Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo diciotto - Olivia

You
You are my good days


«Voglio un'intera giornata con te, Liv, solo io e te. Voglio passare una serata con te e vorrei che mi concedessi un'altra notte.»

Sbarro gli occhi. Le parole di Logan mi risuonano in testa per quelle che sembrano ore, mi catapultano indietro di una settimana quando a fargli una richiesta simile ero stata io. Ci metto più del dovuto per riuscire a comprenderne il senso, il cuore mi rimbomba con forza nella cassa toracica producendo un suono così martellante che mi stupisco lui non riesca a sentirlo.

Boccheggio inspirando con forza e scuoto appena la testa confusa. «Pensavo avessi detto di volermi essere solo amico» gli faccio notare.

E non lo capisco. Giuro, non lo capisco proprio. A volte vorrei intrufolarmi nella sua testa per capire che cosa gli passa, che cosa pensa per davvero. Gli studio l'espressione che lentamente cambia, il suo solito sorrisetto arrogante ora si allarga lasciando comparire quelle maledette fossette che sono la mia condanna a morte. Lui sa benissimo quanto io ne sia profondamente innamorata. Infatti, i miei occhi non perdono tempo nel fissarsi proprio nel punto in cui la guancia s'infossa. Rabbrividisco per l'intensità che provo nel volerci premere l'indice all'interno solo per il gusto di sentirlo ridere. Amo follemente la sua risata. Amo quelle stupide e tenere fossette. Amo il mondo in cui il mio corpo reagisce al suo per delle cose banali come queste, ma soprattutto odio quanto mi conosca così bene da sapere quali punti premere per farmi cedere. E il sorrisetto strafottente che ora gli si apre sul viso, mi fa capire che sa di avermi in pugno. Maledetto arrogante.

«Vieni via con me e ti mostrerò che cosa intendo.»

Andare via con lui. Me lo ha chiesto così tante volte, quasi con il bisogno disperato di portarmi via, di allontanarmi da un mondo in cui lui non ne fa parte. La sua richiesta è come una porta aperta da cui proviene una luce intensa e abbagliante, così familiare che hai voglia di varcare senza timore, senza paura, senza nemmeno voltarti indietro. Lo guardo dischiudendo la bocca, e quando lo scopro a sorridermi con occhi ricolmi d'amore, il mio cuore perde un battito. L'istinto di buttarmi tra le sue braccia diventa quasi pressante, la voglia che ho di afferrare la sua mano e di lasciarmi trascinare lontano diventa l'unico bisogno a cui voglio cedere in questo momento.

Forse non torneremo mai più insieme, forse non so cosa ci riserva il futuro dopo quello che accadrà tra una settimana, forse invece tutto si risolverà in positivo un giorno. Non mi è dato saperlo ora, l'unica cosa che conta sono i sentimenti che provo in questo momento, le emozioni che mi scorrono nelle vene insieme al sangue. Il mio corpo ha già preso la sua decisione, sta compiendo un passo avanti verso il ragazzo dagli occhi verdi più belli del mondo. Voglio lasciarmi avvolgere dal suo calore, questa è la prima cosa a cui sto pensando. Mi fido di lui, posso e voglio farlo, questa è la seconda. Posso concedergli tutto quello che vuole, lui con me l'ha fatto, questa è la terza.

L'energia che sento sprigionarmi dal petto è così vibrante che quasi mi aspetto di illuminarmi, di accendermi come un'unica lampadina in mezzo al buio. Brillo per lui, solo e unicamente per lui. E credo che Logan percepisca questo cambiamento, perché i suoi occhi vengono invasi da un bagliore diverso, più consapevole, e il verde delle iridi diventa più intenso. Ora, i suoi occhi risplendono di una sfumatura diversa, prendono il colore di una delle pietre preziose più belle che esistano: la giada. E le mie gambe quasi cedono per l'emozione, per l'intensità di quel momento. La mia mano si allunga verso la sua, voglio solo afferrargliela e fargli capire che sono qua con lui, per lui, insieme a lui. Che andrei ovunque con lui, lo seguirei dappertutto a patto che continui a guardarmi in quella maniera.

L'amore che sprigionano i suoi occhi mi scaldano cuore e petto, mi riempiono di calore al punto che non sento più il vento gelido sforzarmi le braccia nude, non percepisco più la pelle d'oca sulle gambe. La consapevolezza di quanto io lo ami mi travolge all'improvviso e mi fa capire che anche se lo volessi non potrei andare da nessuna parte. Lui tiene in pugno me e io tengo in pugno lui. Forse, almeno questa volta, l'amore può bastare. Sto per rispondergli di , quando sento un braccio cingermi il fianco con fare protettivo. Terre d'Hermes mi colpisce così forte le narici da avere un capogiro, costringendomi a distogliere lo sguardo da Logan per portarlo sulla figura che mi sta accanto: Matt.

Percepisco subito la rigidità delle sue spalle e l'intensità con cui ora mi sta osservando, probabilmente ha assistito allo scambio di battute tra me e Logan e la cosa sembra averlo irritato. Ne capirei il motivo se tra noi ci fosse ancora qualcosa, ma ho messo le cose in chiaro sin dal principio e lui sembrava averlo accettato. Il modo deluso con cui mi guarda mi fa sentire a disagio, come se avesse il diritto di sentirsi in questa maniera. I suoi occhi lampeggiano di un'insensata gelosia, lo conosco così bene da riconoscere ogni emozione e sentimento che prova, e mi studiano per minuti interminabili in un silenzioso rimprovero fino a quando non decide di posare lo guardo nel ragazzo che ancora mi sta di fronte.

Sento la rabbia di Logan perforarmi la testa. È così calda e intensa che sembra lava sul fuoco e mi fa sentire come se dovessi sciogliermi da un istante all'altro. Il momento è comunque surreale, nemmeno nelle mie fantasie avrei mai immaginato di trovarmi in mezzo a due miei ex, entrambi consapevoli di aver fatto il medesimo sbaglio ed entrambi pronti a combattere per riavermi. Se fossi in un film romantico forse potrei sentirmi lusingata, ma questa è la realtà. In questa versione so che Logan non si farebbe scrupoli a mettere le mani addosso a Matt, e so che quest'ultimo non ci penserebbe due volte -essendo un Avvocato molto rinomato- a farlo finire in guai seri. Matt mi posa un bacio sulla testa al quale io irrigidisco, sento che mi dice qualcosa prima di rivolgere la sua attenzione a Logan, usando un tono quasi canzonatorio che mi fa sbarrare gli occhi.

Vedo le mani di Logan chiudersi in pugni così stretti che mi domando se si sia frantumato qualche osso, questa volta risponde a tono. Ed io mi incanto su quelle labbra morbide che si muovono, fino ad innamorarmi ancora una volta del sorriso furbo e cattivo che gli si apre sul viso. Alza lo sguardo nel mio, e a me tremano le gambe. Matt, al mio fianco, s'irrigidisce allentando di poco la presa. Gli occhi di Logan sono più scuri ora, così taglienti che quasi potrei esserne intimorita se fossero rivolti a me.

«Come scusa?» sento dire a Matt. La sua voce cela una calma apparente, ma è solo una facciata. Ricordo bene quando da più giovane perdeva facilmente la calma per ogni minima cosa, un po' come Logan. Mi viene da pensare che ho sempre avuto un debole per le teste calde, e riderei quasi di me stessa se non mi trovassi in una simile situazione.

