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Capitolo 15: Mille parole vuote (parte I)

Katherine's pov
Entrammo in classe, pronti per affrontare il trauma di un'ora di inglese. Le ore con la professoressa di inglese erano sempre pesanti perché si ripetevano e si riprendevano i concetti molte volte essendo molto difficili. C'erano sempre troppe date che dovevamo sapere, la sintassi era sempre con noi a romperci le palle e ovviamente tutti dovevamo sapere tutti i figli del fratello della tipa che puliva le scarpe a qualsiasi scrittore. Un incubo. Secondo me avremmo potuto battere uno storico se avessimo studiato come voleva la professoressa.....peccato che nessuno lo faceva.

La prof ci sorrise gentilmente, forse troppo gentilmente per i suoi standard. Mi insospettì così decisi di guardarmi in giro cercando qualche coltello appeso sopra la nostra testa. Non c'era nulla, era tutto troppo strano. Ci sedemmo e notai che non ero l'unica ad aver notato che la prof era un po' strana quel giorno. Iniziai a pensare alle cose più strambe, non era possibile che ci stesse sorridendo così apertamente al contrario dei soliti sbuffi, dei " ciao" scocciati e lo sguardo spento e depresso che si azionava solamente durante le interrogazioni. L'avrò vista sorridere giusto un paio di volte quando segnava sul quaderno un 1-, il meno per l'impegno.

- la prof si è drogata- fece Alex seduto dietro di me mentre parlava con un suo amico, il quale non vidi la faccia ma che rise con me, perché in effetti era vero, di solito aveva un'espressione troppo insolita e troppo inquietante. Avrei forse dovuto che la cocaina faceva male? A parte questi pensieri, ero veramente dubbiosa e spaventata sulle sue intenzioni. Continua a guardare in soffitto, le pareti e gli zaini che potevano contenere bombe, ma non trovai nulla. Ma nonostante ciò non ero ancora sicura del fatto che non ci fossero coltelli da nessuna parte. Doveva pur esserci qualcosa da qualche parte.

- bene ragazzi, ci siete tutti?- chiese spruzzando gioia da tutti i pori , ci fu poi a seguire un " sì" lungo e annoiato. Lei rise maleficamente, spalancai gli occhi e mi preparai ad un accoltellamento o che tirasse fuori una mitragliatrice. - perfetto! Allora, adesso vi darò  il foglio con l'argomento del vostro tema che dovrete eseguire in un'ora, ecco a voi la prima verifica a sorpresa!!! E dato che so che nessuno ha studiato sarò felice di sparare insufficienze- annunciò battendo le mani. Ecco, appunto, lei era felice solo quando c'erano da mettere insufficienze a contrario degli altri professori. La classe, sconcertata iniziò a lamentarsi creando un chiacchiericcio piuttosto alto. Avevamo capito il motivo della sua gioia, e non avremmo voluto saperlo. Avrei preferito la scoperta del fatto che avesse deciso di suicidarsi o che volesse finire in carcere per aver fatto una strage di ragazzi, perché doveva "limitarsi" ad un testo impossibile? Era proprio un di merda.

- prof posso andare in bagno?- chiese Tomas facendo ridere un po' tutta la classe. Tutti volevano andarsene da quella stanza, fingersi malati, saltare l'intera giornata ma per qualche strambo motivo eravamo tutti presenti, sani e vegeti. Non mi ero neanche preparata il bigliettino!

- signor Smith se non vuole che il tempo per lei diminuisca le consiglio di iniziare il compito in assoluto silenzio, è chiaro?- le domandò la prof sorridendogli perfidamente ma con uno sguardo che mi fece quasi rabbrividire, ma Tomas la prese alla leggere alzando le mani in segno di scuse e sorridendo. - chiaro?- chiese innervosendosi, mentre Tomas alzò gli occhi scocciato - prof mi dia quel foglio e non mi faccia rispondere- rispose mentre tutta la classe (compresa me)scoppiò a ridere dal suo fare tranquillo e menefreghista. Non era mai stato così sfacciato prima d'ora e questo mi lascio parecchio sconcertata. La prof lo guardò male e gli diede il foglietto - signor Smith che ne dice di consegnare il compito dieci minuti prima della classe? Anzi no, non mi risponda- disse passando a darmi il foglio.

