05; Ritardi e spaventi
⊱ ────── {⋆⌘⋆} ────── ⊰
⊱ ────── {⋆⌘⋆} ────── ⊰
«E adesso che si fa?» chiese un Chani vestito finalmente come un ragazzo terrestre, pieno di buste come un albero di Natale, non appena fu uscito dal centro commerciale dopo un lungo giro per negozi assieme alla sua protetta.
Era stata giornata tutta nuova per l'Aetherius, stare in mezzo a così tanti umani fingendo in qualche modo di essere anche lui tale. E, se la sua vita sulla terra fosse stata tutto un susseguirsi di nuove esperienze divertenti come quella, per un curiosone come lui allora si prospettava un futuro decisamente interessante.
Heejin diede una distratta occhiata all'orario sul telefono, e quasi sbiancò per lo spavento.
«Oh cielo, è tardissimo! Devo aver perso la concezione del tempo, dannazione!» imprecò, evitando di farsi troppo sentire da Chani, di modo da non scaricare le colpe su di lui.
In effetti, però, Kang Chanhee poteva benissimo essere considerato in parte responsabile della testa per aria di Heejin, dal momento che le aveva fatto volare letteralmente in un battibaleno quelle due ore passate insieme. Una sensazione a cui la ragazza non era assolutamente abituata, essendo sempre molto precisa e puntuale.
«Io ora devo assolutamente andare a lavorare, quindi tu...» disse, rivolta ad un Chani alquanto perplesso, ma interrompendosi proprio sul più bello, in piedi sul ciglio della strada. «Dunque, vediamo... potresti passare il tempo leggendoti un libro al parco qui vicino!» gli propose, indicandogli frettolosamente l'area verde piena di bambini poco lontana, dato che al momento non aveva in mente idee tanto più decenti.
Qualche attimo dopo, però, le sovvenne un dubbio, che le fu confermato dall'immediata reazione del ragazzo.
«Un... libro?».
«Aigoo, non importa» sospirò Heejin, scuotendo la testa. Magari nel Regno dei Cieli usavano le pergamene per leggere e scrivere, o, peggio, erano un popolo di analfabeti. Avrebbe dovuto immaginarselo... e inventarsi qualche altro escamotage.
Una cosa era certa: non avrebbe potuto portarselo al bar con lei, né lasciarlo entrare in casa sua senza garanzie che non ci fosse nessuno, ergo... in un certo senso, era spacciata.
«No, aspetta, dimmi di più su questi libri! Ora sono curioso» la bloccò Chani, prendendole delicatamente un polso. La sua espressione effettivamente trasudava voglia di apprendere da tutti i pori, peccato che Heejin al momento non avesse tutto questo tempo per mettersi a spiegargli le cose per bene.
Dunque, senza pensarci ulteriormente, con una rapida mossa tirò fuori dalla borsa il libro che stava leggendo in quel periodo e glielo porse in mano: si trattava nientemeno che de "I passi dell'amore", un romanzo d'amore di Nicholas Sparks, che lei - da brava romanticona qual era - stava adorando alla follia.
«Beh, ecco... se sei proprio curioso, ecco: tienitelo e studiatelo per bene!» lo liquidò poi con queste parole, indicandogli nuovamente la comoda panchina in cui andare a sedersi e dandogli una lieve spinta sulla schiena.
«M-ma io-» balbettò lui, avanzando titubante verso il parchetto.
Sotto indicazione di Heejin, si accomodò sulla panchina più asociale di tutti, guardandola negli occhi dal basso all'alto.
Non sembrava molto convinto, ma alla giovane adesso non importava. Ciò che le premeva di più era di trovargli qualcosa da fare in sua assenza che non implicasse il combinare troppi guai.
«Non parlare con le persone, tieni tutte le buste coi vestiti sempre vicino a te e, soprattutto, non muoverti da qui, mi raccomando! Passo a prenderti tra qualche ora» si raccomandò quindi la ragazza, dandogli una pacca rassicuratrice sulla spalla, per poi mollargli anche le proprie buste e correre via alla velocità della luce.
Si sarebbe ben presto pentita di questa sua azione sconsiderata, ma in quel momento non riusciva a ragionarci su come si deve. Non c'era più tempo, era davvero in ritardissimo, e, per questo, si stava sentendo impanicata.