«Non fingere di non avermi capito, tu ed io sappiamo bene che non sei stupido. Un po' sciocco da parte tua pensare di avere ancora qualche pretesa su di lei quando è palese che Olivia non provi più gli stessi sentimenti, non trovi?»

Sbarro gli occhi e quasi la mascella mi cade a terra. D'accordo, probabilmente Logan non ha fatto altro che sbattergli in faccia una verità che Matt già conosce, ma doveva essere così brutale? Mi metto in mezzo a loro quando sento Matt irrigidirsi al mio fianco.

«Va bene» dico, guardando entrambi e appoggiando le mani sui loro petti. «Pensavo di non dovermi mai trovare in una situazione simile, eppure eccomi qua.» Sospiro pesantemente. «Logan, lui è Matt. Matt, lui è Logan.» Faccio una breve presentazione indicandoli a turno con la mano. «Ora che entrambi vi siete conosciuti che ne dite di lasciare perdere questa cosa assurda che si sta creando?» Faccio passare lo sguardo da uno all'altro.

Logan è il primo a fare un passo indietro. Un accenno di sorriso sulle labbra e gli occhi che continuano a scorrere sul mio corpo come se fosse una macchina per le radiografie, infila le mani in tasca e inclina di poco la testa.

«Hai preso una decisione?» mi chiede, fingendo che non sia appena successo un possibile disastro.

Vedo Matt scuotere la testa, lisciarsi il cappotto lungo sui fianchi come se avesse appena lottato e ora si stesse ricomponendo.

«Liv, stanno servendo la cena. Cosa vuoi fare?» mi chiede in contemporanea a Logan, e a me inizia a girare la testa.

Mi porto le mani sulle guance, sfregandole. Ho già preso la mia decisione almeno dieci minuti fa, sto solo cercando di capire cosa dire alla persona che invece rimarrà delusa dalla mia scelta. Butto la testa indietro osservando per una frazione di secondo le stelle, chiudo poi gli occhi prendendo un lungo respiro profondo. Quando li riapro e torno a guardarmi attorno, scopro che entrambi sono ancora in attesa di una mia risposta. Mi giro verso Logan, e nel farlo non mi sfugge quel velo di preoccupazione celargli gli occhi per una frazione di secondo. È il suo sguardo allarmato, distrutto come se credesse di non avere più speranze, rassegnato, a indurmi ad accennargli un sorriso di incoraggiamento.

«Logan, puoi aspettarmi davanti all'ascensore? Non ci metterò molto.»

Nemmeno tra mille anni riuscirò a dimenticare l'esatto momento in cui il sollievo prende vita sul suo viso. I suoi occhi verdi brillano per l'emozione, un sorriso dolce lentamente prende il posto del broncio di pochi istanti fa. Potrei giurare di sentire il suo cuore battere all'impazzata nel petto nello stesso modo in cui lo fa il mio. Le mani gli tremano appena quando se la passa sugli occhi, come se fosse tutto un sogno. Non sta più giocando o marcando il territorio. Non vuole più battere Matt come se fossero su un campo di battaglia. Le emozioni che prova solo reali, e sono tutte per me.

Annuisce. «Va bene» mormora, come se ancora avesse un groppo in gola.

Quasi mi viene da piangere, vorrei solo allontanare Matt e abbracciarlo stretto, invece impongo alle mie gambe di rimanere ferme quando lo vedo allontanarsi e girarsi a controllare diverse volte se davvero prima o poi lo raggiungerò. Non riesco a smettere di sorridere, come una perfetta e stupida innamorata. Quand'è che i miei sentimenti verso di lui si sono fatti così concreti? Quand'è stato il momento in cui la rabbia è sparita e ha lasciato il posto alla felicità? Ho davvero dimenticato e perdonato a Logan tutto?

Matt si schiarisce la gola riportandomi al presente. Mi volto e alzo lo sguardo su di lui, che ora mi sta fissando con serietà. Alcune rughette gli solcano la fronte, e il suo dito picchietta proprio in quel punto.

«Mi stai scaricando, non è così?»

Butto fuori un po' d'aria afflosciando le spalle. Vado ad appoggiarmi alla ringhiera prima di rispondergli, e lui mi imita incrociando le braccia al petto.

«Non sapevo che sarebbe venuto qui. Io in realtà... non sapevo quanto volessi per davvero che venisse da me questa sera fino a quando non me lo sono trovata di fianco. Non c'è un modo carino con cui potrei uscire indenne da questa conversazione, Matt, e mi dispiace davvero tanto.»

Il ragazzo dagli occhi neri come la notte sospira, si volta e appoggia le mani alla ringhiera osservando lo stesso panorama che guardavo io poco prima. Si passa una mano nei capelli neri e ingellati, poi torna a guardarmi.

«È lui, non è vero? Il ragazzo di cui ti sei innamorata follemente e che ti ha fatto dubitare dei sentimenti che hai sempre provato nei miei confronti?»

«Ho davvero provato qualcosa per te, Matt. Una vita fa, in un presente totalmente diverso da questo, la me di una volta ti ha amato tantissimo. Non lo negherò mai e non lo dimenticherò.» Gli appoggio una mano sulla sua, stringendola appena. «Ma poi ho conosciuto Logan, e quel ragazzo è stato in grado di riportare nel mio cuore una felicità che forse mi era sempre mancata negli anni.»

Anche io ora mi appoggio alla ringhiera affiancandolo, entrambi guardiamo la meraviglia che ci circonda. «Ti sarò per sempre grata per tutto quello che hai fatto e stai facendo per me. So che stasera mi hai dato l'opportunità di confrontarmi con persone che amano le stesse cose che amo io, mi hai aperto porte verso il futuro concedendomi la possibilità di compiere scelte come un'adulta, e di questo non smetterò mai di ringraziarti. Ora però sento il bisogno di andare via con lui e di capire che cosa ne sarà del nostro futuro.»

Mi volto a guardarlo nell'esatto momento in cui lui fa la stessa cosa. Mi osserva a lungo, facendo scorrere gli occhi in ogni punto del mio viso come se volesse memorizzarlo. La sua mano si solleva per accarezzarmi una guancia, poi mi sorride in modo dolce.

«Quando ti ho rivista in quel corridoio alla Columbia, già allora sapevo che non avrei più avuto più possibilità con te, solo non volevo crederci. Ho davvero sperato che forse un giorno ti saresti dimenticata di lui, che tornassi a guardarmi con gli occhi di prima e ritrovassi quell'amore che una volta provavi.» Sospira. «Sei una ragazza ingamba e meravigliosa, Liv, e sono io quello che ti ringrazierà per sempre di aver fatto parte della mia vita e di avermela cambiata in positivo.» Fa una pausa passandomi il pollice sotto l'occhio, nel punto in cui una lacrima è sfuggita al mio controllo. Non mi sono resa conto di star piangendo fino a quel momento.

Poi continua. «Non credo quanto tu sappia realmente l'impatto che hai avuto nel mio percorso di vita e sulle mie scelte. Sei stata fondamentale, e questo non potrò mai scordarlo.» Si sporge verso di me per abbracciarmi ed io glielo lascio fare. Me lo stringo forte al petto, inalando quel profumo che è sempre stato il posto in cui potevo mettere radici e sentirmi a casa, ma che ora è così lontano da quello che voglio per il futuro.

