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30. Dilemma

Necessità di scegliere fra due ipotesi.

"Beh, sei decisamente nella merda" concluse Gael bevendo l'ultimo sorso di birra nel bicchiere.

Manech scosse la testa spegnendo la sigaretta con stizza nel posacenere "è tutto sotto controllo, non sono affatto nella merda. La situazione se mai è ... articolata"

"Articolata?" ripetè il moro divertito "fammi ricapitolare. Hai cominciato a incontrare fuori dalla scuola uno degli stronzi che ti ha umiliato, anzi, proprio il responsabile di quel volantino rivoltante di cui mi hai parlato" iniziò e Manech inspirò "avevi giurato di volerti vendicare, che era solo un pezzo di merda e che doveva pagare. Hai chiesto a me, personalmente, di mettermi in gioco per aiutare te e Andrea, ma poi, colpo di scena, ci vai a letto"

"Non ci vado a letto!" protestò il più giovane "non era preparato! E' successo!"

Gael scosse la testa e fece un gesto con la mano, a sottolineare che non fosse importante "ci finisci a letto. Ma ancora più incredibile, nonostante sia un evidente sociopatico, hai cominciato a cercarlo e provare a ... cosa? Instaurare una sorta di amicizia? Vuoi essere il suo scopamico? O forse, com'era? Avvicinarlo per carpire informazioni ...."

"Ok, ok. Basta farmi a pezzi, ho capito che non approvi" brontolò Manech bevendo un sorso.

"Non tocca a me approvare o meno, ma mi piacerebbe che ci sia almeno chiarezza nella tua mente, visto che la situazione sarà un evidente casino" replicò l'altro "se sai quello che vuoi forse riuscirai ad ottenerlo, altrimenti ti farai solo trascinare da quello che vuole lui o non vuole"

Manech tacque, sapeva che Gael aveva ragione, Gaspard era troppo dannatamente imprevedibile, troppo chiuso e diffidente perché lui potesse avvicinarlo sul serio.

Ma è questo che vuoi? Entrare in contatto con lui? Perché?

"Dio ... quell'espressione" rise Gael spostando gli occhi da Manech al bicchiere.

"Cosa? Che espressione?" protestò contrariato il ragazzo.

"Quella che hai in faccia, è la stessa di quando hai davanti una sfida che vuoi superare. Questo Gaspard deve aver acceso in te una vena competitiva" sorrise il più grande.

"Ti sbagli, sono solo curioso. Non so praticamente un cazzo di lui mentre lui sembra avere qualsiasi informazione a portata di mano, niente di più. Forse dovrei fare questo, investigare, capire che persona è, così poi potrò lasciar perdere e smetterò di sentirmi perennemente un passo indietro"

"Tu non vuoi delle informazioni, tu vuoi capirlo Manech e questo è ben diverso" disse " dammi del pazzo ma, per me, capire una persona è come leggere uno spartito. Non puoi farlo dandoci un'occhiata sommaria, sembrerebbe solo un macello. Devi stare lì, a osservare rigo per rigo, nota per nota, ti servirà tempo e devi pensarci bene prima di perdere quel tempo dietro qualcuno di cui dici che non ti importa"

Manech si rabbuiò mentre rifletteva su quelle parole e cercava un senso dietro i suoi stessi pensieri.

"Allora" disse poi Gael con tono più allegro " qual è dei due? Non ricordo più quella foto che mi avete mostrato"

"Quello biondo" mormorò il ragazzo aprendo una foto sul cellulare e mostrandola a Gael " almeno non puoi dire che non sia attraente"

Gli occhi di Gael fissarono lo schermo e il suo respiro si mozzò, all'epoca in cui Manech ed il suo amico gli avevano mostrato quelle foto i due ragazzi non significavano nulla per lui. Erano volti come altri, ma in quel momento sapeva perfettamente chi fosse il tipo di nome Gaspard.

Era lo stesso ragazzo biondo che più volte aveva visto interagire con Jean, lo stesso con cui sembrava avere una sorta di relazione malsana.

"Gael?" lo chiamò Manech e il ragazzo di riscosse non riuscendo però a nascondere il volto cupo.

"Non è niente'' disse subito.

"Non direi, tutto ok? Lo hai visto per caso?" lo incalzò nel tentativo di capire a cosa fosse dovuto quello stupore.

