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Se tu sei con me

[I sogni sono la porta della realtà]

[Angel]


Spengo il phon, con un sospiro, risistemandolo accanto allo specchio, nella sua postazione. Guardo il mio riflesso, il mosso selvaggio dei miei capelli.
Non ho proprio voglia di sistemarli, ci penserò domattina.

Getto un'occhiata al mio telefono, da cui partono le note di "Starlight" dei Muse.
Mi piace avere la musica in sottofondo quando mi faccio la doccia.
In realtà mi piacerebbe avere la musica in sottofondo in ogni momento della giornata.

Sospiro nuovamente, mentre ripenso alla canonica telefonata che ho avuto poco fa con mia madre.

Si è accorta subito che c'era qualcosa che non andava e le ho detto tutto.

Della mia discussione con Marc e di come mi sono sentita uno schifo subito dopo avergli detto quelle bruttissime parole, per non dire di peggio.

E ora ho paura.

Paura di aver rovinato le nostre vacanze, o ancor di più, il nostro rapporto.

Non è la prima volta che discutiamo ovviamente, ma questa volta è diverso.

Questa volta il motivo non era il suo aver fatto tardi per andare da qualche parte, o il suo avermi toccato la guancia, il braccio o la mano con i guanti sporchi di fango o le mie giornate no.

Questa volta il motivo è sconosciuto anche a me.

Questa volta è qualcosa di più grande, di più serio, che mi spaventa.

Mi avvicino alla finestra, scostando di poco le tende per poter vedere la luna da favola che brilla solitaria nel cielo tinto di nero.

Non ho idea di cosa mi sia preso questa mattina.

L'unica cosa che so è che sentire Marc dire a chiare lettere che aveva fatto sesso con qualcuna era stato orribile.

E non avevo idea del perchè, dato che era un qualcosa che sapevo benissimo.
Sapevo che Marc, quando ne aveva l'occasione, "si divertiva" come tante altre persone, non c'era nulla di strano, era assolutamente normale.

Io però non avevo nessun diritto di reagire così, e in realtà, non ho ancora idea del perchè io abbia reagito in quel modo.

E forse potrei spiegarlo con il fatto che io, al contrario di qualunque persona normale, non ho neanche mai avuto un primo bacio, ma so che non sarebbe quello il motivo.

In realtà, il fatto di non aver ancora mai dato un bacio a qualcuno non mi arreca così tanto disagio.
Certo, a meno che non se ne parli con gli altri, in quel caso sì che mi ci sentirei.

Ma non perchè mi sentirei sbagliata, perchè in realtà so che non c'è nulla di male.
Ognuno ha la sua vita, il suo percorso, i suoi tempi.

Ma perchè so che nessuno potrebbe capire.

Perchè mi guarderebbero per la milionesima volta come se fossi un'aliena, perchè proverebbero a farmi sentire sbagliata, quando io in realtà sono solo una creatura diversa.
E la diversità, si sa, spaventa, colpisce, deve essere allontanata perchè non può essere accettata.

Scuoto la testa, allontanandomi dalla finestra e gettandomi sul letto.

Fisso il soffitto color cipria, sentendo gli occhi pungermi per le lacrime.
Sono una stupida, una sciocca, una cretina.

Ho detto a Marc delle cose vergognose, soprattutto perchè dette da me.
Da me, che lo conosco da anni, che so com'è fatto, perchè lui è così, è sempre se stesso, limpido e trasparente.

Perchè basta guardarlo negli occhi per leggergli l'anima.

Ed è sempre se stesso quando sorride, perchè attraverso i suoi sorrisi si può capire ciò che sta provando.
Per lui il sorriso è soprattutto un'arma di difesa.
Per proteggersi dal dolore, dalla rabbia e dalla timidezza.

Ho accusato Marc di avere una timidezza a convenienza, quando in realtà so che non è così.

Marc è una persona timida.

Lo si vede nei piccoli gesti: quando le guance si imporporano appena, quando si tocca ripetutamente il viso se è interpellato, o al centro dell'attenzione.
E soprattutto, quando sorride.

A Marc non serve molto per conquistare: le ragazze gli cascano ai piedi solo al sentire chi è.
Lui deve fare poco o niente.

Mi porto le mani alla testa, per poi afferrare il cuscino e affondarvi il viso.

Vorrei smettere di pensare a Marc che fa sesso con altre, e soprattutto a me che gli urlo contro cose assurde.

Mi accorgo solo in quel momento di avere ancora l'asciugamano stretto intorno al corpo, per cui scendo dal letto e mi dirigo verso il comò recuperando una delle magliette che sto usando come pigiama.
La infilo, per poi specchiarmi.
È abbastanza lunga, mi arriva a metà cosce, ed è abbastanza larga da farmi sentire come se fossi avvolta in un abbraccio.
Vi sono disegnati sopra due gattini che mi fanno sentire subito la mancanza di Duchessa.

Certo, io non sono propriamente il tipo di ragazza che gira abitualmente nel paddock.

Marc è abituato ad avere intorno stangone avvolte in abiti stretti, fascinose e seducenti, anche se so che durante il weekend l'unica cosa che ha in mente è la moto e la vittoria.

Ma non appena la gara è finita, so che la sua attenzione può essere catturata da altro.
E come biasimarlo?

Ognuna di quelle ragazze è bellissima e femminile, mentre io sembro una bambina.

Alzo lo sguardo verso la mia figura riflessa, e per la miliardesima volta, mi trovo troppo infantile.

Il mio essere così piccola e minuta, la mia altezza, il mio viso, tutto, tutto mi fa sentire a malapena una quattordicenne.
In fondo, ci sarà un perchè se il massimo d'età che la gente mi ha sempre dato sono sedici anni.
Ed ero anche leggermente truccata.

Non c'è paragone.

Non posso reggere il confronto con loro.

Sento gli occhi pungermi per le lacrime.

Riuscirò mai ad amarmi?
Ad accettarmi per quello che sono?

Mi pare così difficile, quasi impossibile.

Eppure, non posso fare altro.
Sono questa, e non posso farci niente, non posso cambiarmi.
E forse è questo che mi fa più male.

Scuoto la testa e mi allontano dallo specchio.

Ho in mente di guardare un po' la tv per un po' e poi scivolare nel mondo dei sogni.

Mi rendo conto che sono appena le ventuno e trenta, ma non avevo fame, né voglia di uscire con gli altri, che sono andati via da circa una mezz'oretta, in qualche locale di Mojacar.

Non riuscivo più a stare con loro, soprattutto perchè non riuscivo più a guardare Marc.