«Non è un addio, vero?» gli chiedo in sussurro, sentendomi quasi male all'idea che potrei non rivederlo.

«Non esisterà mai un vero addio tra di noi, Liv. Mi hai promesso che saremmo rimasti amici, ora non puoi proprio rimangiarti la parola.»

Alzo gli occhi incontrando il suo sguardo, sorrido. «Non lo farò, promesso.»

«In più, almeno per quest'anno sarò il tuo professore, quindi credo che ci vedremo più spesso di quanto immagini.»

Mi stacco dal suo abbraccio regalandogli un tenero buffetto sulla guancia. «Ti voglio bene, Matt.»

Il suo sguardo si addolcisce. «Anche io tesoro. Fai rigare dritto quel ragazzo, mi sembra una grandissima testa di cazzo.»

Scoppio a ridere così forte da attirare l'attenzione di un gruppetto di persone. «Non ne hai idea.»

Sto ancora ridendo quando raggiungo Logan che è appoggiato al muro di fianco all' ascensore. Ha lo sguardo assente, come se avesse assistito da lontano a tutto quello che è successo con Matt e non sapesse come reagire o cosa pensare. So che dovrei rassicurarlo sulla questione, ma per ora preferisco lasciarlo bollire nel suo brodo ancora per un po'. Si sforza di sorridermi quando mi vede arrivare, ma lo sguardo vacuo lo tradisce. Tra le mani tiene in mio cappotto e lo scialle sottile e nero, che mi porge non appena restituisco la vestaglia rossa al barman. Lo ringrazio sentendomi tutt'a un tratto nervosa.

Logan si schiarisce la gola guardandosi attorno per un momento. «Sei pronta ad andare?» Lancia un altro sguardo alle mie spalle, a disagio, pigiando con insistenza il pulsante per chiamare l'ascensore.

Finisco di chiudermi i bottoni del cappotto prima di dirgli «Ehi, va tutto bene?»

Torna a guardarmi sbattendo diverse volte le palpebre. «Uhm sì, e solo che vorrei levarmi da qui il prima possibile.»

Scuoto la testa confusa invitandolo a spiegarsi. Logan si sfrega gli occhi e mi avvicina a sé come se bastasse per tranquillizzarlo. Abbassa il tono di voce.

«Mentre ti aspettavo ho fatto un giro qui attorno e sono stato... accerchiato da un gruppo di signore di mezza età che hanno iniziato a bombardarmi di domande e a lanciarmi occhiate di apprezzamento come se fossi il dolce che aspettavano da tutta la sera. Una di loro mi ha pizzicato la guancia.» Si porta un dito in quel punto rabbrividendo. «Un'altra mi ha tastato i muscoli dei bicipiti e ha emesso una risata così stridula che mi ha fatto accapponare la pelle. E quella dai capelli rossi» me la indica con il mento nascondendosi subito dopo dietro di me, «voleva sapere se fossi disponibile per una cena. Sono scappato con la scusa che dovevo andare in bagno, e ora mi stanno cercando come avvoltoi.»

Fisso il punto indicato e non so come riesco a contenermi dal non scoppiare a ridergli in faccia quando noto, con disappunto e ilarità, che davvero una signora elegante dai lunghi capelli rossi si sta guardando attorno in cerca di qualcuno. Non appena le porte dell'ascensore si aprono, spingo Logan all'interno premendogli una mano sul petto, poi mi porto la mano sulla bocca tentando invano di trattenere una risata.

«Credo sia la prima volta che ti vedo tanto terrorizzato dalle lusinghe altrui.»

Logan assottiglia gli occhi nel notare il mio divertimento. Si piazza le mani sui fianchi guardandomi con disappunto. «Stai ridendo di me per caso?»

Mi mordo il labbro inferiore con forza, appoggiandomi contro le vetrate dell'ascensore, poi scuoto la testa con veemenza. «Non lo farei mai» mormoro con una voce così acuta da non sembrare la mia. «Ho troppo rispetto per i tuoi sentimenti.»

«Ah ah» dice annuendo appena. Fa un passo verso di me, intrappolandomi tra il vetro e il suo corpo. «Sei una piccola bugiarda» mi sussurra vicino all'orecchio. Il suo respiro caldo mi solletica la pelle procurandomi brividi e scintille in tutto il corpo. Il battito del mio cuore accelera, e la stessa cosa fa il respiro.

Il suo è un movimento così fluido che quasi non mi accorgo delle sue grandi mani che ora mi agguantano schiena e fianchi, avvicinandomi pericolosamente al suo corpo. Le mani mi si appoggiano automaticamente sulle sue spalle muscolose e definite, percorrono il deltoide e lo stringono delicatamente. Ora vorrei che non avesse una giacca così spessa, ci sono troppi strati a coprire questo meraviglioso corpo. Il suo ampio torace si dilata lentamente contro il mio petto, premendomi con più forza contro il vetro. La testa si appoggia con un tonfo alla vetrata alle mie spalle. In tutto ciò, le porte dell'ascensore sono ancora aperte dando la possibilità a chiunque passi di lì di vedere questa scena.

«Dovremmo scendere.» Trovo il coraggio di dirgli con voce che trema.

«Sì, dovremmo.»

Le sue mani ora scorrono su e giù per il mio corpo coperto da un cappotto abbastanza ingombrante che non gli permette di toccare ciò che vuole davvero. Logan grugnisce quando se ne accorge, facendomi sorridere. I suoi occhi verdi e brillanti s'incantano sulla mia bocca mentre, con dita decisamente tremanti, prova a liberarmi dall'ostacolo aprendone i bottoni.

«Che stai facendo?» gli chiedo deglutendo.

«Quello che desideravo fare da quando ti ho vista» sussurra con voce roca.

La sua bocca ora è sul mio collo e la mia testa s'inclina di lato dandogli libero accesso. I suoi denti mordicchiando la pelle e poco dopo la baciano per alleviare la sensazione. Non so cosa diavolo stiamo facendo, so solo che non voglio assolutamente che si fermi. Le mani scivolano giù verso il suo torace e strattonano la giacca come a volerla strappare. Logan ride al mio gesto, si stacca da me il giusto per togliersela con un unico movimento, lasciandola ricadere a terra. Rimane con un solo maglioncino blu ceruleo, e se non fosse per il fatto che gli risalta gli occhi, glielo avrei già strappato di dosso. Torna a premersi contro di me, ed io allargo le gambe per fargli spazio. Le sue mani ora si posano dietro la mia nuca facendo avvicinare le nostre teste. Non so come ma il cappotto mi ricade ai piedi raggiungendo il suo giubbotto, e vengo pervasa da una leggera pelle d'oca non appena le braccia entrano a contatto con l'aria fredda.

«Sei talmente bella che sarebbe un peccato sprecare questa occasione» mormora ad un soffio dalle mie labbra. Gli occhi fissi sulla mia bocca.

Deglutisco facendo scorrere una mano sull'accento di barba. Sorrido. «Non pensarci nemmeno, Logan.»

Quando alza lo sguardo nel mio finge innocenza. «Non sto facendo nulla, non ancora. Sei libera di fermarmi quando vuoi, Liv.»

