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30

Pov Nora.

Sono di fronte a lui da due minuti buoni ormai, e nessuno riesce a fare o a dire niente.
Pensare che sono solo 24 ore, circa, che non ci vediamo, eppure sembrano secoli.

Justin sorride da quando mi sono voltata ormai, ho ancora le sue mani strette tra le mie. Posarmele davanti agli occhi per farmi una sorpresa è stato un gesto adorabile e dolce, ma ora mi sento una stupida a stare lì imbambolata a fissarlo come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto. A dire il vero lo è - ha un giacchino in pelle marrone scuro che lascia intravedere la maglietta bianca e aderente, dei jeans chiari che non gli avevo mai visto indossare e i capelli pettinati all'insù in un ciuffo non troppo perfetto -, e nonostante lo abbia ormai osservato a lungo tante, tantissime volte, mi perdo a fissare ogni suo dettaglio come se fosse la prima.

<<Forse dovremmo salutarci come si deve ora, non pensi?>>
Ed ecco che, finalmente, rompe il ghiaccio sfoderando una fila di denti lucenti che mi fanno tremare le gambe.
In quel lasso di tempo mi sono addirittura dimenticata di tutto, del fatto che siamo fratelli, e vorrei non essere mai tornata alla realtà. Avrei preferito continuare a guardarlo negli occhi, per sempre.

<<Già, scusa. Sono un po' stanca, sai il viaggio in aereo...>>

Cazzata. Non sono affatto stanca per aver viaggiato tre ore soltanto. È l'effetto che mi fa lui a mandarmi in totale confusione.

Spero ancora in una chiamata di mia madre che mi dica che era tutto uno scherzo o che il DNA ha confermato che non sono figlia di John. Preferirei di gran lunga non sapere chi è mio padre, come ho sempre fatto.

<<Allora...>> comincia, ma è visibilmente imbarazzato e non sa bene cosa dire, almeno non sono l'unica a sentirmi "strana" in questa situazione.

<<Hai fatto presto ad arrivare>> dico io correndogli in aiuto, in un qualche modo.

<<Oh, sì, beh si da il caso che stessi per prendere un aereo per tornare a Miami. Da te.>>

Quelle parole mi riempiono il cuore, ma mi provocano anche un brivido. Se fossi arrivata poco più tardi, forse ora non saremmo qui a parlare: io starei girovagando a vuoto per una città a me sconosciuta e lui sarebbe su un aereo diretto a casa.

Sorrido leggermente, contenta di essere entrambi nel posto giusto al momento giusto e, finalmente, faccio un passo avanti per abbracciarlo.

Allaccio le mani dietro al suo collo e appoggio la testa al suo petto che profuma di fresco, sicuramente ha addosso il profumo che gli ho regalato il giorno di Natale. Il giorno più brutto della mia vita.

Pov Justin.

Chiudo gli occhi appena la stringo tra le braccia. I suoi capelli ramati mi solleticano il viso ed io non posso fare a meno di incurvare le labbra in un dolce sorriso.
Mi è mancata, anche se solo per 24 ore. Mi è mancato il suo calore, il suo profumo fruttato. Vorrei tanto tornare a qualche settimana fa, quando eravamo ancora Justin e Nora, quando eravamo ancora... insieme.

Si stacca piano e mi guarda con quegli occhi nocciola che mi penetrano l'anima. Bruciano su di me come fiamme ma è un dolore che mi piace, che riesco a sopportare molto bene e che vorrei continuasse per tanto, tanto tempo.

Le accarezzo la guancia delicatamente, strofinando il pollice sulla sua pelle liscia e candida, ma lei abbassa il viso imbarazzata e fa un passo indietro.

<<Ehm, sono venuta a salutarti>> dice poi senza riuscire a sostenere il mio sguardo. <<A dirti addio, come si deve>>

Cosa? Non lo ha detto realmente, ho solo sentito male, deve essere così per forza. Non può aver fatto tre ore di viaggio per poi, una volta avermi visto e abbracciato, sparire per sempre dalla mia vita.

<<Cosa?>>
<<Cosa ti aspettavi Justin? Che venissi qua a riprenderti e riportarti a casa? Che ti buttassi le braccia al collo e ti chiedessi di tornare insieme?>> sbotta d'un tratto.
È furiosa, e sinceramente capisco perchè. Non pensa realmente quello che sta dicendo ma è costretta, dal suo Io interiore, a pronunciare quelle frasi demolitrici.

