29. Siderale
Di un freddo intenso e gelido.
E' un cazzo di casino.
Gaspard chiuse per un attimo gli occhi e poi li riaprì, quel pensiero lo aveva attraversato e gli si era incastrato nel cervello. Si sistemò meglio sylla sedia del banco e tornò a fissare Yves che stava davanti a lui.
Il moro era ogni giorno più distante, come se fosse immerso in una bolla impossibile da penetrare, quella consapevolezza rendeva Gaspard tremendamente nervoso.
Non ti dirà mai cosa gli succede.
Era ovvio anche quello, il biondo conosceva Yves troppo bene per sapere che una bevuta e due chiacchiere non gli avrebbero fatto sputare la verità. Qualsiasi cosa fosse, Yves stava cercando di gestirla a modo suo, perché doveva per forza esserci dell'altro.
Cosa ti sta succedendo Yves? Qualche squallido pedinamento non può farti questo.
E poi c'era il giro di affari, le serate stavano continuando, ma gestire quel genere di cose in due e fingere che fosse tutto normale cominciava a essere complicato.
Inspirò incerto su cosa fare, poteva essere rischioso prendere l'argomento con Yves senza capire prima l'origine di quell'anomalia.
Poi qualcos'altro attirò l'attenzione del biondo, Manech era entrato in aula con passo svelto, come di consueto non si erano scambiati alcuno sguardo, né l'altro aveva lasciato intendere di aver notato la sua presenza o che fosse rilevante per qualche motivo, ma poi Gaspard notò un dettaglio che non poteva essere trascurato.
Yves non aveva detto nulla, né in quel momento e nemmeno in altre occasioni precedenti. Era quanto mai assurdo che il suo amico tralasciasse delle battute o dei commenti di scherno rivolti a Manech, che quello potesse sentirli o meno.
Ma adesso nulla, negli ultimi giorni a stento incrociava il suo sguardo e forse quel modo di porsi così schivo anche nei confronti del biondo poteva avere un significato diverso.
E se lo sapesse?
Quel pensiero si insinuò pericolosamente nella mente di Gaspard ma con una chiarezza disarmante. Se Manech avesse rivelato quello che avevano fatto a Yves? Per vendetta e ricambiare i torti subiti. Se ci fosse quella consapevolezza dietro al comportamento distante e anomalo di Yves?
Il biondo strinse i pugni, non avrebbe potuto affrontare direttamente con Yves quel discorso ma avrebbe ottenuto le risposte che voleva.
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Manech era entrato al jazz club con dei propositi poco dignitosi, non toccava a lui suonare quella sera ma sperava di poter vedere Gaspard di nuovo. Non si erano più parlati da quando erano finiti a letto insieme e lui non sapeva come si sentiva in proposito.
Non nascose a sé stesso che gli capitava di pensarci, di indugiare più volte con la mente a quel ricordo e si chiedeva cosa poteva ancora succedere.
Arrivato nel sotterraneo individuare Gaspard fu semplice, spiccava fra la folla come una stella in un cielo buio. Se ne stava appoggiato alla parete, con lo sguardo lontano e vacuo, al suo fianco c'era un altro ragazzo.
Doveva essere di qualche anno più grande di loro, rideva e gli parlava in modo ammiccante ma Gaspard non sembrava particolarmente colpito dalla sua presenza.
Così Manech avanzò, facendosi strada fra la folla fino a fermarsi a pochi passi da lui.
"Ehi"
Lo sguardo glaciale di Gaspard si era spostato dalla folla dritto verso Manech, lasciandolo quasi pietrificato. Nonostante all'apparenza sembrasse perfettamente calmo, quegli occhi erano fiammeggianti, un mix di rabbia e disgusto.
Manech fu sul punto di aggiungere altro ma non ne ebbe il tempo, Gaspard aprì bocca per primo.
"Sei venuto a elemosinare un'altra scopata?"
Quella frase restò lì a galleggiare per qualche istante, mentre il cervello di Manech la recepiva e il suo corpo veniva scosso da altrettanta furia.
"Vaffanculo, cosa cazzo hai che non va?" ringhiò il moro dandogli una spinta che fece cozzare l'altro contro la parete.
"Non sono io la viscida serpe che desiderava la sua occasione per segnare un punto" replicò il biondo con voce disgustata.