Avrei voluto chiedergli scusa, ma scusarmi con qualcuno è probabilmente una delle cose più difficili in assoluto, per me.
E non si tratta solamente di orgoglio, perchè mi rendo conto di esserlo, ma si tratta soprattutto di paura. Paura della reazione dell'altra persona, che magari non ha voglia di parlarmi, di vedermi o sentirmi.

Mi è bastato guardare Marc mentre stavamo tornando in hotel dopo la gita in barca.
Era a pezzi, distante, ferito.
E questo ha contribuito ulteriormente a farmi sentire ancor più stronza di quanto già non mi sentissi.

Mi stendo nuovamente sul letto, e accendo la tv, iniziando a fare zapping, alla ricerca di qualcosa di interessante.
Dalla finestra socchiusa arriva la musica di qualche locale qui vicino.

L'unica cosa decente che trovo sono i cartoni, i Baby Looney Tunes, per l'esattezza.

Li guardavo sempre quando ero piccola, e in questo momento necessito di guardarli.

Quando ho detto ad Alex che sarei rimasta a casa, delineandogli il mio piano per la serata, ha provato a convincermi ad andare con loro, per poi cedere, deluso.

Ho provato in tutti i modi ad evitare lo sguardo di Marc, ed è quello che ho fatto.
Ma non potrò evitarlo per sempre, il problema si porrà nuovamente domani.

Solo al pensiero sento il mio cuore aumentare i battiti per la tensione.

Ad un tratto sento suonare al citofono.

Mi sollevo di scatto dal letto.

Chi può essere?

I ragazzi sono andati tutti via, e tutti hanno le chiavi di casa, per cui deve essere per forza qualcuno che non conosco. Afferro di scatto il telefono, e mi alzo dal letto, dirigendomi in salotto.
Sento la paura farsi strada dentro di me.
Probabilmente, restare a casa da sola, non è stata una buona idea.
Solo che pensare ogni volta ai pericoli che una donna, soprattutto sola, corre ogni giorno, è estenuante.

Comunque, chiunque sia, si stancherà presto se non riceverà risposta, dico bene?

Accidenti, la luce in camera da letto!

Devo spegnerla immediatamente, anche se la persona che sta suonando al citofono l'avrà notata sicuramente.

In quell'esatto momento suonano nuovamente al citofono e mi prende il panico.

E se chiamassi Alex, pregandolo di tornare?

Sì, mi pare una buona idea.

Proprio mentre mi appresto a chiamarlo, il telefono mi vibra tra le mani.

<<Angel, sono io, potresti aprirmi? Ho dimenticato le chiavi sul mobile all'ingresso.>>

Non è possibile.

Marc.

Sento il cuore iniziare a battere come un forsennato all'improvviso.

Poso lo sguardo sul mobile all'ingresso, e in effetti, le sue chiavi sono lì.

E ora cosa faccio?

Non era previsto vederlo adesso, la tensione mi stava attanagliando solo al pensiero di doverlo vedere il giorno dopo, mentre ora è fermo davanti al cancello in attesa che io gli apra.

Posso sempre far finta di non averlo sentito.

Sì, certo, posso far finta di dormire, certo.

In quell'istante il telefono mi vibra nuovamente tra le mani.

Marc >> "Potresti aprirmi per favore? So che sei sveglia, perchè ho visto la luce accesa in camera tua."

Accidenti.

Mi passo una mano tra i capelli e prendo un respiro profondo.

Avanti Angel, ce la puoi fare.

Schiaccio sul pulsante del cancello, e dopo qualche secondo, sento bussare alla porta, che apro lentamente, e la figura di Marc appare ai miei occhi.

Mi appoggio contro la porta, e solo in quel momento mi rendo conto che non riesco a guardarlo in faccia.

Mi scosto appena per farlo passare e mi richiudo la porta alle spalle, un nodo che mi stringe alla gola che mi impedisce quasi di respirare.

Il mio sguardo cade a terra e realizzo di essere scalza.

Mentre Marc è vestito di tutto punto, con dei jeans scuri e una maglietta nera con una striscia bianca orizzontale, io sono scalza e con una maglietta lunga a farmi da pigiama.

Mi sento quasi invisibile.

Devo dirgli qualcosa, non possiamo continuare così.

<<Cosa...cosa...>>

<<...Ho pensato di portarti qualcosa da mangiare.>> esordisce, intuendo ciò che stavo per chiedergli e porgendomi un sacchetto bianco.

Fisso per qualche secondo il sacchetto che pende dalla sua mano, per poi provare ad alzare gli occhi sul suo viso.

<<Non hai mangiato niente stasera, e quando siamo passati davanti a una pizzeria al taglio mi sei venuta in mente, così...ho pensato di portartene uno spicchio.>> spiega.

Sul suo viso non c'è traccia neanche dell'accenno di un sorriso.

Mi si stringe il cuore.

Trovo Marc ancora più bello quando è serio, ma ora so che il suo cipiglio è dettato da qualcosa di diverso.

Dalla delusione e dalla rabbia.

Questo però non gli ha impedito di pensare a me e al mio stomaco, anche se io non ho fame.

La pizza deve essere ancora calda, un profumino delizioso raggiunge le mie narici, provocandomi, come a volermi smentire, una morsa allo stomaco.

<<Mi stai dicendo che tu...tu...sei tornato indietro solo per...per questo?>> farfuglio, stringendomi le mani in grembo.

Vorrei avere almeno le pantofole ai piedi, mi sento così piccola e vulnerabile e io odio sentirmi così.

Par quasi che i ruoli si siano invertiti.

Di solito sono io quella col broncio e Marc quello che cerca di instaurare un discorso.
Per la prima volta mi ritrovo dall'altra parte, e non è una bella sensazione.

Marc alza le spalle.

<<Anche.>> si limita a dire, per poi posare il sacchetto sul mobile all'ingresso e voltarmi le spalle, dirigendosi verso la sua stanza, e io ne approfitto per raggiungere la mia e infilarmi le pantofole.

Recupero il sacchetto e mi sfugge un sospiro, mentre lo raggiungo in camera sua.

<<Grazie Marc, io...io...>>

<<Non devi ringraziarmi. Non ho fatto niente.>> mi interrompe, senza voltarsi, mentre continua a tenere lo sguardo fisso fuori dalla finestra.

Sento una stretta al cuore.

Invece sì, Marc.

Sei venuto qui, nonostante io ti abbia trattato malissimo.
Perchè sei una persona splendida, e forse io non merito di averti nella mia vita.

Senza farmi sentire, mi avvicino a lui, fino a quando la distanza che ci divide non è altro che un palmo di mano.

Sfioro appena la sua schiena con le dita, per poi appoggiarci contro la fronte.

