Capitolo 9.
Sogno, Incubo o Realtà?
Pucca seguiva silenziosamente Garu, oltre la foresta di bambù, fino alla sua casa.
Le aveva spiegato molto rapidamente che aveva bisogno di parlare con lei, urgentemente e lontano da orecchie indiscrete.
La ragazza non sapeva davvero cosa aspettarsi dal coreano; era davvero curiosa di sapere cosa volesse dirle.
Tra loro due regnava un pesante silenzio, e l'unico rumore che si poteva udire era quello dei loro passi contro il terreno.
In pochi minuti arrivarono davanti alla vecchia casa ninja, e sotto al portico ad attenderli vi era il piccolo Mio, intento a leccarsi una zampetta corvina.
Tutte le trappole, che distinguevano la dimora dell'ex-ninja, erano state disattivate il giorno stesso del ritorno di Garu dallo scontro con Hideo.
Quella casa era molto importante per il coreano, e rispecchiava perfettamente il suo proprietario.
I due ragazzi si fermarono sulle scale in legno, e si sedettero lì.
Garu non sapeva bene come iniziare, ma decise di prendere lo stesso per primo la parola - Quando te ne sei andata via all'improvviso, sei anni fa, i primi tempi ne fui quasi felice. Lo so, non è una cosa molto carina da dire ma voglio essere sincero con te. Ai tempi non sopportavo le tue attenzioni; le trovavo veramente assillanti ed insistenti. Dopo neanche una settimana però, ho iniziato a sentire la tua mancanza. Un po' incoerente, non credi? - rise, voltandosi lievemente verso di lei.
Sentendo i suoi occhi scuri scrutarla, la piccola Pucca abbassò lo sguardo timida mentre le gote le si coloravano di un tenue rosa pallido.
- Mi sono reso conto che, sotto sotto, le tue continue attenzioni non mi infastidivano così tanto come un tempo credevo. Forse, un pochino mi facevano persino piacere - le rivelò, con l'ombra di un sorriso sulle labbra.
Pucca non sapeva come reagire a tale rivelazione.
Le sue parole le facevano piacere, ma non riusciva a comprendere dove volesse andare a parare.
Voleva dire che, forse, anche Garu un tempo provasse qualcosa per la piccola giapponesina? A che scopo dirglielo in quel momento? Perchè?
- Ah - si lasciò sfuggire la corvina, leggermente agitata, torturandosi le mani allo stesso tempo.
- Perdona la domanda indiscreta, ma non riesco proprio a comprendere il perchè delle tue parole. Per quale motivo mi stai dicendo tutto questo? -
La confusione della ragazza traspariva perfettamente dai suoi grandi occhi scuri, e Garu potè leggerla con chiarezza.
Gli venne quasi da ridere.
In realtà, il motivo non lo sapeva nemmeno lui.
Sapeva solo il cosa lo avesse spinto a parlare, e cosa voleva dirle. Nient'altro.
- Un vero perchè non lo so nemmeno io - disse sincero, portando lo sguardo dritto alla foresta di bambù davanti a loro - Penso di essere stato spinto dalla gelosia -
Quella parola fece sussultare la corvina.
Le sue orecchie non avevano udito male. Di questo ne era abbastanza sicura.
Garu geloso di lei. Sembrava una barzelletta.
Se da ragazzina le avessero detto una cosa simile, avrebbe urlato per la felicità.
In quel momento invece era solamente stupita.
Garu geloso di lei.
Stentava a crederlo.
- Gelosia? - chiese la giapponesina, a metà tra la confusione e lo stupore - Eri geloso di me? - aggiunse subito dopo, indicandosi con la mano.
L'ex-ninja annuì semplicemente, tenendo la testa china per l'imbarazzo.
Le guance della giapponesina si colorarono lievemente di un delizioso rosa chiaro.
- Oh - si lasciò sfuggire, portando nuovamente lo sguardo puntato davanti a sè verso la foresta di bambù, per poi scuotere la testa e chiedere - In che senso geloso? Geloso di cosa? -
Le domande della ragazza fecero sorridere divertito Garu - Non esistono molti sensi per essere gelosi. Credevo che quell'idiota biondo fosse il tuo ragazzo, o qualcosa del genere. Lo vedevo... fin troppo espansivo nei tuoi confronti -
- En è come una fratello per me, e lo vedo come tale. Lo stesso vale per lui, ed ora sta con mia sorella. Non vedo come puoi essere geloso di lui -
Era ormai noto cosa provasse la piccola giapponesina per l'ex-ninja; non esisteva essere vivente nell'Universo che non fosse a conoscenza di ciò.
