Capitolo 2
Il sangue colava sul pavimento della scuola media di Katsuki e Izuku.
Il verdino era riverso a terra come già altre volte gli era capitato, ma quella volta era particolare, non riusciva a riprendere possesso del suo corpo, paralizzato alla vista del suo stesso sangue che si espandeva sotto di sé.
Sentiva ancora la presenza del biondo poco lontano e sentiva anche che non faceva nulla per aiutarlo a rialzarsi.
Un calcio colpì il suo fianco, facendo si che il suo corpo venisse spostato, lasciando intravedere al biondo la chiazza di sangue che partiva dal sopracciglio spaccato del verdino.
«Deku?» lo richiamò Katsuki mentre una stana sensazione gli attanagliava la bocca dello stomaco.
I sensi di colpa presero a crescere dentro il suo animo, spaventandolo.
Il terrore che sarebbero potute esserci delle conseguenze alla sue azioni, fecero si che il biondo s'inginocchiasse affianco al minore per prendergli il polso per sentirne e battiti.
Ma Izuku era sveglio e il contatto con la mano del suo bullo lo fece rabbrividire e con uno scatto lo allontanò da sé, schiaffeggiandogli la mano.
Con uno sforzo che gli sembrò sovrumano, il verdino si allontanò da Katsuki strisciando a terra come un verme.
Per la prima volta la consapevolezza che il suo più vecchio amico potesse fargli "davvero" del male, lo spaventò e portandosi una mano al volto per sentire quanto in effetti fosse grave la ferita, si rialzò per scappare dal maggiore che aveva sporto in avanti la mano, pronto per afferrarlo.
Izuku si mise a correre con le poche forze che era riuscito a racimolare, ma abbastanza per portarlo lontano dal biondo che rimase in ginocchio nel corridoio della scuola, con negli occhi il panico.
«Cos'ho fatto?» si chiese fissando quella macchia di sangue che sembrava ghermirlo per condurlo nella parte più oscura del suo animo, dove il voler far ulteriore male al verdino era puro piacere.
Nel frattempo Izuku s'issò su uno degli alberi nel cortile della scuola, nella speranza che Katsuki non lo trovasse e magari di riuscire a riprendersi abbastanza per tornare a casa.
Ci volle un tempo incredibilmente lungo perché il verdino trovasse, non solo il coraggio, ma anche la forza per tornarsene a casa. Il timore d'incontrare la madre mentre era in quelle condizioni così disastrose, lo preoccupava più di quella di trovare Katsuki sulla via del ritorno.
Con un sospiro fatto di rassegnazione, scese dall'albero e seguendo una strada che non faceva mai, perché gli avrebbe allungato troppo il percorso, se ne tornò a casa, sicuro che lì non avrebbe più dovuto avere paura.
La sua camera era il suo luogo sicuro e pregava che il biondo non vi entrasse mai per lenire quel suo piccolo spazio.
Katsuki dal canto suo, appeno si riprese da quei strani pensieri che avevano preso a vorticargli nel cervello, se ne andò, lasciando a terra la prova del suo odio.
Non voleva fare del male al suo amico d'infanzia, ma gli sembrava quasi l'unico modo che avessero per poter stare insieme.
Era questo che si ripeteva, ma che sapeva non essere completamente vero.
Lui sapeva che c'era un altro modo per stare al fianco del più piccolo, ma questo lo avrebbe costretto a mettere da parte il suo orgoglio, cosa che quello stesso dannato orgoglio gli impediva.
Deku non possedeva un quirk e questo lo metteva in una posizione che, agli occhi del biondo, fosse uno scarto, un rifiuto per la società che vedeva nei quirk il miglioramento del genere umano.
Katsuki non poteva abbassarsi a tanto, nonostante il forte sentimento che li legava, non poteva sottomettersi ad un individuo talmente tanto inferiore a lui.
Però sapeva che nome dare a quel sentimento, anche se non lo avrebbe mai ammesso con sé stesso.
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