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6 ottobre

H: 10:00 AM

"Bonjour raga,voglio che ognuno di voi mi dica una parola" Dominic sprizzava gioia da tutti i pori,reduce dalla serata con l'amabile nonnina.
"Forbici" "poltrona" "nonno" "rosa" "amore" "piange" "alcool" "verde" "preservativo" "palestra" "lettera" "polizia" "stanzino" "corte" "regina" "audio" "musica" "testa" "camicia" "cespluglio" tirammo fuori ad uno ad uno "bene,ora che li ho segnati,ne voglio ancora uno ciascuno" "tastiera" "raggaeton" "mare" "grigio" "aurora" "laterna" "luce" "oscurità" "limone" "meringa" "ballo" "dorme" "sveglia" "crush" proposi io "ho dimenticato di dire che devono essere in italiano" mi fece presente Dominic "mi raccomando,non inglesizziamoci troppo! Cotta" Dom in tutta risposta si irritó a tal punto che il suo occhio sinistro si rimpicciolí iniziando a tremare e rimase cosí,a fissarmi,finché non vennero dette altre parole.
Pescammo,uno per uno,non una,bensí due parole. Dopo aver pescato le due parole bisognava andare al posto e scrivere. "Il migliore verrà appeso in bacheca" ci disse dopo che tutti le ebbimo ricevute.
A me toccarono "poltrona" e "piange". Presi un foglio ed una penna e dopo aver scritto le due parole con un pennarello fine azzurro iniziai il mio racconto:

La poltrona piange,come ogni cosa in questa casa di te. La poltrona piange per come ti ha visto l'ultima volta. La poltrona piamge per com'é finita.
In questa casa non ci sei piú ma si riesce ad avvertire la tua presenza,é debole ed incerta,ma tu ci sei sempre e comunque. Non so piú se sei frutto della mia immaginazione o sei ancpra reale.
"Poi ti ho visto andare via da questo brutto posto,mi hai lasciato con un punto di domanda tanto grosso,da chiedermi cos'ho fatto io di male per averti perso e adesso sono qui. Davanti un foglio a scrivere che avrei voluto darti di persona ma lo sai,non posso."
Ogni volta che ascolto questi versi,nella mia mente appare un volto,credo sia il tuo,per come ti vedo. Perché io ti vedo e mi rivedo in te. I miei capelli,che sono i tuoi. I miei occhi,che sono i tuoi. Il mio carattere,che é il tuo.
I tuoi occhi cosa sono,se non l'universo? Il male come scorre con te,se non all'inverso?

Eri cosí debole e cosí forte allo stesso tempo. Vedermi ti dava la forza per lottare,per continuare ad andare avanti.
Eri cosí devole ma volevi ugualmente prendermi in braccio ed io ti guardavo con gli occhi ridenti di una bambina innocente che ancora non sa,che un giorno,quelle braccia smetteranno di sorreggermi e quel cuore cesserà di battere. Ero troppo piccola,potessi tornare indietro,fossi stata piú cosciente,mi sarei impressa nella mente e nel cuore il suono della tua voce. Lo avrei racchiuso in me,lí dove nessuno avrebbe trovato nulla. Lí dove nessuno avrebbe piú potuto giudicarti. Saresti stato tu,davanti ai tuoi sbagli. Solo tu ed i tuoi ragionamenti.

Arrivó quella fatale notte: la vigilia di Natale. Il cane continuava a fare avanti ed indietro,dal tuo lettino,alla camera dei miei. Tu parlavi da solo,parlavi con tuo papà. Immobilizzato,hai iniziato a sudare freddo,mamma era lí. Già cosciente di tutto. Mamma era lí. Cosciente di non poter fare nulla. Hai iniziato a diventare freddo. Freddo e bianco.
Mattina di Natale: nasce mio cugino e muori tu. 25 dicembre 1999.

Nessuno ti ha dimenticato,ciao nonno.

H: 12:00

I miei compagni stavano tutti leggendo il mio racconto in bacheca.

H: 6:00

"Ei,tesoro,come stai?" mi accolse mia madre con una strana voce "sono esausta mamma,peró ho scritto un testo che é piaciuto moltissimo a tutti e che il prof Dominic ha affisso in bacheca!" la trovai in cucina a fumare affianco alla madre di Dominic "sera Lucrezia" mi sorrise alzandosi e venendo abbracciarmi "perché non mi hai detto di avere una madre cosí carina?" fece la ruffiana "oh,ti prego!" finse modestia mia madre "veramente,ora capisco da chi ha preso!" continuó "mamma,puoi lasciarci sole?"
Non appena mia madre se ne andó le chiesi che diamine volesse "siete una famiglia cosí volgare" "credi di conoscermi eh? Tu non mi conosci ma credimi,io conosco te. Ti credi migliore di tutti,credi che nessuno possa essere alla tua altezza ed a quella di tuo figlio eh? Ed é qui che ti sbagli,a tuo figlio non importa dei tuoi stupidi canoni" fece per andarsene,io non mi mossi e Lei anziché evitarmi,mi venne contro. Spalla contro spalla. "Sei una tale provinciale,una tale sempliciotta. Basterebbe che io chiamassi la sua ex" sentí una dose letale di rabbia salirmi ma incassai "oppure..oh,si! Oppure potrei chiamare la scuola!" "Davvero faresti questo a tuo figlio? Gli distruggeresti l'intera carriera" rise perfidamente "certo perché mi permetterebbe di distruggere te" prese il blocchetto degli assegni e me ne lasciò sul tavolo uno già firmato "tu lascialo e potrai incassare questo bell'assegno in bianco. Spero tu non sia cosí stupida da rifiutare."

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