chapter 3
Il ragazzo posò lo sguardo smeraldino sulla figura minuta seduta al suo fianco. Si soffermò a guardarlo bene, doveva ammettere che era un bel ragazzo. Osservò bene il viso stanco e sciupato dello sconosciuto, aveva gli occhi grigi come la tempesta un taglio militare a contornargli i tratti vagamente asiatici del viso. Delle labbra sottili sempre piagate all'ingiù sicuramente morbide e calde, in quel momento un malsano desiderio gli attraversò la mente. Gli venne voglia di baciarle e di sentirle ovunque sul proprio corpo. Si potrebbe mai pensare una cosa del genere di un perfetto sconosciuto, che, oltretutto sarà la tua prossima vittima?
Il ragazzo al suo fianco si sentì osservato e si girò infastidito verso il ragazzo al suo fianco. "Cosa vuoi moccioso? Ho qualcosa in faccia che mi guardi in questo modo?" Chiese acido "Oh no scusa è che hai un bel viso" Il ragazzo si ritrovò a fare uno dei sorrisi più finti che gli appartenevano e continuò: "Sono Eren Jeager, è un piacere conoscerti..." Eren gli tese una mano lasciando appositamente in sospeso la frase "Levi" Rispose monocorde ignorando completamente la mano tesa del suo interlocutore. "Certo che fa proprio freddo ultimamente vero?" Continuò imperterrito il castano "Mi stuperei facesse caldo, manca una settimana a Natale" Il più alto sorrise nervoso "Moccioso se vuoi provare a portarti a letto qualcuno solo perchè il tuo culetto da bimbo si sento vuoto e triste dillo che è meglio" Il killer dovette fare fondo a tutta la sua resistenza mentale per non ucciderlo sedutastante. Rise imbarazzato grattandosi la nuca, vide Levi mettersi una mano in tasca e tirarne fuori una penna. Afferò un tovagliolo e in breve ci scarabbochiò su qualcosa. "Nel caso tu voglia compagnia" Disse apatico lasciandogli quel pezzo di carta sgualcito tra le mani. Il giovane notò una serie di dieci numeri e sorrise vedendo la figura, così piccola eppure così pungente e fastidiosa quasi come la spina di una rosa, rosa dalla bellezza proronpente, allontanarsi nella caotica metropoli. Quel numero a parer suo sanciva la fine dei giochi. Se lo sentiva che lui sarebbe stato la sua preda preferita, però prima voleva giocarci. Desiderava avvolgerlo completamente nelle sue spire e inghiottirlo in un sol boccone nel atroce buio che altro non era che la sua anonima morte. Dava per certo che la sua fine sarebbe stata uguale alle altre. Ma mai dare per certo il meschino e impervio futuro.
SPAZIO YAOISTA SPASTICA:
Allora gente bella come ve la passate? Io vorrei spararmi, ho un botto di roba da fare per domani e non ho ancora finito! Fanculo a chi dice che l'artistico è una scuola in cui non si fa nulla! Non credeteci mai quando vi diranno questa cagata!!!!
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