt... non era solo venuto per farmi gli auguri di Natale quella sera» sussurro, sentendo il nodo in gola farsi più stretto. «Mi ha ridato un ciondolo che gli avevo regalato io come buon auspicio quando stavamo insieme. È a forma di albero della vita... proprio come quello che mi hai regalato tu...»
Lo vedo irrigidirsi di nuovo, il suo sguardo che diventa freddo, la mascella serrata.
«Cristo, non posso crederci. E io che pensavo di averti fatto un regalo originale.» Si passa una mano sul viso con una risata strozzata. «Quindi, Matt è ancora parte della tua vita in qualche modo?» chiede, con un tono di sfida. «Non conta che sia il tuo Avvocato» specifica.
«No, Logan. Non è così» dico, afferrando il suo viso tra le mani e costringendolo a guardarmi negli occhi. «Matt è una parte del mio passato e, purtroppo, fa parte anche del mio presente ma solo per quanto riguarda le questioni legali. Gli voglio bene e gliene ho voluto, ma ora... ora ci sei solo tu. Anche quando ho provato a dimenticarti, anche quando ho cercato di andare avanti, non ci sono mai riuscita davvero. Tu sei sempre stato qui.» Mi indico la tempia, poi mi porto una mano sul cuore. «E qua.»
Il suo sguardo si addolcisce leggermente, anche se vedo ancora una sottile sofferenza nei suoi occhi.
«È solo che... è difficile sentire queste cose, Liv, sapere che c'è qualcuno là fuori che potrebbe decisamente renderti più felice di quanto non faccia io. So che non posso cambiare il passato, ma mi fa male sapere che, mentre io non c'ero, qualcun altro ti è stato vicino.»
Mi avvicino a lui, sentendo il suo respiro caldo contro la mia pelle, il cuore che batte forte contro il mio. Appoggio la fronte contro la sua e lo vedo tremare appena.
«So che fa male. Non posso cambiare quello che è successo, ma quello che so è che... io ti amo, Logan. Con tutto quello che ho.»
Ci fissiamo per un lungo momento, poi lui allunga un braccio per stringermi forte contro di sé. Mi avvolgo nelle sue braccia, sentendo il peso delle incomprensioni e del dolore sollevarsi un po', anche se resta la cicatrice.
«Ti amo anche io» sussurra, dandomi un bacio sulla tempia.
Non siamo perfetti, ma siamo qui, insieme.
Poco più tardi, il parco si estende davanti a noi, e il rumore dei nostri passi e del nostro respiro riempie l'aria fresca del mattino. Logan corre al mio fianco, il viso leggermente accigliato, come se avesse qualcos'altro in mente oltre alla corsa. La festa di Ethan, forse? Già, proprio quell' Ethan, il ragazzo dalle feste stratosferiche.
«Allora» dico, cercando di spezzare il silenzio che si era creato dopo il pesantissimo argomento di poco fa, «pronto per la serata di stasera? Stavo pensando che potremmo optare per un look coordinato, sai... qualcosa che si addica perfettamente agli anni '90 o 2000. Tipo... io potrei fare Britney e tu Justin.»
Logan emette un suono che è un misto tra un grugnito e una risata.
«Sì, certo. Piuttosto corro tutta la notte con te che mettermi dei jeans larghi e una bandana» commenta, scuotendo la testa. «Mi viene già da ridere pensando ai ragazzi vestiti in stile retrò.»
Sorrido, aumentando leggermente il passo.
«Oh, dai, vieni, sarà divertente! Non ti capita mai di voler... boh, staccare un po' la spina? Ti immagini Mason con una collana di puka shell e un paio di occhiali da sole arancioni?» Ridacchio al solo pensiero.
Logan ride piano, ma si vede che non è ancora convinto di venirci davvero.
«Liv, l'ultima cosa che voglio fare è passare la serata con una banda di gente vestita come se fosse uscita da un video musicale degli anni '90.»
«Beh, potremmo non andarci» dico con finta indifferenza, anche se so già la sua risposta.
Mi guarda con quel mezzo sorriso sfacciato che ormai conosco bene.
«Come se Ethan prendesse bene l'idea che qualcuno snobbi le sue feste. Figlio di puttana, non ci andrei solo per rompergli le palle. E comunque, non posso lasciarti andare da sola... soprattutto con la quantità di ubriaconi che si aggira in quelle feste.»
Sollevo un sopracciglio, colpita da quella nota di gelosia nella sua voce.
«Logan, non è che mi dimentico di te solo perché un tipo qualunque arriva con una camicia di flanella e qualche battuta poco brillante» ribatto. «E comunque, dovrei essere io a preoccuparmi, visto che tutte le ragazze avranno una scusa per avvicinarsi a te e cercare di scoprire se i muscoli che sfoggi mentre corri sono veri o se ti infili una t-shirt con addominali finti.»
Logan sorride, e posso percepire un lampo di sfida nei suoi occhi verdi.
«Posso sempre mostrartelo stasera, quando torniamo. Almeno tu non avrai bisogno di chiedere» risponde, con un tono leggero che mi fa quasi inciampare. «Puoi toccare, leccare e giocare con questi addominali ogni volta che vuoi» mi provoca, con un ghigno divertito.
Il cuore mi batte un po' più forte, e non per la corsa. Cerco di non arrossire, mantenendo un tono tranquillo, come se le sue parole non avessero sortito alcun effetto su di me.
«Stai solo cercando una scusa per non andarci, vero?» lo provoco, e lui scuote la testa, senza mai rallentare il passo.
«Forse» ammette. «Ma a una condizione. Se ci andiamo, tu ti devi vestire da Britney. Sai, trecce, top rosa, tutto il pacchetto.»
Sbuffo, fingendo di essere indignata, ma non posso trattenere una risata.
«Allora mi aspetto che tu sfoggi i capelli con la gelatina in perfetto stile anni 2000 e qualche collana ridicola. Non fare il difficile!»
Lui accelera improvvisamente, sfidandomi a stargli dietro.
