Capitolo 3
Un anno passò senza che Katsuki e Izuku si rincontrassero.
Dopo quel fatidico giorno in cui il verdino perse completamente le speranze nel riallacciare una specie di rapporto con il suo vecchio amico d'infanzia, quando il biondo capì che niente sarebbe stato più lo stesso dopo quel fatidico gesto.
Izuku aveva convinto la madre a farlo trasferire in un altro istituto, rivelandole di essere vittima dei bulli, ma non facendole mai il nome di nessuno, nemmeno quello del biondo.
Lo aveva mandato a studiare dall'altra parte del paese e lei stessa lo aveva seguito trovando un piccolo appartamento e un lavoro con una paga migliore.
Sembrava che per la famiglia Midorya le cose stessero andando per il meglio.
Katsuki quando venne a sapere che Izuku se ne era andato per non tornare più, si sentì lacerare dentro, come se una parte di lui se ne fosse andata via con il verdino.
Con la sua assenza, nel biondo affiorò una rabbia che a stento riusciva a controllare che spesso sfogava addosso ai suoi compagni di classe.
Nessuno era più al sicuro se lui era nei paraggi.
Spesso considerato alle stregua di un villain, Katsuki inizio a frequentare compagnie poco raccomandabili, accantonando persino l'idea di diventare un hero, ora che non aveva più il verdino a cui dover dimostrare chi dei due fosse quello superiore all'altro.
Un vero dramma per la famiglia Bakugo che non sapeva più che pesci pigliare.
Così una sera che Katsuki per l'ennesima volta non era tornato a casa, Mitsuki Bakugo, madre del biondo, andò chiedere aiuto all'unica persona che avrebbe potuto aiutarli.
La donna, che si era tenuta in contatto con la sua vecchia amica Inko Midorya, andò da lei per chiederle il permesso per poter chiedere un favore al figlio.
Inko che aveva saputo quello che l'amica stesse passando le diede l'ok, ma quando Izuku vide la donna che gli ricordava un tutto e per tutto il suo vecchio bullo, con il panico che trasudava da ogni poro, scappò dalla cosa con il timore che Katsuki fosse lì con loro.
«Cos'è successo?» chiese Mitsuki all'amica che per un attimo aveva provato a rincorrere il figlio, ma rinunciando sapendo che sarebbe tornato una volta che si sarebbe calmato.
«È da quando siamo partiti che si comporta in modo strano.» iniziò la verdina andando a preparare una tazza di tè per la sua ospite mentre la invitava ad accomodarsi, «Gli incubi lo perseguitano la notte, non pensavo che quei bulli gli avessero fatto così tanto male.»
«Bulli? Katsuki non mi aveva detto che ve ne foste andati per questo.» disse la bionda che cominciava a fare due più due.
«Sì, una sera è tornato a casa con il sopracciglio spaccato e coperto di sangue, mi disse che erano stati i bulli e che non ce la faceva più, così l'ho tenuto a casa fino a quando i moduli per il trasferimento non fossero completati. Adesso è più tranquillo, ma ogni tanto si chiude a riccio e lo vedo nei suoi occhi che ha ancora paura.» finì Inko porgendo una tazza di tè all'amica che la prese con un'espressione triste sul volto.
«Capisco.» disse portandosi la bevanda alle labbra.
Izuku correva per le vie del suo nuovo paese nella speranza di evitare la donna che gli ricordava quel brutto periodo che erano state le medie per lui.
I ricordi dei pugni e dei calci di Katsuki riaffiorarono nella sua mente, infestando i suoi pensieri peggio dell'edera.
Sentiva come se tutto quello che aveva fatto per crescere e dimenticare le violenze subite, non fosse servito a niente.
Come se gli allenamenti per migliorarsi, non solo fisicamente, ma anche mentalmente, non li avesse mai svolti.
Era tornato ad essere il nerd frignone e incapace di reagire a quel dolore.
Riuscì ad arrivare ad un parchetto che gli ricordava anche troppo quello in cui da piccolo giocava con Katsuki.
Si rivide felice con le dita intrecciate a quelle del biondino che gli sorrideva con sfrontatezza.
Quello era stato l'ultimo momento in cui erano riusciti ad andare d'accordo, senza che i quirk cominciassero a distruggere quella bella amicizia che avevano formato.
La magia che era convinto avesse unificato quel sentimento, era sparita il giorno in cui il primo colpo di Katsuki si era abbattuto su di lui.
«Basta.» gridò Izuku rivolto al cielo come a pregarlo di una tregua a quel turbinio di emozioni negative che lo stavano sommergendo.
Si sentiva come un naufrago nel bel mezzo di una tempesta di mare e nessuno che poteva raggiungerlo e salvarlo.
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