0. The hunt has begun
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"Porn star dancing" - My Darkest Days
Quando Vicious fece il proprio ingresso, il salone poco illuminato era immerso nel silenzio.
Tutti erano già ai propri posti, ritti sulle sedie dagli alti schienali imbottiti, e attendevano solo lui. I loro volti stanchi e gli sbuffi scocciati gli fecero intuire che nemmeno loro dovevano avere la minima idea del perché fosse stata indetta quella riunione. Da suo padre, stretto nella sua redingote dorata, non giungeva una parvenza d'emozione.
Con passo pesante oltrepassò gli archi di pietra, non premurandosi di chiudersi la porta alle spalle, e raggiunse la propria postazione. Con le dita pallide sollevò i lembi del mantello nero prima di sedersi, gustandosi il solletico del tessuto contro la pelle. Subito alzò il mento e forzò i lineamenti in un'espressione ironica e tranquilla, per nascondere la tensione degli arti e del collo. Era insolito che suo padre indicesse un'assemblea senza specificarne la ragione, e per via del nervosismo percepiva le punte delle corna vibrare e lanciare lampi di dolore.
«In ritardo come sempre, mh?» sibilò Envier dall'altra parte del tavolo.
La luce che pioveva sopra le loro teste rischiarava nulla se non il centro della stanza e di conseguenza i loro volti, e faceva risplendere Envier, la cui pelle cerea brillava come i minuscoli granelli di pulviscolo nell'aria. Tutto quello che li circondava era messo in ombra, fra cui le svariate guardie armate appostate davanti a ogni entrata.
Lui lanciò un'occhiata altezzosa nella sua direzione e quando Envier comprese che l'unica risposta che avrebbe ottenuto sarebbe stata quel ghigno, si alterò. «Sei il figlio maggiore, Vicious!» sbraitò. «Dovresti capire che il tuo comportamento non è adatto» sputò poi astiosa, abbassando la voce. «Stai mancando di rispetto a nostro pa...»
«Taci.»
Al fianco di Vicious, Rage sedeva composta, il capo inclinato in avanti e le mani unite davanti al grembo. I suoi capelli biondo fragola erano legati in una lunga coda sfatta e lui poteva sentire il suo respiro affannato, mentre la collera da cui era composta la sua carne si accendeva. Non riuscì a trattenere un sorrisetto compiaciuto quando da parte di Envier non si udì che silenzio.
La soddisfazione lo avvolse e lui vi si crogiolò, ma la sorella non gliela diede vinta. «E con te» disse Rage, sollevando la testa e portando gli occhi rosso sangue nei suoi, «ci faccio i conti più tardi.» Vicious si mosse all'indietro, le labbra socchiuse, ma non replicò e in quel preciso momento, nella placida calma del salone, tutti sentirono la risatina di Mazee, il quale, rattrappito nella sedia e con il viso coperto dal folto ciuffo biondo, stava fumando una sigaretta.
Fu solo allora che il Dio Senza Occhi intervenne.
«Adesso basta» tuonò, la voce ruvida. Ognuno dei fratelli si voltò verso di lui, scrutando il suo viso scarno, la folta barba castana e gli incavi che aveva al posto degli occhi. «La ragione per cui siamo qui oggi è più importante di ogni vostro inutile capriccio.»
Vicious si fece scappare una risata, appoggiando il gomito sinistro sul legno mosaicato del tavolo. «E sarebbe, di grazia?»
Il Dio soffiò dalle narici. «Feras è scappato.»
Per un lungo, eterno secondo, nessuno fiatò e i battiti nel petto di Vicious si spensero.
«Cosa?» fu solo in grado di rantolare alla fine. Non ottenendo risposta scattò in piedi, spingendo indietro la sedia e graffiando il pavimento di marmo. «Come?!» urlò.
«Non lo sappiamo» spiegò il padre, imperturbato. «Abbiamo trovato le guardie morte, impalate le une sulle altre, nella scena di un balletto. Quando siamo entrati nella grotta, Feras non c'era.»
«Non avevi detto di aver disposto le migliori guardie del regno?!» il ragazzo gli puntò addosso un indice, mentre Rage, alla sua sinistra, gli mormorava di calmarsi.
«È così, ma si è liberato. Stiamo ancora tentando di capire se abbia agito da solo o se qualcuno lo abbia aiutato.» Il sangue nelle vene di Vicious si gelò.
Una talpa?
