Capitoli 11
[Boy in Luv ]
Era facile notare che la mente del membro più giovane del gruppo fosse perennemente dominata da qualche pensiero, si notava dai suoi occhi distratti, dal fatto che ogni volta sbagliasse l'intonazione e le parole e che cadesse e sbagliasse spesso la coreografia durante le varie prove.
Jin non era messo meglio, certo, l'intonazione e le movenze, se pur leggermente fuori tempo, rimanevano perfette, però più di una volta si era ritrovato con il volto contro un muro o uno specchio a causa della troppa felicità.
Se avesse continuato a sorridere a quel modo e a viaggiare con la mente al momento in cui si erano baciati non sarebbe durato a lungo, gli si sarebbe sgretolati il viso e si sarebbe fotocopiato contro qualche parete.
«Ma si può sapere ch-» la domanda che Namjoon, preoccupato, stava per porre ai membri del gruppo venne interrotta da una voce conosciuta e da una chioma dorata che non passò inosservata.
Senza problemi Michela era entrata in sala prove e se ne stava ferma mentre tutti avevano puntato i loro sguardi sulla sua figura snella fasciata da un vistoso abito luminoso che le arrivava a fin sopra il ginocchio.
Corse con naturalezza addosso a Taehyung che la prese al volo, anche lui sorpreso della facilità con la quale la ragazza si destreggava su dei fini tacchi a spillo alti almeno quindici centimetri.
«Lo sai che ti adoro, mi hai appena salvato da una festa » sbuffò lei con fare drammatico, odiava i posti affollati, i rumori forti la rendevano nervosa e quando persone che non conosceva le parlavano si sentiva estremamente a disagio, questo era il motivo per il quale era debitrice del ragazzo dalla chioma argentea.
«A chi serve una fantastica psicologa risolvi problemi? » chiese con una leggera risata mostrando quello sguardo nocciola divertito ai suoi interlocutori.
In breve le vennero spiegate le ridicole scene che erano state mostrate durante le prove dal moro e e dal biondo, inizialmente scoppiò a ridere, ma quando si ricompose si siedette obbligando i due a fare la stessa cosa davanti a lei.
Fece loro delle semplici domande come ad esempio: come vi sentite? Cosa provate in questo momento? Cosa vi rilassa?
E poi dicendo un paio di parole chiave, chiese loro di dire le prime che che, rispettivamente, venivano loro in mente e nemmeno Namjoon ci capì molto dato che sembravano parole prive di un vero e proprio nesso logico.
«Hai capito qualcosa? » chiese il più alto scettico ottenendo un cenno come risposta e una risatina, quasi complice, rivolta a Jin che divenne color peperone in meno di una manciata si secondi.
«Per Jin, beh, non c'è molto da dire, le gioie portate dall'amore lo trasportano verso di questo » parlò in modo leggermente enigmatico cercando di non mettere troppo in imbarazzo il povero cantante, poi fece una pausa osservando l'altro che si torturava le dita.
«Per quanto riguarda Jungkook, dimostra una forte ansia e un inguaribile romanticismo e credo anche di aver intuito chi gli fa venire il batticuore» disse con tono di voce pacato come se fosse sua abitudine sondare le anime delle persone e cacciare fuori i segreti, magari lo era.
«C-come lo hai capito? » «Questo è perché quando la tua vita amorosa fa schifo non hai altro da fare, leggi come se non avessi più altro tempo per farlo nella tua vita e diventi una selce di enciclopedia che sa risolvere molti problemi emozionali, esclusi i tuoi ovviamente » disse facendo dell'auto ironia su se stessa.
Era seduta in modo piuttosto composto, aveva una gamba sopra l'altra con le mani curve a forma di coppa appoggiate sulle ginocchia in modo da non mostrare il suo intimo nonostante la stoffa si fosse ritirata da seduta.
Le sue curve pronunciate erano perfettamente fasciste ed enfatizzate dal tessuto brillante, così come le sue cosce sode non avevano mancato di attirare degli sguardi, quello del suo amico per nulla velato, quasi ironico e quello, invece interessato, di Jimin.
Quella ragazza lo aveva colpito, sembrava una persona piuttosto colta, una di quelle persone che si battevano per le proprie idee e che sapevano farsi rispettare con ogni mezzo, una persona fiera che non si lasciava mettere i piedi in testa ed era ben disposta ad aiutare qualcuno con le sue questione psicologiche.
Eppure lui continuava a titubare, indugiava nel parlarci anche solo amichevolmente, aveva come la sensazione che quello sguardo nocciola non fosse profondo solo a causa del colore ma perché celava qualche segreto nascosto e lui non si fidava, non si fidava mai delle persone.
Jimin era stanco di essere ferito dalla moltitudine di insulti, parole dette senza riflettere, parole pensate per fare male, commento idioti e parole taglienti di persone che conosceva, era stanco di far governare la sua vita da quelle parole e pure non riusciva ad ignorarle, per quanto ci provasse, così non si fidava, non più.
Scattò l'ora di cena e la ragazza fece per andarsene, percorse la stanza ondeggiando i fianchi con discreta sensualità, non come facevano molte ragazze cercando di farsi notare, sembrava quasi farlo con naturalezza o per contornare quella sua femminilità che sapeva mostrare, se voleva.
Stava per lasciare la stanza quando venne pregata di fermarsi, il più piccolo ansioso la guardò come a pregarla in modo privo di parole e un sorriso gentile si piazzò sul volto privo d'espressione di lei.
Fece un cenno con il capo quasi come se avessero comunicato telepaticamente fra loro e gli fece cenno di seguirlo e lo fece anche agli altri, per chi avesse voluto.
Li condusse con calma in una piccola discoteca e scortò il biondo e il corvino al bancone dove erano sedute Veronica e Rosalba chiaramente annoiate mentre di dividevano una birra non sapendo cosa fare.
Jin quasi corse vero la sua ragazza, lo trovava strano e imbarazzante, ma stare anche un solo istante lontano da lei lo rendeva inquieto, lo rendeva tremendamente solo e si chiedeva come sarebbe potuto sopravvivere al termine di quei cinque mesi che, ancora, mancavano alla partenza delle cinque italiane.
Alla ragazza si illuminarono gli occhi quando vide il suo biondo, si baciano con una dolce delicatezza che nascondeva un certo bisogno di quel bacio, dettaglio che non sfuggì allo sguardo attento della ragazza che li aveva condotti fino a lì, dopotutto non l'aveva mai vista così felice.
L'altro cercò di vincere la sua timidezza accomodandosi nel posto libero al fianco di Veronica che sbuffava annoiata, credeva che le discoteche fossero più divertenti ma a quanto pare si sbagliava.
Non ci volle molto perché notasse la presenza di Jungkook al suo fianco posando il suo sguardo su quello di lui e i volti pallidi dei due divennero subito paonazzi.
Erano così timidi ed impacciati da far tenerezza, ma, per quella volta Michela si sentì buona e non si mise ad infastidire i momenti romantici che si stavano creando e così si diresse verso l'uscita.
Camminava per la strada a passo lento mentre il vento le sfiorava la pelle nuda facendo danzare i capelli biondi ai lati del suo volto minuziosamente truccato, non troppo, la debole luce lunare si mischiava ai bagliori della metropoli che illuminavano il suo profilo e le sue labbra carnose e piene piegate in un lieve sorriso.
Fu ancora una volta lo sguardo del fulvo a tracciare i contorni di quel viso particolare, fissò il suo sguardo indagatore su quella figura tanto brillante quasi a voler imprimere quella particolare immagine nella sua mente, per non dimenticarla, ma tanto non gli interessava molto.
Ma si sbagliava, si sbagliava di grosso.
Improvvisamente la sua chioma bionda si spostò velocemente accarezzandole il viso e coprendolo per un breve attimo, quando i capelli color oro si spostarono completamente dal suo volto rivelò un sorriso completo e radioso incorniciato da uno sguardo brillante di vita e di gioia che lo sorpresero, non se lo aspettava.
Propose di mangiare assieme ma Jimin disse di non avere fame e tornò alla villa che condivideva con il resto del gruppo sentendo come un peso sulla bocca dello stomaco, quasi dovesse digerire un duro colpo mandato a segno dal suo avversario senza troppi sforzi.
Quella ragazza dall'espressione seria gli aveva rivolto un bellissimo ed inaspettato sorriso e, a parer suo, questo era stato un colpo troppo basso perché potesse pararlo in qualche modo, che quella giovane avesse già fatto breccia nel suo cuore senza che lo sapesse, si chiese, ma questo lui lo escludeva.
Michela, essendo l'unica che non aveva un ragazzo con cui passare il tempo a pomiciare o a flirtare, si era ritrovata a passare gran parte del tempo con i ragazzi e questo era stato un tocca sana per il loro stress.
Se avevano bisogno di consigli, di quasi tipo, lei non si tirava mai indietro e cercava sempre di aiutare con i problemi di tutti, finché poteva.
Se qualcuno accusava un dolore era sempre lì per controllare, aveva detto di avere una certa passione per medicina e delle nozioni base, le aveva acquisite anche da sua zia che era un medico.
Quando c'era bisogno di una pausa portava a tutti degli asciugamani, delle bevande fresche e qualcosa da mangiare in caso di bisogno, ma c'era uan cosa che la fece diventare la loro preferita fra tutte, una cosa in cui nessuno l'avrebbe mai battuta.
I massaggi che faceva sembravano il tocco divino di un angelo capace di scacciare via stress, tensioni, preoccupazioni e dolori, non sapevano come fosse possibile ma quella ragazza mostrava parecchi talenti.
Era anche un'ottima osservatrice quando le interessava e, come gli altri, aveva notato che ancora una volta Jimin aveva iniziato a saltare i pasti e a mangiare decisamente poco, lo aveva notato perfettamente e aveva provato a parlargli della questione ma usava sempre la stessa scusa, non aveva fame.
Poi, durante un giorno come un altro, mentre praticavano una coreografia il ragazzo svenì iniziando a perdere sangue dal naso, con la sua sola forza lo portò fino ad un lettino di emergenza dove lo fece sdraiare, chiese un paio di bustine di zucchero e un fazzoletto bagnato con acqua fredda.
Mise il panno di carta gelido a contatto con il naso del ragazzo mentre gli stringeva il setto nasale per bloccare la fuoriuscita di sangue, quando questa si fermò aspettarono che si riprendesse, gli fu fatto bere un bicchiere d'acqua e fu, praticamente costretto dallo sguardo minaccioso della ragazza, ad aprire la bocca e sollevare la lingua.
La ragazza aprì una bustina di zucchero e ne svuota il contenuto nella piccola zona sotto al muscolo imponendo al fulvo di abbassare la lingua e lasciare scogliere lentamente i granelli candidi in modo che il corpo potesse assorbire le sostanze di cui necessitava, quando finì lo zucchero fu trascinato di forza a casa della ragazza che preparò un pasto equilibrato e non pesante obbligandolo a mangiare anche le briciole.
Passato questo attimo di panico Jimin fu fatto sedere sulle proprie ginocchia sul tappeto mentre lei, seduta dal divano, lo osservava con apatia, quasi, finché non iniziò la ramanzina.
«Come ti è venuto in mente di perdere di nuovo drasticamente peso, una volta non ti è bastato Jimin, ti ricordo che per la tua stessa salute non hai potuto ballare durante il tour e che hai fatto preoccupare e piangere moltissime fan! » disse con tono duro e sguardo scuro, uno scuro spaventoso.
Parlava con tono di voce basso ma autoritario, il suo sguardo gelido e il presentarsi di una vena pulsante ben visibile nel suo collo chiaro erano chiari segnali della furia cieca che imperversava nel suo animo.
Questo reazione lo rese furioso, lei che ne sapeva di quelle parole che gli venivano rivolte, lei che ne sapeva cosa voleva dire essere insultato senza ragione da moltissime persone e così, per la prima vera volta, confessò il suo turbamento, a causa della rabbia.
«Cosa ne sai delle parole che sento sempre, cosa ne sai della sensazione di non essere mai abbastanza, essere minacciati e insultati ogni settimana se non ogni giorno » «Lo so forse meglio di te, il peso di essere sotto false accuse, il sentirsi sbagliati perché tutti lo dicono e il non poter fare nulla se non ascoltare mentre la gente guarda ma non ti aiuta, so meglio di te cosa si prova » disse in sussurro più minaccioso di prima.
«Io per cinque anni della mia vita ho vissuto quello schifo e per molto tempo ho pensato di essere nata per errore e che la mia morte sarebbe stata una benedizione per tutti, io ero sola ma tu, tu non sei solo cazzo! » prese il controllo, questo non poteva accettarlo, non lei che aveva quella ferita profonda nel cuore.
«Tu hai i tuoi amici e le tue fan che piangono per te, sono felici con te e cercano sempre di supportati e aiutarti nonostante molte possano farlo solo tramite uno schermo e tu hai il coraggio di dire che io non so come ci si sente o hai il coraggio di deludere le persone che ti aiutano?! » disse alzando il tono di voce sentendo una ferita profonda essere stata brutalmente riaperta, allora si alzò e mentre gli passava accanto terminò il suo discorso.
«Se credi che quelle voci prive di fondamento, piene solo d'invidia e di noia siano abbastanza allora dovresti smettere di fare l'idol, almeno smetterai di fare del male alle tue fan con il tuo comportamento egoistico » disse per poi salire le scale seguita da Taehyung e Namjoon che quasi furono travolti dalla porta che lei sbatté violentemente.
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