"Come pioggia D'Estate": [Una folle serata] - COMPLETO
"𝐂𝐎𝐌𝐄 𝐏𝐈𝐎𝐆𝐆𝐈𝐀 𝐃'𝐄𝐒𝐓𝐀𝐓𝐄"
Capitolo 2 completo: (Una folle serata)
Cast:
𝖫𝗎𝖼𝖺𝗌 𝖹𝗎𝗆𝖺𝗇𝗇
𝖠𝗆𝗒𝖻𝖾𝗍𝗁 𝖬𝖼𝖭𝗎𝗅𝗍𝗒
𝖣𝖺𝗅𝗆𝖺𝗋 𝖠𝖻𝗎𝗓𝖾𝗂𝖽
𝖣𝖺𝗅𝗂𝗅𝖺 𝖡𝖾𝗅𝖺
𝖪𝗒𝗅𝖺 𝖬𝖺𝗍𝗍𝗁𝖾𝗐𝗌
"𝘓'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘦𝘵𝘦𝘳𝘯𝘰
𝘧𝘳𝘢 𝘥𝘶𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦
𝘳𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦 𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰."
-Anonimo.
𝓝𝓮𝓵 𝓬𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 𝓹𝓻𝓮𝓬𝓮𝓭𝓮𝓷𝓽𝓮:
𝘓𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘯𝘦𝘶𝘳𝘰𝘤𝘩𝘪𝘳𝘶𝘳𝘨𝘰 𝘓𝘶𝘤𝘢𝘴 𝘡𝘶𝘮𝘢𝘯𝘯 𝘷𝘪𝘦𝘯𝘦 𝘴𝘤𝘰𝘯𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘭'𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘵𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘢 𝘶𝘯 𝘵𝘶𝘳𝘯𝘰 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘢𝘱𝘱𝘢𝘳𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘭𝘧 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘰𝘳𝘮e 𝘪𝘮𝘱𝘶𝘯𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘶𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘥𝘪𝘷𝘢𝘯𝘰. 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘨𝘭𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘪𝘯 𝘴𝘢𝘭𝘷𝘰 𝘥𝘢 𝘶𝘯𝘢 "𝘴𝘤𝘰𝘮𝘰𝘥𝘢" 𝘴𝘪𝘵𝘶𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦: 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰, 𝘢𝘯𝘻𝘪𝘤𝘩é 𝘭𝘪𝘤𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘳𝘭𝘢 𝘪𝘯 𝘵𝘳𝘰𝘯𝘤𝘰, 𝘤𝘩𝘪𝘦𝘥𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘨𝘯𝘢𝘳𝘭𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘰𝘴𝘱𝘦𝘥𝘢𝘭𝘦, 𝘪𝘯 𝘷𝘦𝘴𝘵𝘦 𝘦𝘴𝘤𝘭𝘶𝘴𝘪𝘷𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘪𝘥𝘢𝘯𝘻𝘢𝘵𝘢 𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘰 𝘴𝘢𝘭𝘥𝘦𝘳à 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘴𝘶𝘰 𝘥𝘦𝘣𝘪𝘵𝘰...
L'autista alzò gli occhi dallo schermo. "La signorina Amybeth?"
"Sì." risposi chiudendo lentamente il portone mentre lui con atteggiamento professionale mi aprì la portiera. Dovevo ammettere che i sedili in pelle erano comodi, rispetto a quelli del bus su cui viaggiavo tutte le mattine.
Non ero mai salita su una limousine lussuosa come quella, tutto ciò che m'importava era vivere quei piccoli momenti quotidiani. Ricordai improvvisamente i pianti isterici di quel bambino in braccio a sua madre, che riuscii a placare porgendogli un giocattolo. Con quelle manine paffute l'afferrò e mi mostrò le fossette, mentre giocavo con lui coprendomi la faccia. Mi piaceva godere del sole, del vento... o di una bolla di sapone che si librava nell'aria, prima di esplodere.
Non avevo molte pretese.
"Il dottore mi ha chiesto di portarla da un suo amico stilista per il vestito e dopo in un salone di bellezza per il resto." iniziò l'uomo allacciando la cintura e si girò. "Ma se ha altre preferenze, mi dica pure."
Feci spallucce. "No, va bene. Ho piena fiducia nel dottore."
"D'accordo." Si limitò a dire prima di partire verso quella destinazione mentre contemplavo i palazzi dal finestrino. La prima tappa fu un negozio in pieno centro, da fuori sembrava come gli altri, ma quando lo choffeur spalancò le porte mi sembrò di essere entrata in un regno della moda. Tutto era incantevole, scintillante e il mio semplicissimo prendisole sembrava un tassello sbagliato.
Un giovane ci accolse e mi squadrò dall'alto verso il basso, come se stesse facendo una radiografia al mio corpo. Mi fissai imbarazzata quel vestito, prima che mi agguantasse le spalle per cominciare quella "trasformazione".
Per prima cosa, pescò tre abiti e li consegnò alla sua assistente, a cui diede il delicato compito di aiutarmi a scegliere quello adatto. Erano tutti straordinari, dei pezzi unici e importanti, ma nessuno con un granché di speciale.
Un team di esperti nel maquillage si occupò di trucco e parrucco e mi lasciai coccolare da quella sensazione inebriante, prima di tornare a vestire i panni di governante. Perché, effettivamente, stavo realmente sognando ad occhi aperti.
***
"Ah, ah! Ecco qui la nostra incredibile star. Benvenuto!" esclamò l'uomo dandomi una stretta di mano molto amichevole.
"La ringrazio."
"Cara, ho l'onore di presentarti ufficialmente il più giovane Presidente dell'associazione di Neurochirurgia: il Dottor Lucas Zumann."
"Ci siamo sentiti per telefono, ma sono molto felice di incontrarla di persona. Congratulazioni." rispose la donna, rivolgendomi un sorriso cordiale.
"È gentile da parte sua, signora Jackson." Mi portai le mani al nodo della cravatta per sistemarlo con palese nervosismo.
"C'è qualcosa di cui ci terrei a parlarle, dottore. Ho saputo che molti direttori stanno facendo a gara per portarla via da noi." Mi guardò di sottecchi e poi bisbigliò. "Ne vorrei discutere con lei, ma non questa sera."
"Vorrei chiarire anch'io delle questioni, quando avrà tempo." L'apostrofai, notando la direttrice farsi spazio tra gli invitati con un abito succinto, che lasciava poco spazio all'immaginazione.
"Lo so che ci sono problemi, ma si può sempre trovare una soluzione." disse con pacatezza George, facendomi un occhiolino.
"Oh, si è già formato il triangolo delle Bermuda." affermò la castana divertita, affiancando l'altra. "Salve."
"Shannon, mia cara, sei davvero incantevole." si complimentò la signora Melanie, accarezzandole il braccio con plateale confidenza.
"Su, non esagerare. Accanto a te scompaio!"
"Benvenuta." M'intromisi baciandole il dorso.
"Grazie. Ma sei venuto da solo?" domandò con un sorriso compiaciuto sulle labbra.
"Veramente, io..." improvvisamente un dettaglio catturò la mia attenzione. La intravidi avvicinarsi dal fondo della sala con timidezza, attraverso quello stuolo di personale e guardarsi intorno. Tutto sembrò rallentare, quando posai gli occhi sul vestito rosso, senza fronzoli che sfoggiava e scolpiva il suo corpo in maniera impeccabile.
Era così bella da lasciarmi incredulo e stupefatto: "insomma era davvero la stessa ragazza che quella mattina aveva dormito nel mio appartamento e con addosso il mio pigiama?".
"Sono con la mia fidanzata. Purtroppo non sono andata a prenderla, perché ero impegnato con un intervento. Vogliate scusarmi." Mi scansai, abbandonando i tre alle perplessità, e le andai incontro. Lei si schiodò dalla posizione.
"Benvenuta."
Presi le sue mani e in un gesto di galanteria indugiai le labbra sul suo dorso, alzando a malapena gli occhi per scrutare il rossore sulle sue guance.
"Molte grazie. È stato il suo amico a scegliermi il vestito e mi ha anche prestato questi adorabili orecchini." Mi mostrò orgogliosa il pendente di perle. Probabilmente era un'esperienza del tutto nuova, per lei.
"Sei bellissima..." Scrutai ogni centimetro del vestito e quando lo puntai sul suo viso mi schiarii la voce, massaggiando la nuca con imbarazzo. "Intendo dire che questo vestito ti dona molto e anche gli orecchini... sono molto belli."
Annuì, poi guardò oltre le mie spalle. "Grazie, dottore. Ma sono preoccupata. Non so cosa fare, come muovermi. Spero di non farle fare una brutta figura."
"Stasera non chiamarmi 'dottore'. Lucas e basta, okay." Mi fece un cenno e ripresi. "E ciò che sto vedendo non mi farebbe mai vergognare, anzi il contrario." Mi sorrise. "Guarda, l'uomo con i capelli grigi e lo smoking lì alle mie spalle è il proprietario dell'ospedale. Il mio superiore. Con lui c'è sua moglie e accanto la direttrice sanitaria."
"Proprietario dell'ospedale, sua moglie e la direttrice tecnica."
"No, direttrice sanitaria. Insomma, in pratica... è una specie di capo."
"Direttrice sanitaria, capito!" esclamò correggendo subito la defaiance.
"Adesso ci avviciniamo e te li presento, poi berremo qualcosa e tra un paio d'ore circa saremo liberi entrambi. D'accordo?"
"Certo."
"Perfetto." tagliai corto spostandomi al suo fianco, lasciando che mi prendesse l'avambraccio per rendere credibile la recita mentre avanzavamo in direzione del trio, che confabulava. "Lasciate che vi presenti la mia fidanzata Amybeth. Questi sono la signorina Shannon, il signor Jackson e sua moglie."
"Lieto di conoscerla." Si presentò subito George incuriosito stringendo la sua mano. A ruota Melanie fece lo stesso, mentre Shannon si limitò a osservarci con sospetto misto a shock.
"Cara, è un vero piacere. E mi dica, anche lei è medico?" s'intromise Melanie e la rossa si bloccò spiazzata, non sapendo che dire.
"Amybeth ha una sua compagnia. Pulizia e sterilizzazione."
"Ah, davvero?"Jackson sbuffò. "Abbiamo svariati problemi con l'impresa attuale. Shannon continua a ripetermi che dobbiamo cercarne un'altra, magari lei..."
La castana lo interruppe. "Ho già risolto il problema. Stavo giusto per comunicartelo."
"Per favore, non vorremmo annoiare queste meravigliose signore con i soliti discorsi sul lavoro. Questa non è una festa?" dissi riuscendo finalmente a riportare la tregua.
"Ha perfettamente ragione. Mi sono lasciato un po' trasportare." Concordò George, concedendo il braccio ad entrambe, alla moglie e alla ragazza. "Uniamoci al resto degli invitati. Permettetemi di accompagnarvi, belle signorine."
La castana ci mise un po' a metabolizzare la delusione di non poter fare il suo esordio trionfale al mio fianco e accettò di buon grado l'invito.
Seguendo il loro esempio, quando fummo nuovamente soli, ci scambiammo uno sguardo complice prima di inoltrarci in quella sala adibita ai festeggiamenti. Ovviamente era gremita, tirocinanti, chirurghi, dottori di ogni reparto erano presenti. I tavoli erano stati posizionati ai lati e la musica leggera di un violino allietava l'atmosfera tranquilla. Sfilammo sotto gli occhi di tutti.
"Scusami per prima, ero in una situazione complicata. Non avrei dovuto mentire sul tuo lavoro."
"No, non si preoccupi."
"Se solo sapessi quanto è stato provvidenziale il tuo aiuto, Amybeth."
Deglutì un fiotto di saliva. "Non vedo l'ora che finisca. Mi auguro che non ci siano problemi."
Di colpo, un Dalmar arrabbiato e al contempo confuso, si palesò di fronte a noi fermandoci.
"A proposito di 'problemi', lascia pure che ti presenti l'esperto di anestesia dell'ospedale: il combinaguai per eccellenza: Dalmar Abuzeid. Dalmar... la signorina Amybeth McNulty."
"Sono tanto felice che tu abbia così tanta stima del sottoscritto, Lucas." mi punzecchiò, ruotando il viso in direzione della giovane, tendendole la mano. Amybeth si affrettò a porgergliela e le fece il baciamano, sotto il mio sguardo serio. "Signorina Amybeth... sono profondamente onorato di incontrarla e" si drizzò rifilandomi un sorriso sarcastico. "Non gli dia retta, in realtà sono una 'brava persona' ".
Amybeth rise di gusto per quel commento.
"Torno tra un istante, brava persona." ripetei per prenderlo in giro, prima di raggiungere un collega che mi aveva chiamato, e lasciarli soli.
***
Mi voltai, seguendo il riccio fino al suo tragitto, sentendomi fuori posto in quel posto elegante. L'uomo di colore, appena mi voltai nuovamente, sfoggiava un sorrise gentile e mi porgeva un piccolo bicchierino con del liquido azzurrognolo.
"Dato che siamo circondati da medici, possiamo anche violare alcune regole sanitarie." Fece tintinnare il bicchiere contro il mio, e fissai ancora il contenuto prima di buttarlo giù in un unico sorso. Era talmente forte, che mi mancò il respiro.
"È...F-forte, brucia..." Biascicai.
"Per diminuire l'effetto bisogna subito berne altro. È scientificamente provato." Agguantò dal vassoio un altro bicchiere, uguale all'altro.
"Un altro? Sicuro?"
"Certo, si fidi."
Gli sorrisi e tracannai anche il secondo con la stessa intensità, e la gola mi andò letteralmente a fuoco.
"Allora, brucia eh?" chiese lui sfidandomi a una gara di resistenza, parlando a fatica.
"Non glielo dico." sentenziai puntando l'indice contro il suo volto, mentre si tappò la bocca.
"Io invece vado a fuoco."
Tossí più forte piegandosi mentre ridevo sguaiatamente per la sua reazione, decretando quindi la mia vittoria schiacciante. Lucas ritornò e ci guardò stranito, non potendo immaginare cosa stessimo combinando in sua assenza.
"Cos'è che mi sono perso?"
Risi. "Ho solo seguito la prescrizione."
"Scommetto che Amybeth durerebbe solo tre minuti sotto anestesia. Non ho mai visto un effetto così rapido! Complimenti." Esclamò inchinandosi e barcollando un po', a causa della vodka che ci scorreva nelle vene. Riuscivo a malapena a stare in piedi o essere seria, come prima. "Vogliamo fare un altro giro, che ne dite?" Propose e il riccio alzò un sopracciglio.
"Scusatemi per l'interruzione." La signora Melanie piombò nel nostro discorso, spazzando via l'allegria, e tornai immediatamente in me, gettando un'occhiata a Lucas. "Amybeth cara, vorrei presentarti qualcuno. Un mio amico oculista ha appena aperto una clinica. Non ha ancora trovato qualcuno che si occupi della sterilizzazione." Mi afferrò il braccio. "Magari voi due potreste accordarvi per lavorare insieme e ne trarreste entrambi benefici, non pensi? Vieni..." Non potei oppormi in alcun modo e la seguii.
***
Prima che potessi muovere un solo muscolo, Amybeth e la signora Melanie erano già sparite. Non potevo pensare alla possibilità che il piano fallisse, proprio a un passo dal traguardo. Stavo per andare all'inseguimento delle due, quando il mio amico brillo mi strattonò il braccio.
"Dimmi un po'... Dove hai trovato quella governante così carina? Mi daresti il numero, magari ha qualche ora libera anche per me."
Non lo lasciai continuare e lo guardai di sbieco, slegando la presa. "Non adesso." Sbottai mentre lo piantavo lì, sentendolo borbottare, mentre cercavo di rintracciare la rossa. Dovevo evitare ad ogni costo che scoprissero la sua vera 'identità' o potevo dire addio alla mia reputazione.
***
"Molto piacere..." dissi all'uomo vestito di tutto punto mentre gli stringevo la mano, affiancato da uno più giovane - il suo socio.
"Anche per noi." risposero all'unisono.
"Vi lascio discutere dei dettagli. Ci vediamo." Si congedò la donna, lasciandomi in balia di una vera e propria tempesta emotiva, mentre riportavo gli occhi sui due, pensando a qualcosa di credibile per non mettere nei guai il dottore.
Avrei potuto rovinare ogni cosa, solo aprendo la bocca e non c'era lui a togliermi le castagne dal fuoco. Dovevo farlo da sola.
"Che genere di prodotti utilizza?" chiese.
"Prodotti?" Ci riflettei un po'. "Beh, mi limito a fare una lista e loro... me lo procurano."
L'interrogatorio si fermò quando il riccio si avvicinò e sorrise ai due, facendomi trarre un sospiro di sollievo e sciolse la tensione che mi stava attanagliando.
"Scusatemi, ve la rubo un istante." A quel punto, mi attaccai istintintivamente al suo avambraccio, e salutai i due con un gesto della mano, prima di accomodarci al tavolo, posizionato proprio sotto il palco. Il signor Jackson salì e colpì leggermente la testa del microfono, prendendo parola.
"Buonasera a tutti, vi do il benvenuto." La sala fu invasa dagli applausi per pochi minuti. "Non serve che mi presenti, sapete già chi sono. Non voglio di certo annoiarvi con discorsi lunghi per chiarire l'importanza di questo giorno. Vi dirò solo che sono fiero di festeggiare il 25esimo anniversario del nostro ospedale con un grande team. Cioè, tutti voi." Un altro applauso coprí la sua voce, per poi scemare. "Ho ancora un altro annuncio da fare, e colgo l'occasione per ringraziare il nuovo Presidente dell'associazione Internazionale di Neurochirurgia. Si tratta di un giovane medico americano, che ha fatto e farà grandi cose per l'irlanda. L'esimio dottor Lucas Zumann." Il diretto interessato si alzò in piedi e l'altro fece un passo indietro, cedendo il suo posto d'onore.
"Innanzitutto ringrazio il mio mentore, gli devo davvero tutto." Si scambiò un'occhiata riconoscente con l'altro, che piegò la testa. Si fermò e osservò la sala, che aspettava con trepidazione. "Ero un adolescente un po' bruttino e maldestro." Delle risate giunsero dal fondo. "Non ero importante e visto che non uscivo mai, occupavo il mio tempo a studiare."
Sfuggí anche a me un sorriso. Non lo credevo possibile che un ragazzo con aspetto e portamento stupefacenti, si stesse sminuendo.
"Bene, facciamo un applauso alla principessa che ha trasformato questo brutto rospo in principe." Aggiunse il signor Jackson, posando la mano sulla sua spalla. "lei è qui fra noi."
Il mio sorriso si smorzò, mentre gli applausi mi fischiavano nelle orecchie. Io non ero affatto una principessa e lui non era sotto incantesimo. L'uomo batté le mani anche mentre il riccio restò pietrificato. Quando girai lo sguardo, dei taglienti occhi scuri mi guardarono in cagnesco, come se fosse quell'uscita fosse stata indecente.
***
Ben presto, quella sala assunse tutte le sembianze di una discoteca. Sulla pista da ballo, i dottori si spogliarono del tutto della loro divisa o del loro dovere verso le vite umane.
