12. Incontaminato
Esente da qualsiasi tipo di degradazione morale; integro, puro.
Manech aveva ormai familiarizzato con la realtà di essere lo zimbello della scuola. Come aveva potuto tristemente notare dall'assenza di provvedimenti, il preside si era chiamato fuori dal far partire una vera indagine sull'accaduto.
Il ragazzo ormai veniva additato nei corridoi e le occhiate di scherno non erano diminuite nonostante fossero passati alcuni giorni da quei volantini.
La scuola si era divisa in due categorie per lui, quelli che lo deridevano e spalleggiavano la perfidia di Yves e del suo gruppetto, e quelli che non gli rivolgevano la parola nel tentativo di restare neutrali e salvarsi da possibili ripercussioni.
Come se far finta di nulla ci renda innocenti e intoccabili.
Quello era il gruppo che lo infastidiva di più, quei ragazzi che erano chiaramente stanchi e arrabbiati per il comportamento di Yves ma che non avevano il coraggio di reagire. Come potevano sopportare tutto quel controllo senza alzare la testa? Come potevano volgere lo sguardo altrove davanti a qualcuno che stava combattendo quella battaglia anche per loro?
"In arrivo la puttana campagnola" disse qualcuno provocando delle risate alle spalle di Manech.
Lo avevano persino scritto in un biglietto infilato nel suo armadietto, insieme all'ennesima foto porno. D'altronde era questa l'idea che quel trio diabolico voleva far passare, che Manech fosse marcio, che la sua individualità fosse un modo comodo per giustificare la sua depravazione, che chiunque alzasse la testa non era altro che un essere infimo da schiacciare.
Forse la cosa peggiore in questo momento non è essere me, ma vivere nella tua testa.
Manech formulò quel pensiero nell'esatto momento in cui Yves varcò la soglia della scuola e sfilò lungo il corridoio con la sua solita aria fredda e disgustata. Il ragazzo non si era mai soffermato troppo a guardarlo ma da quando si era accesa quella inesorabile battaglia fra di loro aveva intenzione di conoscere il suo nemico più da vicino. L'unica cosa che Manech riuscì a cogliere da quel passo austero e quello sguardo distante fu solo un enorme voragine, come se Yves si fosse chiuso in un castello circondato da un fossato.
"Ti prego, evita di fissarmi in questo modo, mi fa schifo anche solo sapere che mi stai pensando con quella testa bacata" disse secco il moro lasciando l'altro attonito per un momento.
Manech strinse i pugni e non si lasciò intimidire "Sei stato tu a cominciare, sei soddisfatto del tuo operato? "
"Posso fare di meglio. Vuoi vedere?" chiese l'altro con un tono che tradiva tutto il suo sadismo.
"E suppongo che dovrei avere paura adesso?" quell'affermazione e il volto serio di Manech fecero vacillare per un istante la sicurezza di Yves "Pensi di essere il primo stronzo che incontro nella mia vita? O che queste rappresaglie vili mi scalfiscano? Dovrai fare dannatamente di meglio se vuoi ferirmi, Yves" dichiarò a denti stretti "pensi che screditare chi sono possa farmi sentire sbagliato? Io ti guardo negli occhi e penso che qui l'unico viscido figlio di puttana sia tu. Posso anche scoparmi tutti gli uomini del mondo ma resto comunque migliore di te"
Qualcosa scattò nel cervello di Yves al suono di quelle parole, qualcosa di primitivo e rabbioso che gli provocò un brivido e lo fece avvicinare di un passo all'altro. La sua mano tremava e c'era la tremenda possibilità che colpisse quell'insolente moccioso lì, nel mezzo del corridoio, davanti a tutti.
"Yves"
La voce di Gaspard si intromise nella miriadi di pensieri pericolosi che affollavano la mente del moro, non occorreva che si voltasse, riusciva a sentire la sua presenza alle proprie spalle.
Anche Manech aveva spostato lo sguardo da Yves al biondo.
Ci mancava solo il suo fido scagnozzo.