In quel momento Gael fu attraversato da una terribile consapevolezza, nonostante Jean soffrisse per lui e cercasse a tutti i costi di mantenere viva quella sorta di relazione, quel tipo continuava a fare i suoi comodi, andando a letto con altri.

A quel punto nacque anche una cosapevolezza dentro di sé, se avesse detto a Manech che Gaspard aveva un altro, forse il suo amico avrebbe desistito nel suo intento di capire chi fosse. D'altro canto se Manech avesse continuato ad attrarre Gaspard verso di sé, quello avrebbe smesso di invadere la vita di Jean e forse il biondo sarebbe stato meglio, lontano da quella presenza tossica.

Manech aveva la forza di affrontare gente come Gaspard, forse avrebbe persino potuto punirlo per quello che faceva alle altre persone. Mentre Jean era fragile, nonostante quello che il ragazzo gli aveva detto, non aveva controllo su quella relazione e Gael ne sapeva fin troppo di relazioni distruttive.

Manech vuole comunque farlo, lascia che indaghi, lascia che scopra punti deboli che anche tu puoi sfruttare. Non hai protetto Lèon da te, puoi proteggere Jean da Gaspard.

"No" rispose alla fine " non l'ho mai visto, sono solo sorpreso che sia così giovane uno che fa affari con Amir" poi sorrise "e che a te ora piacciono i biondi"

Manech rise e scosse la testa "non mi piacciono i biondi e sta zitto"

"Come ti pare, ma tienimi aggiornato" concluse.

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Manech sperava che la serata con Gael lo aiutasse a chiarire i pensieri nella sua testa, ma aveva avuto l'effetto opposto. Il ragazzo era cosciente che quella sera non sarebbe riuscito ad andare a letto, così prese il computer e fece l'unica cosa sensata che la sua mente riuscì a partorire.

Scrisse il nome di Gaspard su google, dandosi immediatamente dell'idiota per quel gesto, cosa avrebbe mai potuto trovare se non qualche foto e pagine social?

Manech scosse la testa ma, prima di chiudere, un articolo attirò la sua attenzione, non c'era il nome del biondo però ma quello di Pierre Girard. Si trattava del Contrammiraglio della marina militare di Francia, una carica parecchio prestigiosa, c'era una foto che ritraeva l'uomo insieme alla famiglia e Manech non ebbe dubbi, il bambino in quell'immagine doveva essere Gaspard.

Il moro restò a fissare quella foto per un po', i lineamenti duri Gaspard doveva averli presi dal padre, mentre i colori così chiari ed eterei erano della madre, la donna più bella che Manech aveva mai visto.

Preso da una morsa di curiosità sempre crescente Manech scrisse direttamente il nome dell'uomo nel motore di ricerca e gli articoli cominciarono ad apparire numerosi. Per lo più si trattava di notizie riguardanti operazioni militari e medaglie al merito, ma poi uno in particolare attirò la sua attenzione.

Laurell Girard e il mistero destinato a non essere svelato.

Manech lo aprì e constatò che si trattava di un articolo molto vecchio, non era nemmeno di una testata giornalistica molto famosa, ma di un giornale on line. Parlava della madre di Gaspard e la cosa che lasciò Manech di sasso fu che sembrava essere sparita nel nulla.

Alle prime luci dell'alba il marito si era svegliato e non l'aveva trovata in casa, non sembrava mancare molto dal suo armadio se non una piccola borsa.

La polizia aveva pensato prima ad un allontanamento volontario, poi ad un rapimento, persino ad un omicidio o un incidente stradale.

Nessuna di quelle piste era mai stata confermata, nessun corpo ma nemmeno traccia che fosse ancora viva.

Non parlare di lei!

Adesso le parole di Gaspard gli rimbombavano nelle orecchie e acquisivano tutto un altro significato per Manech.

E' questa la ferita che ti porti dentro?

Forse una delle tante, chissà quanto c'è ancora dentro di lui si chiese Manech mentre spegneva il computer e si gettava al letto.

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Victoria era in attesa davanti all'ingresso del liceo, nessuno dei suoi amici si era presentato per la colazione quella mattina e la ragazza ormai stava pensando al peggio. Scrutava la folla attentamente e non lontano scorse la figura pallida e cupa di Gaspard.

