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01; Un incontro bizzarro





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«Sono a casa!»

Era già passata l'ora di cena quando una Heejin alquanto stanca aprì a fatica il portone del proprio appartamento, ritrovandosi momentaneamente immersa in mezzo al buio più totale.

Come ebbe modo di vedere non appena ebbe acceso la luce, infatti, la casa era vuota come al solito, e l'unico ad accoglierla sulla soglia con delle affettuose fusa fu Noir, il suo splendido gatto dal pelo nero come l'ebano.

In effetti era più che normale che non ci fosse nessuno, del resto era sabato sera per tutti: Yeojin, sua sorella minore, sarebbe stata ad un pigiama party con le amiche, suo fratello maggiore Inseong era sicuramente andato a qualche festa universitaria, godendosi il suo primo anno da matricola fancazzista, suo padre ultimamente era più all'estero per lavoro che in Corea, e sua madre... beh, da quando i suoi avevano divorziato, circa tre anni addietro, non viveva più in casa loro.

Questo significava che alla fine Heejin era l'unica sfigata che, avendo lavorato per tutto il giorno, nonostante fosse sabato, usufruiva avidamente delle proprie ore serali libere per riprendersi e riposarsi in casa, dato che l'indomani avrebbe lavorato di nuovo.

«C'è solo un modo per rilassarsi come si deve... divano, Netflix e pop-corn, a me!» esclamò quindi la ragazza, per poi prendere i suoi amati pop-corn in busta già pronti, buttarsi a braccia aperte sul divano del salotto e accendere subito la televisione, senza darsi nemmeno la pena di andarsi a fare una bella doccia, stanca com'era.

Ci avrebbe pensato l'indomani mattina, quando - e se mai - si sarebbe riuscita a svegliare ad un orario decente.

Con Noir accoccolato sulle gambe, si mise quindi a sfogliare distrattamente le numerose opzioni della videoteca digitale della sua piattaforma preferita, ma in realtà non le importava granché di tutta la gran varietà di film che fosse in grado di offrirle Netflix: lei alla fine sceglieva quasi sempre gli stessi, ossia quelli a cui era più affezionata, o che, per un motivo o per un altro, l'avevano colpita particolarmente.

L'ardua scelta quella sera ricadde subito su "Boygirl, questione di sesso", commedia romantica che parlava di un ragazzo e una ragazza, nemici mortali, che, per circostanze alquanto surreali, si scambiavano accidentalmente di corpo, ed erano costretti a cercare di sopravvivere l'uno dei panni dell'altra fino a che la clemenza divina non li avrebbe risistemati nei propri corpi... e, ovviamente, alla fine i due riuscivano a superare l'odio reciproco, arrivando addirittura a mettersi insieme, e poi vissero felici e contenti, e tutti i soliti cliché che però a Heejin piacevano tantissimo.

Alle volte avrebbe tanto voluto essere la protagonista di qualche pellicola: i film erano sempre caratterizzati da una successione di eventi che alla fine determinava dei cambiamenti più o meno grossi, lei invece sembrava bloccata nella stessa "sequenza" da secoli. Aveva una vita più che soddisfacente, certo, ma sentimentalmente parlando cominciava ad accusare i colpi di non essere mai stata legata a nessuno.

Già... nonostante la sua veneranda età, infatti, non aveva ancora mai avuto un ragazzo, e di certo non era una cosa di cui andava fiera. Il nomignolo di zitella che le appioppava sempre suo fratello, per essere veritiero, lo era anche troppo, ma d'altro canto Heejin non sapeva che fare per dare una smossa alla propria situazione.

Tanto spigliata con gli amici, quanto timida all'ennesima potenza con la sua cotta... e di certo lui non si sarebbe mai fatto avanti per primo, viste tutte le ragazze che aveva a disposizione. Dunque, non restava che sperare in un miracolo.

Finito il film, dopo un tempo indefinito passato un po' a pensare e un po' a finire di smangiucchiare la terza ciotola di pop corn, si stava già avvicinando la mezzanotte, e con essa la palpebra a mezz'asta di Heejin si stava per chiudere definitivamente.