«Le porte...» inizio a dire, ma la mano di Logan, che preme il pulsante al mio fianco facendole chiudere, mi interrompe.

Rido. «Lo sai vero che tra meno di un minuto ci ritroveremo al piano terra?»

Logan impreca. «Hai ragione» concorda sbuffando. Poi guarda alle mie spalle i diversi pulsanti, così concentrato come se potesse trovare una soluzione momentanea in essi. Dopo quelle che mi sembrano ore, un enorme sorriso gli si apre sulle labbra.

«Ricordati di ringraziare papino James quando lo rivedrai.»

Alzo la testa per incontrare i suoi occhi. «Che intendi dire?»

Mi fa voltare quel che basta per mostrarmi un pulsante in particolare.

«Mio padre ha da sempre l'abitudine di fare installare quella che lui chiama "finestra sul panorama."» Scuoto la testa non capendo dove vuole arrivare, perciò continua. «Questo ascensore è dotato di un motore ritardante che ti permette di allungare la discesa o la salita per fare in modo che chiunque possa godersi la vista oltre le vetrate.» Sorride soppesando il pulsante verde. «Mi ero dimenticato di questa cosa. Iniziò a progettare ascensori simili quando mia madre si lamentò che non poteva mai godersi viste spettacolari come questa. Diceva che era un peccato non poter osservare a rallentatore le luci che inghiottivano la città facendola risplendere anche di notte, per cui mio padre il giorno dopo buttò giù un progetto e iniziò ad installare simili congetture in tutti gli ascensori dei grattacieli che possedeva, che fossero hotel, bar o appartamenti.»

«Wow» mi lascio sfuggire. «Perciò se premi quel pulsante la nostra discesa sarà più lenta?»

«Dovremmo riuscire a guadagnare minuti preziosi, sì.»

Il suo sguardo ora diventa famelico mentre mi osserva in attesa di una risposta. Mi ritrovo premuta nuovamente di schiena, la sua mano scivola sul vestito e scende fino al ginocchio. Risale con un movimento lento facendomi tremare le gambe che ora divarico quasi automaticamente. Dischiudo la bocca e lui non perde tempo nel mordermi delicatamente il labbro inferiore. Gemo afferrandogli la nuca e strattonandogli via il cappello di lana. La mia bocca si spalanca nel vedere che ha tagliato i capelli, ora non più lunghi di un centimetro. Le mani scorrono in mezzo ad essi, gustandosi quella ruvidità che mi ha da sempre attratto.

«Li hai tagliati per me?» gli chiedo con voce che trema.

Logan sorride baciandomi il mento e poi scendendo sul collo, rilasciando piccoli e umidi baci. «In parte sì. Vedi, era il momento di effettuare un cambiamento nella mia vita, e la tua velata richiesta ha solo accelerato le cose. In questo momento sono totalmente me stesso, Liv, come la prima volta che ci siamo conosciuti.»

«Sei bellissimo.» Ho la voce rotta dall'emozione. «Sei sempre stato bello, ma questa è la versione di te che amo di più. Non intendo solo fisicamente» gli picchietto la tempia quando alza lo sguardo nel mio. «Tu sei bello qua dentro, Logan.»

Sorride. I suoi occhi si riempiono di emozione pura. Le dita ora scendono sotto l'orlo del vestito, scivolano in mezzo alle mie cosce mentre io resto schiacciata contro le vetrate. Sfiorano le mutandine in un tocco gentile, ed io mi surriscaldo all'istante. Bramo la sua bocca così tanto da sporgermi verso di lui in cerca di quel contatto. Logan sorride prima di darmi ciò che voglio, preme la bocca contro la mia in un bacio carico di desiderio. Mi gira così tanto la testa quando le sue dita scostano il tessuto in mezzo alle gambe da dovermi aggrappare alle sue spalle per non cadere. Le sue dita si immobilizzano e lui si stacca dal bacio per potermi guardare negli occhi che mi costringo ad aprire, inconsapevole di averli chiusi.

«Dimmi di sì» sussurra sulle mie labbra. «Dimmi di sì e mi prenderò cura di te, piccola.»

E il mio cuore prende a battere nella cassa toracica ad un ritmo martellante, lo sento in gola e nelle orecchie. Aumento la presa sui suoi bicipiti quasi scavando con le unghie nella sua pelle, il respiro mi diventa pesante e irregolare, la vista si fa annebbiata e confusa. Diventa tutt'a un tratto faticoso stare dietro all'intensità di queste emozioni. E quando poi le sue dita s'insinuano nella mia pelle come una droga letale, perdo completamente il lume della ragione.

«Oddio, » gemo sulla sua bocca.

Logan sorride vittorioso, preme il pulsante e l'ascensore inizia la sua lenta discesa verso il basso. Alza lo sguardo verso un monitor lampeggiante sopra la mia testa, quello che di solito conta i piani che passano, e che ora mostra anche il tempo rimasto.

«Abbiamo guadagnato quattro minuti, basteranno» dice tornando a fissarmi.

Inarco un sopracciglio. «Sei molto sicuro di te.»

«Mettimi alla prova, Liv.»

Le sue dita, ancora al mio interno, iniziano un dentro e fuori lento e massacrante incitandomi a morire sotto il tocco di quei polpastrelli. Il pollice sfrega contro il mio clitoride facendomi sussultare e afflosciare contro il suo corpo, Logan se ne accorge e con la mano libera si premura di tenermi salda e premuta contro il vetro. Le mani gli agguantano la nuca, lo costringono ad avvicinarsi alla mia bocca fino a quando le nostre labbra non si incontrano in un bacio infuocato. Dischiudo la bocca permettendo alla sua lingua di riempirmi e dando inizio così ad una danza passionale. Ansimo sentendo quel fuoco che conosco bene alimentarsi, parte dal petto per poi iniziare a discendere lentamente verso il punto sensibile e decisamente bagnato in mezzo alle mie gambe.

«Logan» lo imploro, bisognosa che aumenti il ritmo cadenzato delle dita.

Le sue dita scivolano al mio interno più velocemente, ed io mi schiudo intorno a lui tremando così tanto da scuotere entrambi.

«Tre minuti» sussurra gemendo contro la mia tempia. Il suo respiro ora è irregolare come il mio.

Un nuovo gemito mi scappa dalle labbra prima che possa fermarlo. Getto indietro la testa facendola sbattere contro il vetro. Il suo pollice aumenta velocità e intensità sul mio clitoride. «Non... Oddio... Non fermarti.» Sento la schiena premuta contro la sbarra di metallo, e il lieve dolore che percepisco in quel punto so che mi lascerà un bel livido domani. Non me ne frega un accidente.

«Non ho nessuna intenzione di farlo» mi rassicura con voce melliflua. Rotea il dito dentro di me per poterne inserire un secondo, facendomi mugugnare di piacere. «Sei così bella, stretta e bagnata per me» sussurra roco. Non riesco più a parlare, emetto solo dei versi incomprensibili.

