Capitolo IV: Cheap Thrills
Elia accompagnò Aura in casa e la fece sedere lasciandola con la frase: " Vado a prendere qualcosa da bere, immagino per te nulla di troppo forte giusto?"
Aura rispose annuendo ed ecco che Elia in men che non si dica si confuse fra le persone.
La musica risuonava in quel luogo, nonostante le luci soffuse Aura iniziò a far caso ad ogni dettaglio: Quella casa era piuttosto piccola per poter ospitare una festa, si chiedeva come potessero entrare tutte quelle persone in uno spazio così limitato. All'entrata si era accolti da una scala che conduceva al primo piano, che poi non era un reale primo piano ma una stanza da letto, e un salottino con tanto di divano , sul quale si era seduta, e televisore. C'era anche una seconda scala che portava al piano inferiore, il vero cuore della casa.
La maggior parte delle persone erano lì.
Una mano le si poggiò sulla spalla, riconobbe la voce di Giorgia: "Ragazza hai fatto colpo su Elia hahah."
Aura sorrise a quell'affermazione, era soddisfatta.
Rispose: "Non è niente male a dirla tutta, è andato a prendere qualcosa da bere."
Giorgia fece un urletto e l'abbracciò, le sussurrò ad un orecchio: " Fagli vedere che tipa sei, non ti saprà resistere."
Le fece un occhiolino e si allontanò.
Immersa nei suoi pensieri non si rese conto che Elia era già davanti a lei con due bicchieri in mano.
Il ragazzo si avvicinò all'orecchio di Aura e disse: "Ti ho preso una birra leggera, mi sembrava la scelta migliore."
Il respiro caldo di Elia le sfiorava il collo, un brivido le percorse la schiena.
Prese il bicchiere in mano ringraziandolo.
Rimase di nuovo imprigionata da quello sguardo, si maledisse per essere rimasta ancora una volta imbambolata a guardarlo perché Elia se ne accorse: "Ho qualcosa sul viso? Continui a fissarmi, devo preoccuparmi?"
Aura scoppiò a ridere e rispose: "Assolutamente, è solo che mi piace guardare attentamente le persone."
Elia sorrise, posò il bicchiere sul tavolino vicino al divano e invitò Aura a ballare: " Vieni con me a ballare, questa canzone ti potrebbe permettere di osservarmi meglio."
Aura arrossì, prese la mano di Elia e si alzò.
Restò con lo sguardo basso fin quando raggiunsero il centro della stanza.
Le note di Let me love you di Ariana Grande accompagnarono quel ballo.
Gli occhi di Elia erano fissi in quelli di Aura.
La ragazza, nonostante avesse i brividi lungo la schiena e il cuore a mille, non accennava a staccarsi dagli occhi del ragazzo.
Le note di quella canzone rimbombavano nella casa, Elia continuava a guardare negli occhi Aura.
Era rapito da quegli occhi, una sorta di attrazione fatale.
Il suo cuore saliva in gola ogni volta che lei poggiava lo sguardo su di lui, si chiedeva come due semplici occhi potessero rapirlo a tal punto.
Giorgia l'aveva descritta ad Elia, lui si era creato un'idea di lei ma con sicurezza disse che non era il suo tipo, eppure quella sera si ritrovò li a ballare con lei.
Forse uno scherzo del destino? Elia non credeva nel destino, ogni evento era dettato dagli atti che l'uomo compie.
Non riusciva a pensare che per qualche forza sovrannaturale la vita delle persone potesse cambiare, siamo semplicemente noi che condizioniamo gli eventi futuri, tutto qui.
La ragazza ad un tratto abbozzò un sorriso ed Elia, invece, sorrise a trentadue denti.
Il ragazzo disse: " Sai Aura, i tuoi brillano ancora di più quando sorridi."
Aura cacciò una risatina ironica e rispose: " Chissà quante ragazze hai conquistato con queste parole."
Era vero Elia conquistava molte ragazze, ma non con quelle parole.
Loro cadevano ai suoi piedi solamente per estetica e questo lo infastidiva, quasi nessuna era disposta a stare ad ascoltare ciò che aveva da dire, o meglio lo ascoltavano ma in modo vuoto.
Elia rispose: " Hai ragione le ragazze le conquisto ma non così. Ti ho conquistata per caso? Potrei brevettare questo metodo."
Elia cercò di metterla sull'ironico ma Aura rimase di stucco, si chiedeva perché si stesse comportando da narcisista.
La ragazza disse: " Mi dispiace comunicarti che i narcisisti non fanno per me, magari prova con un' altra.
Sicuramente cadrà ai tuoi piedi."
La canzone oramai era finita e Aura si staccò dal ragazzo e si mise a cercare l'amica.
Non appena vide che Giorgia stava chiacchierando con un ragazzo lasciò perdere l'idea di chiederle di andarsene, d'altronde anche lei meritava di godersi la serata.
