Capitolo trentasette - Olivia
Your lips
my lips
apocalypse
«Oh... oh mio Dio» ansimo, ma Logan cattura le mie parole con un bacio profondo, avvolgendo ogni gemito in un vortice di passione. Le nostre lingue si incontrano in una danza perfettamente sincronizzata, una melodia silenziosa che mi trascina via da ogni pensiero razionale. Mi perdo nel suo sapore, nel calore della sua presenza, mentre il mio corpo sembra sciogliersi, divenendo pura energia nelle sue mani.
La sua mano, grande e calda, si chiude a coppa sul mio seno, il tocco deciso che arresta ogni mia esitazione, come se sapesse esattamente come tenermi in equilibrio tra desiderio e resa. La sua bocca si stacca lentamente dalla mia, scivolando lungo la linea del mio mento, e la sua lingua traccia un percorso preciso, metodico, lasciando una scia ardente che mi fa rabbrividire. La mia pelle è già accaldata, ma il suo tocco amplifica ogni sensazione, ogni battito del mio cuore.
Sussulto quando la sua lingua si posa intorno al mio capezzolo turgido, un movimento lento che mi strappa un respiro spezzato. Le mie mani, tremanti sotto l'intensità del momento, si muovono d'istinto. Una si solleva per sfiorare i contorni del suo viso, il profilo perfetto che ho memorizzato mille volte, e percepisco il rilassarsi della sua mascella sotto le mie dita. È un gesto intimo, vulnerabile, che ci ancora entrambi a questa realtà sospesa tra passione e amore. I suoi occhi si sollevano, agganciando i miei. Quel verde profondo mi scruta con una sincerità disarmante, e l'ombra di un sorriso sulle sue labbra mi colpisce come una scossa elettrica.
«Sei perfetta, Liv. Non ne hai la minima idea.»
Le sue parole mi raggiungono come un sussurro che scivola dritto nella mia anima. Vacillo appena, sopraffatta da quanto Logan non solo desideri il mio corpo, ma veneri ogni parte di me, ogni frammento di ciò che sono. L'altra mano scivola sulle sue spalle ampie e muscolose, le dita esplorano ogni linea, ogni curva, e poi prosegue il suo viaggio lungo la schiena fino a fermarsi sul suo sedere, sodo e tonico. Un gemito mi sfugge dalle labbra, spontaneo, intriso del piacere di ciò che sto toccando. Logan lo nota immediatamente. Un sorriso birichino illumina il suo volto, un'espressione così sua, così irresistibile, che mi strappa un altro battito accelerato.
Non perde tempo a tornare alla sua tortura lenta e dolce. La sua bocca si muove tra i miei seni, passando dall'uno all'altro, come se non volesse che nessuno dei due si sentisse trascurato. Ogni suo gesto sembra studiato per farmi sentire al centro del suo universo, eppure arriva spontaneo, dettato solo dal bisogno di avermi.
La sua mano libera scivola nel solco tra i miei seni, tracciando una linea calda e delicata sulla mia pelle. È una carezza che mi fa trattenere il respiro, una dolcezza che si mescola all'intensità del momento, facendomi sentire non solo desiderata, ma anche profondamente amata. Ogni suo movimento, ogni tocco sembra sussurrarmi quanto io sia importante per lui. Logan si sistema meglio tra le mie gambe, il suo corpo si muove con una naturalezza disarmante, come se fosse nato per combaciare con il mio. Quando mi muovo leggermente sotto di lui, un brivido mi attraversa. La pressione del mio punto più sensibile contro la sua intimità rigida e pulsante mi lascia senza fiato.
Nessuno strato ci separa, nessuno ci ha mai davvero separati.
La sua testa si china di nuovo, e le sue labbra iniziano un percorso lento e deliberato lungo la mia pancia. Ogni bacio è una scintilla, ogni sfioramento della sua bocca sulla mia pelle manda brividi che si espandono come onde. Quando la barba sul suo mento sfiora il mio ombelico, un sussulto mi scuote, un misto di solletico e piacere che mi lascia senza fiato. Poi prosegue, deciso, fino a raggiungere il mio punto più sensibile.
Il suo respiro caldo accarezza la mia pelle, facendomi inspirare di colpo. Un momento di silenzio, una pausa che sembra infinita, e poi la sua lingua si tuffa in mezzo a me, e con essa perdo ogni parvenza di controllo. La mia testa ricade all'indietro, affondando nel cuscino, mentre un vortice di emozioni mi risale dallo stomaco, diffondendosi in ogni angolo del mio corpo. La mia pelle brucia, le mie vene pulsano, e un'ondata di sensazioni mi travolge, lasciandomi senza forze e senza fiato.
Tremo sotto di lui, incapace di contenere le reazioni del mio corpo. Logan mi lecca e mi succhia con una devozione che mi toglie il respiro, le sue mani chiuse saldamente sulle mie natiche, come se volesse tenermi li, come se non avesse intenzione di lasciarmi andare. Le mie gambe si sollevano, trovando spazio sopra le sue spalle, spalancate in una resa completa e totale. Il pensiero fugace di qualcuno che possa entrare - Mason, magari - mi attraversa la mente, ma dura solo un breve istante.
Niente e nessuno può infrangere questo momento.
I miei capezzoli sono così turgidi che quasi fanno male, una tensione che si riverbera in tutto il corpo. Ansimo così forte che il suono rimbalza sulle pareti, un'eco del piacere che sto vivendo. Se esiste una morte dolce, so che per me sarebbe questa: dissolvermi sotto di lui, nel modo in cui mi sta venerando, come se fossi l'unica cosa al mondo che importa.
Sbuffo, un'imprecazione sfuggita tra i denti, quando le mie mani cercano disperatamente i suoi capelli, solo per ricordare che sono troppo corti per poterli afferrare. Avrei voluto che fossero più lunghi, anche solo per potermi aggrappare a qualcosa, ma invece mi accontento di posare le mani dietro la sua nuca e spingerlo ancora più a fondo, come se non ne avessi mai abbastanza. Le mie gambe iniziano a tremare, un fremito incontrollabile che si diffonde come un terremoto. II mio corpo è un paradosso, rigido e molle allo stesso tempo, completamente perso nei movimenti frenetici di Logan. È come se mi stesse divorando, adorando ogni parte di me, e il pensiero mi fa girare la testa.
Quando il suo dito scivola dentro di me, lento e deliberato, solleva appena la testa per osservare ogni sfumatura della mia reazione. Mi sento vicina al punto di rottura, come se stessi per esplodere in mille frammenti di piacere, e per un attimo lo desidero. Ma no, non ancora. Sarebbe il terzo orgasmo che mi regala stamattina, e questa volta voglio che duri, che si protragga fino a farci perdere la cognizione del tempo.
Con uno sforzo immenso, chiudo le gambe, un gesto che Logan cerca di ostacolare, trattenendomi con la forza e con lo sguardo acceso da una frustrazione evidente. Mi muovo di scatto, allontanandomi quel tanto che basta per sfuggirgli, e lui soffoca un gemito basso e graffiato. Ha capito esattamente cosa sto facendo e non gli piace, ma io sorrido, decisa.
«Liv...» mormora, il tono basso, quasi supplichevole, ma non gli lascio tempo di protestare. Lo afferro per il viso e lo trascino verso la mia bocca, catturandolo in un bacio che ci toglie il fiato. Il sapore di me sulla sua lingua mi fa tremare, un promemoria di quanto poco mi servirebbe per lasciarmi andare.
Le sue mani, forti e sicure, mi afferrano i fianchi mentre ci troviamo seduti l'uno di fronte all'altra, ginocchia che si sfiorano, corpi caldi e vibranti di desiderio. La tensione tra di noi è quasi palpabile, e il suo sguardo è carico di una lussuria che mi accende ancora di più.
«Non sopporto quando mi impedisci di portarti al limite» borbotta contro la mia bocca, le mani che scivolano sulle mie natiche e le stringono con una fermezza che mi fa trattenere il respiro. Mi spinge contro di lui, facendomi sentire ogni centimetro della sua rigidità contro il mio punto più sensibile.