Manech non riusciva a credere come si potesse essere amici di una persona come Yves, tanto che aveva cominciato a credere che quei due che lo seguivano ovunque fossero più complici divertiti dalla sua meschinità che veri amici. Gaspard in particolare era circondato da un'aura che Manech giudicava inquietante, sembrava in qualche modo minaccioso anche quando se ne stava sdraiato su una panchina nel cortile della scuola. Per un momento pensò che anche Yves lo temesse dal modo in cui si era fermato dal fare qualsiasi cosa avesse in mente.
"Yves" ripeté ancora una volta il biondo e questa volta l'altro si voltò " andiamo, faremo tardi a lezione"
Yves aveva stretto i pugni ancora una volta, visibilmente arrabbiato ma alla fine retrocedette e si incamminò precedendo il biondo in direzione dell'aula.
Manech attese ulteriormente, senza muoversi, con gli occhi fissi su Gaspard che era rimasto lì a fissarlo con quello sguardo in grado di perforare qualsiasi cosa. Ricordava che anche quando aveva messo piede per la prima volta in classe quegli stessi occhi lo avevano studiato attentamente.
"Vuoi minacciarmi anche tu?" chiese diretto Manech nel tentativo di far cessare quello sguardo prepotente " come ho detto al tuo amico, non importa tutta la merda che mi gettate addosso, so chi sono e non mi farò condizionare da voi e dalle stronzate che inventate sul mio conto"
Manech trovò assurdo come quel volto potesse essere tanto inespressivo, era convinto di poter intravedere una reazione con quelle parole o quanto meno indurre l'altro ad allontanarsi ma non accadde. Gaspard rimase lì, per una manciata di secondi continuò a fissare il moro come se stesse passando a rassegna il suo essere.
"Hanno tutti qualcosa da nascondere, troveremo il tuo segreto" mormorò abbastanza forte perchè Manech potesse sentirlo e la sua pelle accapponarsi per quel tono macabro.
Poi vide il biondo andare via, come se nulla fosse e per un momento pensò che in qualche modo aveva vinto quel confronto, salvo poi accorgersi della presenza di Andrea accanto a lui.
"Ma che bella aria che si respira. Problemi con i super cattivi stamattina?" chiese con il suo solito tono curioso mentre gli occhi si muovevano per catturare ogni informazione possibile.
"Ho provato ad affrontare Yves, volevo fargli capire che le sue tecniche di merda non mi intimidiscono, volevo cercare di farmi lasciare in pace" spiegò "ma sembra come quegli alligatori che non mollano mai la preda. Non so nemmeno cosa cazzo voglia da me"
"Evidentemente qualcosa di te lo ha fatto incazzare, magari la tua troppa libertà" rifletté quello con tono compiaciuto.
"Ma cosa intendi? Non mi conosceva nemmeno il primo giorno e mi ha puntato come uno squalo" gli fece notare il ragazzo.
"Ha fatto lo stesso con me, se questo ti può aiutare a capire con chi abbiamo a che fare. Ma non preoccuparti troppo, sto marcando il mio caro cugino molto stretto, insieme alla sua piccola cerchia di amichetti. Fidati Manech, qui c'è di mezzo qualcosa di grosso."
"Sai qualcosa? Andiamo, Andrea ti ho detto che ti avrei aiutato, voglio restituirgli un po' del suo stesso trattamento"
"Non preoccuparti, amico. Ho come il sospetto che se verremo a capo di quello che vuole nascondere, allora potremo prenderci più di una soddisfazione"
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"E questo è il motivo per cui ho dovuto cambiare numero di telefono, ora sei aggiornato di tutte le mie sfighe degli ultimi giorni" concluse Manech sfinito.
Il ragazzo si era recato a casa di Gael dopo la scuola, visto che anche l'amico era libero nel pomeriggio. Aveva raccontato tutti i suoi recenti drammi e il più grande aveva ascoltato attentamente tutta la storia e alla fine aveva scosso la testa ridendo leggermente.
"Certo che è un bel casino" disse alla fine, provocando un fremito di irritazione nel moro.
"Sono contento che le mie disgrazie ti divertano, fortuna che questa città doveva essere moderna e ricca di possibilità" brontolò Manech.
"Non sarà mica un bulletto del cazzo a riuscire ad abbatterti, spero" replicò Gael.
