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5. Notturno

In foto: Andrea Airaldi

Pertinente alla notte.

Louis La Rochelle indossava il suo solito sorriso compiaciuto quando i tre ragazzi si accomodarono al tavolo nell'area riservata del club. Le luci soffuse donavano al gruppetto un'aria ancora più sinistra mentre i ragazzi si chiedevano cosa significasse l'urgenza di quell'incontro.

"Eccolo qua, il trio delle meraviglie al completo" esclamò l'uomo alzandosi in piedi per salutarli.

Si sporse immediatamente verso Victoria e le porse la mano, la ragazza la strinse e l'uomo chinò il capo sfiorando appena le nocche con le sue labbra.

" Ci ha stupito l'urgenza di questo incontro" esordì Yves puntando i suoi occhi scuri sull'uomo che dischiuse le labbra in uno dei suoi sorrisi lascivi.

"E perchè mai? Dovreste sapere che ho una grande ammirazione per voi e per il tipo di affari che mettete in piedi. Non faccio che tessere le vostre lodi all'interno dei circoli giusti" disse l'uomo sorseggiando il Martini che aveva nel bicchiere.

" Ed è di questo che si tratta, suppongo" Gaspard aveva parlato in fretta, pragmatico e intuitivo come sempre "uno dei tuoi circoli".

"Precisamente" confermò l'uomo soddisfatto "alcuni miei soci mi chiedevano se le ragazze fossero la sola opzione disponibile sul mercato"

Victoria si stranì davanti a quelle parole " in che senso? Che genere di opzione vorrebbero?"

"Dei ragazzi" rispose semplicemente Louis.

Silenzio.
Gaspard mosse lo sguardo istintivamente verso Yves, il volto dell'amico era una maschera neutra anche se era ovvio che quella prospettiva lo turbasse e lo spiazzasse. Il biondo sapeva che non avrebbe mai fatto una scenata davanti ad un cliente importante come La Rochelle, ma si accorse che le mani di Yves si erano agganciate alla sedia sotto il tavolo e stringevano il bordo con forza.

"Questo è decisamente lontano dai nostri standard abituali" fu Gaspard a rispondere, cercando di intuire se quella proposta fosse una provocazione o un'offerta reale.

"Ne sono consapevole e i miei amici sarebbero ben disposti a pagare un extra per il disturbo. Visto che siete i migliori ad organizzare questo genere di intrattenimento, con la dovuta discrezione" concluse bevendo nuovamente dal bicchiere.

Gaspard stava già cercando di mettere insieme delle parole per declinare gentilmente quella proposta che avrebbe potuto portare una certa tensione nel gruppo. Ma con sua grande sorpresa fu Yves a prendere la parola, distendendo la tensione che gli aveva fatto contrarre la mandibola.

"Non vedo perchè dovremmo deludere i tuoi amici, Louis. Lascia fare a noi, il tempo di contattare le persone giuste e avrai quello che chiedi"

Victoria non riuscì a trattenere lo stupore per quelle parole mentre Gaspard si mostrava molto meno sorpreso per la piega che aveva preso quella conversazione.
"Che genere di evento avevate in mente?" domandò il biondo.

" Una festa privata, per un caro amico con gusti, beh, diciamo diversi. Saremo in sei, con molto entusiasmo in corpo" concluse con un mezzo sorriso.

" Molto bene, ce ne occuperemo con piacere" poi Yves si sollevò e i due amici fecero lo stesso " avrai nostre notizie a breve, ti faremo sapere quanto verrà a costare l'evento e dove si terrà."

" E' sempre un piacere fare affari con voi tre" commentò Louis sollevando il suo bicchiere e brindando ai ragazzi che si stavano allontanando.

Una volta fuori fu Victoria la prima a mostrare quanto poco quell'affare la stesse convincendo.

"Ma che diavolo ti è saltato in mente? Non è il genere di cosa di cui ci occupiamo ..."

"So benissimo che cos'è" ringhiò Yves, adesso stava dando sfogo a tutti i sentimenti che aveva dovuto trattenere "credi che io non vedessi l'ora di fare affari con un mucchio di froci arrapati? Ma La Rochelle è troppo importante. Dovremo trovare un modo di accontentarlo."

