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Capitolo 8

"Tesoro, stai bene?" Chiese dolcemente Manuel alla moglie. Katniss stava fissando con sguardo vacuo il salotto della loro casa.
Era stata dimessa dopo una settimana dall'ospedale e avrebbe dovuto passare altrettanto tempo a riposo per riprendersi dall'accaduto di quella sera. Ma certe ferite rimangono impresse nella mente e nel corpo e non basta il passare dei giorni per dimenticare.
"Sdraiati un attimo sul divano intanto io ti faccio un tè caldo." Disse ancora premuroso. La donna parve riprendersi dal suo stato di trance ma poi i suoi occhi tornarono vuoti e spenti. Come un'automa, raggiunse il sofà e ci si sedette sopra.
Manuel sospirò sconfitto, non pretendeva che la moglie tornasse subito quella di prima ma sperava solo che questa sua depressione post-trauma finisse al più presto.
Si diresse in cucina e mise sul fuoco un pentolino con dell'acqua calda.
Acciuffò da un armadietto la tazza con i colori della loro nazione dipinti sopra, la preferita di Katniss, e ci mise dentro una bustina di infuso alla menta.
Pochi minuti dopo ci versò dentro il liquido trasparente - né troppo freddo né troppo caldo.
Lo zuccherò e tornò finalmente dalla moglie.
"Ecco il tuo tè, amore." Glielo porse e lei lo afferrò con mani tremanti. Si portò subito la tazza alla bocca e bevve la bevanda tutta in un sorso.
"Come stai?" Chiese ancora Manuel.
Lei lo guardò per un attimo: i suoi occhi parlavano da soli. Erano un miscuglio di terrore, rabbia ed ancora terrore. Sembravano quelli di un cerbiatto spaventato.
"Ho avuto così tanta paura di perdervi, Manuel. Non ho fatto altro che pensare a te e ai bambini mentre lui affondava il coltello nel mio ventre. Per la prima volta da quando lavoro nella scientifica ho avuto davvero paura. Pensavo che fosse tutto finito e nel profondo del mio cuore speravo egoisticamente che la morte arrivasse in fretta. Non volevo rimanere agonizzante con il pensiero di voi a casa ignari di tutto." Le parole uscirono tremanti dalla sua bocca - quasi come un rantolo -  e alla fine non ce la fece più, scoppiò a piangere.
Manuel la strinse al suo petto e le accarezzò i capelli mentre le sussurrava: "Piccola, adesso non devi avere paura. È tutto finito, ci sono qua io con te. Non ti succederà più niente, te lo prometto."
"Mi proteggerai da tutto?" Alzò il viso dall'incavo del collo di suo marito.
"Certo, sono qui per questo."
Si sentiva così protetta tra le braccia dell'amore della sua vita, la sua vera casa.

+

"Mammina, vieni a leggerci una fiaba?" Canzonarono in coro Helena e Bastian.
Le donna sorrise e prese il più piccolo dei suoi figli in braccio.
"Certo, tesori miei. Venite nel lettone." Allungò la mano alla ragazzina bionda e si diresse in camera da letto.
Si sdraiò accoccolata ai due bambini ed iniziò a leggere una favola dal librone che le porse Helena.
Poco dopo arrivò anche Manuel, seguito da Julia.
La bimba dai capelli biondi si spostò in braccio al padre mentre la maggiore si sdraiò vicino alla madre ed appoggiò la testa sulla sua spalla.
Erano quelli i momenti in cui tutti i Neuer erano felici: gli bastava stare insieme.

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