Un brivido mi attraversa, e le mie guance si tingono di rosso, un misto di caldo e intensa emozione. Non posso trattenere un sorriso mentre ricambio il gesto, stringendo il suo sedere con le mie mani. La sua erezione preme contro di me, provocando una scintilla di piacere che mi fa ansimare. Poi, con un gesto audace, catturo il suo labbro inferiore tra i denti, tirandolo delicatamente. Il suo ansito si spegne contro la mia bocca, e io sento il potere che ho su di lui.
«E io non sopporto quando pensi di avere sempre tu il controllo della situazione» mormoro con un tono malizioso. «Direi che, per stamattina, hai già avuto abbastanza occasione per venerarmi. Non credi?»
«L'hai fatto anche tu» ribatte con voce roca, sollevandomi il mento con un dito per costringermi a guardarlo negli occhi, due pozzi di desiderio puro. «Svariate volte, in molte posizioni diverse. Questa volta volevo che fossi tu al centro dell'attenzione. Solo tu.»
C'è una dolcezza nelle sue parole che mi fa sciogliere, un promemoria di quanto tenga a me, al mio piacere. Ma non lascio che prenda il sopravvento. Gli sorrido con una determinazione che accende il mio sguardo, e sposto le mani in avanti, afferrando la sua erezione con una sicurezza che lo fa boccheggiare.
Il suo corpo si tende, inarcandosi verso di me, e il suono che emette è una combinazione di sorpresa e desiderio. Lo guardo, i miei occhi che brillano di malizia mentre stringo leggermente, godendomi la sua reazione.
«Peccato» sussurro con voce bassa e seducente «Peccato che a me non vada. Voglio che sia tutto equo tra noi, sempre. Perciò, ora siediti.» Mi inclino verso di lui, le mie labbra che sfiorano appena il suo orecchio mentre pronuncio le prossime parole con una promessa implicita. «È il mio turno.»
Logan si sistema dove prima stavo io, appoggiandosi contro il cuscino ma rimanendo sollevato sui gomiti. Allarga leggermente le gambe possenti, invitandomi a posizionarmi tra di esse. Il suo sguardo non lascia mai il mio, un misto di malizia e adorazione che mi fa sentire completamente sua. Davanti a me, il suo corpo sembra scolpito, e l'idea di prenderlo in bocca mi fa crescere dentro un desiderio irrefrenabile. Mi lecco le labbra senza rendermene conto, ricevendo un basso ringhio d'apprezzamento che risuona come un'onda di calore tra noi.
«Sei così bella...» mormora, la voce roca mentre i suoi occhi, velati di passione, mi esplorano e le sue mani mi accarezzano la guancia.
Alzo il viso verso di lui e gli regalo un sorriso sfrontato, sapendo esattamente l'effetto che gli faccio. La sua bocca è appena dischiusa, e la voglia di sporgermi per baciarlo mi assale, ma rimando quel momento. Voglio godermi ogni secondo, ogni reazione che Logan è capace di regalarmi. Apro la bocca e con un lento movimento della lingua ne sfioro la punta, osservando il modo in cui il suo petto si solleva bruscamente per un respiro che non riesce a trattenere.
La sua reazione mi strappa un sorriso soddisfatto mentre lo afferro alla base con la mano, decisa a guidare il momento. Il suo ansito profondo mi conferma che sto andando nella direzione giusta. Lo vedo inclinare la testa all'indietro, le spalle che si irrigidiscono, mentre il suo corpo si arrende al piacere. Le mani tremano leggermente quando trovano la mia nuca, le dita che si intrecciano tra i miei capelli e stringono con una pressione perfetta, sufficiente a mandare un brivido di piacere anche nel mio corpo.
La mia testa si muove a ritmo, supportata dalla mano, mentre Logan inizia a guidare i movimenti del bacino, spingendosi un po' più in profondità. Ogni suo ansito, ogni mormorio sommesso mi incita a continuare. Sollevo lo sguardo e lo vedo completamente perso: la testa inclinata di lato, gli occhi socchiusi e un'espressione di estasi che lo rende ancora più irresistibile.
«Cazzo» ansima con voce roca, interrompendo il silenzio della stanza. «Se continui così...»
Non finisce la frase, ma il modo in cui mi accarezza il viso e il suo pollice sfiora il mio zigomo mi parla più di mille parole. Si china leggermente in avanti e le sue mani trovano il mio seno, le dita che stuzzicano il capezzolo fino a strappare un gemito che cerco inutilmente di soffocare. Questo sembra accenderlo ancora di più, spingendolo a muoversi con un ritmo più deciso, quasi impaziente.
Mi sento avvolta dalla sua energia, completamente persa in lui, incapace di preoccuparmi di altro se non del legame che stiamo condividendo. Lo guardo, e la luce nei suoi occhi, quell'intensità, mi fa tremare dentro. E come se mi venerasse in ogni gesto, in ogni respiro affannato che lascia sfuggire.
Un sorriso malizioso compare sulle sue labbra quando il mio gemito si trasforma in un gridolino sommesso. Non posso farci nulla, il modo in cui si muove dentro di me, come mi esplora e mi conquista, è devastante.
Logan grugnisce di piacere, continuando a spingere e spingere finché non so come finisco giù dal letto. Si mette in piedi di fronte a me, afferrandomi i capelli in una stretta più decisa. Sentire le sue vene ingrossarsi nella mia bocca e le spinte farsi più decise, mi porta quasi al limite.
La sveglia sul suo comodino prende a suonare, interrompendo bruscamente il nostro momento e ricordandoci che il tempo non si ferma, nemmeno per noi. Il suono insistente riempie la stanza, riportandoci alla realtà. Logan impreca, un suono gutturale e frustrato, rallentando il ritmo anche se posso sentire quanto vorrebbe continuare, quanto desidererebbe perdersi ancora in me. Con un respiro profondo e visibilmente riluttante, si ritira, costringendomi a staccare le labbra da lui e a riprendere fiato.
«Ho un esame importante tra quaranta minuti» mormora, la voce roca che tradisce il disappunto. I suoi occhi mi fissano con un'intensità che quasi mi fa dimenticare tutto. «Anche se avrei voluto passare l'intera mattina nella tua bocca, il tempo stringe, piccola.»
Allunga una mano per aiutarmi a rialzarmi. Le mie gambe sono malferme, e quando provo a muovermi, Logan mi ributta sul letto con una spinta decisa ma piena di dolcezza.
Ridacchio, finendo a pancia in giù. Mi scosto i capelli dal viso, sentendo il suo sguardo pesante su di me.
«Se avessi avuto una semplice lezione, non ti avrei permesso di andartene» gli dico con un sorriso malizioso, ansimando ancora leggermente.
In risposta, mi arriva una pacca sonora sulle natiche, che mi fa sussultare e ridere allo stesso tempo.
«Se avessi avuto solo una semplice lezione, probabilmente non saresti più riuscita a camminare per una settimana, domani» ribatte con tono divertito, lasciando poi che la sua voce si abbassi in un sussurro, roca e piena di promesse. «Ora, solleva il culo per me, amore.»
Il modo in cui lo dice, con quel tono che vibra di autorità e desiderio, quasi mi fa perdere il controllo.
Faccio come mi chiede, inarcando la schiena e sollevando i fianchi. Sento il suo sguardo bruciarmi addosso, e la tensione cresce con il silenzio che riempie la stanza. Giro la testa per guardarlo, ma ciò che vedo nei suoi occhi mi toglie il fiato: pura adorazione, mescolata a una voracità che mi fa tremare.
La sua mano accarezza la mia schiena con movimenti lenti, quasi reverenziali, mentre il calore del suo tocco sembra incendiarmi. Poi, le sue dita sfiorano la mia fessura, stuzzicandomi giusto quel tanto che basta per accendermi ancora.
«Meravigliosa» mormora, e la parola cade come una carezza sul mio cuore. Sento il suo corpo sopra il mio, caldo, possente, e quando la sua bocca si avvicina al mio orecchio, un brivido lungo e incontrollabile mi attraversa.
