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Capitolo 20

[ Euphoria ]

Era stata una straziante settimana.

Prove su prove e pochi attimi di pausa, il tutto lontano dall'allegria di quelle ragazze da poco conosciute che già si era fatta indispensabile.

Namjoon però ci era riuscito, aveva pregato e pregato ancora una volta chi di dovere di dimezzare il tempo dello shooting e ci era riuscito, dopotutto gli scatti che avevano ottenuto erano a dir poco perfetti.

Ed eccoli lì, dopo che aveva annunciato che potevano tornare, tutti felici e sorridenti a preparare le loro valigie, tra cui Shawn e Cameron che finalmente avrebbero potuto stringere fra le loro braccia le loro amate, che avrebbero finalmente potuto sentire i loro dolci aromi a testimonianza che finalmente potevano riabbracciarle.

Ma quelli che erano più eccitati erano Jungkook e Jin, il corvino fremeva al solo pensiero di rivedere la ragazza che si era accorto di amare, il biondo voleva toccare nuovamente la chioma boccoluta e morbida della propria ragazza ma soprattutto volevano fare una montagna di domande al loro compagno rimasto con le italiane.

Se Jimin aveva creduto di poter evitare l'esagerato interesse dei suoi amici riguardo alla sua vita sentimentale si sbagliava di grosso, dopotutto non avrebbe potuto preparare alcun tipo di piano di fuga non avendo idea di quando questi sarebbero realmente tornati.

Quella fu una mattina discretamente particolare, non solo perché finalmente gli otto che di erano allontanati potevano tornare, ma anche perché la bionda si era organizzata in modo da non dover uscire fuori dalla sua camera per un po'.

Dopo essersi assicurata che tutti fossero beati fra le braccia di Morfeo era scivolata senza far rumore in cucina dove aveva prelevato qualche provvista per poi tornare nella sua stanza sicura con passo felpato assicurandosi di non svegliare nessuno.

Sapeva che non sarebbe riuscita ad affrontare la situazione, non così presto e non dopo essersi preparata mentalmente, per lei le emozioni erano davvero un grosso problema.

Aveva deciso di non essere vista a causa dell'imbarazzo che bruciava vivo sulle sue gote color rosso sangue, perché era sicura che avrebbe certamente fatto qualche assurda figuraccia e perché non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi con la persona che aveva appena scoperto di amare.

Amore.

Quella era l'emozione che più di tutte era in grado di turbarla e spaventarla, lei che era così emotiva e che aveva un cuore tanto fragile quanto una piccola lastra di vetro molto sottile aveva paura, paura come non ne aveva mai avuta in tutta la sua vita.

Aveva ormai capito che quel peso che sentiva sulla bocca dello stomaco, che il palpitare veloce del suo muscolo vitale, la sensazione di sfiorare il brivido dell'altezza e il dolce calore che provava quando era fra le due braccia, quando lui le sfiorava con quella dolcezza infinita la pelle era amore.

Ma era un bene per lei provare quel sentimento così profondo che lei sapeva l'avrebbe coinvolta completamente, lei si conosceva molto bene e sapeva che se il duo cuore fosse stato spezzato non sarebbe più tornato intero, sapeva che non sarebbe riuscita ancora una volta a rimettere tutte le schegge assieme e sapeva che non avrebbe più vissuto.

Sapeva che era debole, fin troppo debole per poter concedersi di lasciarsi cullare da quella dolcezza e quella beatitudine che aveva solo assaporato quel pomeriggio sul divano, che l'aveva mandata fuori di testa in quel sogno così bello che aveva immaginato nel sonno.

Un sospiro sconsolato, come mai ne aveva fatti, uscito dalla sua bocca che ora tremava, tremava perché era spaventata e perché la tentazione di fingere ancora una volta che non ci fosse nulla a turbarla, la tentazione di reprimere quel sentimento che tutti descrivevano come bellissimo era grande.

Aveva seriamente pensato che un'ottima soluzione al suo problema sarebbe potuta essere quella di negare con tutta se stessa, come aveva in passato negato il suo dolore, l'amore che le faceva battere il cuore veloce come non avrebbe mai creduto possibile.