<<Quindi è un addio? Di quelli veri...>> sussurro stringendomi nel giacchino e mantenendo lo sguardo fisso su di lei.
Voglio che ceda, voglio che mi dica la verità, quello che sente davvero, e, soprattutto, voglio che mi dica il vero motivo per cui si è precipitata qui.

<<Sì>> risponde soltanto. Lo sguardo ancora basso, verso le sue scarpe invernali.

<<Strano. Prima al cellulare mi sembrava avessi una gran voglia di vedermi. Evidentemente sbagliavo>>

Ho deciso di stare al suo gioco. Se pensa che le lascerò dirmi addio si sbaglia di grosso.

Come se avessi, per l'appunto, appena detto una fesseria madornale, Nora alza gli occhi verso di me.

<<Certo che volevo vederti Justin. Solo... Insomma, sei andato via così all'improvviso. John ti ha praticamente rapito!>>

Gesticola con le mani mentre parla a raffica e io la trovo adorabile e allo stesso tempo divertente. Ho sempre amato il suo muovere le mani durante una conversazione, le dà un'aria sbarazzina.

<<Vero, l'ha fatto>> affermo, mettendo le mani nelle tasche della giacca e guardandomi intorno. <<Quindi ora torni a Miami, è così? Te ne vai..>>

Annuisce mordendosi leggermente il labbro, altro segno che mi conferma che non è realmente quello che vuole.

<<Volevo solo salutarti, vederti un'ultima volta prima di tornare alla mia vita... senza te>> sussurra e dopo aver detto le ultime due parole, fa un sospiro, come se l' averle appena pronunciate le avesse tolto un peso enorme dallo stomaco.

<<Bene. D'accordo, se è quello che vuoi Nora, addio>>

Pov Nora.

Perché fa lo stronzo ora? Da quando gli ho detto che sono venuta solo per dargli un addio decente, non fa altro che punzecchiarmi, fingendo che non gliene freghi assolutamente nulla.

<<Pensi che sia facile per me, Justin?>> chiedo poi con una smorfia.

Il ragazzo di fronte a me mi fissa per qualche istante, immobile, poi si rilassa.

<<No, penso solo che tu stia mentendo, e non solo a me, ma anche a te stessa. Tu non vuoi davvero tornare a Miami, non senza di me almeno>>

Deglutisco. È così evidente? È per il mio gesticolare, sicuramente. Non sono mai stata brava a raccontare le bugie, nemmeno quando ero piccola.

<<Ti sbagli>> mento di nuovo.

<<Okay>> dice lui avvicinandosi a me pericolosamente. Il suo viso è così vicino al mio che percepisco il suo respiro sulle labbra, e d'istinto chiudo gli occhi. Non posso reggere il suo sguardo. <<Guardami Nora. Guardami e dimmi che tutto quello che vuoi è tornare a Miami, lontano da me perché non provi più niente. Dimmelo  guardandomi negli occhi e ti lascerò andare, per sempre>>

Sentirgli dire quelle parole mi fa salire il cuore in gola. Divento rossa, ma non per l'imbarazzo o la vergogna o altro ancora, ma perché sto per piangere.

Con gli occhi ancora chiusi, sento due rivoli di lacrime scendermi sulle guance, mentre stringo i pugni arrabbiata con me stessa per aver miseramente fallito.

Poi faccio un respiro, mi rilasso, distendo i muscoli prima tesi e, finalmente apro gli occhi, umidi, e lo guardo.

<<Justin io...>>

Non faccio in tempo a finire la frase che le sue labbra sono subito sulle mie. Il loro sapore così dolce fa scaturire in me miliardi di emozioni come se fosse la prima volta che esse si sfiorano.
Gli prendo il viso tra le mani e, piano piano, senza la minima voglia, mi allontano da lui, da quel bacio romantico che vorrei, invece, potesse non finire mai.

<<Ti amo>> sussurro, <<stavo per dirti che ti amo, ma che non possiamo stare insieme, e lo sai, perciò...>>

<<Perciò il solo fatto che tu mi abbia detto di amarmi mi rende felice>> mormora, ed è così, lo leggo nei suoi occhi. <<Quindi ora vieni con me, andiamo a fare un giro e parliamo, come due persone adulte>>

E detto ciò, mi afferra la mano e mi trascina fuori dall'aeroporto.

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