Wrapped around your finger
["Ti stai sciogliendo."
"A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno".]
[Angel]
Ho sempre detestato i compleanni.
Cosa c'è di bello nell'avere un anno in più?
Nulla, ti ritrovi semplicemente a fare dei bilanci, e più sei frustrato più senti una crepa allargarsi nel tuo cuore, e spezzarlo a metà.
Mi manca casa mia.
Mi mancano le montagne innevate, il profumo dei boschi, il ghiaccio, così simile a me, le baite che costellano la vallata, i pranzi con i miei nonni, le fiaccolate dell'ultimo dell'anno.
E poi...mi manca il mare.
Il mare azzurro, profondo e cristallino di Capri e della Costiera Amalfitana, il luogo da dove proviene mia nonna e che in fondo, ho sempre considerato come casa mia, assieme alle montagne.
Due luoghi estremamente diversi, ma che fanno tremare il mio cuore allo stesso modo.
Da quando mi sono trasferita a Cervera non sono mai tornata in Italia, e ogni giorno avverto un po' di più la mancanza di casa mia.
Certo, amo la Spagna, e sono innamorata di Barcellona, così vicina e così viva da farmi desiderare di non lasciarla mai, ma tornare a rivedere i luoghi in cui sono cresciuta non ha prezzo.
Oggi avverto quella mancanza più del solito.
Io, mia madre e mia zia abbiamo pranzato in un ristorante sulle colline che circondano Cervera.
Quest'anno la neve ha scelto di non fare da cornice al mio compleanno, il che mi ha reso ancora più triste. Vederla mi avrebbe fatto ricordare i compleanni che festeggiavo da piccola con i miei nonni.
Rafi mi ha riempito di messaggi eccitati, Alex anche, ricordandomi che avremmo festeggiato tutti insieme la sera stessa.
Da Marc invece, non ho ricevuto nulla.
La delusione mi ha avvolto sin dalle prime ore del mattino, perché di solito, i messaggi di Marc e le sue telefonate, erano le prime cose che mi auguravano il buongiorno.
Invece quest'anno è letteralmente sparito.
D'accordo, il nostro rapporto nell'ultimo mese non è stato esattamente rose e fiori, ma non mi aspettavo un simile comportamento.
Riconosco anche che la giornata non è ancora finita, ma per me non ha comunque giustificazioni.
Bel modo di trattare la propria migliore amica...
Non farò drammi, né scenate, ma se non si degna neanche di farmi gli auguri per lui finirà male, molto male.
<<E stasera cosa hai in mente di fare, piccolina?>> mi domanda ad un tratto mia zia, mentre siamo dirette verso casa.
Sospiro, e mia madre risponde al mio posto.
<<Probabilmente uscirà con Marc ed Alex!>>
Stringo le labbra.
<<Sì, sicuramente...>> mormoro, così a bassa voce che né mia madre né mia zia riescono sentirmi.
E così, ventidue anni.
Che tristezza.
Tiro fuori il telefono dalla borsa, e mi infilo le cuffiette.
Entro su Youtube e lascio partire la melodia che più mi ricorda Capri, di cui mi innamorai ad undici anni, dopo aver visto la fiction omonima in tv.
Come vorrei essere lontana, lontana da qui...
Mia zia parcheggia proprio davanti al bar, che oggi per l'occasione è chiuso.
<<Vuoi vedere che è arrivata la bolletta della luce?>> commenta mia madre, non appena nota una lettera bianca sbucare dalla nostra cassetta delle lettere.
Io non mi fermo e inizio a salire le scale, l'umore sotto i tacchi.
<<No, Angel, è per te!>> mi blocco a metà rampa, voltandomi verso di lei, un sopracciglio inarcato.
<<Per me?>>
<<Esatto!>> mia madre mi raggiunge e mi porge la lettera.
Salgo gli ultimi scalini che mi separano dal mio pianerottolo, ed entro in casa.
Non appena raggiungo la mia stanza, osservo la lettera.
La carta è di un bianco avorio, spessa e dal richiamo antico, proprio come piace a me.
Leggo il mio nome scritto sul retro e riconosco subito la scrittura.
Sento il cuore aumentare drasticamente i battiti, mentre apro la lettera e tiro fuori il biglietto che vi è conservato all'interno.
