Capitolo 18
Quando tornarono a casa Zacchy andò dritto in camera sua, si sedette sul letto, accese il telefono senza un valido motivo e rimase fermo in mobile, a un certo punto io sio sguardo si fermò sull'armadio dove aveva chiuso la chitarra. Dal giorno delle sue dimissioni dall'ospedale dopo aver tentato di suicidarsi, due anni fa, non aveva più messo mano sulla chitarra, nemmeno ci aveva minimamente pensato di riprenderla in mano dopo quel giorno, non aveva più controllato instagram, non aveva visto se ai suoi followers stava mancando o se nemmeno si erano accorti della sua inattività. Sentiva comunque dentro di sé il pensiero di riprenderla e tornare a suonare, ma qualcosa lo fermava anche se lui non sapeva che cosa; era come se quella chitarra fosse diventata come Troy. Dal giorno in cui avevano creato quella foto modificata non aveva più mangiato su internet, aveva paura di trovare quella foto girare per tutti i social, ora però era diverso, erano passati due anni quasi e adesso poteva tentare di accendere il pc senza trovarsi brutte sorprese, Troy non avrebbe potuto fargli niente di male ormai, non aveva il suo numero di telefono, non aveva modo di raggiungerlo sui social e a scuola nessuno sapeva del profilo instagram. Mentre pensava a tutto questo entrò sua madre che si sedette accanto a lui a letto, gli mise un braccio intorno alle spalle e poi fece scivolare la mano per accarezzarlo, poi mentre gli diede un bacio lunghissimo sulla tempia strizzò gli occhi come se volesse aggiungere più intensità al bacio. Zacchy sospirò mentre chiudendo gli occhi si godeva la coccola di sua madre, certe coccole due anni f gli erano mancate per via di tutti i segreti che stava nascondendo; quando Annabeth finì di baciarlo guardò nella direzione dello sguardi di Zacchy, capì subito a che cosa stava pensando e gli chiese: "So che non ne vuoi parlare, ma tutti si chiedono perchè non vuoi riprendere a suonare."
"Non lo so mamma, non ho una spiegazione purtroppo."
"Ma tu sei tentato di mollare tutto oppure pensi di riprendere in futuro?"
"Io vorrei ma, non lo so, non me la sento. Non so perchè, non so bene che cosa mi fermi ma sento come un blocco."
"È per Instagram? Abbiamo visto che alcuni followers ti chiedevano di mostrare la faccia."
Zacchy scosse la testa ripensando a quei commenti, non erano bastati a fermarlo ma parte di quell'inferno era cominciato da li, forse quei commenti avevano iniziato a intaccare qualcosa nel suo umore. Si stropicciò gli occhi con le nocche e rispose piano: "Si anche, sai non so cosa possano pensare di me."
"Sei bravo tesoro, cosa dovrebbero pensare?"
"Mamma, guardami."
"Zacchy ascolta, so che ti pesa ancora quello che hai vissuto ma, se hai un talento perchè sprecarlo? Solo perchè hai paura del pensiero altrui? Lasciali pensare tesoro, lascia che dicano o pensino quello che vogliono, e tu sbattigli in faccia le tue qualità. Nei hai tante tesoro mio, fidati."
"E tu vuoi farmi credere che lasceresti che delle persone sconosciute pensino di me qualcosa di negativo senza fare niente? Non ci credo." Zacchy le sorrise ironicamente, tutti e due poi fecero una breve ma dolce risata, si era vero, da madre per prima Annabeth voleva vedere solo bei pensieri per suo figlio sotto ai post, ma sapeva anche che chiunque avrebbe visto quei video era chissà dove nel mondo, erano liberi di dire e pensare ciò che volevano e lei non aveva voce in capitolo, ma sapeva anche che Zacchy aveva delle doti che non avrebbero mai portato le persone ad essere cattive, tutto quello che Zacchy doveva fare era essere più sicuro di sé stesso. Guardò nuovamente l'armadio, si mordicchiò il labbro inferiore pensierosa e poi sorridendo e accarezzando le spalle di Zacchy disse: "Be', sei libero di fare quello che vuoi, devi solo sapere tu cosa fare."
"Peccato che non lo so, tu hai qualche consiglio? Cosa faresti al mio posto?"
"Io, al tuo posto Zacchy, seguirei il mio cuore, seguirei quello che sento dentro e realizzerei il mio sogno."
"Senza pensare agli altri?"