- muori- sussurrò Tom arrabbiato, non lo sentì ma potei leggere il labiale. Sorrisi in silenzio nascondendomi dietro i miei avambracci andando così indietro con la sedia. Ero  abbastanza d'accordo con la sua affermazione, ma dovevo smettere di insultare la professoressa, non sarebbe  servito niente, mi aveva sottomessa e io non ci potevo fare niente. Iniziai a riordinare tutti i miei pensieri nella mia mente cercando di ricordare le svariate date e i nomi dopo aver letto la traccia, incominciai così il testo. L'argomento era " definisci il termine: "amore" secondo vari scrittori del romanticismo, successivamente inserisci la tua definizione"

- prof, San Valentino è a febbraio, siamo a dicembre- commentò sarcasticamente Billy. Lo guardai con occhi assenti, stavo pensando con l'ansia addosso e pensieri frenetici mi rimbombavano nel cervello. Lui notò che lo stavo guardando e arrossì leggermente, io mi accorsi che lo stavo fissando ritornando nel mondo terreno e ritornai a guardare il mio foglio con sguardo indifferente. Billy non lo frequentavo molto e di certo non sarei potuta andare da lui a dirgli che in verità non stavo guardando lui. In verità non frequentavo  quelli della mia classe, né quelli della scuola, in pratica conoscevo solo le persone con cui avevo lavorato e Juliet. Non ero molto socievole e non mi sforzavo nemmeno di esserlo. La mia vita era così piena di impegni, piena di problemi che amicizie nuove mi avrebbero creato solo nuovi problemi, ecco perché non ritenevo né Alex né Tomas miei amici, ma solo conoscenti.

- dieci minuti in meno anche per te, Pullman?- chiese la prof rimandandomi di nuovo sulla terra. Scocciata sospirai: dovevo concentrarmi. Iniziai a scrivere, avevo studiato abbastanza, dopo qualche parola sul foglio la mano prese a scivolare sul foglio senza nemmeno che me ne accorgessi. Io avevo questo piccolo problema, mi ricordavo qualcosa per una frazione di secondo perciò dovevo scrivere tutto subito perché altrimenti se l'avessi messo da parte me lo sarei dimenticato. Di certo non avrei sicuramente preso il massimo dei voti, però sperai di potermela cavare. Elencai tutti gli scrittori che conoscevo e diedi la definizione di "amore" secondo il loro punto di vista, poi ci aggiunsi degli esempi di poesie e storie. Arrivai al punto delle date e fui molto larga e poco precisa, sapevo solo indicare i periodi e questo sapevo che non sarebbe piaciuto alla professoressa. Pazienza.

Arrivò il momento in cui dovevo mettere la mia definizione : blocco. Non avevo la minima idea di ciò che pensavo, di ciò che definivo io l'amore, di ciò che significasse per me l'amore. Le persone come me non potevano affezionarsi agli altri, solo alle amiche e ai parenti, i maschi erano la tua distruzione. Io non sapevo cosa volesse dire amare qualcuno, " mi stavano tremando le ginocchia" o " lo guardai per attimi interminabili con il cuore che batteva all'impazzata" non le avevo mai provate, infatti quando leggevo un romanzo d'amore per scuola, lo leggevo come leggevo un testo di storia, o come un banalissimo racconto per bimbi. Quei capolavori della storia come Romeo e Giulietta o guardare Titanic non mi facevano né caldo né freddo perché per me gli uomini, per la maggior parte, erano crudeli e senza cuore. Io non ci sarei riuscita, era come inventarmi la sensazione che provavo mentre volavo con le ali da pipistrello che non ho, posso provare a descriverlo ma non sarà mai uguale a quello di una ragazza innamorata. Anche  se fossi la miglior scrittrice del mondo non potrei mai essere all'altezza di una ragazza che scrive nel suo diario segreto le emozioni che prova quando vede il ragazzo che le piace, non si può descrivere un'emozione se non la si ha vissuta.

Potevo inventarmi qualcosa, ma sarebbe parso palese a chiunque che non pensavo quelle cose perché non sono poi così brava a scrivere, figurarsi scrivere una sensazione mai provata.

Un lampo mi passò la mente, in effetti amavo una persona, l'amavo con tutto il mio cuore, ovviamente non era come quello di una coppia di fidanzati ma pur sempre era amore. L'amore che legava me e mia sorella, l'unico amore della mia vita, Annabeth, l'unica vera   soddisfazione che possedevo nella mia vita era essere sua sorella, la sorella di una persona più che perfetta, lei era un eccezione, l'unica eccezione dell'universo, l'unica persona veramente perfetta, l'unico difetto che aveva era quello di essere troppo perfetta, troppo. L'unica persona sia bella dentro che fuori.