<<Mi dispiace Marc, ti chiedo scusa. Mi sono comportata malissimo con te, ti ho detto cose che non meritavi e che non pensavo.
Non ho idea di che cosa mi sia preso, io non volevo, davvero, sono stata una vera stronza. Ti prego, perdonami...>> faccio un passo indietro quando si volta verso di me.

Non riesco a guardarlo in faccia, mentre realizzo che i suoi occhi, i suoi occhi mi mancano come se fossero aria.

Marc porta un dito sotto il mio mento, costringendomi ad alzare il viso verso di lui.

Il suo cipiglio resiste ancora per un secondo, per poi crollare quando sulle sue labbra si colora un piccolo sorriso.
La sua mascella non è più contratta, i suoi muscoli sono finalmente rilassati.

<<Piccola Angel, è tutto a posto. Davvero. Tra l'altro so quanto ti sia costato chiedermi scusa, per cui...>> mi accarezza impercettibilmente il mento con il pollice, mentre i nostri occhi si incontrano.

E d'improvviso sento ogni muscolo del mio corpo sciogliersi, ogni tensione scivolare via da me.

Un sorriso, probabilmente il sorriso più spontaneo che si sia mai disegnato sul mio viso, appare sulle mie labbra.

<<Oh, Marc!>> trattengo a stento la felicità che mi invade, mentre lo stringo forte a me, in un abbraccio che mi fa sentire come se interi universi stessero nascendo dentro di me.

Appoggio la testa sulla sua spalla, mentre lo sento avvolgermi le braccia intorno alle spalle.

Mi alzo sulle punte dei piedi per potermi avvicinare ancor di più a lui, e realizzo che poche volte in vita mia ho provato una simile felicità.

Non voglio più stare senza Marc, senza il nostro rapporto, senza i nostri stupidi battibecchi, senza i suoi sorrisi e le sue risate e i miei sguardi divisi tra l'ironico e l'irritato.

<<È da quando sono arrivato che muoio dalla voglia di dirti una cosa.>> mormora, al mio orecchio, facendomi rabbrividire.

E so che lui ha sentito il modo in cui il mio corpo ha reagito al suo sussurrare.
Spero solo che non ci faccia troppo caso.

<<Cosa?>> domando, allontanando di poco il viso dalla sua spalla, per poterlo guardare.

<<Ti trovo assolutamente splendida e adorabile.>> resto a fissarlo immobile per qualche istante, mentre sento un gran calore percorrermi da capo a piedi.

So che le mie guance stanno arrossendo, ma non posso fare niente per evitarlo.
Marc se ne accorge e il sorriso sulle sue labbra si allarga ancora di più.

<<E diventi ancora più adorabile quando arrossisci.>> sussurra, per poi posarmi un bacio sulla guancia.

I miei occhi si chiudono istintivamente, così come la presa delle mie braccia intorno ai suoi fianchi si fa più stretta.

Mi ricordo solo in quel momento di essere in presenza di Marc con indosso, oltre alla maglietta lunga, solamente un paio di slip.

<<Smettila di dire stronzate!>> ribatto, ridacchiando nervosamente, mentre mi allontano da lui.

Mi ha definita splendida e adorabile. Forse ha bevuto.
Entro nella mia stanza, e lui mi segue.

<<Voltati Marquez, devo mettermi i pantaloncini del pigiama!>> Marc mi guarda come se fossi pazza.

<<E perchè dovrei voltarmi? Devi indossare i pantaloncini, non gli slip...>> spalanco la bocca, guardandolo sconvolta, <<Angel, non c'è rischio che io veda qualcosa, la tua maglietta è talmente lunga che, a meno che io non abbia la super vista, mi impedirà di vedere qualunque cosa ci sia da vedere...>> precisa, incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio.

Lo guardo malissimo.

<<Non mi sei mancato per niente.>> borbotto, mentre mi dirigo verso il comò e indosso i pantaloncini.

<<Chissà perchè non ti credo.>> ribatte, per poi lanciarmi uno sguardo,
<<comunque non c'era bisogno che li indossassi, so che dormi solo con gli slip.>> aggiunge, inarcando un sopracciglio.

Arrossisco nuovamente, ma per fortuna questa volta lui non può vedermi.

<<Stavi guardando i cartoni animati?>>

Accidenti, mi ero completamente dimenticata della televisione!

Per poco non casco per terra, inciampando sui miei stessi piedi.

<<No, stavo...mi si è inceppato il telecomando, ecco.>>

Lo sento sogghignare.

<<Sì, certo, come se non sapessi che tu adori i cartoni animati!>>

<<Non azzardarti a prendermi in giro!>> lo rimprovero, lasciandogli un pugno sul braccio.

<<Comunque è vero, il telecomando è andato in tilt e non ->>

Come a volermi smentire, Marc prende il telecomando e spegne la televisione.

Non posso fare a meno di rimanere a bocca aperta.

Marc mi rivolge un sorrisetto compiaciuto.

<<Prima non funzionava!>>

Marc sogghigna nuovamente, riaccendendo il televisore.

<<Lasciamo i cartoni, anche se io preferivo Tom e Jerry.>>

<<Si possono apprezzare entrambi, esattamente come faccio io.>>

Mi siedo sul letto e Marc mi segue, recuperando la poltrona accanto alla finestra e venendosi a sedere vicino a me.

<<Impossibile dimenticare che non tolleri che ci si sieda sul letto con i vestiti con cui si è usciti.>>

<<Si chiama igiene, Marquez.>>

<<Infatti non lo tollero neppure io da quando ti conosco. Prima non ci pensavo minimamente.>> replica, guardandomi, <<comunque, stai facendo raffreddare la pizza che ti ho portato.>> dice, con tono di rimprovero.
Gli lancio uno sguardo.

<<Chi ti dice che io voglia mangiarla?>> gli domando, incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio.

Marc solleva un lato della bocca in un sorriso ironico.

<<Il fatto che io ti conosca.>> ribatte, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Il suo tocco mi fa rabbrividire, la sua vicinanza mi rende estremamente debole.

Socchiudo gli occhi, inebriandomi della sua presenza, dei suoi respiri, del suo calore.

<<Antipatico.>> rispondo, cercando di mantenere il tono della voce fermo e deciso.
Allungo una mano, e afferro il sacchetto, tirando fuori lo spicchio di pizza.

<<Grazie Marc, davvero. Comunque, immagino che ora raggiungerai gli altri.>> dico, mentre sistemo i tovaglioli che Marc mi ha portato insieme alla pizza.

<<Scherzi? Io resto qui con te.>> lo vedo posizionarsi meglio sulla poltrona, mentre mi volto a guardarlo.

<<Come?>> domando, mentre assaggio la pizza.

È deliziosa, mi è mancato mangiarla.