Gli andò incontro e cercò subito una spiegazione a quel volto contrito "tutto bene? Ti aspettavo al Cafè"

L'altro annuì "sì, non ho fatto in tempo a svegliarmi"

"Ma stai bene?" chiese lei fissandolo con più attenzione.

La risposta del ragazzo tardò ad arrivare perchè il suo sguardo fu catturato dalla vista di Manech che sfilava lungo l'ingresso. I due si scambiarono uno sguardo rapido, gli occhi del moro lasciarono quelli di Gaspard troppo in fretta, mentre si faceva strada a testa china lungo il corridoio.

"Gaspard?"

Il biondo si girò nuovamente a fissare l'amica che lo stava scrutando attentamente con sguardo indagatore.

"Ma che hai? Cerchi qualcuno?"

"Nessuno"

E' così che deve essere, stagli lontano, è un fastidio che non ti serve. Concentrati su quello che conta davvero.

"Andiamo, è tardi" disse e si mise in marcia verso l'ingresso.

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 Yves entrò in aula pochi secondi prima dell'inizio delle lezioni. Andò a sedere al suo solito posto, tra Gaspard e Victoria, entrambi seri e silenziosi. La bionda gli lanciò un'occhiata in tralice, nessuno dei due riusciva a capire davvero cosa avesse costretto Yves a quell'allontanamento non solo fisico, ma anche emotivo.

"E' andato tutto bene ieri sera?" si informò il moro, sentendosi inutile come un'ameba.

Gaspard annuì "per adesso sì, ma il lavoro sta diventando troppo complesso da gestire in due ... è probabile che dovremo lasciar perdere alcuni eventi."

Yves chiuse gli occhi per un lungo istante. Era tutta colpa sua.

"Mi dispiace ... forse Amir potrebbe darvi una mano." Disse a fatica, ben consapevole che quelle parole sarebbero suonata parecchio strane da parte sua. Eppure che altra alternativa avevano?

Gaspard lo guardò intensamente "lui sta già facendo abbastanza, considerato che ha anche avuto dei problemi con il personale dell'Heros."

"Problemi?"

"Il suo ragazzo è andato via. Rémy lo aiutava tantissimo nella gestione dei due locali ... ma pare che abbiano litigato. Amir non può fare più di quello che sta già facendo adesso." Si intromise Victoria che aveva seguito la conversazione dei due.

Yves tacque di fronte all'ovvietà della situazione. Era stato lui ad innescare quel processo di distruzione che ormai sembrava coinvolgere ogni campo della sua vita ... una sola dannata scelta sbagliata e adesso i loro affari erano seriamente in pericolo. Ma non era agli affari che aveva pensato mentre tentava disperatamente di salvarsi la faccia e la reputazione. Tutta la sua attenzione si era rivolta ad Andrea e alle sue minacce che avrebbero potuto trasformarsi in azioni.

Forse era perfino una fortuna che l'interesse di Andrea fosse rimasto ben fermo su di lui ... dopotutto questo gli avrebbe impedito di indagare troppo sulla figura di Amir e delle donne che lavoravano per loro.

Cosa sarebbe successo se avesse scoperto il traffico di prostituzione minorile presente all'interno della Saint-Anthèlme? E soprattutto l'implicazione di Lucille in quel giro di depravazione?

Quel pensiero fece rabbrividire Yves.

Stai camminando sul filo del rasoio ... per quanto ancora riuscirai a mantenere questo fragile equilibrio?

"Tranquillo, male che vada rallenteremo un po' con i festini. Sono certa che a breve Andrea si stancherà di venirti dietro. Dopotutto non ha ancora scoperto niente." Provò a rincuorarlo Victoria, preoccupata per l'espressione tetra sul viso dell'amico.

Yves annuì. Nessuno degli altri due aveva idea di quanto Andrea sapesse, invece. O delle umiliazioni che gli riservava ogni istante della sua vita ... di quel controllo costante che perpetrava ai suoi danni, ora dopo ora. E poi pensò al giorno prima, a quello che lo aveva costretto a vedere, al suo sorriso soddisfatto quando l'aveva incontrato in corridoio dopo la sua fuga frettolosa dalla stanza.

Sorrideva perché era consapevole di quello che Yves aveva fatto in bagno.

Non riesci neanche a gestire il tuo stesso corpo. Sei solo un burattino ... un idiota in attesa della fine. E sei stato tu a volerla.