Mi lambisce il labbro inferiore con i denti, e il mio corpo vibra di conseguenza. Non riesco a capire più nulla, non so dove scorrono le mie mani cercando un appiglio a cui aggrapparmi per non sprofondare sotto l'intensità di queste sensazioni travolgenti, non so dove finisce il mio corpo e inizia il suo. Mi gira la testa. Le sue dita si muovono più veloci dentro di me mentre io rimango immobilizzata contro la parete in vetro e tento di non riversarmi al suolo. Il piacere sale così rapidamente da lasciarmi senza fiato. Boccheggio nella sua bocca. Stringo le cosce per intensificare il godimento che sto provando, e quando però Logan getta un'altra occhiata al monitor e mormora: «Mancano solo più due minuti», decide di affrettare le cose.

Si inginocchia ai miei piedi, le mani grandi afferrano l'orlo del vestito e lo arrotolano verso l'alto scoprendomi le gambe e mettendo in mostra le dita ancora inserite dentro di me. Rabbrividisco quando i suoi occhi catturano i miei, un sorriso si apre lentamente sul suo viso quando con la mano libera percorre il profilo del mio inguine ed io sono costretta a reggermi al muro dietro di me.

«Perfetta» mormora baciandomi il ventre piatto e poi scendendo fino all'orlo delle mutandine, che ora fa scivolare lentamente giù dalle mie gambe lasciandomi del tutto nuda dalla vita in giù. «In un altro momento ti venererei come meriti, piccola, ma abbiamo un minuto di tempo prima che le porte si aprano, quindi dobbiamo fare in fretta.»

E poi, senza darmi il tempo di riprendere fiato o mettere a fuoco il senso delle sue parole, scende con la bocca verso la mia apertura facendo scorrere la lingua sul mio punto più sensibile. Trattengo a stento un grido e le mani lasciano l'appiglio a cui mi stavo aggrappando. Scivolo in avanti ma Logan non me lo permette, mi afferra entrambe le natiche tenendomi ferma. La sua bocca bacia, lecca e succhia il mio clitoride portandomi verso le porte dell'Inferno. Un fuoco ardente mi cresce nel petto alla stessa velocità con cui piccoli spasmi di piacere iniziano a riempirmi il basso ventre. Sto tremando, me ne accorgo dalle gambe instabili e dal fiato corto. Afferro la testa di Logan premendola di più verso il mio punto sensibile, e i miei fianchi vanno incontro alla sua bocca. Mi sento insaziabile e scatenata. Gemo e ansimo più e più volte mentre l'ascensore sembra star vorticando nel vuoto, sempre più vicina alla fine e al contempo triste per esserci quasi. Vorrei solo poter morire così.

Quando mi guarda negli occhi, le dita che ancora si muovono dentro di me e la bocca premuta contro il mio clitoride, la mia eccitazione cresce al punto che il petto si solleva smaniosamente e l'aria entra a fatica nei miei polmoni. Butto la testa all'indietro quel che basta per vedere che il monitor segna meno di un minuto all'arrivo. Smetto di trattenermi, comincio a gemere senza ritegno, senza pudore, perché la bocca di Logan è la cosa più vicina al Paradiso che esiste. Non mi accorgo nemmeno che ora la sua bocca è premuta contro la mia, attutisce l'urlo che sento risalirmi in gola, il pollice ha preso il suo posto e mi culla verso la fine di quella beatitudine e oblio in cui mi stavo perdendo da interminabili minuti.

L'orgasmo esplode e così la mia testa, facendomi vedere milioni di puntini luminosi, accecandomi per un istante e portandomi ad annaspare in cerca d'aria. Tremo tra le sue braccia, Logan che mi tiene stretta a sé e mi sussurra parole meravigliose all'orecchio, calmandomi e riportandomi al presente. Quando finalmente il mio respiro inizia a regolarizzarsi, lo vedo affrettarsi a srotolare il mio vestito e a sistemarlo. Mi aiuta ad infilare le mutandine, si piega ad afferrare il mio cappotto e me lo sistema sulle spalle, si premura di passare una mano nei miei capelli sicuramente disastrosi, poi mi posa un bacio delicato sulle labbra.

«Sei arrivata in Paradiso» mormora, un secondo prima che le porte dell'ascensore si aprano e l'aria gelida di quella sera mi sferzi il viso con così tanta prepotenza da farmi inspirare di colpo. Logan si infila la giacca e il berretto. Con un sorriso mi afferra la mano trascinandomi fuori e lontana da quell'angolo di benessere appena provato.


Ho ancora la testa su un altro pianeta quando ci rifugiamo in una tavola calda per sfuggire all'aria decisamente invernale di questa sera. Ordino un frappé al cioccolato con doppia panna montata -ho decisamente bisogno di ricaricare le energie dopo... beh, dopo quello che è appena successo-, mentre Logan fissa per dieci minuti il menù, indeciso, finché non gli sferro un calcio da sotto il tavolo per rianimarlo.

«Ahia» borbotta lanciandomi un'occhiataccia, prima di porgere il menù alla cameriera e di ordinargli una Caesar salad.

Sconcertata, butto un'occhiata all'ora sul display del telefono. «È quasi mezzanotte, che diavolo hai che non va?»

«E quindi? Lo sai vero che ho un regime alimentare da rispettare? Che il coach potrebbe farmi a pezzi se scoprisse che è una settimana che mi nutro di schifezze?» Rovescia l'acqua in un bicchiere e inizia a sorseggiarlo come se fosse un drink. «Non mangio da ieri a colazione e ho fame

«Sì, ma un'insalata? A mezzanotte?» Faccio una smorfia. «Potevi ordinare un bel toast al formaggio, è molto buono.»

Logan scuote la testa con rassegnazione. «Lo so che è buono, grazie tante saputella. Goditi il tuo frappé ipercalorico e lasciami morire di fame in santa pace.»

Sorrido facendo volare in alto le sopracciglia. «Non sai cosa ti perdi» lo provoco, dando un sorso alla tazza enorme di caffè che mi è stata servita. Non so nemmeno quando mi è comparsa sotto il naso, so solo che non sono stata io ad ordinarla.

Logan me la strappa di mano annusandone il contenuto. Fa un sospiro esagerato. «Caffè a mezzanotte? Che diavolo hai che non va?» mi rimbecca.

Assottiglio gli occhi. «Oh ma chiudi il becco.»

Mi riprendo la tazza stringendoci le dita attorno per riscaldarle. Logan ride appoggiandosi con la schiena alla sedia, e le cose tra noi non sono mai sembrate tanto facili. Sorridere mi viene spontaneo quando sono con lui, e certe volte la sua presenza mi rende talmente piena e completa da farmi dimenticare quanto sono stati difficili i mesi in sua assenza. Più passa il tempo e più sono convinta della sua buona volontà nel rimettere le cose a posto tra di noi, ma sono anche abbastanza matura nel riconoscere che entrambi abbiamo molte cose su cui dobbiamo lavorare. Il nostro rapporto ovviamente è una delle prime cose, ma poi ci sono anche la mia dipendenza verso l'autodistruzione e la sindrome di Wendy di Logan.