Il ragazzo che stava accanto a Gaspard si allontanò velocemente, capendo che fra quei due si sarebbe scatenato presto qualcosa di molto pericoloso, mentre Manech continuava a fronteggiare l'altro senza mostrare segni di cedimento.
"Di cosa cazzo stai parlando? Sarei io la serpe? Forse mi hai scambiato per il tuo fido compare" ringhiò.
Gaspard scattò in avanti, facendosi più vicino al moro e più minaccioso "volevi tanto la tua vendetta da quattro soldi? Vuoi provare a negare di essere andato da lui a raccontargli tutto?"
Manech continuava a fissare il biondo senza riuscire a comprendere di cosa stesse parlando e questo fece montare la rabbia sempre più rapidamente dentro Gaspard.
Afferrò Manech per un braccio e lo trascinò lungo le scale e poi fuori dal locale, quando furono all'aperto lo lasciò.
"Vuoi farmi credere che il fatto che Yves a stento ti guardi sia una coincidenza?" lo incalzò "non fa più commenti su di te, non incrocia nemmeno il tuo sguardo ed è evasivo con me. Mi parla a fatica, sembra che non riesca a guardarmi in faccia. Pensi che non mi accorga di cose del genere?"
La mente di Manech fu attraversata da una brutale consapevolezza e Gaspard aveva ragione, lui sapeva cosa c'era dietro al comportamento di Yves, ma non si trattava di quello che era accaduto fra loro ma ovviamente il biondo non poteva saperlo.
Non glielo hai detto Yves, sei così insicuro e pieno di vergogna che non hai parlato nemmeno al tuo migliore amico. Gaspard non sa niente.
"E tu hai dedotto ovviamente che sia colpa mia? Non sarà che ti sta sfuggendo qualcosa?" lo punzecchiò il moro.
Gaspard assottigliò gli occhi "di cosa cazzo parli?"
"Beh, non saprei, scoprilo. Sei tu quello che ha tutto sotto controllo, no? Io di certo non vado in giro a dire che abbiamo scopato, nemmeno a uno come Yves"
L'altro fissò Manech dritto negli occhi, alla ricerca di qualche indizio, qualcosa che gli facesse cogliere la menzogna dietro quelle parole, ma non ne trovò.
Ha ragione, non è nel suo stile.
Quella consapevolezza bruciava nel petto di Gaspard, se non era colpa di Manech poteva solo significare che ci fosse qualcos'altro di più grosso. Ancora Amir? O forse Andrea? C'erano fin troppi uomini coinvolti nella vita di Yves perché lui potesse gestirli.
"Ti sei dato una calmata adesso?" Manech aveva ripreso a parlare e si era acceso una sigaretta.
Lo stava fissando interrogativo, quasi come se cercasse di compatire il suo stato di agitazione e questo fece irritare Gaspard. Osservò la posa rilassata del ragazzo, nonostante gli avesse riversato addosso la sua rabbia, Manech sembrava perfettamente calmo, come se nulla fosse successo.
"Ero già calmo, non mi hai visto quando mi incazzo" precisò il biondo.
"Va un pò a dirlo al tipo che voleva rimorchiarti, se l'è data a gambe" replicò con tono derisorio.
Un fremito scosse lo stomaco di Gaspard, detestava quell'atteggiamento sfottente ma allo stesso tempo era in qualche modo eccitante. Lui era temibile, implacabile, freddo, aggressivo, nessuno osava mai, alcuni temevano persino di guardarlo in faccia.
Ma non Manech, non fa altro che sfidarti.
Osservare la posa rilassata del moro mentre fumava quella sigaretta fu snervante, Gaspard eliminò la distanza fra loro e con un gesto rapido gli prese la sigaretta dalle mani e la gettò a terra, spegnendola con un gesto secco del piede.
Manech continuò a mantenere il suo atteggiamento calmo e portò gli occhi a fissare quelli del biondo.
"Che c'è? Vuoi elemosinare una scopata?" disse poi candidamente.
Gaspard spinse Manech contro la parete, lo afferrò per il collo stringendo l'altra mano in un pugno pronto a colpirlo. Ma il moro si proiettò in avanti, afferrando il viso di Gaspard e premendoci contro il suo.