Yves rabbrividì. Si sentiva sempre peggio ormai, come se una forza aliena e impetuosa lo avesse svuotato da ogni cosa e adesso poteva soltanto provare a procedere a tentoni nel buio, nella speranza di correre abbastanza in fretta da mantenere sempre una minima distanza dal suo carnefice.

E la lezione finì senza che il moro avesse sentito una sola parola di quella spiegazione. Si ritrovò davanti uno dei suoi compagni che stava distribuendo i test con le correzioni della professoressa. Prese il suo foglio come in tralice.

Un sette.

La mediocrità che tanto temeva.

"Che stronza ...otto e mezzo. Con noi ragazze è sempre più trattenuta nei voti." Si lamentò Victoria a mezza voce, poi lanciò il suo test nella borsa costosa e si alzò insieme agli altri due.

Yves non aveva mai perso il controllo della sua vita come in quel momento. Stava per lasciare l'aula insieme a Gaspard e Victoria quando la professoressa Gidier lo richiamò. Vide la confusione sul volto dei suoi amici, nessuno dei due aveva notato il voto insolito sul test di Yves.

"Ci vediamo dopo."

Il ragazzo sapeva cosa lo aspettava e non si sbagliò. La professoressa era preoccupata per il calo di rendimento di Yves.

"Capisco che potrebbe essere un periodo di grandi cambiamenti per voi ragazzi ..."

Il moro sollevò un sopracciglio. Quella donna non aveva idea del numero preciso e della portata dei cambiamenti che stava affrontando in quel momento.

"Ma non è una buona ragione per smettere di studiare. Mi aspetto che recuperi questo voto ... la prossima settimana la chiamerò per sentirla."

Se sarò ancora vivo, pensò Yves, sentendosi pervaso dall'ilarità, nonostante ci fosse ben poco da ridere. Forse stava perdendo la testa, si disse, forse Andrea era già riuscito nel suo tentativo di annientarlo emotivamente.

"Vuole studiare per diventare chirurgo, mi pare. Le assicuro che è una carriera in cui dovrà dare sempre il massimo. Forse crede che la matematica non gli servirà più, ma non è un buon motivo per mollare. Lei ha delle capacità fuori dal comune, quindi si impegni al massimo."

Yves annuì, mentre quelle parole insensate gli scivolavano addosso. Diventare chirurgo era solo un progetto ambizioso come un altro ... di certo lui non sentiva una particolare vocazione per quel mestiere, né gli importava più di tanto salvare la vita di qualcuno. Allora perché aveva parlato di Medicina durante la settimana di orientamento per i ragazzi dell'ultimo anno?

Forse aveva solo bisogno di una scusa per andar via da Parigi, e quale motivazioni migliore del voler frequentare una buona università all'estero?

Forse da anni, e inconsciamente, stava già costruendo un percorso che lo avrebbe condotto via da lì... una sorta di pass per un luogo ideale, dove nessuno aveva mai sentito parlare di Yves Clairmont e dove lui poteva essere tutto ciò che voleva.

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Amir seguiva il ragazzo da vicino. Andrea era venuto fuori da un negozio di elettronica e si era immesso in una via secondaria intorno a Place de la Concorde, mentre l'arabo continuava a camminare a pochi metri da lui, pronto ad avvicinarlo quando sarebbe arrivato in un punto meno caotico. Alla fine lo seguì fino alla fermata della metro, lo vide accendere distrattamente una sigaretta e ticchettare con il piede come se seguisse una melodia che soltanto lui poteva sentire.

Gli si avvicinò da dietro e parlò a voce abbastanza alta da farlo sobbalzare "te la stai spassando, vero? Scommetto che sei soddisfatto per come stanno andando le cose."

Andrea si era voltato in fretta, e subito la sorpresa si era tramutata in divertimento nel riconoscere Amir "sei venuto qui per minacciarmi? Sai, mi aspettavo una tua visita, in effetti. Voglio solo ricordarti che non sono l'unico a custodire quelle foto, quindi se dovesse capitarmi qualcosa ... beh, devo davvero continuare a descrivere la merda che vi ritrovereste addosso?"

Amir scosse la testa seccamente "stammi a sentire, figlio di puttana. Hai avuto la tua vendetta e ora è arrivato il momento di lasciarlo in pace prima che sia troppo tardi. Sa che hai quelle foto e che potresti usarle ... non ti darà più problemi."