"Non è solo quello, sai perfettamente che posso gestirlo. Ma ho come la sensazione che ci sia di più, che il loro modo di pensare sia diverso e che non sia normale il modo in cui gli altri si comportano" rifletté tornando con la mente alla scuola e a quello spesso strato di aria irrespirabile che lo circondava "persino il preside ne sembra spaventato"
Gael scosse le spalle "Magari ha solo un paparino che sgancia parecchi soldi, il preside vorrà tenerselo buono, ma se ti sembra che ci sia di più dietro allora indaga sul serio. Quel tipo, Andrea, di lui hai detto che puoi fidarti, no?"
"Sì, penso che lo aiuterò come posso, voglio capire cosa nascondono. Ho come la sensazione che omofobia e razzismo sia solo la punta dell'iceberg"
Gael rise "Forse stai semplicemente investendo un po' troppe aspettative sulle persone che ci sono qui. Come sai amo Parigi, amo tutto di questa città ma le persone saranno sempre persone e sono pessime ovunque, qui non fanno eccezione purtroppo"
"Già, sono sempre il solito sciocco sentimentale"
L'altro lanciò a Manech una lunga occhiata, intuiva che non c'era solo quello che l'amico aveva espresso a turbarlo ma una parte di lui temeva l'eventualità più scontata.
"Cosa fai domani sera?" chiese tentando di cambiare discorso " ho intenzione di trascinarti in uno dei locali più fighi che ti capiterà mai di vedere. Se riesco voglio presentarti il proprietario, dovresti portare il violino"
Manech sussultò a quella proposta " io in realtà ... avrei un impegno ..."
Gael smise di guardarlo e parlò con tono basso "tutta la sera?"
"In realtà non lo so, potrei tornare in tempo" cercò di dire ma l'altro non lo fece continuare.
"Tornare da dove? Da Plaisir?" chiese in un tono che non era una vera domanda, ma più un'accusa "ci ha messo poco a ritrascinarti lì"
Manech si irrigidì "Non si tratta di questo, lui non mi ha chiesto niente. Abbiamo avuto un po' di incomprensioni, non riesce a capire cosa succede, poi il cambio di numero e il resto ... " sospirò " voglio tornare solo per un pomeriggio, è a due ore di treno da qui, passare un po' di tempo insieme rimetterà le cose a posto" prese un lungo respiro di aggiungere quell'ultima frase "magari farò in tempo per la serata"
Gael era rimasto in silenzio per quelli che parvero minuti interminabili, alla fine si sollevò e andò a sedersi al piano. Non era mai stato una persona di molte parole, né all'apparenza in grado di legarsi a qualcuno, ma dal modo in cui le sue dita suonavano quelle note così tristi Manech si rese conto che in qualche modo lo aveva ferito.
Si sollevò, affiancandosi con cautela all'amico, lui non lo guardava mentre suonava quella melodia che sembrava aver composto in quel momento. Gael sapeva essere molto più profondo di quanto Manech stesso potesse immaginare.
"Mi conosci" provò a dire il più giovane "sai che sono sincero, sai che non mentirei mai sulla musica o sulla nostra promessa. Siamo ancora noi due che combattiamo quella battaglia, che lottiamo per emergere, non credere mai che io possa rinunciare quello" mormorò " ma io devo combattere altre battaglie, lo sai che sono testardo. Ho bisogno di lottare per quello in cui credo e credo nella musica e in Baptiste"
"Ma lui non crede in te" furono le parole che Gael pronunciò smettendo di suonare " e' solo un ragazzo immaturo che ricoprirà anche te di insicurezze"
"Perchè devi avercela sempre con lui? Persino quando stavamo ancora a Plaisir non facevi altro che screditarlo" sbottò Manech.
"Perché puoi avere di meglio" insistette il moro.
"Non ho intenzione di trattare anche i miei sentimenti come se fosse una gara"
"Beh, dovresti. Perché se l'altra persona non ti spinge a limite, se non ti fa ogni volta scoprire qualcosa in più su te stesso, se non infiamma ciò che sei allora non vale niente" concluse Gael con tono duro.
Manech rispose troppo d'istinto per riflettere davvero sulle sue parole e non ebbe il tempo di pentirtene.
"Parli come se dopo Léon non avessi imparato la lezione"
Cosa diavolo stai facendo? Smettila, smettila.