E ancora una volta mi stupisco di come Marc sappia sempre ciò di cui ho bisogno senza neanche chiedermelo, come se mi leggesse nel pensiero.
In realtà riesce a sapere ciò di cui ho bisogno prima ancora che lo sappia io.

<<Non mi va di raggiungere gli altri.
Non ho voglia di trascorrere la serata in discoteca o cose così, voglio passarla con te.
Non volevo lasciarti sola, qui a casa, e prima che tu possa controbattere con una delle tue tante affermazioni d'orgoglio, no, non l'ho fatto per compassione, ma perchè...mi faceva male, pensarti qui...lontana da me, cioè, da noi.>> si corregge subito, passandosi la punta della lingua sulle labbra.

<<Mi sei mancata, Angel.>> aggiunge, voltandosi verso di me.

Resto così, a fissarlo, con uno sguardo palesemente sorpreso dipinto sul mio volto, e la pizza a mezz'aria.

Sento il cuore battere a velocità supersonica nel mio petto, mentre osservo il piccolo sorriso che si disegna sulle sue labbra.

Non ci siamo parlati per quasi tutta la giornata, eppure mi è parso un secolo.
E ho sentito la sua mancanza come un vuoto profondo, anche se si trovava a pochi metri da me.

Non so cosa sia, ma il rapporto tra me e Marc è qualcosa di viscerale.

Allungo una mano, seguendo il mio desiderio, e affondo le dita tra i suoi capelli, per la prima volta.

L'espressione di Marc si fa improvvisamente seria.
È la prima volta che accarezzo i suoi capelli, di solito è una cosa che faccio solo ed esclusivamente con Alex.
Faccio per allontanare la mano, quando Marc mi prende per il polso.

<<No, ti prego...continua. Questo è un gesto che non hai mai fatto, con me.>> dice, accennando un sorriso.

"Certo che non l'ho mai fatto, sai cosa significa per me?", penso.

Con Alex è un gesto amichevole, mentre con Marc, almeno per me, non lo è.

Perchè il desiderio di continuare poi ad accarezzare la sua nuca, o il suo profilo perfetto è forte, troppo forte, per essere considerato un gesto d'amicizia.

Deglutisco a fatica, e passo nuovamente le dita tra i suoi capelli.

Una fitta mi colpisce allo stomaco, e il mio corpo si muove da solo, annullando la distanza che ci divideva.

Accarezzo i capelli sulla fronte, beandomi della loro morbidezza e il mio sguardo scivola sul viso di Marc, sui suoi occhi chiusi, come se volesse assaporare questo momento con ogni fibra di se stesso.

Sento il mio cuore battere all'impazzata nel petto, mentre le mie dita vengono attraversate da tante piccole scariche elettriche.

In questo momento Marc per me è irresistibile.

Poso una mano sulla sua spalla, e lentamente faccio scorrere l'indice lungo la sua fronte.

Ma nel momento in cui apre gli occhi, incrociando i miei, tutto va in frantumi.

Mi risveglio dall'incantesimo in cui ero finita, e stacco le mani da lui, come se scottasse.

<<Odio ammetterlo, ma...anche tu mi sei mancato, Marc.>> riprendo il discorso come se non fosse successo nulla.

Non posso permettermi di incrinare la corazza che mi sono costruita, non posso permettergli di rendermi debole.

Ma intuisco che invece lui non ha intenzione di riprendere il nostro discorso, dalla sua presa sul mio polso.

In quel momento capisco che devo assolutamente raffreddare gli animi.

<<Ti mancavo anche se ti avevo trattato malissimo...?>>

La sua espressione cambia nuovamente, mentre i suoi occhi si fissano nei miei.

Mi osserva per qualche istante in silenzio, poi posa la punta della lingua tra le labbra.

<<C'è una cosa che molto probabilmente non sai, Angel, ed è che...io preferisco passare il tempo a discutere con te che divertirmi con gli altri senza di te.
Quindi...sì, mi mancavi anche se avevi detto quelle cose.
Sei sempre tu, e tu per me sei...sei tu, ecco.>> conclude, alzando le spalle, e grattandosi la nuca.

L'unica cosa che riesco a sentire è quell'emozione sconosciuta, che si fa largo dentro di me, come un fiume in piena, invadendomi in ogni più piccola parte di me.
Sento la testa girare, il cuore pulsarmi a gran colpi, i brividi scorrere lungo la mia schiena.

Marc continua a fissarmi intensamente negli occhi, e io distolgo lo sguardo, per impedirgli di vedere cosa riflettono le mie iridi scure.

<<Oh...io, ecco...>> farfuglio, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.

Non ho idea di cosa dire. All'improvviso non ho neanche più fame e di conseguenza non ho più voglia di finire la mia pizza.

<<Angel, quando inizierai a lasciarti un po' andare?>>

Una vera e propria scarica elettrica si abbatte lungo la mia spina dorsale nel momento in cui lo sento sussurrarmi queste parole all'orecchio.

Resto immobile per degli istanti che mi paiono secoli, come se avessi paura di ciò che potrei fare se solo lo guardassi.

Prendo un respiro profondo e mi volto a guardarlo.

È talmente vicino e io mi sento talmente debole che potrei crollargli tra le braccia in questo preciso istante.

<<Come hai detto?>> gli domando, senza allontanarmi da lui.

Lui mi osserva per diversi istanti, gli occhi scuri, dalle pupille più dilatate del solito, che frugano il mio viso come se lo vedessero per la prima volta.

Poi abbassa la testa, allontanandosi da me.

<<Nulla, lascia stare. Non...finisci la pizza? Guarda che mi offendo.>> riprende, con tono scherzoso.

Ma so che è solo una maschera.

C'è qualcosa che lo tormenta e vorrei tanto scoprire cosa.

<<Oh sì, subito.>> riprendo a mangiare, gettando ogni tanto occhiate fugaci alla televisione.

<<Marc, io avevo in mente di andare a dormire tra poco. È meglio se raggiungi gli altri, davvero.>> dico, all'improvviso.

Marc accenna un sorriso, scuotendo la testa.

<<Hai appena terminato di cenare, e hai Marc Marquez nella tua stanza, come puoi pensare di voler dormire?>>

Inarco un sopracciglio, mentre infilo i tovaglioli nel sacchetto, per poi lanciarlo nel cestino all'angolo della porta d'entrata.

<<E allora spiegami, cosa dovrei fare?>> domando, voltandomi a guardarlo.

Marc si solleva, con un sospiro, come se non riuscissi a capire qualcosa di estremamente semplice.

Avvolge le braccia intorno ai miei fianchi, attirandomi a sé con dolcezza.