Sperava con tutto il cuore che Rowoon l'avrebbe perdonata per il suo primissimo ritardo di tutta la sua vita, e, nel caso in cui si fosse arrabbiato, si augurava di rientrare nelle sue grazie il prima possibile, perché di certo non era chissà quanto bello lavorare con il muso del capo che ti guardava male da dietro il bancone.
Però non doveva neppure sottovalutare Chani, che, per quanto le apparisse come una brava persona e con la testa a posto, poteri a parte, era pur sempre un Aetherius ingenuo come un bambino ed un tantino esagitato, ed Heejin non aveva alcuna garanzia che le avrebbe obbedito senza fiatare.
Insomma, tra il lavoro e Chani, ora la ragazza era in preda ad una preoccupazione dopo l'altra.
"Se solo Chani fosse in possesso di un localizzatore GPS, sarebbe tutto meno complicato!" pensò, mentre continuava a percorrere il marciapiede a grandi falcate, rischiando di essere investita un paio di volte mentre attraversava. La concitazione era tanta che non si era neppure data la pena di prestare attenzione alle automobili che sfrecciavano velocemente per la strada, ma, miracolosamente, ne era uscita illesa entrambe le volte, con solo una suonata di clacson.
Dopo altri dieci minuti di corsa a perdi fiato, la ragazza arrivò finalmente a destinazione, fermandosi all'entrata con le mani sulle gambe, boccheggiando.
«Jeon Heejin, sei in ritardo di mezz'ora e il bar è pieno di clienti, mettiti subito al lavoro!» la rimproverò Rowoon, accorrendo al suo cospetto e alzando un dito perentoriamente.
Heejin avrebbe tanto voluto fare a meno di sorbirsi la sua ramanzina, ma purtroppo non avrebbe potuto evitarlo; lo stesso valeva per la pubblica umiliazione appena ricevuta sotto gli occhi di tutti i clienti presenti seduti ai tavoli, che si misero subito a borbottare tra loro.
«C-chiedo umilmente scusa, Rowoon-ssi, n-non volevo» cercò di farsi perdonare Heejin con un inchino, ma sarebbe stata dura, perché Kim Rowoon, per quanto potesse alle volte fare il simpaticone, non era esattamente un capo comprensivo, specie di fronte a ritardi stratosferici del genere, per di più ingiustificati.
«Quegli unici due giorni a settimana che lavori qui, vedi almeno di arrivare puntuale! Stasera rimarrai un'ora in più per fare pari!» continuò infatti a farla sentire in colpa, osservandola con le sopracciglia aggrottate e impartendole questo terribile ordine; non ci aveva pensato due volte a tirare fuori tutta la sua acidità.
Heejin stava per accettare sommessamente la punizione, ma all'improvviso le si accese una lampadina nel cervello: Chani.
Già aveva rischiato grosso, ma non poteva lasciarlo solo per troppo a lungo. Dopo le otto si sarebbe fatto buio, sarebbe incominciata ad arrivare gente strana al parco, e lui era troppo innocente e ingenuo per poter capire di trovarsi in una situazione di pericolo.
Da quando aveva messo piede dentro al bar, Heejin entrata in paranoia, e non faceva altro che preoccuparsi per lui.
«Rowoon-ssi, sono veramente spiacente. Non accadrà più, lo prometto.» si inchinò nuovamente la ragazza, usando l'unica alternativa che aveva per mostrarsi oltremodo costernata. Adesso doveva solo trovare un modo per sfuggire all'ora extra di lavoro.
«Tsk... sarà meglio, anche perché farei troppa fatica a licenziarti e a continuare a guardare in faccia Inseong come se niente fosse.» disse Rowoon, tirando in ballo a caso suo fratello, che sicuramente in quel momento se la stava spassando meglio di entrambi, incurante di tutto l'accaduto.
«Però...». Nonostante la parola licenziamento, che pronunciata dal suo capo con quel tono aveva un sapore alquanto aspro, Heejin si azzardò a ribattere, senza tuttavia poter finire la frase.
«Però cosa?!» Rowoon la sfidò con lo sguardo, a braccia conserte.
La situazione non prometteva per niente bene, ma Heejin non avrebbe potuto fare altrimenti.