"Angel, ti va di giocare?"
Osservo confusa la frase che mi ritrovo davanti.
Che diavolo vorrà dire?
Giocare a che cosa?
Osservo all'interno della busta e noto che vi è un altro biglietto.
"Se la tua risposta è sì, allora dovrai seguire alcune regole; non infilarti il pigiama alle tre del pomeriggio e non metterti a fare la maratona di una delle tue serie tv; piuttosto preparati perché alle sei arriverà una macchina a prenderti. Ti aspetterà per dieci minuti, se non scenderai entro quel tempo, significherà che non hai accettato la mia proposta. Allora Angel, ti va di giocare?"
Non riesco a trattenere un sorriso.
È assurdo.
Fino a dieci minuti fa ero preda di una profonda tristezza, ora mi sento elettrizzata come poche volte nella mia vita.
E il centro di tutto è Marc, come sempre.
Non ho assolutamente idea di che cosa abbia in mente, ma voglio fare come dice.
Mi spoglio, e mi infilo sotto la doccia.
Nel frattempo inizio a pensare a cosa potrei indossare, e non appena esco dalla doccia mi spalmo sul corpo una crema al cioccolato che Rafi mi ha regalato qualche settimana fa.
Mi asciugo i capelli, lasciando il loro mosso naturale e sistemando solo la frangetta. Decido poi di truccarmi un pochino. Non ho idea di dove ha intenzione di portarmi Marc, ma un filo di trucco non guasterà.
Ritorno in camera e apro l'armadio, iniziando a scrutare attentamente ogni abito che possiedo.
Come faccio a scegliere cosa mettere se non ho idea di dove andremo?
Scuoto la testa e afferro il telefono.
<<Pronto, Rafi? Ecco, vedi, Marc mi ha mandato un messaggio un po' criptico, l'unica cosa che ho capito è che verrà a prendermi un autista, ma non ho idea di cosa met->>
<<Quello rosso.>> si limita a dire, più seria che mai.
<<Q-quello rosso?>>
<<Sì, quello che abbiamo comprato il giorno in cui siamo andate in giro per negozi per trovare un abito per il galà di Valencia. È l'occasione giusta. E non dimenticare quei bellissimi tacchi neri che ho visto nel tuo armadio. Sono elettrizzata per te, angioletto!>>
Allora Rafi sa qualcosa?
<<Rafi, tu sai cosa ha in mente Marc?>>
<<Io? No, assolutamente!>>
Il suo tono di voce, più stridulo del solito, non mi convince, ma decido di non indagare oltre.
I miei occhi trovano subito l'abito in questione. È talmente bello che non riesco ancora a credere di avere comprato un simile abito.
<<Va bene, grazie Rafi!>>
<<Figurati, Angel. A presto.>>
Chiudo la chiamata e indosso il vestito, poi le scarpe.
Osservo il mio riflesso e sento qualcosa pizzicarmi proprio al centro del petto.
Sto davvero bene.
Quest'abito pare fatto apposta per me, sottolinea perfettamente la mia figura esile e minuta.
Mi sento così diversa rispetto alla bimba che sono di solito, quella scalza e con indosso solo una maglietta larga.
Manca poco alle sei, e inizio ad osservare nervosamente fuori dalla finestra.
Il non sapere dove mi porterà quell'auto che sta per venire a prendermi, per una come me, mi rende nervosa ma al tempo stesso mi fa sentire viva.
Dopo diversi minuti vedo un auto nera, una lunga Mercedes dalle linee eleganti ed affusolate apparire alla mia vista e si ferma proprio sotto il mio palazzo.
Sento il cuore iniziare a battere contro la mia cassa toracica.
Okay, sono pronta.
Recupero il telefono e lo infilo nella borsa, mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ed esco dalla mia stanza, proprio nel momento in cui sento suonare al citofono.
Mia madre appare nel corridoio, pronta a rispondere, ma io la blocco.
<<No mamma, non serve, scendo direttamente.>>
<<D'accordo - oh tesoro, sei una meraviglia!>> esclama, guardandomi con gli occhi spalancati.
Arrossisco, e abbasso lo sguardo.