Credo sia la prima volta che ammetto ad alta voce di avere un problema. Non mi sono mai soffermata ad osservarmi allo specchio abbastanza a lungo da riconoscerne i sintomi, e ora mi sento come se tutto stesse venendo a galla. Questa settimana è stata perlopiù un escalation di emozioni contrastanti, ho passato i primi giorni dal silenzio di Logan chiusa nel mio guscio in cui lo stomaco si è rifiutato di accettare cibo, per poi passare le notti successive a scolarmi intere bottiglie di vino come se fossi un'alcolizzata. Forse lo sono. Forse sto diventando tutto ciò che ho sempre odiato. Forse sto seguendo le orme di mio padre senza rendermene conto. La sera in cui ho vomitato sul letto, così persa da non essere riuscita a raggiungere il bagno, e in cui poco dopo sono svenuta letteralmente sul vomito, ho capito di avere toccato il fondo.

Ho bisogno di aiuto.

«Ehi.» Logan si protende in avanti appoggiando i gomiti sul tavolo. La mano grande sfiora la mia facendomi sbattere le palpebre. «Su che pianeta sei finita?»

Alzo lo sguardo su di lui scontrandomi con un paio di occhi verdi capaci di catapultarmi indietro nel passato, a quando da bambina giocavo nel prato dietro casa in quei pomeriggi primaverili in cui il verde faceva da sfondo alle giornate calde e afose. Logan mi ricorda casa, e mi infonde una pace ed una tranquillità che non riesco ad esprimere a parole.

Prendo un respiro profondo. «Credo di essere finalmente pronta ad affrontare tutto ciò che non va nella mia vita.»

Logan mi osserva in silenzio, ora il pollice compone cerchi rassicuranti sul dorso della mia mano. Sospira piano, poi sorride. «Questa è una bella cosa, Liv. Non sempre riusciamo a farcela da soli, e il fatto che tu sia pronta ad ammetterlo è già un passo avanti.»

Annuisco piano. «Lo sapevo già da un po' che mi stavo lentamente spegnendo, e forse il fatto che tu ora sia qui mi ha dato la carica per riuscire a venirne a patti.»

Il sorriso gli viene meno, e adesso sembra che fatichi a guardarmi negli occhi. «Non smetterò mai di dirti quanto mi dispiace di averti lasciata sola. Spero che tu sappia che non è stata una scelta facile, che me ne sono pentito l'esatto momento in cui ho messo piede fuori dalla tua stanza. Non ero abbastanza forte per tornare sui miei passi e darti il supporto che meritavi. Sono stato un vigliacco e un codardo, ho preferito lasciarti libera invece che prendermi le mie responsabilità, e di questo mi scuso.»

Fa una pausa, torna a guardarmi con determinazione negli occhi, la sua mano ora s'intreccia alla mia. La stringe forte. «Non posso cambiare il passato, ma posso decidere come vorrei che fosse il mio futuro, e il mio futuro sei tu. Lo sei sempre stata. Non so quanto mi ci vorrà per riuscire ad ammettere ad alta voce di avere un problema come hai fatto tu, ma so che voglio provarci con tutto me stesso.»

Sbatto le palpebre per ricacciare indietro le lacrime, poi mi sporgo in avanti per accarezzargli una guancia. «Non importa quanto tempo ci vorrà, se passeranno mesi prima che le cose tra di noi si aggiustino, io non me ne andrò, Logan.» Poi chiudo per una frazione di secondo gli occhi, esalo un profondo respiro e quando li riapro sto sorridendo. «Io ti perdono, Logan.»

Ora è lui ad avere gli occhi lucidi, è senza fiato quando parla. «Come? Dici davvero?»

Annuisco. «Sì, ti perdono» ripeto guardandolo dritto negli occhi. «So che le cose saranno diverse d'ora in poi.»

«Lo saranno» concorda con foga. «Sarò migliore di così, te lo prometto.»

Ci separiamo solo quando i nostri ordini ci vengono serviti. Mentre osservo Logan mangiare, il silenzio tra noi si fa via via più opprimente. Mi ricorda che ci sono ancora molte cose che non so, che tra qualche giorno dovremo affrontare la cosa più difficile delle nostre vite e che potremmo non avere l'opportunità di vedere sbocciare nuovamente la nostra relazione. Se voglio capire come affrontare una sua possibile condanna, devo sapere esattamente che cos'è successo quest'estate.

Qualche mese fa ho origliato per puro caso una conversazione telefonica di James in cui parlava con qualcuno della cattiva condotta del figlio e del fatto che ancora non riusciva ad ammettere i suoi sbagli. Non ho voluto sentire altro, la parola « arrestato » mi aveva fatto esplodere il cuore in mille pezzi. Mi aveva letteralmente consumata giorno per giorno, finché non ero arrivata alla conclusione che di qualunque cosa si trattava, non volevo saperne niente. Non fino ad ora.

Bevo lentamente il mio frappé fino a quando non finisce di mangiare, poi lo sposto da un lato e appoggio entrambi i gomiti sul tavolo.

«Allora, ti va di raccontarmi qualcosa in più?»

Logan si pulisce la bocca con un tovagliolo prima di appoggiarsi più comodamente al divano rosso, con una mano si sfrega una guancia e con l'altra giocherella con il bordo del bicchiere. Deve sentirsi meglio ora che ha mangiato, perché sembra più rilassato.

«Sii più specifica. Chiedimi che cosa vuoi davvero sapere, Liv.»

Tamburello le dita sul tavolo. «D'accordo. Dove sei stato questa settimana?»

«A Santa Rosa.» Risponde senza esitazione. Con una mano gli faccio segno di proseguire con il racconto, sospira piano prima di passarsi una mano sui capelli rasati. «Va bene, ti dirò ogni cosa. La mattina in cui sei sgattaiolata via dalla mia stanza ho ricevuto una chiamata, una persona aveva bisogno di me e così ho preso il primo aereo disponibile e sono volato da lei.»

Mi mordicchio il labbro inferiore tenendo a bada l'ansia che mi sta attraversando lo stomaco. «Quindi... chiunque avesse bisogno di te, era una lei?» La mia non è un'accusa, sto solo cercando di capire.

Logan non esita nel rispondere, il che mi fa rilassare appena. «Si chiama Megan, l'ho conosciuta la mattina in cui me ne sono andato. Ha insistito per sedersi accanto a me sull'autobus, diceva che ero l'unico a quelle ore che non la spaventasse.» Accenna una risata grattandosi il mento. «Non so cos'abbia visto sul mio viso in grado di darle sicurezza. Ero stanco, non ricordo da quanto non dormissi, avevo occhiaie evidenti e mani livide e gonfie. Ero reduce da un pianto inconsolabile, con la mente a pezzi per averti appena lasciata, eppure lei mi disse che sentiva di potersi fidare solo di me.»

«Ha provato addirittura a farmi cedere offrendomi caramelle.» Questa volta scoppia a ridere, e la genuinità del momento mi fa sorridere. «Comunque ci è riuscita, mi ha rotto talmente tanto le palle che ho lasciato che si sedesse sul sedile accanto al mio. Quando ho poi deciso di alzare lo sguardo su di lei io...» Smette di ridere. Vedo gli occhi farsi vacui per qualche istante, afferrare un ricordo doloroso e costringersi a riviverlo. Di qualsiasi cosa si tratta, so che fa male.

Mi guarda, e il suo dolore diventa il mio. Allungo una mano per afferrare la sua, e quasi lo sento ringraziarmi quando gliela stringo. «Va tutto bene» dico.