«Accordo accettato» grida, mentre mi costringe a fare uno sprint per stargli dietro. «Ma sappi che non ho nessuna intenzione di lasciarti da sola, neanche in una festa a tema ridicolo.»
E mentre corro al suo fianco, con il respiro che si fa corto e il battito che accelera, sento una piccola scintilla di eccitazione. Non per la festa, ma per il pensiero che, nonostante tutte le battute e le provocazioni, Logan è lì con me – pronto a mettersi in ridicolo solo per starmi vicino.
Logan parcheggia davanti alla villa di Ethan, ma non fa cenno di scendere dall'auto. Rimane con le mani serrate sul volante, le nocche bianche per la tensione. Dall'altra parte del finestrino, le luci al neon della villa pulsano come il battito di una qualche creatura artificiale. La musica che rimbomba all'interno si fonde con le voci della gente nel giardino e le risate che arrivano da ogni angolo della proprietà. È una festa grandiosa, l'ennesima di Ethan, ma per noi questa serata ha un sapore diverso.
«Possiamo entrare senza uccidere nessuno?» sussurro, cercando di alleggerire la tensione, anche se so che le mie parole hanno poco effetto su di lui.
Logan non si muove, il suo sguardo fisso sulla porta d'ingresso della villa, dove Ethan è circondato da amici e ragazze che ridono e gli si stringono attorno. Vedo Logan deglutire a fatica, gli occhi ridotti a fessure.
«È lui che dovrebbe avere paura di vedermi» mormora Logan, con un tono basso e carico di rabbia. «Non so nemmeno perché siamo venuti, Liv.»
Sì, beh, sono stata una stupida oggi pomeriggio. Mi sono lasciata sfuggire che alla sua ultima festa è stato proprio Ethan a farmi bere fino a quando non sono poi stata male. Non che mi abbia obbligata, ma non ha nemmeno cercato di farmi smettere. No, ha continuato a riempirmi il bicchiere con quella che lui ha definito: Tequila alla Ethan. Solo dopo averne parlato mi sono resa conto che non lo avevo mai riferito a Logan. Lui quella sera era entrato in cucina più tardi, quando io ero già riversa a terra e nessuno ha puntato il dito su Ethan perché nessuno poteva saperlo. Inutile dire che avevo cambiato idea riguardo alla festa, che ho cercato in tutte le maniere di convincere Logan a non andarci per paura che potesse fargli del male. Ho poi ceduto quando ho saputo che i nostri amici ci stavano aspettando, ed ora eccoci qua.
Prendo un respiro profondo, cercando le parole giuste.
«Perché ci sono i nostri amici, e ci stanno aspettando. E perché, se non ci fossimo venuti, avremmo dato a Ethan esattamente quello che voleva.»
Lui sbuffa, scuotendo la testa.
«Non me ne frega un cazzo di quello che vuole Ethan. Non mi interessa se i nostri amici sono qui o se questa festa è l'evento dell'anno. Quello che mi importa è che lui... lui...» Si interrompe, mordendosi l'interno della guancia. So che sta cercando di non esplodere.
Gli poso una mano sul braccio.
«Lo so. Ma questa sera non è per lui. È per noi. È per i nostri amici. Non lasciargli rovinare anche questo.»
Logan mi guarda, e negli occhi gli leggo la lotta interiore contro cui sta combattendo, quella tra il desiderio di proteggermi e la consapevolezza che vendicarsi ora, qui, non cambierebbe nulla di quello che è successo in passato.
«È così semplice per te? Fingere che non sia mai successo?»
Scuoto la testa lentamente.
«No, Logan, non è semplice. E non sto fingendo. Ma non voglio nemmeno permettergli di controllare ogni nostro momento. Non merita tanto potere su di noi.»
Rimane in silenzio per qualche istante, il suo sguardo che si abbassa sulle nostre mani intrecciate. Alla fine, prende un respiro profondo, cercando di calmarsi.
«Sai che non prometto niente, vero?»
Sorrido leggermente, stringendogli la mano.
«Sì, lo so. E mi basta che tu sia qui con me. Poi, se serve, sarò io a trattenerti.»
Mi guarda con un mezzo sorriso che non raggiunge completamente i suoi occhi, ma che è abbastanza per farmi capire che sta facendo del suo meglio.
«Bene. Ma non aspettarti che gli sorrida.»
«Non lo pretendo» rispondo, sporgendomi a dargli un bacio leggero sulla guancia. «Se riesci solo a non rompergli il naso, per me è già un successo.»
Logan emette una risata secca, quasi incredula, ma alla fine scuote la testa e finalmente si lascia convincere a uscire dall'auto.
Mi prendo un istante per assorbire la scena che ci sta davanti. La villa è illuminata come un'astronave atterrata negli anni '90, con luci colorate che corrono lungo tutta la facciata e festoni argentati che si muovono al vento notturno. È come essere catapultati in un'altra epoca, e l'atmosfera è così kitsch da sembrare quasi assurda.
Mi stringo il cappotto intorno alle spalle mentre fisso l'insegna al neon sopra la porta d'ingresso, che lampeggia "Benvenuti negli anni '90" in lettere fluorescenti, proprio come un vecchio cartellone da discoteca. Sotto la scritta, un gruppo di persone ride e chiacchiera con bicchieri in mano, e sento risate e grida allegre che si mescolano al basso pulsante della musica. È chiaro che la festa è in pieno svolgimento, e mi chiedo quanti drink siano già stati versati da quando è iniziata.
«Dio, sembra il set di un vecchio video musicale dei Backstreet Boys» mormoro, cercando di stemperare la tensione con un sorriso, anche se dentro sento una morsa di disagio.
«Già» borbotta Logan con una smorfia, prima di afferrarmi per mano.
