Capitolo quattordici - Olivia
È quel filo rosso che ci lega
a ricordarmi di tenere duro
a ricordarmi che ti amo
LA notte prima non ero riuscita a dormire granché. Il piumone spesso mi aveva dato fastidio, mi si era attorcigliato attorno al calore delle gambe in una morsa soffocante. Mi ero ritrovata tutta sudata e in balia di pensieri decisamente sconci. Continuavo a ricordare come la bocca di Logan si era posata sul mio collo infuocato, come la sua lingua aveva disegnato una scia umida lungo la linea dei baci che poco prima aveva rilasciato sulla pelle, come il suo petto solido e compatto aveva premuto contro la mia schiena rigida. Ero riuscita a percepire la sua erezione dura contro le mie natiche. Ho dovuto usare tutta la mia forza di volontà per non strusciarmici contro e gemere come una squallida ragazzina in preda ai primi ormoni. Non so come sono riuscita a staccarmi da lui, ad allontanarmi da una gravità che mi risucchiava nella sua direzione.
Mi sentivo andare in fiamme a quelle sensazioni che ancora mi vorticavano in testa. Bruciavo di un qualcosa simile ad un incendio dentro al petto, e non solo...
Avvolta nell'oscurità della stanza, continuavo a rigirarmi nel letto in cerca di un po' di sollievo. Ad un certo punto avevo dovuto addirittura spalancare le finestre nella speranza che l'aria gelida di quella notte bastasse a calmare quel calore. Non era servita nemmeno la seconda doccia fredda della serata. La cosa che più avevo detestato era che la mia testa non faceva che pensare a cosa sarebbe accaduto se non avessi deciso di mettere della distanza tra i nostri corpi.
Io e Logan avevamo sempre avuto quell'attrazione fisica che a volte diventava più potente dell'amore che ci legava. I nostri corpi si reclamavano spesso, diventava quasi un bisogno fisico quell'intimità tra di noi. In quei cinque mesi in sua assenza non mi ero toccata nemmeno una volta, forse come punizione per non essere riuscita a tenermelo stretto, o forse perché le mie dita non mi bastavano più da quando lui era entrato a fare parte della mia vita. Probabilmente ero così distrutta dalla sua assenza che darmi un po' di piacere mi sembrava la cosa più sbagliata da fare, per cui avevo fatto voto di castità, ed ora che era ripiombato come un uragano nella mia vita mi sembrava di aver perso del tutto il controllo sul corpo e sulle emozioni.
Riuscivo perfino ad immaginarmelo: nel proprio letto, completamente nudo e disteso a pancia in su intento a stringersi forte con la mano mentre fantasticava sulle mie natiche avvolte dalla tuta sportiva, o rivedeva le mie gambe nude e i capezzoli indurti dal freddo sotto la canottiera...
Mi ero tolta la maglia del pigiama senza nemmeno rendermene conto. I polpastrelli erano scivolati un paio di volte sullo stomaco facendomi rabbrividire, le dita avevano giocato con la rigidità dei capezzoli prima di avvolgere il seno nella mano e di strizzarlo forte. Avevo dovuto soffocare un gemito per paura che i miei coinquilini potessero sentirmi. La mia mano era poi scesa lentamente fra le gambe divenute di gelatina per tutte le sensazioni che provavo in quel momento, le dita avevano sfiorato quella zona del corpo ormai troppo umida e scivolosa. Quella volta il gemito mi era sfuggito dalle labbra prima che riuscissi a fermarlo.
Le mie anche si erano aperte automaticamente, andando incontro alle dita che si erano abbassate fino al centro dolorante e pulsante. Avevo socchiuso le labbra e ansimato come se il mio corpo mi stesse ringraziando per tutte quelle sensazioni, come se finalmente lo stessi liberando da mesi di rigidità e agonia. Mi ero penetrata con due dita contorcendomi appena e lasciando ricadere la testa sul cuscino con un gemito misto ad imprecazione sulle labbra dischiuse. Nella mia testa era riapparso il volto di Logan, il suo corpo possente e muscoloso lucido per l'allenamento di quella sera, i suoi occhi fiammeggianti che mi lasciavano segni di bruciature su tutto il corpo, la sua solita fossetta sulla guancia destra.
Mi ero immaginata le sue dita prendere il posto delle mie, la sua testa che si intrufolava tra le mie gambe mentre la sua bocca e la sua lingua lambivano la mia zona ormai bagnata e gonfia. La mano rimasta libera era tornata a scorrermi sul petto come a voler strappare via la pelle che sentivo andare a fuoco, si era chiusa un'altra volta sui seni esposti e le dita avevano giocato con i capezzoli turgidi. Mi ero morsa le labbra con forza mentre muovevo il bacino andando in contro alle dita, presa da ondate di puro piacere.
Non so se era stata la mia mano o quella di Logan a portarmi oltre il limite, esplodendo in un orgasmo così potente da farmi quasi urlare. Non so per quanto tempo ero rimasta immobile nel letto, sudata e ancora in preda a scosse di piacere, ma ad un certo punto i colori della notte erano diventati più chiari e vividi.
Solo in quel momento, appagata e stremata, ero crollata in un sonno profondo.
«Sei proprio sicura di voler uscire vestita così?» mi chiede Ellie per la centesima volta. La sua non è preoccupazione, bensì soddisfazione davanti al look che ho scelto per la serata, come se fosse orgogliosa di me e al tempo stesso preoccupata dall'effetto che potrei sortire una volta arrivati alla festa.
Sorrido dandomi una veloce occhiata, studiando le gambe nude e il completino striminzito che indosso. «Sicurissima. L'idea è quella di sconvolgere quell'ammasso di muscoli e niente cervello.»
Ellie annuisce compiaciuta, poi sospira sistemandosi i capelli che per quell'occasione ha lisciato con la piastra e poi legati in due codini che ora le ricadono morbidi sulle spalle. Mette il broncio.
«Ancora non riesco a credere che tu non ci abbia parlato di Ted. Da quando in qua hai deciso di avere segreti con noi?» getta un'occhiata a Jackson, seduto sul sedile anteriore accanto al taxista, in cerca di una spalla.
Alzo gli occhi al cielo. «Reed» la correggo. «Non so perché non ve ne ho parlato... tra tutte le altre cose mi sono dimenticata che voi non lo conoscete. Ma stasera rimedierò, promesso.»
Jackson sbuffa voltandosi ad osservarci. «Se avessi saputo che ogni mattina andavi a correre con il primo sconosciuto che hai trovato al parco ti avrei accompagnata» borbotta con acidità.
