Capitolo 10
I mesi passavano e solo per vie traverse Katsuki scoprì che Izuku era stato dimesso per essere portato in un centro riabilitativo, tutto pagato da sua madre.
Inoltre Mitsuki aveva smesso completamente di rivolgergli la parola e si comportava come se lui non fosse presente in casa. Più che altro lo faceva perché non riusciva ad affrontarlo, non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi, non riusciva a concepire un atto tanto crudele nei confronti di una persona così buona.
Katsuki aveva più volto provato a parlarle, a spiegarle cosa lo aveva portato a quel punto, ma la donna lo ignorava oppure se ne andava se lo vedeva entrare in una stanza.
Il dolore costellava le giornate del biondo e neppure il ricordo dei bei momenti con il verdino riusciva a risollevargli l'umore.
Passava il tempo in camera propria e ne usciva solo quando non c'era nessuno nei paraggi, non attraversò più la porta d'ingresso, non mise più piede fuori casa perché tutto ciò che lo circondava gli faceva tornare alla mente quello che aveva fatto.
Izuku invece stava affrontando la riabilitazione con un unico pensiero in testa.
Far passare al biondo quello che aveva dovuto passare lui.
Voleva rimettersi in forze il prima possibile, allenandosi e affrontando le sedute con uno psicologo come se fossero delle vere e proprie lotte, con la voglia di vincere.
Era da poco riuscito a compiere i primi passi e la soddisfazione che provava lo stava facendo sorridere per la prima volta dopo molto tempo.
Mancava poco anche agli esami di fine anno e lui si sentiva molto fiducioso delle sue abilità, ma sapeva anche che non avrebbe potuto fare l'esame d'ammissione per la scuola di polizia.
Aveva ripiegato su quell'impiego quando aveva capito che l'essere un eroe senza quirk era totalmente inutile e grazie anche al sostegno ricevuto nella scuola aveva fatto domanda d'ammissione, ma dopo quello che aveva subito, anche quella strada gli era stata preclusa. Adesso voleva solo sperare di essere utile in qualche modo alla società, non aveva mai perso il suo obbiettivo di salvare le persone e se non poteva farlo in prima persona, lo avrebbe fatto nelle retrovie.
«Buon pomeriggio ragazzo, come stai oggi?» gli chiese uno dei professori con cui aveva stretto di più in quel breve periodo che aveva frequentato la scuola.
Il signor Yamato, l'insegnante di matematica, lo aveva preso in simpatia perché anche lui era un quirkless e sapeva bene cosa avesse passato il ragazzo, in una delle sue confessioni, il verdino gli aveva rivelato che il motivo del suo trasferimento era proprio il bullismo a cui era sottoposto nella vecchia scuola, non solo da parte dei ragazzi, ma anche da parte dei professori.
«Buon pomeriggio Yamato sensei,» salutò Izuku seduto sulla sedia a rotelle, aveva provato ad alzarsi, ma un cenno del professore lo aveva fatto tornare a sedersi comodo, «Io sto bene e lei?» domandò con un sorriso sincero.
«Bene ragazzo, sono venuto a vedere come te la cavi con le materie e a chiederti se avessi bisogno di una mano in qualcosa.» continuò l'uomo accomodandosi accanto al giovane.
«Sensei, non credo che potrò più intraprendere la professione del poliziotto,» iniziò il verdino voltando il capo dalla parte opposta al professore, «Mi hanno detto i dottori che le placche sulle vertebre non le possono rimuovere, le ossa hanno iniziato a sgretolarsi appena hanno provato a rimuovere la prima placca, hanno anche provato a chiamare un esperto nel settore, con un quirk di rigenerazione, ma le ossa sono troppo danneggiate e per loro è già tanto che io riesca a camminare, ma non potrò fare alcuno sforzo in futuro, altrimenti questa sedia a rotelle potrebbe diventare permanente.» finì il minore tornando a posare lo sguardo sul sensei che lo guardava addolorato.
«Mi dispiace Midoriya-san.» disse affranto.
«Non è colpa sua sensei, ma stavo pensando che forse in qualche modo posso ancora salvare la gente,» rispose Izuku accennando un sorriso, «Potrei mettere al servizio degli eroi questo» e s'indicò la testa con un dito, «Dopotutto me lo hanno sempre detto che in fatto di quirk e di eroi sono un vero e proprio nerd.» e nel pronunciare un'ombra scura attraversò il suo volto, ma ben presto venne sostituita da un nuovo sorriso che contagiò anche il signor Yamato.
«Sarebbe una splendida idea ragazzo mio, possiamo organizzare la cosa in questi giorni se vuoi. Non per vantarmi, ma ho delle conoscenze.» disse il professore portando le mani sui baveri della giacca e gonfiando il petto cosa che fece ridere di gusto il verdino, «Posso contattare qualcuno e passargli un paio dei tuoi quaderni e mostrargli quello che sai fare.»
«Gliene sarei davvero grato sensei e le prometto che nel frattempo m'impegnerò per alza da questa sedia e passare gli esami.» e nel dirlo alzò il pugno in aria come era solito fare il suo eroe preferito.
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