Ogni passo che facciamo verso quella casa mi sembra di entrare sempre di più in un mondo surreale. La musica rimbomba, la riconosco: è una vecchia hit dei Nirvana, e quando attraversiamo il giardino, vedo ragazzi con magliette dei Red Hot Chili Peppers, dei Blink-182 e delle Spice Girls, come se il tempo si fosse fermato. Alcuni di loro portano vecchie polaroid appese al collo, e uno ha un Tamagotchi attaccato ai jeans, come se fosse la cosa più normale del mondo. Butto un'occhiata a Logan, che è impeccabile – o almeno, lo sarebbe in qualsiasi altro contesto. In linea con la nostra promessa, sfoggia un look alla Justin Timberlake, con una camicia di jeans, catene e anche una bandana rossa annodata attorno al polso. Ha un'aria seria, quasi da duro, anche se so che sta facendo un enorme sforzo per trattenere le risate. Io, invece, ho optato per un look alla Britney Spears: trecce, top rosa e una gonna svasata. E la cosa più incredibile è che, nonostante tutto, ci guardiamo negli occhi e ridiamo sentendoci ridicoli.
Quando entriamo, l'aria è densa di odore di cibo spazzatura e di un leggero profumo di birra. Il salotto è decorato con poster di film cult degli anni '90: Pulp Fiction, Matrix, e perfino Jurassic Park. Sul divano in pelle bianca c'è un gruppetto di ragazzi intenti a cantare a squarciagola una canzone dei Backstreet Boys che esce dallo stereo vecchio stile, con tanto di cassettine e un enorme logo "Sony" in bella vista. Ovunque ci sono cuscini dai colori accesi, lampade al neon, e una vecchia TV a tubo catodico che trasmette un videoclip di Britney Spears. Sì, a Ethan piace fare le cose in grande stile.
Logan scuote la testa con un mezzo sorriso.
«Non riesco a credere che quell'idiota abbia speso tanto per ricreare... tutto questo.» Dice "tutto questo" come se stesse descrivendo un museo kitsch.
Sorrido, cercando di rilassarlo.
«Ti ricorda qualcosa?»
«Sì» risponde, fissando un poster dei Nirvana con una nota di malinconia. «Mi ricorda che alcuni si aggrappano al passato come se fosse l'unica cosa che hanno.»
Annuisco, comprendendo quello che sta cercando di dire. Anche se la villa è piena di gente che si diverte, sento un certo gelo nell'aria. In fondo, so da Logan che Ethan non ha mai superato alcune cose del passato, e questa festa sembra la sua maniera contorta di riaffermare un controllo che credeva di avere. Ci muoviamo tra la gente, salutando amici e cercando di fare conversazione sopra il rumore assordante della musica anni 2000. In lontananza, vedo Ethan venirci incontro, ovviamente indossando un ridicolo cappello da pescatore, con una camicia hawaiana e una collana di fiori finti.
Logan si raddrizza accanto a me, la mascella leggermente serrata e io gli stringo forte la mano in risposta. Ethan ci raggiunge e allarga le braccia come se fossimo amici di vecchia data, come se non ci fosse mai stata nessuna tensione e il passato fosse una cosa.... passata.
«Logan! Olivia! Finalmente siete arrivati» esclama allegro, inclinando la testa con un sorriso sfacciato quando osserva le nostre mani intrecciate. «E vedo che non siete più solo... fratellastri.» Ci regala un'occhiolino che fa divertire gli amici che gli stanno accanto.
Logan accenna a un sorriso, uno di quelli carichi di un'ironia che sa usare alla perfezione.
«Beh, Ethan, sai com'è, un evento di tale portata non potevamo certo perdercelo.»
Il suo sarcasmo mi graffia come la lama di un coltello. Deglutisco senza darlo a vedere.
Ethan ride, come se l' ironia gli fosse sfuggita, poi mi guarda.
«Olivia, sei sempre splendida. Mi fa piacere rivederti qui.»
«Grazie» rispondo, sforzandomi di sorridere.
Logan gli restituisce un sorriso appena accennato.
«Eh sì, sai com'è, Ethan, non volevamo perderci lo spettacolo che metti sù di tanto in tanto.»
Ethan scoppia a ridere battendogli una mano sulla spalla, come se Logan stesse solo scherzando. Sento Logan irrigidirsi al mio fianco.
«Ma certo, certo. Seguitemi, ci sono un sacco di cose da bere di là. Ho preparato qualcosa di speciale proprio per voi, so che siete dei buon gustai.» Con un sorriso sbilenco, ci fa cenno di seguirlo.
Scambio uno sguardo con Logan, ma lui annuisce lasciandosi condurre in cucina, dove Ethan ci fa strada con il suo solito atteggiamento da padrone di casa. Alcuni dei suoi amici ci seguono con i drink in mano, ridendo e commentando a voce alta argomenti di cui non ho seguito la conversazione. Quando entriamo in cucina, l'atmosfera cambia immediatamente. Le risate e le chiacchiere si affievoliscono mentre Logan, con un sorriso ambiguo e gli occhi che brillano di una luce oscura, fa un lento giro con lo sguardo su tutti i presenti. Ha quell'aria da predatore calmo, come se fosse perfettamente a suo agio, ma ogni suo gesto fa capire che non sta affatto scherzando. Gli lancio un'occhiata supplichevole, pregandolo di non fare inutili scenate.
Sui tavoli della cucina ci sono file e file di drink rosa già preparati da chissà chi, e non sono l'unica a notarlo. Logan, al mio fianco, si irrigidisce. Chissà cosa diavolo ci hanno versato in quei drink e quante ragazze o ragazzi hanno già bevuto quel liquido rosato che, all'apparenza, sembra tanto innocente, ma che se non si conoscesse il padrone di casa potrebbe definirsi quasi letale. Quando raggiunge il bancone di un mini bar, Ethan si volta a guardarci con un lampo di sfida negli occhi, mantenendo però un sorriso gentile. Appoggia i palmi sul legno e si sporge per guardarci.
«Vi va qualcosa di speciale, ragazzi? Come si dice, solo il meglio per gli amici.» Il suo ennesimo occhiolino mi fa venire il voltastomaco.
Logan inclina la testa, i suoi occhi non lasciano mai quelli di Ethan.
«Ah, il meglio, certo. È bello vedere che tieni così tanto alla qualità... e agli amici.»