Annuisce. «Era sporca, aveva fango e detriti nei capelli, i vestiti erano stati fatti a pezzi in alcuni punti. Tanti piccoli tagli e lividi le ricoprivano il viso pallido, era malnutrita ed era chiaro che fosse successo qualcosa di orribile. Eppure, nonostante quello, mi stava sorridendo con gioia e mi offriva delle fottute caramelle colorate.» Sorride. «Poteva passare per pazza agli occhi di chiunque, ma io avevo già notato quello che gli altri non riuscivano a vedere. In quel momento ho messo da parte il mio dolore, che non era nulla in confronto all'Inferno in cui aveva vissuto lei, e le ho offerto il mio aiuto.»

Smette di parlare per bere un sorso d'acqua, ed io mi prendo del tempo per assimilare tutte queste informazioni prima di porgergli una nuova domanda.

«Mi hai detto che ti ha chiamato perché aveva bisogno di aiuto, sta bene adesso?»

Logan sospira. «Si sta riprendendo. Vedi lei... quando l'ho conosciuta non sapeva di essere incinta. Stava scappando, un po' come facevo io, e ancora non era consapevole della sua situazione. Ha partorito qualche giorno fa ed io sono rimasto nella sala d'attesa aspettando notizie per ore, forse per un giorno intero. L'ho sentita urlare, disperarsi, piangere. Ha avuto un distacco della placenta e non era nemmeno a termine. Il bambino è nato con il cordone stretto attorno al collo, non ha nemmeno pianto.»

Sbarro gli occhi e mi porto entrambe le mani sulla bocca, sconvolta. «Lui è... Ti prego, dimmi che sta bene.»

Sembra per la prima volta a corto di parole. «Sì, sì. È piccolo ma cazzuto.»

Logan accenna un sorriso ed io sospiro visibilmente. «E Megan?»

«Lei ci sta mettendo un po' di più a riprendersi, ma sono sicuro che ha solo bisogno di di riposo. Ha perso molto sangue e hanno dovuto farle diverse trasfusioni, ma se la caverà.»

Mi passo una mano sul viso. «Dio mio, Logan. Non oso immaginare cos'hai vissuto in questi giorni. Mi dispiace davvero tanto.»

«A volte mi sento molto fortunato. C'è chi ha vissuto della merda vera, ha assaporato gli orrori dell'Inferno ed è risalito, ed io me ne sto qui a piagnucolare per il nulla.» Scuote la testa.

«Ognuno di noi ha visto l'Inferno, Logan. È giusto che anche tu pianga il tuo dolore senza sentirti in colpa.»

Sospira. «Forse.»

«Però non capisco... Che cosa l'è successo? Dove sono i suoi genitori?»

«Questa è una cosa che non posso spiegarti, Liv, scusami. È il suo passato... il suo dolore. Ci ha letteralmente impiegato mesi per aprirsi e raccontarmi tutto, e non credo sarebbe giusto nei suoi confronti se ora lo raccontassi in giro.» Il suo tono è dolce, rassicurante. «Mi dispiace tanto, scusami. Sai che se potessi te lo direi, non voglio nasconderti nulla.»

E lo so, lo so davvero. Gli sorrido per tranquillizzarlo. «Lo capisco e lo rispetto, non ti preoccupare.»

Lo sento prendere un respiro profondo liberandosi così da un peso opprimente che gli schiacciava il petto. «Un giorno te la presenterò, e sarà lei a dirti tutto.»

«Non vedo l'ora» dico, ancora stringendo le nostre mani.

Non riesco ad immaginare gli orrori che può aver passato questa ragazza, così sola e bisognosa di aiuto che ha avuto la fortuna di incontrare un cuore buono come quello di Logan. A volte mi domando se al suo posto sarei in grado di accantonare il mio dolore per aiutare qualcun altro, se sono abbastanza forte per farlo senza essere egoista. Logan è la reincarnazione della bontà, e nemmeno se ne rende conto. Forse perché la vita è sempre stata ingiusta con lui, lo ha sempre messo davanti a scelte difficili e discutibili. Lo ha forgiato per poi spezzarlo in mille pezzi più e più volte. Crede di non sapere amare e pensa di non meritarsi l'amore. Niente di più lontano dalla verità.

«Ti ho dato molto a cui pensare, eh? Mi dispiace» dice dopo un po'.

Alzo lo sguardo dalle nostre mani per incontrare i suoi occhi. «Smettila di scusarti. Stavo solo pensando alla persona meravigliosa che sei.»

«Ah. Ero preoccupato che ti stessi arrovellando i pensieri su me e Megan.»

Mi acciglio appena, perché fino a quel momento non ci avevo dato granché peso.

«Beh non è così, ma ora che me lo hai sbattuto sotto il naso forse ci sto pensando più del dovuto.» Lo guardo male, e lui ridacchia.

«Bene, così possiamo risolvere subito la questione: io e Megan siamo solo amici.»

«E non hai provato, che ne so, a portartela a letto?»

«Cosa? No, Liv, assolutamente no.»

«Perché? Non è il tuo tipo?»

Scuote la testa. «Non lo è, e in ogni caso lei ha... gusti differenti.»

Inarco un sopracciglio e giro la cannuccia ancora intrisa nel frappé. «Intendi dire che preferisce un nerd ad un giocatore di football?»

Logan ride. «Intendo dire che preferisce donne dai capelli fucsia con una montatura di occhiali troppo grossa per un viso così piccolo.»

La mia bocca si spalanca formando una O gigantesca. «Ah, per quello.»

«Già» asserisce con un gran sorrisone. «È davvero una buona amica, e voglio che ti sia chiaro sin da subito. Non c'è stato nulla, non c'è niente adesso e mai ci sarà. Come ti ho detto non è il mio tipo. Tu, Liv. Tu sei il mio tipo.»

Arrossisco e non so perché. Queste parole hanno la capacità di riscaldarmi il cuore e di farmi tornare il buonumore. Non gli rispondo, mi limito ad intrappolare tra le labbra la cannuccia per finire il liquido al cioccolato, intanto che Logan osserva quel gesto con occhi ardenti. Mi rendo conto solo adesso che, presa dalla foga del momento, si è limitato a pensare al mio benessere invece che al suo, come sempre. Questo significa che tra di noi ci saranno altri momenti così, che ha lasciato una porta aperta nella speranza che qualunque cosa stia accadendo possa tramutarsi in qualcosa di bello e piacevole.

Passiamo la mezz'ora successiva affrontando argomenti più leggeri. Racconto a Logan dei miei nonni, dell'estate passata da loro a Sonora descrivendogli i dettagli della casa in cui sono cresciuta e del profumo di marmellata con cui nonna mi svegliava ogni mattina. Ometto volutamente di riferirgli dei momenti no dovuti alla sua assenza, mi limito invece a contenere l'euforia quando mi promette che conoscere le strade e il luogo in cui sono nata e cresciuta sarà una delle prime cose che faremo insieme.

Logan invece, con mio grande disappunto, ammette di avere passato un'estate letteralmente di merda. Come sospettavo, mi racconta di essere stato arrestato un paio di volte, di essere stato beccato in possesso di Marijuana e di averne anche fatto uso oltre ad essersi ubriacato spesso. Mi racconta tutto nei dettagli con la vergogna stampata nero su bianco sul viso, pregandomi di non giudicarlo male e di cercare di capire le sue motivazioni. Mi rendo conto solo adesso di quanto sia sprofondato in una depressione che non conosce fondo, e quando glielo faccio notare non ne rimane sorpreso come immaginavo.

«Nella clinica in cui sono stato portato per un mese me lo avevano già fatto notare, solo che sentirlo dire da te lo rende reale» dice.

Non me la sono sentita di urlargli contro, di offendermi per avermelo omesso per tutto quel tempo o di sgridarlo perché ogni tanto fa ancora uso di cannabis. A che servirebbe? Se vogliamo davvero migliorare il nostro rapporto ci deve essere lealtà tra di noi, comprensione. Per cui mi sono limitata a dirgli che sarebbe andato tutto bene, che non aveva più motivo di trovarsi in situazioni simili visto che non era più solo. Forse la mia presenza avrebbe potuto aiutarlo ad ammettere in primis a se stesso che qualcosa da risolvere c'era, il resto del lavoro però avrebbe dovuto farlo con qualcuno di più esperto.

Glielo dissi, gli dissi anche che non avrei voluto smettere le sedute con la psicologa perché sapevo che mi sarebbero servite, e lui con mia grande sorpresa mi rispose che avevo ragione. La Dottoressa Gibson gli era piaciuta, e aveva anche lui il desiderio di continuare quel percorso che avrebbe portato alla sua realizzazione. Ho sorriso così tanto che dopo mi faceva male la mascella per quanto ero felice.

Logan ha riso molto, abbiamo riso molto ricordando momenti del passato in cui siamo stati bene ed eravamo felici e spensierati. Siamo rimasti a parlare in quella caffetteria fino a chiusura, fino a quando la proprietaria non ci ha sbattuto fuori insieme ai sacchi pieni della spazzatura, e anche in quel caso non siamo riusciti a trattenerci dal ridere a crepapelle. Abbiamo vagato per un po' qua e là, ma ad un certo punto avevo così male ai piedi per colpa dei tacchi che abbiamo deciso fosse ora di tornare a casa.

Così ora mi sta letteralmente trasportando in braccio su per le scale, nella mano destra tengo i tacchi e con l'altra mi aggrappo al suo collo.

«Giuro che ce la facevo a camminare anche da sola.»

«E togliermi l'occasione di averti stretta tra le braccia? In più, posso sbirciare dentro la tua scollatura senza dare nell'occhio.»

Gli tiro uno schiaffo leggero sul collo facendolo ridere. «Idiota» mormoro con un sorriso.

Logan mi lascia finalmente scendere -come se per tutto quel tempo mi fosse dispiaciuto inalare il suo profumo di buono e accoccolarmi contro il suo corpo scolpito- solo quando siamo davanti al pianerottolo di casa. Non appena infilo la chiave nella toppa, entrambi ci accorgiamo che da dentro l'appartamento arriva musica a tutto volume. Varchiamo la soglia sotto le note di Papi Chulo di Lorna e quello che ci appare sotto gli occhi ci fa rimanere impalati come stoccafissi.

Jackson sta ballando in salotto con una bottiglia di Tequila attaccata alla bocca, un solo grembiule da cucina addosso e nient'altro. È nudo, completamente nudo.
Si muove sculettando, roteando i fianchi a ritmo e ogni tanto intona il ritornello. Non si accorge di noi. Logan è il primo a portarsi un pugno davanti alla bocca cercando di trattenere inutilmente una risata, mentre io non riesco a chiudere la bocca che ora tocca il pavimento. Questa scena è del tutto surreale, dannazione.

Scoppio a ridere anche io quando butta la testa all'indietro scuotendo i capelli in aria come se fosse una Diva. È decisamente ubriaco. Butto un'occhiata alla cucina, dove scorgo farina su ogni bancone e impasto ovunque, segno che in tutto ciò stava anche cucinando qualcosa.

«Che cosa facciamo?» chiedo a Logan alzando un po' la voce in modo che mi senta.

Non riesce a smettere di ridere. «Dobbiamo per forza fare qualcosa? Io mi sto divertendo tantissimo.»

Gli tiro una gomitata nel fianco fingendomi indignata, in realtà sono piuttosto divertita anche io dalla situazione. La canzone cambia e al suo posto parte Gasolina di Daddy Yankee e qui... Mio Dio, qui Jackson inizia a twerkare. Io e Logan scoppiamo a ridere come due isterici, lui si piega in due e prova a fare respiri profondi cercando di assimilare aria, io invece mi aggrappo al suo braccio per non ruzzolare a terra. È solo in quel momento che Jackson finalmente ci nota, ma invece che sentirsi offeso ci sorride ampliando la bocca. Mi si avvicina e mi afferra per i fianchi facendomi fare una giravolta in modo talmente goffo che per poco non sbatto contro il muro.

Mi bacia una guancia facendomi percepire il suo alito caldo che odora di alcol.
«Ti vooooglio bene, amica mia. La mia migliore amica, la più fantastica amica del moooondo» biascica con un sorriso.

Logan gli toglie la bottiglia di mano scuotendo la testa e Jackson prova a fulminarlo con lo sguardo, ma l'unica cosa che riesce a fare è chiudere gli occhi in maniera innaturale. «Ecco, a te invece ti odio. Mi hai sentito? Ti odio Looogan.» Gli punta l'indice contro il petto.

«Certo, amico, la cosa è reciproca non ti preoccupare» gli risponde fingendosi serio, ma la realtà è che sta sorridendo come un bambino il giorno di Natale.

Sotto sotto sono sicura che questi due in realtà si vogliano un gran bene, anche se non lo ammetteranno mai e domani, quando Jackson sarà di nuovo sobrio, torneranno fingere di odiarsi. Che idioti, mamma mia.

Jackson mi guarda. «Ti voglio bene» borbotta, poi si gira verso Logan. «Ti odio.»

Lo afferro per le spalle e lo attiro in un abbraccio, dopodiché gli scosto i capelli sudati e appiccicosi da davanti al viso. «Che sta succedendo? Perché ti sei ubriacato e hai bevuto così tanto?»

I suoi occhi cercano di incatenarsi nei miei ma trova difficoltà nel farlo, per cui mi sorride un paio di volte. «Sono in un bel guaio, Liv» biascica con un sospiro rumoroso.

«Ehm, io intanto vado a prendergli un paio di boxer» s'intromette Logan appena prima di incamminarsi verso la stanza di Jackson.

«Ehi» gli grida dietro quest'ultimo. «Stai lontano dalla mia camera! Mi hai sentito Miller?» Scoppia a ridere. «Potremmo batterci, che ne pensi? Ti farei le strisce al culo! Mi stai ascoltando? LE STRISCE AL CULO!»

Logan sbuffa. «Si dice il culo a strisce, ubriacone che non sei altro.»

«Vaffanculo» mugugna il mio migliore amico alzando il dito medio nella sua direzione.

Io invece scuoto la testa, e dopo avergli afferrato la nuca lo costringo a voltarsi nella mia direzione. «Cos'è successo?» ci riprovo.

E la sua risposta, che questa volta impiega un po' ad arrivare visto che tenta diverse volte di formulare una frase di senso compiuto, mi lascia completamente senza fiato.

«Credo di essermi innamorato di Ellie.»

Logan, alle mie spalle, impreca. «Merda, amico.»

Già, merda.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro