Capitolo 21
[ Danger ]
«Dovresti dirglielo » «Cosa?! » chiese con tono fastidiosamente acuto «No, no, no e no » affermò in un sussurro scuotendo con energia la testa a destra e a sinistra per enfatizzare la sua decisione, col cavolo che sarebbe scesa al piano inferiore urlando che le piaceva il rosso, oh no, non lo avrebbe fatto.
«Quindi preferisci che si metta con un'altra ragazza? » chiese innalzando la riccia, conosceva bene la sua amica e sapeva dove colpirla, qual'era il suo punto debole e fra tutti era certamente l'orgoglio e la competizione e lei odiava perdere, davvero.
«Ovvio che no, ma sai che non sono capace! » disse con voce un po' tremolante, una voce che non le si addiceva particolarmente dato il suo carattere tendenzialmente predatorio, la ragazza alzò un sopracciglio come a prenderla per i fondelli, lei che non era capace di amare?
«Mi prendi in giro, no, voglio dire, tutte le storie che scrivi? » chiese retorica smontando la scusa che la ragazza aveva accampato in difesa, era davvero fastidiosa quando si comportava in quel modo, quando si nascondeva dietro scuse molto peggio che banali.
Ma non poteva farci nulla, Michela odiava ogni sorta di piccolo pericolo che minaccia il suo cuore e decisamente l'amore era un grosso, enorme pericolo, eppure lo sapeva bene, sapeva che se non avesse tentato lo avrebbe rimpianto per tutta la vita.
Un sospiro di sconfitta e frustrazione lasciò le sue labbra ferite dai suoi stessi denti «Va bene, dammi il tempo di fare una doccia, poi quando scendo torno in me » disse ridendo leggermente, effettivamente farsi così tanti problemi e rimuginare così tanto sulle situazioni non era da lei, per niente.
Fece una doccia veloce mentre Rosalba poteva tornare tranquillamente con lo sguardo di tutti puntato addosso, era dannatamente inquietante, ma significava che finalmente le coppiette avevano smesso di limonate brutalmente davanti a tutti, fantastico.
«Oh, non avreste mai immaginato » rise pregustando il magico momento nel quale gli altri sarebbero rimasti profondamente sconcertati e forse un po' spaventati dal fuoco che brillava nello sguardo castano della bionda, quando si prefissava un obbiettivo era così d'altronde.
Poco dopo scese le scale lentamente, sapeva che una volta superata la porta che divideva le due aree della casa crebbe avuto fin troppi sguardi puntati su di se, ma non le importava, non poteva importarle.
Si era mostrata, i capelli biondi le ricadevano morbidi attorno al volto marcando i lineamenti meditertanei, le labbra erano accentuate da un rossetto di un rosso scarlatto, il corpo era fasciato da un aderentissimo tubino nero pece che le arrivava a fin sopra le ginocchia lasciando vedere le gambe nude e i piedi calzavano delle classiche Mary Jane anch'esse nere.
Lo sguardo di tutti era focalizzato sulla sua figura mozzafiato e lei non capì quella reazione, sapeva di essere favolosa ma non si era nemmeno impegnata più di tanto per essere al suo meglio e infatti non lo era, se avesse voluto avrebbe potuto brillare ancora di più.
«Jin cosa guardi? » chiese la sua ragazza offesa dandogli una gomitata nella pancia in modo scherzoso, stava semplicemente alleggerendo la tensione portando l'atmosfera ad un libero più vivibile e più giusto per una dichiarazione, era così curiosa che si sentiva come se stesse leggendo una fanfiction sulla sua ship preferita.
Taehyung le si avvicinò con fare civettuolo e le fece il baciamano facendola ridere, la sicurezza e la femminilità che mostrava con tanta fierezza avevano preso il posto del tormento e dei suoi dubbi, finalmente era tornata la vera Michela, quella che sapeva giocare sporco se lo voleva.
«Tae mi sei mancato anche tu ma non ti sembra di esagerare, così sembriamo quasi una coppia » disse avendo vagare lo sguardo profondo e magnetico lungo ogni angolo nella stanza ma non era quello che stava facendo, stava guardando di soppiatto Jimin, stava cercando di scorgere qualcosa e non ci volle poi molto.
Si vedeva chiaramente un bagliore pericoloso nello sguardo nocciola del ragazzo puntato con astio contro l'amico, una rabbia cieca e profonda che non riusciva a frenare, una rabbia ingiustificata verso uno dei suoi migliori amici che però riuscì a non sfogare sul diretto interessato o gli avrebbe fatto male e parecchio.
Un ghigno vittorioso si dipinse su quelle labbra segnate dalla mattinata dura per la ragazza, un ghigno che fece sorprendere tutti, nessuno capì quel gesto, nessuno tranne le sue amiche che conoscevano la sua crudeltà, che sapevano come si guadagnava la vendetta per una sconfitta.
Ancheggiando sensuale fino alla porta mise in evidenza il suo fondoschiena e poi lanciò uno sguardo predatorio verso il salotto chiedendo con voce pacata se avessero anche loro avuto voglia di fare un giro per la città, lo fece sbattendo con proverbiale lentezza le palpebre mostrando le sue ciglia lunghe.
Camminarono un po' per la città fino a che giunsero in un luogo tranquillo, era appena passato l'ora di pranzo quindi era più che normale che non ci fosse nessuno in giro per i locali, si sedettero su uno dei classici divanetti e lei lo fece incrociando le gambe.
Lo sguardo di Jimin non aveva mai abbandonato la ragazza, non importa quanto ci avesse provato per non sembrare un maniaco, non era riuscito a far scivolare via i suoi occhi dal quel corpo che gli sembrava essere sempre più perfetto.
E lei lo sapeva, lei lo aveva notato e ne era divertita, le piaceva avere il controllo e sopratutto le piaceva osservare gli occhi bramosi di colui che aveva scoperto amare che la scandagliavano, gli piaceva la gelosia che illuminava quelle iridi corteccia ogni qual volta un ragazzo la osservasse per troppo tempo.
«Non trovi anche tu che sia crudele? » chiese Valentina a Shawn sottovoce mentre osservavano divertiti la scena, era così ovvio che lei lo avesse fatto con l'unico intento di provocarlo e che l'unico a non essersene reso conto era stato proprio il diretto interessato, troppo concentrato sulla figura della ragazza per vedere il quadro generale.
Shawn ridacchiò a cuor leggero, strinse le sue braccia attorno alla vita della sua ragazza avvicinandola al suo petto muscoloso, le era mancata e poterla finalmente tenere fra le braccia gli donava una pace che lui stesso non comprendeva, una pace fantastica che amava.
Affondò il naso nella chioma cioccolato della sua ragazza inspirandone il profumo particolare che solo lei possedeva, quell'odore perfetto che gli era mancato, mancato come se fosse stata la sua droga più grande e sapeva che non poteva farne a meno.
Lui non poté vedere il volto pallido della ragazza tingersi di un rosso accesso a causa di quella dolcezza nei movimenti e quella vicinanza così confortevole, ma poté chiaramente immaginare il sorriso radioso che aveva in quel momento, poteva immaginare ogni dettaglio di quel viso come se lo conoscesse da tutta la vita.
«Lo è, ma credo che stia avendo la sua vendetta, da quello che mi avete raccontato non è una di quelle che si dichiara e basta » disse quasi ridendo il ragazzo mentre Jennifer e Cameron si univano alla conversazione.
La salvadoregna era seduta fra le gambe del suo ragazzo mentre questo le aveva appoggiato il mento sull'incavo fra collo e spalla facendo scontrare il respiro caldo con la pelle olivastra della sua ragazza mentre con le dita le sfiorava i capelli.
Sembrava un bambino bisognoso di attenzioni ma non era così, era solo un ragazzo innamorato che aveva bisogno di sentire la sua ragazza vicina dopo essere stato lontano da lei per un'intera settimana nella quale, si andato dalla mole di lavoro, era sempre crollato e non era mai riuscito a sentire.
«Povero, non sa cosa lo aspetta » osservò lui senza smettere di far attorcigliare le ciocche ricce attorno alle sue lunghe dita, osservava ogni dettaglio della chioma della ragazza quasi fosse stato un critico d'arte davanti alla più prestigiosa della opere, in pratica era irrecuperabile.
«No, voi non avete idea, finché lui non la vorrà da morire lei non cederà, lei odia così tanto perdere che non mollerà la presa » affermò Jennifer, era così ovvio per loro che non potevano fare a meno di parlarne, tanto il diretto interessato non avrebbe comunque capito nulla del discorso che stavano facendo dato che era in inglese.
Eppure un componente del gruppo, uno dal quoziente intellettivo di cento quarantotto capiva perfettamente l'inglese e di fatto aveva seguito tutta la conversazione senza darlo troppo a vedere, eppure decise di rimanere zitto senza rivelare agli altri quello che aveva appreso, era una cosa che andava sbrigati fra quei due.