Così, dopo essersi messa in pigiama ed essere andata in bagno, spense tutte le luci e si accoccolò a letto.

Dando poi un'ultima occhiata al cellulare, si accorse di un messaggio che Hwiyoung le aveva inviato circa due ore prima, e che aveva l'aria di essere molto dispiaciuto.

"Scusami per oggi, non so cosa mi sia preso."

Heejin sospirò, scuotendo la testa. Alle volte il suo amico si scusava veramente per delle sciocchezze, e magari erano cose a cui lei non dava proprio peso, essendo ogni tanto anche con la testa un po' per aria per colpa di Taeyang.

Decise quindi di rispondergli in tono gentile e pacato, di modo da tranquillizzarlo.

"Tranquillo, Hwiyoung-ah, non ti devi preoccupare, davvero. Ero io quella nervosa, è stata una giornata davvero pesante. Buonanotte~"

Stava per inviare a Hwiyoung questo messaggio, quando un improvviso rumore come di vetri rotti proveniente dal salotto rimbombò nel silenzio più assoluto della casa, e la ragazza trasalì, prendendosi un enorme spavento e lasciando cadere il cellulare sul letto.

Per non parlare del fatto che Noir si mise a ringhiare da di là con un tempismo perfetto, allarmando più del dovuto la povera Heejin, che, pur non essendo mai stata chissà quanto fifona, ora stava veramente incominciando a temere che stesse succedendo qualcosa di brutto.

Noir non ringhiava quasi mai, e, quando lo faceva, era di solito un segno di diffidenza rivolto alle persone a lui estranee che venivano a trovare la famiglia Jeon.

E se fosse stato un ladro che si era intrufolato dalla finestra?

In tal caso Heejin, molto probabilmente, sarebbe morta di infarto istantaneo.

Era sola in casa. Di notte. Senza sapere cosa fare.

Ora però era tempo di agire, prima che fosse troppo tardi.

"Niente panico, Heejin-ah, niente panico." si ripetè mentalmente, chiudendo gli occhi per qualche secondo e inspirando ed espirando profondamente.

Poi, dopo aver preso dall'ultimo cassetto del comodino lo spray al peperoncino, cominciò a dirigersi in punta di piedi verso la fonte dei suoni che aveva udito, con il cuore in gola.

Nei diciotto anni in cui aveva vissuto lì, non erano mai venuti i ladri in casa, e adesso non sapeva proprio come comportarsi.

Per di più, Noir continuava a miagolare imperterrito ad un volume abbastanza alto.

«Aish! Speriamo che questo coso funzioni» biascicò Heejin, timorosa, lanciando un'ultima occhiata allo spray che teneva chiuso in una stretta non troppo forte, e dirigendosi finalmente sul luogo del delitto.

Oltrepassata la porta del salotto, accese subito la luce spenta poco prima, e, abituatasi già al buio, venne inondata dal ponte bagliore giallastro talmente tanto da essere costretta a coprirsi momentaneamente gli occhi, senza riuscire a vedere né il gatto, che a quanto pare aveva smesso improvvisamente di ringhiare, né il potenziale criminale.

«Noir?» parlò allora lei, con voce tremante, guardandosi intorno. Nessuna risposta.

«Noir, dove sei?» ritentò poco dopo, invano.

Porta chiusa, finestre chiuse e ancora integre... dove diamine sarebbe potuto andare?! Ma soprattutto, il rumore che aveva sentito che cos'era stato?

Aveva forse avuto un'allucinazione? O era ancora nel mondo dei sogni?

Mentre continuava a cercare Noir vagando qua e là con lo sguardo, per poco non rovinò pericolosamente a terra, andando tanto vicina così dall'inciampare su...

«E questa cos'è?» mormorò, chinandosi sull'oggetto che per poco non l'avrebbe uccisa: una sfera trasparente di vetro, delle dimensioni di una pallina da tennis, crepata e piuttosto malmessa, come se stesse per sgretolarsi da un momento all'altro... e con uno strano bagliore biancastro all'interno.

