Iris
Leggo fino all'ultima parola di questo racconto e le parole mi rimangono attaccate addosso come una seconda pelle, le sento che fanno male anche a me.
Vorrei continuare, vorrei leggere ancora e ancora per sapere cosa succederà a questi ragazzi.
Vorrei più di ogni altra cosa sapere chi ha scritto queste storie, chi le ha raccontate, di chi è stato questo vecchio diario impolverato che ho ritrovato nella mia soffitta.
Sono qui seduta con la schiena poggiata sulla corteccia di un albero che mi fa ombra e ho perso il conto del tempo, le parole scritte su questa carta ingiallita mi hanno completamente rapita.
Stringo il diario tra le mani e controllo che non ci sia nessuno mei paraggi, poi faccio per rimettere il naso tra le mie storie ma mi accorgo che qualcosa non va.
Le pagine successive alla storia che ho appena finito di leggere sono strappate.
Devo ammettere di esserci rimasta molto male e non riesco davvero a capire chi possa aver strappato quelle pagine e rovinato un diario così prezioso!
Sono arrabbiata, ma ho voglia di continuare a leggere o di scoprire qualche strano segreto come farebbe una brava esploratrice e allora mi metto a girare freneticamente tutte le pagine bianche, sono sicura che c'è qualcosa di nascosto, una parte finale, un'altra storia!
E infatti ho ragione, ho trovato altre pagine scritte! Sono così emozionata, non vedo l'ora di leggerle e sapere cosa c'è scritto.
Mi accorgo che la scrittura è cambiata, sembra molto più frettolosa e disordinata. Penso che forse chi ha scritto queste pagine doveva essere veramente molto arrabbiato.
Non ce la faccio proprio più ad aspettare, la curiosità mi sta divorando dentro. Poso gli occhi sulle pagine e quello che leggo mi sconvolge, sento la pancia quasi farmi male. Il cuore mi batte velocissimo che non me lo so spigare.
"Cara Iris..."
Non faccio in tempo a leggere neanche una parola che un rumore improvviso mi fa balzare da dove sono seduta.
Deve essere tornato papà! Ho sentito il rumore delle ruote della sua macchina strusciate sul viale di casa.
Non me lo aspettavo e non so cosa fare, non posso assolutamente farmi scoprire! E poi, voglio assolutamente leggere quello che c'è scritto sul diario, visto che ho trovato il mio nome!
Mi nascondo come un ladro dietro la siepe della nostra casa e aspetto, magari il papà andrà a farsi subito una doccia calda e io avrò il tempo di finire la mia lettura.
Da dove mi sono messa riesco a vedere perfettamente il viale d'entrata e la nostra cucina con la grande vetrata. Non sono molto lontana, da qui credo di riuscire anche a sentire cosa dicono.
Vedo papà che entra, sorride e corre ad abbracciare la mamma. Si danno un bacio sulle labbra con lo schiocco, devono amarsi davvero molto.
Poi il papà lascia la presa e inizia ad avviarsi verso la camera da letto.
"Vado a farmi la doccia!"
Ma la mamma lo afferra per un braccio e lo trattiene. Sembra preoccupata, non capisco.
"Devo dirti una cosa."
Da una risposta secca, precisa. Il tono della sua voce è così serio che inizio a preoccuparmi anch'io. Il papà si gira verso di lei con uno sguardo interrogativo ma non dice una parola, sembra già sapere cosa gli spetta.
"Iris ha trovato il diario, nella soffitta."
Il cuore mi esce fuori dal petto e mi esplode.
Sono stata scoperta e ora non so cosa fare. Inizio proprio a credere che quel diario fosse della mamma, o non trovo altra spiegazione alla sua agitazione e suo tono severo di poco fa.
Non capisco perché lo stia dicendo al papà o perché non mi abbia sgridato questa mattina durante la colazione.
Continuo ad osservarli per capire cosa si stanno dicendo e per scoprire quale sarà la mia punizione, perché sicuramente ce ne sarà una.
Vedo papà che prende una sedia si siede e si poggia coi gomiti sul tavolo tenendosi la testa tra le mani. Sembra disperato e io non riesco proprio a capire cosa stia succedendo.
La mamma gli si avvicina dolcemente e lo bacia sulla nuca, poi gli tira su la testa e sorride.
" A Iris non l'ho mai detto..."
"Cosa?"
"Che sono stato fragile anch'io una volta."