I suoi occhi solitamente decisi e un po' taglienti tremarono nella penombra della stanza mentre il volto le veniva accarezzato, quasi a consolarla, dal solo timido di quella mattina un po' nuvolosa.

Dai suoi occhi tremante scesero lente e inesorabile altre piccole lacrime rese brillanti dalla rifrazione della luce, odiava piangere, lei odiava davvero farlo, eppure sentiva che non poteva trattenersi quella volta, sentiva già il dolore che avrebbe comportato sopprimere l'amore che cresceva sempre più forte, attimo dopo attimo, in quel suo piccolo e povero cuore spaventato dalla vita.

Lei non si capiva, non poteva farlo da tanto tempo, non ricordava come ci si sentisse ad essere in pace con se stessa, ma anche quella era una menzogna che aveva raccontato a De stessa, perché nelle braccia del ragazzo, quando aveva lasciato uscire fuori tutto il suo dolore si era sentita bene, si era sentita così viva come non lo era da tempo.

La quiete di quella tarda mattinata che regnava nella casa venne presto stroncata dal suono di un assiduo pigiare sul campanello, lei lo ignorò, prima o poi qualcuno avrebbe aperto e lei non era certamente nelle condizioni di farsi vedere, era così patetica.

Aveva iniziato a sighiozzare affondando il volto nei morbidi cuscini cercando di camuffare il suono che usciva incontrollato dalle labbra torturate dai suoi stessi denti, aveva annullato quei suoni di lamento e continuato a versare lacrime su lacrime fino a che qualcuno non bussò alla sua porta.

In quel momento soffocò ogni rumore nonostante le lacrime scorressero ancora copiose e incuranti lungo le sue guance, si osservò per un attimo nello specchio della propria camera notando i capelli scompigliati, gli occhi rossi e gonfi e le labbra pulsanti a causa dei suoi denti.

Ridacchiò mesta, era così patetica, ecco perché odiava quella parte di se, ecco perché a volte aveva seriamente di fare qualcosa a riguardo, aveva davvero pensato che diventare apatica per lei sarebbe stata una liberazione, una benedizione.

Le lacrime si erano fatte più frequenti come delle piccole cascate che traevano origine dal suo sguardo addolorato e malinconico con un certo rancore negli occhi, rancore verso se stessa e verso quella sua perenne paura e insicurezza.

Sentì nuovamente il rumore delle nocche sulla porte in legno, ma non rispose, voleva stare da sola, aveva bisogno di stare da sola o sarebbe esplose addosso a qualcuno e non voleva mostrare una scena tanto pietosa, più pietosa di quella che stava mostrando in quel momento a se stessa.

Al piano inferiore Valentina si era buttata fra le braccia forti del suo ragazzo che l'aveva presa al volo stringendola a se come se fosse stata il suo tesoro più prezioso e lo era davvero, non sarebbe riuscito a resistere un altro attimo soltanto senza poterla stringere fra le proprie braccia.

Cameron e Jennifer invece si erano abbracciati come se fossero stati due animali di peluche, era stata una scena tenera e carina, ma subito sovrastata dalla comicità della scena fra Rosalba e Jin.

Il ragazzo infatti si era inginocchiato, le aveva preso le mani fra le sue con sguardo serio e si vedeva chiaramente che si stava impegnato con tutto se stesso per non scoppiare in una risata fragorosa «You are pancetta on my carbonara » disse con tono di voce serio e grave per poi far scoppiare tutti a ridere, si, quella scena sarebbe valsa oro.

Veronica e Jungkook si erano avvicinati imbarazzati e rosso fino alle punta delle orecchie, era stato così lento che lo sguardo di tutto si era inevitabilmente rivolto su quella coppietta che sembrava starsi per formare.

Si confessarono con voce bassa e tremolante i loro sentimenti senza dar troppo peso a quegli sguardi brucianti, non era importato ai due dato che in quel momento c'erano solo loro e nessun altra e di farti si scambiarono un bacio più che appassionato.

Coloro che poterono assistere alla scena erano rimasti senza parole, quei due si stavano praticamente divorando la faccia davanti a tutti quando si erano fatti i problemi più assurdo anche solo per iniziare una conversazione, certamente non avevano tutte le rotelle al loro posto...