Stava per raccogliere quella cosa da terra, quando un Noir tanto spaventato e confuso quanto lei sbucò improvvisamente da dietro il divano, camminando mezzo zoppicante, e dirigendosi in braccio a Heejin con aria sofferente.

«Noir, tesoro mio! Ti sei ferito con questa roba, vero? Deve aver fatto rumore cadendo, e ci ha spaventati entrambi!» capì al volo la ragazza, dopo averlo preso in braccio e aver visto a malincuore che la zampa sinistra anteriore del gatto si era gonfiata tutta. «Che è successo? Da dove sbuca?»

Noir miagolò insistentemente con lo sguardo rivolto alla bocca del focolare del camino, cercando di comunicarle ciò che Heejin non avrebbe mai capito. Poi si fece rimettere giù a terra, cominciando a girare diffidente intorno alla palla di vetro, lanciandole delle occhiatacce.

Heejin allora provò a raccogliere attentamente l'arma del delitto, per poi avvicinarla al viso e analizzarla meglio, mentre il gatto continuava a guardarla preoccupato.

Se la rigirò tra le mani, constatando che era piuttosto strana per essere una sfera vitrea; innanzitutto era più danneggiata di quel che le era sembrato prima, e poi aveva al centro una strana luce biancastra che Heejin non avrebbe saputo definire, come se fosse una di quelle sfere di cristallo usate dalle chiromanti per prevedere il futuro, ma di dimensioni molto più ridotte.

«Non capisco... forse è un suppellettile di mamma di cui non ero a conoscenza?»

Avendola però trovata per terra al centro della stanza, era un po' impossibile che fosse caduta da qualche mobile ai lati del salotto, e la ragazza era sicura di non aver mai visto in casa un oggetto del genere.

«Vabbè, in ogni caso si è tutto crepato, tanto vale buttarlo via» appurò infine, facendo spallucce.

Si diresse quindi verso il bidone, e stava per aprire l'anta che avrebbe decretato la fine di quell'oggetto, quando un'improvvisa voce, proveniente nientemeno che da quella stessa sfera che teneva in mano, la colse di soprassalto.

«No, ferma, non farlo!»

«AAAAAAAAAAHHH!».

La povera Heejin si prese quasi un infarto. Non avrebbe mai potuto immaginare una circostanza del genere, e ora era entrata davvero in panico.

Era stata infatti spaventata dall'improvvisa comparsa di un minuscolo giovane al di là del vetro con un'espressione allarmata dipinta in volto, come se fosse intrappolato dentro la sfera, all'interno della quale continuava comunque a esserci quel bagliore di luce chiaro che le ricordava tanto il paradiso. «C-chi sei tu?! E c-che cavolo ci fai lì dentro?!» gridò Heejin, impaurita, allontanando l'oggetto dal proprio volto, terrorizzata da una simile visione.

«Sono stato intrappolato! Fammi uscire, ti prego!» la supplicò il giovane, portando le mani sui bordi interni della sfera con atteggiamento supplichevole.

«Okay, che scherzo del destino è mai questo? Sei un dannato giocattolo difettoso, per caso?» esclamò Heejin, mentre pian piano la paura iniziale stava lasciando sempre più spazio ad un inspiegabile senso di stordimento.

«No, sono vero! Rompi la sfera e fammi uscire, per favore, così potrò spiegarti tutto!» insistè il ragazzo, allargando gli occhi lucidi e scuri, senza sapere che altro fare per convincerla.

E di certo Heejin lo sapeva meno di lui.

«Noir, che faccio? Aiutami tu!» disse, rivolta al gatto, ancora affianco a lei. Era più confusa che mai.

Noir le fece segno con la zampa anteriore buona di rompere la piccola sfera, come il giovane le aveva detto, e Heejin, non avendo altre alternative valide per far fronte alla stramba situazione, acconsentì, sempre molto timorosa.