«E che oltretutto è il capitano della squadra di football di Logan e Mason. Come accidenti hai fatto a tenertelo per te?» rincara la dose Ellie.
Alzo le spalle e scuoto la testa. «Proprio non ne ho idea. Non volevo che Reed sapesse del mio rapporto con Logan o che capisse che conosco perfino Mason. Tra noi è nata una bella amicizia, e forse desideravo solo che rimanesse intatta e distante da tutti i casini in cui sono.»
«Lo sai vero che prima o poi sarebbe venuta a galla questa cosa?»
«Lo so. Lo avrei affrontato nel momento opportuno, ovvero questa sera.» Spiego ad entrambi. «E prima che me lo chiediate no, non ho idea di come farò a giustificarmi. Spero solo che Reed non si offenda per avergli mentito.»
«Lo hai solo omesso» mi viene in soccorso Jackson con appena l'accenno di un sorriso.
«Sì, ma non sono stata del tutto sincera.» Sospiro con una smorfia. Poi mi giro verso Ellie osservando prima il suo travestimento e poi quello di Jackson che, insieme, fanno coppia. «Harley Quinn e Joker. Volete far scoppiare un'altra rissa? Perché sono quasi sicura che Mason non se ne starà buono in un angolino a guardare mentre gli sfilate davanti al naso come se steste insieme.»
La prima ad alzare gli occhi al cielo è Ellie, seguita a ruota dal ragazzo con i capelli verdi e i denti d'oro in bocca. «E chi se ne fotte? Mason ha fatto la sua scelta, che non include più me, perciò non mi interessa affatto se si comporterà da pazzo.»
«Avete deciso insieme di prendervi una pausa» le ricordo. «Era davvero necessario istigarlo così?»
«Disse quella che si è vestita da cheerleader dei Lions. Il tuo completino è talmente corto che potresti averlo comprato sul negozio online di youporn. Per non parlare del fatto che stai andando ad una festa universitaria della squadra avversaria. Lo sai che i Bulldogs sono da sempre nemici giurati dei Lions?»
Le faccio un sorrisetto innocente. «Ma io frequento la Columbia, tifare per la mia squadra non fa di me una brava matricola?»
Ellie sogghigna. «Non quando stai per entrare nella casa del lupo, pazza di una ragazza. Se il tuo scopo era quello di farti odiare da mezzo campus, credo che farai un ottimo lavoro.»
«Reed ha richiesto un look impeccabile, non ha detto che non potevo vestirmi come tifosa della squadra avversaria. E in caso decida di saltarmi alla gola, ho sempre il coltellino con me» le indico la coscia nuda picchiettando dove vi ho rinfoderato un finto coltello insanguinato, giusto per dare quel tocco più sensuale al completino.
Jackson scuote la testa e scoppia a ridere. «Credo che sarà qualcun altro a saltarti addosso, Liv.»
«Già» borbotta Ellie con una smorfia. «Devo ammettere che Logan ha fegato, ciò non toglie che gli tirerei un altro pugno molto volentieri.»
Le lancio una smorfia supplichevole. «Puoi per favore comportarti bene? Sto provando a risolvere la situazione a modo mio.»
Ellie si appoggia al sedile, incrocia le braccia al petto e lascia vagare lo sguardo sul mio viso. I suoi occhi azzurri s'incatenano nei miei in modo automatico. Mi fissa con un'intensità tale da farmi sentire le gambe deboli, al punto che ringrazio di essere seduta perché diversamente non avrebbero retto questa pressione. La mia migliore amica mi conosce più di quanto io conosca me stessa. Sa che quello che provo per Logan è così potente da farmi dimenticare, per brevi momenti, tutto il dolore che ho provato negli ultimi mesi. Contrariamente da me, sa che sto venendo a patti con il passato pur di poterlo includere nuovamente nella mia vita.
Non lo ammetterò mai ad alta voce, troppo orgogliosa per farlo, ma Logan mi manca. Mi manca a tal punto da lasciarmi trascinare ovunque pur di passare ancora del tempo insieme a lui. Mi manca così tanto che la mattina mi sveglio desiderando di averlo accanto ma poi, quando lo trovo fuori casa ad aspettarmi con un caffè in mano ed un sorriso smagliante, vorrei solo rovesciargli quell'enorme bicchiere in testa. Sono una contraddizione continua di emozioni, e solo la sera prima, in cui sono riuscita a porgli una delle domande che mi ronzava in testa da mesi, il mio cuore ha iniziato lentamente a risanarsi.
«Una domanda per una domanda» mi ha detto dopo aver capito che l'allenamento mi aveva già sfiancata. Il sudore partiva dall' attaccatura dei capelli e colava sulla fronte fino a raggiungere la nuca ormai umida. Aveva aspettato che fossi stanca, con la mente più rilassata e incline a parlare senza dover per forza litigare. Quando avevo alzato lo sguardo nel suo, incontrando le sue iridi verdi e brillanti, mi ero accorta che lui, a differenza mia, non sembrava per nulla affaticato. Il suo corpo manteneva ancora la posizione corretta di partenza, mentre io vacillavo in avanti colpita dalla stanchezza. Non solo fisica, anche mentale.
«D'accordo» avevo mormorato con il fiato corto. Poi ero rimasta in silenzio svariati minuti indecisa su quale domanda porgli per prima. Il suo sorriso rilassato mi aveva spronata a parlare ancora prima che avessi formulato nella testa la frase corretta.
«Sei stato con un'altra?»
Logan non si era scomposto alla domanda. Glielo lessi negli occhi, sapeva che prima o poi quella preoccupazione che avevo da ben cinque mesi sarebbe venuta fuori. Aveva sospirato per un momento senza però distogliere gli occhi dai miei, poi mi aveva incitata a rimettermi nella posizione corretta. Il suo pugno chiuso dentro il guantone da boxe era volato nella direzione del mio fianco un secondo prima che me ne accorgessi, schivandolo con destrezza come mi aveva insegnato a fare.
«No» mi aveva risposto compiaciuto dalla mia prontezza. Eppure, quella risposta non mi era bastata. Non gli avevo dato il tempo di formulare una domanda da pormi, perché la mia bocca si era riaperta lasciando fuoriuscire tutta l'ansia.
«Ma? Sono sicura che tu non abbia completato la frase» ho quasi ruggito fuori, consapevole di star dando vita ad una gelosia che forse non mi apparteneva nemmeno più. Avevo sentito il buon senso scivolarmi via, camminavo sul filo del rasoio con la paura che la sua risposta potesse scaraventarmi all'Inferno.