Andrea fu colpito da quelle parole. Aveva già immaginato una lunga variante di possibilità in cui Amir l'avrebbe minacciato, pestato, terrorizzato ... ma quelle parole suonavano più come una preghiera affinché Yves non ne uscisse troppo malconcio da quello scontro.

"Ma bene. Sei anche il suo pappone adesso? Deformazione professionale?" Andrea rise piano, divertito da quella situazione inaspettata, ma interessante. Le cose si facevano senza dubbio più intricate adesso."Credevo che ti preoccupassi più dei tuoi affari che di quello che potrebbe capitare a lui. Mio cugino non è proprio il genere di persona a cui affezionarsi" aggiunse poi, osservando con attenzione lo sguardo gelido del più grande.

"Gli stai facendo del male, Andrea. E neanche tu puoi volergli fare tanto male.

"Oh, fanculo. Yves non è un bambino da proteggere. E' un pezzo di merda di prima categoria e se lo conosci anche solo un po' saprai che non sto mentendo! Ti stai davvero preoccupando per uno come lui?" Andrea era incredulo. Quella conversazione non aveva senso. Amir rischiava il carcere se quelle foto fossero trapelate ... avrebbe dovuto pregarlo per risparmiarlo da una sorte del genere, invece era lì a parlare di Yves e del male che stava subendo.

E poi capì. L'atteggiamento rabbioso di Rémy, il piano che aveva congegnato per incastrare Yves, pur sapendo che Amir ci sarebbe finito in mezzo ... era tutta una vendetta nei confronti di entrambi.

"Cristo Santo ... ti sei innamorato di mio cugino" Andrea rimase a bocca aperta per quell'illuminazione.

Amir non negò, né avrebbe avuto senso farlo. Non era lì per parlare di un amore che non si sarebbe mai concretizzato. Lui voleva solo aprire gli occhi di Andrea e costringerlo a vedere il pericolo dietro le sue azioni.

"Lo farai ammazzare. L'ho incontrato l'altra sera ed era a pezzi in un modo così spaventoso che mi ha sconvolto. Si sente braccato, sa che non gli stai lasciando nessuna via di uscita e se gli succede qualcosa ... Andrea, se lui dovesse fare qualcosa di irreparabile ... io poi verrei da te e non mi importerebbe di quello che potrebbe succedere a me o al locale, te lo assicuro..." Amir si fermò, si sentiva sul punto di perdere la poca lucidità che possedeva ancora.

"Cosa? Ammazzarsi? Dio... no che non si ammazzerebbe. Per delle dannate foto poi?" la sola idea lo faceva ridere. Forse era tutto un piano per farlo preoccupare, pensò Andrea, una sorta di espediente per fargli pensare al peggio e farlo desistere.

"No, io non mi ammazzerei per un paio di foto e scommetto che non lo faresti neanche tu. Ma lui ha vissuto qualcosa di diverso ... qualcosa che l'ha cambiato. Non so praticamente nulla, eppure non ci vuole un genio per capire che ha dei fottuti traumi alle spalle. Stai giocando con il fuoco."

"Certo, quindi dovrei dimenticare tutto quello che ha fatto passare a me e a chissà quanti altri. Ma ti senti? I suoi presunti problemi non giustificano quello che fa!" commentò Andrea.

"Cristo, cerca di essere più lucido di così. Volevi una vendetta? L'hai avuta. Hai le foto, hai tutto quello che ti serve per tenerlo a bada a scuola e a casa, ma molla la presa adesso, finché sei in tempo."

L'italiano era confuso. Perché Amir lo stava coinvolgendo in quell'insensato tentativo di psicanalizzare Yves? A lui non importava. Voleva solo divertirsi un po' a spese del cugino.

"Non capisco ... è stato lui a mettermi in questa posizione. Che diavolo vuoi da me? Cosa dovrei fare?"

"Andrea, tu sei l'unico che potrebbe portarlo a confidarsi. Tiragli fuori quello che ha passato, spingilo a condividere i suoi traumi e poi dagli una mano a rimettersi in piedi. E' un essere umano e ha bisogno di aiuto"

"Cosa? Io?" l'italiano si guardò intorno con aria smarrita, "perché non lo fai tu?"

"Perché non ne ha mai parlato con nessuno! Dubito che Gaspard o Victoria sappiano realmente cos'è successo. Non si confida e non lo farà mai! L'unico modo per farlo parlare è con la minaccia e tu hai le foto. Usa la tua posizione di vantaggio per qualcosa di sensato almeno." Disse secco Amir, sentendosi terribilmente male per quello che aveva appena chiesto all'altro di fare.

"Ma lui mi detesta ... sono l'ultima persona al mondo con cui sceglierebbe di parlare di sua spontanea volontà."

"Fortunatamente non abbiamo più problemi di libero arbitrio. Che dici? Tu gliel'hai tolto." Ribatté il più grande con un tono acido.

"E chi ti dice che a me importi abbastanza di lui da prendermi la briga di indagare? Potrei semplicemente continuare a divertirmi. Ieri sera abbiamo visto un porno insieme. Dovevi vedere la sua faccia ... ops, ora che ci penso vedrò di invitarti la prossima volta. Alla luce dei nuovi fatti credo che partecipare ti piacerà." Andrea aprì le labbra in un sorrisetto divertito.

Amir rimase immobile. Si sentiva sul punto di scattare "cosa diavolo lo stai costringendo a fare?"

Andrea fece spallucce "Niente di grave. Sto lavorando sulla sua repressione, per essere precisi ... lo spingo a comportarsi come qualsiasi altro ragazzo arrapato della nostra età. Stasera ho in mente di portarmi a casa qualcuno e invitare Yves a vedere come passiamo la serata. Se gli va potrebbe anche unirsi a noi ... dopotutto credo che mi piacerebbe essere il primo a illuminarlo su certe cose" concluse con malizia.

La mossa di Amir fu fulminea. Andrea si ritrovò spinto contro il muro, stretto nella presa ferrea dell'arabo che si chiudeva intorno al suo collo. Non stava stringendo per soffocarlo e quel semplice gesto sembrava costare al più grande tutto l'autocontrollo che possedeva.

"G-gelosetto? Non sei davvero riuscito neanche ad avere un bacetto nella solitudine di quel bel locale?" Andrea ridacchiò, ben consapevole che Amir non avrebbe fatto nulla. Era lì per proteggere Yves. Strangolarlo a morte non avrebbe di certo aiutato la causa.

"Non devi toccarlo."

"E se fosse lui a volerlo, Amir?" lo provocò l'italiano, gustandosi l'espressione sempre più rabbiosa e sconvolta sul volto dell'altro, "a quel punto che diresti? Lo farò esplodere ... lo metterò talmente tanto a dura prova che alla fine sarà lui a chiedermi di partecipare. E al diavolo la psicanalisi"

Amir lo lasciò andare talmente in fretta che i piedi di Andrea non lo ressero. Cadde carponi sul pavimento, sotto le occhiate preoccupate dei pochi che avevano assistito a quella scena. Amir era andato via in tutta fretta, scomparendo oltre le scale del sottopassaggio e lasciando l'italiano in preda ad uno strano stato mentale.

Sapeva che Amir era andato via perché l'alternativa di ammazzare di botte Andrea stava diventando ogni secondo più allettante. E, nonostante le provocazioni, quel tipo aveva scelto di proteggere Yves fino alla fine.

Lo ama ... è pazzo di lui. Di quel figlio di puttana indegno ...

Incredibile. Eppure quella storia dei traumi del passato l'aveva colpito. Andrea era stato talmente impegnato a gongolare per quella vittoria da aver dimenticato un paio di cose essenziali: come l'affare del processo. Nessuno voleva parlarne e bastava questo a risvegliare la curiosità di Andrea.

Presto o tardi avrebbe fatto una bella chiacchierata con il cugino, avrebbe preteso che gli parlasse con il cuore in mano, ma prima di quel momento voleva ancora divertirsi un po' con lui.

Ti farò perdere il controllo. Giocherò con la tua mente.

Andrea capì che Yves non lo avrebbe stancato così in fretta.

ANGOLO AUTRICI:

Benvenute nel capitolo in cui la gente cerca di capirci qualcosa XD Le situazioni si muovono parallelamente e sembra che i nostri Andrea e Manech vogliano conoscere il nemico molto più da vicino. Cosa porterà questa attenzione particolare? Non vi resta che scoprirlo <3

BLACKSTEEL

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