Quel bacio fu selvaggio e aggressivo, Gaspard dischiuse il pugno per piazzare le sue mani sul polsi di Manech e spingerli contro la parete fredda del palazzo. Le loro labbra si inseguirono per alcuni minuti, fra il rabbioso e l'eccitato, poi Gaspard si spostò lungo la mandibola di Manech e giù sul collo. Mentre il moro liberava una mano dalla presa e la faceva scivolare lungo il corpo di Gaspard alla ricerca della sua pello sotto la camicia.
Riprendi il controllo dannazione.
Gaspard si scostò da quel corpo con un gesto brusco alla fine, ansimando, notò che anche l'altro era visibilmente scosso, con le labbra piene e arrossate.
"Perchè non puoi lasciare che semplicemente le cose accadano?" chiese il moro scuotendo la testa.
Quella domanda colpì Gaspard troppo profondamente e si maledì.
Perchè questo moccioso deve sempre trovare un modo per farti arrancare?
"Perché per uno come te non ne vale la pena" rispose secco e sprezzante.
In tutta risposta Manech rise "oh ma certo, vorresti che fosse così, vero?" sbottò "ti accontento. Ignorami, disprezzami, fai finta che quella notte sia dimenticabile e rifugiati nel tuo castello di ghiaccio" lo canzonò "se mai avrai voglia di vivere per un paio d'ora, fammi un fischio, sai dove vivo"
Gaspard era rimasto immobile, rigido come una statua di granito mentre vedeva Manech scuotere la testa e allontanarsi lungo il marciapiede.
Cosa farai ora? Andrai da Jean ad umiliarlo? Così avrai ancora la sensazione di avere potere su qualcuno. Proprio come farebbe tuo padre, se non sai dominare qualcuno, corri da una puttana per sentirti forte.
Gaspard scacciò quei pensieri, stringendosi nella giacca e cercando di contrastare il senso di nausea che gli si era arrampicato lungo lo stomaco. Doveva stare solo, doveva pensare, doveva riprendere il controllo e capire cosa cazzo stava succedendo intorno a lui.
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Il silenzio aveva ammantato l'intera residenza dei Clairmont quel pomeriggio. Niente di nuovo, pensò Andrea, quando prese le scale per raggiungere le stanze da letto al piano superiore. Era stato talmente magnanimo da concedere a Yves qualche giorno di pace, ma si trattava soltanto della calma prima della tempesta. Era certo che il cugino ne fosse pienamente consapevole e che stesse vivendo quelle ore con il solito terrore addosso, tormentandosi su quello che sarebbe accaduto da quel momento in poi.
Perché Andrea aveva solo iniziato.
La porta di Yves era chiusa a chiave come sempre, ma all'italiano bastò bussare con forza per farsi aprire. Il cugino non aveva mai avuto una cera così terribile. Era stato male, diceva Lydia, ignorando però il reale motivo dietro quel malessere che aveva immobilizzato Yves a letto per due giorni interi.
"Non mi inviti a entrare?" Andrea irruppe nella stanza un attimo dopo. Poi posò lo sguardo sull'altro, ancora immobile accanto alla porta, troppo sconvolto per opporsi o anche solo parlare. L'italiano sospirò "ieri ero quasi sicuro che avresti fatto una scenata dalle tue, sai? E invece ti sei perfino scusato con Manech come un bravo bambino servizievole. Devi proprio tenerci al tuo piccolo, sporco segreto se sei disposto ad ingoiare quel poco di dignità che ti è rimasta."
Yves tremò "c-cos'altro vuoi adesso?"
Andrea fece spallucce e rise appena "Torturarti. Fartela pagare e forse, se avanza un po' di tempo, anche provare a capire cosa cazzo ti passa per la testa"
"Buona fortuna allora" commentò secco Yves.
"Credevo che sabato te ne saresti andato all'Heros, in fin dei conti ora non hai più niente da perdere. O meglio, hai già perso tutto." Si corresse l'italiano prima di aprire le labbra in un ghigno divertito e allo stesso tempo pericoloso. Si aspettava una risposta dal cugino, ma dopo qualche attimo gli fu chiaro che non l'avrebbe avuta.
Lui era perfettamente immobile, rigido e pallido come una statua di marmo.