Pucca amava Garu, e nessuno poteva nè negarlo nè nasconderlo; in particolar modo Pucca, che non poteva mentire a sè stessa.
- Forse sono stato un po' sciocco, ma la gelosia mi aveva momentaneamente accecato, per poi darmi una visione più chiara della situazione -
Garu prese un piccolo respiro, prima di tirare su il viso - Penso di essermi innamorato di te, Pucca -
La ragazza non ebbe un tuffo al cuore; in quel momento stava avendo un vero e proprio infarto.
Stava dormendo?
Era morta?
Le avevano dato degli allucinogeni?
Pucca non seppe bene cosa le successe in pochi secondi.
Sentì una strana fiammella accendersi dentro di lei, che cresceva al passo del suo sorriso.
Le scappò anche una lieve risata allegra; incredibilmente simile alla sua vecchia risata.
Come se la vecchia Pucca avesse preso possesso di lei.
La piccola giapponesina saltò letteralmente addosso a Garu, iniziando a baciarlo come solo lei era capace di fare.
In un primo momento, Garu rimase travolto dalla reazione improvvisa della corvina.
Non si era aspettato una reazione così... da lei; ma la cosa non gli dispiacque minimamente.
Poco dopo, prese a rispondere al bacio della piccola Pucca, con un lieve sorriso ad increspargli le labbra.
Quella sera sia Pucca che Hinata tornarono a casa con un sorriso che andava da orecchio a orecchio, per quanto erano allegre.
Le due sorelle si erano messe insieme ai ragazzi di cui erano innamorate e, quando ognuna di loro seppe della relazione dell'altra, scoppiarono ancora di più per la contentezza.
- Non ci posso credere - esclamò Hinata, dopo il racconto della sorellina più piccola, che sorrideva e ridacchiava ancora stringendosi al petto un cuscino.
- Non dirlo a me! - rispose la corvina, allargando di più il proprio sorriso.
A Pucca sembrava di essere ritornata a sei anni prima, con l'unica incredibile eccezione che Garu sembrava ricambiare i suoi sentimenti.
Proprio quando era sul punto di rassegnarsi una volta per tutte.
La gelosia nei confronti di En aveva spinto l'ex-ninja ad aprire, una volta per tutte, gli occhi su ciò che provava per la piccola giapponesina. Finalmente aveva capito.
Pucca strinse con maggiore enfasi il cuscino tra le braccia, e vi affondò il viso - Per un attimo avevo creduto che mi stesse facendo un brutto scherzo, ma quando ho letto la serietà nel suo sguardo... gli sono saltata addosso per la gioia. Sembravo essere ritornata la vecchia Pucca. Quella con il sorriso perenne sulle labbra, che rincorreva Garu dalla mattina alla sera per tutta Sooga -
- Sono così contenta per te, sorellina - disse Hinata, abbracciandola.
Pucca ricambiò la stretta, spostando di lato il cuscino - Lo stesso vale per me, Hina - le confidò - Ci siamo messe insieme ai ragazzi di cui siamo sempre state innamorate. Sembra un sogno. Un bellissimo sogno! -
Purtroppo, come in tutti i sogni, arriva sempre il momento di svegliarsi.
La mattina seguente Pucca si svegliò con l'umore che arrivava alle stelle, e il motivo era uno solo: Garu.
Il suo ragazzo, non riuscì a trattenere un sorriso mentre lo pensava, le aveva mandato un messaggio la sera prima, poco prima di andare a letto, chiedendole se le andava di pranzare insieme.
Per la gioia aveva svegliato Hinata, saltellando da una parte all'altra della camera da letto.
Avrebbero pranzato al Goh-Rong, ma sarebbero comunque stati loro due come coppia e questo bastava a farla gioire.
Impiegò molto tempo per prepararsi, perchè voleva apparire perfetta agli occhi di Garu.
Si fece una doccia abbastanza veloce, e si asciugò rapidamente i lunghi capelli corvini.
Per sua fortuna, per i vestiti Hinata corse in suo aiuto dandole una mano per decidere l'abbigliamento migliore per quel pranzo.
Una semplice gonnellina nera a pieghe, una t-shirt leggermente aderente rossa e delle calze coprenti bianche sarebbero andati più che bene per la piccola giapponesina.