Rintanato in un angolo, completamente negato per il ballo, osservavo la rossa danzare senza sosta e ridere quando ricadeva fra le braccia del suo patner, il signor George.
Dalmar avanzò, con le braccia in alto e in bella vista l'ennesimo drink. Dopo l'ultima piroetta, le girò la testa e fu costretta a fermarsi. La musica si fermò e Dalmar le porse il bicchierino, ma glielo confiscai, rimproverando l'altro, fuori di testa.
"Signor Dalmar, non sapevo che fosse stato assunto come cameriere." Alzai di colpo la voce. "Hai intenzione di farla ubriacare?"
"Ah, su con la vita doc! Cos'è quel muso lungo? Divertiti! Non è vero, Amybeth?" Urlò girando su se stesso e la rossa lo imitò. "Non così forte o finirai per cadere!" L'afferrò per le braccia mentre sbandava pericolosamente, e risero entrambi per la loro sbadataggine. Guardai il bicchiere e il liquido, prima di berlo tutto d'un fiato, e feci lo stesso con l'altro, in un colpo solo. "Così si fa!" Strillò l'uomo e si dileguò per prendere altri drink.
Sghignazzò e le diedi le spalle, guardandomi attorno per elaborare con difficoltà ciò che avevo fatto. Avevo bevuto la vodka e non era da me.
Quella musica leggera riprese e alcune coppie già si erano cimentate in esibizioni.
Anche lei si guardò attorno, prima di sfiorarmi la spalla e scontrare anche i nostri occhi.
Un lampo di confusione le saettò in quel momento e inconsapevole del mio gesto, la portai più vicina a me. Feci scivolare una mano sulla schiena e le nostre mani si intrecciarono, ondeggiando con calma. Spesso abbassava lo sguardo sul mio petto, mentre non smettevo di cullarla amorevolmente fra le mie braccia, e quando mi guardò scoppiammo a ridere.
Lasciò ciondolare la testa verso la mia spalla e il mio naso finí tra i suoi capelli, profumavano di vaniglia. "Spero che tu possa raggiungere la macchina, signorina Amybeth."
"Scusi, mi dispiace tanto." Si toccò il petto dispiaciuta. "Ma ogni volta che chiedevo dell'acqua, il suo amico mi procurava quei bicchierini."
"Non scusarti... non devi. Ti stai divertendo?"
"Molto." sussurrò.
"La serata è ancora lunga. La notte è giovane." scherzò il signor Jackson, mano nella mano con la consorte mentre ballavano.
"Vuole andare a vendere qualche anima?"
Si sporse con aria malevola. "Ho piani migliori."
"Ma, signor Jackson..." tentai di persuaderlo.
"Nessuna obiezione." sottolineò guardando sua moglie. "Non voglio sentire una protesta. Le obiezioni non esistono nel mio vocabolario, giusto, amore mio?"
"Fargli cambiare idea è semplicemente da stupidi." aggiunse la moglie.
"Amybeth domani ha una riunione importante." accampai una scusa, ma lui mi si accostò.
"Gli impegni si possono sempre rimandare, dottore." Gli feci un sorriso tirato, questa non ci voleva. "Allora dopo vi aspetto. Ricordate: non potete rifiutare. Questa sarà una notte di pura follia!" Poi si allontanò scanzonato, continuando a ballare.
La rossa mi fissò turbata.
"Non andremo da nessuna parte, sta tranquilla." la rassicurai senza smettere di ballare, tenendola attaccata totalmente al mio corpo.
"Va bene... Menomale, sono un po' stanca." sussurrò, sospirando languidamente.
***
Ecco a voi il secondo capitolo della mini storia già pubblicata su Wattpad. Non perdete le prossime parti della storia drammatica. Quale sarà l'esito di questa rocambolesca notte? Non dimenticate di mettere una reazione, a questo capitolo.
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