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Capitolo 7.

Tranquillità apparente.


Il giorno dopo, Pucca si alzò molto presto e di buon umore.

La sera prima, nonostante il piccolo problemino al cinema con i biglietti, si era davvero divertita insieme ai suoi amici ed aveva avuto modo anche di parlare con Garu; cosa che non le era mai capitato anni prima.

Certo, tendeva a trascorrere tutto il suo tempo libero con lui, tra inseguimenti vari, ma non si erano mai trovati loro due soli a parlare con tranquillità; e la cosa le era piaciuto molto.

Aveva scoperto di avere molte cose in comune con lui, e si era trovata, per la prima volta in vita sua, in sintonia con il coreano.

- Pucca, stai uscendo? - le chiese zio Raviolo, osservando la nipotina già vestita e pronta per uscire.

- Sì, zio - confermò la giovane, stringendosi in un cappottino color panna - Pensavo di andare a fare un giretto; magari al parchetto che ho intravisto l'altro giorno -

- Allora divertiti, e fai attenzione - le raccomandò Raviolo, poco prima di salutarla con un sorriso vedendola uscire fuori.

- Pensate che dovremmo parlarle? - chiese Raviolo, rivolto agli altri due fratelli appena entrati nella sala.

- Non lo so, sinceramente - rispose Linguini, scuotendo lievemente il capo - Forse è ancora troppo presto. E' da poco tornata a casa ed ora sembra così felice e spensierata; non mi sembra il caso di darle preoccupazioni inutili -

- Hideo però non è una preoccupazione inutile - intervenne duro Ho - Non possiamo fare lo stesso errore di Liang, fratelli. Abbiamo già sbagliato non dicendo niente e non intervenendo la prima volta; non possiamo sbagliare ancora - spiegò Ho, mentre gli altri si ritrovarono ad annuire d'accordo.

- Ho ha ragione. Dobbiamo fare qualcosa... Se chiamassimo Liang? - chiese Raviolo.

Linguini scosse la testa - E' una pessima idea. Liang ci ha provato anni fa e sappiamo tutti com'è andata a finire. Hideo non è quel tipo di persona che ascolta i consigli altrui e delle persone care. Dobbiamo trovare un altro modo... Nel frattempo però aspettiamo prima di dire qualcosa a Pucca. Lo so, noi tutti odiamo avere dei segreti con lei, soprattutto se sono così grandi, ma è davvero per il suo bene. Siamo d'accordo? -

- Va bene -



Il parchetto, in cui si era recata Pucca, non era molto lontano dal ristorante di suo padre. Non era molto grande, ma in compenso era carino e tranquillo. Il colore che primeggiava su tutto era il verde delle foglie e dell'erba alta. Vi era anche un piccolo laghetto artificiale, dove alcuni bambini seduti a riva si divertivano a lanciare pezzetti di pane alle paperelle.

A Pucca piacque subito; sia per l'aria tranquilla e serena sia per la bellezza e la cura del parchetto stesso.

Decise di sedersi su una panchina in legno, non poco lontana da lei, e tirò fuori dalla borsetta in pelle marrone il suo telefonino, che aveva da poco preso a suonare allegro.

- Pronto? -

" Ciao, sorellina cara! Come va? " la voce squillante ed allegra di sua sorella maggiore la fece sorridere.

- Ciao, Hinata! Io tutto bene, te? - le chiese.

" Alla super grande! " esclamò Hinata, confondendola un poco.

Sua sorella era solita usare quell'espressione solo quando succedeva qualcosa che la emozionasse tantissimo e la facesse sentire al settimo cielo dalla felicità.

- Wow! Deve essere successo qualcosa di davvero bello Hina per renderti così felice. Che è successo? - chiese curiosa.

" Girati e scoprilo! "

Pucca, seppur stranita, face come le aveva consigliato e rimase senza fiato.

Dovette interpellare tutte le sue forze per non mettersi ad urlare dalla gioia.

- Indovina chi è venuta a trovarti? - chiese retorica Hinata, sfoggiando un ampio e luminoso sorriso.

La giapponesina le corse in contro, saltandole praticamente addosso per la contentezza.

- Non ci posso credere! Sei qui! - strillò quasi Pucca, saltellando allegra.

Quando era partita da Tokyo sua sorella l'aveva avvertita che prima o poi sarebbe venuta a trovarla; ma non pensava così presto!

- Ma no, tranquille! Fate pure come se io non ci fossi - borbottò infastidita una voce maschile, alle spalle di Hinata.

Pucca sbirciò quel tanto che bastava per riconoscere la chioma bionda decolorata di En, oltre la spalla sinistra della sorella.

- O mio Dio! Ci sei anche tu, En! - esclamò allegra andando ad abbracciare anche l'amico, ancora offeso per non essere stato considerato (come lui riteneva doveroso) poco prima. En non riuscì a tenere per molto il muso con la piccola Pucca, così si ritrovò a ricambiare la stretta della ragazza sotto lo sguardo attento della sorella maggiore.

- Vedi di non stritolare troppo la mia sorellina, scimmia - lo ammonì Hinata, e in tutta risposta il ragazzo fece un verso stizzito.

- Sei una vera rompi palle, Hina. Lasciatelo dire - commentò En, lasciando andare Pucca ed incrociando le braccia allenate al petto.

Pucca osservò con fare divertito i due mentre si lanciavano continue frecciatine e prese in giro.

" Non cambieranno mai " pensò, scuotendo lievemente la testa.

Era da quando era entrato nel loro duo, che En e sua sorella non perdevano occasione per darsi fastidio come due bambini piccoli.

A volte sembravano una di quelle coppiette di vecchi sposini che passano il loro tempo bisticciando. Erano carini, tutto sommato.

- Per quanto resterete a Sooga? - chiese curiosa la giapponesina, cambiando discorso ed attirando l'attenzione dei due litiganti.

- Solo per 4 giorni... purtroppo - le rispose Hinata scuotendo lievemente il capo - Ho cercato di convincere mamma, per farmi rimanere più a lungo, ma non ci sono state storie. E' già tantissimo se mi ha concesso questi pochi giorni da trascorrere con te - spiegò.

- Allora vorrà dire che cercheremo di farceli bastare - le rispose la sorellina minore, con un sorriso.

Hinata in quel momento iniziò a pensare alla madre e al suo comportamento alquanto bizzarro. Le era sembrato che sua madre fosse terrorizzata all'idea di avere entrambe le figlie a Sooga, e non ne comprendeva le ragioni. Forse era solo una sua impressione.

Cosa poteva esserci di tanto pericoloso a Sooga?

- Cosa c'è da fare di divertente in questo posto? - chiese En, mettendosi la mani in tasca e sedendosi con fare svogliato sulla panchina dove pochi minuti prima vi era Pucca.

- Beh... - iniziò la giapponesina - Potremmo andare a fare un giro in centro e poi decidere lì. La Sooga di cui avevo ricordo è completamente diversa da quella di adesso e devo ancora scoprirla per bene. Se incontriamo la mia amica Ching possiamo farci dare qualche consiglio da lei -

- Allora andiamo - disse Hinata raggiante, prima di lanciare un'occhiataccia ad En - Alza il culo da lì, pigrone - e lui obbedì, ma non prima di aver brontolato un - Rompi palle -



- Cavolo! - esclamò Hinata - Il ristorante di papà è ancora più bello di come ricordassi! - aggiunse meravigliata, osservando con sguardo rapito l'enorme struttura rossa.

- E devi ancora vedere l'interno! - aggiunse Pucca, sorridendo e trascinando con sè En e Hinata dentro il locale.

Dal parco avevano fatto un giro molto veloce della cittadina e, verso mezzogiorno, sentendo i primi crampi dalla fame, avevano avuto l'idea di andare a mangiare al Goh-Rong.

L'ultima volta che Hinata aveva avuto il piacere di poter gustare i deliziosi spaghetti dei suoi zii era stata molto tempo prima, e ne aveva solo un ricordo sbiadito, mentre En era molto curioso di assaggiarli per la prima volta nella sua vita.

Aveva sempre sentito Pucca decantarne l'incredibile sapore ed affermanre con assoluta risolutezza che non avevano niente a che vedere con quelli giapponesi.

Ora finalmente aveva l'occasione di poter verificare l'esattezza delle parole della piccola Pucca.

Ad accoglierli nel locale fu Dada che, prima di farli accomodare ad un tavolo libero, accompagnò loro sino in cucina.

- Per tutti gli spaghetti jajjang! - esclamò Linguini - Hinata? Sei davvero tu? - chiese stupito, abbandonando la postazione di lavoro e pulendosi le mani sul grembiule.

La ragazza prima di rispondere gli corse incontro, abbracciandolo di slancio - Ciao zietto! Mi sei mancato tantissimo! - esclamò stritolandolo in una stretta spacca ossa, così la definiva Pucca.

- E noi siamo sempre quelli che vengono considerati per ultimi ... - borbottò qualcuno, che si rivelarono poi essere Raviolo e Ho.

La ragazza corse a salutare per bene anche loro.

I 3 cuochi non si sarebbero mai aspettati una sua visita proprio in quel momento e così presto.

Non sapevano se considerare la presenza di Hinata a Sooga come un bene o un male, ma sapevano che dovevano parlare con entrambe.

Spiegare alle due ragazze la situazione delicata in cui si trovavano era molto difficile, ma dovevano provarci.

Non solo per il bene delle giapponesine e della loro famiglia, ma anche per tutti gli abitanti di Sooga.



Angolo della mente malata:

Sono una persona orribile. Lo so.

Questo capitolo dovevo pubblicarlo due settimane fa, ma come sempre il karma mi odia. Sono state le due settimane peggiori della mia vita (e io di brutti periodi ne ho passati, e non scherzo).

Indovinate poi chi ha una settimana di soli esami da domani? Sì, io! Yuppie. Se contiamo anche il fatto che sto malissimo per un maledettissimo virus, non so con quale forza mi alzerò domani alle 6 per andare a Milano a scuola. Voglio morì.

Ma passiamo alla storia.

Questo capitolo per me è stato un parto, sul serio. L'avrò riscritto un botto di volte e cancellato da capo altrettante. So anche che è molto corto, ma è stato il massimo che la mia mente è riuscita a fare. Credetemi.

Ho già inziato a mettere giù il capitolo 8 e spero di riuscire a farne uscire qualcosa di più carino (e soprattutto più lungo)

( Forse dovrei smetterla di scrivere con in sottofondo "November rain"... Non aiuta molto a tirarmi su. No no )

Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile e di riuscire a mettermi a passo con gli aggiornamenti!

Se avete qualche domanda o dubbio non fatevi problemi a chiedere.

Io vi saluto

un bacino zuccheroso

- Harley ;*


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