Si diresse allora vicino al tavolo dove c'erano le bibite, prese dell'acqua e si mise seduta su uno sgabello.
Come riusciva Elia mostrare due facce?
Ma Aura aveva sempre notato quanto lui fosse sicuro di se, ma non aveva bisogno di un ragazzo narcisista o adescatore.
Immersa dai pensieri si rese conto che il bicchiere d'acqua era ormai finito, andò verso il tavolo delle bibite facendo lo slalom tra le persone ma senza accorgersene qualcuno le mise un foglietto in mano con scritto "Aprilo"
Aprì quel foglio e lesse: "Ti va di essere la mia stella stasera? Raggiungimi alle scale dell'ingresso, sarò la tua Luna."
Sapeva benissimo di chi si trattasse, il cuore le batteva all'impazzata, ebbe quasi paura di svenire.
Quasi subito le si presentò il classico vuoto allo stomaco, quello che a suo malgrado non riusciva a controllare.
Prese la giacca nera che aveva poggiato sul divano e salì le scale, raggiunse il piano superiore correndo e raggiunse l'entrata.
Guardò quella porta e si bloccò, e se fosse stato sbagliato?
Mandò al diavolo tutti i pensieri, aprì la porta e se la chiuse alle spalle.
Eccolo, era li girato verso il cancello con le mani in tasca che la stava aspettando.
Il ragazzo sentì i passi di Aura il cuore gli salì in gola per l'ennesima volta quella sera.
Si girò e la vide, gli occhi le brillavano "come due stelle" pensò lui.
Era così bella, lei sorrise, lui sorrise e i loro sguardi si intrecciarono.
I loro cuori battevano all'unisono, riuscivano a sentire l'uno i battiti dell'altra.
Elia interruppe quel momento dicendo: " Vieni con me, ti porterò in un posto speciale."
Aura era un po' incerta ma afferrò la mano di Elia tesa verso di lei.
Il ragazzo aprì il cancello e lo richiuse alle loro spalle, riprese la mano di Aura e si diressero verso la sua Vespa perfettamente pulita.
Passò un casco ad Aura, lei tremava come una foglia: "Ei Aura fidati di me, non accadrà nulla di male."
Aura rispose: "E la tua festa? Tutta la gente che c'è li dentro? E cosa dirò a Giorgia quando non mi troverà e mi inizierà a chiamare a raffica?"
Elia sorrise, quella ragazza gli sembrava così tenera e innocente, le disse: "Sta tranquilla c'è mio fratello e Francesco rimarrebbe a dormire per cui il problema della casa e delle persone non c'è, per quanto riguarda Giorgia già ho pensato a tutto io, lei avvertirà i tuoi che sei da lei stanotte." Lui la guardò intensamente ed aggiunse: "Aura non avere paura, andrà tutto bene.
Cosa potrebbe mai accadere."
Sorrise rassicurante, Aura invece arrossì ma era impercettibile dato la poca luce di quella strada.
Come risposta bastò un cenno con la testa e si infilarono entrambi il casco.
Durante il viaggio verso quel posto sconosciuto, Aura pensò.
E se tutto quello che stava succedendo fosse un errore? Se semplicemente Elia volesse concludere la serata approfittando di lei?
Ricominciò a tremare e istintivamente strinse più forte Elia, aveva una giacca in pelle nera senza tasche.
Nonostante fossero travolti dall'aria Aura riusciva ad inalare il profumo del ragazzo, lo riconobbe all'istante Fahrenheit.
Era lo stesso profumo che portava il padre, lei non lo conobbe mai.
Aveva informazioni solamente attraverso delle foto e dei racconti dei familiari, tutti lo dipingevano come un uomo pieno di vita e con una somiglianza impressionante alla ragazza.
Padre e figlia erano accomunati da quegli occhioni azzurri come il cielo e a volte freddi come il ghiaccio.
Come faceva a riconoscere quel profumo?
Semplicemente lo indossava sempre, da quando aveva circa 10 anni, le permetteva di immaginare che così il papà le sarebbe stato più accanto.
Sostanzialmente non sentì mai la mancanza del padre ma spesso si chiedeva come sarebbe la sua vita se lui fosse stato ancora in vita, purtroppo quel maledetto incidente lo portò via dalla sua famiglia.
Aura sarebbe dovuta venire la mondo poco tempo dopo.
Stefano, così si chiamava, era fermo in attesa che il semaforo diventasse verde ma un camion in piena corsa lo travolse.
Così raccontò la mamma ad Aura.
Nonostante fosse buio notò che la strada che stavano percorrendo le era familiare.
Elia si raccomandò: " Tieniti forte, siamo in salita."
Aura si strinse ancora di più ad Elia e chiuse gli occhi.
Li riaprì solo quando la Vespa si fermò e rimase incantata, tutta Roma era davanti a loro.
Tutte quelle luci, tutta quella storia, tutto ai loro piedi e Aura ebbe un brivido che le percorse tutto il corpo.
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