«Una confessione per una confessione, ci stai?»
C'è qualcosa di diverso nel suo tono, più profondo, più intimo del nostro solito gioco: "Una domanda per una domanda". Annuisco, incapace di resistergli, mentre le sue dita iniziano a compiere cerchi perfetti sul mio clitoride, mandandomi in estasi.
«La sera in cui mi sono inginocchiato per chiederti di venire al ballo con me» inizia, la sua voce un sussurro che vibra nella mia pelle, «per un attimo ho pensato di chiederti davvero di sposarmi. Poi ho avuto paura che fosse troppo presto per te e che mi avresti riso in faccia. Ma già sapevo che non avrei mai voluto nessun'altra ragazza al di fuori di te.»
Le sue parole mi colpiscono come un'onda, lasciandomi senza fiato, proprio mentre il suo dito scivola dentro di me, facendomi ansimare. Mi sento travolta, sopraffatta dall'amore che provo per lui, e le lacrime mi riempiono gli occhi.
«Ora tocca a te» sussurra, ritirando le dita e scivolando dentro di me con una spinta decisa del bacino. Il mio corpo si arrende a lui completamente, mentre le sue mani mi tengono salda per i fianchi, impedendomi di cadere.
Le sue parole si ripetono, stavolta più insistenti.
«Tocca a te, piccola.»
Deglutisco, tentando di mettere insieme una frase, nonostante il modo in cui Logan mi sta mandando in pezzi. Afferro il lenzuolo tra le mani, cercando un'ancora mentre il piacere mi sovrasta.
«lo...» Inizio, la voce spezzata. Respiro a fatica, sentendo le sue spinte sempre più profonde, sempre più decise. «lo so con certezza di essermi innamorata di te la prima sera che ti ho visto.» Le parole mi escono a pezzi, ma Logan rallenta un istante, come se volesse cogliere ogni sillaba. «Non è stato quando sei entrato nella sala da pranzo senza maglia, imperlato di sudore» continuo, il fiato spezzato. «È stato dopo, quando sei scoppiato a ridere per qualcosa che nemmeno ricordo. Mi sono persa in quella risata, e sapevo che ti amavo già prima che tu amassi me. Logan, se quella sera mi avessi chiesto di sposarti, ti avrei detto di sì.»
Non ho idea di come riesca a finire la frase senza sciogliermi completamente. Ma il modo in cui Logan rallenta e mi stringe di più, come se le mie parole gli avessero tolto il fiato, mi fa capire che mi ha sentita. Il suo corpo sopra il mio trema leggermente, e quando riprende a muoversi, è con una dolcezza che mi fa sentire amata come mai prima.
Nel punto in cui i nostri corpi si uniscono, sento bruciare ogni fibra di me, come se Logan fosse fuoco liquido che mi consuma dall'interno. Le sue spinte si fanno sempre più profonde, decise, ogni movimento un'onda che mi travolge senza lasciarmi scampo. La sua mano scivola giù, trovando il mio centro, e comincia a stuzzicarmi con una precisione che mi toglie il respiro. Ogni tocco, ogni sfregamento, ogni pressione ci sincronizza in un ritmo ancestrale, quasi primordiale, mentre i nostri gemiti e respiri affannati riempiono la stanza come una sinfonia.
Logan mi afferra per i capelli, costringendomi a sollevarmi. Finisco contro il suo petto, la schiena premuta contro la sua carne calda e possente. Mi tiene le mani dietro la schiena con un controllo che mi fa tremare di piacere e mi spinge a fidarmi ciecamente di lui. Le sue spinte diventano più vigorose, più profonde, un crescendo che mi fa vibrare come una corda troppo tesa.
Il suo respiro si fonde con il mio, e le nostre bocche si trovano in un bacio selvaggio, intenso, dove le lingue si intrecciano in una danza disperata. È un vortice di emozioni, di bisogno e di amore puro, che mi fa perdere ogni consapevolezza di dove finisco io e comincia lui.
Logan non rallenta, incurante del mio corpo che trema e si piega al suo volere. La sua mano si sposta nuovamente tra le mie gambe, e quando le sue dita ricominciano a muoversi, il mio mondo esplode in un turbine di sensazioni. L'orgasmo arriva come un'esplosione, travolgendomi con una tale violenza che per un istante mi manca il fiato. Mi aggrappo a lui con le poche forze che mi restano, le ginocchia che cedono mentre un grido mi sfugge dalle labbra, lungo e incontrollabile, come un terremoto che scuote ogni parte di me.
Logan, sentendomi così, perde ogni controllo. Si lascia andare con un ruggito profondo e potente, le sue spinte diventano irregolari, ma così cariche di forza e passione che mi trascinano con lui fino all'ultimo istante. Quando finalmente si abbandona, viene dentro di me con una tale intensità che i nostri corpi collassano sul materasso, un groviglio di calore e sudore.
Rimane sopra di me, il suo peso solido a tenermi ancorata alla realtà mentre i nostri corpi rallentano, i movimenti diventano lenti, quasi dolci. La sua mano scorre lungo il mio fianco con una delicatezza che contrasta il fuoco appena scatenato. Non mi lascia mai andare, come se temesse che potrei sgretolarmi.
«Sei mia, Liv» mormora contro la mia pelle, la voce ancora roca e spezzata, ma piena di amore e devozione.
E io, mentre il tremore del mio corpo si placa e i miei polmoni si riempiono di aria pulita, so che non c'è altro posto al mondo dove vorrei essere se non qui, tra le sue braccia, con l'unico uomo che mi fa sentire davvero viva. Logan scivola di lato, permettendomi finalmente di guardarlo dritto negli occhi. Gli bacio dolcemente una spalla, inspirando a fondo, poi scoppio a ridere. Una risata spontanea, piena di gioia, amore e vita, che risuona tra di noi mentre il suo corpo rimane ancora premuto contro il mio.
Logan solleva la testa per guardarmi, un sopracciglio inarcato in un'espressione divertita e incuriosita, chiaramente ignaro del motivo di tanto divertimento. In risposta, mi protendo verso di lui e lo bacio. Questa volta è un bacio dolce, un gesto colmo di amore, il mio modo di trasmettergli tutto ciò che provo senza bisogno di parole.
Il cuore mi martella nel petto, ogni battito forte e irregolare, che sembra sincronizzarsi con il suo, altrettanto frenetico. Mi osserva in silenzio, ed io mi perdo nel suo sguardo, nella profondità con cui mi scruta, e nel modo in cui ogni parte di me vibra alla sua presenza, come se il mio corpo riconoscesse una melodia che solo lui sa suonare.
«Che c'è di tanto divertente?» mi sussurra contro le labbra, lasciandomi un bacio lieve, poi un altro sulla fronte. «Spero che non sia per quello che abbiamo appena fatto.»
La sua insicurezza mi fa ridere ancora più forte. Mi porto una mano alla bocca per soffocare i singhiozzi di gioia che rischiano di sfuggire troppo rumorosamente. Logan, sempre più confuso ma divertito, inarca entrambe le sopracciglia, chiaramente felice nel sentirmi ridere così. Quando mi muovo leggermente, il contatto tra i nostri corpi si spezza, provocando un gemito sommesso e frustrato da entrambi. Prendo un respiro profondo per calmarmi e gli accarezzo il mento, le dita che si perdono nella leggera ruvidità della sua barba.
«No, ma cosa vai a pensare?» riesco a dire, cercando di ritrovare un po' di compostezza.
«Sollevato di saperlo» mormora con un mezzo sorriso. «Quindi? Cos'è che ti fa ridere così tanto?»
La mia mano scivola sulla sua spalla dolente, e inizio a massaggiarla con delicatezza. Logan socchiude gli occhi al tocco, rilassandosi sotto le mie carezze.
«Credo sia solo una conseguenza di questo orgasmo incredibile» ammetto con un sorriso malizioso. «Penso che sia il più bello tra tutti quelli di stamattina.»