Impallidì. «Dobbiamo trovarlo» poté solo bisbigliare.
Envier sfruttò quel momento di debolezza per riprendere a punzecchiarlo. «Che c'è» disse, «hai paura che il fratellino pazzo ti rovini la reputazione?»
«Non è la mia reputazione che mi preoccupa» sibilò lui, «ma la sicurezza di Mar-dröm. L'ultima volta Feras ha quasi sterminato l'intero regno, o te lo sei dimenticata, sorellina?» Nell'udire quelle parole, Envier tacque, sulla difensiva, e Vicious alzò la voce. «Hai dimenticato quanti Artisti ha ucciso? Quanti tuoi Artisti?! È così che li proteggi? Ridendo di loro?!»
La ragazza allargò le narici e socchiuse gli occhi, inspirando profondamente, ma rimase in silenzio. Dopo qualche istante, si voltò verso il Dio: «Qual è il vostro piano, padre?»
Il Dio Senza Occhi si raddrizzò ancor di più contro lo schienale e allargò il petto. Con il mento alto, dichiarò: «Apriremo una caccia.»
Vicious dovette trattenere un gemito di sorpresa, mentre il gelo del sangue gli usciva dalle vene per espandersi a ogni muscolo e a ogni centimetro di pelle esposta. Capendo che il padre non stava scherzando, spalancò gli occhi per l'incredulità. Nella sua testa, Rage gracchiò un "Ma è impazzito?!" e, prima che potesse dirle di trattenersi, la sorella diede voce ai propri pensieri: «Padre, questa è una pessima mossa strategica.»
Dall'altra parte del tavolo, gli altri fratelli stavano avendo le reazioni più disparate.
Avarus era scattato in piedi, furioso, e stava urlando bestemmie al padre e insulti a Envier, la quale gesticolava con l'indice nella sua direzione in difesa del Dio.
Surbus aveva lo sconvolgimento dipinto in volto, ma era rimasto al suo posto e non aveva aperto bocca.
Mazee e Vultura sembravano non essere minimamente toccati dalla notizia. Lui continuava a fumare, guardando la luce che calava dal soffitto con occhi vacui e mormorando fra sé cose incomprensibili che avevano senso solo nella sua testa. Lei, invece, si osservava attorno con la sua tipica espressione affamata: li stava giudicando, dal primo all'ultimo. Vultura odiava tutti: che fossero fratelli o Artisti, non stringeva rapporti con nessuno, non dopo com'era finita con Aneja. Vicious era a dir poco preoccupato per lei.
In quella baraonda, il padre alzò la voce, rivolto alla figlia: «Rage...» Lei, però, non lo fece parlare: il suono della sua sedia che volava via, schiantandosi contro la parete di pietra alle sue spalle, fece tacere tutti. Persino l'inaffidabile Mazee. Rage era in piedi, davanti al tavolo, gli occhi ben aperti e con la pelle che brillava: le crepe avevano ricoperto la sua epidermide e sotto di esse una luce aranciata aumentava d'intensità con lo scorrere dei secondi. Era arrabbiata. Molto arrabbiata.
«Io non manderò i miei Artisti al macello!» gridò, ringhiando. Le sue iridi splendevano come fuoco. «Feras li ucciderà tutti, non torneranno indietro.»
«E cosa proponi, figlia?» replicò il Dio, mantenendo la calma ma indirizzandole un cenno con il braccio destro.
«Ci andremo noi.»
La situazione esplose. «Cosa?!» sbottarono in contemporanea Surbus, Avarus ed Envier. Mazee sussurrò un «tu sei pazza», ridendo fra sé e sé. Solo Vicious e Vultura non reagirono. Quest'ultima, seduta alla sinistra di Rage, si lasciò sfuggire uno sbuffo, prima di girare la testa con un movimento fluido verso il padre. «Rage ha ragione» proferì soltanto, il tono piatto e privo di emozione. Dal canto suo, Vicious non ebbe il coraggio di dire niente.
«Non manderò i miei figli a morire.»
«Bene» scattò Avarus, battendo l'indice sulla superficie del tavolo, «perché non ho intenzione di farmi impalare il culo da quel pazzo di Feras.»
«Stavolta mi trovo d'accordo con Avarus» esclamò Envier. Il fratello – sentendosi preso in causa – si girò a guardarla divertito, prima di farle l'occhiolino e lanciarle un bacio.