"Senza pensare né sentire gli altri tesoro, io farei solo quello che voglio." Gli diede un altro bacio e se ne andò in salotto lasciandolo solo a riflettere. Zacchy guardò di nuovo l'armadio dove giaceva la chitarra al buio e sotto la polvere, pensò nuovamente alle parole di sua madre ma in realtà non aveva più dubbi, si alzò di scatto e la tirò fuori dall'armadio, se l'abbracciò, la pulì dalla polvere, la accordò e po sedendosi sul letto fece suonare le corde, un brivido gli corse nelle braccia ma di una cosa era certo, ora niente lo avrebbe fermato.
"Ciao." Per la prima volta Zacchy parlò nei suoi video, l'inquadratura iniziale era ancora la stessa: la faccia non era visibile, lui era seduto sul letto con la chitarra sulle ginocchia e non si vedeva molto della stanza, prese un bel respiro e poi disse al pubblico dei followers cosa avrebbe suonato come brano di ritorno al suo profilo, aveva passato due ore a comporre un breve peso tutto suo lasciandosi trasportare dalle note della musica, si giustificò dicendo che non aveva passato un bel periodo, che erano successe tante cose brutte ma che ora, piano piano, si stava riprendendo ed era pronto a tornare tra loro. Fece un bel respiro e riprese a suonare, il pezzo gli venne fuori proprio come se lo aspettava: la canzone iniziò piano, lui cantò sereno e a casa voce, poi piano piano la musica divenne più forte ed energica e la sua voce seguì questo ritmo, tirò fuori acuti e note alte che nessuno si aspettava potesse fare, la sua voce risuonò nella camera e anche i suoi genitori lo sentirono, ma ormai Zacchy non se ne vergognava più anzi, se avesse potuto avrebbe fatto sentire al mondo intero che non si stava arrendendo, Michael e Annabeth risero commossi dalla sua voce, una voce che faceva trapelare forza e grinta.
Dopo tre minuti e mezzo Zacchy aveva finito di fare il video e lo stava caricando, mentre il download si completava andò in cucina a bere un po' d'acqua, dopo aver cantato aveva sempre la gola un po' secca, in cucina sua madre lo accolse con un abbraccio così corte che non poté fare a meno di ricambiare e, dalla tanta emozione, scesero delle lacrime, Michael lo raggiunse e grattandogli la testa disse: "Eccolo qui, il mio ragazzo."
"Oh tesoro, sei stato così bravo. Avrei voluto spalancare le finestre per farti sentire da tutto il vicinato."
"Ma invece abbiamo deciso di fare gli egoisti."
"Sono così fiera di te amore." Annabeth gli riempì ma fronte di baci, spostò la frangia con me dita stampò su di lui piccoli e numerosi bacetti. Zacchy era felicissimo ma anche un po' imbarazzato, non era abituato a far sentire a tutti come cantava e suonava, e anche se si trattava dei suoi genitori aveva sempre un poco di timidezza. Però fi talmente era riuscito a lasciarsi andare, si liberò dall'abbraccio di sua madre e chiese: "Quindi non è stato ridicolo?"
"Ridicolo? Vuoi scherzare? Sei stato bravissimo." Suo padre gli batté due pacche sulle spalle, "Se solo quelle persone ti avessero sentito cantare cosi, corse ti avrebbero trattato meglio."
"No non credo, penso che avrebbero solo calcato di più gli scherni."
"Forse è vero, ma se la metti così allora il loro modo di fare è tutta invidia."
"Invidia? Per uno come me?"
"Tutti hanno qualcosa che gli altri invidiano Zacchy, ricordatlo." Gli scroll la spalla per poi staccarsi dall'abbraccio e andare a prendere una birra dal frigorifero. Anche Annabeth si staccò dalla presa, gli accarezzò il viso sorridendo e poi gli prese un bel bicchiere d'acqua fresca, motivo principale per essere venuto in cucina. Ci voleva proprio quel bicchiere per la sua gola, mentre beveva si mise a scherzare con suo padre: "Certo che se sono messo così, non credo che cantare faccia per me."
"Allenati allora, l'allenamento darà i suoi frutti vedrai."
"Quindi secondo te ho un futuro in questo campo?"
"Si, ne sono più che convinto."
Henry e Zane lo trascinarono per tutto il viale pieno di negozi, un posto dove le persone durante il weekend adorano passeggiare in coppia e godersi un po' di romanticismo. Ma loro non erano qui per fare romanticismo, corsero e saltarono per tutto il viale e chi li guardava rideva con loro, sia perchè tre ragazzi di diciassette anni che saltavano come bambini erano visibilmente ridicoli sia perchè la loro gioia era davvero contagiosa. Quando si fermarono di fronte al negozio di dischi si guardarono un secondo, ormai tutta la famiglia lo seguiva su instagram e tutti erano assolutamente d'accordo che a cantare fosse davvero bravo, Henry dandogli una gomitata disse ridendo: "Secondo me, se continui su questa strada, questo posto non ti servirà più."
"Ma da qualcosa dovrò pur prendere uno spunto di ispirazione vero?"
"Si ma, sai ci sono tante cose per le tue idee, le giornate buie, la pioggia, il sole cocente, gli arcobaleni. Vado avanti?"
"No no, ho capito grazie." Zacchy restò a guardare il negozio, quel posto che due anni fa aveva avuto un posto speciale nel suo cuore, vide atrraverso la vetrina coperta dagli adesivi il commesso che tempo fa aveva cercato di conversare con lui vicino ai bassi e alle chitarre, sorrise nel vedere che lavorava ancora lì nonostante avesse confessato che il suo genere di musica non fosse quello del negozio, pensò al tempo in cui non si erano visti e ne era passato tanto, quasi due anni, e si chiese se per caso, una volta entrato, quel ragazzo si sarebbe ricordato di lui o se invece era diventato un cliente come tutti gli altri.
Entrò dentro anche per fare un giro e rivedere quel posto, non era cambiato proprio ninete e questo gli fece piacere, Zacchy adorava i negozi che non cambiavano mai, mantenevano sempre la stessa apparenza. La prima cosa che fece fu andare a vedere le chitarre e i bassi al centro del negozio, anche quelle non erano cambiate per niente, i suoi cugini lo seguirono come due pulcini che seguono mamma chioccia, e quando videro come osservava gli strumenti gli chiesero scherzosamente se lonstava pensando di formare una sua band personale, Zacchy stette allo scherzo e ridendo rispose: "Temo di essere troppo povero per permettermene una."
"Però sarebbe bello avere una chitarra o un basso così vero?" Chiese Zane di fianco a lui.
"Si, ma io non saprei che farci, non so suonare gli strumenti elettrici."
"Puoi sempre imparare."
"Non credo sia la stessa cosa. Però forse un giorno chi lo sa, magari avrò in mano una di queste." E ne indicò una nera lucida con una scritta argento incisa sul lato, immaginò di vedere il suo nome scritto lì ma poi scosse subito la testa dicendo a se stesso di smettere di sognare come un bambino. Quando si voltò verso il commesso vide che aveva appena finito di far pagare un articolo a un cliente e ora, alzando lo sguardo, si accorse della sua presenza. Li raggiunse a braccia aperte come se stess vedendo tre vecchi amici, sembrò non sperare più nel ritorno di Zacchy, lo salutò srollandogli la spalla destra e ridendo come un matto gridò: "Hey ma allora esisti ancora! Dove ti eri nascosto?"
"A casa mia, ciao anche a te."
"Oh scusa, quando sono contento dimentico le buone maniere, come vedi. Sembri più loquace adesso, come mai? Hai mangiato un'intera pentola di fagioli?"
"Oh no no, non mi piacciono nemmeno i fagioli." E risero in due; anche Henry e Zane risero con loro, quella situazione era così bella e comica al tempo stesso, Zacchy stava anche imparando a fare il comico, si vedeva che quel periodo passato in casa gli aveva fatto bene in un certo senso: gli aveva fatto tornare la voglia di uscire e vedere gente, ora aveva anche voglia di scherzare, ridere, aveva anche iniziato a mangiare di più e a riprendere peso, per colpa della depressione era dimagrito molto. Il commesso fini di ridere, si asciugò gli occhi dalle lacrime provocate dalle risate e poi chiese: "E allora? Che cosa mi racconti?"
"Va tutto bene."
"Dove sei stato in tutto questo tempo? Non ti ho più visto, cosa saranno? Due anni?"
"Be' diciamo che non voglio parlare di questo, non è una bella storia ecco."
"Oh mi dispiace non volevo, scusami."
"No tranquillo, va tutto bene." Zacchy tornò a guardare le chitarre, il suo sguardo diventò metà sereno e metà triste, nonostante tutto quel brutto periodo continuava a tormentarlo un po'. Finito il giro nel negozio i tre cugini salutarono il commesso e tornarono a casa.
Annabeth e Michael guardavano Zacchy che mangiava ignaro di quello a cui stavano pensando, da qualche giorno era balenata in loro l'idea di far tornare Zacchy a scuola ma non sapevano come dirglielo, avevano paura che magari i brutti ricordi potessero tornare e non era il caso proprio ora che Zacchy stava meglio. Ma dovevano farlo anche per lui, per fargli vincere tutti i blocchi che aveva. Michael fece un lungo sospiro e poi iniziò il discorso: "Allora, come è andato il pomeriggio?"
"Molto bene, ci siamo divertiti."
"Magnifico. Dove siete stati?"
"Al negozio di musica, quello dove andavo sempre due anni fa. Cazzo a dirlo così sembra in secolo."
"Zacchy per favore, non usare quel linguaggio a tavola." Lo riprese sua madre mentre beveva un sorso d'acqua, Zacchy alzò la mano e ridendo disse: "Scusami." Poi mangiò un boccone di insalata. Michael rise piano pensando alla scena appena successiva mentre Annabeth longuardava severa intimandogli di non girare troppo intorno al discorso, Zacchy smise di mangiare e li guardò tutti e due, poi curioso chiese: "Che succede? Perchè vi guardate così?"
"Zacchy tesoro dobbiamo chiederti una cosa." Rispose prontamente Annabeth.
"E che cosa dovete chiedermi?"
"Ecco, io e tuo padre volevano sapere se te la sentivo di tornare a scuola."
Un silenzio incredibile calò in cucina, il volto di Zacchy si incupì lentamente e i suoi genitori parlarono gli occhi sui piatti imbarazzati. Zacchy si mise a giocare con la forchetta e con l'altra mano si mise ad accarezzare Beirut che era seduto accanto a lui, non era pronto a quella domanda però se lo aspettava, ovviamente prima o poi avrebbe dovuto tornare a scuola, solo che desiderava che quel momento non arrivasse mai, non sapeva come reagire tornando a scuola, cosa avrebbe provato in quel momento, cosa avrebbero fatto gli altri studenti una volta che lo avrebbero visto tornare, aveva così tante domande nella sua testa, e sinceramente non sapeva se voleva davvero sentire le risposte. Annabeth alzò gli occhi su di lui chiedendosi che tipo di pensieri gli frullavano nella testa, sapeva bene che la domanda non gli aveva fatto piacere, ma ormai era grande e doveva affrontare le sue paure prima o poi. Bevendo un altro sorso d'acqua si schiarì la voce e chiese: "Allora? Che cosa ne pensi?"
"Non lo so, onestamente non so cosa dire."
"Ma ne hai almeno voglia? Anche solo un pochino?"
"E che mi succederà una volta lì? Cosa faranno gli altri?"
"Zacchy." Michael si intromise con tono esasperato, secondo loro doveva smetterla di pensare agli altri, e doveva smettere di chiedersi che pensieri sarebbero cresciuti nei loro cervelli. Zacchy purtroppo aveva quel difetto di pensare sempre troppo agli altri, era come una questione vitale per lui il pensiero altrui, come se sapere che cosa pensavano nei suoi confronti potesse in qualche modo influenzare la sua vita, ma non era così. Prendendo la mano di suo figlio disse: "Zacchy ascolta, chissene frega degli altri, pensa a te."
"Per voi è facile parlare, siete normali."
"Hey, non innervosirti e non usare quella parola, per favore."
"Perchè non è così? Insomma guardatemi, faccio paura. Non ci voglio tornare."
"Nemmeno per qualche giorno?"
"Ho detto di no!" Spinse la sedia indietro e corse in camera sua sbattendo la porta, ignorò i suoi genitori che lo chiamavano e buttandosi sul letto nascose la testa sotto al cuscino per non sentire altri rumori, voleva stare solo.
Perché sembrava che tutti volessero fargli del male? Perchè i suoi genitori volevano farlo tornare a scuola? Così lo gettavano di nuovo in pasto a quegli squali dei bulli? In pasto a Troy? Strinse la mani tra il cuscino come per tapparsi le orecchie, Annabeth entrò in camera sua piano piano e si sedette accanto a lui, gli accarezzò la schiena e Zacchy sussultò al suo tocco non aspettandoselo, si rannicchiò come per sottrarsi al suo tocco: "Vattene via, lasciami in pace."
"Zacchy, noi lo facciamo per te, perchè ti vogliamo bene."
"E farmi tornare lì secondo voi è una buona idea?"
"Tesoro noi vogliamo solo..."
"Basta! Non ci torno lì punto e basta! E ora lasciami in pace!"
Annabeth non insistette, decise solo di dargli un'ultima carezza e di lasciarlo solo come chiedeva. Dentro di lei condivideva quello che Zacchy sentiva, anche lei da madre aveva paura che tornasse tutto come prima: quei bulli tornassero a fargli del male, che tornassero a prenderlo in giro e a farlo stare male, aveva paura che Zacchy potesse tornare a soffrire di depressione, che tentasse di nuovo di suicidarsi. Tornò in cucina a finire di sparecchiare, rassicurò il marito dicendogli che Zacchy era stanco e voleva rimanere da solo a riflettere.
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