Nella stanza si percepisce una tensione palpabile, e nessuno osa interromperlo. Logan sorride appena, ma c'è qualcosa di minaccioso in quel sorriso, una calma così ferma da mettere in soggezione chiunque lo osservi. Ethan, infastidito da quell'atmosfera, si affretta a prendere una bottiglia da una mensola.
«La vedi questa, Logan? Questa è una bottiglia che non troverai in nessun altro posto. Direi che è perfetta per brindare.»
Alla vista di quella bottiglia ho un conato che provo a trattenere con forza spostando lo sguardo altrove. Logan la osserva, senza toccarla subito, il suo sguardo fisso sulla bottiglia e poi di nuovo su Ethan.
«Interessante. Mi domando cosa ci sia di così speciale in questa tua 'amicizia liquida.'»
Ethan fa una risatina nervosa, cercando di mascherare il disagio.
«Nulla di che. Solo qualcosa per... rilassarsi.»
Logan solleva un sopracciglio, il sorriso provocante che si allarga appena.
«Già. Rilassarsi. Proprio quello che ho pensato anch'io quando Liv è uscita da una delle tue feste, troppo ubriaca per ricordarsi cosa fosse le successo.»
Il sorriso di Ethan si incrina per un istante, ma poi, come se avesse appena colto la provocazione, annuisce con un'espressione compiaciuta. Non risponde, limitandosi a tenere lo sguardo fisso su Logan, una sfida silenziosa. Logan prende finalmente la bottiglia dalle mani di Ethan, la guarda per un istante e finge di portarsela alla bocca sotto lo sguardo compiaciuto d lui. Poi, però, la lascia cadere sul pavimento con calma, senza alcuna fretta. Il suono del vetro che si frantuma esplode nel silenzio della cucina, e un mormorio di sorpresa serpeggia tra i presenti.
Sbianco e sgrano gli occhi. Sento il cuore battermi all'impazzata nella cassa toracica, un lieve affanno e la paura che stia per succedere l'irreparabile. Con fare quasi teatrale, Logan si avvicina a Ethan, abbassando la voce in modo che solo lui e pochi altri riescano a sentirlo. Provo ad avvicinarmi a lui, ma non me lo permette. Con le gambe che tremano, rimango alle sue spalle.
«Ascoltami bene, figlio di puttana. La prossima volta che ti azzardi ad avvicinarti a Liv con una delle tue bottiglie speciali, te la spacco direttamente in testa. È chiaro?»
Ethan lo osserva, immobile, ma un sorriso compiaciuto si allarga sulle sue labbra, come se trovasse tutta la situazione intrigante. Non risponde, non c'è bisogno. Logan lo tiene d'occhio per un lungo momento, un'ultima sfida silenziosa, e poi mi prende per mano. Senza dire una parola, mi guida fuori dalla cucina, lasciando dietro di noi un silenzio carico di tensione.
Passiamo accanto a un gruppo che gioca con vecchie console e a una ragazza che distribuisce polaroid appena scattate. Logan mi stringe la mano fino quasi a stritolarla, tirandomi verso il centro del salotto. Solo quando si ferma e mi si para di fronte, noto l'accenno di un sorriso sulle sue labbra.
«Andiamo, mi devi qualcosa visto che ho mantenuto la mia promessa di non spaccargli il setto nasale.»
Alzo un sopracciglio, buttando fuori tutta l'aria che avevo trattenuto fino a quel momento.
«Oh, davvero? E cosa ti devo, di preciso?» Le sue mani si agganciano alla mia gonna e mi attirano verso il suo corpo con fare deciso.
Sorride, abbassando la voce in un sussurro mentre mi stringe a sé.
«Un ballo. O forse qualcosa di meglio. Qualcosa che mi faccia dimenticare Ethan e tutte queste stronzate.»
Lo guardo, il cuore che inizia a battere più forte, e capisco che ha ragione. Ethan, il passato, le tensioni, non significano nulla adesso. Adesso ci siamo solo io e lui, e una festa che sembra uscita da un'epoca in cui i problemi sembravano lontani.
Annuisco, lasciandomi trascinare dalla musica.
«Un ballo, allora. Il resto lo faremo più tardi.» Gli sorrido con malizia, prima di perdermi nelle note e di ballargli addosso in modo provocante.
La serata continua, con noi che ci muoviamo tra una stanza e l'altra, bevendo un drink e ridendo delle scelte di outfit altrui. Ogni tanto qualche ragazzo ci prova con qualche battuta, e Logan non perde mai occasione di stringermi la vita o di fare qualche commento appena percepisce un po' di interesse da parte degli altri. È come se, in un certo senso, il suo nervosismo e la sua riluttanza a partecipare alla festa lo rendessero ancora più attento a ogni dettaglio, a ogni movimento.
A un certo punto, mentre siamo in cucina a riempire i bicchieri con della cola light corretta, si avvicina una ragazza con un look da Avril Lavigne anni 2000 – capelli biondo platino e cravatta nera su una maglietta bianca.
«Ehi» dice con un sorriso civettuolo rivolto a Logan, «figo l'outfit. Stai proprio bene in jeans e camicia di jeans. Se non sei troppo occupato pensavo di...»
Ma questa si è resa conto che ci sono anche io proprio lì accanto, vero?
Logan le sorride in modo timido, ma non fa in tempo a rispondere perché gli prendo il braccio e rispondo al posto suo.
«Sì, vero? Non capita spesso di vederlo così, ma sono riuscita a convincerlo. E comunque è occupato, in caso non te ne fossi accorta, Avril.»
La ragazza ci guarda, un po' sorpresa, e se ne va con una risatina. Logan mi osserva da tutti i suoi quasi due metri di statura, una scintilla di divertimento negli occhi che mi fa venire a voglia di tirargli un pugno nello stomaco.
«Gelosa, eh?» mi provoca, sorseggiando il drink con nonchalance.
«Non sono gelosa» ribatto, cercando di sembrare indifferente, ma so che lui non ci crede. «Solo... protettiva. Non voglio che qualcuna si faccia strane idee.»