<<Possiamo fare qualunque cosa. Io e te, come sempre.>> sussurra e impongo al mio corpo di non mostrare la minima reazione, anche se è difficile, praticamente impossibile.

Mi volto a guardarlo.

<<In che senso, "qualunque cosa"?>>

Marc sogghigna, e i miei occhi non possono fare a meno di posarsi sulle fossette che si formano sulle sue guance ogni volta che sorride o ride.

Marc afferra all'improvviso il mio telefono, il tutto sotto il mio sguardo contrariato.

<<No dico, fai pure.>>

<<Infatti è quello che sto facendo.>> risponde subito lui, senza neppure guardarmi.

Dopo qualche secondo le note di Duele el corazon di Enrique Iglesias riempiono la mia stanza.

<<Marc, no. Le canzoni spagnole, no.>> piagnucolo, mentre lui scoppia a ridere, per poi balzare in piedi e iniziare a cantare.

"Solo en tu boca
yo quiero acabar
Todos esos besos
Que te quiero dar"

Faccio finta di tapparmi le orecchie, continuando a scuotere la testa, e lui inizia a tirarmi per un braccio, mentre continua a cantare.

È più stonato di una campana, e lo sa bene.
Sconfitta, mi lascio trascinare da lui.

Marc sa essere brillo senza aver bevuto neanche una goccia di alcol, è la cosa ha del surreale.
Penso che sia semplicemente pazzo di natura. Usciamo dalla mia stanza e raggiungiamo il salotto, mentre iniziamo a ballare.

"Si te vas, yo tambièn me voy
si me das, yo tambièn te doy my amor
bailamos hasta las dies
hasta che duelan los pied
con èl te duele el corazon
y conmigo te duelen los pied
con èl te duele el corazon
y conmigo te duelen los pied"

Cantiamo, a gran voce, mentre balliamo.
O meglio, mentre io ballo e Marc si diletta in movimenti spasmodici che lui definisce "ballare".

Non riesco a trattenere una risata, mentre scuoto la testa e mi porto una mano alla fronte.

<<Che c'è?>> mi domanda Marc, ridacchiando.

<<Ma come ti muovi? Tu hai seriamente qualcosa che non va!>>

<<E lo scopri solo ora?>> mi fa fare una piroetta, per poi scoppiare a ridere, mentre la canzone inizia a volgere al termine e io mi lascio cadere sul divano, portandomi le braccia sul volto, come a coprirlo.

Sento Marc fare lo stesso accanto a me, poi mi scosta un braccio dal viso, guardandomi.

<<Hai una voce bellissima, al contrario di me. Canti come una dea, starei tutto il giorno ad ascoltarti.>> dice, voltandosi completamente verso di me, e portando un braccio sotto la testa.

Abbasso lo sguardo, mordendomi il labbro inferiore.
Non so mai come comportarmi quando mi fanno dei complimenti, mi sento a disagio.
Anche se io in realtà non so mai come comportarmi con gli altri.

<<Adesso esageri.>> mi limito a dire, stendendo le gambe e posizionandomi come lui.

<<Mai. È la verità. Hai così tanti talenti, Angel.>>

<<Che non servono a nulla, grazie comunque.>>

<<Non dire così. Un talento per essere utile e prezioso non deve necessariamente rappresentare una fonte di guadagno, anche se penso che è il sogno di chiunque trasformare un talento, che tra l'altro amiamo, nel nostro lavoro. Basta anche che arrechi piacere nelle persone che ti circondano.
E sentirti cantare è un qualcosa di paradisiaco.
Le mie orecchie paiono quasi andare in estasi quando ti sentono.>>

Sto per ribattere quando sento il telefono accanto a me iniziare a suonare, spaventandomi.

Mi allontano immediatamente da Marc, afferrando il telefono e leggendo il nome di Alex sullo schermo.

<<È Alex.>> lo informo, prima di rispondere, e vedo un lampo di spavento balenare negli occhi di Marc.

<<Ehi Alex, che succede?>>

<<Niente di particolare Angel, mi stavo solo chiedendo se tu avessi idea di dove si fosse cacciato Marc!>>

<<Marc? Beh, lui ->>

Lo vedo farmi cenno di non dirgli nulla, mentre si porta un dito alle labbra. Lo guardo confusa, ma faccio come dice.

<<...Sarà da qualche parte, ecco, non ho idea di dove sia, perché lo chiedi a me? È venuto con voi, no?>>

<<Sì, inizialmente era venuto con noi, poi è rimasto indietro perché doveva rispondere ad una telefonata ed è sparito.>>

<<Magari si trattava di un amico che voleva vederlo...non so che dirti Alex, qui lui non c'è.>> lancio un'occhiataccia a Marc mentre sottolineo la parola "lui".

<<Ce l'hai ancora con lui? Ho notato che avete discusso oggi...>>

<<Sì, ma...faremo pace, come sempre.>> dico, dolcemente, raggiungendo la finestra, per poi voltarmi a guardarlo.

Marc accenna un sorriso, e io gli volto subito le spalle, come se volessi in qualche modo fermare quell'emozione che mi prende quando lo vedo sorridere.

<<Lo spero. Comunque, mi manchi, volevo che venissi con noi. Mi dà fastidio saperti lì da sola.>>

<<Non preoccuparti Alex, non c'è nessun problema, sai come sono fatta. Mi raccomando, divertiti e fai il bravo. Ti voglio bene.>>

<<Va bene, ti...voglio bene anch'io, Angel.>> chiudo la chiamata e mi volto nuovamente verso Marc.

<<Vuoi spiegarmi?>> gli domando, lanciando il telefono sul divano e fermandomi davanti a lui con le mani sui fianchi.

Marc mi rivolge un'occhiata innocente.

<<Perchè non hai voluto che dicessi ad Alex che eri qui?>>

Marc sospira, passandosi una mano tra i capelli.

<<Perchè mi avrebbe detto di raggiungerlo ed io voglio stare qui con te.
Insomma...avrei dovuto dirgli che quella della telefonata era una scusa per tornare indietro, prenderti quella pizza, eccetera e...non avevo voglia di discutere anche con lui.>> lo guardo per qualche istante, per poi lasciar cadere le braccia lungo i fianchi.

<<Non mi piace dire bugie ad Alex.>>

<<Lo so, scusami Angel, mi perdoni?>> mi domanda, prendendomi le mani.

Alzo gli occhi al cielo.

<<E va bene, sì.>> soffio, accennando un sorriso.
Il viso di Marc si illumina, e non mi accorgo quasi delle sue braccia intorno ai miei fianchi che mi tirano a sé, sul divano.