"Non credi sia arrivato il momento?"
"Ha trovato il diario, lo saprà da sola."
Non riesco proprio a capire di cosa stiano parlando. Papà sembra davvero molto scosso, dispiaciuto. Da qui non riesco a vedere bene ma sembra che stia piangendo.
Una cosa l'ho capita, però...
Il diario che ho trovato in soffitta deve essere il suo.
Non ci sarei mai arrivata, non credevo che il papà potesse essere così bravo a scrivere storie e anche così sensibile.
Guardo ancora una volta dentro la vetrata, mamma e papà si stanno abbracciando forte. Non mi stanno venendo a sgridare, non mi stanno cercando.
Non me lo aspettavo, ero sicura che sarei finita in punizione per qualche giorno o addirittura qualche settimana e invece niente.
A quanto pare papà vuole che io legga quelle righe con il mio nome, credo proprio che quella sia una lettera per me.
"Cara Iris...
Non so se leggerai mai questo mia stupida lettera che ti sto scrivendo, non so se tu verrai davvero mai al mondo e se sarai davvero mia figlia, ma sento ugualmente il bisogno di scrivere queste poche righe per te, perché così sarà più facile spiegarti quello che sono stato e quello che sono diventato.
La mia vita non è mai stata facile, non è mai andata per il verso giusto, mai.
Quando sono nato hanno appeso un fiocco rosa sulla culla e quella è stata e sarà per sempre la mia condanna.
Non so se riuscirò mai a liberarmi del mio passato, ci proverò per te.
Molti mi hanno criticato, per le mie scelte, molti mi hanno insultato, malmenato, minacciato.
Molti mi hanno detto che ero una vergogna, che avrei dovuto morire, che non sarei mai potuto essere un vero padre o un vero uomo.
Io ho risposto che volevo vivere e che lo avrei fatto per te, un giorno, e che saresti stata tu a dimostrare a loro e al mondo che sarei stato in grado di essere per te un padre e anche un buon amico.
È difficile spiegare quello che sento, quello che provo, quello che ho vissuto.
C'è stato un tempo in cui io non ero quello che sei abituata a vedere tu, Iris. C'è stato un tempo in cui io non potevo essere me stesso ed ero costretto ad essere un'altra persona.
Mi facevano indossare una gonna rosa, portare i capelli lunghi e tante altre cose che non sentivo mie. C'è stato un tempo in cui ho dovuto lottare per essere l'uomo che sono oggi e che ho sempre sentito di essere dentro di me. Non ho potuto vivere la mia infanzia liberamente come farò fare a te. Non ho mai potuto essere il bambino che sognavo. Questa è una cicatrice che mi porterò per sempre dentro. Vedevo i miei compagni intorno a me crescere, diventare grandi, allargarsi nelle spalle, fare la voce grossa. A me non succedeva niente di tutto questo. Mi cresceva il seno, la voce di faceva alta e squillante, i fianchi si allargavano. Non capivo, come potevo essere un bambino dentro ma una bambina fuori. Solo il tempo mi ha liberato dal mio tormento. Il tempo e il coraggio.
Forse sarò un papà speciale, un po' strano rispetto a quelli dei tuoi amici, un po' fuori dalle righe. Forse qualcuno ti prenderà in giro per questo, ti dirà che tuo padre è un mostro, un mutante, un mezzo-uomo o ancora peggio una donna.
Non sono stato e non sarò mai niente di tutto questo e so che nel profondo del tuo cuore, tu lo sai.
Cara Iris, concludo questa mia stupidissima lettera col dirti che ti amo da morire ora che ancora non ci sei e ti amerò con tutto me stesso quando davvero verrai al mondo.
Se stai leggendo questa lettera vuol dire che avrai trovato e letto il mio diario di quando ero un ragazzino. Tutte le storie che hai letto sono vere, purtroppo. Sono testimonianze di tanti ragazzi e ragazze come me che non sono mai potuti essere liberi per davvero. Ho voluto essere la loro voce, perché qualcuno doveva pur dirlo al mondo che quello che stavano subendo loro e che sto subendo io è un ingiustizia.
Sono un ragazzo trans, Iris. Sarò un padre trans ma sarò la versione migliore e più vera di me.
Perdonami per non avertelo mai detto prima, ma non è facile ammettere di essere stati fragili. "
A mia figlia Iris, che non è ancora nata,
Elia.
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