Logan ride e mi avvicina, facendo scivolare una mano sulla mia schiena che poi finisce direttamente sul mio fondoschiena.
«Allora, direi che siamo pari» mormora, e sento il suo respiro caldo contro il mio orecchio. «Perché sapevo che mi sarei dovuto preoccupare di toglierti di torno tutti quegli avvoltoi che non fanno altro che farti i complimenti stasera. Non avevo torto.»
Ridiamo entrambi, lasciandoci trasportare dalla musica e dall'atmosfera, finché le nostre bocche non si incontrano in un bacio da capogiro, e per un attimo dimentichiamo la folla attorno a noi, i costumi e le battute a tema. In qualche modo, tra le luci colorate e i volti familiari, sembra che l'unica cosa reale sia lui, la sua mano che mi tiene stretta, il suo sorriso che illumina ogni pensiero, i suoi baci che creano dipendenza.
All'improvviso, vedo un gruppo di volti familiari farsi strada attraverso la folla: Ellie, Jackson, Zoe, Thomas, Mason, Jason e Kevin sono finalmente arrivati, tutti vestiti a tema. Ellie ha i capelli gonfi come se fosse appena uscita da un video musicale anni '90, indossa un top argentato e dei jeans a vita bassa che brillano sotto le luci. Zoe ha optato per un look grunge, con una camicia a quadri oversize e una minigonna di jeans sdrucita, mentre Jackson, con il suo solito broncio sulle labbra che un po' mi ricorda Logan, ha completamente abbracciato lo stile hip-hop, con una bandana gialla e una collana d'oro sproporzionata.
Thor, invece, indossa una giacca di pelle e sfoggia occhiali da sole scuri, ha i capelli biondi e lunghi spettinati in modo teatrale come una vecchia rockstar; Mason indossa una maglia da basket retrò con pantaloncini larghi e Jason sembra un perfetto skater con cappellino al contrario e collanina in plastica. Kevin si è superato: ha trovato una vecchia maglietta di una boyband famosa degli anni 2000 - i Jonas Brothers -, e cammina come se fosse la star del momento. È uno spettacolo talmente assurdo che non possiamo fare a meno di scoppiare tutti a ridere non appena ci vediamo.
«Oh mio Dio, sembriamo usciti da una rivista scadente del 1999!» esclama Ellie, ridendo così tanto che le lacrime iniziano a scenderle sulle guance. Poi si fionda su di me abbracciandomi con calore.
«Direi più dalla pubblicità di una marca di gel per capelli economica» risponde Zoe, dando una gomitata a Jackson che fa una smorfia esagerata, dopodiché anche lei viene ad abbracciarmi.
Jackson alza le mani in un gesto teatrale, cercando di sembrare offeso.
«Ehi, ma vi siete viste? Io sono un'icona dell'hip-hop, dovreste considerarlo un onore.»
Logan, stranamente divertito, scuote la testa osservando il gruppo con aria critica.
«Direi che ci serve solo una passerella e un DJ che urla qualcosa tipo 'Viva la moda anni 2000'» borbotta.
Thomas finge di ponderare seriamente la cosa, appoggiando una mano sul mento e poi il gomito sulla spalla di Mason.
«E magari una playlist di successi imbarazzanti... tipo 'Bye Bye Bye' o 'Hit Me Baby One More Time'?»
A queste parole, Mason scoppia a ridere lanciandoci uno sguardo complice.
«Ragazzi, allora facciamo le cose per bene e balliamo come se fossimo davvero nei primi anni 2000. Voglio dire, abbiamo un DJ, una pista da ballo e... abbiamo pure Logan e Liv, la nostra coppia da copertina!»
Ridiamo tutti insieme, e mi stringo un po' di più al braccio di Logan mentre ci dirigiamo verso la pista da ballo. Ogni tanto qualcuno ci lancia occhiate curiose, probabilmente stupito da tutta questa nostra "fedeltà" al tema, ma noi siamo troppo presi dalla nostra bolla di divertimento per farci caso. Quando finalmente arriviamo al centro della pista, Mason non perde tempo e urla verso il DJ, chiedendo a gran voce di mettere su una delle canzoni più iconiche dei Backstreet Boys. E, incredibilmente, il DJ accetta la richiesta: le prime note di "I Want It That Way" riempiono la stanza e tutti ci scambiamo uno sguardo complice, sapendo che non abbiamo altra scelta che cantare a squarciagola. Ellie e Zoe iniziano subito a ballare in modo esagerato con mosse che ricordano le coreografie delle vecchie boyband. Jackson cerca di fare un passo di hip-hop, ma inciampa nei suoi stessi piedi, finendo tra le braccia di Thomas che lo sorregge con una risata. Quest'ultima scena è talmente comica e surreale da farmi sgranare gli occhi.
Logan allora si gira verso di me e mi offre la mano, facendomi un cenno di sfida.
«Ti va di ballare con me, reginetta del pop?»
Accetto la sua mano, ridendo.
«Pensavo non l'avresti mai chiesto, mio amato Justin Timberlake.»
Iniziamo a ballare insieme, muovendoci al ritmo della musica e ridendo ogni volta che uno di noi sbaglia un passo o esagera una mossa. I ragazzi ci seguono, cantando il ritornello della canzone a squarciagola, e presto ci troviamo tutti in una sorta di trenino improvvisato, con Mason che guida e noi dietro che ci teniamo per le spalle e ci muoviamo in cerchio. La canzone finisce e ne inizia subito un'altra, un'altra hit degli anni 2000 che riconosciamo immediatamente. Stavolta è "Oops!... I Did It Again" di Britney Spears, e Zoe non perde tempo: si stacca dal gruppo e si mette al centro della pista, iniziando a imitare i passi del video musicale. Ellie la segue, e anche noi ci mettiamo a imitare i movimenti, cercando di ricordare i passi nel modo più ridicolo possibile. Ad un certo punto, Jason si ferma, le mani sui fianchi, e ci guarda tutti con aria trionfante.