«Dov'è la mia dolce metà? » cantilenò Taehyung con quel suo solito fare scherzoso ottenendo uno sguardo omicida da parte del più basso che però non notò, questi si offrì di salire al piano superiore per controllare e lo fece.

Il solo pensiero che l'amico lo avesse fatto al suo posto gli dava sui nervi, insomma, capiva il fatto che erano diventati molto amici e che scherzavano molto ma così era troppo, doveva decisamente smetterla di parlare come se fossero fidanzati, questi lo odiava davvero.

Il ragazzo bussò ripetutamente alla porta della stanza, per un attimo si fermò ricordando la visione provocante e sensuale della ragazza la sera prima, ma poi riprese a toccare la porta con più energia.

Nonostante fosse in imbarazzo si stava preoccupando, aveva avuto modo di notare che comunque lei si alzava sempre piuttosto presto e il fatto che non avesse messo piede fuori dalla sua stanza lo preoccupava e non poco.

Scese al piano inferiore dicendo che non aveva ricevuto alcun tipo di risposta, che non aveva sentito nemmeno il più piccolo rumore e allora Rosalba, abbozzò un sorriso e si diresse al piano superiore per andare a fondo della questione.

«Se sono io e sta seriamente dormendo non mi ucciderà, forse » disse ridacchiando sapendo che comunque Jennifer e Valentina si erano completamente sstaccate dal discorso e si erano messe a parlare in cucina con i loro ragazzi, come se non avessero avuto più occasione di farlo, ma come biasimare?

Rosalba bussò alla stanza con quanta più delicatezza possibile, mentre si avvicinava alla porta in legno aveva infatti udito dei singhiozzi flebile che sarebbero sfuggiti a qualsiasi orecchio non attento a quello che accadeva in quella parte specifica dell'abitazione.

«Michela, mi apri? » chiese con voce calma, certamente era di cantato davvero complicato convivere con lei da quando erano in Corea, prima si chiudeva nella sua stanza per quattro giorni per scrivere diventando improvvisamente depressa, poi tornava di buon umore, poi si comportava in modo inquietante e poi la sentiva piangere, che diavolo le stava succedendo?

Le domande che le frullavano per la testa vennero però interrotte dal suono tipico creato da una serratura che veniva sbloccata, entrò per poi chiudersi la porta alle spalle trovando l'amica sul letto con la maglietta della sera prima a coprire il busto, gli occhi rossi e le labbra che sanguinavano appena.

«Che hai? » chiese con un leggero sospiro, era davvero strano trovarsi in quella situazione dato che solitamente era proprio la bionda a porte quella domanda e mai il contrario.

«Io mi sono innamorata ma ho paura, io non voglio... » sussurrò fra i singhiozzi contro i quali combatteva, non le andava affatto di piangere come una bambina disperata ma non ce la faceva, non riusciva ad essere mai completamente felice e la cosa a lungo andare si stava rivelando insopportabile, lei era esattamente una di quelle persone che non riesce a godersi la vita, non importa il motivo, c'è sempre qualcosa.

«Non sei tu quella che dice sempre che se non provi avrai i rimorsi per sempre?  » disse rivolgendole lo stesso consiglio che le aveva dato più volte, lei lo sapeva che Michela era dannatamente brava a dare consigli ma non sapeva seguirli.

«Si, ma lo sai che se io amo qualcuno lo faccio seriamente, andiamo, non ho nemmeno mai avuto una cotta, non so come comportarmi e se il mio cuore andasse in frantumi ancora una volta so che non ce la farei... » sussurrò mostrando chiaramente lo sguardo privato da quei pensieri che le vorticavano senza sosta nella mente troppo attiva.

Rosalba la abbracciò, se la conosceva bene come credeva sapeva che quel piccolo gesto le avrebbe donato almeno un po' di calma, per quanto sembrasse pericolosa e tutto io testo era una persona estremamente affettuosa che necessita di un quantitativo abnorme di affetto.

«Io ho paura » e quella fu probabilmente la prima volta che nella sua vita aveva pronunciato quelle parole, lei che non aveva mai temuto nulla, nemmeno la morte stessa, aveva paure di un semplice sentimento inevitabile nella vita di qualsiasi essere umano, l'amore.

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