Manech sbiancò al suono delle sue stesse parole, vide il volto impassibile di Gael contrarsi leggermente mentre smetteva di guardarlo.
"Domani sera, Hermès. O ci sei o perdi la tua occasione" disse secco " e ora vattene di qui"
"Mio dio, Gael ... scusami, non volevo insinuare un cazzo. Mi dispiace" si affrettò ad aggiungere il moro.
"Ho detto vattene"
Ed il discorso era chiuso, Manech lo sapeva e si odiò mentre lasciava l'appartamento.
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Victoria aveva molto da fare in quell'ultimo periodo. Le richieste erano aumentate in modo esponenziale e ben presto non avrebbero più potuto sostenere quei ritmi senza rischiare di perdere dei possibili nuovi clienti. Avevano sette ragazze all'interno della scuola, oltre a una decina che apparteneva ad istituti diversi e una mezza dozzina di ragazze più grandi. Doveva trascinare Lucille nel giro e doveva farlo anche in fretta.
Lei era lì, una ragazza dai tratti dolci, in realtà molto carina e Victoria era certa che con i vestiti giusti e il trucco giusto sarebbe stata in grado di accontentare molti dei loro clienti. Oltre a far terribilmente felice Yves.
Il moro non aveva detto una parola quel giorno e lei non era certa che quel comportamento fosse dovuto soltanto a Manech e alla sua faccia tosta. C'era qualcosa di diverso a turbare il suo amico, anche Gaspard sembrava percepirlo. L'unica cosa da fare era agire in fretta, fare in modo che ci fosse qualcosa per cui celebrare. E lei sapeva esattamente come tirare su il morale di Yves.
Lucille aveva sorriso nel vedere Victoria dirigersi verso di lei. Era ammaliata dall'eleganza innata della bionda, tanto che pensò c'entrassero davvero poco i vestiti e il trucco. Victoria sembrava emanare un'aura ultraterrena che spingeva chiunque verso di lei, come falene attratte da una luce troppo luminosa.
"Buon pomeriggio, com'è andata oggi?" chiese la più grande, pur conoscendo già la risposta. Tutto ciò che succedeva a Lucille dipendeva direttamente da lei.
L'altra sorrise "Benissimo ... ho pranzato con le altre. Sono davvero carine. Hanno anche parlato di una festa venerdì sera." disse speranzosa la ragazza, incontrando lo sguardo furbo dell'altra, "sai, credo che ci andrò."
"Non puoi perdertela. Le feste di Monique sono le migliori ... certo che non mi adagerei troppo sugli allori se fossi in te. Le ragazze sono molto volubili."
Il tono di Victoria si era fatto serio, così come l'occhiata che lanciò a Lucille. Non aveva abbastanza tempo per essere paziente.
"S-sì, so che sono carine con me soltanto perché sei stata tu a volerlo." precisò l'altra, mordendosi le labbra, "suppongo che tu voglia una risposta ..."
Victoria sorrise angelica "E' arrivato il momento di scegliere, Lucille. Spero tu sia dei nostri. A proposito, se così fosse ho organizzato un pomeriggio di shopping imperdibile. Andremo a darti una bella sistemata. Ovviamente sarà tutto a mie spese per iniziare. Vedi, se io fossi in te non mi sognerei mai di rifiutare questa occasione ..." gli occhi della ragazza si erano fatti ancora più luminosi, "ti sto offrendo una posizione sociale di tutto rispetto, del denaro facile e una marea di eventi esclusivi, insieme alle persone più interessanti della città. Davvero vorresti perderti tutto questo?"
Lucille pensava alla proposta della bionda notte e giorno ormai. Non era stata una decisione facile, la sola idea di trovarsi con un uomo sconosciuto la metteva profondamente a disagio, ma d'altra parte Victoria le aveva assicurato che la decisione di spingersi oltre dipendeva soltanto da lei. E il resto ... il resto era tutto di guadagnato. Lucille voleva solo smettere di essere invisibili e di diventare qualcuno. Voleva essere ammirata, ma, più di ogni altra cosa, desiderava assicurarsi il futuro che aveva sempre sognato.
Con quali soldi credi di poterti iscrivere all'Accademia di Moda?
Era ben consapevole che il lavoro della madre non avrebbe potuto fornirle quel tipo di vita che desiderava. Le rette dell'Accademia erano esorbitanti, come tutto ciò che riguardava quella città, oltretutto.