«Okay, ammettetelo: siamo assolutamente fantastici.»
«Fantastici o ridicoli?» ribatte Kevin scuotendo la testa con un sorriso.
Logan mi stringe la vita mentre balliamo, e per un attimo sembra che tutto il mondo si fermi, lasciandoci soli, persi nel nostro momento. Ci guardiamo negli occhi e mi rendo conto di quanto sia raro trovare qualcuno con cui riesci a essere così, senza maschere, senza pretese. Solo noi, ridendo come due bambini, in una festa assurda che ricorderemo per sempre. Passiamo la serata così, alternando battute e balli, ridendo e cantando le canzoni che hanno segnato un'epoca. È una di quelle notti in cui ogni cosa sembra perfetta, in cui le preoccupazioni e i pensieri sono lasciati da parte, e possiamo essere semplicemente noi stessi: sciocchi, felici e liberi.
Più tardi, i ragazzi decidono di andare a farsi un giro per la casa quindi, anche se con molta riluttanza da parte di Logan, mi ritrovo da sola con le mie migliori amiche.
Ci sediamo a un tavolino per quanto possibile appartato, vicino a una fila di piante decorative che ondeggiano leggere ogni volta che qualcuno passa di corsa. La festa continua a esplodere intorno a noi, ma qui, sedute insieme, sembra che ci sia un piccolo angolo di tranquillità. Zoe si lascia cadere sulla sedia con un sospiro teatrale, sistemando la camicia di flanella a quadri, e ci guarda con occhi scintillanti.
«Ragazze, siamo ridicole» dice, indicando i nostri look. «Non posso credere che siamo davvero venute vestite così. Sembra che ci siamo infilate nei vestiti di nostra sorella maggiore... se avessimo avuto una sorella maggiore.»
Ellie scoppia a ridere, aggiustandosi una ciocca di capelli gonfi che ormai le sfugge in tutte le direzioni.
«Beh, non è colpa nostra se i ragazzi volevano fare scena con questo tema anni '90. Mi sento come una Spice Girl poco riuscita!»
Rido anch'io, stringendomi nelle spalle.
«Beh, io direi che siamo comunque un bel gruppo. Hai visto Jackson con quella bandana? Sembra un rapper di un video che non avrebbero mai dovuto girare.»
Le altre due scoppiano a ridere. Ellie scuote la testa con un sorriso affettuoso.
«Dai, però è stato carino a farlo... anche solo per farmi ridere. Jackson farebbe di tutto per farmi sorridere.»
Zoe si prende una ciocca dei suoi capelli castani rossicci tra le dita, con aria pensosa.
«Devo ammetterlo, anch'io non pensavo che Thomas avrebbe preso sul serio la cosa. E invece eccolo lì, con quella giacca di pelle e gli occhiali da sole, a fare la parte del rocker spavaldo. Credo che non lo prenderò più sul serio per almeno una settimana.»
Mi appoggio allo schienale della sedia, osservandole con un sorriso.
«Siete bellissime, e mi siete mancate davvero tanto. È bello poter fare qualcosa tutte insieme ogni tanto. Ormai ti vediamo troppo poco, Zoe.»
Ellie annuisce, con un'espressione triste.
«È vero... anche se ormai ognuno ha la sua vita e siamo in posti diversi, quando siamo insieme è come se nulla fosse cambiato. È come tornare indietro nel tempo.» Si allunga per stringerle la mano in un gesto affettuoso.
Zoe sorride ricambiando il gesto, poi alza il bicchiere, proponendo un brindisi improvvisato.
«Alle serate così, agli amici un po' matti e a voi: le migliori amiche che avrei mai potuto desiderare.»
Ridiamo e brindiamo fino a quando Zoe non mi lancia uno sguardo complice, un misto di curiosità e malizia. So bene cosa sta per chiedere, ed Ellie non aspetta nemmeno che io sia pronta prima di spalancare gli occhi e avvicinarsi con un sorriso raggiante.
«Allora, Liv... vogliamo dettagli» si affretta a dire Ellie, sgranando gli occhi con una finta aria innocente. «Come ti ha chiesto di sposarlo? Non puoi liquidarci con due parole, lo sai!»
Sospiro con un sorriso, già rassegnata alla loro insistenza, ma anche felice di poter finalmente condividere tutto con le mie migliori amiche.
«Okay, va bene, vi racconto tutto» dico, arrossendo leggermente al ricordo. «È successo nel punto più alto di Los Angeles, quello in cui mi aveva portata al nostro primo e vero appuntamento mesi prima, sotto il cielo notturno... stavamo guardando le luci della città dall'alto, e lui...» Mi fermo un attimo, ricordando l'intensità di quel momento. «Beh, Logan era super nervoso, cosa che non capita spesso. Indossava un completo blu scuro e aveva uno sguardo che... ragazze, vi giuro, mi ha fatto tremare.»
Zoe sospira sognante, appoggiando il mento sulle mani.
«Sembra una scena da film, Liv. Era così bello? Cioè, più del solito?»
«Assolutamente sì» rispondo, sentendo il battito accelerare solo a pensarci. «E poi, si è inginocchiato davanti a me... vi giuro, ho pensato che stessi sognando. Mi ha chiesto se volevo stare con lui per sempre, come se ci fosse un'altra risposta possibile.»
Ellie mi fissa con un sorriso che sembra non voler abbandonarle il viso, poi alza gli occhi al cielo.
«Era ora che quella testa di cazzo prendesse una decisione.»
Zoe la ignora.
«E tu cosa hai fatto? Ti sei emozionata, vero?»
«Come potevo non emozionarmi?» rispondo ridendo. «Ero così felice, ragazze... non riuscivo a trattenere le lacrime, e... sì, ovviamente gli ho detto di sì.»
