Le mani di Katsuki corsero subito sulle cosce del più piccolo e afferrandole, lo sollevò da terra per poi farlo appoggiare contro il tronco dell'albero vicino.

La botta fu abbastanza forte da strappare u gemito a Izuku che tornò subito vorace ad assaporare le labbra dal maggiore, ma il solo contatto delle loro bocche, sembrava non bastare ai due ragazzi che ben presto spinsero le loro lingue nella cavità dell'altro, in un gioco umido che sapeva finalmente di giusto.

Le mani del verdino presero ad esplorare il petto, le spalle, la schiena di Katsuki, come se non l'avesse mai toccato prima, cosa in effetti vera.

Non si erano mai toccati con così tanta dolcezza e voglia di scoprire l'altro.

«Katsuki...fermo...» ansimò il verdino mentre le labbra del biondo iniziavano a scendere verso il suo collo.

«Perché? Non dirmi che non ti piace perché non ti credo...» il fiato caldo del maggiore fece gemere di nuovo Izuku che piantò le unghie nella sua schiena.

«No...ma dovremmo essere in classe...e siamo...troppo esposti...» e con quelle parole l'attenzione di Katsuki fu tutta per lui.

«Vattene allora...pensavo che lo volessi anche tu...ma a quanto pare mi sbagliavo...» e si allontanò dal verdino per ricomporsi e voltargli le spalle.

«Sei un cretino.» disse Izuku ancora con le guance arrossate e il fiato corto, «Se non ti avessi voluto non mi sarei mai fatto toccare così da te, ma ricordati dove siamo...inoltre non ti ho ancora perdonato, non del tutto.» sibilò incrociando le braccia la petto.

«Capisco.» e se ne andò lasciando il verdino a guardarlo incredulo.

«No...Katsuki, fermati.» ma il biondo lo ignorò avviandosi verso la sua classe.

«Tutto bene?» chiese Eijiro quando Katsuki si andò a sedere al suo posto dopo un'occhiataccia da parte del sensei Aizawa.

Il biondo non proferì parola e se ne stette per i fatti suoi tutto il resto del giorno, non parlando con nessuno, ignorando i suoi amici che cercavano di coinvolgerlo in qualche discorso.

Per Izuku quello che era capitato con il suo vecchio amico d'infanzia, era un fatto incredibile. Non si sarebbe mai aspettato un simile stravolgimento di situazioni.

Credeva che dopo il primo colpo, avrebbe continuato a picchiarlo fino a ucciderlo, ma l'espressione avvolta nel panico che aveva in volto, lo aveva destabilizzato, facendogli credere che in effetti il biondo fosse cambiato.

Però quello che lo aveva turbato di più era stato il fatto che si fosse accanito a picchiarlo in quel modo.

«Non ha reagito...perché?» si chiedeva seduto al suo banco con sguardo perso nel vuoto e con la mente troppo impegnata nei suoi ragionamenti per ascoltare effettivamente la lezione.

«Cazzo...non avrei mai voluto che si fermasse...» e la sua mente iniziò a fantasticare su quello che sarebbe potuto accadere se non si fossero fermati.

Gli stage iniziarono pochi giorni dopo, facendo in modo che i due ragazzi non potessero vedersi e chiarire quello che era successo.