Il suo sguardo non aveva vacillato nemmeno quella volta mentre rispondeva: «Ma ci ho provato. Ho tentato di portarmi a letto qualche ragazza pur di non pensare a te, pur di dimenticarti. Non ci sono riuscito.»
«Perché?» gli avevo chiesto con un groppo alla gola tale da mozzarmi il respiro. «Perché Logan?» Mi ero rimessa in posizione di attacco e avevo sferrato diversi pugni e calci nella sua direzione, che lui aveva abilmente schivato, prima di ritrovarmi ancora una volta affaticata e senza respiro. Era rabbia quella che emanavo. Rabbia, gelosia e dolore.
Logan pareva conoscermi così bene da non rimanere scandalizzato da quella raffica di emozioni. Sapeva esattamente tutto ciò che provavo e sembrava ricordarsi anche che era colpa sua, per cui si era limitato a lasciare che mi sfogassi senza dire nulla.
«Che cosa vuoi sapere esattamente? Perché non ci sono riuscito?»
«Voglio sapere perché te ne sei andato! Perché mi hai lasciata sola!»
«Perché ti amavo così tanto da mettere te stessa al primo posto.»
«Stronzate! Dimmi perché!»
«Perché sono stato un codardo e ho preferito scappare.»
«Logan» lo avevo avvertito assottigliando gli occhi. «Giuro che il prossimo pugno te lo do a mani libere, e questa volta sarà così tanto doloroso da spezzarti in due. Perché?» ci avevo riprovato un'ultima volta. Gli occhi che si erano inumiditi e la voce che tremava.
Avevo osservato il suo pomo d'Adamo salire e scendere quando deglutiva. Gli occhi che perdevano quella certezza e stabilità che avevano trovato nei miei. Il respiro che diventava tutt'a un tratto irregolare. «Perché non ero pronto» aveva mormorato così piano che quasi mi era stato difficile da udire. «Non ero pronto a tenderti una mano e ad essere la tua àncora di salvezza quando per tutti quegli anni avevo faticato ad essere la mia. Non ero pronto a farmi carico del tuo dolore e lasciare che mi divorasse al punto da cadere in un buco nero senza fine. Non ero guarito da tutto il passato, Liv. Non potevo rischiare di trascinare anche te sul fondo, perché se fossi rimasto sarebbe accaduto proprio questo. La nostra relazione non sarebbe durata, saremmo scivolati entrambi nel vuoto ed io non sarei riuscito ad afferrarti in tempo. Non potevo permettere che facessi la mia stessa fine.»
Sorpresa nell'udire parole che sognavo di sentirgli pronunciare da mesi, ero rimasta in silenzio a fissargli la determinazione nello sguardo. Dovevo dargliene atto, Logan sapeva esattamente come fare breccia nel mio cuore ormai malandato. Premeva i tasti giusti e raggiungeva anche la parte più inconscia della mia anima, nonostante questo sapevo che ogni cosa da lui pronunciata era la verità.
Logan mi amava. Mi amava nel suo modo un po' contorto, lo faceva credendo di non essere abbastanza ai suoi occhi e di conseguenza pensava di non riuscire a darmi l'amore che meritavo. Eppure lo aveva sempre fatto. Non mi ero mai sentita così protetta e a casa come quando ero con lui. Sapevo che non avevo amato Matt con la stessa intensità e devozione con cui amavo il ragazzo dagli occhi verdi che mi stava di fronte. Amavo Logan più di quanto ero disposta ad ammettere a me stessa, così tanto che non riuscivo ad immaginare una vita senza di lui. Lui era la mia metà.
«E ora lo sei?» gli avevo chiesto con tutta la forza che ero riuscita a tirare fuori. Combattevo per non sporgermi ad abbracciarlo, piantavo con forza i piedi nel pavimento pur di non saltargli in braccio e mettere fine a tutta questa agonia. Logan sembrava sforzarsi in egual misura, gli sarebbe bastato un mio cenno per annullare le distanze. Eppure, entrambi rimanemmo saldamente al nostro posto. Distogliere gli occhi dai suoi non era contemplabile. Logan era la mia forza, ed io ero la sua.
E poi, quando finalmente mi aveva risposto, avevo buttato fuori tutta l'aria che mi era rimasta incastrata in gola fino a quel momento. Le spalle avevano ceduto lasciandomi quasi ricurva in avanti.
«Ora sono pronto a distruggere l'intero universo pur di riaverti con me, Liv. Sono finalmente pronto a combattere per noi.»
Ritorno al presente solo quando sento il taxi frenare e accostarsi lungo un vialetto illuminato. Una volta essere scesi, mi accorgo fin da subito che nell'Alpha Sigma Phi regna il caos più assoluto. Nell'enorme giardino che ci si apre di fronte è riverso una quantità notevole di persone travestite e intente a bere e ballare. Alcuni sono occupati in una gara di Beer pong, dove due ragazze bellissime sono rimaste in slip e reggiseno, mentre i ragazzi nella parte opposta si alterano tra addominali in bella vista e boxer neri di Calvin Klein. Rabbrividisco per loro, sono praticamente nudi con forse cinque gradi e un'aria gelida.
Il centro dell'edificio è decorato con lo stemma che rappresenta la confraternita, una Fenice che risorge dalle ceneri del suo vecchio corpo, mentre tutto il cornicione è addobbato da finte ragnatele con ragni annessi, zucche arancioni dalle facce più buffe che io abbia mai visto e pipistrelli che svolazzano grazie a quello che immagino sia dello spago legato negli angoli. Le finestre sono adornate da tante lucine arancioni e rosse, scheletri risalgono le mura insieme a zombie e mostri verdi talmente grandi da fare paura. La cosa più inquietante, però, sono le diverse tombe posizionate in differenti punti del giardino.
Ellie e Jackson seguono il mio sguardo, poi è proprio quest'ultimo a lanciare un fischio di approvazione. «Direi che a Yale sanno come divertirsi.»
Ellie, invece, sbatte un paio di volte le palpebre annoiata. «Sono dei bambini o dei confratelli? Perché mi sembra di vedere la casa che mio cugino ha costretto a fare addobbare ai miei zii.»
