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Sara


Si sta come le foglie in bilico sugli alberi in queste giornate fredde d’ottobre. Sara prende il pentolino metallico dalla credenza e mette a bollire l’acqua sul fornello per preparare il tè. Apparecchia con cura la tavola, taglia una fetta del dolce al limone che ha preparato la sera prima rimanendo sveglia quasi fino alle prime luci del mattino. Sara ha ventitré anni e studia all’università, una studentessa modello che non molla mai la presa per non sentirsi addosso il peso dell’umiliazione e della sconfitta. Rinuncia a tutto, chiusa nella sua cameretta con la schiena curva sui suoi libri da cui studia tutto il giorno. Rinuncia anche a sé stessa, ma all’amore no, non sa proprio dir di no. Sara sta tutta presa tra le sue cose e tra i suoi guai, quando il rumore dell’acqua che bolle dentro al pentolino la fa sobbalzare. Oggi è particolarmente agitata, il suo cuore sta allerta come una corda tesa su cui stanno appesi i tormenti suoi. Ha invitato la sua ragazza a casa per fare colazione insieme e non ha mai provato tanta gioia in cuor suo. Per tutta la vita Sara era rimasta chiusa nel suo armadio, nascosta tra la paura di venire al mondo e quella di deludere chi le stava intorno. Ma adesso è stanca, di poter dedicare poco tempo all’amore, ma adesso non ce la fa proprio più a dover amare di nascosto come fosse un ladro o un assassino. La sua unica colpa è amare Evelyn più d’ogni altra cosa nel cosmo tutto.  Sara sta versando con cura l’acqua bollente nelle due tazze arancione che ha messo sul tavolo, l’odore che fuoriesce dall’incontro tra l’acqua e la miscela di tè alla frutta la fa sorridere: è lo stesso odore della pelle di Evelyne. Persa e presa dai pensieri suoi sobbalza al suono del citofono. Posa il pentolino sul lavandino e si precipita ad aprire, si sente tutta un fremito che non ce la fa più ad aspettare ancora. Sara si ferma davanti alla porta, si sistema il vestitino a fiore che ha messo per l’occasione e si aggiusta i capelli arruffati che tiene legati in una coda scomposta. Apre, ha sulle labbra il sorriso migliore di sempre e nel cuore tutto l’amore del mondo. Dall’altra parte della porta invece, un muro. Le arriva dritto e forte uno schiaffo ben piazzato tra lo zigomo e la guancia, a mano tesa. Sara si porta entrambe le mani al volto, sul punto in cui le fa tanto male. Forse avrebbe dovuto portarsele sul cuore, perché lì il dolore è tanto e non si può fermare. Davanti a lei c’è suo padre, alto, largo, grosso, che la osserva dall’alto in basso con sguardo di disapprovazione.

“Credevi che non ti avrei scoperta? A fare questa roba in casa mia.”

“Sei uno stronzo!”

“E tu sei lesbica soltanto perché non capisci cosa sia l’amore."

Sara ora si regge lo stomaco e ci fa pressione con le dita, le gira anche un po' la testa, è confusa. Suo padre la spinge all’indietro, poi l’afferra per la maglietta.

“Ora te lo insegno io come funziona l’amore.”

Questa storia che ho letto mi ha fatto davvero tanto male e mi ha lasciato un po' stranita. Sono confusa e credo di aver capito che questo non è un diario. Sembra una raccolta di storie, come se chi lo avesse scritto volesse far capire qualcosa a chi lo legge. Io non ci ho ancora capito un granché, se non che tutti i protagonisti di queste storie sono molto tristi e soffrono tanto. Ma esistono davvero delle persone così crudeli? Sono tanto fortunata, io, ad avere una mamma e un papà che mi amano tanto, allora. Adesso sono ancora più curiosa di prima e voglio soltanto continuare a leggere. Non mi importa se verrò scoperta e messa in punizione, credo proprio che ne valga la pena. Chino la testa sulle pagine e torno alle mie storie.

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