La sua risata roca e profonda riempie la stanza, un suono che adoro.
«L'hai detto anche per gli altri due.»
«Be', ritiro tutto. Questo è senza dubbio il numero uno» ribatto con un tono deciso, facendo brillare i miei occhi di complicità. Gli circondo il collo con le braccia, attirandolo a me. «Lo sai che questo amore ci fa davvero male, vero? Avremo dormito sì e no quattro ore. E tu hai bisogno di riposo, campione.»
Logan inclina appena il capo, con quel sorriso sfrontato che mi fa sempre capitolare. «Tu mi tieni più sveglio dell'NFL, piccola. Anche gli incontri di boxe e gli esami passano in secondo piano quando si tratta di te, diventano superflui.»
Gli regalo un mezzo sorriso malizioso. «Stai dicendo che rimani qui con me?»
La sua bocca si posa sulla mia in un bacio lento e dolce, ma poi si stacca con riluttanza. Mi sfiora la guancia con un dito e si alza dal letto con la cautela di chi sa quanto il solo allontanarsi possa far male. Il vuoto della sua assenza mi assale subito, facendomi formicolare la pelle. Trattengo un sospiro mentre lo osservo chinarsi a raccogliere un asciugamano dal pavimento, e il mio sguardo cade inevitabilmente sulle sue spalle larghe, sul suo sedere tonico e sulle lunghe gambe muscolose che si muovono con grazia innata. Il suo corpo è una scultura vivente, capace di rendermi priva di fiato ogni volta. Non mi accorgo nemmeno di essere rimasta a bocca spalancata fino a quando il suo sorriso malizioso mi riporta alla realtà.
«Smettila di guardarmi in quel modo, Liv.» La sua voce è bassa, un sussurro che accarezza l'aria mentre si passa l'asciugamano con cura nelle parti intime. I miei occhi, traditori, rimangono incollati proprio lì.
«E tu non hai risposto alla mia domanda» ribatto con un finto tono frustrato, cercando di distogliere lo sguardo senza successo. «Anche se quello che stai facendo è già una risposta.»
Logan ridacchia, il suono profondo e vibrante, poi getta il panno nel cesto della biancheria sporca con un gesto rapido. Cammina verso di me, appoggia un ginocchio sul materasso e si china per un altro bacio che mi toglie il fiato. Le sue labbra sono calde e saporite, e quando si stacca, il mondo sembra meno luminoso. Le sue dita trovano il ciondolo a forma di cuore che porto al collo e lo sfiorano con delicatezza.
«Sai che in questo ciondolo c'è tutto l'amore che provo per te, vero?» mormora, quasi parlando più a sé stesso che a me.
Il mio sguardo scivola al bracciale che porta al polso, con lo stesso identico ciondolo. Le mie dita lo raggiungono quasi istintivamente. È un gesto semplice, ma carico di un'intensità che non riesco a spiegare. Per un momento, nessuno dei due parla. I nostri occhi si incontrano e si parlano senza bisogno di parole. È come se tutto quello che proviamo fosse racchiuso lì, in quei piccoli cuori di metallo.
«Vorrei potermi fermare qui per sempre» sussurra, sfiorandomi la fronte con un bacio leggero. Il calore del suo respiro si mescola al mio, e quando si allontana, sento una stretta al petto, come se senza di lui mi mancasse un pezzo.
«Lo so.» Forzo un sorriso, ma dentro di me si apre un vuoto. «Vai, è meglio che non fai tardi.»
Logan si avvia verso l'armadio, tirando fuori una felpa oversize e un paio di pantaloni della tuta. Quando torna a sedersi sul letto per rivestirsi, mi rannicchio contro la testata del letto, tirandomi la trapunta fin sotto al mento. Mentre si infila i calzini, allungo una mano e gli accarezzo i capelli. Al mio tocco, si ferma per un istante e chiude gli occhi, quasi a voler prolungare quel momento.
«Non hai lezione oggi?» mi chiede con voce rilassata.
Scuoto la testa. «No, ho finalmente un giorno libero. Studierò un po', così non mi annoierò mentre tu non ci sei.»
Logan fa una smorfia leggera, stringendo le labbra. «Dopo l'esame ho allenamento. Potrei tardare un po'.»
Cerco di nascondere la delusione, ma so che lui la legge nei miei occhi. «Ah, va bene.»
Sospira, sporgendosi verso di me. Con un gesto dolce, mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Puoi venire a vedermi, se vuoi. Il coach oggi non c'è, quindi dovrebbe essere tranquillo.»
La sua proposta mi fa tornare il sorriso. «E nel frattempo posso gironzolare per il campus?»
Lui annuisce. «La caffetteria ha dei muffin incredibili. Provali. E magari bussa alla 26B, Gwen potrebbe farti compagnia.»
«Sembra un buon piano» rispondo, un po' più allegra.
Logan si avvia verso la porta con il suo borsone, ma si ferma ancora una volta, voltandosi verso di me con un'espressione seria, quasi protettiva.
«Ah, a proposito... hanno riaperto i bagni delle ragazze al secondo piano.»
Alzo un sopracciglio, confusa dalla nota di avvertimento nella sua voce. «E quindi?»
«Vorrei che facessi attenzione.» La sua espressione si indurisce per un istante, e il tono si abbassa. «Non so se il problema con quel tipo dei furti sia stato risolto del tutto. Forse era solo una coincidenza, ma non mi piace. Quindi, se decidi di fare una doccia lì, assicurati che non ci sia nessuno di strano in giro.»
Mi irrigidisco leggermente. «Logan... pensi davvero che possa succedermi qualcosa?»
Lui sospira, lasciando il borsone a terra e tornando indietro di qualche passo. «Non sto dicendo che succederà, ma preferisco non rischiare. È il mio lavoro preoccuparmi per te, anche quando pensi che sia esagerato.»
Lo fisso per un lungo istante, cercando di decifrare l'emozione nei suoi occhi. «Okay, promesso» mormoro infine, cercando di rassicurarlo. «Starò attenta. E magari eviterò di andarci da sola.»
Un lieve sorriso gli sfiora le labbra, come se quel piccolo compromesso gli bastasse. «Bene. Ma se posso darti un consiglio, fatti accompagnare da Gwen, almeno fino a quando non saremo sicuri che sia tutto a posto.»
Ridacchio, cercando di alleggerire la tensione. «Quindi vuoi che costringa la mia amica ad accompagnarmi?»
Logan scuote la testa con un sorriso storto. «Se è per la tua sicurezza, ruberei anche una banca.»
Gli lancio il cuscino che tengo accanto, e lui lo schiva con la prontezza di un atleta. «Vattene, o non arrivi in tempo per l'esame.» Ride, recuperando il borsone. Si ferma però sulla porta, il volto serio quando aggiungo: «Nel pomeriggio devo rientrare però, ho un appuntamento dalla ginecologa.»
Logan vacilla appena alle mie parole, e posso giurare di averlo visto sbiancare. Si immobilizza per un istante, lo sguardo incerto. «Va tutto bene?» mi chiede, allarmato.
Non riesco a trattenere una risata divertita davanti alla sua espressione preoccupata. «Sì, non preoccuparti. Ho solo bisogno di cambiare contraccettivo, tutto qui.»
I suoi occhi verdi si stringono leggermente, studiandomi con attenzione, come se cercasse di cogliere un non detto nascosto nelle mie parole. «Se ci fosse qualcosa me lo diresti, vero?» insiste, il tono più grave.
Sgrano gli occhi, incrociando le braccia sul petto. «Te lo giuro. Non stare in ansia, Logan. Non c'è nessun piccolo Logan in arrivo.»
Le mie parole lo fanno rilassare all'istante. Un sorriso lento gli distende le labbra mentre si passa una mano tra i capelli. «Be', se anche fosse, non...»
«No» lo interrompo, fissandolo con uno sguardo che vorrebbe essere autoritario, ma che è intriso di un misto tra imbarazzo e divertimento. Scivolo sotto le coperte, girandomi di spalle, nella speranza di mettere fine alla conversazione.