Appoggiata la sfera sul tavolo, prese quindi un mattarello dal cassetto della cucina, e, dopo averlo afferrato saldamente con entrambe le mani, standoci abbastanza distante, sferrò all'oggetto il colpo di grazia, facendolo rompere in mille pezzi.

Quello che successe immediatamente dopo non se lo sarebbe potuta immaginare neanche con un'ottima dose di fantasia.

Dalla sfera si sprigionò una luce accecante, che la costrinse di nuovo a coprirsi la faccia con un braccio, e, dall'alone bianco che si era venuto a creare, si palesò in quattro e quattr'otto il ragazzo di prima, ma in dimensioni reali, tutto vestito di bianco dalla testa ai piedi, che levitava a qualche centimetro da terra, con un sorriso a trentadue denti dipinto sul suo volto glabro e grazioso, contornato da una frangetta di disordinati capelli castani con sopra una coroncina di fiori bianchi, che lo facevano sembrare più piccolo di quanto non fosse.

Heejin, dal canto suo, parve incantarsi a contemplarlo per un attimo in tutta la sua altezza, non potendo fare a meno di notare i suoi occhi grandi e luminosi, la bocca sorridente, i capelli castani e la sua pelle liscia candida; tutte caratteristiche che, ora che lo guardava meglio, rendevano il suo viso così angelico e innocente.

Dopo qualche attimo, mentre lei continuava ancora a guardarlo con occhi e bocca spalancati, come se fosse stata una divinità scesa in terra, il giovane posò delicatamente i piedi al suolo, e le rivolse un sorriso smagliante.

«Buh!» esclamò poi, mettendosi a ridere come un bambino alla reazione terrorizzata di Heejin.

«AAAAAAAAAAHHH!».

Tornata alla realtà, per quanto la si potesse definire tale, la ragazza era entrata davvero in uno stato confusionale di non ritorno.

"Non è reale. Non può essere reale. Devo già essere nel mondo dei sogni, non c'è altra spiegazione..." era tutto ciò che le passava per la testa al momento, prima di riuscire a spiccicare parola.

«C-chi diamine sei tu?! E c-che cavolo ci fai qui... in casa mia? Come sei uscito da quella sfera? O meglio, come diamine ci sei entrato?!» lo tartassò subito di domande, prendendosi la testa tra le mani, come se fosse diventata matta tutto ad un tratto.

In tutto ciò, non si era nemmeno accorta che i mille pezzi vitrei della sfera ormai distrutta si erano misteriosamente volatilizzati.

«Calma, calma... una domanda per volta!» parlò il ragazzo con voce profonda ma rassicurante, facendole cenno di tranquillizzarsi. «Innanzitutto, buonasera! Sono Kang Chanhee, Chani per gli amici, sono un Aetherius, vengo da un luogo lontano chiamato Meteora, il Regno dei Cieli, e... adesso che sono stato mandato qui sulla Terra, d'ora in avanti non potrò più separarmi da te» proseguì poi con le presentazioni e le dovute spiegazioni, che però sortirono l'effetto di far confondere Heejin ancora di più.

Il modo in cui si stava evolvendo la situazione iniziava a farle sorgere mille perplessità, e nel frattempo Noir se ne stava accovacciato ai suoi piedi tutto tremante.

«Pfft, che gran mucchio di cazzate! Mi stai spudoratamente prendendo in giro... Dove sono le telecamere nascoste?!» proruppe quindi la ragazza, guardandosi intorno con aria spazientita.

«È la verità, lo giuro. Lo hai visto anche tu quello che ho fatto poco fa, no?» disse Chani, guardandola dritta negli occhi talmente tanto intensamente da quasi ipnotizzarla, anche se - fortunatamente per lei - Heejin si riprese abbastanza in fretta.

«Regno dei Cieli, hai detto? E tu vorresti veramente farmi credere che esiste una cosa del genere?!»

«Certo, e sono arrivato qui proprio dal tuo camino» annuì lui, indicando un punto dietro le spalle di Heejin, i cui occhi a sua volta caddero sulla bocca del focolare - ovviamente senza legno ed inutilizzato al momento, essendo già primavera - dal quale il tizio diceva di essere arrivato.

