Capitolo 13
[This Is What It Takes ]
Michela aveva aperto gli occhi quando aveva sentito un piacevole calore avvolgere il corpo e la sensazione di qualcosa che sfiorava la pelle delicata del suo volto.
Data la piacevolezza e la beatitudine nella quale si trovava in quel momento era restia ad aprire gli occhi, eppure una volta che la sua mente aveva cominciato nuovamente a lavorare dopo il sonno non si riaddormentava, non in tempo breve almeno.
Quando aprì i suoi occhi castani, un po' lucidi a causa del sonno che ancora rimaneva aggrappato al corpo ancora non totalmente sveglio della bionda e si ritrovò davanti un tessuto chiaro che non era parte delle sue coperte e dell'aria calda sfiorarle il capo come una carezza.
Mosse appena il capo, era piuttosto confusa, ma quando lo fece sentì un leggero mugugnio, in quel momento si svegliò completamente sentendo due braccia forti e rassicuranti che le giungevano la vita, portandola contro il suo petto muscoloso e scolpito dai vari allenamenti.
Michela, leggermente imbarazzata dalla situazione, cercò di liberarsi, non che la posizione le dispiacesse ma non potevano semplicemente restare così per tutto il tempo, sarebbe stato troppo imbarazzante per lei.
Riuscì a muovere qualche passo verso la libertà, ma il ragazzo addormentato, di riflesso, la tirò più a se lasciando che il suo respiro caldo le accarezzare la pelle pallida procurandole miriadi di brividi che non seppe spiegare, o meglio, non volle spiegare.
Alla fine smise di battersi per uscire da quella situazione imbarazzante, se il ragazzo si fosse svegliato notando che lei era sveglia sarebbe stato addirittura peggio, così pensò di provare o almeno fingere di star ancora bella e beata nel suo mondo dei sogni, ma, inevitabilmente, i suoi occhi curiosi finirono sul profilo marcato del ragazzo.
La mascella marcata era rilassata, le labbra carnose e piene socchiuse lasciando fuoriuscire parte del suo caldo respiro sulla pelle della ragazza, i suoi occhi erano chiusi e completamente rilassati, si, anche quando dormiva era davvero bello e come negarlo?
Lei chiuse finalmente gli occhi, dopo averli portati più e più volte lungo quei contorni pressoché perfetti di quel volto rilassato e si era abbandonata al sonno, o almeno, fingeva molto bene di averlo fatto.
Si ringraziò mentalmente per non aver tardato un minuto i più, perché proprio quando aveva iniziato la sua recita qualcuno aveva aperto la porta, non sapeva chi era, non poteva dato che le due palpebre erano serrate ma il suo naso attento poté ipotizzare.
La colpevole di essersi infiltrata nella sua camera di era avvicinata al letto, probabilmente stava anche scattando qualche foto e Michela, non seppe neppure lei con quale calma, non fece nessuno movimento e non cercò di strangolare l'intrusa, tanto aveva già capito chi era.
L'unica ragazza che in quella casa portava dei profumi eccessivamente dodici era Jennifer, infatti spesso la sgridava dato che ogni volta che l'odore le arrivava violentemente al naso le faceva venire il forte impulso di rimettere anche ciò che abbia consumato l'anno prima.
In più la delicatezza da elefante in una cristalleria aveva confermato la sua ipotesi, infatti nel breve tragitto dalla porta al petto matrimoniale era sicura che avesse fatto cadere almeno una decina di oggetto e giurò, che quando si fosse alzata, se i suoi figli fossero finiti a terra l'avrebbe uccisa.
Nonostante tutto il casino che la salvadoregna aveva fatto il ragazzo non aveva fatto il più piccolo dei movimenti, probabilmente perché non dormiva molto e forse senza saperlo il suo corpo cercava di godersi ogni attimo di riposo.
Ma, in fin dei conti, a Michela quella posizione non dispiaceva per nulla, si sentiva al sicuro e in più poteva ascoltare il regolare battito del cuore del ragazzo e ciò le donava pace e serenità, era strano, davvero strano per lei.
Non aveva mai sentito di trovarsi così bene con qualcuno e beh, c'era qualcosa che non andava in lei se era bastato così poco per scaldare il cuore, perché lei non si era innamorata di quel bellissimo ragazzo di nome Park Jimin, solo gli si era affezionata.