Quando si quel luogo cominciò a riempirsi di persone si divisero, le coppiette se ne andarono da qualche parte per la città, chi in un parco o chi semplicemente girovagava per le vie della metropoli, gli altri erano tornati a casa, ma poi i membri del gruppo avevano lasciato il luogo dicendo che dovevano disfare le valige.
Ma la realtà era che J-hope, Suga, Taehyung e Namjoon avevano perfettamente recepito quello che stava per accadere fra i due, avevano notato l'atmosfera che scopiettava piena di scintille pronte a scatenare un vero e proprio incendio e di certo loro non volevano fare da terzo incomodo.
Intanto i due si erano diretti al piano superiore, Michela era così capace quando si trattava di sedurre e questo le aveva garantito un piano perfetto, perché finché non avesse percepito chiaramente il desiderio trasudare dal corpo meraviglioso del ragazzo non lo avrebbe ammesso e quindi proseguì con il suo malefico piano.
Jimin per tutti il tempo aveva cercato di mantenere la calma, di non riempire di pugni molto violento il volto di uno dei suoi migliori amici ma soprattutto aveva lottato ardentemente contro quel desiderio che lo perseguitava già da tempo, il desiderio di sfiorare e assaporare con le sue le labbra della ragazza.
Eppure si era ritrovato nella stanza di lei con il respiro pesante a mordersi nervoso il labbro inferiore, infatti la ragazza lo aveva pregato di aiutarla a liberarsi del vestito nero, gli aveva semplicemente chiesto di abbassare la cerniera che teneva su l'abito, la cerniera che impediva al suo sguardo castano di osservare minuziosamente il corpo della ragazza, quella maledetta cerniera gli stava facendo fare brutti pensieri.
Si avvicinò teso al busto diritto della bionda e afferrò con due dita il piccolo pezzo di metallo, prese un bel respiro ma fece in modo di non essere sentito, ed iniziò a far scivolare la lampo lentamente lungo il fondoschiena della ragazza per evitare che si inceppasse.
Per quanto si fosse ripetuto che non era una cosa carina da fare, per quanto avesse provato a non farlo, il suo sguardo quasi famelico era scivolato sulla pelle perfetta della sua schiena e sulla cinta in pizzo nero di quello che sicuramente era il suo reggiseno.
Eppure quel breve scorcio di paradiso gli fu subito nascosto dalla chioma bionda che lei, con crudele astuzia, aveva lasciato scivolare sulle spalle con fare casuale ed innocente eppure nessuno dei gesti che aveva compito dalla loro uscita era stato casuale e ne tantomeno casto.
Jimin era al suo limite, si disse che non ce la faceva più, che doveva uscire sa quella stanza perché stava iniziando a diventare troppo piccola e stava iniziando a fare davvero troppo caldo.
Fece per aprire la porta e andarsene quando la voce di Michela chiamò il suo nome in modo soave, almeno alle sue orecchie, lui di voltò notando gli occhi brillanti della giovane e il piccolo sorriso abbozzato che si era formato sulle sue labbra così dannatamente invitanti.
«Grazie mille » aveva detto con semplicità per poi dargli un bacio sulla guancia, mentalmente lei aveva ghignato, colpo di grazia, pensò fra se e se ed effettivamente lo era stato, era stato l'ultimo colpi straziante inferto all'auto controllo del ragazzo.
Lui non sapeva se quello che faceva era giusto o sbagliato, non ci capiva un bel niente e quindi aveva deciso di far finalmente agire l'istinto, istinto che avrebbe rivelato ogni piccola cosa che aveva tentato di celate il più possibile per comprendere al meglio sulla ragazza che lo aveva stregato.
Afferrò con gentilezza il volto di lei, passò lo sguardo impazzito di bramosia in quello orgoglioso di lei, con l'altro braccio le avvolse la vita portandola più vicina al suo torace muscoloso e si erano guardati.
I loro respiro caldi si erano uniti in uno solamente a causa della vicinanza fra i loro corpi tesi ed immobili, il cuore mnartellava nel petto di entrambi tanto che poterono sentirlo nelle proprie gole e l'inizio aspettava una mossa, una qualsiasi da parte dell'altro.
Eppure non ci fu nessuna vera mossa, semplicemente lo sguardo del ragazzo scivolò lungo i contorni di quel viso perfetto come attratto magneticamente, con le dita che aveva portato sul suo mento le accarezzò le labbra già pregustando il bacio.
Sapeva che quello che stava accadendo non era nulla di certo, nulla che sarebbe stato sicuramente un successo, eppure non riusciva a fermarsi pure dovette far combaciare le loro labbra, eppure il bisogno di deliziarsi di quella sensazione che più volte aveva immaginato aveva vinto.
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