Prese un profondo respiro e incontrò lo sguardo sereno dell'altra. Era come se sapesse già cosa sarebbe uscito dalla bocca di Lucille, pensò la ragazza.
"Sono dentro ... sono ufficialmente dentro, ma hai detto che non devo per forza ... hai capito. Q-quello non lo faccio" balbettò la più piccola.
Victoria sorrise, rincuorante, "andrà tutto bene. Fidati di me. E adesso andiamo in centro ... per prima cosa, vediamo di sistemare questo taglio da brava ragazza!" poi prese una ciocca castana dai capelli di Lucille e la bloccò tra le dita, sotto le occhiate eccitate dell'altra.
La prassi era sempre la stessa, Victoria le avrebbe dato tutto ciò che desiderava, l'avrebbe resa bellissima e sicura di sé, ma dubitava che le intenzioni di Yves fossero altrettanto nobili.
Lui era con Gaspard, accanto all'auto del moro, entrambi le lanciarono un'occhiata soddisfatta quando la notarono procedere a braccetto con Lucille.
Che i giochi abbiano inizio.
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Yves e Gaspard stavano attendendo l'arrivo di un terzo ragazzo. Il biondo giocava distrattamente con il ciondolo della sua collana, mentre l'altro stava finendo di fumare una sigaretta.
"Nervosetto? Credevo avessi smesso."
" Le circostanze non me lo permettono." commentò Yves con una certa irritazione nella voce.
"Andrea?" chiese Gaspard indagatore.
Yves prese un profondo respiro. Non era il caso di mettere l'amico in ansia. Dopotutto Andrea era un problema suo e solo suo. Lo avrebbe gestito, avrebbe fatto un campo minato intorno a lui.
"Niente di particolare. Continua a provocarmi, ma sono certo che presto o tardi si renderà conto dell'inutilità della cosa.. E' solo una creatura patetica, esattamente come tutti gli altri. Sai, non credevo ci fosse gente tanto stupida da mettersi contro l'ordine vigente. Cosa pensano di ottenere?"
Gaspard allungò la mano verso la sigaretta dell'altro e con un gesto veloce gliela sfilò dalle dita e se la portò alla bocca, "Non ne ho idea, ma continueremo ad impartire la nostra lezioncina fino a quando non verrà compresa."
"Oh, di questo puoi starne sicuro." Yves sorrise, poi si riprese la sigaretta e la terminò con un'ultima boccata profonda. Il loro ospite stava arrivando. Adrien Gautieu era un ragazzo dell'ultimo anno, uno di quelli parecchio affascinanti, a detta delle loro compagne di liceo. E il caso voleva che avesse un grosso debito con i ragazzi. L'anno scorso la sua situazione scolastica aveva vacillato pericolosamente, l'insufficienza in tre materie avrebbe dovuto portare alla sua bocciatura, ma Yves e Gaspard erano stati tanto gentili da intercedere per lui e magicamente i suoi voti erano risaliti sulla soglia della sufficienza.
"Adrien, come hai passato la tua estate?" iniziò Gaspard, intenzionato a ricordare al nuovo arrivato a chi doveva la sua lealtà, nel caso lo avesse dimenticato.
Quello si lasciò andare ad un sorrisetto ricco di cose non dette "Fantasticamente! Sono stato a Bali con alcuni amici. Suppongo che debba ringraziare solo voi se i miei non mi hanno tagliato i fondi e costretto a frequentare dei tediosi corsi estivi."
"Ah, io non la vedrei così." disse Yves, giocherellando con l'accendino e sorprendendo l'altro, "dei ringraziamenti non ce ne facciamo niente, sai? A noi piacciono più le dimostrazioni."
Il sorriso stava scemando sul volto del ragazzo mentre fissava gli occhi scuri come abissi del moro "C-certo ... sono pronto a dimostrare quello che volete. E' ovvio."
"Bene. Possiamo offrirti qualcosa da bere?" Yves parlò con un tono troppo allegro che il ragazzo trovò ancora più inquietante del suo solito tono gelido, "magari un tonico per i nervi?"
"No, sono a posto così. Grazie comunque. Allora? Che succede?" disse il ragazzo in fretta. Voleva andare via da lì il prima possibile.
Fu Gaspard ad andare dritto al sodo. Portò la mano nella tasca interna del suo giaccone e tirò fuori una foto che posizionò sul tavolo, proprio accanto al ragazzo. Adrien la prese e si ritrovò davanti un viso conosciuto.
"E' la ragazza nuova? Quella che non si fila nessuno? La sorella dello strambo." disse confusamente, cercando l'assenso degli altri.
"Già. Tu devi corteggiarla fino a portartela a letto." spiegò seccamente il biondo.
Adrien era rimasto di sasso, ma dentro di sé sentì anche del sollievo. Aveva immagino parecchi scenari spaventosi e quello non gli sembrava così assurdo. Poteva farlo, anzi avrebbe unito l'utile al dilettevole.
" Beh, ok ... e poi saremo pari, no?"
Yves annuì "Fallo e non avrai più alcun debito con noi. Ma vedi di farlo come si deve ... ci aggiorneremo spesso e quando sarai sul punto di vincere le sue difese dovrai contattarci. Mettici un po' di impegno, non abbiamo tutta l'eternità."
L'altro annuì febbrilmente. Che cazzo di storia era quella? Si sentiva smarrito, ma non osò indagare oltre. Era rischioso avere a che fare con Yves, Gaspard e Victoria, nessuno osava disturbarli a meno che non fosse strettamente necessario e per lui, purtroppo, lo era stato. Adrien non aveva idea di come facessero ad avere un ascendente simile sul direttore. Immaginò che ci fosse qualcosa di grosso e oscuro dietro.
"Allora io vi aggiorno ..." il ragazzo si era sollevato da lì, sotto le occhiate penetranti degli altri due.
"Aspettiamo tue notizie, Adrien. Non deluderci, eh?" Gaspard aveva osservato l'orologio con fare annoiato, poi si era messo in piedi "e anche questa è fatta. Tu vai a casa adesso?"
Yves sembrava più nervoso del solito quel giorno, pensò il biondo. Era certo che dormisse poco, aveva due cerchi scuri intorno agli occhi, resi ancora più palesi dal pallore della sua pelle diafana.
Ma oltre questo c'era dell'altro. Sembrava smanioso. Agitato.
Che si trattasse del processo?
"Sì, me ne vado a casa. Più tardi dovrò passare al Louvre o mio padre mi ammazzerà. Sta aspettando dei nuovi pezzi dall'Egitto. Mi chiede sempre di te e Vic, immagino voglia che passiate."
Potevano esistere due uomini più diversi di Jacques Clairmont e il figlio Yves? Gaspard immaginò che il moro dovesse aver preso il suo caratteraccio dalla madre, così come la sua somiglianza fisica. Aveva visto Isabel solo una volta ed era rimasto sconvolto dalla somiglianza con Yves.
"Certo che verremo. Crede ancora che tu stia con Victoria?"
L'altro rise, " è l'unica donna che abbia mai portato a casa. Forse ci sperano."
Gaspard scosse la testa e finì il suo Martini. Era arrivato il momento di andare.
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Amir aveva assestato un pugno talmente forte che l'uomo si ritrovò a terra. Aveva urlato, mentre l'altro si abbassava e lo afferrava per il colletto del giubbotto e continuava di nuovo. Pugni ben piazzati. Pugni che non avrebbe dimenticato.
"Le mie ragazze non si toccano. Ripeti con me." aveva scandito ogni sillaba accompagnandola con uno schiaffo potente che aveva portato l'uomo sull'orlo dell'incoscienza. Aveva gli occhi strabuzzati e il naso ricoperto di sangue.
"T-ti prego, basta. Lo giuro! Lo giuro. " rantolò quello. Era a terra, cercava di strisciare lontano dal ragazzo.
"Tienilo bene in mente, perché la prossima volta non sarò così gentile." Amir gli sputò addosso e in un attimo lasciò il vicoletto, seguito da altri due uomini.
L'aria era fredda quella sera e Amir non vedeva l'ora di tornare al suo locale. Problemi come quelli erano all'ordine del giorno purtroppo, ma era certo che il messaggio fosse stato recepito. Quella sera aveva deciso di non delegare il compito a nessun altro dei suoi uomini, aveva bisogno di un po' di sana violenza per sfogare la rabbia accumulata negli ultimi giorni. Rémy continuava a tenerlo a distanza, si era rifiutato di tornare all'Heros nonostante Amir fosse arrivato anche a pregarlo.
Che diavolo vuoi fare? Non puoi perdere tutto per un ragazzino che non sa quello che vuole.
Se lo ripeteva in continuazione ormai, ma quella consapevolezza non cambiava il modo in cui Amir si sentiva quando era in presenza di Yves. Era una lotta interna tra ciò che aveva senso e ciò che invece non lo aveva. Doveva solo tirare dritto sulla propria strada e accettare che quella era e sarebbe sempre stata l'unica via percorribile per lui. E quella strada comprendeva Rémy.
Con quei pensieri in testa, Amir si mise in auto e si infilò tra la fila di macchine ferme al semaforo. Tirò fuori il cellulare, pronto per l'ennesimo tentativo con Rémy, quando vide il suo schermo illuminarsi.
Yves lo stava chiamando e per un attimo Amir stentò a credere ai suoi occhi. Che senso aveva? Doveva essere successo qualcosa.
Prese la chiamata, allarmato "Yves, che succede?"
"Tranquillo, niente di insolito. Le tue ragazze stanno bene." lo rassicurò subito l'altro, nonostante ci fosse comunque qualcosa di preoccupante nella sua voce quella sera.
"Bene. Allora?"
"Mi serve la solita cosa ... questo fine settimana, pensavo. Dopo la festa." Yves aveva parlato in fretta, mentre Amir si malediva mentalmente per la situazione in cui si era infilato. Come poteva permettere a Yves di frequentare il suo locale senza mandare a puttane i suoi piani di riappacificazione con Rémy?
"Senti Yves, questo non è un buon momento. Ho parecchie altre cose da organizzare e sono trascorse appena due settimane dall'ultima volta, credevo che non ne avresti avuto bisogno prima di ottobre."
"E' per via di quello lì, vero? Ti ha proibito di portarmi al locale, scommetto. E tu glielo lasci fare? Cristo, sono solo affari." Amir percepì la risatina nervosa di Yves dall'altro lato del telefono.
"Voglio solo che si calmi e farti vedere in giro per l'Heros non lo calmerà, non dopo come ti sei comportato. Te lo assicuro" ribatté il più grande.
"Quindi gli stai permettendo di interferire nelle nostre relazioni lavorative." concluse Yves, sempre con quel tono tra l'irritato e l'ironico "che cazzo ti passa per la testa? Hai più bisogno di noi che di lui."
"E tu che diavolo pensi di saperne? Non conosci me, non conosci Rémy e di certo non sai niente della nostra storia. Devo prima risolvere con lui" disse diretto Amir, pentendosene subito dopo, "cazzo Yves, lo hai offeso in ogni modo possibile e immaginabile da quando lavoriamo insieme. Cosa dovrei fare io adesso?"
"Ho capito, vedrò di trovare altro, magari qualcuno che non abbia paura di tirare fuori le palle all'occorrenza" disse secco il più piccolo, ma l'idea lo atterriva. Per quanto Amir lo turbasse, si sentiva al sicuro all'Heros.
"Non ho detto questo, dammi soltanto del tempo, ok? Ti farò sapere al più presto quando potrai venire. Non mi va di organizzare questi incontri alle sue spalle, peggiorerei solo le cose. Ci parlerò."
Più facile a dirsi che a farsi, pensò Amir. Sapeva che alla fine avrebbe comunque dovuto mentire.
ANGOLO AUTRICI:
E' lecito dire si salvi chi può al capitolo 12? Forse in questo caso si XD Siamo partiti con un testa a testa fra Manech e Yves notevole, per poi concludere con Amir e la sua vita esponenzialmente incasinata XD Forse avremmo dovuto intitolare questo capitolo tutti gli uomini di Yves visto che ne ha fin troppi con cui avere a che fare, suo malgrado XD Speriamo che la storia vi piaccia e vi incitiamo a commentare per dire tutto quello che vi passa per la testa, che siano teorie, critiche o altro. Noi siamo sempre felici di sentirvi. Un bacio
BLACKSTEEL
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