Rido nel mentre ci facciamo largo tra schiamazzi e risate, attenti nel non incontrare troppi vampiri o lupi mannari. Qualcuno ha già iniziato a squadrarci, o forse guardano il mio abbigliamento del tutto fuori luogo, altri bisbigliano senza premurarsi di non darlo a vedere. Io e Ellie ci lanciamo un'occhiata divertita, e finalmente riusciamo ad arrivare alla porta d'ingresso coperta di ragnatele quasi arrancando. I ragazzi dell'Alpha Sigma Phi devono avere insonorizzato le pareti della casa, perché da fuori la musica arriva bassa ed ovattata, e non mi pare possibile che il volume sia ridotto al minimo. Ne ho la conferma quando un ragazzo spalanca la porta con l'intenzione di uscire, ma si blocca nell'esatto momento in cui si accorge di noi. La musica ci travolge lasciandoci per un momento senza fiato.
Capisco subito che si tratta un giocatore di football, in parte per la stazza e il fisico, e in parte perché indossa la maglia dei Bulldogs con diversi strappi sia nella zona centrale e sia alle estremità da cui si intravede quello che presumo sia finto sangue sgorgargli dal petto muscoloso. Sì appoggia allo stipite con nonchalance, studiando dapprima tutti e tre e poi soffermandosi più del dovuto sul mio costume. Il suo sopracciglio scuro s'inarca quando i suoi occhi incontrano i miei e ci intravedono dentro un lampo divertito.
«E voi chi sareste?» chiede continuando a scrutarmi come se fossi una rara specie di insetto intrappolato dentro un ampolla in vetro. Vedo Jackson sorpassare Ellie e cingermi le spalle come a volermi proteggere. Il ragazzo segue con lo sguardo il suo gesto curioso prima di accennare un ghigno.
Mi schiarisco la voce appoggiandomi contro il torace del mio migliore amico. «Loro sono Harley Quinn e il Joker» indico prima Ellie e poi il biondino che ancora mi tiene stretta. Il ragazzo alza gli occhi al cielo alla mia risposta come a farmi capire che non intendeva "da cosa siete travestiti" bensì "a quale Università appartenete".
«E tu da quale cartone animato giapponese sei uscita?»
Inarco un sopracciglio infastidita. «Ma sei scemo? Non sai riconoscere una cheerleader quando la vedi? Buffo, come giocatore di football dovresti averle tutte ai tuoi piedi.»
«Riconosco solo quelle che appartengo ai Bulldogs» ringhia sporgendosi in avanti. «Cos'è, i Lions hanno deciso di inviare qui una spia? Avrebbero almeno potuto camuffarti meglio invece di lasciare che ti vestissi da sciaquetta.» Si avvicina ancora, così tanto da farmi inalare d'un colpo il suo alito che sa di birra. Non trattengo nemmeno una smorfia schifata, lascio che veda tutto il mio sdegno. Ringhia ancora dandomi un annusata che mi fa accapponare la pelle. «Nessuno di noi verrà mai a letto con te, occhi azzurri o meno.»
«Attento a come cazzo le parli» si fa avanti Jackson facendomi da scudo. La sua mano va a posizionarsi sulla mia spalla prima di spingermi dietro di lui. «Non è una cazzo di spia, brutto idiota. Non sai nemmeno riconoscere un travestimento quando lo vedi.» Gli indica il mio finto sangue sparso in diverse parti del corpo, anche quello che mi cola dalle labbra e raggiunge il mento. Il ragazzo mi scannerizza con un'intensità tale da farmi sentire per la prima volta nuda.
Il mio disagio è palpabile, così tanto che so di avere il collo e le guance puntinati di rosso. Speravo di sconvolgere metà campus questa sera, ma non al punto di essere addirittura insultata. Deglutisco un paio di volte sotto il suo sguardo penetrante e schifato allo stesso tempo, come se non credesse ad una sola parola di quello che gli è stato detto, nemmeno con la prova davanti. Jackson mantiene lo sguardo duro nel suo, sporgendosi per coprirmi del tutto e togliendogli così la visuale. Il ragazzo sposta finalmente lo sguardo nel suo e gli regala un ghigno strafottente.
«Se quello che dite è vero, chi vi ha invitati?» chiede passandosi una mano nei capelli lunghi prima di incrociare le braccia al petto e di mostrarci gli avambracci tonici. Ellie alla mia sinistra sbuffa alzando gli occhi al cielo, per niente colpita da quel tentativo di "atteggiarsi da figo". Intanto, la musica da discoteca è cambiata per la terza volta da quando la porta si è spalancata, gli studenti continuano a sorpassarci per entrare ed uscire e l'aria frizzantina di questa sera seguita a colpirmi spalle e gambe facendomi rabbrividire.
«Reed» gli rispondo alzando la voce per sovrastare il trambusto e la musica a palla. Le sopracciglia del ragazzo schizzano verso l'alto come se avesse capito male.
Poi scoppia a ridere di gusto. «Non ho la più pallida idea di come tu faccia a conoscere il suo nome, ma il nostro capitano non è mai stato incline a fraternizzare con il nemico.»
Sorpasso Jackson andandogli di fronte. «Punto primo razza di un idiota, mi pare di averti già detto che non sono il nemico, né tanto meno una cheerleader e ancora meno una spia del cazzo. Punto secondo» alzo l'indice nella sua direzione, «Se ti degnassi di andare a chiamarlo potrebbe dirtelo lui stesso.»
«Dirmi che cosa?»
«Che sei solo un povero coglione» sbotto assottigliando gli occhi con sfida. Jackson alle mie spalle ridacchia sottovoce imitato da Ellie che annuisce compiaciuta. Prima che il ragazzo possa anche solo provare a ribattere, una voce alle sue spalle ci fa voltare tutti quanti.
«Jones, si può sapere che cazzo stai facendo? Si gela! Chiudi quella dannatissima porta prima che decida di lasciarti dormire in giardino nudo per tutta la notte.»
Faccio capolino oltre il corpo massiccio del giocatore di football e inchiodo Reed con lo sguardo. Alzo la mano per salutarlo. «Ehilà. Potresti per favore venire a spiegare al tuo stupido confratello che non sono una fottuta spia dei Lions?»
Nel sentire la mia voce corruga la fronte, poi mi lancia un'occhiata così lunga da farmi sentire nuda ed esposta. Qualcosa nella sua espressione cambia, lo vedo dagli occhi sgranati e dalle spalle che si ammorbidiscono. Piano piano i lineamenti del suo viso si distendono e così gli angoli della bocca, che piega all'insù in un enorme sorriso. Scoppia a ridere talmente forte da attirare l'attenzione di un gruppo di studenti lì vicino. «Sei davvero una forza della natura, Olivia!»