Zoe sorride con gli occhi che le brillano, poi allunga una mano verso di me per guardare meglio l'anello, ed Ellie la imita. Ridacchiano complimentandosi con Logan per la scelta ottima, e io mi ritrovo a raccontare loro anche della decisione di non sposarci nell'immediato. Vogliamo aspettare il momento giusto ma, soprattutto, dobbiamo volerlo davvero aldilà di tutto quello che accadrà nelle nostre vite nei prossimi mesi. Avere l'appoggio delle mie migliori amiche su questo mi aiuta ad accettare la realtà delle cose con più facilità e mi infonde il coraggio di voler superare le difficoltà che so arriveranno.
La musica aumenta di volume e un ritmo familiare riempie la sala. Ellie, Zoe e io ci guardiamo complici e senza dire una parola ci alziamo dai nostri posti, dirigendoci verso la pista da ballo, ridendo come adolescenti. Intorno a noi, la festa sembra raggiungere il culmine: tutti stanno ballando, cantando e lanciando urla di gioia, ma noi ci muoviamo come in una nostra bolla, dove ci siamo solo noi tre e la nostra energia.
Ellie si muove con sicurezza, scatenata e sorridente, con quei movimenti che sembrano appartenere a qualcuno cresciuto a suon di video musicali degli anni 2000. Si scioglie i capelli biondi e si lascia andare completamente, guardandomi con gli occhi brillanti.
«Liv, questa canzone è nostra! La nostra serata, la nostra colonna sonora, come ai vecchi tempi!»
Zoe, al mio fianco, con i lunghi capelli castano rossicci che ondeggiano a ogni movimento, ride forte mentre improvvisa un balletto esagerato, le braccia alzate sopra la testa totalmente fuori sincrono con la musica ma perfettamente dentro lo spirito della serata.
«Ragazze, siamo in piena nostalgia! E vi avviso che non mi fermerete fino a che non avrò ballato l'ultima di queste meravigliose canzoni!»
Rido insieme a loro, lasciandomi andare completamente. È liberatorio ballare così, senza pensieri, in mezzo a tutti, ma sentendoci solo noi. Muovo le braccia, faccio un giro su me stessa, mentre Zoe e Ellie ridono di gusto, contagiandomi con la loro felicità. A un certo punto, Ellie afferra le nostre mani e ci fa fare un cerchio, saltellando a tempo di musica come se fossimo in un club anni '90. Il ritmo della canzone cambia, passando a una melodia più veloce, e subito le battute diventano ancora più sfrenate. Ellie e Zoe iniziano a ballare in modo esagerato, improvvisando mosse divertenti. Zoe prova a imitare le coreografie dei vecchi video, mentre Ellie si muove in modo totalmente scoordinato ma esilarante, facendo finta di essere una popstar.
Non riesco a smettere di ridere, e a un certo punto mi piego in avanti dalle risate mentre Ellie mi afferra per le spalle e mi fa girare su me stessa. Zoe si unisce, mettendosi in mezzo tra noi, e così rimaniamo abbracciate, muovendoci tutte insieme in modo caotico.
«Dai, Liv, lasciati andare!» mi dice Ellie, alzando le braccia in un gesto teatrale. «Voglio vederti ballare come proprio come Britney!»
Obbedisco, facendo una mossa esagerata e muovendo le braccia come se stessi interpretando un suo vero video musicale. Zoe ed Ellie ridono così tanto che iniziano a perdere il fiato, mentre continuo con la mia piccola esibizione sempre più assurda. La musica rallenta leggermente, e ci prendiamo una pausa per riprendere fiato, tutte e tre sorridenti e con le guance arrossate dall'euforia e dalla risata.
«Non ho mai riso così tanto» confessa Zoe, appoggiandosi a noi per riprendersi. «Vi giuro, queste sono le serate che non scorderò mai.»
La guardo, e con un sorriso annuisco.
«Nemmeno io. Sono felice che siamo qui, proprio così... senza nessuna preoccupazione.»
Ellie ci stringe in un abbraccio veloce, saltellando ancora a ritmo.
«Alle nostre folli serate, ragazze. E a tutte le risate che devono ancora venire.»
Poi, come se avessimo fatto un patto silenzioso, riprendiamo a ballare, insieme e felici, sentendo che in quel momento, proprio lì sulla pista, c'è un piccolo mondo perfetto fatto di amicizia, risate e ricordi indimenticabili. Mentre continuiamo a ballare, mi sento completamente immersa nel ritmo, nel calore della musica e delle risate. Ellie e Zoe sono entrambe in piena energia, ma a un certo punto, tra il brusio e la folla che si muove intorno a noi, il mio sguardo si incrocia con quello di Logan.
È fermo in mezzo alla sala, a pochi passi da noi, con una mano poggiata su un tavolo, e ci osserva intensamente. Non è il solito sguardo indifferente o casuale; c'è qualcosa di più profondo, come se stesse leggendo ogni mio movimento. Un misto di protezione e desiderio attraversa i suoi occhi, un contrasto che mi lascia senza fiato. Il suo sguardo è caldo, ma anche penetrante, quasi come se volesse tenermi al sicuro, ma allo stesso tempo c'è quella scintilla di lussuria che non riesce a nascondere.
Il cuore mi batte più forte. Non è solo il ritmo della musica, ma il suo sguardo che mi attraversa come un raggio di sole caldo. Un senso di sicurezza mi avvolge, ma al contempo c'è qualcosa di elettrico, una carica che mi fa sentire... viva. Mi ritrovo a sorridere involontariamente, sentendo quella tensione tra di noi crescere, mentre cerco di mantenere il mio focus sulla danza. Mi accorgo che la sua posizione non è casuale. È vicino, ma non troppo. Sta aspettando qualcosa, o forse sta solo godendo del fatto che io stia vivendo la serata, senza preoccuparmi troppo di lui o di ciò che potrebbe pensare. È come se mi stesse proteggendo, ma anche desiderando. L'idea che ci sia così tanto in quella semplice occhiata mi fa sentire invincibile, ma anche vulnerabile allo stesso tempo.
«Liv, stai attenta!» mi dice Zoe, ridendo e fermandosi per un momento nel mezzo del ballo.