"Ero certo che condividessi tutto con i tuoi amici, ma pare che Gaspard e Victoria ne sappiano anche meno di me sul tuo conto" continuò imperterrito Andrea, facendosi lentamente più vicino all'altro, "che pessimo essere umano, che pessimo amico sei. Beh, scommetto che le cose andrebbero diversamente se decidessi di illuminare un certo biondino di mia conoscenza ... scommetto che ritrovarsi su quelle foto non gli piacerebbe affatto. Comincerebbe a porsi delle domande su di te, a chiedersi perché il suo amico le custodisse così gelosamente."
Ecco fatto. Yves sembrava in grado di reagire soltanto a minacce dirette come quella. Gli occhi del francese erano vigili e infiammati mentre cercava delle parole che uscirono dalla sua bocca a stento.
"Non ci provare! I-io sono stato ai patti! Ho fatto tutto quello che mi hai detto di fare, perfino strisciare dal tuo amico e sottostare alle sue umiliazioni!"
"E se questo non basta, Yves?" Andrea assaporò ogni sillaba di quelle parole e soprattutto l'effetto che stavano avendo sul cugino, "mettiamo caso che non sono comunque contento di te. Mettiamo caso che io voglia farti stare peggio di così ..."
Yves deglutì forte, era cianotico "N-non puoi. Tutto, ma non le foto."
Andrea portò gli occhi al cielo, esasperato "sei così stupido da credere che mi giocherei il vantaggio delle foto così presto? No, prima voglio tirarti fuori un po' di cose interessanti, cugino. Altrimenti dove starebbe il divertimento? Te lo avevo detto che sarebbe stata una tortura lenta. Quindi io e te adesso ci mettiamo a parlare da bravi confidenti e tu sarai sincero come davanti al tuo confessore!"
"P-palare di cosa? Che diavolo vuoi, Andrea? Prima o poi mi sputtanerai! Che senso ha parlarti? Tanto sappiamo già come andrà a finire."
"Non è detto. Ho un vantaggio su di te e questo vantaggio potrebbe servirmi in futuro. Ti consiglio di stare al gioco ... forse potresti anche salvarti la pelle, cugino. In fondo ti chiedo soltanto un po' di sincerità. Se poi sei così convinto di farla finita ... beh, allora potrei divulgare le tue foto già ora. Cosa scegli?"
"No. Parliamo." Yves scattò, la sola idea che quelle foto finissero in giro per la scuola lo atterriva. Andrea sapeva che avrebbe fatto di tutto per impedire o solo provare a posticipare l'inevitabile.
"Bene, in fondo anche tu sei ragionevole, ne ero certo."
Così l'italiano sorrise candidamente, poi andò a sedere sul letto di Yves e fece segno all'altro di fare lo stesso. Il moro si costrinse a camminare fino a lì, poi si appoggiò rigidamente contro il materasso, ben lontano dal suo carnefice.
"Parliamo. Allora Yves, da dov'è nata questa passione per il sesso a pagamento? Credi che pagandoli tapperai loro la bocca per sempre? O è proprio il pensiero di pagare per un servizio a eccitarti?" Andrea parlò con un tono incredibilmente gioviale, come se la conversazione non stesse vertendo su temi delicati per l'altro.
Yves aveva trattenuto il respiro. Aveva gli occhi appena strabuzzati e sembrava incapace di incrociare lo sguardo del cugino.
"N-non vado a letto con nessuno" sibilò a fatica il francese, facendo prorompere il moro in una grossa risata.
"Yves, caro cugino ... devi essere sincero con me. Altrimenti che senso avrebbe questa chiacchierata, eh?" lo incalzò Andrea con un tono dolce come zucchero, "se vuoi rivedere le foto basta dirlo."
"Quella è stata la prima e l'ultima volta che ho permesso a qualcuno di toccarmi!" Yves era balzato in piedi, il suo sguardo era spaventoso mentre retrocedeva verso il muro, stretto nelle sue stesse braccia in un atto disperato di protezione.
"Io guardavo ... guardavo e basta. C-chiedi ad Amir se non mi credi!" urlò di getto il francese, sempre più disperato.
Andrea rimase a bocca aperta, ci mise più di qualche secondo per processare quelle informazioni del tutto inaspettate. Solo allora esplose in una risata di puro divertimento.