«Conosci questi tre?» gli chiede sospettoso lo scimmione che ancora ho di fronte.
«Conosco lei di sicuro.»
Reed avanza verso di noi e senza nemmeno darmi il tempo di ribattere mi tira a sé in un abbraccio amichevole. Ricambio il gesto un po' impacciata per poi sorridergli una volta esserci staccati. Quando congeda con la mano il suo amico senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, riesco a percepire l'incredulità nel suo sguardo. Prima di andarsene, ci riserva un'occhiata ancora sospettosa e di puro disprezzo. Con la coda dell'occhio vedo Ellie salutarlo con il dito medio alzato, e per poco non scoppio a ridere.
«Non avevo dubbi che mi avresti stupito, ma così... santo cielo, Olivia!» Reed ridacchia ed io riporto lo sguardo nel suo. «Fatti guardare, West Coast.» Mi fa fare una piroetta un po' scoordinata e annuisce compiaciuto con un immenso sorriso sulle labbra.
«Credo che metà dei presenti non apprezzi questo abbigliamento come fai tu.»
Il suo braccio nudo mi circonda le spalle con fare affettuoso. «Non ti preoccupare. Pensa solo a divertirti e lascia perdere questi coglioni arrapati.» Finalmente alza lo sguardo sui miei amici e amplia il sorriso prima di allungare la mano e di stringerla ad entrambi. «Sono Reed» si presenta. «E voi dovete essere Harley Quinn e il Joker, bei travestimenti.»
Ellie gli stringe la mano senza smettere di fissarlo sconcertata. Solo ora noto che Jackson ha la sua stessa identica espressione esterrefatta e non ne capisco il motivo.
«Che vi prende?» bisbiglio ai due pesci lessi al mio fianco.
Ellie apre la bocca poi la richiude. Si presenta con il suo vero nome e poi fa la stessa cosa con il biondino al suo fianco. I suoi occhi non smettono di scrutare il viso di Reed come se non avesse mai visto un ragazzo in tutta la sua vita. È pazzesco! Sì, il quarterback che ci sta di fronte è davvero molto carino e avrei anche potuto prendermi una cotta per lui se già non amassi un'altra persona, ma dev'essere davvero l'uomo più bello del mondo se perfino Jackson se ne sta con la bocca spalancata quasi a toccare il pavimento.
«Voi due... i vostri occhi...» Jackson sposta lo sguardo da me a Reed e viceversa imitato da Ellie. «È una cosa assurda.»
«Troppo strana. È possibile che siate imparentati?» mi chiede la mia migliore amica con la fronte corrugata.
La guardo sconcertata. «Come? Ma che state dicendo?»
Ellie sospira. «Avete gli stessi identici occhi, Liv. E so quello che sto dicendo perché i tuoi li conosco da una vita intera. Il tuo azzurro non è semplicemente azzurro, ma ha delle sfumature che in base al tempo cambiano. Per esempio, quando piove le tue iridi tendono al grigio, nelle giornate in cui splende il sole hanno dei riflessi che propensano al blu più scuro come l'oceano. Mentre stasera... stasera hanno una sfumatura che vira sul bianco. Sono di colore ghiaccio, ecco. E lui» indica Reed con l'indice. «Ha il tuo stesso identico colore, e presumo che non siano delle lenti a contatto, giusto?»
Reed scuote la testa con appena la fronte corrugata. Mi guarda confuso ed io alzo le spalle, perché non ci sto capendo niente nemmeno io.
«E con ciò? Non penso di essere l'unica ad avere gli occhi di questo tipo.»
«No ma...» questa volta è Jackson a parlare. «Non lo so, trovo che ci siano davvero delle somiglianze tra di voi.»
Deve aver notato il mio sconcerto perché si gira verso Ellie in cerca di aiuto, ma quest'ultima è troppo occupata a far scorrere lo sguardo tra me e Reed per rendersene conto.
Il ragazzo che mi sta di fronte si schiarisce la gola e batte le mani per riportare la nostra attenzione su di lui. «D'accordo. Dopo questa avvincente lezione sul colore degli occhi credo che farò un salto dall'oculista per accertarmi che vada tutto bene.» Rido, e finalmente sia Ellie che Jackson accennano un sorriso. «Venite dai, vi presento un po' di gente e vi faccio fare un giro.»
Per la mezz'ora successiva vengo sballottolata di qua e di là tra persone mezze ubriache, giocatori di football che mi guardano come se avessero Satana in persona davanti e ragazze dallo sguardo curioso. Rifiuto il centesimo drink che mi viene offerto e opto per una coca cola light. Ellie e Jackson, invece, si divertono un mondo a fare a gara a chi dei due finisce il drink per primo, ed io so già che mi ritroverò a fargli da baby sitter prima ancora che riescano a raggiungere la cucina. Li guardo ballare e divertirsi insieme mentre me ne sto appoggiata contro il muro con un leggero broncio sulle labbra.
Continuo a spostare lo sguardo ovunque alla ricerca di un paio di occhi verdi che conosco bene, eppure di Logan non c'è l'ombra. Nemmeno Mason si è ancora fatto vedere, e questo mi spinge a chiedermi se forse entrambi hanno deciso di non venire o se hanno organizzato un programma migliore. La parte più egoista di me spera che siano nella loro stanza ad annoiarsi a morte, perché quella invece più sadica ha paura a pensare che si siano intrufolati ad un'altra festa in mezzo a ragazze mezze svestite pronte a darsi alla pazza gioia per una sera.
Sto rifiutando l'ennesimo drink da un ragazzo che mi sembra alquanto alticcio e su di giri, quando con la coda dell'occhio vedo Reed venirmi incontro insieme ad una ragazza... diamine è meravigliosa. Resto incantata ad osservarla avanzare verso di me con un sorriso dolce e sghembo allo stesso tempo. La sua pelle è bianca e candida, ha lunghi capelli ramati ondulati che le toccano il fondoschiena perfetto, due occhi grandi e verdi e ciglia lunghissime che invidio. Le labbra piene e colorate di rosso sono sollevate verso l'alto, una spruzzata di lentiggini del medesimo colore dei capelli è riversa su naso, guance e bocca. Il suo corpo sinuoso, con le curve nel punto giusto e un seno abbondante, è avvolto da un abito lungo con lo spacco sulla coscia destra, stretto e rosso. Le braccia sottili sono avvolte da due guanti viola che raggiungono i gomiti.
Sposto appena lo sguardo su Reed e trattengo una risata quando finalmente noto il suo look sotto diverse luci più accese: indossa solo una salopette rossa, con le braccia toniche e il petto muscoloso in bella vista, ed un enorme fiocco a pois attorno al collo. Non so perché prima non ho fatto caso alle orecchie un po' flosce che porta sulla testa, e così solo in quel momento mi rendo conto che entrambi sono travestiti in coppia come Roger e Jessica Rabbit. Sono bellissimi insieme, dannazione.
«Eccoti finalmente. Ti cerco da dieci minuti ma sei così bassa che ho faticato ad individuarti» urla Reed per sovrastare la musica prima di regalarmi un sorrisone.
Alzo gli occhi al cielo. «Ma come sei simpatico.»
Lui ride e prende per mano la ragazza che ha al suo fianco. Mi concentro su di lei sorridendole in modo genuino, gesto che lei sembra ricambiare in modo sincero. «Olivia, lei è Gwen. Amore, questa è la nanetta con cui vado a correre ogni mattina. Non è una prostituta di alto rango anche se questa sera è vestita come tale, dalla bocca non le vedo scendere nessuna bavetta quando mi guarda e sappi che se la sfiori per sbaglio è capace di tirarti un calcio nelle palle.»
Alzo nuovamente gli occhi al cielo e faccio per colpirlo davvero, ma lui mi schiva con agilità nascondendosi dietro il corpo della sua ragazza. «Davvero maturo, Reed. Esci dal tuo nascondiglio che stasera ho proprio voglia di appenderti al lampadario!» Gesticolo infastidita nella sua direzione, ma quando Gwen scoppia a ridere di gusto avvampo tornando al mio posto.
Lui non aggiunge altro, si limita ad appoggiare il mento sulla spalla della sua ragazza e ad osservarmi con un sorriso furbo. Gwen, invece, tende la mano verso la mia ed io ricambio il gesto un po' impacciata. «Sei simpatica, Olivia» mi dice, con un vero sorriso sulle labbra colorate di rosso.
«E tu sei davvero bella» le dico, indicandole l'abito e poi i capelli di una lucentezza tale che sembrano filamenti di stelle.
«Grazie. Anche il tuo look è davvero figo. Non è proprio vero che sembri una prostituta, non ascoltare questo idiota» con l'indice tocca il naso di Reed, che le borbotta qualcosa di incomprensibile all'orecchio facendola ridere. Sorrido per la scena perché li trovo davvero carini e il mio cuore si stringe all'idea che una volta anche io e Logan eravamo così.
«Allora, cosa ne pensi?» le chiede indicandomi. Sento due paia di occhi posizionarsi su di me e le mie guance s'infiammano all'istante.
«Lei mi piace molto, tu un po' meno. Era davvero il caso di aggiungere tutte quelle cose?»
La bocca di Reed forma una O. «Non era mia intenzione offenderla, amore.» Poi mi guarda con una smorfia. «Scusami, Olivia, non volevo...»
Sventolo una mano per aria regalandogli un sorriso. «Lo so, non ti preoccupare. Anche io al posto tuo mi sarei più interessata a rassicurare il mio ragazzo che a pensare se stavo ferendo o meno i sentimenti altrui.»
Mi ringrazia con un sorriso, poi torna rivolgersi a Gwen. «Volevo solo farti capire che non ti devi assolutamente preoccupare. Olivia è una brava alunna, impara davvero in fretta, ma soprattutto è un'ottima amica. E poi credo che nel suo cuoricino ci sia posto solo per un bel ragazzo dagli occhi verdi, ma non vuole dirmi il suo nome.» Mette il broncio, il suo mento torna ad appoggiarsi sulla spalla di Gwen e le sue braccia le circondando il corpo attirandola a sé.
Gwen scuote la testa divertita ma anche esasperata. «Sei davvero un impiccione. Lasciala in pace, se non vuole parlarne avrà i suoi motivi no?»
«Sai che odio i segreti» borbotta come un bimbo intento a fare i capricci.
Io e Gwen alziamo gli occhi al cielo, per la millesima volta, in contemporanea. «Scusalo» mi dice lei. «Comunque, voi due siete sicuri di non essere parenti alla lontana?»
«Come? Anche tu con questa storia? Ma che diavolo vi prende a tutti quanti stasera?» Reed sembra non credere alle sue orecchie, e sinceramente anche io inizio a trovare strana questa cosa. Ci guardiamo per un attimo ed entrambi sembriamo studiarci come se ci vedessimo per la prima volta. Noi non ci assomigliamo, per niente. D'accordo, magari i nostri occhi sono simili e anche a lui succede che cambino colore in base al tempo, ma che altro? I nostri lineamenti sono diversi, sembra notarlo pure lui perché quasi in simbiosi scoppiamo a ridere.
Gwen alza le braccia e poi le fa ricadere con un tonfo quando ci sente ridere come due idioti. «D'accordo, lasciamo perdere. Amore devo andare a vedere come si sente Lia, prima l'ho vista correre verso i bagni. Se ha vomitato sul pavimento giuro che la strozzo. Ti dispiace se ti lascio qui per un po'?»
Reed fa una smorfia disgustata prima di scuotere la testa.. «Nessun problema, vai pure. Ah e falle pure sapere che in tal caso domani mattina dovrà pulire lei stessa tutto quello schifo.» Con un unico gesto l'avvicina contro il suo petto e le stampa un bacio dolce sulle labbra.
Gwen gli sorride prima di accarezzargli una guancia, poi si volta verso di me con ancora le guance puntinate di rosso. «Divertiti, Olivia. Ci vediamo più tardi.»
Ricambio il saluto augurandole buon compleanno, poi la guardo allontanarsi di tutta fretta. Reed mi scompiglia i capelli con la mano facendomi sbuffare. «Vado ad accertarmi che sia tutto sotto controllo in giro. Ti va di venire con me o preferisci continuare a nasconderti in questo angolino?»
«Non mi sto nascondendo» mento, e quando Reed inarca un sopracciglio per poco non gli sbuffo in faccia. «Vado a cercare i miei amici e poi magari ti raggiungo» dico.
«D'accordo.» Prima di andarsene si volta ancora una volta verso di me. «E davvero, scusami per prima. Il tuo travestimento è bellissimo e anche tu lo sei, dico sul serio. Non lasciare che questi cazzoni ti giudichino senza nemmeno conoscerti, okay?»
«Sì» gli rispondo convinta, lasciandolo finalmente libero di inoltrarsi in mezzo alla folla.
Il sollievo di rimanere sola non dura molto. La testa prendere a formicolarmi e sento la tensione salire, per cui mi costringo a buttare un occhio guardingo in giro ed è proprio in quel momento che lo vedo. Logan è appoggiato al muro a braccia conserte, e mi sta osservando con durezza. La sua mascella è contratta, e così lo sono i muscoli in tensione del suo corpo, la bocca chiusa in una linea dura e un cipiglio gli aleggia sulla fronte. Mi perdo ad osservare il suo travestimento e... per poco non scoppio a ridere.
Logan indossa una tunica nera e lunga senza maniche che gli arriva quasi ai piedi. Le due estremità sono chiuse in due enormi anelli che si congiungono sulle spalle quasi a formare un nodo, le braccia nude e muscolose sono percorse da vene bluastre, mentre i pettorali che si intravedono hanno diversi ghirigori disegnati con un pennarello blu fluo. I capelli sono stati imbrattati con qualche spray e ora gli ricadono all'indietro in una posa statica. Sono di un blu elettrico.
Logan è travestito da Ade, il dio dei morti.
Lo guardo di sottecchi, e il mio stupido cuore perde un battito come fa sempre quando lui è nei paraggi. È alto, forte, con tratti scolpiti alla perfezione. Anche vestito in quella maniera mi provoca diverse sensazioni che raggiungono un punto preciso in mezzo alle gambe. Mi si secca la bocca mentre continuo ad ammirare le sue braccia muscolose e potenti, o quei pettorali da urlo che vorrei baciare fino a ricoprirne ogni centimetro.
I suoi occhi verdi mi squadrano diverse volte da capo a piedi, soffermandosi più del dovuto sulla nudità delle mie gambe e sulla gonnellina quasi inguinale che porto. Continuano il percorso fino al top della squadra dei Lions che mi lascia il ventre piatto scoperto e arrivano alla generosa scollatura che lascia intravedere il mio minuscolo seno. Vedo un muscolo guizzargli sulla mascella quando inizia a mettermi a fuoco completamente. Sembra arrabbiato. Faccio per inclinare la testa nella sua direzione, quando una persona compare al mio fianco facendomi sobbalzare.
«Non capisco se sono troppo strafatto oppure ho davvero davanti ai miei occhi la fanciulla più bella del mondo.» Il ragazzo travestito da Batman solleva la maschera per posare i suoi occhi nocciola nei miei. Fa un mezzo inchino, poi si allontana di un passo per osservarmi meglio. «Bellissima» conferma con un sorriso smagliante.
Ricambio il sorriso un po' impacciata. «Grazie, Bruce Wayne. Se non ti fossi tolto la maschera sicuramente non ti avrei riconosciuto.»
Il ragazzo scoppia a ridere passandosi una mano sulla folta barba. «Mi piacciono le ragazze che apprezzano l'ironia.» Allunga una mano guantaia verso di me. «Sono Peter, piacere. E tu?»
Faccio per aprire bocca, quando una figura compare al mio fianco con prepotenza. Intreccia la mano con la mia, che quasi aveva stretto quella del ragazzo che mi sta di fronte, e se la porta vicino al petto. «Gira al largo, Collins. Non te lo dirò un'altra volta.»
Smetto di respirare. Il corpo saldo di Logan sfiora il mio come a voler marcare il territorio, come se fossi sua e tutto il campus dovesse saperlo. Volto la testa ad incontrare i suoi occhi, peccato che l'unica cosa che riesca a vedere è la sua guancia quasi premuta contro la mia. Vorrei spintonarlo e dirgli di lasciarmi andare, che si sta comportando da stronzo e che non ha più nessun diritto su di me, ma lui mi zittisce stringendo con più forza le nostre mani. Capisco l'antifona, per cui me ne rimango in silenzio e cautamente mi avvicino al suo corpo.
La mano mi formicola sotto la sua presa salda, i sensi mi si annebbiano quando il suo odore entra in contatto con le mie narici rilasciando un profumo talmente buono e inebriante che mi verrebbe quasi da mugolare. Logan sa di buono, di cose belle, di casa. Mi ricorda tanto quella felicità che ho sempre rincorso a perdifiato, quella beatitudine che ho sempre desiderato nella mia vita. Rabbrividisco quando le sue labbra mi sfiorano il mento, così dolcemente che mi viene istintivo sfregarmi contro quel contatto.
«È mai possibile che le ragazze più belle siano sempre occupate?» chiede Peter con una nota di finto sarcasmo. Allarga le braccia e poi sbuffa nella nostra direzione. Logan continua a puntare gli occhi ridotti a due fessure nei suoi, la sua presa salda non mi permette di muovermi di un millimetro, e il corpo possente quasi mi copre interamente dalla vista di chiunque.
«Gira. Al. Largo» ripete Logan, scandendo per bene ogni parola. «Lei sta con me.»
Peter scoppia a ridere con foga. «Devo ammetterlo, Miller, se non fosse per il fatto che giochi divinamente ti avrei già tirato un pugno sui denti solo per il modo con cui ti stai permettendo di rivolgerti. Non sono uno che cerca rogne, ma tu sembri avere bisogno di una bella lezioncina.»
Le sue parole mi procurano la pelle d'oca sulle braccia nude, e devo fare appello a tutta la mia forza per trattenere Logan ed evitare che gli si scagli addosso. Sento la sua rabbia come se fosse la mia, percepisco la sua tensione come un masso enorme che mi preme sulla schiena. Ho il corpo talmente rigido che mi sento indolenzita.
Per fortuna, Reed arriva in mio soccorso come se avesse notato che qualcosa non va.
«Va tutto bene qui?» chiede guardando prima Peter, che ora ha smesso di fare lo sbruffone ma continua a ghignare nella nostra direzione, poi osserva curioso il mio corpo premuto contro quello di Logan e le nostre mani ancora intrecciate. «West Coast, è tutto okay?»
Rilascio il respiro che mi si era incastrato in gola, poi annuisco appena. Intanto, Reed lancia un'occhiataccia a Peter e gli intima di andarsene con lo stesso tono duro che ha usato Logan e, con mia grande sorpresa, questo lo ascolta. Solleva un paio di volte le sopracciglia verso il mio ex ragazzo, poi mi saluta con la mano e si rimette la maschera prima di voltarsi e camuffarsi in mezzo alle persone. Logan lentamente rilassa il corpo, ed io ne approfitto per staccarmi da lui e mettere della distanza tra di noi.
