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Aurora

"Iris, sveglia! È pronta la colazione!"

La voce della mamma mi rimbomba nella testa come un suono metallico, la sento entrare e uscire dalle orecchie che mi fanno un po' male. Ho passato la notte insonne a leggere le storie scritte sul misterioso diario che ho trovato e ora non riesco ad alzarmi dal letto, mi sento tremendamente stanca.

"Iris! Ma come mai ci metti tutto questo tempo oggi a scendere dal letto?"

"Ecco mamma, arrivo!"

Grido alla mamma che sto per arrivare e faccio per alzarmi dal letto, ma all'improvviso spalanco gli occhi e sento la paura e lo smarrimento impadronirsi di me: il diario! Devo essermi addormentata mentre leggevo e deve essere finito da qualche parte. Speriamo che non siano entrati la mamma e il papà e lo abbiano trovato. Cerco freneticamente tra le lenzuola, sotto il cuscino, sotto il mio peluche. Non trovo niente! Mi catapulto giù dal letto che sono spaventata a morte e dispiaciuta da morire e poi lo vedo, che sta incastrato tra il copri materasso e il muro. Tiro un sospiro di sollievo mentre lo raccolto. Poi come una scema gli do un bacio con lo schiocco e lo poso sotto al cuscino.

"Eccomi mamma!"

Arrivo di corsa al piano inferiore dalla mamma per fare colazione e mentre sto per sedermi mi accorgo di aver dimenticato le pantofole! Sono proprio una scema, così mi farò scoprire! Mi siedo al mio solito posto e sorrido alla mamma che sta tutta indaffarata a cucinare. Poi lei si avvicina alla mia faccia e mi carezza dolcemente le guance.

"Ti senti bene amore? Hai la faccia stanca."

Panico! Emergenza! Allarme!
Non posso dirle che ho passato la notte sveglia a leggere un diario che ho rubato a non so chi nella soffitta della nostra casa. Fortunatamente sono brava a uscire da queste situazioni spinose.

"Questa notte ho avuto un leggero mal di pancia, ma ora va tutto bene mamma!"

Forse non è stata una genialità quella del mal di pancia. La mamma è rimasta immobile ad ascoltare le mie parole e ora mi guarda con sguardo strano, attento. E se mi avesse sgambata? Sono nei guai!
Poi la osservo che si allontana verso i fornelli e tiro un sospiro di sollievo. Torna con una tazza di latte bollente e cioccolato e me la piazza davanti, si siede accanto a me e addenta il suo plum cake al caffè. Stiamo in silenzio così, tra sorridi e profumo dolci.

"Per caso in questi giorni sei salita in soffitta, tesoro?"

Stavo quasi per sputare tutto il latte che stavo bevendo. La mamma mi ha presa alla sprovvista con questa domanda e mi sento davvero nei casini fino al collo. Deve aver scoperto per forza del diario, altrimenti non avrebbe senso questa domanda.

"Si mamma, stavo giocando a fare l'esploratrice e sono andata su in soffitta per trovare qualcosa di interessante!"

Bene, le ho detto la verità senza nominare minimamente il diario, speriamo di averla scampata.

"Ecco perché ho trovato la porticina aperta! Almeno sono sicura che non ci sono fantasmi in questa casa!"

La mamma sorride di gusto e io la seguo senza fermarmi, sono così contenta che il mio segreto sia al sicuro e che anche questa volta sono riuscita a non finire nei guai!

"Salgo in camera mia a prepararmi e poi vado in giardino a giocare mamma!"

Mi allontano di corsa senza aspettare la risposta della mamma, cerco di fuggire dalla zona di pericolo il prima possibile. Appena arrivo nella mia stanza mi chiudo la porta alle spalle e sto ferma così, in attesa.
Inizio a chiedermi se davvero l'ho scampata o se la mamma abbia scoperto qualcosa ma non vuole dirmelo. Ho trovato! Forse il diario che sto leggendo era della mamma, ecco perché mi sta chiedendo queste cose! Forse ho trovato chi ha scritto tutto queste storie... sarebbe bello anche scoprire il perché! Sono quasi sicura che questo diario sia della mia mamma, appena lo avrò finito voglio trovare il coraggio di chiederglielo!

Mi vesto velocemente, metto il preziosissimo diario sotto le ascelle e corro in giardino a leggere sotto il mio albero preferito. Non ce la faccio più ad aspettare, voglio continuare a sapere cosa succederà a quei ragazzi!
Poggio la schiena alla corteccia dell'albero e mi perdo.

Aurora

Aurora sta seduta alla scrivania della sua camera e si sta truccando, si fa bella per uscire. Passa il pennello con i glitter arancioni sopra le sue palpebre e la luce al neon sopra di lei la fa brillare come una stella. I suoi amici la aspettano in un locale della città, hanno appuntamento tutti quanti per le otto in punto. Aurora è in perfetto orario, come sempre. Finisce di truccarsi mettendosi un rossetto chiaro sulle labbra ben definite che la rendono bellissima. Poi si alza, apre l'armadio e cerca tra le felpe qualcosa che possa farla sentire bene, adeguata. Questa sera ha voglia di sentirsi bella, voglia di sentirsi guardata e desiderata. Prende dalla catasta di panni una gonna di jeans corta fin sopra al ginocchio. Infila una magliettina bianca scollata sul petto che le sta da Dio. Si guarda allo specchio ancora, si passa una mano sulle gambe lisce che ha depilato da poco e si sente davvero bene con se stessa. Infila le scarpe bianche col tacco, le allaccia lentamente. Sorride al riflesso nello specchio a cui finalmente si sente di appartenere.
Apre la porta della sua stanza, spegne la musica, esce e si avvia velocemente verso l'uscita. Spera di non incontrare quella bestia di suo padre durante quei pochi passi che la separano dalla libertà.
Oggi non è un buon giorno per lei. Forse non lo è stato mai. Come sassi sugli occhi le parole di suo padre.

"Dove credi di andare conciato così? Ma ti sei bevuto il cervello? Togliti quella merda di dosso che sembri un coglione."

"Lasciami in pace. Mi sento bene con me stessa e a mi va bene così."

Uno schiaffo che sembra la fine del mondo si posa violentemente sulla guancia di Aurora e le rovina tutto il rossetto.

"Tu sei un uomo, Lorenzo, smettila con queste stronzate o ti ammazzo! E ora vai in camera tua e togliti questa roba di dosso."

Aurora si tocca la guancia che le fa un male cane, poi si porta una mano al petto perché il cuore le fa un male che non si può spiegare. Entra nella sua stanza, chiude la porta, fissa il vuoto. Si avvicina lentamente alla finestra, la apre ed è subito sera.

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