Pucca era talmente ansiosa per quell'appuntamento da presentarsi, davanti al portone del ristorante, con ben venti minuti di anticipo; dovette persino subirsi le occhiate curiose dei due leoni di pietra all'ingresso, ma non le diedero tanto fastidio.
Nessuno poteva rovinarle quella giornata.
Nessuno.
Dovevano anche solo provarci, e lei li avrebbe scaraventati dall'altra parte dell'emisfero.
Non dovette attendere molto prima dell'arrivo Garu, e non appena lo vide in lontananza nell'ampia strada principale del villaggio non potè non corrergli incontro, saltandogli persino al collo come avrebbe fatto da ragazzina.
- Ciao! - trillò allegra, con entrambe le braccia allacciate al collo del corvino che, contagiato dal buon umore della sua ragazza, ricambiò a sua volta il suo ampio sorriso.
- Ciao - la salutò, con tono di voce leggermente più pacato e più roco - È da tanto che aspetti? -
La giapponesina scosse la testa - Sono qua da poco -
- Vuoi entrare subito, o ti va di fare prima una passeggiata? - chiese, lievemente in imbarazzo Garu.
Anche se da occhio esterno non poteva sembrare, Garu era davvero agitato per quella semplice uscita; molto più di Pucca.
L'ex-ninja, prima della giapponesina tra le sue braccia, non aveva mai avuto una ragazza.
I motivi erano principalmente due: una volta, quando ancora professava la nobile arte di essere un ninja, era troppo impegnato per pensarci e, soprattutto, non gli interessavano certe cose.
Prima di rincontrare Pucca, dopo anni di lontananza, non aveva mai sentito la necessità di stare con qualcuno e dividere il proprio tempo con quella determinata persona.
Con Pucca era stato diverso.
Con lei tutto lo era.
La piccola giapponesina si aprì in un sorriso ancora più luminoso ed ampio.
Fare una piccola passeggiata, con il suo Garu, prima di pranzo le andava più che bene, e lo comunicò subito al corvino davanti a lei.
Non fecero molta strada; percorsero semplicemente la via principale di Sooga dall'inizio alla fine, fermandosi di tanto in tanto davanti a qualche vetrina dei negozi che c'erano.
Nel mentre, vedendo Garu stranamente impacciato e agitato, Pucca aveva preso le redini della situazione iniziando a parlare random di avvenimenti divertenti che le erano capitati, insieme ad Hinata ed En.
Il suo parlare a raffica ebbe i risultati sperati, poichè Garu iniziò a sciogliersi e a ridacchiare dei racconti della corvina.
- Ti giuro! A un certo punto dissi ad Hinata di non entrare nel tunnel dell'orrore con En. Io l'avevo avvertita - ridacchiò la ragazza, ripensando a quel giorno in cui loro tre erano andati al luna park - Avresti dovuto vedere la faccia di En quando è uscito. Abbiamo riso per una settimana di fila -
A Garu faceva davvero piacere sentire quegli aneddoti sulla vita della corvina, e sapere qualcosa di più sulla sua vita a Tokyo in quegli anni di lontananza da Sooga.
D'istinto, l'ex-ninja avvolse con un braccio le spalle della ragazza stringendola maggiormente a sè, mentre continuavano a camminare e ridacchiare tra una parola e l'altra,
- Tu, invece? - chiese la giapponesina, alzando i grandi occhi scuri verso il profilo del ragazzo - Cosa... hai fatto mentre io ero a Tokyo? -
Non voleva essere troppo indiscreta con quella domanda.
Sapeva, anche se Garu non lo aveva mai detto in sua presenza, che in quel lasso di tempo gli erano successe cose orribili, ma voleva che fosse lo stesso ragazzo a parlarle.
Voleva sentire la sua versione dei fatti.
Garu sgranò appena lo sguardo, alla domanda della corvina, e non si accorse nemmeno di essersi bloccato nel mezzo della strada all'improvviso.
Cosa aveva fatto in quegli anni?
La risposta più adatta sarebbe stata "Niente".
Perchè era quello che aveva fatto: niente.
Dal suo scontro con Hideo, la sua vita era precipitata di colpo; era solo l'ombra di se stesso.
Era pronto a parlarne con Pucca? Era pronto a raccontarle ciò che gli era successo?
La risposta era solo una: "Assolutamente no".
- Sono... - si schiarì la voce, roca - Sono successe tante cose - marcò molto quel "tanto", e la giapponesina capì.
Non era ancora il momento.
Avrebbe dovuto aspettare ancora un po', e lei per prima sapeva di essere stata avventata facendogli quella domanda.
Pucca appoggiò una mano sull'avambraccio di Garu che, sentendo il delicato tocco della ragazza, si girò ad osservarla.
La corvina gli rivolse un sorriso di incoraggiamento, come per dirgli "Va tutto bene. Stai tranquillo".
- Se non te la senti, va bene. Posso aspettare; non ho alcuna fretta - sorrise lei - Io ho una fame da lupi. Che dici? Andiamo a mangiare? - chiese poi, cambiando completamente discorso.
Garu annuì appena, nascondendo il sorriso che rischiava di increspargli le labbra, per poi seguire in silenzio la propria ragazza fino all'imponente ristorante dai muri rossi.
Quando entrarono nel Goh-Rong, notarono che il locale era quasi del tutto pieno.
Per loro fortuna Dada aveva riservato un tavolo per la neo coppia.
La loro uscita si stava svolgendo in completa tranquillità e, per un lasso di tempo indefinito, si sentirono avvolti da una calda e confortevole bolla di serenità.
C'erano solamente loro due, in quella piccola bolla di felicità.
Pucca era attaccata, con fare affettuoso, al braccio del corvino e stavano parlocchiando tra di loro, con in sottofondo il chiacchiericcio animato degli altri clienti del ristorante.
A interrompere quel momento di pace fu un tonfo sordo proveniente dal portone d'ingresso, che fece zittire tutti i presenti.
Al primo ne seguirono altri due, prima di vedere uno dei battenti aprirsi molto lentamente.
La piccola giapponesina osservava la scena confusa e in silenzio, come il ragazzo al suo fianco.
Una figura incappucciata stava varcando l'ingresso, con passo lento e tremolante.
Il volto coperto non permetteva di riconoscere il proprietario, ma la cosa che colpì maggiormente i presenti fu un particolare: una grossa macchia scura che bagnava e macchiava le vesti dello sconosciuto.
L'uomo rantolò qualche parola sconnessa, prima di cadere a terra in posizione fetale.
Pucca e Dada furono tra i primi a correre in soccorso dell'uomo ferito, e la ragazza dovette trattenere un gemito quando fece calare il cappuccio dal volto.
Seppur a fatica, la corvina riuscì a riconoscere lo sconosciuto che si celava sotto, grazie anche ai folti baffi scuri.
Era Muji, ma il suo volto era ridotto davvero male a causa di vari ematomi scuri e ferite che lo deturpavano.
La macchia scura sulla veste non era altro che sangue, proveniente da un profondo e largo taglio sull'addome.
Chi poteva averlo ridotto così?
I suoi zii arrivarono poco dopo e, mentre Raviolo andava a chiamare un'ambulanza, Ho e Linguini si avvicinarono al corpo di Muji.
L'uomo dai folti baffi era ancora cosciente, ma faticava a spiccicare una parola sensata.
- Tranquillo, Muji. Abbiamo chiamato un'ambulanza, arriverà tra pochi minuti - cercò di tranquillizzarlo Ho.
- Chi ti ha ridotto così? - chiese invece Linguini, chinandosi vicino a lui.
La risposta fu un gemito sommesso, che fece riporre la domanda al cuoco con voce ancora più decisa.
Pucca osservava la scena impietrita.
Gli occhi del criminale erano vuoti e privi di energia; trasparivano un'immenso dolore, insieme ad una grande sofferenza.
La cosa che spaventò di più la corvina fu l'incredibile somiglianza tra i suoi occhi e quelli di Garu.
Occhi privi di vita, di chi era morto dentro.
Gli occhi di chi aveva visto in faccia la morte.
- Hideo -
Un nome, che fece calare il gelo.
Angolo della mente malata:
Non uccidetemi.
Lo so che sono mesi che non aggiorno, ma ho finito giusto l'altro giorno di scrivere il capitolo.
Non manca tanto alla fine della storia, riesco a vedere una lieve luce T.T
Dovrebbero mancare, sì e no, a grandi linee, 4-5 capitoli... forse anche meno; dipende molto anche da quanta riesco a mettere nel prossimo.
Che dire?
La storia inizia a farsi interessante, e le sorprese non sono finite qui :3
Io corro via, perchè ho pochissimo tempo
vi mando un bacino zuccheroso
- Harley ;*
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