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42. Rimorso

Consapevolezza tormentosa del male commesso.



I due fratelli erano rientrati in punta di piedi, Manech aveva accompagnato Lucille in bagno e lei ci era rimasta dentro per dei minuti interminabili.

Il ragazzo sentiva l'acqua della doccia scrosciare e poi, solo lievemente, alcuni mugolii.

Stava piangendo cercando di trattenersi il più possibile, quella consapevolezza provocò nel moro una fitta dolorosa allo stomaco.

Come hai potuto lasciare che accadesse?

Manech strinse i pugni, si sentiva responsabile, aveva capito che qualcosa non andava, che Lucille aveva assunto un comportamento fin troppo strano nell'ultimo periodo. Ma era così arrabbiato, con lei e con le scelte che aveva fatto, per non essere stato dalla sua parte.

Il ragazzo aveva aveva voltato lo sguardo, non aveva avvisato la madre né affrontato la sorella o indagato su tutti quei movimenti strani e ora poteva vedere il tremendo risultato.

Ad un tratto la porta del bagno si aprì, Lucille venne fuori a testa bassa, coperta dalla tuta ampia che usava per dormire. Non guardò Manech, continuò a camminare fino ad infilarsi sotto le coperte.

A quel punto fu lui a prendersi di coraggio e aprire bocca.

"Lucille ... ehi" mormorò avvicinandosi al letto e poggiando delicatamente una mano sulla sua schiena.

"Lascia perdere, so di essere stata solo una stupida, mi dispiace che tu abbia dovuto assistere" disse alla fine, mugolando da sotto le coperte.

Manech era senza parole, si portò il volto fra le mani "ma che diavolo dici Lu, non è colpa tua. Quei pezzi di merda ti hanno manipolata, ti hanno spinto a fare una cosa così ... sbagliata, pericolosa ..."

"Non sai niente, Manech."

Quelle parole lo ferirono ancora una volta, perchè lei non li disprezzava? Perché continuava a difenderli?

"Allora spiegami! Perché continui a stare dalla loro parte? Perché non li denunci, meritano di pagare per questo!"

"Nessuno di loro mi ha mai costretta a fare niente, mi è stata fatta una proposta e io ho accettato" disse sforzandosi di mantenere un tono di voce chiaro "sapevo i rischi, sapevo che era illegale e umiliante, ma ho scelto di farlo perché mi faceva stare bene. Ero gelosa del tuo talento, volevo sentirmi speciale e importante così ho creduto che questo potesse farmi stare meglio con me stessa" confessò "mi avevano anche detto di smettere, hanno chiuso il giro ma un gruppo di ragazze si è messo in proprio e io le ho seguite. Ho scelto questo per la seconda volta senza badare alle conseguenze e sono finita nei casini. Gaspard non avrebbe nemmeno dovuto prendere quella telefonata"

"Cristo, smettila, non nominarlo neanche" ringhiò Manech.

"Ma è vero. Lui mi aveva intimato di smettere, che non si sarebbero più occupati di festini e noi non lo abbiamo ascoltato. Non era suo compito salvarmi stasera e non è uno buono d'animo ... forse, se è venuto lo ha fatto per te"

"Non dovevano coinvolgerti .... tu ... cazzo, cosa ti è saltato in mente ...."

"Sono colpevole quanto loro, Manech. Ci sono finita io in questa storia e io ne uscirò, piano, piano ..." disse ancora cercando di trattenere le lacrime.

"Se c'è qualcosa che posso fare" tentò di aggiungere "mi dispiace così tanto di non essermi accorto di quanto stavi soffrendo Lu"

"Se vuoi fare qualcosa per me, puoi solo darmi del tempo e non dire a nessuno quello che è successo stasera. Non addossarti colpe, non è colpa di nessuno, è solo la conseguenza delle azioni che ho compiuto" chiarì "buonanotte ..."

Il moro si sollevò, per nulla rincuorato dalle parole della sorella, sentiva una profonda rabbia dentro di sé.

"Notte Lu"

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Gaspard non era tornato a casa alla fine, aveva scritto quel messaggio perché era meglio strappare via il cerotto di netto.

Non era nemmeno sceso dall'auto, Yves non era in casa e lui aveva una chiara idea di chi avrebbe potuto trattenerlo fuori fino a quell'ora.

Rimase immobile per un tempo che gli sembrò infinito, ripassando ogni istante che aveva vissuto quella sera e poi lo sguardo pieno di rabbia che aveva visto in Manech prima che lasciasse la sua macchina.

Finirà per diventare un problema?

Aveva osato troppo, si era lasciato coinvolgere in qualsiasi cosa fosse quella che aveva condiviso con Manech e ora c'era di nuovo una lama a pendere sulle loro teste e stavolta era colpa sua.

L'attenzione di Gaspard fu catturata da un rumore di passi nella notte silenziosa, si voltò, distogliendo la mente da quei pensieri, e vide che Yves stava avanzando in tutta fretta verso di lui.

Si infilò in auto con un gesto fluido, nonostante il buio Gaspard notò che le guance dell'amico erano ancora lievemente arrossate.

"Qual è l'emergenza?" chiese Yves diretto.

"Manech sa che Lucille era coinvolta nel giro e che c'erano di mezzo delle ragazze della scuola" rispose Gaspard altrettanto chiaramente "lo dirà ad Andrea"

Yves rimase impietrito, faticava a comprendere come una cosa del genere fosse venuta a galla e cercò traccia di una motivazione sul volto di Gaspard che però appariva impassibile come sempre.

"E come cazzo lo ha scoperto?" domandò, incredulo.

"Alcune delle ragazze hanno continuato a fare delle feste senza la nostra autorizzazione, Lucille era tra queste e stanotte è stata aggredita" disse ancora con il solito tono calmo "mi ha chiamato, voleva aiuto, così sono andato a prenderla ma c'era Manech con me. Ha visto e ho dovuto dirgli cosa stava succedendo"

Yves continuava a non credere a quello che le sue orecchie stavano sentendo, non riusciva a capire come quella situazione si fosse generata.

"Perchè ... come cazzo faceva Manech ad essere lì con te? Perchè diavolo non lo hai scaricato prima di andare da lei?"

Gaspard continuò a restare impassibile anche se questa volta la sua voce tradì del disagio, quasi della colpa.

"Ho iniziato a vederlo, ci sono andato a letto" confessò "non so perchè non me ne sono liberato prima, forse volevo che vedesse, che sapesse e che mi odiasse"

E' di questo che si tratta alla fine, hai bisogno di essere mostruoso.

"Cristo, Gaspard. Ma che cazzo ..."

Fu tutto quello che Yves riuscì a dire mentre si passava le mani sul volto incapace di farsi una ragione di quel racconto. Gaspard e Manech, questo sì che era un fottuto imprevisto, e quella situazione non poteva fare altro che peggiorare.

"Mi dispiace di aver mandato a puttane la tua serata con una notizia del genere" mormorò il biondo.

"La mia serata?" ripetè Yves con una punta di disagio nella voce.

"Eri fuori, no? Non volevo farti rientrare per una cosa del genere ma ho preferito non aspettare"

"Sarei rientrato comunque" disse secco il moro, evitando di guardare l'altro negli occhi "la serata era finita e direi che adesso abbiamo problemi più grossi."

Gaspard stirò le labbra in un sorriso, era quasi una smorfia che produsse una punta di disagio dentro di Yves. Entrambi avevano capito, entrambi sapevano cosa Yves stesse combinando e forse quello era l'ennesimo modo di Gaspard di far sapere all'amico che andava bene, che non stava facendo niente di male.

"Dannazione, che diavolo hai da ridere? Dovremmo pensare al tuo cazzo di problema. Tralasciando il tuo gusto discutibile in fatto di uomini da frequentare, resta il fatto che Manech è una testa calda. Sicuramente lo dirà ad Andrea e poi? Cosa cazzo dobbiamo aspettarci?"

"Non lo so" confessò il biondo "era incazzato, non so fin dove potrebbe spingersi"

"Possiamo provare a persuadere Lucille? Farle pressione affinchè calmi il fratello?" ipotizzò Yves.

"Faremo bene a non avvicinarci a lei, Yves. Dobbiamo aspettare ed essere pronti a tutto, non posso escludere che non tornino a minacciarti con quelle foto. Mi dispiace di averti rimesso in quella situazione"

Yves strinse i pugni, odiava quella consapevolezza, la prospettiva di tornare sotto minaccia, ma Gaspard gli era stato accanto, lo aveva sostenuto e protetto, mai una volta lo aveva fatto sentire colpevole quando Andrea lo aveva messo in ginocchio.

Ora toccava a Yves mantenere in piedi entrambi, essere un sostegno per lui.

"Hanno qualcosa su di te?" chiese "hai raccontato a Manech delle cose che potrebbe usare per danneggiarti?"

"No."

"Allora stai tranquillo, vai a casa e prova a dormire un po', sei una pezza. Qualsiasi cosa succederà l'affronteremo"

Gaspard tornò a fissare Yves ma sul volto dell'altro non c'erano dubbi, era sicuro e alla fine il biondo annuì.

Osservò il moro smontare dall'auto e salutarlo con un gesto della mano, poi lo vide sfilare lungo il marciapiede ed entrare a testa alta nel palazzo.

E ora toccava a lui, doveva continuare a recitare la sua parte, non poteva crollare o mostrare disagio, doveva resistere, immobile e immutato.

__________________________

Andrea era rimasto senza parole, mentre fissava il volto funereo e agitato di Manech. Il resoconto della serata precedente era stato orribile e inaspettato, tanto che l'italiano ci mise più tempo del previsto per riordinare quelle informazioni. La rabbia che aveva sempre riservato a Yves si risvegliò come un fuoco appena sopito, ma ugualmente furioso.

"Ma che cazzo ... e io che stavo perfino iniziando a provare una sorta di pietà per quel figlio di puttana! Cristo, un giro di prostituzione alla Saint-Anthélme ...l-lei come sta?"

L'altro scosse la testa, "a pezzi, anche se sta cercando di non darlo a vedere con nostra madre. Cosa diavolo dovrei fare adesso? Sono stato un idiota. La vedevo andarsene in giro con quei vestiti costosi, frequentare quelle ragazze e rientrare a tarda notte ... come ho potuto essere così cieco?" chiese, tormentandosi.

"Senti Manech, come avresti potuto mai immaginare una cosa del genere? Non provare a darti delle colpe che non hai. Sappiamo entrambi chi è il colpevole qui"

Era tutto lì. Mesi di minacce e prevaricazioni, ma alla fine coloro che pagavano il peso di quelle azioni non erano mai i diretti interessati. Yves e Gaspard erano ancora in piedi.

"Ti sembra facile? Ero così preso dalla mia vita e incazzato con Lucille da aver scelto intenzionalmente di non fare domande. Lei non mi ha mai difeso e io ho pensato bene di fare lo stesso. Fingevo di bermi le sue bugie. Se soltanto avessi aperto gli occhi un po' prima, lei adesso ... lei non avrebbe mai ..." Manech non riusciva a proseguire, si ritrovò a chinare il capo, distrutto.

"Come cazzo può aver permesso una cosa del genere? Proprio lui ..." sussurrò Andrea, ripensando alle violenze subite da Yves. Chi diavolo poteva gettare delle ragazzine in pasto a dei lupi dopo aver vissuto sulla propria carne un'esperienza simile? Quanto bisognava essere marci e vuoti dentro per avere così poco riguardo del prossimo?

"Cosa vuoi dire?"

Andrea scosse la testa, "lascia perdere."

Odiava Yves, ma gli aveva anche promesso che non avrebbe mai parlato con nessuno della sua storia. Sapeva che non gli doveva niente, soprattutto dopo gli ultimi risvolti della notte prima ... eppure ...

"Devo tornare a casa, sarà meglio che vada a dare un'occhiata a Lucille. Sono così incazzato e frastornato. Puoi crederci? Ho continuato a frequentare Gaspard, mentre lui faceva prostituire mia sorella."

Non c'era nient'altro da aggiungere purtroppo. Qualsiasi parola di incoraggiamento sarebbe impallidita di fronte all'assurdità di quella situazione, Andrea ne era consapevole. Diede una pacca sulla spalla al suo amico e si appropriò in fretta della sua birra, rimasta intatta sul tavolo per tutto quel tempo.

Rimase da solo e pensò prima di tutto a Emilien e al motivo per cui aveva deciso di avvicinarlo. Pensò a quella sorta di altruismo che si era impossessato di lui nell'ultimo periodo ... a quella voglia di espiare i suoi rimorsi cercando di far stare meglio suo cugino. E poi ecco lì la ricompensa.

Come aveva potuto dimenticare chi aveva davanti? Yves non aveva mai chiesto il perdono di nessuno... anzi aveva sempre fatto presente con terribile precisione quanto il suo mondo fosse deviato senza possibilità di redenzione.

Apri gli occhi, Andrea. Quel bastardo non vuole aiuto.

Quel pensiero, in un certo senso, gli risollevò il morale. Non avrebbe più dovuto parlare a Emilien di Yves. Poteva vederlo e dedicarsi a lui al cento per cento, senza l'ombra del cugino ad aleggiare su quella sorta di relazione che stava tentando disperatamente di instaurare.

Non sarà facile. Lui non ti vede neanche ... sembra che ti stia usando per riempire i vuoti lasciati da qualcun altro.

Quello era il pensiero che Andrea si era fatto riguardo Emilien e il suo comportamento scostante. C'era qualcuno di dannatamente ingombrante a riempire i pensieri del biondo ... un amore tormentato, forse?

Ancora una volta, l'italiano capì che avrebbe dovuto indagare a fondo.

____________________

Gaspard e Manech.

Dove diavolo era stato Yves mentre tutto quello succedeva? Forse era troppo impegnato ad assecondare le sue perversioni all'interno dell'Heros, forse, invece, era già tormentato da Andrea e le sue minacce. Ad ogni modo, tutto quello stentava a prendere senso nella mente di Yves.

Gaspard e Manech. E Lucille.

Da quando in qua il suo amico si lasciava trascinare in relazioni così pericolose? Che fine aveva fatto la sua capacità di analizzare ogni pro e contro con la sua fredda logica? Quello era sempre stato il lavoro di Gaspard, dopotutto.

Ha perso la testa anche lui alla fine. E' così che ci sente quando anche l'ultimo pilastro saldo della nostra vita è ormai crollato?

Ma quei pensieri non avevano senso e non potevano portare a nulla. Yves era di nuovo nella stessa posizione di svantaggio di poche settimane prima ed era certo che, presto o tardi, Andrea sarebbe andato da lui a fargli pagare il conto più salato.

Era ormai pomeriggio inoltrato e Yves era certo che Manech avesse già aggiornato suo cugino riguardo la notte precedente.

Non ti resta che aspettare. Ancora una volta il tuo destino è nelle mani di qualcun altro.

E Yves era teso e sconvolto. Era la fine dei giochi? Forse Andrea era stanco di parlare e minacciare a vuoto. Chi diavolo poteva essere tanto idiota da pensare che quelle foto incriminanti fossero state veramente distrutte?

Cristo, tirami fuori da questo circolo o perderò la testa. Come si può vivere con questa spada di Damocle addosso?

Il terrore era puro e vivido, ma il francese non avrebbe mai permesso al suo viso di mostrare quello che realmente stava accadendo dentro di lui. Così mise su la sua migliore espressione vuota e uscì in corridoio. Aveva visto Andrea rientrare poco prima e non fece nulla per evitare quell'incontro, anzi si fermò sul parapetto delle scale e lasciò che l'altro lo guardasse da cima a fondo con uno sguardo che gli ricordò l'Andrea dei primi tempi.

Sa tutto e ti odia di nuovo.

Bene, pensò Yves, tutto era meglio di quella pietà rivoltante.

"Non finisci mai di stupirmi tu. Quando credevo che non potessi cadere più in basso di così ... ecco che sono costretto a ricredermi. Ti sei sentito potente mentre trascinavi la sorella di Manech nel tuo mondo di merda, Yves? Ti è piaciuto scontartela con una ragazzina?" Andrea era cereo in viso. Avanzò fino a fermarsi a pochi passi dall'altro, di fronte alle scalinate su cui il francese era ancora fermo.

"In realtà sì, mi è piaciuto" ammise Yves, schiudendo le labbra in un sorriso stirato, che forse Andrea gli avrebbe fatto sparire dal viso con un pugno. Ma il pugno non arrivò.

"Mi fai schifo" disse a denti stretti.

"Il sentimento è reciproco, se può consolarti. Hai altro di cui accusarmi o andiamo direttamente alla parte in cui tirerai di nuovo fuori le foto?"

Andrea scosse la testa, "tu non meriti neanche il tempo che sprecherei a starti dietro. Vali meno di zero, Yves ... ma questo credo che tu lo abbia già capito. Continui a preoccuparti per delle dannate foto, mentre permetti che dei pezzi di merda violentino delle ragazzine! Come puoi voltarti dall'altra parte proprio tu?"

Quelle parole colpirono Yves con la violenza di un proiettile dritto al cuore. Scattò in avanti e si bloccò quando pensava di essere sul punto di mettere le mani addosso al cugino.

"S-sta zitto. N-non osare farmi la morale come se sapessi di cosa stai parlando perché tu non hai idea!" disse in un sibilo spaventoso, quasi irriconoscibile. Poi continuò, "parli di Lucille come di una ragazzina ingenua e delicata! Una povera sprovveduta che non aveva idea del guaio in cui si stava mettendo, ma non è così! Dannazione, nessuno di noi le ha puntato una pistola contro la tempia. Lei ha scelto liberamente di presentarsi a quelle fottute feste e ne conosceva tutti i rischi. E sai perché? Perché è una povera idiota bisognosa di attenzioni e di un posto nel mondo. Lo ha fatto per sentirsi qualcuno! Per guadagnare dei soldi facili e farsi delle amicizie. N-non paragonare la sua situazione alla mia!"

Yves era tremante mentre retrocedeva verso le scale. Sentiva il peso dello sguardo di Andrea sulle spalle e il silenzio che si propagava nell'aria.

Perché si era lasciato provocare fino a quel punto? Perché aveva parlato anche più del dovuto? Suo cugino non meritava nessuna spiegazione.

"Come puoi non provare neanche un po' di pena?"

La domanda di Andrea rimase ad aleggiare tra i due, senza trovare nessuna risposta.

Mi basta la pietà che provo per me stesso.

Poi Yves risalì lungo le scale e andò a rifugiarsi nella solitudine della sua camera. Improvvisamente pensò ad Amir e, più di ogni altra cosa, pensò a quella cieca dedizione che gli riservava. Quanto tempo ci avrebbe messo a capire chi aveva davvero davanti?

Se mi conosce a fondo, mi odierà.

Che importava? Tanto era ovvio che quelli come lui erano destinati a rimanere da soli.

ANGOLO AUTRICI:

E anche questi nodi vengono al pettine XD diciamo che ormai i personaggi hanno abbastanza scoperto i reciproci segreti, non ci resta che osservarli mentre fanno i conti con se stessi e anche con ciò che provano gli uni per gli altri. Di certo questi momenti di apertura stanno favorendo anche legami più solidi e autentici. Un abbraccio e a presto <3

BLACKSTEEL

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