«Non riesco a rimanere oltre le otto, questa sera, perché... ecco, ho un impegno molto importante a cui non posso proprio mancare.» si inventò su due piedi, appellandosi alla sua scarsa abilità di improvvisazione e incrociando le dita dietro la schiena.
«Non dire baggianate, su! Il tuo ragazzo, o chiunque altro sia, può benissimo uscire con te un'altra sera» esclamò Rowoon, non standola a sentire.
«V-veramente n-non...» balbettò lei, mentre il suo cervello lavorava all'impazzata per trovare una scusa più plausibile. Ovviamente, però, il capo la interruppe di nuovo.
«Ora basta parlare, fila a prendere le ordinazioni ai tavoli!» le ordinò, questa volta senza possibilità di poter ribattere.
«S-sì, capo!» squittì una Heejin piuttosto impaurita, affrettandosi ad eseguire.
Visto il gran numero di clienti che continuarono ad affollare il bar durante le sue ore di servizio, ad Heejin toccò correre all'impazzata da tutte le parti più del solito, tanto che, sentendo un gran caldo, a momenti le sembrava di poter schiattare.
In tutto ciò, si stava facendo sempre più tardi, e Dio solo poteva sapere se Chani fosse ancora vivo e vegeto dove lei l'aveva lasciato.
Rimase con un groppo in gola per tutto il tempo, temendo il peggio; chissà, forse avrebbe fatto meglio a portarselo con sé e a tenerlo seduto ad un tavolo zitto e buono a fare bella statuina per ore e ore, atteggiamento che comunque avrebbe destato in ogni caso dei sospetti.
Restava il fatto che la decisione di abbandonarlo tutto solo in un parco di una città che non conosceva con la sola compagnia di un libro... beh, non era stata sicuramente una scelta tanto saggia - dettata dall'ansia del momento per la paura di arrivare in ritardo - di cui però ora Heejin si stava pentendo amaramente.
Da qualunque punto di vista guardasse la situazione, era spacciata. E, se cominciava già a sentirsi così agitata dopo un solo giorno che l'Aetherius era entrato a far parte della sua vita, non avrebbe osato immaginare cosa sarebbe potuto succedere nei giorni, mesi - e, chissà, magari anni - successivi.
Quando tutto le sembrava perduto, però, la mora venne nuovamente colta da un'idea che le balenò in testa mentre era in bagno, intenta quasi più a riflettere che a fare pipì.
"Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima! Posso chiamare Hwiyoung e chiedergli di andare a controllare di persona: è l'unica possibilità che ho per assicurarmi che Chani stia bene." pensò, prendendo il cellulare con uno slancio e componendo subito il numero.
Del resto, era a questo che servivano gli amici, no? Ad aiutarti nel momento del bisogno senza chiederti troppe spiegazioni.
«Pronto, Heejin-ah?» fortunatamente Hwiyoung le rispose dopo tre soli squilli; la ragazza tirò un poderoso sospiro di sollievo.
Non aveva molto tempo per spiegargli tutto, perciò avrebbe dovuto essere il più sintetica possibile.
«Ciao, Hwiyoung-ah, scusa la chiamata improvvisa, ma sono al lavoro e avrei un problema... piuttosto urgente» disse, enfatizzando particolarmente l'ultima parola.
«Che succede? Dimmi tutto!» fece l'amico dall'altro capo, irrequieto.
«È un po' complicato, ma spero capirai.» Heejin esordì con quest'avvertenza apparentemente insensata, per poi proseguire col discorso, tutto di un fiato. «Ecco, vedi... hai presente il parco di fronte al centro commerciale vicino a casa mia? Potresti andare lì a controllare una cosa per me? Io non posso muovermi di qui. Ti scongiuro, sei l'unico che puoi farlo!»
«Okay, ma... che dovrei fare, esattamente?» le chiese un Hwiyoung piuttosto titubante. Per un qualche motivo, la faccenda gli puzzava.
«Una volta arrivato lì, dovresti controllare se trovi un ragazzo più o meno della nostra età, seduto su una delle panchine, con un libro in mano e tante buste da shopping intorno, che si chiama Kang Chanhee.» provò a descrivergli brevemente il contesto lei, anche se le sue parole non ebbero esattamente la reazione sperata nell'amico.
«Heejin-ah, aspetta un momento... Mi stai forse chiedendo di andare a stalkerare un ragazzo al posto tuo?!» si indignò visibilmente Hwiyoung, considerandola una richiesta inaccettabile.
Insomma, che senso aveva spiare la fiamma della propria migliore amica, nonché cotta segreta? Avrebbe potuto farlo, dato che al momento non era impegnato... ma anche no.
"Kang Chanhee? E adesso chi è questo fenomeno? Che poi, fino a ieri a Heejin non piaceva quel principino di Taeyang? Ora punta ai tipi loschi nei parchetti? Che le è successo, così di punto in bianco?" si scervellò inutilmente il giovane, giungendo subito a soluzioni affrettate. Solitamente non era nel suo carattere comportarsi in modo così seccato, ma Heejin era in grado di fargli sorgere degli atteggiamenti di gelosia piuttosto sospetti, che mascherava con crescente apprensione.
«Hwiyoung-ah, n-non è come sembra! Tu vai lì e controllalo, ti spiegherò tutto dopo, lo giuro!» lo tranquillizzò Heejin, pur avendo un tono di voce tutt'altro che pacato.
Hwiyoung colse infatti questo particolare, e le domandò altri chiarimenti. «Mi assicuri che non è un tipo strano? Cosa devo fare una volta che l'ho visto?».
«Sì, sì, non ti farà niente, te lo prometto. Mandami un messaggio appena arrivi al parco, dicendo se lo trovi! Ora devo proprio andare.» parlò Heejin, più veloce della luce, chiudendo poi la chiamata, uscendo dal bagno e tornando a lavorare senza destare sospetti.
«Mh... sarà, ma io non mi fido più di tanto» mormorò Hwiyoung a se stesso, mettendo il cellulare in stand by e preparandosi ad uscire.
Fino a quel momento se n'era stato steso a letto, con lo sguardo perso sul bianco soffitto di camera sua, a pensare alle lyrics per la sua prossima canzone, a cui aveva cominciato a lavorare il pomeriggio stesso.
Sarebbe stata una canzone veramente speciale, che avrebbe decretato un'epocale svolta del proprio destino: o si sarebbe finalmente intersecato con quello di Heejin, oppure se ne sarebbe allontanato per sempre.
Già, perché finalmente, dopo un'approfondita riflessione, il giovane si era deciso a confessare alla diretta interessata i propri ardenti sentimenti. Non sarebbe stata però una semplice dichiarazione a voce, bensì una confessione cantata con il suo unico ed irripetibile stile.
Pensava che altrimenti avrebbe fatto una gaffe, perché Hwiyoung non era mai stato bravo a parole; invece riusciva ad esprimersi in modo molto artistico se doveva pensare di dire ciò che doveva cantando, perché era lì che il grande talento che si portava dentro sin da piccolo poteva emergere in tutto il suo splendore.
Non c'era alcun dubbio: volente o nolente, la ragazza si sarebbe impressionata, ma, soprattutto avrebbe finalmente capito, senza bisogno di ulteriori chiarimenti.
La canzone con la quale Hwiyoung si era fatto notare dal produttore di una casa discografica a quanto pare non aveva parlato abbastanza chiaro per lei, ma questa lo avrebbe sicuramente fatto in maniera cristallina. Bisognava solo aspettare di trovare le parole giuste e di assemblarle in modo sublime, in maniera tale da poter creare un capolavoro di dichiarazione.
Peccato che ora la mente vagante del ragazzo fosse stata distratta nientemeno che dalla dedicataria della canzone in persona, le cui vere intenzioni della sua richiesta non si sarebbero mai capite perfettamente fino a che Hwiyoung non si fosse trovato presso il luogo che lei gli aveva comunicato.
Per arrivarci nel minor tempo possibile, il ragazzo decise di andarci in bicicletta, e, sgusciando tra le svariate viuzze deserte del suo quartiere di periferia, con soltanto la sua amata musica a fargli compagnia, nell'arco di dieci minuti era già davanti all'entrata parco.
A parte i pochi lampioni ad illuminare scarse porzioni di terreno, per il resto era tutto così buio, ma, soprattutto, dannatamente deserto.
Nonostante ciò, dovendo portare a termine quella bizzarra missione, Hwiyoung si fece coraggio e provò ad addentrarsi timoroso tra i vialetti del parco, dopo aver parcheggiato la bici.
Mentre proseguiva a passo lento e cauto non scorgeva anima viva, ed il fatto che l'unico rumore presente fosse quello dei suoi passi sull'erba lo stava allarmando più del dovuto. Anche le panchine sembravano essere tutte vuote.
Tutta quell'atmosfera faceva davvero paurissima anche ad un maschio adulto, grande, grosso e vaccinato come Hwiyoung, il che la diceva lunga.
"Ma dove sono finito? Certo, Heejin-ah mi ha mandato qui per cercare un certo Kang Chanhee, e io dovrei crederle, ma... e se fosse tutta una trappola? Se fosse stata incastrata da qualcuno e l'avessero obbligata a farmi venire qui per qualche strano motivo? Potrebbe essere che mi stiano facendo un semplice scherzo di cattivo gusto? O magari qualcuno mi sta tendendo un'imboscata?" pensò, senza riuscire a darsi pace.
Avrebbe tanto voluto andarsene, però oramai era dentro, e non poteva tirarsi indietro.
«Kang... Chanhee?» pronunciò quindi il nome del misterioso ragazzo, ma la voce gli uscì dalla bocca spezzata, come un rantolo.
Decise quindi di fare la cosa più giusta che gli venne in mente: cercare di mantenere la calma e chiamare l'amica.
Estrasse quindi il cellulare dalla tasca anteriore dei pantaloni e le telefonò in fretta e furia, mentre intanto continuava a far vagare lo sguardo in tutte le direzioni, in uno stato d'agitazione difficilmente calmabile.
«Hwiyoung-ah, che c'è? Sto lavorando!» gli rispose Heejin con stizza, facendogli tirare il più enorme sospiro di sollievo di tutta la sua vita.
«Che razza di scherzo di cattivo gusto è mai questo? Qui non c'è nessuno, né il tuo Kang Chanhee né le buste da shopping!» sbottò Hwiyoung, stringendo un pugno innervosito. Era lì lì per perdere la pazienza, anche se non avrebbe mai voluto attaccare verbalmente la sua migliore amica.
«Oh mio Dio... dici sul serio?! Sicuro di non averlo notato da nessuna parte? Hai guardato bene setacciando ogni angolo?» si preoccupò eccessivamente Heejin, che cominciava veramente a temere il peggio.
«I-in realtà n-non esattamente, ma- AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!»
Hwiyoung stava per risponderle, ma quando vide sparpagliate intorno a un tronco tante buste da shopping, alzò lo sguardo per caso e si spaventò a morte, tanto da lasciare la presa sul cellulare e farlo cadere sull'erba con un tonfo: sopra di lui, infatti, alla stessa altezza della chioma degli alberi, c'era un individuo che stava letteralmente fluttuando, a gambe incrociate e a testa in giù, con un libro davanti che gli copriva mezza faccia.
Hwiyoung si diede un pizzicotto, pensando di stare sognando, ma era tutto dannatamente vero. La descrizione corrispondeva a quella che gli era stata fatta da Heejin, peccato che la ragazza gli avesse omesso un piccolo particolare, ciò che gli fece prendere paura e urlare.
«Ehi!» Chani si accorse di lui, e, temendo di non essere stato abbastanza prudente, tornò a disporsi lentamente in piedi come una persona normale, tenendo il libro chiuso in una mano, mentre Hwiyoung continuava a fissarlo a bocca aperta e con gli occhi fuori dalle orbite.
Come avesse fatto la sua Heejin ad essere rimasta invischiata con un tipo del genere, era proprio un mistero irrisolvibile.
Ora doveva solo trovare il coraggio di parlarci, ma sembrava come se la sua capacità di parola si fosse improvvisamente bloccata; si sentiva troppo osservato da quel tizio strambo che non accennava a smettere di sorridergli, in modo molto innocente ma allo stesso tempo inquietante, come se fosse un pervertito.
Per questo, Hwiyoung si affrettò a recuperare il cellulare da terra, e, pregando tutti i santi, sperò che la sua migliore amica fosse ancora in linea.
«Heejin-ah, p-penso di aver trovato chi mi dicevi, m-ma questo tipo fino a pochi attimi fa stava fluttuando nel vuoto e ora continua a fissarmi! C-che cosa devo fare?!»
Aveva bisogno di risposte, e avrebbe dovuto averle immediatamente.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro