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Impegno e dedizione,
lotta unita a sudore,
insieme a felicità oppure delusione,
cause di gioie o dolori.
Che sia questa la passione?
Si vinca o che si perda,
l'importante è non mollare,
per lottare,
ed essere più forti di prima.
_ _ _
Era ormai passato un anno dal giorno del loro incontro; in quell'arco di tempo la famiglia Katsuhiko - trasferitasi in Giappone - non perse attimo a far giocare la bambina.
Shuyaku Shoujiki era tutto tranne che stupido, sapeva come trattare con le persone. Grazie alla sua proposta, di cui se la famiglia avesse preso la decisione di farla giocare nella sua nuova squadra, composta da bimbe della stessa età di Koi, avrebbe offerto loro un alloggio gratuito a Tokyo, senza spese aggiuntive.
Questo permise alla famiglia di raggiungere anche i parenti del padre, che videro per la prima volta la dolce biondina; per qualche motivo però, tra lei e la cugina Hebi Aoki - poco più grande di lei di circa cinque anni, ma abbastanza per essere considerata una ragazza - e la zia Mari Katsuhiko, non scorreva buon sangue, gelose dell'enorme opportunità di vita che fu offerta a una bambina così piccola.
Koi iniziò a giocare all'età di sei anni in una squadra composta da sole femminucce, allenate dallo stesso Shuyaku e, tra queste, c'era addirittura la figlioletta Tomoko Shoujiki, con cui strinse subito una grande amicizia. Tomoko possedeva un grande spirito, ed era sempre pronta ad aiutare gli altri - per quanto sbadata potesse essere -, dando il meglio di lei in ogni circostanza.
Gli anni di allenamento non procedettero granché bene, il talento della stessa Koi non sembrava essere presente, o addirittura scomparso. Incapace di fare qualunque cosa, l'intera squadra si chiedeva costantemente che ci facesse là con loro, per quanto piccole potessero essere, ma all'allenatore non passò minimamente per la testa di cacciarla; anzi, a suo dire, lui non sbagliava mai nel trovare qualche nuovo talento.
A causa della piccola, la squadra era praticamente destinata a perdere ad ogni partita e l'insistenza del coach gravava il tutto, continuando a tenerla in campo non solo da comune giocatrice, ma addirittura da titolare.
Sembrava quasi una presa in giro dal punto di vista dei suoi genitori che, sempre meno convinti, chiedevano ininterrottamente a Shuyaku il motivo per cui la tenesse in una squadra che, in futuro, sarebbe potuta rivelarsi assai importante; ma la risposta dell'uomo era sempre la stessa: bisognava aver pazienza e attendere, avendo fiducia e non perdendo la speranza.
Purtroppo, per quanto potesse sperare, la realtà dei fatti era una e lui, ormai, non poteva fare di più per aiutare la giovane, malgrado l'impegno e la dedizione che dimostrava.
Continuarono a passare gli anni, fino al nono compleanno della piccola. In quel tempo, non ci fu il minimo miglioramento e, proprio per questo, i genitori di lei erano sempre più spazientiti, continuando a dare grandi pressioni a Shuyaku.
Come poteva un uomo che allenava addirittura la nazionale, non saper far crescere una singola bambina?
Quelli stanchi, però, non erano solo i genitori, ma anche i probabili e futuri sponsor che tenevano d'occhio la squadra.
I pensieri di Shuyaku cominciavano a mutare in un'idea di un errore di valutazione; si chiedeva se fosse stata una scelta saggia far entrare una bimba completamente ignota, di punto in bianco, diversi anni prima, riponendo in lei tutte le sue energie.
Ormai invaso dai dubbi, era pronto a rinunciare - proprio a causa delle continue pressioni -, ma un evento straordinario cambiò il suo pensiero e quello di tutti gli altri: Koi Katsuiko, reclutata quasi per caso, diede una svolta non solo alla sua vita, ma anche a quella degli altri.
In una delle probabili ultime partite della squadra, erano state messe con le spalle al muro. Loro, pronte ad arrendersi alla forza avversaria e giù di morale, lottarono quel poco che bastava per evitare di farle sembrare ridicole, ma Koi non lo accettò. Poteva non essere brava, ma possedeva sicuramente carattere, spirito combattivo e competitivo, cosa che a molte mancava.
Tutto da quel momento fu diverso in lei, cominciando dagli occhi, che parevano ardere intensamente; i suoi movimenti e la stessa giocata cambiarono, non sembrava nemmeno più la loro Koi incapace.
Shuyaku rimase a bocca aperta e quasi saltò dalla gioia, ma allo stesso tempo si maledì mentalmente per aver dubitato persino lui, anche se per un minimo periodo.