Ma io non posso fare a meno di guardarlo ancora, il mio respiro che si fa più profondo mentre il suo sguardo non mi lascia. Mi scuso brevemente con le ragazze e mi avvicino lentamente a Logan, il battito del cuore che risuona come una marcia nella mia testa. Quando arrivo vicino a lui, sorride, ed è un sorriso che sa di "sei meravigliosa", di protezione. Non dice niente, ma la sua presenza è sufficiente per farmi sentire come se fossi l'unica persona nella stanza, come se tutto intorno a noi fosse sfocato e immobile, eccetto noi due.
«Stai bene?» gli chiedo, cercando di sembrare disinvolta, ma il mio respiro si è fatto più lento, consapevole della sua intensità.
«Molto» risponde lui, la voce bassa, ruvida, come se volesse dirmi molto di più senza dirlo apertamente. I suoi occhi non mi abbandonano, e il calore che trasmette mi fa sentire come se fossi avvolta in una coperta di fuoco.
Il battito del mio cuore aumenta mentre la festa continua a scorrere intorno a noi, ma io e Logan non smettiamo di guardarci. I suoi occhi sono fissi nei miei, intensi, quasi come se stesse cercando di afferrarmi, di capirmi completamente in quel momento. Il desiderio che c'è tra noi è tangibile, come un'energia che non possiamo più ignorare. La sua mano sfiora la mia, quasi impercettibile, ma quella minima pressione mi fa sentire tutto il suo bisogno di avvicinarsi, di essere con me.
Quando finalmente apre bocca, la sua voce è bassa, carica di un'urgenza che non riesce a nascondere:
«Andiamo via, Liv. Ora.»
Mi sorprendo per un attimo, ma poi il mio corpo reagisce prima della mia mente. Non c'è bisogno di rispondere, non c'è bisogno di parole. Con un sorriso che potrebbe essere sia complice che impaziente, prendo la sua mano e lo seguo fuori dalla villa. Il suono della musica si affievolisce man mano che ci allontaniamo, ma le luci della festa si riflettono ancora nel mio sguardo, mentre Logan e io camminiamo insieme, le dita intrecciate. Arriviamo al giardino, dove un labirinto di siepi ci accoglie, avvolgendo tutto in un'atmosfera di mistero. Le luci soffuse, come piccole stelle, illuminano il percorso tortuoso, ma non è sufficiente a dissipare quella sensazione di essere intrappolati in qualcosa di segreto, di esclusivo. Logan si ferma per un momento, come se non fosse troppo sicuro di voler entrare.
«Claustrofobia?» chiedo, con un sorriso divertito, notando il suo lieve indeciso passo indietro. «Non sembri troppo entusiasta di entrare.»
Lui ridacchia, ma il suono non è di divertimento. È un suono profondo, che vibra nelle sue corde più intime.
«Dovresti sapere che non sono un grande fan dei labirinti... ma ci sono eccezioni.» Gli occhi suoi, ora più chiari e brillanti sotto la luce, mi guardano come se volessero mangiarmi viva, e io, consapevole di tutto ciò, rispondo con un sorriso carico di promesse.
Senza aspettare risposta, mi avvicino a lui, spingendolo a camminare più in là nel labirinto, mentre le sue mani si spostano sul mio fianco, come per guidarmi attraverso le curve strette e tortuose.
«Pensi che riusciremo a uscirne o ci perderemo e rimarremo qua dentro finché qualcuno non noterà la nostra assenza?» scherzo, il tono della mia voce che tradisce un po' di eccitazione, ma anche di curiosità.
«Io mi sento già perso» risponde, la voce che vibra di qualcosa di pericolosamente affascinante, come se ci stessimo perdendo in un altro mondo.
I suoi occhi non mi abbandonano mai, fissi su di me mentre camminiamo insieme, e so che sta cercando ogni motivo per avvicinarsi di più, per entrare in contatto con me in quel piccolo angolo di universo che ora sembra essere solo nostro. Mentre ci inoltriamo nel labirinto, la luce che filtra tra le siepi crea ombre morbide sui nostri volti, il silenzio intorno a noi è rotto solo dal nostro respiro affannato e dai passi sulle foglie secche. La strada si fa più stretta, il percorso più difficile, ma non ci fermiamo. Ogni passo sembra portarci più vicini l'uno all'altra, come se la nostra distanza fisica si accorciasse insieme alla tensione tra di noi.
Finalmente arriviamo al centro del labirinto. Qui, le luci sono più concentrate, più intense, quasi come se ci avessero guidato verso una destinazione speciale. Il cuore mi batte forte, il respiro è più profondo, e mentre mi giro verso Logan, mi rendo conto che ogni angolo di questa serata, ogni passo che abbiamo fatto, ci ha portato qui, in questo punto, dove tutto sembra essere sospeso. Non c'è nessun altro. Non c'è nessun altro se non noi due. Mi fermo a pochi passi da lui, il mio sguardo fisso nei suoi occhi verdi che brillano di un desiderio evidente.
«Siamo arrivati» dico con un filo di voce, ma è come se avessi appena detto la cosa più naturale del mondo.
Lui sorride, ma non è un sorriso semplice. È un sorriso carico di un'intensità che non riesco a ignorare. Indietreggia fino a quando non si appoggia contro un muretto, poi incrocia le braccio al petto sfidandomi a fare la prima mossa.
«E adesso?» mi chiede, con un tono di voce basso a rauco che mi provoca un brivido.
Sorrido furba, poi avanzo lentamente verso di lui facendo oscillare i fianchi in modo provocatorio. Quando gli sono di fronte, sento il battito del suo cuore accelerato senza nemmeno sfiorarlo. Poso le mani all'altezza dei jeans, poi glieli sbottono prima di strattonarli verso il basso. Logan mi osserva in silenzio, deglutendo e aiutandomi con l'impresa di farli scivolare verso il basso. Dopodiché faccio la medesima cosa con i suoi boxer, rivelando la sua erezione già pronta per me. Mi inginocchio ai suoi piedi, e potrei giurare di averlo sentito tremare e trattenere un gemito. Sollevo gli occhi nei suoi.
«E adesso mi prendo cura di te.»
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