<<Ma sei pazzo?>> domando, in un primo momento, scostandomi i capelli dal viso e sollevandomi, <<domanda inutile.>> riprendo, dopo pochi secondi, mentre lui continua a ridere a crepapelle.

Poi lentamente smette di ridere e mi guarda, improvvisamente serio in volto.

<<Ehi, tutto bene?>> gli domando.

<<In che senso non ti piace dire bugie ad Alex? Solo ad Alex? Agli altri o a...insomma, cosa volevi dire?>>

Lo guardo sorpresa per quella sua domanda.

<<Sai che non mi piace dire bugie in generale, ma ti ricordi, te l'ho già detto un po' di tempo fa, Alex...mi dà sempre quella sensazione di tenerezza e purezza...è strano per una come me, che mal sopporta l'essere maschile, sentire queste sensazioni per un ragazzo, ma è così.>>

Marc mi rivolge per qualche secondo uno sguardo indecifrabile, un misto di preoccupazione e disperazione, o almeno, è quello che mi pare di aver visto.

Riprendo subito a parlare.

<<Sai bene che tu e Alex siete gli unici ragazzi a cui mi sia mai legata, tu sei il primo e unico di cui io mi sia mai fidata e temo che sarai anche l'unico.>> aggiungo, quasi con una punta di amarezza.

Marc allunga una mano e mi lascia una carezza sulla guancia.

<<Ah, Angel...>> sospira, <<cambiamo discorso, ti va di giocare con me?>> dice, tirando fuori un mazzo di carte dalla tasca dei pantaloni.
Lo guardo, inarcando un sopracciglio.

<<Vuoi davvero giocare a carte con me, Marc?>> sul suo viso si dipinge un'espressione di confusione.

<<Sì, perchè?>>

<<A quanto pare Alex non ti ha detto niente...ma va bene, non importa. Giocherò con te. Da che cifra partiamo?>> chiedo, candidamente, mentre mi siedo davanti a lui, spostando i capelli di lato.

<<Vuoi...vuoi puntare dei soldi?>> mi domanda, e nella sua voce leggo la sorpresa.
Lo guardo, come se fosse un cretino.

<<Certo! Altrimenti che gusto c'è?>> sibilo, suadente, inarcando un sopracciglio e sporgendomi verso di lui, <<avanti, dai le carte, campione!>>

Marc continua a guardarmi con aria stranita, mentre dispone le carte sul divano.
E dopo pochi istanti iniziamo a giocare.

<<Accidenti Marc, cinque partite su cinque, stai inalenando una serie incredibile di sconfitte, sei sicuro di voler continuare a giocare?
No perchè, rischi di prosciugare il tuo conto in banca, se continui...>> non riesco a trattenere una risata e mi porto una mano al petto, mentre con la coda dell'occhio noto Marc guardarmi malissimo, e il suo viso imbronciato.

<<Perchè mi guardi così, piccolo?
Non sei abituato a perdere?
Non dirmi che non ti avevo avvertito, in questo campo sono imbattibile.
Ah, e a proposito...cinque euro a partita, dunque mi devi venticinque euro!>> annuncio, aggiornando la tabella che avevo disegnato sul block notes posto accanto a me.

Marc si lascia sfuggire un lamento, ed io sogghigno sotto i baffi.

<<Tira fuori i soldi, Marquez!>> lo esorto, battendo una mano sul divano, l'ombra della risata ancora sul mio viso.

Marc sbuffa, inclinando la testa di lato.

<<I patti sono patti!>> dice, infilando una mano in tasca, ma io lo fermo.

<<Me li darai domani, ora non voglio che ci sporchiamo le mani con i soldi. Sai quanto io sia fissata con i microbi, germi e cose varie.>> Marc annuisce.

La mia attenzione viene attratta dal trillo del mio cellulare.

È un messaggio di Alex, e rispondo subito.

<<Chi è?>> domanda Marc, allungando di poco il collo e socchiudendo gli occhi.

<<Tuo fratello.>> rispondo, per poi posare subito il telefono accanto a me.

<<E cosa vuole?>>

<<Pensa che io sia qui da sola, Marc, vuole solo farmi compagnia.>> dico, alzandomi e dirigendomi verso la mia stanza, per prendere l'elastico con cui lego la treccia.

Me lo poso in grembo, e in quell'istante sento le dita di Marc tra i miei capelli.

I miei occhi si spalancano all'istante, non appena lo sento toccarmi i capelli con gesti delicati e leggeri, che fanno subito sciogliere la mia spina dorsale come neve al sole.

Amo quando le persone a cui voglio bene mi accarezzano i capelli.

È un gesto che mi fa sentire protetta, al sicuro, che mi tranquillizza.

Ed ora so che è anche capace di farmi salire la pressione a mille e desiderare di posare le mie labbra su quelle di Marc.

<<Che...che stai facendo?>> domando, ridacchiando nervosamente.

<<Vorrei provare a farti la treccia...posso?>> il suo respiro caldo mi accarezza la pelle del collo scoperto, e i brividi mi percorrono da capo a piedi.
Chiudo gli occhi, trattenendo un sospiro.

<<Marc, non è così facile come sembra...anche io la maggior parte delle volte faccio un casino.>>

<<Ti prego...>> mormora Marc, accarezzandomi la nuca.

Approfitto del fatto che non può vedermi, e chiudo gli occhi, mordendomi il labbro inferiore.

Una fitta piacevole mi colpisce allo stomaco e non posso fare a meno di lasciarmi trasportare.

<<D'accordo...>> soffio, e con la coda dell'occhio vedo Marc avvicinarsi ancora di più a me.

Le sue dita si muovono tra i miei capelli con facilità, e quella strana, piacevole sensazione, si fa sempre più largo dentro di me.

Un sorriso spontaneo si disegna sulle mie labbra, mentre mi godo appieno questo momento meraviglioso.

So bene che Marc in realtà è in difficoltà, perchè non ha ancora iniziato a farmi la treccia, nonostante ci abbia provato più volte.

Riapro gli occhi, e decido di dargli una mano, anche se nemmeno io sono una campionessa nel fare la treccia, anzi.

<<Guarda...si fa così...>> e nel cercare di fargli vedere come si fa, sfioro le sue mani.

Sento il mio cuore battere all'improvviso più forte, mentre un brivido mi attraversa la schiena. Cerco di riprendermi all'istante, e poso nuovamente le mani sulle sue, mostrandogli i movimenti che deve fare.

<<Ecco...così...capito?>>

<<Sì, penso di...aver capito.>> si schiarisce la voce, per poi riprendere a parlare, <<spero di farti almeno una treccia decente!>> accenno un sorriso, e in quel momento sento il telefono trillare nuovamente.