Sta ancora osservando il punto dietro alle spalle di Reed in cui è sparito quel ragazzo, per cui non si accorge subito del braccio del suo capitano che mi circonda le spalle attirandomi a sé. «Sei sicura che vada tutto bene? Ti ha detto qualcosa di strano?»
Mi rilasso appena sotto il suo tocco, consapevole che da lì a poco dovrò evitare nuovamente che Logan si scaldi per nulla. «Si è solo presentato.»
Al suono della mia voce, Logan si volta verso di noi e mette finalmente a fuoco il braccio che mi circonda le spalle. La sua mascella si contrae in una smorfia per niente felice. «Levagli quel cazzo di braccio di dosso, Strattan. Giuro su Dio che niente mi fermerà dal prenderti a calci, nemmeno il sapere che puoi mettermi in panchina per un mese» ringhia facendo un passo avanti.
Mi stacco da Reed solo per mettermi in mezzo e fermarlo prima che decida di andare oltre. «Sei impazzito cazzo? Non ti sembra di esagerare?»
«Ti ho giurato che nessuno ti avrebbe più toccato con un dito, Liv» mi risponde, come se questa fosse un'ottima giustificazione ai suoi modi rudi di questa sera.
Scuoto la testa e gli afferro il mento tra le dita, costringendolo a guardarmi negli occhi. «Ti sembra che io abbia bisogno di aiuto?»
«Voi due vi conoscete?» s'intromette Reed confuso. La mano di Logan mi sfiora il fianco, come se toccarmi rendesse reale la mia presenza di fronte a lui, mentre Reed fa capolino oltre la mia spalla per osservare il ragazzo che mi sta di fronte. «Dannazione, ma veramente vi conoscete?»
L'espressione di Logan si rabbuia. «Potrei farti la stessa domanda» gli risponde in tono acido. «Come cazzo la conosci?»
Reed si posa le mani sui fianchi e mi sorpassa per riuscire a vedere. «Noi due» inizia a dire, facendo scorrere l'indice tra me e se stesso.
«Attento a quello che dici» lo mette in guardia Logan, ed io alzo gli occhi al cielo.
Reed si trattiene dal ridere quando capisce che il suo compagno di squadra è letteralmente geloso. «Cazzo, Logan, non sono qui per rubarti la fidanzata. Datti una calmata, amico. Io e Olivia corriamo insieme, tutto qua.»
Logan corruga la fronte come se non credesse a queste parole, scruta Reed in cerca della verità e poi si volta verso di me aspettando una mia spiegazione. Sbuffo un po' irritata e stacco la mano dal suo mento. «Ho iniziato a correre cinque mesi fa quando... be' tu sai perché. Quando sono arrivata qui, ho incontrato Reed a Central Park e da quel momento ogni mattina corriamo insieme prima di andare a lezione» gli spiego facendogli un breve riassunto. «Ora, puoi scusarti di averlo minacciato per favore? Mi sembra di stare accanto ad una mina vagante, cazzo.»
Logan mi guarda di traverso, ma finalmente sembra tornare in sé. Si sistema i capelli, dove alcune ciocche gli erano ricadute sul viso, e poi prova nuovamente ad afferrarmi la mano. Inizialmente mi scanso, ma sotto il suo sguardo implorante cedo come una perfetta stupida. Lo conosco abbastanza bene da sapere che dopo questi attacchi di rabbia improvvisi si sente sempre spiazzato, per cui cerco di infondergli un po' di tranquillità nell'unico modo che riesco a fare.
Prende un enorme sospiro, poi alza lo sguardo su Reed che ancora ci sta osservando con la più totale confusione stampata in faccia. «Scusa. Ma non scherzavo quando ti ho detto di non toccarla.»
«Logan» lo riprendo, dando uno strattone alle nostre mani. «Non sono una tua proprietà, non più. Per cui smettila all'istante di comportanti come un fidanzato geloso, è chiaro?» grido nella sua direzione.
Lui mantiene lo sguardo nel mio, per niente scosso dalle mie parole. «Tu non hai la più pallida idea di chi fosse quel pezzo di merda quindi no, non mi è chiaro. E non ho intenzione di discutere con te di questo argomento.»
«Per cui stavate insieme?» s'intromette nuovamente Reed cercando di capirci qualcosa.
«Sì» rispondiamo all'unisco io e Logan, intenti in una guerra di sguardi.
«Hai perso quel diritto molto tempo fa. Ora non venire a reclamarmi come se fossi solo un fottuto trofeo. E quel ragazzo mi ha solo detto il suo nome, non ci stava provando con me!»
«Cristo non lo sei! Non è la gelosia quella che non riesco a tenere a bada in questo momento, perché ti è così difficile capirlo? Provo ribrezzo nel vedere che un qualsiasi altro ragazzo possa prendersi libertà con te che non hai concesso di tua spontanea volontà!»
Resto allibita. «È questo che ti preoccupa? Credi che io non sia in grado di decidere da sola chi può toccarmi e chi no?»
Logan fa un passo verso di me annullando quella misera distanza che ci separava. «Sono terrorizzato che tu ti possa accorgere del pericolo quando ormai è troppo tardi» mormora con un verso strozzato. La sua voce è appena udibile, segno che non voleva che Reed sentisse. «Sono terrorizzato se immagino di rivederti un'altra volta in una pozza di sangue, indifesa e sola.» La voce gli si incrina del tutto, e devo afferrargli nuovamente il mento per evitare che distolga lo sguardo dal mio.
Ho gli occhi lucidi e le mani che tremano. Sento il cuore che mi si spezza un'altra volta, e devo fare un paio di respiri profondi prima di riuscire a riacquisire il controllo. «Non accadrà. Ti prometto che non mi accadrà più nulla di male.»
Riesco a malapena a fargli riacquisire la lucidità che gli serve per tornare con i piedi ben ancorati a terra e il respiro regolare quando una voce, che purtroppo ho già sentito in precedenza, interrompe il momento portando solo caos e confusione.
«La puttana dei Lions è ancora qui? Perché non te ne torni dal buco del culo da dove sei venuta e ci lasci in pace? Te l'ho già detto, gli occhi azzurri e le tette al vento non ti spianeranno la strada stasera.» Chiudo gli occhi per una frazione di secondo, preparandomi all'impatto, peccato che quando li riapro Logan ha già centrato in pieno quel ragazzo e ora gli è seduto sullo stomaco intento a tempestarlo di pugni.
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