<<Grazie, ma'. Beh, io vado. Mi stanno aspettando.>>
<<Vai, piccola. E divertiti, mi raccomando. Ancora buon compleanno, tesoro!>> mi sussurra all'orecchio, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia.
Le rivolgo un ultimo sorriso, poi esco di casa.
Che cosa mi aspetta? Cosa avrà organizzato Marc di così pazzo e assurdo? Quasi mi vergogno per tutto quello che ho pensato di lui fino a qualche ora fa. Certo, non riesco ancora a smettere di pensare al suo bacio con la bionda misteriosa, ma in nome della nostra amicizia, devo farlo.
Nell'ultimo periodo ho fatto dei pensieri assurdi su di lui, pensieri che non dovranno mai diventare realtà.
Mi sono resa ridicola soprattutto ai miei occhi.
Perdersi e lasciarsi andare era ciò che mi ero ripromessa più volte di non fare mai.
Avevo realizzato che Marc aveva un potere su di me, e dovevo fare in modo che questo potere svanisse.
<<Buonasera, signorina. Le auguro un buon compleanno.>> mi accorgo solo in quel momento di essere davanti all'autista, che sta aspettando che io salga in auto, la portiera posteriore tenuta aperta.
<<Oh...grazie.>> balbetto, e salgo sull'automobile.
Mi allaccio la cintura, mentre l'autista fa il giro della macchina e torna a sedersi al posto del conducente.
<<Ho un primo messaggio per lei, signorina.>> mi dice subito, porgendomi un'altra lettera.
La osservo confusa, poi la prendo, e la apro.
"Pronta Angel? Procederemo per gradi. Avrei voluto procedere seguendo un filo temporale, ma purtroppo non è possibile. Inizieremo dal luogo più vicino a te, fino ad arrivare alla tua destinazione finale. Ricorda: qual è stato il luogo dove io e te abbiamo suggellato la nostra amicizia? O meglio: dove hai ammesso di volermi bene e hai pianto davanti a me per la prima volta? Il tuo primo regalo è lì ad aspettarti."
L'autista parte, mentre io capisco subito a quale luogo e momento si riferisce.
La prima volta che ho pianto davanti a lui...quando ho capito che per me era diventato importante.
Nell'ottobre del 2011, subì due gravi incidenti che gli procurarono una lesione al nervo dell'occhio sinistro, che lo portarono a vedere doppio per sei mesi.
Quando tornò dalla Malesia, rimasi scioccata nel vederlo.
La parte superiore del suo viso era piena di ematomi, soprattutto gli occhi, circondati da due profondi cerchi neri.
A quella vista, gli presi le mani e scoppiai in lacrime.
<<Signorina, siamo arrivati.>> la voce dell'autista mi richiama alla realtà. Scendo dall'auto e suono al citofono di casa Marquez.
<<Oh, Angel, ti stavamo aspettando, Marc ci ha detto che molto probabilmente saresti passata. Ancora buon compleanno, cara!>> Roser mi accoglie con due baci sulle guance.
<<Grazie, Roser! Senti...posso andare in camera di Marc? Penso che abbia lasciato lì un regalo per me.>>
<<Certo, vai pure!>> salgo le scale, ed entro nella stanza che i due fratelli dividono.
I miei occhi si posano subito sul piccolo pacchetto bianco che troneggia sul letto di Marc. Lo afferro subito e lo apro.
È un piccolo astuccio di velluto blu, simile a quelli delle gioiellerie.
Sollevo il coperchio e due piccoli orecchini a forma di fiocco di neve appaiono ai miei occhi.
Brillano sotto la luce della lampada, come due stelle.
Decido di indossarli subito. Mi alzo, dirigendomi verso lo specchio e li osservo brillare ai lobi delle mie orecchie. Sono bellissimi, fini ed eleganti, come piacciono a me. Vorrei avere Marc qui per poterlo abbracciare. Ero convintissima che si fosse dimenticato di me, invece...
Getto uno sguardo all'interno del pacchetto in cui era contenuto l'astuccio, e noto un'altra lettera.
Con il cuore che riprende a battere come un pazzo, la prendo e tiro fuori l'ennesimo biglietto.
"Ti sono piaciuti gli orecchini, pequeñita? Tanto Rafi mi ha detto di essersi lasciata sfuggire che questo è il nomignolo con cui ti chiamo, quando parlo con lei, di te. Due fiocchi di neve, perfetti per te e per descriverti. Non è ancora finita, ti avverto: abbiamo appena iniziato a giocare. Ora: ti ricordi dove vi siete incontrate tu e Duchessa per la prima volta? Lì troverai il tuo secondo regalo."
Scuoto la testa, mentre trattengo a fatica le lacrime: pazzo di un ragazzo, non riesco a credere a ciò che ha organizzato.
Mi precipito giù dalle scale e saluto frettolosamente i signori Marquez.
<<Al parco dietro casa mia, per favore!>> esclamo, trafelata, non appena torno in macchina.
L'autista mette in moto, mentre io poso la lettera accanto a me.
La luce dei lampioni crea delle lunghe ombre lungo i marciapiedi, appese ai balconi delle case decine di luci natalizie, così come lungo le strade del paese.
Da piccola mi piaceva pensare che tutte quelle luci di festa erano per me, per il mio compleanno. Ero abbastanza assurda, lo ammetto.
<<Siamo arrivati, signorina. Vuole che l'accompagni? Deve andare molto lontano?>> non posso fare a meno di sorridere per tutte quelle premure e attenzioni.
<<No guardi, la vede quella panchina laggiù? È lì che devo andare!>> scendo dall'auto e percorro il vialetto lastricato.
È qui che Marc ha portato Duchessa da me. Probabilmente è proprio per questo motivo che lei è così legata a lui.
Più mi avvicino alla panchina, più intravedo un pacchetto scuro, decorato con un nastro dorato, posato su di essa. Lo afferro, e noto che è decisamente pesante.
Decido di aprirlo in auto, per cui chiedo all'autista di non partire subito, quanto torno in macchina. Strappo la carta e ai miei occhi appare un libro, ma non un libro qualunque.
Si tratta di un vero e proprio tomo sulla cultura e l'arte dell'antico Egitto che desideravo da anni, scritto da un famosissimo archeologo egiziano.
Resto a bocca aperta, mentre accarezzo la copertina finemente decorata.
<<Oddio, ma questo libro costa un'occhio della testa! Ne esistono solo otto copie al mondo...>> mormoro tra me e me, passandomi una mano sulla fronte.
Ma Marc è impazzito per caso?
Non riesco a crederci, mi pare ancora impossibile di avere questo libro tra le mani.
Sollevo la copertina ed ecco l'ennesima lettera.
"So a cosa starai pensando, pequeñita, al fatto che il libro che stringi tra le mani costa 'quanto un occhio della testa', espressione che usi da sempre. Non devi pensare a questo. Il tuo valore non può compararsi a nulla, nemmeno ad un libro che per te è unico nel suo genere. Tu vali più di ogni cosa, più di un intero museo pieno di opere d'arte. Ora, si ricomincia: sei pronta?"
Trattengo a stento un sorriso. Vorrei gridarglielo che sono pronta, vorrei riempirlo di baci e al tempo stesso tirargli qualcosa in testa perché è un pazzo, un pazzo che adoro, ma pur sempre un pazzo.
<<Sì Marc, sono pronta.>>
~·~
"Ormai siamo quasi arrivati alla fine, pequeñita. Mancano solo due regali, il penultimo, ossia il prossimo, si terrà nel luogo più importante per noi. Te lo ricordi, Angel? Il posto dove tutto è iniziato?"
Mi lascio completamente andare contro il morbido sedile in pelle nera della Mercedes che mi ha portato fino a Barcellona.
La città catalana sfila fuori dal finestrino, con i suoi palazzi unici, i suoi quartieri meravigliosi, sfila sotto i miei occhi in tutta la sua bellezza.
Impedisco ad una lacrima di scorrermi lungo la guancia, e mi porto la lettera al petto.
<<Alla Sagrada Familia, per
favore!>> esclamo, e l'autista mi fa un cenno col capo.
Getto un'occhiata alla marea di regali che occupa il sedile accanto al mio.
Marc ha fatto ciò che non mi sarei mai aspettata.
Fino ad ora, mi ha regalato ben venti regali. Ormai mi è più che chiaro che ognuno di essi rappresenta uno dei miei anni. Quindi, ne mancano due.
Il prossimo si trova nel luogo in cui io e Marc ci siamo incontrati e sinceramente, non ho più idea di cosa aspettarmi.
Marc mi ha regalato, oltre agli orecchini e al libro sull'antico Egitto, dei vinili introvabili di Frank Sinatra, I Doors e Bob Dylan, una vecchia copia di Cime Tempestose per cui spasimavo da anni, un maglioncino azzurro cielo che lascia le spalle scoperte e decine di altre cose.
Non ho idea di come farò a portare tutto a casa.
Dopo qualche secondo, il profilo della Sagrada Familia inizia a delinearsi ai miei occhi.
Mi porto una mano al petto, come se bastasse quel semplice gesto a calmare il mio cuore.
Le strade sono gremite di gente, come farò a trovare il regalo di Marc?
L'auto si ferma ed io, titubante, scendo.
La Sagrada Familia si staglia di fronte a me in tutta la sua magnificenza. Mi incammino verso la facciata della natività, stringendomi nel mio cappottino nero e guardandomi intorno.
Mi fermo proprio di fronte alla facciata, un brivido a scorrermi lungo la schiena. Le cose grandi mi spaventano, ho sempre paura che possano crollarmi addosso.
<<Feliz cumpleaños, bebe.>>
Aspetto un istante prima di girarmi.
Voglio godermi questa sensazione di ardente carezza che mi lambisce al basso ventre, quando il suo respiro caldo mi accarezza la guancia.
Mi volto lentamente, e quando i miei occhi incontrano il suo viso, dalla guance rosse a causa del freddo, gli occhi vivi e luminosi e un largo sorriso dipinto su quelle labbra, non resisto più.
Gli getto le braccia al collo, stringendolo forte come non mai.
<<Tu...tu sei pazzo!>> esclamo, il viso premuto contro il suo.
<<Sì, pazzo di te!>> lo sento dire, prima di posare un bacio sul mio orecchio sinistro.
Sciolgo l'abbraccio e lo guardo, lo guardo come se non esistesse nient'altro intorno a noi, come se lo vedessi per la prima volta.
Lo guardo con gli occhi pieni di lui, perché non esiste creatura più bella e speciale.
Marc abbassa lo sguardo, senza smettere di sorridere.
<<Ti ricordi? È da qui che è iniziato tutto, cinque anni fa. Se non ti fossi venuto addosso quel giorno d'estate, a quest'ora non saremmo qui.>> scuoto la testa, posando entrambe le mani sul suo cappotto.
<<Ci saremmo incontrati comunque, in un modo o nell'altro, perché era destino. Ed era destino che i tuoi passi incrociassero i miei, Marc.>>
Marc avvicina di poco il suo viso al mio, e mi scosta una ciocca di capelli dal viso. Il sorriso sul suo viso si allarga ancora di più.
<<Hai indossato gli orecchini!>> nota, per poi sfiorarmi il lobo dell'orecchio con le dita fredde.
<<Sono bellissimi, Marc. È tutto troppo bello, che diavolo hai in quella testa?>>
<<Oh, non hai idea di che cosa ho ancora, in questa testa...>> sussurra, indicandosela.
Poi tira fuori qualcosa dall'interno del cappotto.
<<Mancano ancora due regali, vero? Bene, uno è qui con me.>> tira fuori un pacco rivestito da una carta di colore nero come la notte e trapunta da quelle che paiono essere stelle.
Ha tutta l'aria di essere un tomo come quello sull'antico Egitto.
<<Marc, se è l'ennesimo libro introvabile, io->>
<<Aspetta, aprilo prima.>>
Inizio a strappare la carta, e ai miei occhi appare una copertina color terra, senza nessun tipo di scritta.
Lo osservo confusa, ma lui con lo sguardo mi invita ad aprirlo.
Sollevo la copertina e leggo la sua calligrafia sulla prima pagina color avorio.
<<Non fermarti a leggere, vai avanti.>> mi invita lui, girando pagina.
Resto a bocca aperta quando ai miei occhi appaiono tutte le nostre fotografie.
Inizio a sfogliare le pagine, piene, costellate dalle nostre foto.
<<Ma...sono tutte le nostre foto? Ci sono proprio tutte tutte?>>
Marc annuisce, lo sguardo fiero.
<<È stata una faticaccia recuperarle tutte, non ho chiuso occhio in questi due giorni. Ho attaccato l'ultima foto un'ora fa, è stata una corsa contro il tempo!>> termina, sogghignando.
Alzo lo sguardo verso di lui e la tentazione di lasciargli una carezza si fa sempre più forte.
Accarezzo una ad una le fotografie, che ritraggono noi due, solo noi due.
Sorrido, quando noto che non ci sono foto con Alex. So che a Marc non è mai andato a genio il fatto che Alex si sia inserito nella nostra amicizia. Penso che l'abbia sempre vissuto come una sorta di intrusione.
Ora sta rimarcando la nostra amicizia. Un'amicizia che non può reggere il confronto con quella di Alex, che per quanto bella e forte, non sarà mai profonda, totalizzante e intensa come quella con Marc. Lui è quello che sa tutto di me, ogni più piccola cosa. Ho aperto il mio cuore a questo ragazzo senza riserve e non me ne ha mai fatto pentire. Spero che continuerà a farlo.
Tutte le nostre foto...tutti i momenti che abbiamo passato insieme...
Non riesco a trattenere le lacrime, e scuoto la testa.
<<Oh, Marc...che diavolo ti è venuto in mente? Dovrei...prenderti...a sberle...>> balbetto, e lui scoppia a ridere, stringendomi a sé, per poi asciugarmi le lacrime.
<<Non ho fatto niente, Angel. Assolutamente niente. Ora, che ne dici di tornare in macchina?>> si guarda intorno, mentre io mi limito ad annuire.
<<Sì, andiamo...vieni, è là dietro...>> ci incamminiamo, l'uno accanto all'altro.
<<Ma senti, l'intera macchina è occupata dai regali che mi hai fatto, dove hai intenzione di sed->> mi blocco, quando vedo che l'autista ha terminato di riporre tutti i regali nel bagagliaio.
<<Ma...come faceva a...>> mi volto verso Marc, che mi rivolge un sorriso sornione.
<<Albert, ci faccia fare un tour della città, prima di giungere a destinazione!>> ordina Marc, mentre ci sediamo in auto.
<<Certo!>> l'autista mette in moto, mentre io lo guardo confusa.
<<Destinazione? Quale sarebbe la destinazione?>>
<<Pequeñita, dobbiamo ancora festeggiare il tuo compleanno! C'è una torta che ti aspetta! Ma prima...un giro panoramico di una delle città più belle del mondo!>>
Io e Marc ci attacchiamo letteralmente al finestrino, la bellezza di Barcellona che sfila davanti ai nostri occhi.
La Rambla, Casa Battlo, il Palau della Musica Catalana, Parc Güell, Casa Mila, la Barceloneta.
Poche volte in vita mia sono stata così felice. Mi pare di essere finita su una nuvoletta leggera, mi sembra quasi di volare. Sento qualcosa continuare a pizzicarmi proprio al centro del petto. Mi volto verso Marc e mi abbandono completamente contro di lui. Affondo il viso nell'incavo del suo collo, mentre le luci della città continuano a riflettersi nei suoi occhi.
È come se sotto queste luci, sotto lo sguardo di Marc, dopo ogni piccolo e grande pensiero che lui ha avuto per me, nonostante il freddo, qualcosa nel mio cuore si sia sciolto.
Eppure, in questo momento, questa sensazione non mi spaventa.
Anzi, mi fa sentire viva, come non mai.
Sento Marc stringermi a sé, e posarmi un bacio tra i capelli.
<<Albert, fermati...ecco, qui.>> mi sollevo, e inizio a guardarmi intorno.
<<Marc...la nostra destinazione non è uno degli hotel più belli e costosi di Barcellona, vero?>> lo guardo, e lui mi rivolge un'occhiata innocente.
<<Mmh...no?>> faccio per tirargli un pugno sul braccio, ma lui è più veloce di me e scende dall'auto prima che possa colpirlo.
Lo sento ridere, mentre mi porge una mano per aiutarmi a scendere.
<<Cielo...tu ti sei completamente bevuto il cervello.>> affermo, mentre poso gli occhi sull'hotel che si innalza davanti a noi.
È una meraviglia.
Creato sullo stile di Casa Battlo e Casa Mila, non immaginavo che un giorno vi avrei mai messo piede.
Davanti a noi si staglia una lunga scalinata illuminata, che porta alla sontuosa entrata.
<<Ho prenotato un'intera sala privata, ma prima...ceneremo al ristorante dell'hotel!>> mi volto a guardarlo, sbalordita.
<<È uno dei migliori della città...qui fanno il soufflè al cioccolato migliore di Spagna...>> ricordo, mordendomi il labbro inferiore.
Aiuto.
Necessito di assaggiarlo immediatamente.
<<Appunto.>> sogghigna lui, posandomi una mano alla base della schiena.
<<Un momento, i regali...>> esclamo, voltandomi verso l'auto.
<<Non si preoccupi signorina, farò portare tutto nella sua stanza!>>
<<La mia...stanza?>> guardo Marc confusa.
I suoi occhi tremano sotto le ciglia nere, mentre si gratta la nuca.
<<Beh, sì. Fa parte della sorpresa, Angel. Volevo che passassi la notte del tuo compleanno in una suite dal letto a baldacchino, affrescata in stile rinascimentale, come piace a te. Solo che...non potevo portarti nel palazzo di Schönbrunn, quindi mi sono dovuto accontentare. Spero che ti piacerà ugualmente.>>
Sbatto le palpebre, ormai senza parole.
<<Tu...tu...oh, Marc...>>
<<Ehi, non dire nulla. Io...avrei voluto portarti a casa tua per il tuo compleanno. Avrei voluto che tu mi mostrassi i luoghi pieni dei tuoi ricordi, i luoghi dove sei cresciuta, ma poi...ho realizzato che la nostra amicizia aveva bisogno di essere rinnovata, dato che stava passando un momento abbastanza schifoso. E volevo ricominciare dal luogo in cui tutto è iniziato, e di Sagrada Familia ce n'è una sola, ed è qui, a Barcellona. Io...Angel, davvero, spero che tu non sia rimasta delusa->>
Poggio una mano sulle sue labbra, interrompendolo. Gli prendo poi il viso tra le mani, scuotendo la testa.
<<Marc, come puoi dire una cosa del genere? Deludermi? Guarda cosa hai fatto oggi. Mi hai riempito di regali, uno per ogni anno che ho compiuto, anche quelli in cui io e te non ci conoscevamo...>>
<<Dovevo rimediare in qualche modo...>> mormora, e io gli accarezzo le guance con la punta dei pollici.
<<Hai fatto tutto questo...come puoi anche solo pensare che io sia delusa? Io...non so cosa sia, ma mi sento...mi sento...come se non stessi più poggiando i piedi per terra. Ed è tutto merito tuo, Marc. Mi hai donato della felicità, ti rendi
conto?>>
Marc mi guarda negli occhi come se volesse scavarmi dentro, i suoi più scuri e intensi del solito.
Si allunga verso di me e mi posa un bacio sulla fronte.
<<La serata non è ancora finita, pequeñita. Voglio ancora donarti tanta felicità. E poi, non dimenticare: manca ancora un regalo.>>
<<Allora entriamo, ti prego, mi si stanno gelando le gambe!>>
Marc scoppia a ridere prendendomi per mano, e iniziamo a salire le scale.
Questa serata pare essere troppo bella, troppo elettrizzante per concludersi senza qualcosa di spettacolare.
Lo sento qui, alla bocca dello stomaco.
E io mi farò trovare pronta, perché lo sono già da troppo tempo.
[Spazio Autrice]
Marc, ma cosa hai in quella testa? Devi essere completamente impazzito 😂
Ho dovuto dividere il capitolo in due parti, perché altrimenti sarebbe risultato estenuante ed infinito da leggere!
Allora, ora voglio sapere il vostro parere...Cosa succederà nel prossimo capitolo?
Un piccolo indizio l'ho già inserito, verso la fine...
BASTA, ho detto anche troppo!
Se vi va, lasciatemi un voto o un commento per favore, mi farebbe piacere!
Un bacione e alla prossima 💋
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