Allungo una mano cercando di prenderlo, ma mi accorgo che l'ho lasciato sul letto.
Marc lascia andare ad un tratto i miei capelli, e trattengo un verso di delusione.

Avrei voluto sentire le sue dita tra i miei capelli per sempre.

<<Che ne pensi?>> mi domanda, mentre mi volto verso di lui.

Mi volto, dirigendomi verso lo specchio, e Marc mi segue.

<<Però.>> esclamo, mentre osservo la treccia laterale che mi ha fatto, attraverso lo specchio.

<<In che senso?>> mi domanda, in piena attesa.

<<Per essere la prima volta che fai una treccia a qualcuno sei stato bravissimo! Complimenti, sei già più bravo di me!>>

<<Esagerata!>> ribatte Marc, e lo vedo avvolgermi le braccia intorno ai fianchi, per poi attirarmi al suo petto.

Poggia la sua testa sulla mia, in un abbraccio che mi fa sentire al sicuro da tutto e tutti.

Incrocio il suo sguardo attraverso lo specchio.

Il suo calore contro di me, niente può reggere il confronto.
Marc mi posa un bacio tra i capelli.

<<Sei bellissima.>> sussurra, stringendomi più forte.

Il suo cuore batte fortissimo contro la mia schiena, e mi rendo conto che i nostri cuori stanno battendo all'unisono, perchè anche il mio pare quasi impazzito.

Le sue parole scatenano in me un turbinio incredibile e imprevisto di emozioni, talmente forti, che il mio respiro aumenta repentinamente.

Non ho idea di cosa rispondere, ma ci pensa Marc a cambiare discorso.

<<Ti va di guardare un film?>> domanda e mi stacco da lui, per poterlo guardare in viso.

<<Hai in mente qualcosa?>> alza le spalle.

<<No, scegli tu. Mi va bene qualunque cosa.>> inarco un sopracciglio.

<<Sinceramente non ho idee al momento.>>

<<Torniamo a guardare i Baby Looney Tunes?>> propone, prendendomi per mano e portandomi fuori dalla mia stanza.

Non ero assolutamente pronta al contatto delle nostre mani.

Sento il cuore esplodermi nel petto, la pelle d'oca ricoprirmi ovunque.

I miei occhi si fissano sulle nostre mani unite, mentre sento le ginocchia cedermi.

Basta essere così debole, Angel!

Lascio andare subito la sua mano e mi siedo sul divano.

<<Ammettilo>> inizio, mentre riprendiamo a guardare i Baby Looney Tunes, <<avresti preferito mille volte di più essere a ballare con i tuoi amici in qualche discoteca.>> non mi volto a guardarlo, ma sento il suo sguardo su di me.

Poi, tutt'a un tratto, mi avvolge un braccio intorno alle spalle.

<<Lo ammetto, in realtà essere qui con te non ha prezzo. Baratterei ogni possibile serata in discoteca per stare con te tutte le sere.>>

È la prima volta che qualcuno mi dice simili parole.
Non so cosa dire, ma se Marc potesse vedere la tempesta che si è scatenata dentro di me, forse potrebbe capire tante cose.

Mi mordo il labbro inferiore per reprimere il desiderio sempre più crescente di stringerlo forte a me.

<<Sei sempre esagerato.>> mormoro, per poi posargli un bacio sulla guancia.
Non ho resistito, in qualche modo dovevo dimostrargli quanto mi avessero emozionato le sue parole.

<<Ora facciamo silenzio e godiamoci i cartoni.>> dice, e da quel momento non parliamo più.

~·~

<<Non ti azzardare mai più a parlarmi in questo modo, hai capito?>> lo schiocco sonoro di uno schiaffo giunge alle mie orecchie.

Ma dove sono finita?

Questa camera...questa è la casa in cui ho vissuto i primi anni della mia vita, fino a quando lui non se n'è andato.

E quel fagottino nascosto sotto le coperte...sono io!

Oltre la porta sento urla, pianti e singhiozzi.

Cosa sta succedendo?

Devo andare a vedere assolutamente.

Ma perché...perché i miei piedi paiono non volersi muovere?

All'improvviso, la piccola Angel si scosta le lenzuola di dosso e inizia a correre verso la porta.

Un macigno, un dolore fortissimo al petto e una sensazione di terrore si fa largo dentro di me.

<<No, non andare!>>

<<No, non andare, non andare!>> urlo, svegliandomi di soprassalto e sollevandomi di scatto dal letto.

Non sono più in salotto, sul divano, ma in camera mia, sul mio letto.

<<Angel, che succede?>> la voce spaventata e ancora impastata dal sonno di Marc raggiunge le mie orecchie come se fosse lontano, lontanissimo da me.

Era solo un sogno.

Un brutto sogno.

Ma quella sensazione era così vera...è stata così vera che mi pare ancora di sentirla, qui al centro del petto.

<<Angel, rispondimi ti prego, stai bene?>> Marc mi prende il viso tra le mani facendomi voltare verso di lui. Stava dormendo sulla poltrona, e ora è chino su di me.

Sento i miei occhi riempirsi d'improvviso di lacrime.

<<Ho fatto un brutto sogno...ma...pareva così vero...>>

Marc mi attira a sé, in un abbraccio fortissimo, e ogni paura scivola via.

<<Sembrava così reale, perché?>> continuo a domandarmi, mentre Marc inizia ad accarezzarmi i capelli e a posarmi dei piccoli baci sulla nuca.

<<Era solo un brutto sogno, Angel. Ora è finito, sei qui, non devi più aver paura. Se ti può confortare, ci sono io qui con te.>> affondo il viso nella sua spalla, stringendolo a me.

<<È l'unica cosa che ho bisogno di sapere. Che tu sei qui con me.>> mormoro, sollevando il viso per poterlo guardare.

Marc mi guarda per qualche istante, scostandomi i capelli dagli occhi e asciugandomi le guance dalle lacrime.

<<Non piangere più, tesoro. Era solo un sogno.>>

Un pensiero mi balena velocissimo nella mente.

E se non fosse solo un sogno?

Mi stringo più forte a lui.

<<Non mi lasciare.>>

<<Mai.>> risponde subito, tenendomi stretta a lui.

<<Vorrei fuggire via, su un'isola lontana e sperduta. Vorrei poter fuggire via da me stessa.>> dico, a bassa voce, ma Marc mi sente ugualmente.

<<Non dire così, angioletto. Sull'isola lontana invece, ci si può lavorare.>>

So che sta cercando di tirarmi su, anche se è difficile quando sono così a terra.

<<In mezzo alla natura, lontano dalla gente, lontano dalla frenesia, quanto lo vorrei, fuggirei ora!>>

<<Godiamoci Mojacar per ora, Angel, poi ti porterò dovunque tu voglia andare!>>

Lo guardo.