Logan esplode in una risata profonda, una di quelle che mi fa tremare il cuore e arricciare le dita dei piedi. «Stavo solo dicendo che l'idea non mi disturba per niente, sai?» aggiunge, con quella malizia che gli illumina il volto.
Non mi degno di una risposta, stringendomi ancora di più nel piumone. Lo sento muoversi, il fruscio dei suoi passi, il suono di una zip. Ma quando il letto si affonda di nuovo dietro di me, so che non ha intenzione di lasciarmi andare così facilmente.
La sua mano scivola sotto le coperte, trova il mio fianco e mi tira delicatamente verso di lui, costringendomi a girarmi. Il suo viso è vicinissimo al mio, e i suoi occhi verdi mi inchiodano sul posto, caldi e sinceri.
«Liv, ascoltami.» La sua voce è bassa, dolce, ma ha un'intensità che non riesco a ignorare. «Con te non c'è niente che mi spaventa. Nessuna possibilità, nessun futuro, niente di niente. Sei tutto quello che voglio, tutto quello di cui ho bisogno.» La sua mano mi accarezza la guancia con una delicatezza disarmante, e il mio cuore perde un colpo. «Anche se ci fosse un piccolo Logan, non scapperei. Non da te. Mai.»
Deglutisco, incapace di rispondere subito. Il nodo in gola mi impedisce di parlare, e il mio cuore sembra battere in sincronia con il suo. I miei occhi scendono al bracciale che porta al polso, al piccolo ciondolo a forma di cuore che brilla sotto la luce soffusa della stanza. Lo sfioro con le dita, come se potessi trasmettergli quello che provo senza usare le parole.
Logan si sporge appena, poggiando la fronte contro la mia. Il suo respiro caldo si mescola al mio, creando un istante perfetto e troppo breve. Quando si scosta, il sorriso che mi regala è tenero, quasi rassicurante.
«Ora devo proprio andare.» Si alza con un movimento fluido, afferrando il suo borsone. Si dirige verso la porta, ma si volta un'ultima volta, come se avesse appena ricordato qualcosa. «E mi raccomando, non aprire a nessuno. Ci vediamo tra un po'.»
Lo osservo uscire, e quando la porta si chiude, stringo il suo cuscino tra le braccia, inalando il suo profumo. Mi lascio andare a un sospiro soddisfatto, abbandonandomi finalmente ad un sonno profondo. Felice, appagata ed esausta.
Dopo aver studiato per un'eternità – o forse solo un'ora esatta, ma chi tiene il conto? – e aver immaginato per l'ennesima volta le mani di Logan su di me, a tracciare linee invisibili sul mio corpo ancora sensibile dopo la nostra "attività ricreativa" di stamattina, mi decido a uscire dal tepore del letto. Una doccia è necessaria, anche se l'idea di lavare via il suo profumo dalla mia pelle mi fa stringere il cuore. Tuttavia, il brontolio del mio stomaco – evento raro, se non unico – mi riporta alla realtà. Ho bisogno di aria, di movimento, e forse anche di vedere qualcuno oltre le pareti di questa stanza che sembra ancora saturata dalla sua presenza.
Mi vesto in fretta con gli abiti della sera prima, ringraziando silenziosamente il cielo che Logan, stavolta, non abbia deciso di distruggermi le mutandine. Poi raccolgo dalla borsa un intimo pulito e tutto il necessario per la doccia. Apro la cassettiera di Logan e trovo un asciugamano piegato con cura, insieme al set di shampoo, balsamo e bagnoschiuma che tiene da parte per me. Tutto rigorosamente al cocco e vaniglia, la mia firma. Un sorriso mi sfiora le labbra mentre penso a quanta attenzione metta in queste piccole cose, a quanto sia premuroso anche senza dirlo ad alta voce. Tuttavia, scelgo il suo bagnoschiuma al pino. Voglio che chiunque mi incontri oggi capisca subito che sono sua.
La stanza 26B è solo a qualche porta di distanza. Busso un paio di volte e aspetto, immaginando già il tono incerto di Gwen dall'altra parte della porta. Probabilmente Reed le ha ripetuto mille volte di non aprire a nessuno, che solo lui ha la tessera per entrare. Esattamente come ha fatto Logan. Mi trattengo dal sollevare gli occhi al soffitto.
«Chi è?» urla una vocina esitante.
Mi mordo il labbro per non ridere. «Sono Liv, Gwen!»
Un secondo dopo, la porta si spalanca. Gwen mi accoglie con un sorriso che illumina il suo viso e una cascata di capelli ramati che le scivola lungo una spalla. Mi tira in un abbraccio spontaneo, e io ricambio con entusiasmo, lasciandomi avvolgere dal suo profumo dolce, simile a quello di Reed. Forse ne conosco anche il motivo...
«Che ci fai qui? Entra, dai.»
Mi fa spazio, e mentre metto piede nella sua stanza, resto colpita. È decisamente più grande di quella di Logan. Un letto da una piazza e mezza domina la stanza, affiancato da un enorme armadio, una scrivania ordinata e una finestra imponente che si affaccia sul cortile di Yale, bagnato da un sottile raggio di sole invernale.
«Wow» mormoro, guardandomi attorno. «Sono questi i privilegi di essere il capitano? Una stanza tutta per sé e...»
«E un bagno personale» conclude Gwen con un sorriso divertito indicandomi una porta alle sue spalle, mentre i miei occhi si spalancano increduli. «Sì, la fortuna di essere il quarterback al terzo anno e di avere il papà come coach della squadra. Sto molto meglio qui che a dividere la stanza con una compagna insopportabile.»
Si siede sul letto, incrociando le gambe, e mi invita a fare lo stesso con un cenno della mano. Posando il cambio sulla scrivania, mi appollaio su una sedia girevole, ancora affascinata dalla stanza.
«Non penso che Logan sappia di questo trattamento speciale, sennò farebbe carte false per ottenerlo anche lui» commento, scrutando ancora l'ambiente.
Gwen ride di gusto, un suono spontaneo e contagioso. «Non lo ammetterà mai, ma Logan adora dividere la stanza con... Mason, giusto?»
Annuisco con un sorriso. «Già, Mason.»
Gwen inclina la testa, osservandomi con un sorriso malizioso. «Reed ieri si lamentava che Logan non è mai qui, e ogni minuto buono che ha lo passa da te... come fate a non uccidervi? Non che non vi adori insieme, ma siete entrambi testardi da morire. Persino io, a volte, ho la necessità di tornare nella mia stanza e di chiudere fuori quel testone per un po'.»
Scoppio a ridere. «Be', non è che passiamo poi chissà quanto tempo insieme. E poi, abbiamo trovato un compromesso: litighiamo solo per cose che non possiamo risolvere a letto.»
Gwen mi lancia un cuscino ridendo. «Smettila! Logan è davvero così... focoso come sembra?»
Mi mordo il labbro per trattenere un sorriso. «Non posso dirti tutto, ma... diciamo che non ti annoieresti.»
«Oh, credimi, Reed mi tiene ben impegnata» ribatte lei con un ghigno complice, mentre si sdraia sul letto.
Scuoto la testa ridendo. «Sì, e un bagno in stanza gli eviterebbe un infarto ogni volta che devo farmi la doccia.» Indico il cambio che ho posato sulla scrivania. «Mi ha praticamente supplicata di chiederti di accompagnarmi al bagno comune al secondo piano!»
Gwen scuote la testa ridendo. «Normalmente direi che devono smetterla di trattarci come se fossimo di vetro, ma... con tutto quello che è successo ultimamente capisco la loro preoccupazione. Usa pure il suo bagno, Liv, non c'è problema.»
La guardo incredula, scuotendo la testa con veemenza. «Oh, no! Non posso usare il bagno di Reed! Mi va benissimo quello comune e...»
Non mi lascia neanche finire. Si alza, sistema il bagno in un attimo e prende il mio cambio, posando tutto su un comodino accanto alla doccia.