La definizione della parola " amore" secondo il mio punto di vista, è l'amore tra sorelle, l'amore che lega due sorelle e le invita, le costringe, le obbliga, a proteggersi, ad amarsi, ad aiutarsi a vicenda. La tua migliore amica, il tuo sorriso la mattina, colei che ti prende la mano, te la stringe e ti sorride incoraggiandoti ad andare avanti, insieme. Per sempre. La tua metà, la tua mano destra, la metà del tuo cuore e del tuo amore. La tua salvezza nella tristezza, ed a volte, magari anche la causa della tua rabbia, della tua delusione, del tuo pianto, ma questo solo perché ci tieni troppo a lei. Questo per me è l'amore : mia sorella, Annabeth.

Conclusi il testo, ero fiera di quello che ero riuscita a scrivere, per la prima volta avevo fatto qualcosa che mi rendeva veramente fiera, un'altra emozione che avrei potuto contare sulle dita delle mie mani le volte che l'avevo provata. Lo rilessi,  e fissai qualche secondo il nome della mia sorellina, Annabeth, sorrisi al foglio e mi avviai alla cattedra per consegnare il foglio. Vidi Juliet posarlo prima e andarsene leggermente scossa, come se quel testo le avesse portato alla luce pensieri orribili, sembrava un fantasma.

Guardai il foglio di sfuggita perché distolsi lo sguardo subito " non posso" pensai, negando alla mia curiosità di sbirciare. Non riuscì a resistere alla tentazione di leggere,volevo leggere le ultime righe velocemente e non volevo farmi scoprire. Così  mi guardai alle spalle di sfuggita e incominciai a leggere " l'amore è un sentimento prezioso, che a volte lo doni al "primo che passa" perché forse si prova un'attrazione forte verso un genere di persona, perciò credo nell'amore a prima vista. Non tutti possiamo possederlo, riceverlo o donarlo allo stesso modo e con le stesse persone, purtroppo non tutte le persone se lo meritano dato che non sono predisposte a volere bene, forse perché sono state abituate in questo modo. Non approvo il fatto che tutti meritano l'amore, penso che ci siano persone che hanno deciso di compiere azioni che comporteranno al non meritarsi che qualcuno sia innamorato di loro. Altri invece che non hanno bisogno di amare perché sono già amati da tutti,  sono sfortunati e fortunati allo stesso tempo, essere amati da tutti comporta una notevole felicità nel tuo stato d'animo, esserlo però ti vieta la sensazione piacevole dell'amore."

Sgranai gli occhi un po' perplessa, ma capì che il "primo che passa" si riferisse a Tomas, non penso se ne sia innamorata veramente, secondo me Tomas era la prima persona che aveva veramente reagito contro suo fratello perciò lei ne era rimasta sconvolta e aveva automaticamente pensato che fosse l'amore della sua vita. Però, sinceramente, non era quello che mi aveva colpito. Non mi importava più di tanto in realtà, ciò che mi aveva sconvolta era la frase così tagliente che rimasi senza respirare con quando non cominciò a girarmi la testa, " persone non predisposte a volere bene" e " compiere azioni che portano al non meritarsi che qualcuno sia innamorato di loro" Spalancai gli occhi allibita, Juliet, lei era una delle pochissime persone che mi potevano ferire veramente, anzi solo lei e Annabeth, al mondo. E lei l'aveva fatto. Erano parole così dure che provai ad immaginare se si potesse riferire a qualcun altro ma la mia mente era andata in corto circuito, non capiva più niente e non dava neanche la possibilità di un'altra persona, per lei c'ero solo io. Il cuore che pensavo veramente di aver messo da parte cominciò a sgretolarsi, mi sentivo tradita, tradita dalla mia migliore amica. Iniziai ad ansimare

- Smith! Devi consegnare! Mancano dieci minuti!!- strillò la prof mentre Tomas sbiancava, guardò il foglio allarmato e scrisse a tutta velocità, lo guardai come se fosse molto lontano da me, come se fossi fuori da quella dimensione, e c'erano le parole di Juliet che rimbombavano da tutte le parti, "persone non predisposte a volere bene"  dolore c'era nel mio petto, fitte che sforzavo di trattenere con un risultato minimo. Sentivo le mie guancia molli, senza più controllo, che tendevano ad abbassare le due estremità della labbra, facendole tremare in modo così incontrollato che dovetti mettermi una mano sulla bocca. - Smith! Adesso! - ordinò la prof indicando con l'indice la cattedra mentre lui la stava ignorando concentrato su ciò che voleva scrivere. - Smith devi partire con un voto in meno?- chiese perfida mente lui sbuffava.