"Noi non abbiamo ragazzi nel giro" si intromise Gaspard " sai questo cosa significa, vero? Non eri tu quello stanco di chiedere aiuto ad Amir?"

"Si da il caso che non abbia scelta" rispose secco " me la vedrò da solo, andrò stasera stessa"

Gaspard sollevò un sopracciglio "sei sicuro? Posso occuparmene io."

"Ci vado io ho detto" insistette irritato " tu pensa ad un posto adatto e voglio delle telecamere ovunque. Voglio schedare ognuno di quei pezzi di merda e immortalarli nella più completa vulnerabilità. Scopriranno che essere tenuti per le palle non è piacevole come credevano"

Poi si voltò e salutò gli altri due con un cenno della mano mentre si allontanava a grandi passi e con il volto un'espressione di puro sdegno.

"Come lo vedi?" chiese Victoria al biondo preoccupata di quello a cui aveva appena assistito.

Un completo casino.

"Sa quello che sta facendo" fu alla fine la risposta di Gaspard " se ha detto che è in grado di occuparsene, lo farà."

"Non voglio che questa storia lo ferisca, Gaspard ..." la ragazza esitò ma fissò l'amico con lo sguardo carico di preoccupazione.

"Non lasceremo che accada niente di spiacevole, è una promessa. Baderò a lui" la rassicurò " Ora vado a mettermi a lavoro, tu prova a sentire le ragazze più fidate e vedi se conoscono qualche amico interessato alla faccenda. Ma mi raccomando, che sia qualcuno di affidabile e discreto e che conoscono bene. Se non sono professionisti non è il caso di mettere in mezzo gente che potrebbe creare problemi"

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Gaspard aveva mentito, non soltanto su come vedesse l'intera faccenda del festino che dovevano organizzare, ma anche sui suoi piani di quella sera. Non sarebbe andato a casa a fare ricerche, ma a Montmartre precisamente al Autour de Midi.
Si trattava di un locale in cui si faceva musica dal vivo, jazz soprattutto, un posto non particolarmente alla moda o sofisticato ma sicuramente adatto a chi era alla ricerca di esperienza vera. Chi amava ascoltare buona musica, immergersi in un ritmo autentico, sentire le pareti vibrare.

Il ragazzo si infilò all'interno del locale con due lunghe falcate, ad accoglierlo trovò il volto gentile e sorridente del proprietario.

"Bentornato, Gaspard" lo salutò.

"E' sempre un piacere Matis" ricambiò il biondo mentre percorreva l'ingresso e scendeva le scale verso quel luogo magico.

E proprio sotto il livello della strada, in quella che doveva essere stata una vecchia cantina abbandonata, accadeva la magia. I grossi muri in pietra davano a quel posto un acustica perfetta e i musicisti aveva già cominciato a dare spettacolo sul palco.
Quanti anni erano passati da quando aveva varcato quella soglia per la prima volta? Forse dieci? Ma le emozioni che gli dava quel luogo, non le avrebbe mai provate da nessun'altra parte.

Anche se prima c'era lei.

Gaspard si sedette ad uno dei tavolini e lasciò che quei ricordi lo prendessero, trasportandolo anni indietro quando aveva attraversato quella soglia a soli otto anni. Quel locale era il preferito di sua madre, forse l'ultima ancora a cui aggrapparsi per respirare ancora l'aria di creatività e libertà che gli era stata portata via.
Quando il padre era in viaggio loro due passavano ogni sera lì, cenando al piano di sopra e restando a sentire la musica travolgente del sotterraneo fino a quando Gaspard non crollava tra le braccia della madre.

Chiudi gli occhi, amore mio e senti questa musica, lascia che ti scorra dentro.

Questo gli diceva sempre con il sorriso sulle labbra mentre tenevano insieme il ritmo battendo le mani. Lasciare che le emozioni scorressero senza filtri, ridere, saltare, piangere, urlare, ogni cosa era concessa, ogni sfumatura dell'animo umano.

La jam session stava andando avanti, toccò al violoncello suonare e quelle corte basse e pizzicate fecero risuonare qualcos'altro nel petto di Gaspard. Qualcosa di più sinistro, un ricordo cupo di una notte di troppi anni fa, quando aveva sentito l'ennesimo litigio, quando il padre aveva prevalso per l'ennesima volta sulla madre, l'ultima volta.
Il tocco rapido e sordo della viola fece riecheggiare nella sua mente i passi svelti e malfermi della donna che era entrata nella sua camera con il volto rigato di lacrime.

Non è niente, Gaspard. Chiudi gli occhi, amore mio.

E lui lo aveva fatto e quando si era svegliato aveva solo trovato quella chiave, non avrebbe più rivisto la madre o avuto notizie di lei. Gaspard sfiorò istintivamente il ciondolo con l'orecchino che pendeva dal suo collo mentre la musica cambiava e lui scacciava quei ricordi con prepotenza.

Diresse altrove lo sguardo, aveva bisogno di un appiglio, una distrazione per evitare di pensare nuovamente a quei ricordi che già minacciavano di assalirlo. Fu in quel momento che lo notò, un ragazzo lo stava fissando a qualche tavolo di distanza, lo sconosciuto allargò il sorriso quando vide che Gaspard lo aveva notato. Al biondo non rimase altro che scostare la sedia accanto alla sua in un chiaro invito a unirsi a lui e a un tratto aveva trovato una valida distrazione per quella sera.

Era tutto tremendamente prevedibile, le poche battute scambiate, il secondo giro di liquore e poi quella proposta sussurrata.

"Ti va di venire a casa mia? Abito qui vicino"

Gaspard seguì il ragazzo ignorando persino il suo nome, non gli interessava, persino il suo aspetto era del tutto anonimo, avrebbe potuto dimenticarlo di lì a poco.
Ma del resto non era quello lo scopo per cui era lì, non voleva stabilire un legame, né sentirsi vicino a quello sconosciuto.
Il biondo voleva unicamente estraniarsi da sé stesso, così premette il corpo dell'altro contro la parete anonima di quell'appartamento. Portando le dita a liberare il ragazzo della sua maglietta scura e scendendo verso il basso, all'apertura dei suoi pantaloni.

Pochi movimenti e lo liberò totalmente dai suoi indumenti e quando toccò a Gaspard, lo sconosciuto fece lo stesso, guidandolo verso il letto a due piazze.
Si distesero lì e il ragazzo cominciò a baciare e stimolare lentamente l'erezione del biondo, ma Gaspard sembrava troppo irrequieto e impaziente per potersi godere quel momento.

"Dove sono i preservativi e la lozione?" chiese sbrigativo.

Per un momento l'altro parve spiazzato ma li recuperò dal mobile poco lontano, Gaspard li prese e con abilità indossò il preservativo. Poi fece voltare l'altro cominciando a massaggiarlo lentamente con le dita, preparandolo con la lozione all'intrusione della sua erezione.
Quando sentì l'altro cominciare a gemere, il biondo estrasse le dita e cominciò a spingersi dentro il corpo di quello sconosciuto. Era una strana sensazione quella che Gaspard provava quando faceva sesso, era un mix di piacere e vuoto. Sentiva i suoi centri nervosi attivarsi, la frizione intorno alla sua erezione gli provocava una serie di brividi che gli scuotevano il corpo ma la sua mente non sentiva nulla. Non si liberava dai pensieri che la affollavano, non trovava quel momento superiore ad altri.

"Dio ... è bellissimo" aveva mormorato l'altro ragazzo mentre cercava di andare incontro alle spinte del biondo per accrescere il piacere di entrambi.

Gaspard guardava il corpo sotto di sé come in trance, vedeva quanto stesse abbandonando la ragione, il modo in cui i suoi occhi erano appannati dal piacere e capiva sempre più chiaramente che non avrebbe mai provato qualcosa del genere.

Non sei in grado di provarlo.

L'aumentare progressivo delle spinte stava sortendo l'effetto sperato, i due ragazzi si ritrovarono al limite e lo sconosciuto si liberò fra le lenzuola mentre sentiva l'ultima spinta di Gaspard affondare dentro di lui.

Ci fu silenzio per una manciata di secondi, i due corpi giacevano stanchi sul materasso e fu il proprietario di casa a muoversi per primo rivolgendosi al biondo.

"Wow, è stato pazzesco. Posso offrirti qualcosa?" chiese con un mezzo sorriso.

Gaspard non rispose, si limitò a rimettersi in piedi e radunare i suoi vestiti.

L'altro rimase stranito da quella reazione " sei un cliente abituale di quel club? Magari, qualche altra volta possiamo ribeccarci lì ..."

Il secondo tentativo andò a buon fine, il ragazzo attirò l'attenzione di Gaspard che non reagì esattamente come l'altro si aspettava.

"Sono un cliente fisso, ma ti pregherei di far finta che non mi conosci se dovessi vedermi lì" disse sbrigativo mentre chiudeva il bottone dei pantaloni.

"Come scusa?" l'altro era rimasto attonito.

"Non parlarmi, non salutarmi e non provare ad invitarmi nuovamente qui perché non sarò interessato" concluse senza mezzi termini.

Quella risposta lapidaria fece infiammare lo sguardo dello sconosciuto "Cristo sei uno di quelli? Qual è il tuo problema? Non sei dichiarato forse? O hai la ragazza? O sei uno di quei grandi uomini che si credono superiori e non scopano con lo stesso tipo due volte? Mi fate vomitare, non c'è bisogno di essere tanto stronzi"

Gaspard aveva finito di vestirsi ed era quasi sulla soglia della porta quando lanciò l'ultima occhiata al ragazzo che si era coperto malamente con il lenzuolo.

"Non fraintendermi, sono abbastanza certo che mi piaccia scoparmi i maschi, ma non credo che tu abbia molto altro da offrire che io non abbia già visto." chiarì " mi è capitato di scopare anche più volte con la stessa persona ma non penso che tu ne valga la pena."

"Cazzo, vattene! Pezzo di merda!" sbottò furente lo sconosciuto.

Gaspard fu lieto di accontentarlo e sparì dall'appartamento per immettersi nuovamente nelle strade illuminate di Montmartre.
Era tremendamente vuoto e cinico, sapeva che la madre ne sarebbe rimasta addolorata se avesse visto cos'era diventato. Ma lei non c'era più.

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Yves aveva fatto il giro esterno del locale più di una volta, i suoi occhi scandagliavano veloci chiunque camminasse sui marciapiedi intorno all'Heros. Sentiva il sangue fluire bollente contro le sue orecchie, un rumore tamburellante, simbolo dell'ansia che si sentiva addosso al pensiero di quello che stava per fare.

Devi smettere, cazzo. Questa è l'ultima volta che ti infili qui. Lo devi giurare.

Quei pensieri lo tormentavano. Come poteva uno come lui rischiare tanto per un piacere così effimero? Non lo sapeva, sentiva solo quel bisogno insaziabile di chiudersi nella stanza buia e calda dell'Heros, lontano da occhi indiscreti, in quel mondo di perversione che sembrava non averlo ancora stancato. Perché Yves viveva nella speranza che prima o poi non ne avrebbe avuto più bisogno.

Via libera.

Prese un profondo respiro, come un nuotatore prima di un'immersione, poi si infilò in una viuzza desolata e bussò forte sulla porta del locale. Quello era l'ingresso secondario, ben lontano dall'entrata meno sicura e più affollata che dava sul bar.
Amir aprì pochi attimi dopo. Il suo viso era rilassato e i suoi occhi brillarono quando si posarono su Yves. Si scostò di lato per lasciarlo passare, godendosi l'espressione nervosa e seria sul volto dell'altro.
"Buona sera."

Yves sollevò un sopracciglio, irritato " Lo è davvero?"
Si guardò intorno, la saletta era vuota e immersa nel buio come sempre. Quella parte del locale forniva una riservatezza assoluta e Yves era certo che Amir prendesse delle ulteriori misure quando aveva a che fare con lui. L'ansia iniziò a scemare, era lì dentro, quel bastardo lo osservava, ma chi diavolo era per giudicarlo?

"Posso offrirti qualcosa da bere? Sai, per scioglierti un po' ..."

Yves gli lanciò un'occhiata glaciale "Preferisco essere vigile."

"Ci sono io qui, non entra nessuno, lo sai. Puoi fidarti." ripeté per l'ennesima volta negli ultimi mesi, certo che anche quella sera non avrebbe ottenuto niente di diverso dalla solita rispostaccia.

"La fiducia è bene, ma il controllo è meglio." ribatté secco il ragazzo, poi lanciò uno sguardo oltre la scala buia.

" Se le cose stanno così ... tieni." Amir allungò la mano verso Yves. Una piccola chiave dorata brillava nella luce tenue della stanza. Il francese l'afferrò con un gesto secco, aveva appena sfiorato la pelle calda del palmo dell'altro e gli sembrò che Amir fosse stato scosso da un lieve sussulto. Perché doveva comportarsi in quel modo con lui?

La colpa è tua, ti infili in situazioni deplorevoli. Guardati, Yves ... guarda di cosa hai bisogno per andare avanti. Ti fai un po' schifo almeno?

Il più piccolo mise a tacere quei pensieri, era tardi per lasciarsi prendere dal rimorso. Per quello ci sarebbe stato sempre tempo in futuro.
Così si diresse in fretta verso il piano superiore, dove venne accolto dalla solita musica bassa e sensuale, insieme a quel profumo speziato, lievemente orientale che ormai accomunava unicamente a quel posto. Le luci erano basse anche lì, lanciavano un bagliore bluastro sul corridoio stretto e serpeggiante, costellato da una serie di porte da cui provenivano sospiri inequivocabili.
La sua stanza era sempre la stessa: la numero 7.

Sei un malato. Immagina se i tuoi amici potessero vederti qui ... ipocrita e perverso. Come fai a vivere con te stesso?
Yves si morse le labbra con violenza, la sua mano tremava mentre stringeva la chiave e la spingeva nella serratura con un gesto secco.

Non si torna indietro.

Una vampata di calore lo investì immediatamente. L'atmosfera era bollente lì dentro. Yves chiuse la porta alle sue spalle e camminò fino al centro della stanza, dove l'unico mobilio consisteva in un morbido divano di pelle nera e un grosso tappeto di fronte. Il moro prese posto, aveva le mani gelide nonostante le temperature altissime della camera. Poi sollevò lo sguardo sui due ragazzi che aveva davanti, a pochi metri da lui.
Li trovò belli e quel pensiero gli fece rivoltare lo stomaco, in un moto di piacere e allo stesso tempo di disgusto.
Un biondo e un moro. Indossavano solo l'intimo. Niente di appariscente, proprio come piaceva a lui. Yves deglutì forte, sentiva già la sua erezione risvegliarsi.

Disgustoso.

No, non doveva pensare a niente. Era lì per quello, solo per osservare e godere. Solo per quella notte.

"Iniziate."

Lo fecero. Gli occhi neri di Yves vagavano sui loro corpi tonici, studiavano ogni movimento flessuoso dei loro muscoli, ogni gesto di quelle labbra delicate e voraci, tutte le carezze, i baci, le attenzioni ... le sue orecchie risuonavano dei loro gemiti bassi e bisognosi, come dei lamenti, delle preghiere. Lo eccitavano, tutto lo eccitava. Era sudato, con la gola secca, completamente immobile. Osservava tutto, carpiva ogni singolo gesto e lo custodiva gelosamente dentro di lui. Il moro afferrò l'altro, lo fece sistemare carponi sul tappeto, poi iniziò a stuzzicare la sua erezione con la mano in un massaggio lento e profondo.
Yves non perdeva neanche un briciolo di quella azione, si era proteso appena, le mani ben strette ai braccioli del divano e la gola del tutto secca. La sua erezione spingeva contro il tessuto duro del pantalone, gli faceva male, ma quel tormento si portava dietro anche un vago piacere.

" Tu, succhialo."

Il biondo fece come Yves gli aveva ordinato. Si mise sulle ginocchia e iniziò a succhiare avidamente l'altro.

"Piano ... piano"

Quanta passione, quanto coinvolgimento ... il ragazzo bruno era scosso da tremiti di piacere, mentre l'altro rallentava il ritmo come Yves gli aveva ordinato.

Che cosa stai provando?
Yves lo pensava in continuazione, ma non osava chiederlo. Non doveva osare oltre, era già caduto in basso, troppo in basso.
Quello era tutto ciò che poteva concedersi senza incorrere nel disgusto più totale.

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Amir era rimasto al piano di sotto, di tanto in tanto lanciava un'occhiata alla scala, poi tornava al suo drink. Aveva istruito i ragazzi nuovi con attenzione, li aveva avvisati su quello che potevano e non potevano fare con Yves. La prima regola era far finta che lui non fosse lì. La seconda era che non dovevano guardarlo mai direttamente. La terza consisteva nel fare tutto ciò che lui chiedeva.
Il ragazzo sospirò piano. Continuava a pensare che prima o poi avrebbe dovuto agire, tentare di svegliare Yves da quel supplizio inutile che si infliggeva. Poteva avere molto più di quello di cui si accontentava. Poteva avere un uomo vero, provare quelle sensazioni sulla sua stessa pelle ... lui sarebbe stato ben felice di accontentarlo. Lo voleva intensamente.

"Siamo pensierosi?"

L'entrata silenziosa di Rémy lo aveva distolto dai suoi tormenti interiori. Amir aveva sollevato lo sguardo verso il suo interlocutore, per trovarvi il volto stanco e allo stesso tempo curioso del suo ragazzo.

" E bevi senza di me, ma guarda un po' ..." continuò quello, notando due bicchieri vuoti davanti al moro. Poi si avvicinò all'altro con passo lento e sinuoso, fin quando non lo afferrò per i fianchi e lo spinse contro le sue labbra. Amir si sciolse in fretta, baciò con trasporto il suo ragazzo per poi passargli una mano sulle labbra morbide e umide.

"Mi sei mancato" bisbigliò il biondo.

"Anche tu ... E ora torna al lavoro. Qui ho ancora dei clienti."

Rémy lo guardò con un filo di sospetto " C'è anche il tuo amico della Parigi bene?" poi finse un conato di vomito.

"Rémy ... è grazie agli affari con lui che presto saremo in grado di aprire un terzo locale che gestirai soltanto tu, come hai sempre voluto." ricordò ancora una volta all'altro che però sembrava sordo.

"Me ne fotto del denaro, Amir. Detesto il modo in cui ci parla, il modo in cui ti fai mettere i piedi in testa. Tu pendi dalle sue labbra."

"Lo tengo buono." si giustificò l'altro, pur consapevole della portata enorme della sua menzogna. Rémy lo guardava con un misto di sospetto e furia, ma non osò aggiungere nulla. Il suo telefono stava suonando, avevano bisogno di lui al bar.

"Stagli lontano, Amir. Qualsiasi cosa ti passi per la mente, vedi di non farmi incazzare."

L'altro rise " Sai che le tue minacce mi eccitano."

Poi diede un altro bacio divorante al suo ragazzo, erano entrambi senza fiato quando Amir lo lasciò andare.
Forse era quello il punto, pensò il ragazzo, forse a lui piaceva essere trattato di merda, in fin dei conti. L'arroganza di Yves lo mandava su di giri, perfino il modo spietato che aveva di sbattergli in faccia le cose orribili che pensava di lui. E poi c'era il suo viso, piccolo e allungato, pallido e dai tratti angelici. Gli ricordava il David di Michelangelo.

Perfetto, ecco come lo vedeva. E lui era lassù, a guardare due uomini che scopavano, senza osare unirsi a loro o anche solo toccarli.

Che diavolo di problema hai, Yves?

Se lo era chiesto spesso Amir, senza mai trovare una spiegazione. All'inizio credeva che Yves fosse solo uno di quelli a cui piace guardare, un voyeurista alle prime armi. Solo dopo aveva cominciato a realizzare che doveva esserci dell'altro dietro. Perfino i gesti più insignificanti, come sfiorarsi per sbaglio le mani, lo atterrivano. Diventava violento e a volte gli era sembrato perfino terrorizzato.

Cosa ti hanno fatto, Yves?

Ma quei pensieri furono interrotti dall'arrivo del diretto interessato. Il francese era serio e composto, niente lasciava presagire da che genere di luogo arrivasse.
Amir stava per chiedergli se tutto fosse andato bene, quando fu l'altro a prendere la parola.

"Ti devo parlare. Affari."

Il proprietario del locale non riuscì a nascondere la sorpresa, mentre si avvicinava al moro. " Che affari?"

"Stasera abbiamo incontrato uno dei nostri clienti più importanti. Sembra che per il prossimo party vogliano dei ragazzi." il tono del francese si fece sprezzante nel pronunciare l'ultima parola, prese un profondo respiro e continuò "che disponibilità hai, mi chiedevo?"

Amir rifletté un attimo, nonostante la sua concentrazione fosse messa a dura prova. Ora che lo vedeva da vicino, Yves aveva le gote più colorite e uno sguardo intenso, il nero pece dei suoi occhi era quasi liquido. Aveva tolto anche la giacca e adesso la portava appesa al braccio. Aveva avuto caldo allora.

"Amir?"

Il più grande si riscosse a fatica dai suoi pensieri impuri, poi tornò a concentrarsi sulle parole del ragazzo e riprese"S-sì, certo che ho disponibilità. Di quando parliamo?"

"Domani sera, credo che tre vadano bene ..."

Il proprietario del locale si portò il bicchiere alla labbra e bevve "Che percentuale avrei io?"

"Ed io che pensavo fossero gli ebrei quelli a tirare sul prezzo, a quanto pare anche voi arabi non scherzate. Pagano bene, se la sta sbrigando Gaspard. Solo che devono essere dei ragazzi esperti e fidati."

"Come ti sono sembrati quelli di sopra?" chiese improvvisamente Amir, con uno strano bagliore negli occhi.

"Se non mi fossero andati bene, saresti stato il primo a saperlo. Credimi." ribatté secco l'altro. Poi sembrò ricordarsi qualcosa e subito tirò fuori una busta ben sigillata dalla giacca, "a proposito, qui ci sono i soldi."

La lasciò sul bancone, mentre Amir la spingeva di nuovo verso Yves e diceva " Lo spettacolo era a spese mie stavolta. Puoi tenerteli."

Yves sollevò un sopracciglio, si stava irritando e anche in fretta "Non voglio offerto un cazzo da te, Amir. Da quando in qua credi che uno come me accetti la tua elemosina?"

L'altro venne colpito in pieno da quelle parole " Di che elemosina parli? Volevo solo essere gentile. Che male c'è?"

"Prenditeli, ne hai bisogno più tu di me." disse ancora il più giovane, con un'aria di sufficienza che fece irritare tremendamente Amir.
Lo stava guardando andare via, ma quella volta non gli avrebbe dato l'ultima parola. Lo bloccò sulla porta con un gesto così veloce e violento che lasciò Yves sorpreso.

"Non hai bisogno di pagare tu. Potresti avere tutto ... potrei darti tutto."

Amir aveva parlato a denti stretti, con un ringhio basso. La sua mano stava serrando il braccio di Yves, i suoi occhi non erano mai stati così spaventosamente vividi. Il francese retrocedette, come se quel tocco e quello sguardo lo avessero ustionato.

"Non provare mai più a toccarmi o a proporti come se io fossi uno di quei ragazzi al piano di sopra! Amir, tu quelli come me te li puoi solo sognare. Fattene una ragione ... tu sei meno di niente." la sua voce era carica di rabbia e disgusto. Come aveva osato parlargli in quel modo? Come se fosse una puttana in cerca di qualcuno con cui andare a letto!

Yves lasciò il locale su piedi malfermi. Ecco cosa si otteneva nel frequentare postacci come quelli. Era finito a cadere in basso, a navigare nella stessa melma in cui navigavano quelli come Louis La Rochelle, come Amir Nasser, come quella dozzina di clienti che tanto disprezzava.

E tu sei poi così diverso da loro, Yves?

ANGOLO AUTRICI:

Nuovo capitolo e nuova confusione xD direi che tutti hanno i loro piccoli segreti, tanto che non ne parlano fra loro. Gaspard e Yves conducono vite parallele in cui vanno alla ricerca di qualcosa, chissà questo dove li porterà. Intanto noi siamo come Amir e restiamo confusi! Ci auguriamo che la storia vi stia appassionando e che ci facciate sapere cosa se pensate e se avete già qualche teoria in mente! Alla prossima.

BlackSteel

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