«Non farti pregare, davvero. Saremo tutti più tranquilli se la fai qui. Intanto, mi cambio e poi, se sei libera, ti faccio fare un giro per il campus. Ti va?»
I suoi occhi verdi brillano di entusiasmo, incorniciati dai suoi capelli che danzano con ogni movimento. Sorrido, rassegnata alla sua gentilezza.
«Molto volentieri.»
Poco più tardi, Gwen mi sorride e mi prende sottobraccio, conducendomi fuori dalla stanza di Reed con un entusiasmo che mi contagia subito. La neve fresca sotto i nostri passi scricchiola, e l'aria di fine gennaio è frizzante ma piacevole quando ci lasciamo alle spalle quell'ala del dormitorio. Il campus è immerso in una sorta di silenzio invernale, con gli edifici storici che sembrano più maestosi sotto il cielo grigio e nuvoloso. Ogni angolo sembra raccontare una storia, ogni mattoncino delle strutture centenarie sembra portare con sé un segreto.
«Allora, sei pronta per un giro completo di Yale?» mi chiede con un sorriso, strappandomi dai pensieri.
Annuisco con convinzione, affascinata da ciò che Logan vive ogni giorno.
Inizio a guardarmi attorno mentre camminiamo. L'atmosfera è diversa da quella che sento ogni giorno a Columbia. Yale ha un'aria solenne, quasi magica, con la sua architettura gotica che richiama a storie passate. Mentre camminiamo, il silenzio è rotto solo dal rumore dei nostri passi sulla neve e da qualche voce lontana che si fa sentire in sottofondo.
«Quella è la Biblioteca Sterling» dice Gwen, indicando con un gesto la costruzione maestosa che si staglia contro il cielo. «È enorme. Se ti piacciono i libri, questo è il posto giusto per perderti. Ma se hai bisogno di pace e tranquillità, ti consiglio la sezione storica, che è un po' più appartata.»
La biblioteca sembra un castello, con le sue torri e finestre strette, e mi immagino per un attimo di perdermi tra i suoi scaffali, circondata da tomi antichi, proprio come nei romanzi che leggo nelle sere più tranquille. Non posso fare a meno di ammirarla, anche se so che non è il mio campus e che non verrò mai a studiare qui. Tuttavia, immaginarmi Logan camminare per quei corridoi circondato da miliardi di libri storici e immerso nello studio, fa perdere al mio cuore un battito di troppo.
«E quella è la facoltà di filosofia» continua Gwen, portandomi verso un altro edificio imponente, con colonne alte e il portone di legno massiccio che sembra scrutarmi con un'aria austera. «È lì che si tengono le lezioni più difficili, ma anche le più stimolanti. È dove Logan e Reed avevano un esame importante stamattina» aggiunge con un sorriso malizioso, divertita dalla mia espressione curiosa.
Sgrano appena gli occhi, mentre Gwen ferma i passi e si appoggia casualmente a una delle colonne. «Logan ha un'intelligenza del tutto fuori dal comune» commento, il mio orgoglio per lui che traspare in ogni parola. «Sapevo che era indeciso su cosa volesse davvero fare nella vita, e anche se lui non me lo avrebbe mai ammesso, ero sicura che filosofia fosse nelle sue corde.»
Gwen sorride, il viso rilassato ma con gli occhi che brillano di un'intesa che non ha bisogno di parole. Non distoglie lo sguardo dalla facoltà. «Lui e Reed sono più simili di quanto crediamo» dice, quasi come se stesse riflettendo ad alta voce, e poi si volta appena verso di me. «Hai mai pensato di cambiare università? Sareste più vicini...»
«No, decisamente no» rispondo ridendo, consapevole che l'idea di lasciare la Columbia non è nei miei piani, anche se Yale ha un fascino che non posso negare. «La Columbia mi offre tutto quello di cui ho bisogno, nonostante Yale sia così... affascinante. Ma qui è tutto così imponente, serio... come se avessi davanti a me un mondo che non mi appartiene.»
Gwen annuisce pensierosa, quasi a comprendere il mio senso di meraviglia. «Capisco» dice con una leggera risata, ma senza aggiungere altro. La conversazione si dissolve nel silenzio tranquillo del campus, che sembra avvolgerci in un'atmosfera di riflessione. Fermandoci a guardare l'edificio, la sua maestosità mi impressiona ancora di più. Il vento gelido solleva piccoli fiocchi di neve che volano nell'aria, e l'intero campus sembra essere sospeso in un delicato equilibrio tra il passato e il presente. C'è qualcosa di sacro in questo posto, qualcosa che ti fa sentire come se il tempo si fosse fermato per permetterti di apprezzarlo appieno.
Proseguiamo e arriviamo in un cortile centrale, dove si trovano diversi studenti intenti a fare pause tra una lezione e l'altra. Ci sono panchine sotto gli alberi nudi e alcune bancarelle di caffè che vendono bevande calde. La scena è vivace ma non caotica, come se ogni studente avesse il suo spazio, ma fosse comunque parte di qualcosa di più grande. È come se l'università stessa respirasse insieme agli studenti.
Gwen mi indica con orgoglio alcuni edifici più moderni, dove si svolgono le lezioni di scienze politiche e ingegneria. Le strutture sono alte, in vetro e acciaio, e contrastano con il resto del campus, che mantiene quella sensazione di tradizione. Poi, mi conduce alla caffetteria, un luogo che sembra essere il cuore del campus. Le luci soffuse creano un'atmosfera intima, e l'odore di caffè si mescola con quello dei muffin appena sfornati. Gli studenti si aggirano tra i tavoli, chiacchierando o studiando, e io non posso fare a meno di pensare a quanto questo posto sia vivo, a come ogni angolo sembri avere una storia da raccontare.
«Eccoci, la caffetteria» dice Gwen, con un sorriso soddisfatto mentre entra. «Questo è il posto dove tutti si ritrovano. C'è sempre qualcuno da incontrare, che sia per una pausa o per discutere un progetto. E la cioccolata calda qui è fantastica.»
Mi siedo con lei a un tavolo vicino alla finestra, dove posso osservare gli studenti che passano fuori, impegnati nei loro percorsi quotidiani. Il campus, sebbene non sia il mio, mi affascina per la sua energia, per il modo in cui mescola tradizione e modernità, storia e futuro. Nonostante io sia qui solo come ospite, mi sento come se fossi parte di una storia che non mi appartiene, ma che per un attimo mi avvolge completamente.
«Quindi, come ti sembra tutto questo?» chiede Gwen, guardandomi con un sorriso divertito. «Ti piace com'è organizzato?»
«È... affascinante» rispondo sinceramente, prendendo una tazza di caffè e assaporandone il calore. «Capisco perché Logan sia legato a questo posto. Forse, se solo non avessi sognato la Columbia per tutta la vita, mi sarei innamorata di Yale.»
Gwen ride. «Hai ragione, capisco perfettamente il tuo punto di vista.»
Ordiniamo due deliziosi muffin al cioccolato, entrambi con una tazza di caffè, e ci appoggiamo al retro della sedia, mentre sorseggiamo lentamente, un sorriso leggero sulle labbra.
«Come stai, Liv?» mi chiede Gwen con tono morbido, gli occhi che mi scrutano con una curiosità gentile. «Non credo che abbiamo mai avuto davvero modo di conoscerci.»
Mi rilasso, cercando di sembrare più a mio agio. «Sto... bene, suppongo. Con lo studio, una sorellina in arrivo e un ragazzo che ha sempre bisogno di attenzioni...» Alzo gli occhi al soffitto in modo esagerato, facendo un'espressione divertita, e lei scoppia a ridere, portandosi una mano davanti alla bocca per smorzare il suono.
«Posso essere sincera con te?» dice, quando la risata si attenua. «Quando Reed mi parlò di te per la prima volta, pensavo fossi una di quelle ragazze che non vede l'ora di infilarsi nei panni della fidanzata del quarterback. Non fraintendermi, non sono gelosa né possessiva, è solo che i primi due anni qui sono stati... intensi. Lui era sempre circondato da un enturage di ragazzine impazzite, e io faticavo a farmi spazio nella sua vita. Io e Reed ci conoscevamo già da un po', ma non ci eravamo mai parlati fino a quando non sono riuscita a farmi notare da lui. Sa essere così affascinante... penso che tu possa capirmi, visto che Logan ha sempre una fila di ragazze fuori dalla porta.»