Andò alla cattedra dove c'ero io, immobile ad osservare la scena, adesso anche la mano mi stava tremando in modo quasi percettibile. Ondate di lacrime minacciavano di colarmi dalle guance ma io continuavo a stringere la mascella facendomi male. Non riuscivo a reagire in alcun modo, volevo pensare a qualcosa di felice, o magari semplicemente arrabbiarmi come tutte le ragazze forti che prendevano in mano la situazione. DI certo loro avrebbero preso il foglio e con passo spedito sarebbero andate da Juliet spiaccicandole il foglio in faccia, urlandole dietro di tutto e di più. Ma non ce la facevo, non pensavo a niente, non ero nemmeno sicura di poter mettere una parola dietro l'altra, partendo anche dal fatto che sarei comunque stata capace di parlare con la bocca che tremava come una foglia. Avrei voluto che il tempo si fermasse per darmi cinque minuti per pensare e chiarire la situazione, ma non li avevo. Lui mi passo affiancò, io guardai il foglio con occhi stralunati, sbattei le palpebre un paio di volte cercando di riprendermi con insuccesso, il dolore era troppo forte e la confusione si stava prendendo troppo spazio nella mia mente. Sentì una voce lontana chiamarmi, me ne fregai altamente, ero troppo scossa, triste, distrutta, delusa, tutte le peggiori emozioni racchiuse nel mio cuore che non si stava spezzando, no, si stava sgretolando lentamente provocando un dolore accecante. Io ero in un'altra dimensione.

Due mani con presa forte e tenace mi presero le spalle facendomi togliere la mano davanti alla bocca, sussultai spaventata e alzai lo sguardo notando che Tomas mi stava guardando spazientito e preoccupato. -ehi, ci sei?- mi chiese infine capendo che mi ero ripresa.

Sbattei ancora le palpebre diventate pesanti, il cuore mentre si stava sgretolando batteva per farmi ancora più male, feci un smorfia triste, mi sentì gli occhi bruciare, mi imposi di non piangere , ma quelle mani che mi scossero addosso. Erano calde mi davano la sensazione che il mondo era umano, cosa che non aiutava dato che di solito, quando venivo ferita, pensavo a tutto un mondo così e che non avrei dovuto piangere per una persona dato che era come le altre, altrimenti avrei sempre pianto. Il calore mi dava speranza. Sentii un impulso che con il tempo avevo imparato a tenere a bada, ma che in quel momento mi mangiava dentro : volevo contatto fisico, in verità il mio corpo lo voleva, la mia mente voleva solo scappare in bagno, chiudere la porta e abbandonarmi sul muro scoppiando a piangere. Ma quelle mani erano come catene che mi obbligavano a stare dov'ero, loro che mi accarezzavano le braccia mi stavano dicendo il contrario, mi comunicavano che lei era stata cattiva e non dovevo chiudermi tutto dentro.

- Kathreen? Ehi ma....perché piangi- in quel momento mi accorsi delle lacrime che stavano solcando le mie guancia. Bastarde. In quel momento avevo dato un via che sarebbe stato impossibile fermare così ci rinunciai: scoppiai a piangere rumorosamente, singhiozzando e portandomi subito le mani agli occhi per nascondermi, non lo facevo da tempo immemorabile, era qualcosa di raro. Juliet era riuscita a spezzarmi quei rimasugli di cuore che avevo. Mi ero fatta dell'idea di aver un'amica senza pregiudizi, ero stata tradita da l'unica vera amica, pensavo che avesse tolto tutti i pregiudizi su di me, ma a quanto pareva no. Piansi singhiozzando sempre più forte, rannicchiandomi su me stessa, piegando la schiena e schiacciando i gomiti appoggiati sulla pancia. Era una scena imbarazzante ma ero proprio rotta.

Tomas sconcertato mi fissò per qualche secondo mentre io mi asciugavo le lacrime piegata dal dolore, cercai di camminare verso la porta e questo lo risvegliò dal suo stato di sconcerto così mi bloccò e fece una cosa che mi stupì molto: mi abbracciò da dietro, mi strinse forte al suo petto mettendo la sua testa nel mio incavo del collo, mentre io singhiozzavo rabbrividendo e facevo scendere lacrime giganti.

Tomas non chiese nulla, non proferì parola, mi strinse e basta dondolandomi un po' a destra e un po' a sinistra e sibilando dei "shh" tranquilli e dolci, sembravamo padre e figlia. " shh" mi sussurrava ininterrottamente, la miglior canzoncina di sempre, era così tranquillizzante, come se mi dicesse di smetterla di piangere perché lui era con me. Chiusi gli occhi facendo scendere altre lacrime e lasciandomi cullare. Prima cercavo un aiuto divino che mi desse la possibilità di smetterla di stare male per quella frase, e invece, era arrivato Tomas, che sorprendendo tutti, mi aveva abbracciata. Gli dovevo un grande favore. Presi un grande respiro e lentamente lo liberai dalla bocca, aprii di nuovi gli occhi rossi, mi feci cullare per alcuni secondi ancora, era tremendamente tranquillizzante, se non fossimo stati a scuola mi sarei addormentata probabilmente. Poi però presi le sue mani e le separai lasciandomi libera.

Mi asciugai l'ultima lacrima e guardai la classe allibita. La prof, invece, annoiata fece - signorina se si è fatta male, Tomas è proprio l'ultima persona a cui deve chiedere aiuto, si sente bene?- io la guardai storta - prof invece mi ha aiutata, grazie ma sto benissimo- dissi riprendendo la solita compostezza che avevo e tornandomene a poggiare il mio testo, mi si avvicinò ancora Tomas e mi  sussurrò nell'orecchio a bassa voce - grazie- e gli sorrisi cercando un po' di rigidità perché comunque dovevo essere sempre la stessa ragazza fredda e distaccata, ma non ci riuscii e il sorriso probabilmente fu uno dei più sinceri sorrisi che avessi mai fatto. - mi puoi fare un favore?- mi chiese guardando di sbieco la professoressa presa nel sgridare qualcuno che stava cercando ci poiane. - ti ascolto- gli dissi, gli dovevo molto più di un semplice favore ma se a lui andava bene questo allora l'avrei fatto. - ti prego scrivimi: vorrei poter sperimentare l'amore ancora un volta, ma stavolta con persone diverse, con una ragazza che spero di trovare presto- e mi lasciò andandosi a sedere e guardando male la prof.

Io presi la penna e scrissi la frase che mi aveva appena dettato nell'orecchio cercando di imitare la sua scrittura, anche stavolta quella maledetta tentazione non venne fermata e lessi alcune parole : " Alex", " mamma" e " Bernard" . Solo Alex catturò veramente la mia attenzione, ma non volevo guardare altro, quello di Juliet aveva già dato. Corressi un accento, misi una virgola e altre piccolezze.

Mi risvegliai per la seconda volta dai miei pensieri, mi costrinsi a mettere sopra il mio testo e ad andarmene al mio posto, erano affari suoi, avevo già fatto abbastanza. Non pensavo che anche loro si impegnassero e scrivessero testi così profondi per uno stupido compito. Tutti che fanno i duri e poi cediamo come se fossimo fatti di carta.

Guardai di striscio July, che continuava a mantenere la faccia da cadavere ambulante, però notai una velata rabbia nei suoi occhi. Spostai lo sguardo su Tomas, anche lui un po' serio e immerso nei suoi pensieri. Erano strani, entrambi. Mi dispiaceva un po' sapere che Tomas non amava per niente July e anzi, voleva incontrare quella giusta, perciò non avrebbe mai pensato a Julie. Ero sicura che le avrebbe spezzato il cuore ma probabilmente anche aperto gli occhi sul mondo reale. Come se ne avesse bisogno, non sapevo bene  tutto su di lei, anzi pochissimo perché entrambe decidemmo di starcene zitte sugli affari nostri, era un patto stretto tra principessa e cavaliere.

Finì l'ora, tutti ridevano e scherzavano sui loro testi, tutti tranne Juliet, Tom e me. Alex parlava di come aveva immaginato la donna dei suoi sogni agli altri che ridevano dal suo fare. Anch'io vorrei poter descrivere il mio principe azzurro, non si trattava di potere, ma di volere.

Non avevo voglia né la forza.

Il pomeriggio ritornai a casa frastornata, volevo dimenticare quanto accaduto solo un paio di ore prima. Così incominciai a fare i compiti con noia e svogliatezza, ma sapevo che almeno mi avrebbero tenuta concentrata su qualcos'altro che non fosse lo sfogo di cui mi stavo pentendo amaramente. Non ci riuscii, c'erano troppi pensieri nella mia mente che continuavano a venire ed andarsene senza che io potessi focalizzarmi solo su uno, forse anche perché non volevo, avrei voluto dimenticare, mi vergognavo. Eppure di cosa? Mi vergognavo di essere un'umana? Una persona con dei sentimenti? Di non essere sempre forte e decisa? Sì, esattamente di questo. Volevo dimostrare agli altri che niente mi avrebbe nemmeno scalfita così loro non ci avrebbero mai provato, avrei voluto far vedere a tutti che ero speciale, diversa, dura, ero un esempio di forza, eppure non lo ero affatto. Decisi di smetterla, e di saltare storia. Così mi diedi alla cucina, un altro hobby che avrebbe potuto prendermi al punto tale da farmi dimenticare per un po' .

C'era solo una cosa che mi distrasse mentre cucinavo: non la ricetta, piuttosto quello che avrei dovuto fare stasera. Quella era l'unica cosa che mi distraesse al pensiero di stasera. Dovevo andare da un tipo di nome Lyin, dalle immagini non doveva essere uno che voleva fare le corna alla moglie, ma piuttosto uno che la moglie con quella "simpatia" e "bellezza" non l'avrebbe mai trovata. Ed ecco che i miei sentimenti iniziavano a sparire celandosi dietro ad una parete di vetro che le seppelliva facendomi smettere di pensare. Era come se una mano invisibile mi avesse dato uno schiaffo fortissimo che mi facesse riportare agli inferi, solo che a me non veniva nessuno a salvare.

Cucinai pensando a tutto quello che dovevo mettere dentro a questa torta salata, ma non ci riuscivo, pensavo alle parole che aveva utilizzato Juliet in quel testo, quel maledetto tema mi aveva aperto uno squarcio nel petto che sarebbe guarito molto lentamente, facendomi molto male. E poi di nuovo a Lyin e alla mia vita di merda. Stavo per impazzire.

Avrei voluto essere un lupo mannaro come Scott, o un vampiro come Damon e guarire velocemente, ma ovviamente nel mondo reale, quella merda fa male a tutti. Quei "se" che sono presenti in ogni frase noi diciamo immaginando di poter fare cose che in teoria non potremmo fare senza pensare che anche se avessimo tutto ci sarebbero cmq i "se" non avessi niente. Tutto sembra meglio quando non lo vivi perché non vedi le ombre che seguono qualunque cosa senza sosta, senza nessuna eccezione. Sono quei "se" magari susseguiti dai sospiri di tristezza, pianti, suicidi...

Fa schifo a tutti la realtà.

Anche se, Tomas, forse non era del tutto reale, dato che mi aveva chiuso gran parte della ferita.  Lui era stato un medico che mi aveva acchiappata in tempo prima che io mi sgretolassi completamente, ricomponendomi a caso, l'importante che sarei rimasta con loro. Eppure io ero stata una stronza con lui, mi aveva aiutata. Non riuscivo a percepire questa cosa, da quando una persona fa del bene alla persona che l'ha trattato di merda chiedendo una sciocchezza in cambio?? Io non riuscivo a darmi una spiegazione. Lui mi aveva aiutata a calmarmi, a riprendermi, senza dire nulla, assolutamente nulla, anche perché le parole avevano smesso di avere un valore positivo per me da tempo, Tomas è stato la mia guarigione migliore. In quel momento l'assenza di parole era servita per assorbire le parole taglienti. Dovevo tantissimo a Tomas, un semplice grazie non sarebbe bastato.

Spazio autrice
Ciao a tutti!! Eccomi qua con un nuovo capitolo tutto per voi!! Capitolone, conosciamo sempre di più i nostri personaggi!! Avete un idea chiara almeno della nostra Katherine o di Tomas o di July o di Alex o forse di Percy anche se è un po' presto. Beh spero di avervi fatti contenti con questo capitolo. Secondo voi con chi starebbe meglio Tomas, Juliet o Katherine? Fatemelo sapere!!! Bacioni cuccioli!!😘😘

Ps: tutte le frasi da questo capitolo in poi saranno tutte autentiche, perciò in primo luogo spero che vi piacciano🙈👍 e in secondo luogo vorrei solo dire che se mai vi dovessero piacere così tanto🤔😍 e volete riutilizzarle per qualunque utilizzo, per piacere menzionatemi🗣. Questa non è mia perciò potete fare uno screen, non c'è problema🖨, ma le altre saranno tutte mie perciò dato che io ci impiego del tempo a pensarle vorrei almeno essere menzionata. Grazie♥️️

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