"Ma dai ... ti piace guardare. Il mio piccolo voyeur francese! Certo che non si smette mai di imparare"
"Sta zitto!" Yves urlò di rabbia per sovrastare quella risata bassa e inarrestabile. Andrea era piegato in due e ritrovò il controllo soltanto dopo parecchi minuti. Aveva le lacrime agli occhi quando sollevò di nuovo lo sguardo sul cugino, sempre più lontano da lui e rigido contro il muro.
"Dovevo capirlo. Tutte le volte che ti ho avvicinato o ti ho toccato sembravi sul punto di svenire o aprirmi la gola con un morso. Eppure mi dispiace per te, non sai cosa ti sei perso ... forse stavi iniziando a capirlo. Dannazione, ti ho proprio rovinato la festa l'altra sera, eh?"
Yves non rispose, tutto in lui sembrava sul punto di crollare a pezzi, ma l'italiano non aveva finito con lui. Conosceva il suo punto debole e ormai niente gli avrebbe impedito di sfruttarlo a suo favore. Così si sollevò dal letto con uno scatto e subito notò il cugino spingersi ai margini della stanza, atterrito da quel movimento brusco.
"Sta tranquillo. Voglio solo sdebitarmi per aver mandato a puttane la tua scopata. Mandare a puttane ... una scelta di parole davvero appropriata da parte mia, non trovi?" continuò a ridere, divertito dal proprio senso dell'umorismo. Peccato che suo cugino sembrava sul punto di vomitare l'anima sul tappeto.
"Va a sederti sul letto e non farmi incazzare. Non ti avevo detto che potevi alzarti e andare dove ti pare. O sbaglio?"
"Figlio di puttana." Yves aveva parlato a denti stretti, nonostante la furia ben percepibile dalla voce, alla fine era andato a sedersi ancora una volta. Andrea sentiva i suoi occhi rabbiosi perforargli la schiena mentre sedeva alla scrivania e iniziava ad armeggiare con il computer.
"Password?"
Yves si mise al suo fianco un istante dopo, si piegò e le sue dita volarono sulla tastiera. Andrea rise, "sai che se te la chiedessi me la dovresti comunque dire, vero?"
"E io la cambierei di nuovo."
"E poi te la chiederei ancora." Concluse per lui Andrea, ma decise di lasciar perdere quella sottigliezza, dal momento che lo schermo era stato sbloccato e Yves era tornato al suo posto come un bravo bambino. L'italiano aprì il motore di ricerca e inserì poche parole precise. Non vedeva l'ora di iniziare quella nuova forma di tortura privata e vedere il cugino perdere quel poco di controllo a cui continuava scioccamente ad aggrapparsi.
Alzò il volume e cliccò su play. Poi andò a sedere sul letto, accanto al viso sconvolto di Yves.
"C-che cazzo ..."
Andrea sorrise, "Non è molto, ma farà il suo lavoro. Toccati pure se vuoi ... non farti problemi per me."
Yves era senza parole mentre i suoi occhi finivano per fissarsi sullo schermo del computer, dove una coppia di uomini nudi e dai fisici perfetti iniziava a toccarsi con foga. I suoi piedi stavano per agire prima di tutto il resto, stava per alzarsi e andar via, quando sentì la mano di Andrea premere sul suo petto.
"No, no. Tu rimarrai qui, cuginetto. Rimarrai qui e ti godrai i trentacinque minuti di video. Altrimenti ... foto." Precisò con una calma spaventosa.
Yves tremò sotto lo sguardo impassibile di Andrea. Non c'era scampo e lo sapevano entrambi. Così il francese fu costretto a rimanere e a guardare tutto sotto le occhiate penetranti dell'altro.
Andrea non era sicuro di quale spettacolo tra i due fosse in grado di farlo godere di più. La scopata a regola d'arte del porno o lo sguardo fisso e provato del cugino? I gemiti si stavano facendo alti a mano a mano che il più piccolo dei due veniva spinto di peso contro un muro e succhiato a dovere.
"Wow ... ti dispiace se ne approfitto?" Andrea abbassò la cerniera dei pantaloni e infilò la mano lungo la fessura, mentre i suoi occhi eccitati puntavano il viso sconvolto e pallido del cugino. Yves non era riuscito a parlare, aveva scostato lo sguardo dall'altro e si era costretto a guardare altrove, nonostante tutta l'atmosfera fosse ormai impregnata di gemiti e sesso. Andrea si stava toccando sul serio, lo faceva con lentezza, seguendo i ritmi che gli davano più piacere e chiedendosi se Yves stesse sbirciando almeno una volta. No, non lo guardava. Aveva preferito il porno a lui.