In fin dei conti non sarebbe bastato così poco a conquistare il suo povero cuore, come biasimarla, portava ancora delle cicatrici profonde e aveva una tremenda paura di ririaprirle.
Eppure Jimin non dormiva affatto, lei non se ne era resa conto ma sulle labbra carnose del ragazzo c'era un piccolo sorriso che non riuscì a camuffare, finse di dormire e nemmeno lui sapeva perché.
Però non si era accorto che anche la ragazza che aveva stretto fra le sue braccia era desta, ella si era mossa così poco che sembrava farlo nel sonno, eppure lui l'aveva osservata per non sapeva neppure quanto tempo e il suo cuore si era riempito di calore.
L'aveva vista mentre si aggrappata teneramente a lui, quasi gli chiedesse aiuto in un sonno tormentato o gli dicesse incosciente che si fidava, che quello che aveva fatto per lei era stato importante e lui, in risposta, l'aveva intrappolata in un abbraccio, d'istinto.
Non era un comportamento che avrebbe assunto nella norma e quella ragazza sicuramente usciva da ogni standard lui avesse, infatti, nonostante preferisse le ragazze con un seno molto piccolo quella ragazza lo aveva lasciato estasiato e gli aveva fatto pensare che aveva un corpo da urlo.
Mentre lei si era cominciata a muovere lui aveva chiuso i suoi occhi, non voleva che lei lo beccasse mentre la fissava come un maniaco, non voleva fare una brutta figura, peggiore di quella che aveva già fatto la sera precedente e quando era cessato ogni movimento, quasi incosciente delle proprie azioni, aveva passato la mano calda fra la chioma bionda e morbida della ragazza.
Che gli succedeva, tutto d'un tratto si sentiva come manovrato dal suo stesso istinto e questo gli gridava di toccarla, sfiorarla e accarezzarla ma con dolcezza, lui non capiva.
Nella stanza affianco Rosalba si era svegliata sperando che Veronica, per qualche ragione, si fosse teletrasportata al posto di Jin così da ritrovarselo accanto a darle un dolce buongiorno con un bacio, ma no, c'era sempre la mora che russava a causa della pessima posizione, metà sul pavimento e metà ancora sul materasso.
La riccia si era alzata molto divertita dalla posizione dell'amica, si chiedeva come riuscisse a dormire in quel modo, ma poi si ricordò della pessima situazione che si era creata fra lei e Jungkook proprio per quel suo piccolo problemino e ridacchiò.
Scese le scale in pigiama, indossava una vecchia maglietta che le era stata regalata per il suo sedicesimo compleanno, questa ritraeva una foto di Jin, ma lei questo non se lo ricordava, a causa dell'ora tarda aveva messo una maglia qualsiasi.
Sotto di essa aveva dei pantaloncini che le fasciavano il fondoschiena, a volte aveva seriamente paura a metterli perché rischiava una bella manata sul sedere da parte della bionda, aveva una sorta di amore per importunare le persone in quel modo.
Scese le scale e quasi cadde a causa della vista sfocata dal sonno ma venne, fortunatamente, ripresa al volo da Jin che stava salendo la scale per controllare che la sua ragazza fosse sveglia, ne aveva abbastanza di aspettare che il moro si alzasse e di conseguenza lo aveva fatto cadere a terra, ma non si era svegliato.
«Tutto bene?» chiese preoccupato mentre lei si strofinava gli occhi per poi puntali in quelli del ragazzo, ogni volta che quelle gemme chiare si puntavano nei suoi occhi gli si mozzata il respiro, li trovava gli occhi più belli che avesse mai visto.
Si sfiorarono appena con le labbra, avrebbero approfondito del la voce squillante di Jennifer non li avesse interrotti, proprio sul più bello, pensò la riccia s ospitando.
«Oddio dovete venire a vedere in camera di Michela, quei due sono così, oddio » disse in procinto di sclerare come una psicopatica, così, dopo aver svegliato la sua amica Valentina e Shawn si diressero tutti e cinque nella stanza della bionda.
Trovarono il fulvo che aveva appoggiato il mento sul capo della ragazza e l'aveva stretta ancora più a se, lei era rimasta ferma con la mano aggrappata al tessuto della maglietta di lui mentre era appoggiata con l'orecchio sul suo pettorale sinistro, proprio all'altezza del cuore.