«Ma che...?»

La ragazza era sempre più sconvolta. Avendo riacquistato le capacità motorie, si pizzicò più volte un braccio, nella bramosa speranza di stare sognando, ma niente: era tutto vero.

E a quanto pare aveva in casa uno sconosciuto leggermente impazzito che sosteneva insistentemente di provenire da luoghi inesistenti.

Bisognava dunque procedere alle minacce forti, per risolvere al più presto tutta la situazione.

«Tu sei un pazzo, altroché un aethecoso! Mani in alto... o chiamo subito la polizia! Non ti conviene fare tanto il gradasso con me, sai, sono cintura nera di judo!» gli disse quindi, anche se ovviamente non era affatto vero, ma era la vecchia tattica insegnatale dal nonno per incutere timore negli sconosciuti. Peccato che in quel caso non funzionasse... o almeno, non subito.

«Guarda che io sono perfettamente innocuo!»  sbraitò Chani, incrociando le braccia al petto.

La sua espressione puerile e sorridente diceva a Heejin che, volendo, poteva anche tranquillizzarsi... ma la diffidenza non era mai troppa.

«È tutto vero, credimi.» continuò il ragazzo, parlando con voce cristallina.

C'era qualcosa... c'era qualcosa in lui che avrebbe quasi spinto Heejin a crederlo, così senza motivo. Ma, sebbene lo avesse appena visto uscire da una sferetta vitrea e fluttuare in aria, non poteva fare a meno di pensare che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione.

«Certo, come no! Allora gli unicorni esistono veramente, gli elefanti volano e i gatti parlano! In che modo puoi provarmi che sia la verità?!»

A quelle parole pronunciate con un tono pieno di paura e inquietudine, Chani si vide costretto ad adottare quelle che, nel suo regno, sarebbero state definite misure estreme.

«Okay... non dovrei proprio farlo, dato che è contro il regolamento, ma mi sa proprio che mi tocca. Sta' a guardare» sospirò, rassegnato, dopodiché allungò le braccia in avanti, puntandole entrambe verso la ragazza e assumendo un'espressione concentratissima. Un attimo dopo rivolse i palmi verso l'alto, da cui uscì un lieve barlume, e... poi accadde l'impossibile.

«Cosa hai intenzione di...» provò a dire Heejin, ma ciò che seguì immediatamente dopo la lasciò a bocca aperta.

I suoi piedi infatti si sollevarono lentamente da terra contro la sua volontà, lasciandola fluttuare in aria per una decina di secondi fino a che non ebbe raggiunto un metro dal suolo.

«Cosa cavolo... io sto... io sto volando! È fantastico!» esclamò, prima impaurita ma poi euforica come una bambina, aprendo le braccia al massimo dell'esaltazione, mentre volteggiava lentamente per tutta la stanza, in uno stato di estasi più totale.

Dopo una decina di secondi, quando Chani l'ebbe fatta ritornare con i piedi a terra piano piano, Heejin si rese conto di non essere mai stata così confusa ma allo stesso tempo gasata in tutta la sua vita.

«Ancora il potere della levitazione non l'ho sviluppato benissimo, ma-» provò a giustificarsi Chani, grattandosi la nuca, tuttavia Heejin lo interruppe subito.

«Daebak, è stato semplicemente incredibile! Come hai fatto?! Hai anche altri poteri?!» lo tartassò di domande, esattamente come poco prima, ma con la sola differenza che adesso era molto più convinta del fatto che questo Chani le avesse detto - almeno in parte - la verità.

Dopo la breve dimostrazione del ragazzo, Heejin si era letteralmente trasformata da così a così in meno di dieci secondi: era passata da uno stato di completa diffidenza, a sentirsi elettrizzata dalla testa ai piedi come mai lo era stata prima di allora.

E, Chani era sicuro, le avrebbe dovuto parecchie spiegazioni, a cui questa volta Heejin non avrebbe potuto fare a meno di credere.

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