2. La situazione è losca, mio marito di più
Mai, nella mia vita, avevo affrontato un simile sopruso. Mai, nella mia intera esistenza, qualcuno aveva provato ad umiliarmi tanto.
Ero stato costretto a sposare uno sconosciuto. Ero stato costretto ad abbandonare la mia casa per uno sperduto regno nel bel mezzo del nulla. Ero finito in un palazzo in decadenza senza una corte e senza nessuno disposto a servirmi. Ma che due domestici mi trattassero come il loro lavastracci, be', quello superava ogni limite.
«VOGLIO IL DIVORZIO!» gridai in faccia alla spilungona secca coi denti da castoro. Ayana aveva cacciato dalle guance così tanti aculei che sembrava un cactus del deserto, ed era scioccata almeno quanto me.
La domestica malvagia sogghignò, piena di trionfo. «Peccato che agli Omega non sia concesso chiederlo.»
Strinsi i pugni. «ALLORA MI BASTERA' CHE SIA MIO MARITO A CHIEDERLO!» strillai. Prima che tutti riuscissero a capire quale idea pericolosa stessi per attuare, fu troppo tardi.
Ero già schizzato come una freccia su per le scale. Non ero certo un corridore, potevo nuotare molto in fretta con la mia pinna, ma la forza della disperazione mi stava rendendo più veloce di quanto ricordassi.
«Fermalo!» strillò la domestica al vecchietto, una lepre mannara, che speravo non fosse veloce quanto la specie con cui si mescolava la sua parte umana. Lei doveva aver capito il mio brillante piano.
«Principe Taro!» ansimò Aya, che si era alzata le balze della gonna e se le tratteneva contro al petto prosperoso per non inciampare, nel tentativo di starmi dietro.
Ma io non accennavo a rallentare, facendo i gradini a due a due, finché non raggiunsi il piano superiore. Quel castello avrebbe potuto essere tranquillamente un labirinto, ma non mi scoraggiai. Dovevo trovare il maledetto Alpha che mi aveva incastrato in questa truffa organizzata a puntino.
Se mi avevano mentito e raggirato fino a questo punto, probabilmente non era nemmeno un Alpha!
«Dove ti nascondi, maledetto truffatore reale?!» strillai, indispettito, inciampando in un tappeto sfilacciato e rialzandomi immediatamente dopo. Mi guardai intorno: affreschi crepati, tessuto da parati tirato via dalle pareti di legno intarsiato, parquet e pavimenti a scacchi, e finestre dai vetri istoriati tutti spaccati da cui entravano folate di vento gelido.
Questo castello sembrava essere passato attraverso una battaglia, oppure un disastro ambientale. E io non avevo la più pallida idea di dove fosse mio marito, ma visto che il Re non si era fatto vedere, non dovevo importargli poi molto. Gli avrei fatto guadagnare qualche soldo col divorzio e me ne sarei tornato da dov'ero venuto.
Rumore di passi e di ordini della stregaccia, alle mie spalle, mi spinsero a ricominciare la corsa nonostante avessi già il fiatone. Non sapevo dove stessi andando, ma mi affidavo all'istinto: nel palazzo di Samarcanda, le aree con le camere da letto delle sovrane erano posizionate strategicamente vicino agli alloggi delle guardie, ma qui non ce n'erano.
Non avevo indizi. Ma ero arrabbiato - spiriti, se lo ero! - e avrei rivoltato l'intero castello, se fosse servito a trovare dove si nascondeva Re Ronan, malvagio despota che stava dietro a tutto questo.
«Fermo! Ragazzaccio!»
«Stupido Omega!»
«Altezza, per l'amor degli spiriti!»
Svoltai per altri corridoi e, non sapendo se fosse un buon segno, notai che nella direzione dove mi stavo dirigendo la devastazione era perfino peggiore. Unghiate e artigliate nel muro, sul pavimento; quadri squarciati a morsi e lampadari sfracellati al suolo. Sembrava che ci fosse stato l'attacco di un mostro selvaggio.
Poi, li sentii.
Sapevano di more selvatiche, aghi di pino, legna affumicata. Castagne calde e terra umida dopo la pioggia. Sicuramente l'odore migliore che ci fosse in tutto il castello. Erano feromoni, feromoni di un Alpha.
Più mi avvicinavo, più si facevano forti. Più erano forti, più sentivo un peso che mi schiacciava il petto e mi pressava la testa. Avevo il batticuore e il fiatone, non solo per la corsa, il sangue mi stava diventando bollente e la pelle incandescente. Mi afferrai la tunica in un pugno all'altezza del cuore, inspirando ed espirando.
Ad ogni respiro si faceva strada la consapevolezza: lui è vicino. Lui è qui. E' qui.
Il corridoio si chiuse davanti a me con una doppia porta, i maniglioni centrali dalla forma di teste mostruose con le fauci spalancate. Non avevo mai incontrato nessun alpha in vita mia che non fosse un parente e avevo l'impressione che dentro di me si fosse attivato qualcosa di invisibile, o che uno spirito animale mi avesse posseduto, agitandosi sotto la mia carne, nel mio sangue.
O forse ero solo molto, molto arrabbiato.
Afferrai le maniglie e spalancai le porte. La vista mi si annebbiò e, nel nuovo corridoio, iniziai a sbandare. Pian piano, come se andassi a rallentatore, iniziai a cadere. I contorni del mio campo visivo erano sfocati: vedevo carta da parati completamente venuta via, macerie di vecchi mobili distrutti, qualche metro di pavimentazione e un'altra porta imponente. La camera patronale?
Un cigolio sinistro rimbombò per il corridoio, rintronandomi nella testa. Era normale che dei feromoni mi facessero questo effetto? Quasi non riuscivo a respirare. Davano alla testa. Una volta ero entrato in una fumeria d'oppio - per sbaglio, ovvio! - e la sensazione era quasi come quella.
A terra, steso lungo il pavimento, cercai di procedere a tentoni sui gomiti. «Maledetto... marito... voglio... tornare a casa...» biascicai a denti stretti, con la testa che girava e il corpo tanto caldo che avevo l'impressione di essere stato infilato in una vasca d'acqua bollente, con la pinna intorpidita.
Le esclamazioni di rabbia e indignazione dei domestici erano ormai lontane. Non era rimasto che un cigolio sinistro. La porta della camera di fronte a me si stava spalancando. Con la vista offuscata, riuscii solo a vedere i contorni di un'ombra enorme che si muoveva nella mia direzione. Gli odori e le sensazioni sulla mia pelle si intensificarono: la rabbia si acuì, ma si mescolò anche una specie di timore primordiale, di paura istintiva e di... eccitazione.
Una voce raschiante, ringhiante, che sembrava costruitasi direttamente dalle tenebre, si impadronì del miei canali uditivi: «D o r m i.»
Non riuscii nemmeno a guardarlo. Non riuscii neanche ad affrontare mio marito. Semplicemente, crollai, senza essermi reso conto di aver appena obbedito ai suoi ordini.
Mi svegliai di soprassalto, convinto che fosse tutto un incubo molto colorito, dovuto al fatto che avessi alzato troppo il gomito in un festino notturno. Non sarebbe stata la prima volta.
Cuore a mille, lenzuola nei pugni chiusi, occhi spalancati e spiritati nel guardarmi intorno e rendermi conto che non avevo la mia maschera di bellezza preferita spiaccicata sul viso. Niente lenzuola di seta, niente incensiere al gelsomino, niente istruttore di yoga che mi attendeva nel salottino privato dei miei appartamenti reali, niente appuntamento col massaggiatore alle undici in punto. Non avevo nemmeno idea di che ore fossero.
Ma mi ricordai della mia tremenda situazione quando vidi, appesi ai bracci del lampadario, lunghi fili di ragnatele. Doveva esserci tutta una famigliola di ragni, lassù.
«Per tutti i santi spiriti animali...» Mi massaggiai la testa con una mano e, immediatamente, la facciona preoccupata di Ayana spuntò nel mio campo visivo.
«Altezza! Vi siete svegliato! Mi sono preoccupata da morire quando vi ho visto svenuto sul pavimento!» esclamò, prendendomi la faccia fra le mani per controllarmi la testa da ogni angolazione. «Siete scivolato sul tappeto?»
«Spiriti, in quella lordura...» ansimai, costernato. Dopo quanto mi avevano trovato? «Oh santissimi animali protettori!» Battei un pugno contro le lenzuola, ricordandomi all'improvviso tutto quello che era successo. «L'hai visto?! Hai visto mio marito?» domandai, afferrando la mia governante per le spalle e scuotendo forte la poveretta.
«Come? Vostro marito?» Sfarfallò le palpebre, sinceramente confusa.
«E' stato lui!» sibilai, con la furia che tornava a montarmi dentro. «Quel maledetto mi ha... mi ha...» Non riuscivo nemmeno a spiegarlo a parole. «Te lo giuro, Aya. Non so come ha fatto, ma mi ha addormentato lui! Mi ha stregato, in qualche modo.» Mi infilai le mani fra i capelli, preoccupato. «Miei spiriti, deve avermi fatto qualcosa di terribile. Qualche incantesimo sinistro da campagnolo. Forse non tornerò mai più come prima! »
«Vi prego, principe, rasserenatevi.» La donna si sedette sul bordo del letto, prendendomi con delicatezza la mano. «Non c'è modo che qualcuno possa costringervi a dormire, e poi non c'era nessuno quando siamo arrivati. E' chiaro che avete battuto la testa sul pavimento e avete fatto un incubo.» sintetizzò com'erano andate le cose. «Così ha detto Miss Hilda, è stata lei a trovarvi.»
«Chi?» borbottai.
«L'unica altra donna oltre me nel castello.» spiegò, riferendosi chiaramente all'arpia secca secca con i denti da castoro. «Lei e Mister Tweeny mi hanno aiutato a portarvi nella vostra stanza. Grazie agli spiriti, pensavo ci avrebbero messi nello stanzino delle scope.»
«Ah! Ci mancherebbe altro. Potevano almeno curare un minimo la pulizia di questo antro lugubre.» replicai, stizzito. Era una stanza veramente sinistra, con il legno di rovere scuro, i candelabri di ferro battuto e i tappeti su toni freddi. C'erano almeno tre dita di polvere sui mobili, ogni volta che muovevo le coperte si innalzavano particelle grigie che cercavo di non inalare.
L'unica cosa bella erano le lunghe finestre a parete che si affacciavano sullo strapiombo del castello, mostrando il mare e la foresta all'orizzonte. Il cielo era nero-grigio, così come la grande distesa d'acqua sotto di me. La voglia di aprire la finestra e buttarmici per farla finita con questo incubo era davvero tanta.
«Posso assicurarti che c'era qualcuno, non ho battuto la testa. E mi ha anche fatto addormentare.» Strinsi le labbra, fissando fuori dalle finestre. «Ma riesci a crederci? Un Re che vive con due soli domestici, senza nessuna corte, senza guardie, in un palazzo che è la più pura caotica devastazione.» Lanciai uno sguardo ad Ayana, indispettito. «Arriva il suo consorte da un altro regno e non solo non si fa vedere, ma mi trattano anche come uno sguattero?!» Scossi la testa. «La situazione è losca, ma mio marito ancora di più!»
La mia domestica pareva mortificata, come se ci tenesse ancora più di me a vedermi accasato e felice. Invece eravamo finiti in un inferno che nessuno dei due si aspettava. Angosciata, si tamponò il sudore sulla fronte con i bordi del grembiule.
«Le cose sono iniziate col piede sbagliato. Ma magari, domani avrete l'occasione di parlarne col vostro consorte e capire cosa c'è che non va.» rispose, la voce tremante di chi non ci credeva per primo. Ma il suo ottimismo mi rassicurava. «Intanto, mentre voi dormivate, sono riuscita a prepararvi qualcosa da mettere sotto ai denti. E c'è anche una tinozza nella stanza qui accanto, metterò dell'acqua a riscaldare e potrete rilassarvi un po'!»
Sospirai. «Ho bisogno dei miei sali da bagno e delle mie creme. I bagagli...?»
Un tuono esplose con forza fuori dalla finestra, facendoci sobbalzare entrambi, prima che si scatenasse il diluvio. I nostri sguardi si incrociarono, consci del dettaglio che avevamo a lungo dimenticato, per colpa della pessima accoglienza.
«I miei bagagli!» strillai. Erano rimasti là fuori, sotto alla pioggia. Tutti i miei begli abiti firmati, i miei cibi prelibati provenienti dall'oriente, le mie bustine di tè, i miei tappeti per lo yoga e le preghiere... Cos'altro poteva andare storto?!
Odiavo questo posto. Dovevo trovare in fretta una strategia di fuga.
*N D A*
Hola a tutti!
E indovinate chi ha iniziato bene dicembre con il febbrone? Ebbene sì, ciò mi ha rallentato non poco nella scrittura e nell'organizzazione generale degli aggiornamenti. Inizia un periodo incasinato e non poco, fra feste, test, esami, matrimoni, veramente un casino, spero di riuscire ad aggiornare con regolarità, già oggi arriva questo capitolo che praticamente non è domenica ma lunedì notte/mattina(?). E se riesco, vorrei recuperare il capitolo precedente che ho saltato, pur sapendo però che questo fine settimana sarò in viaggio e quindi o mi organizzo per bene, o rischio di saltare un altro aggiornamento. Insomma, questo dicembre è un casotto, ma ce la farò!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto (siamo solo all'inizio, eh sì), sono contenta di essere riuscita ad aggiornare, alla prossima <3
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