Per non fare troppo rumore tutti si precipitarono velocemente al piano inferiore iniziando a fare speculazioni su quello che sarebbe potuto essere accaduto la sera prima, soprattutto avevamo notato che la bionda sembrava stranamente tranquilla e non aveva la sua solita faccia apatica, inoltre c'era una cosa che solo Rosalba aveva notato.
Infatti erano "sorelle separate alla nascita" per una semplice ragione, l'una capiva facilmente l'altra e grazie a questa loro particolare connessione e conoscenza l'una dell'altra lo aveva notato, quel piccolo particolare che aveva mandato a monte la sua copertura perfetta.
Un lieve rossore, infatti, era presente sulle guance normalmente pallide della ragazza, non sarebbe arrostita se fosse stata nel mondo dei sogni e sopratutto non sarebbe rimasta abbastanza ferma, mentre dormiva, per permettere al ragazzo una tale vicinanza.
«Michela era sveglia, ne sono certa » disse sperando di non averlo fatto ad alta voce, ma purtroppo aveva rovinato la copertura della sua migliore amica, beh, poteva considerarla una vendetta per aver fatto da terzo incomodo, no?
«Come lo sai? » chiese curioso il suo ragazzo appoggiandosi il gomito sulla spalla mentre le cingeva la vita, non ci riuscì, non poté reprimere il sorriso idiota che le si era stampato in faccia.
«Se fosse stata addormentata si sarebbe mossa e non sarebbe rimasta in una posizione così costruttiva tanto a lungo, in più era rossa in faccia » osservò facendolo notare agli altri che solo allora collegarono quel rosso non al calore delle coperte, ma a quello dall'imbarazzo.
«Se è per questo anche Jimin era svegliò » borbottò il biondo, si sentiva un po' in colpa per aver tradito l'amico, ma la faccenda andava chiarita, che diavolo stavano combinando quei due sotto le lenzuola?
«Era troppo perfetto nell'espressione, probabilmente ha sentito il suono dei passi e ha fatto finta di dormire mentre lei per non farsi beccare da noi o da lui ha mantenuto gli occhi chiusi » «Credo che entrambi pensino che l'altro dorme » azzardò ridendo Valentina, sarebbe stato troppo divertente rivelarlo e vederli imbarazzati, ma non se la sentiva di essere così cattiva.
Alla fine Jin raccontò della situazione che si era verificata la sera prima, di come lei avesse perso le staffe per quello che Jimin stava facendo e aveva detto e di come, arrabbiata, era tornata nella sua stanza, aveva detto che era rabbia ma non ne erano convinti.
Le loro ipotesi vennero interrotte dallo squillare del telefono di Jin e di Cameron che era finalmente sceso, dopo essersi fatto una doccia gelida per svegliarsi, Jennifer si era persa il momento in qui il ragazzo si era infilato in doccia, magari a petto nudo con solo un candido asciugamano a coprire la sua intimità, ma cercò di far uscire quei suoi pensieri per nulla casti dalla sua mente.
I due avevano ricevuto la stessa telefonata, con lo stesso contenuto, ma Cameron era stato chiamato da Shawn e Jin da Namjoon e la tristezza si dipende sui loro volti, fino a qualche istante golosi e vitali.
«Dobbiamo partire per due settimane per un photoshoot, saremo molto impegnati e forse non ci riuscirà neppure una chiamata... » iniziò depresso Cameron a spiegare, poi interrotto dal biondo, non sapeva cosa il ragazzo avesse effettivamente detto, ma "photoshoot" lo aveva capito, quindi poteva dedurre.
«Jimin aveva già fatto delle foto dato che è il protagonista di questo album, quindi lui resta qua su richiesta di Namjoon, ha spiegato ai capi che lui ha cominciato nuovamente a perdere peso e che forse la vostra amica lo può aiutare aiutare, visto che egli stesso aveva smesso che lei aveva ragione ma... » si interruppe mestamente «Noi dobbiamo andare » bisbigliò non volendo stare lontano dalla sua ragazza così a lungo.
Eppure non poteva farci niente, era stato deciso così e così sarebbe stato, cercò, come Cameron, di confortare se stesso ripetendosi che due settimane, tanto impegnative, sarebbero volate e che comunque avrebbero potuto sentirsi tutte le sere grazie al cellulare.
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