Le parole mi prendono un po' alla sprovvista e per un istante rimango zitta, cercando di capire come rispondere. So benissimo che Logan ha il suo fascino, l'ho sempre saputo, ma non pensavo fosse così evidente, almeno non più di quanto lo fosse al liceo. Dopo quella patetica scena con Lea mi sembrava che fosse tutto più sotto controllo. Alla mia reazione, però, Gwen si blocca, il suo sorriso si fa più timido.
«Ti prego, dimmi che non ti ho appena detto qualcosa che non sapevi...» aggiunge, la sua voce più bassa, quasi dispiaciuta.
«Be'... non ne ero proprio sicura» rispondo, sentendomi un po' stupida. «Logan non mi parla mai di queste cose, forse per evitare che io ci rimanga male, ma ora che mi dici questo... mi viene davvero un po' di nausea.»
Gwen si scusa immediatamente, con un'espressione di sincero rammarico. «Lo so, ma ti assicuro che non ha mai dato ad altre ragazze nessuna possibilità. Anzi, credo che nemmeno se ne accorga quando quelle oche gli fluttuano attorno. Quello che volevo dire, però, è che sei una persona davvero speciale. Reed è fortunato ad averti come amica. È molto più... sereno da quando corre con te.»
Mi sento scaldare il viso, il cuore che batte più forte. «Credo che la cosa sia reciproca» le dico con un sorriso. «È entrato nella mia vita quando ne avevo più bisogno, e quei momenti in cui corriamo insieme... sono gli unici in cui riesco a liberare la mente, a non pensare a nient'altro se non a ridere e correre. Lui è davvero fortunato ad avere te.»
Gwen mi osserva a lungo, come se stesse cercando qualcosa nei miei occhi, poi scuote la testa, come se volesse scacciare quel pensiero. «Ti andrebbe di venire a vedere un allenamento di Logan e Reed?» chiede, un sorriso malizioso che si fa strada tra le sue labbra. «Ti divertirai un sacco. Reed e Logan sono competitivi, e credimi, è uno spettacolo.»
Un brivido di eccitazione mi attraversa, ma cerco di mantenere la calma. «Mi piacerebbe davvero tanto» rispondo.
Gwen sorride, come se avesse già previsto la mia risposta. «Perfetto, vieni con me. Ti accompagno.»
Il pensiero di vedere Logan allenarsi mi fa battere il cuore più forte, così mi alzo in fretta, il sorriso che si allarga sul mio volto. Gwen mi segue, posando la tazza vuota sul tavolo, pronta a lasciare la caffetteria. «Andiamo, ma ho lezione tra poco. Ti accompagno fino al campo, poi dovrò salutarti.»
«Non ti preoccupare» rispondo un po' incerta, anche se dentro di me sono già emozionata all'idea di vedere Logan in azione. Gwen mi sorride di nuovo e, con un movimento sicuro, si avvia verso l'uscita della caffetteria.
L'aria tagliente mi colpisce appena metto piede sugli spalti deserti. Yale è bellissima in questo periodo dell'anno, con i viali ghiacciati e gli alberi spogli che sembrano dipinti contro il cielo grigio, ma il freddo è di quelli che ti entra nelle ossa. Mi stringo il cappotto addosso, cercando di coprirmi meglio con la sciarpa, e avanzo lungo la fila di panchine di legno. Sono gelate sotto di me quando mi siedo, ma non importa.
Il campo si apre davanti a me, un rettangolo di verde che sfida l'inverno con una spruzzata di neve sul terreno. Le linee bianche risaltano contro l'erba umida, e i giocatori, con le loro divise blu e bianche, si muovono con una precisione quasi coreografica. Gli schiocchi dei tacchetti sull'erba e i comandi urlati da quello che immagino sia l'assistente del coach riempiono l'aria, accompagnati dal ritmo costante del respiro affannoso degli atleti.
Il mio sguardo si sposta subito su di lui. Numero 32. Logan.
Non c'è modo di confonderlo. Non è solo per il numero che porta sulla maglia o per la divisa aderente che evidenzia la sua figura atletica, ma per il modo in cui domina il campo. Si muove con una grazia feroce, fluida, come un predatore che conosce ogni angolo del suo territorio. Anche con il casco che gli copre il volto, so esattamente cosa c'è dietro quella maschera: gli occhi verdi pieni di determinazione, il sorriso appena accennato che fa tremare il mio cuore, e quella concentrazione assoluta che gli permette di superare qualsiasi ostacolo.
Logan è in posizione, pronto per il prossimo schema. L'assistente chiama un'azione, e il quarterback - Reed Strattan -, numero 14, si posiziona dietro il centro. Le mani guantate di Reed ricevono la palla con uno snap netto, e il gioco prende vita. Logan scatta come un fulmine, correndo una traiettoria precisa verso la linea laterale. Il suo corpo sembra fatto per questo, ogni movimento è calibrato, esplosivo, e impossibile da ignorare.
Un difensore cerca di stargli dietro, ma Logan cambia direzione con un'agilità che lascia l'avversario indietro di un paio di passi. Reed arretra sotto pressione, ma il suo sguardo trova Logan, e il pallone parte con una spirale perfetta. Mi stringo nel cappotto, trattenendo il respiro mentre la palla vola.
Logan si allunga, le braccia tese, e la cattura con un gesto pulito e sicuro, nonostante l'avversario tenti di spingerlo fuori dal campo. Lo vedo girarsi, sfuggendo all'impatto con un passo laterale rapido, e guadagnare ancora qualche metro prima che un altro difensore lo plachi con forza, facendolo atterrare sull'erba bagnata. Nonostante la caduta, Logan si rialza in un attimo, scrollandosi di dosso l'avversario e lasciando il pallone tra le mani dell'assistente con una naturalezza quasi arrogante.
Sorrido, il cuore che mi batte più veloce. C'è qualcosa di ipnotico nel guardarlo. È come se il campo fosse il suo regno, e lui il sovrano assoluto.
Mason Williams, numero 84, gli si avvicina ridendo, dandogli una pacca sulla spalla. Mason è diventato più grosso nell'ultimo periodo, una figura massiccia che sembra uscita da un film d'azione, ma accanto a Logan perde un po' del suo fascino. Insieme parlano brevemente, prima di tornare in posizione per un altro schema.
Questa volta, Logan è posizionato più vicino alla linea di scrimmage. Il gioco comincia con un'azione finta. Reed finge di passare la palla a Josh Baker - qualche giorno fa Logan mi ha presentato l'intera squadra, per cui ora riesco a riconoscerli anche da questa distanza -, che simula una corsa centrale, ma il vero obiettivo è Logan, che sta scattando lungo una traiettoria post. Il suo movimento è una danza perfetta, e quando riceve il passaggio, non c'è nessuno che possa fermarlo. Corre per altri venti metri prima che i difensori riescano a fermarlo.
Il mio sguardo non riesce a staccarsi da lui, anche quando gli altri giocatori si muovono per posizionarsi. Connor Wilson e Erik Jones si allineano sul lato opposto del campo, mentre Avery Smith e Peter Martin si concentrano sulla protezione della linea. La squadra è compatta, concentrata, ma per me c'è solo Logan.
Poi accade. Durante una breve pausa, Logan si gira, e i nostri occhi si incontrano. È solo un attimo, ma sembra durare una vita. Lo vedo sorridere, quel sorriso che è solo per me, pieno di calore e di qualcosa di malizioso, come se sapesse esattamente cosa sto pensando. Ovvero che vorrei correre nella sua direzione e lasciarmi scopare sul campo davanti a tutta la squadra. Fanculo il resto del mondo.
Il mio cuore balza, e un'ondata di calore mi attraversa nonostante il freddo pungente. Alzo una mano in un piccolo cenno, imbarazzata ma incapace di trattenermi. Logan inclina appena la testa, ma vedo il sorriso allargarsi sulle sue labbra mentre si gira, ancora con gli occhi su di me. È un momento dolcissimo, ma il campo non aspetta nessuno. Una voce chiama il suo nome, e quando Logan si volta di nuovo, è un attimo troppo tardi. Il passaggio di Reed gli sfugge per un soffio, la palla rimbalza lontano, e Logan lascia andare un'imprecazione sottovoce. Mason si avvicina per prenderlo in giro, dandogli un'altra pacca sulla spalla, mentre Logan scuote la testa, lanciandomi un'occhiata accusatoria ma divertita prima di rimettersi in posizione.
Non posso fare a meno di ridere sottovoce. È colpa mia, lo so. Ma mi piace l'idea di potergli rubare un po' di quella concentrazione che dedica sempre al gioco. Mi stringo meglio nel cappotto, con il freddo che torna a farsi sentire, ma la scena davanti a me continua a riscaldarmi. Logan Miller non è solo un giocatore incredibile, è mio. E in questo momento, mentre lo guardo dominare il campo, so che non c'è altro posto al mondo in cui vorrei essere. Ogni suo movimento è un'armonia perfetta, ma ciò che mi cattura più di tutto è quel modo in cui, ogni volta che alza gli occhi, cerca me. Non c'è mai stato un altro uomo che mi facesse sentire come lui.
Poco prima che l'allenamento si concluda, il telefono vibra nella tasca del mio cappotto. Distogliere lo sguardo da Logan mi costa più di quanto vorrei ammettere, eppure lo faccio. Il suo passo rapido sul campo, i movimenti sicuri, e quel sorriso che riesce a lanciare persino mentre schiva un avversario mi tengono incollata a lui come una calamita. Con riluttanza abbasso lo sguardo al display. Matt.
Sospiro infastidita. Non voglio rispondergli adesso. Non quando i miei occhi sono concentrati sul wide receiver più bello che io abbia mai visto, quello che mi fa dimenticare tutto, anche solo osservandolo. Ignoro la chiamata e ripongo il telefono in tasca, promettendomi di richiamarlo più tardi.
Logan e Reed si spintonano scherzosamente in mezzo al campo, e il mio sorriso si allarga. Nonostante la loro rivalità, tra loro c'è un legame evidente. Si mettono alla prova, si punzecchiano, ma non si lasciano mai davvero cadere. Mi piace vederli così, mi fa sentire che il mondo può essere semplice, almeno per un attimo. Ma il telefono vibra di nuovo, insistente. La mia serenità si incrina. Sbuffo, prendendo il cellulare con più forza del necessario.
«Matt, hai bisogno? Sono un attimo occupata.» Tento di non essere troppo brusca, ma la mia impazienza si percepisce chiaramente.
La sua voce arriva bassa e grave, come un fulmine a ciel sereno. «Liv, devo parlarti.»
Il tono mi immobilizza. È come una mano fredda sulla schiena. Mi volto di scatto verso l'uscita, allontanandomi dagli spalti e dal caos del campo. Non voglio che Logan si accorga della mia preoccupazione, né voglio che qualcuno veda la mia espressione cambiare.
«Cosa c'è, Matt? Cos'è successo?» La mia voce trema appena, ma cerco di mascherarla con un tono più deciso.
Matt fa una pausa troppo lunga, e sento un nodo stringersi nel petto. «Gerald non è più in custodia. Ha lasciato la California.»
Per un istante non riesco a respirare. Il mondo intorno a me sembra svanire, lasciandomi sospesa in un vuoto silenzioso. «Come sarebbe a dire? Non doveva rimanere in carcere? Com'è possibile?»
«Liv, ascoltami.» Il suo tono si fa più fermo. «Non sappiamo come, ma è successo. Non sappiamo dove sia diretto, ed è per questo che ti sto chiamando. Devi stare attenta. Sempre. Se vedi qualcosa di sospetto, chiama subito me o le autorità. Hai capito?»
Le sue parole riecheggiano nella mia testa, ma il panico mi paralizza. Mi guardo attorno, il parcheggio semi-deserto sembra improvvisamente minaccioso. Le ombre si allungano, e ogni piccolo rumore mi fa sobbalzare. La sensazione di essere osservata mi stringe il petto come una morsa.
«Liv?» La voce di Matt mi riporta alla realtà. «Stai bene?»
Inspiro lentamente, cercando di calmarmi. «Sì... sì, sto bene. Grazie, Matt. Ti richiamo se noto qualcosa.»
Chiudo la chiamata e abbasso il telefono con mani tremanti. Mi guardo attorno, ma il campo sembra lo stesso di prima, pieno di ragazzi che si allenano, voci che si sovrappongono, un rumore di fondo che fino a pochi minuti fa mi dava sicurezza. Ora tutto sembra diverso. Ostile.
Fisso il cancello in fondo al parcheggio, cercando di convincermi che nessuno è lì. Che Gerald è lontano, che non può trovarmi. Ma l'ansia si rifiuta di lasciarmi. Il mio respiro si fa rapido, affannoso, e una fitta di panico mi stringe il petto. Mi appoggio alla parete e chiudo gli occhi, contando lentamente. Uno, due, tre... ripeti, Liv, ripeti. Non è qui, non ti succederà niente. È lontano. Dopo qualche minuto, riesco a riprendermi, anche se il cuore martella ancora come se avessi corso una maratona.
Raddrizzo le spalle e mi costringo a tornare verso gli spalti. Non voglio che qualcuno si accorga di niente. Non voglio che Logan veda questa parte di me, così vulnerabile e spaventata. Ma so che questa sensazione non sparirà facilmente. Gerald è fuori, e per quanto io voglia fingere che tutto sia normale, so che niente lo è davvero.
Quando il fischio finale suona, lo vedo subito pronto a correre verso di me mentre io faccio altrettanto. Non è più il ragazzo che vedevo prima in campo, è un altro. Un Logan diverso. Quello che sa cosa vuole e se lo va a prendere, senza esitazioni. Si ferma davanti a me con il fiatone, il volto sudato, ma la luce nei suoi occhi è quella di chi non ha mai avuto dubbi.
Prima che io possa dire qualcosa, lui lancia il casco con una mossa impetuosa, e senza lasciarmi il tempo di processare ciò che sta accadendo, mi afferra con forza e mi bacia. Dimentico per un momento quello che sta succedendo, dimentico Gerlad. Non è un bacio dolce, è feroce, come se il mondo intero fosse fuori dalla nostra portata. Le sue mani si intrecciano nei miei capelli, e io sento il calore del suo corpo, la passione che inonda ogni fibra di me. L'odore di sudore, di terra, di me e di lui mi travolge, rendendo il mondo attorno a noi distante, irreale. Ogni bacio è un affondo, ogni movimento una dichiarazione di possesso.
Quando finalmente si stacca, i suoi occhi brillano di qualcosa che non ha bisogno di parole. Non mi dice nulla, ma il suo sguardo dice tutto. È come se avesse vinto una battaglia, e io fossi il suo premio. Si avvicina ancora, il suo respiro pesante e calmo ora, come se avesse finalmente trovato il suo posto.
«Non è solo il gioco a dominarmi, sei tu» mormora con voce bassa, i suoi occhi verdi ora più scuri come il cielo prima di una tempesta.
Il cuore mi batte forte, il corpo ancora tremante per il bacio e per la notizia di Matt, ma sono completamente immersa in lui.
«Lo so» sussurro, quasi incapace di dirlo ad alta voce, ma lui sa. Sente la stessa cosa.
C'è qualcosa di primitivo tra di noi, qualcosa che non ha bisogno di parole. Non c'è altro posto dove vorrei essere. Non c'è nessun altro con cui preferirei stare. E quando i suoi occhi si incontrano con i miei, so che non è solo il campo a tenerci legati, ma qualcosa di più forte, di più eterno.
Mi scordo di tutto, non mi guardo attorno, e forse sbaglio.
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