Sapeva fin dall'inizio che prima o dopo il talento di lei sarebbe sbocciato e sapeva anche che, fin dal loro primo incontro, avrebbe raggiunto vette alte e inimmaginabili.
Il talento di Koi Katsuhiko sbocciò e quel giorno portò, per la prima volta, la squadra alla vittoria.
Ogni partita giocata nel seguito dell'anno, veniva vinta proprio grazie a lei e i risultati non tardarono ad arrivare.
La ormai ragazza continuò a migliorare sempre più e non c'era cosa che non sapesse fare; non era un eccesso dire che lei stessa guidava la squadra e dopo poco tempo - ai suoi undici anni - venne considerata l'asso; grande onore per lei.
Essa era composta da dieci giocatrici, ma le più importanti e principali erano le titolari:
Aiko Nakajima giocava nel ruolo di opposto. Non troppo alta, ma nemmeno bassa, era una ragazza dal carattere principalmente spento e timido. Portava lunghi capelli castani, abbinati agli occhi color nocciola. Le piccole ma tante lentiggini ricoprivano il suo viso, dandole un aspetto più angelico e carino.
Haruka Akijima - pallegiatore. Possedeva delle lunghe gambe, che le permettevano di percorrere diverse distanze in breve tempo. Gli occhi azzurri, insieme ai suoi capelli color blu notte, uniti al carattere solare, facevano di lei una ragazza molto popolare. Se la si guardava, poteva ricordare il mare.
Kairi Watanabe - centrale. Era una delle ragazze più alte della squadra, dalle lunghe braccia e gambe; talmente snella e slanciata da lasciare tutti con un pizzico di amarezza per non aver avuto qualche ulteriore centimetro. Amava gli animali e la natura e cercava sempre di rimanerne in contatto per più tempo possibile.
Hikari Sasaki - libero. Una delle possibili e future candidate ai nazionali giovanili, possedeva un carattere elettrico. Il punto forte della ragazza dai biondi capelli sbarazzini era l'agilità che, se utilizzata al massimo, le dava la capacità di salvare anche le palle più difficili, o addirittura impossibili.
Tomoko Shoujiki - capitano e schiacciatore, numero uno di divisa. Mostrava principalmente un carattere vivace e positivo, ma sapeva anche farsi rispettare, non facendosi mettere i piedi in testa da nessuno. Amica d'infanzia di Koi, sapeva ormai tutti i suoi segreti e come farla giocare al massimo delle sue possibilità.
Koi Katsuhiko - asso e schiacciatore laterale. Godeva di una semplice ma distruttiva potenza, combinata a una grande agilità e altezza. Ella era in possesso di eleganza in ogni movimento che compiva e aveva un'eccezionale elevazione nel salto; in più era dotata di astuzia e intelligenza che, proprio per questo, la rendevano un'avversaria forte e temibile. Aveva un talento sbalorditivo; la sua energia offriva al resto delle ragazze la forza e la voglia di lottare.
La squadra continuava a vincere, diventando sempre più famosa.
Ai dodici anni presero parte ad una serie di partite molto importanti, dove vinsero in modo schiacciante, tanto che vennero conosciute nell'intero Giappone, venendo così soprannominate "Le Tigri Nascenti".
Questo le descriveva in modo perfetto, come squadra avevano fatto passi da gigante: dalle ultime, viaggiavano verso la vetta.
I suoi genitori erano sempre più orgogliosi, come l'allenatore Shuyaku, che ogni tanto rinfacciava ai due di aver avuto poche aspettative verso la loro bambina.
La sua frase preferita era anche quella che ripeteva sempre - ad Adele e Isamu -, cioè: "la fiducia è la chiave di qualunque cosa".
Un giorno, dopo una partita, l'intera squadra venne intervistata da un famoso canale sportivo, che chiese loro quali fossero gli obiettivi delle Tigri Nascenti. Shuyaku, eccitato e orgoglioso, rispose per loro, e disse che avrebbero puntato alle nazionali, malgrado la loro giovane età - sotto lo sguardo delle giovani e sorprese giocatrici - e aggiunse che avrebbe fatto del suo meglio per allenarle e guidarle alla vittoria, proponendo una sfida alle squadre più forti, dicendo loro di farsi avanti.
Compiuti i tredici anni, dopo ardenti vittorie, le Tigri Nascenti erano diventate le favorite della pallavolo femminile, tanto da attirare l'attenzione di molte altre forti squadre, che desideravano solamente poterle sfidare dopo la dichiarazione rilasciata dall'allenatore nell'intervista dell'anno precedente.
Proprio una di quelle squadre - una delle favorite degli anni prima, rimpiazzate proprio da loro - dichiarò guerra alle ragazze attraverso lo stesso canale sportivo.
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