«Non sono d'accordo con Rage nemmeno io» disse Surbus, severo. «È un rischio troppo grande.»
«È nostro fratello!» gridò Rage, mostrando i denti.
«No, lo era!» sottolineò Avarus. «Adesso è solo pazzo!» e fece un gestaccio, provocando un fremito di collera alla sorella.
«Sappiamo bene chi di noi dovrebbe andare» intervenne di nuovo Envier. «L'unico che, fatalità, non ha ancora espresso la propria opinione.» Rivolse uno sguardo velenoso a Vicious con la coda dell'occhio.
«Nemmeno Mazee si è espresso» fece notare Vultura. Mazee, di tutta risposta, mormorò qualcosa a riguardo delle farfalle.
«Chi, quello?» sbottò Envier, derisoria, muovendo una mano nella sua direzione. «Per favore, quello non sa nemmeno come si chiama.»
«Portagli rispetto» sibilò Rage, facendo un passo avanti, e l'altra indietreggiò in automatico contro lo schienale.
«Adesso basta!» tuonò ancora una volta il Dio Senza Occhi. «Non manderò voi.»
«Gli Artisti non sono preparati per combattere Feras» disse Rage nello stesso momento in cui, nella mente di Vicious, mormorava: "Dì qualcosa!".
Lui, che era rimasto immobile davanti alla propria sedia, le ciglia tremanti e un nodo in gola, si costrinse a respirare. Non si era reso conto di aver smesso. Titubante, schiuse le labbra e, con voce graffiante, mormorò: «Sono d'accordo con Rage sul fatto che gli Artisti non siano preparati per questo.»
«Sappiamo entrambi che non è vero» replicò il Dio.
«Padre, io... non capisco» fu il turno di Envier, «gli Artisti non sanno nemm...»
«Gli Artisti dell'Ombra hanno esperienza di quel tipo di potere.» Vicious percepì lo sguardo vitreo del padre posarsi su di lui, seppure nel suo volto non vi fossero occhi per poterlo appurare, e temette la verità che avrebbe rivelato di lì a breve. «Sono stati preparati per l'eventualità di questo giorno.» Una pausa, «Non concordi, Vicious?»
Il ragazzo impallidì e, come previsto, Avarus ed Envier cominciarono a protestare per capire a cosa si stessero riferendo. Rage, però, intervenne di nuovo in suo favore: «State zitti!» poi si girò verso il padre. «Manderesti da soli gli Artisti dell'Ombra a cacciare Feras? Già con un folto esercito sarebbe arduo avvicinarlo, ma sporadici lupi solitari non potranno mai nulla contro di lui, per quanto potere di Ombra e Caos possano aver sperimentato da parte di Vicious!»
«Gli Artisti del Sangue potrebbero aiutarli» rispose il padre, «sono i migliori soldati di Mar-dröm. Così come gli Artisti del Veleno e della Tempesta. Tutti loro hanno sperimentato le forze del caos.»
Rage, questa volta, si limitò a raddrizzare le spalle e a guardare il padre con disprezzo, ed Envier e Avarus ripresero a protestare. Vicious, invece, strinse i pugni. «Odio questa situazione» esordì, spingendo i fratelli a tacere. «Sia per la difficoltà nel districarla sia perché stiamo parlando di Feras, il... mio, Feras. Ma non abbiamo molte alternative. O andiamo noi, o diamo il via a una caccia.»
Rage inspirò una grande boccata d'aria e, sbattendo i palmi sul tavolo, disse: «Io accetto la caccia a due condizioni.» Il Dio le fece cenno di procedere. «Faranno rapporto direttamente a noi, e se lo riterremo necessario potremo recarci da loro per intervenire in prima persona. Sia chiaro, solo nei casi di pericolo verificato.»
«La seconda?» soffiò il Dio Senza Occhi.
«Non sarà una vera caccia. Non dovranno prenderlo, dovranno solo trovarlo. A prenderlo ci penseremo noi. E non entrare mai in contatto con lui. Se non avremo un aggiornamento regolare da ogni singolo Artista, allora sarà considerabile situazione di pericolo e i Sette Figli entreranno in azione.» Dei versi di disaccordo si sollevarono, ma Rage continuò: «Questo è il metodo migliore, così potremo anche evitare che Feras scorrazzi troppo per Mar-dröm. Gli staremo con il fiato sul collo, capiremo le sue intenzioni e lo metteremo alle strette. Lo spingeremo a nascondersi, come un animale braccato. E sarà allora che colpiremo.» Quando ebbe finito di parlare, la ragazza si rivolse ai fratelli, osservando ognuno di loro con i suoi occhi di fiamme. «Chi concorda?»
Vultura batté il pugno sul tavolo, le labbra strette l'una contro l'altra.
Gli altri si lanciarono un'occhiata, dubbiosi, e Vicious studiò Surbus e Avarus mimarsi qualcosa con le labbra. Nello stesso momento, stupendo tutti, Mazee colpì a sua volta il tavolo, ridendo sguaiato. «Mi piace, andiamo a morire!» urlò, continuando a sghignazzare come se avesse fatto una battuta.
Tutti lo ignorarono, specialmente Vicious, che annuì e sbatté il pugno sui disegni decorativi. Dopo averlo fatto, raddrizzò la schiena, si mise le mani nelle tasche e sollevò il mento per guardare Avarus, Envier e Surbus. Dalla sua parte del tavolo, anche Rage e Vultura fecero la stessa cosa, e presto i tre si trovarono in minoranza.
«Prima di firmare la mia condanna a morte vorrei sapere con che arma combatteremo» intervenne Avarus. «Di cosa stava parlando papà?» chiese rivolto a Vicious.
Fu Rage a rispondere per lui: «Io e Vicious abbiamo addestrato agli effetti del Caos i nostri Artisti, in segreto, perché temevamo che questo giorno potesse arrivare. Però non sono pronti, non ad affrontare Feras a viso aperto.»
«Perché in segreto?» protestò Surbus. «Che cosa vi costava condividere l'informazione con noi? Siamo vostri fratelli» gesticolò affettato e palesemente offeso.
«Perché non era nostra intenzione creare scompiglio» spiegò Vicious piano, parlando con lentezza. «Non pensavamo che sarebbe davvero successo, era solo una precauzione.»
«Se me lo aveste detto, li avrei preparati anch'io» sibilò Envier, punta nell'orgoglio.
«Le farfalle mentono» mormorò Mazee, guardando le ombre e facendo l'occhiolino a una delle guardie. «E fanno tante collane.»
Vicious sentì Rage dirgli qualcosa nella mente a riguardo del fratello, ma non le prestò attenzione. In quel momento, Surbus si lasciò scappare un'imprecazione e batté il pugno chiuso sul tavolo. «Non me ne frega più niente» sostenne, «potete tenervi tutti i vostri segreti del cazzo. Ciò che basta a me è riprendere quel folle e chiuderlo in una grotta ancor più profonda, così che non veda più la luce del sole fino alla fine dei giorni.» Nel mentre, Avarus lanciò un'occhiata a Vicious, che ricambiò, ignorando la punta di dolore che le parole di Surbus gli provocarono.
«Pensi che i tuoi Artisti possano farcela?» gli chiese.
Vicious abbassò le palpebre e si passò la lingua sui denti dell'arcata superiore. «Posso solo dire di averli messi alla prova. Non credo che siano pronti, su questo sono d'accordo con Rage. Feras ha il controllo totale del Caos, noi solo parziale. Tutto ciò a cui noi possiamo prepararli sarà solo una minima parte della distruzione al servizio di nostro fratello.»
«Sarebbero in grado di addestrare altri Artisti?» riprese Avarus. «Saresti in grado di addestrarli tutti?»
Vicious rimase in silenzio, pensando. «Forse» disse alla fine, poco convinto. «Ma mi servirà una mano.»
«Mi basta» replicò l'altro, prima di battere il pugno sul tavolo. «Mi fido del tuo giudizio.»
Allora, tutti si voltarono verso Envier, che nel suo angolo di tavolo si ritrovò sola, l'unica a non aver dato il proprio appoggio. La ragazza era livida. «Mi avete tenuto fuori» sibilò in direzione di Vicious e Rage. «Avrei potuto aiutarvi.» Nessuno di loro due rispose, ed Envier scosse la testa con volto ferito e sprezzante, prima di colpire il legno con le nocche. «Voglio che non mi rivolgiate la parola per i prossimi due mesi.»
Dopodiché, il silenzio cadde sulla sala, in cui nessuno osò fiatare. Fu il Dio Senza Occhi a infrangerlo: «Se tutti i Sette Figli sono d'accordo» sussurrò, «allora sia.» E batté il pugno.
Betaggio di Octavia_Stokercrow
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