<<Verresti con me?>>

<<Ovviamente.>>

<<Io però non intendevo per una settimana...io vorrei restare a lungo in mezzo alla natura.>>

Marc mi guarda sorpreso.

<<Andresti via da sola? Lasceresti qui tua madre, e...coloro che ti vogliono bene?>>

<<No!>> rispondo subito, <<non riesco a stare senza mia madre lo sai. Io e lei siamo la stessa cosa. Ma forse, forse un giorno...io...>>

Il ricordo del sogno e delle sensazioni che ho sentito mi investe nuovamente, e sento le lacrime pungermi nuovamente gli occhi.

<<No no, tesoro, non piangere, ti prego...cosa posso fare per farti stare meglio?>>

Non mi piace mostrarmi debole, ma con Marc è impossibile non essere me stessa.

Lui è l'unico che mi ha vista piangere, non tenendo conto di mia madre.

La prima volta, dopo qualche mese che ci conoscevamo, ma la situazione allora era ben diversa.

Il suo incidente durante le prove del venerdì, in Malesia, oltre ad aver mandato all'aria i suoi sogni di conquistare al primo anno in Moto2, il titolo iridato, gli aveva lasciato dei segni evidenti sul corpo, e un problema alla vista.

Quando è tornato a Cervera, non sono riuscita a trattenere le lacrime, quando l'ho visto per la prima volta. I lividi violacei intorno agli occhi mi hanno spaventato e inizialmente, ho pensato al peggio.
Penso che è stato proprio in quel periodo che la nostra amicizia si è consolidata veramente, diventando indissolubile.

<<Te l'ho detto...non lasciarmi.>> Marc mi posa un bacio sulla fronte, per poi sorridere.

Solo in quel momento mi rendo conto di indossare ancora i pantaloncini, perchè l'elastico intorno ai miei fianchi non è propriamente comodo per dormire, come mi ha insegnato mamma sin da quando sono piccola.

Non posso sfilarmeli però, non con Marc presente.

Allontano lo sguardo da Marc e cerco di abbassarli un po', ma è praticamente impossibile, perchè lentamente l'elastico torna a risalire fino a raggiungere nuovamente la curva dei fianchi.

<<Fanculo.>> sussurro, a voce bassissima, ma Marc mi sente ugualmente.

<<Cosa succede?>>

<<Niente.>>

<<Ti danno fastidio i pantaloncini, vero?
Anche prima, mentre dormivi, continuavi a cercare di abbassarteli.>> ridacchia lui, e io arrossisco all'istante.
Per fortuna non può notarlo.

<<Prima...quando?>>

<<Be', tu ti sei addormentata ad un certo punto, e di conseguenza ho notato che ti davano fastidio.>>

<<Oh...>>

<<Comunque Angel...puoi levarli. Hai paura che io ti veda gli slip?>> ridacchia lui, e io gli tiro un pugno sul braccio.

<<Cretino, tanto non me li vedresti lo stesso gli slip, con la maglia lunga che mi ritrovo!>>

Marc mi rivolge un sorriso compiaciuto.

<<Ti sei risposta da sola.>> lo guardo malissimo.

<<Stronzo antipatico.>>

<<Ti voglio bene anch'io, angioletto.>> risponde lui, posandomi un bacio sulla punta del naso.

Un brivido saetta lungo la mia schiena, e mi impongo di non mordermi il labbro inferiore, come invece il mio istinto vorrebbe fare.

Incateno il mio sguardo a quello di Marc, e con un'inaspettata naturalezza, mi sfilo i pantaloncini con un gesto lento, senza smettere di guardarlo negli occhi.

Lo lancio poi sulla poltrona poco distante dal letto, e torno giù, mentre lui rimane lì, ai piedi del mio letto.

<<Ecco fatto.>> sussurro appena, mentre strofino le gambe contro le lenzuola.

<<Posso, posso stendermi accanto a te?>> chiede, ad un tratto, e sento il mio cuore mancare un battito.

Approfitto della parziale oscurità in cui è avvolta la stanza per guardarlo. I suoi occhi sono fissi su di me, e quando dalle mie labbra scivola un semplice "sì", mi par quasi di vederli tremare.

Marc mi guarda per qualche istante, per poi accennare un sorriso e alzarsi, mentre si sfila la maglietta, per poi posarla sulla poltrona.
La luce fioca della lampada si riflette sui muscoli tesi della sua schiena mentre si toglie i pantaloni e io mi sento quasi venir meno solo a guardarlo.
Non riesco a staccare gli occhi da lui e dallo splendido capolavoro che è il suo corpo, per me.

Posa entrambi i palmi delle mani sul letto, poi un ginocchio, mentre continua a tenere gli occhi fissi su di me.
Lentamente, si stende accanto a me, rivolgendomi un sorriso appena accennato.

Mi posa una mano sul fianco, e sento un brivido scuotermi tutta. Mi  muovo verso di lui, avvicinandomi e mi tengo le mani strette al petto, per trattenere il desiderio irrefrenabile di posarle sul suo, di petto.

<<Grazie di esserci sempre, Marc. Non so come farei senza di te.>>

<<E io senza di te, piccolo angelo.>> mormora Marc, lasciandomi un bacio dolcissimo sulla guancia.
Trattengo il respiro, mentre i miei occhi si chiudono.
Odio sentirmi così debole, ma al tempo stesso, è una sensazione talmente bella da sentirmi più viva che mai.

<<Vedrai che ora ti addormenterai e farai un bellissimo sogno, con me come protagonista ovviamente.>>

Scoppio a ridere, arruffandogli i capelli.

Presa dalla paura e dell'agitazione prima, non avevo neanche notato i suoi capelli arruffati, i suoi occhi gonfi così come le labbra, il suo viso così simile alle foto del Marc bambino che ho visto tantissime volte.

<<Egocentrico.>> ribatto, cercando di non pensare al fatto che è a petto nudo, quasi appiccicato a me.

<<Buonanotte, Angel.>>

<<Buonanotte Marc.>> mormoro, per poi posargli un bacio sulla guancia.

Torno al mio posto e chiudo gli occhi, ma quando li riapro noto un sorriso sulle sue labbra piene.

[Spazio Autrice]

Buonasera ragazze ❤
Ecco a voi il nuovo capitolo, dopo averlo mezzo pubblicato questo pomeriggio 😂
Marc e Angel hanno fatto subito pace (per ora 🙊).
Secondo voi il sogno di Angel era davvero "solo un sogno", come ha sottolineato Marc più volte?
Fatemelo sapere con un commento e non dimenticatevi di cliccare sulla stellina ⭐
Un bacio, a presto 💋

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