"Y-yves non sai cosa ti perdi ... andiamo ... lo so che sei eccitato quanto me." Mugolò Andrea, adesso con i pantaloni abbassati fino allo cosce.
"F-fai schifo"
"Ah, sì?" poi l'italiano aprì gli occhi e li puntò sulla tuta dell'altro, "cuginetto, hai scelto l'indumento sbagliato oggi. Non riusciresti a nascondere quell'erezione neanche se ti trovassi dall'altra parte della città."
Per Yves quelle parole furono come uno schiaffo. Si era messo in piedi a fatica, tremante e sconvolto per la rabbia e l'eccitazione che non era riuscito a tenere a bada, nonostante tutto. Non sarebbe riuscito a resistere lì dentro neanche per un solo minuto. Corse via, sbattendo la porta dietro con rabbia e corse fin quando non finì dall'altra parte del corridoio, lontano dai gemiti e dal corpo di Andrea.
Era in bagno, appoggiato coi gomiti contro le piastrelle fredde, in attesa che quelle sensazioni travolgenti e sbagliate sfumassero via veloci com'erano arrivate, ma non stava succedendo.
Non riusciva più a resistere a quel richiamo ... opporsi significava solo dolore e frustrazione.
E Yves voleva soltanto che quel bisogno spaventoso finisse una volta per tutte.
E lo fece. Chiuse la porta a chiave e con un gesto disperato tirò giù la tuta. La sua erezione era gonfia e faceva male, soltanto le sue mani avrebbero potuto darle sollievo ormai. Si toccò prima lentamente, stringendo le dita contro la pelle bollente, per poi aumentare di ritmo in base alle sue esigenze. Perse il respiro e il contatto con la realtà.
Mi piace. Mi piace da impazzire.
Gli sembrava di percepire i gemiti dei due ragazzi del video, che risuonavano nelle sue orecchie come un canto tentatore. Perché non riusciva a trattenersi? Perché gli sembrava di percorrere una strada a senso unico ormai?
E' troppo tardi. Hai provato a trattenerti in tutti i modi possibili e immaginabili. Adesso è troppo tardi.
Yves era sul punto di venire, piegato sul lavandino del bagno, con gli occhi chiusi per evitare il suo riflesso allo specchio che di certo lo avrebbe disgustato.
Era all'apice e un altro flash lo colpì in pieno. Un tatuaggio tribale su un avambraccio sodo, le spalle allenate nella t-shirt bianca e quasi trasparente. Il profumo del cuoio ...
Yves venne senza potersi controllare. Era stata un'esplosione dei sensi che lo lasciò tramortito contro il pavimento, con il suo seme scivoloso e denso tra le dita.
Non riusciva a destreggiarsi tra il piacere e l'orrore per quello che aveva fatto. Erano emozioni contrastanti.
Si sentiva sporco e colpevole.
Guarda come ti sei ridotto. E' bastato così poco per farti a pezzi ...
E poi c'era stato quel flash, quel dannato momento in cui le sue difese erano bassissime e Amir era riaffiorato da qualche zona remota della sua mente.
Perché un uomo? Perché Amir?
Yves si sollevò in fretta e prese a lavare le mani sporche, raschiandole contro una spugnetta fino a farsi male. Doveva lavare via lo sporco. Era l'unico modo per preservare la sua sanità mentale.
ANGOLO AUTRICI:
Nuovo capitolo e nuove gioie ... ah no, niente gioie XD Tra Manech e Gaspard si segna una nuova spaccatura, a causa di tensioni esterne ma anche orgoglio interno dei due che hanno dei caratteri molto forti. Mentre fra Andrea e Yves la situazione diventa sempre più tesa, con il nostro caro italiano che è intenzionato a spingere il cugino ben oltre il suo limite. Gaspard capirà cosa c'è dietro? Andrea riuscirà a fare chiarezza su Yves e i suoi modi a lui fin ora incomprensibili? E Yves sopravviverà a tutte queste emozioni? XD per scoprirlo continuate a seguirci. Un abbraccio.
BLACKSTEEL
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