Katsuki immerso nel suo sconforto e dolore, stava soccombendo senza rendersene conto nell'autocommiserazione che molte volte sfociava in atti violenti che sfogava sul suo stesso corpo.

Molte volte aveva rivolto contro sé stesso il proprio quirk, scagliandoselo contro le costole, una forma di autoflagellazione. S'infliggeva dolore come lo aveva provocato agli altri.

Quando le prime magliette bruciate erano arrivate nell'immondizia, Mitsuki aveva intuito subito quello che il figlio stesse facendo e mettendo da parte il suo dolore, si avvicinò al figlio per dargli un poco di conforto.

«Katsuki, devi smetterla con tutto questo, ti stai facendo del male per niente, anche Izuku lo direbbe se fosse qui in questo momento. Gli disse inginocchiata davanti a lui, con una mano tra i suoi capelli, mentre lui nascondeva il volto tra le sue braccia.

«Come puoi dire una cosa del genere dopo quello che gli ho fatto?» chiese con le lacrime agli occhi. «Come puoi anche solo pensare che lui non vorrebbe che io soffrissi tanto quanto ho fatto soffrire lui? Meriterei una punizione peggiore di quella che mi sto infliggendo.»

«Non è così che si ricerca la redenzione dopo un torto, soprattutto se grave quanto quello che gli hai fatto. Dovresti rimetterti in sesto e cercare di fare del bene in cambio del male che hai fatto. Fagli vedere che in effetti sei in grado di cambiare, dimostra che anche tu puoi fare qualcosa di buono nonostante tutto.» continuò la donna alzando il volto del figlio per cancellare con le sue mani la scia di lacrime che gli scorreva sulle guance.

«Ma come potrei fare? Non so neanche più se ho il coraggio di uscire da questa maledetta casa.» disse il biondo con uno sbuffo.

«Se sei convinto che questo percorso possa aiutare te e l'idea che vuoi dare di te, io ti supporterò. Possiamo fare visita a qualche specialista, magari il parlare con qualcuno potrà aiutarti a tirare fuori tutte quelle cose negativa che ti facevano male e poi sfogare la rabbia e la frustrazione con degli allenamenti può farti bene, così magari puoi affrontare l'esame per entrare alla Yuei e diventare un eroe.» finì la donna vedendo lo stupore nello sguardo del proprio figlio.

«La Yuei? Non credo di essere degno di entrare in quella scuola. Forse potrei fare qualcos'altro.»

«Entra alla Yuei e dimostrami che sei veramente cambiato.» gli occhi della gli rivelarono quanto quella richiesta in effetti fosse importante per lei.

Katsuki prese quella richiesta come una prova per dimostrare a sua madre quanto la sua voglia di migliorarsi fosse vera e come avesse veramente intenzione di cambiare.

Forse una volta che avrebbe cominciato a fare del bene per qualcuno, avrebbe potuto presentarsi di nuovo davanti ad Izuku e fargli vedere come effettivamente anche lui fosse in grado di amare.

Le parole della madre e quella spinta per migliorarsi, fecero fare un sorriso sincero al biondo.

«Potresti chiamare lo psicologo il prima possibile?» chiese il ragazzo alla madre che rispose con un altro sorriso.

«Forse è meglio che aspettiamo che sia un orario decente.» e nel dirlo indicò la sveglia sul comodino del figlio che segnava l'una e mezza di notte.

Una risata sincera nacque da entrambi e Katsuki rispose, «Forse hai ragione.»prima di alzarsi e andarsi a buttare a letto per la prima volta in un mese e mezzo.