Just a little bit of your heart
"O era stato forse egli creato per essere seppure un solo istante al tuo cuore legato?"
[Ivan Turgenev]
[Marc]
Aveva fatto male.
Tanto male, immensamente male.
Vedere tutte quelle foto, quelle storie di loro due insieme, in giro prima per Firenze, poi per Roma.
Vedere tutte quelle storie di Alex incentrate su Angel, quelle foto che le aveva scattato di sorpresa, e quelle poi di ieri sera.
Lei, luminosa, bellissima come un raggio di sole, seduta di fronte a lui al tavolo di un ristorante, gli occhi neri colmi di felicità, quel sorriso dolce e infantile a colorarle il viso.
E quel video dove cantava, per poi guardare Alex dritto in viso dopo averlo preso per mano.
Avrei dovuto esserci io lì con lei.
Invece c'era Alex.
Avevo sempre più la sensazione viva nel cuore che Angel si stesse allontanando ogni giorno di più da me, che stesse scivolando via dalle mie dita, anche se era fuggita via da un bel pezzo, per finire tra le braccia di mio fratello.
Avevo la sensazione che ora Angel non stesse più cercando di convincersi che Alex fosse la scelta giusta.
Ora pareva essere seriamente presa da lui, che lo volesse davvero, che lo amasse davvero, come mi aveva urlato il giorno in cui ero andato da lei.
Lo vedevo, da come lo guardava.
Come non aveva mai guardato me.
Faceva così male realizzare quella verità, come se qualcuno mi stesse strappando via il cuore dal petto, o lo stesse facendo a pezzi, strappandone via, a poco a poco, ogni più piccola parte.
Il modo in cui mi aveva guardato la notte che avevamo passato insieme era stato così intenso, così cupo e pieno di desiderio, che pensavo che sarebbe durato per sempre.
Che mi avrebbe guardato sempre con quell'intensità in grado di farmi tremare il cuore.
Invece, ora avevo capito qual'era lo sguardo che le colorava gli occhi quando era innamorata.
Ed era il modo dolce e tenero in cui guardava Alex.
Forse aveva detto il vero.
Forse per lei era stato solo sesso, quello che c'era stato tra noi.
Mi ero illuso, lo avevo scambiato per amore.
O forse, nei suoi occhi, avevo semplicemente visto il riflesso del mio.
Ma perché proprio Alex?
Perché proprio lui?
Scuoto la testa, mentre riprendo a concentrarmi sull'asfalto che scivola sotto le ruote della mia bicicletta.
Chissà se sono già tornati, lui ed Angel. Avevano l'aereo alle 10.30, e José è andato a prenderli all'aeroporto.
Mi fermo davanti a casa nostra, e sistemo la bici in garage, mentre riprendo fiato.
Salgo al piano superiore e mia madre mi avverte che tra poco sarà pronto il pranzo.
Corro di filato in bagno per farmi una doccia, non prima di aver controllato se sono arrivati dei messaggi.
Decido di mandarne uno io, ad Angel.
Mi sento un idiota, ma mi manca terribilmente.
"Che ne dici di passare il resto della giornata con me?"
Mi faccio una doccia veloce, e quando esco, noto che è arrivato un messaggio.
Sblocco il telefono e la risposta di Angel appare alla mia vista.
Angel >> "Sarò tutta tua per il resto della giornata. Non vedo l'ora di vederti, Marc."
Sorrido, come uno stupido.
Perché è questo quello che sono, uno stupido. Io, per la prima volta nella mia vita, mi sto accontentando. Sto mollando, sto rinunciando al mio bersaglio grosso.
E forse sto sbagliando, forse sto facendo una grande cazzata, ma non posso fare questo ad Alex.
Quando mi siedo a tavola, Alex varca la soglia di casa. Mentre mamma corre ad abbracciarlo, noto il suo viso raggiante, un largo sorriso dipinto sulle labbra.
È felice.
E forse io dovrei cercare in ogni modo di reprimere ciò che provo per Angel, ed essere totalmente ed incondizionatamente felice per mio fratello che è sempre stato il mio tutto, la persona più importante della mia vita.
Ci riuscirò mai?
Di nuovo il pensiero di Alex ed Angel insieme, in una casa tutta loro, piena di cani e gatti e di ogni sorta di altri animali, dato il grande amore che Angel prova per loro, attraversa la mia mente.
Angel finirà per diventare mia cognata.
Basta guardare la faccia di Alex, non l'ho mai visto così.
Mio fratello corre al piano di sopra per farsi una doccia, poi ci raggiunge a tavola, e nostra madre inizia a riempirlo di domande su questi due giorni trascorsi in Italia, e io cerco di ascoltarlo il meno possibile.
Gli occhi verdi paiono brillare, mentre racconta tutto quello che ha visto, ma io so che quel luccichio non è dovuto alle opere che ha visto. Lui non è mai stato un grande appassionato d'arte, al contrario di Angel.
Come accidenti ho fatto a non pensarci prima.
Sono stati da soli per due giorni.
Avranno sicuramente...
Joder, mi gira la testa.
Mi sento male solo a pensarci.
<<Marc, tesoro, stai bene? Sei diventato più pallido di un lenzuolo!>> la voce di mia madre arriva come ovattata alle mie orecchie.
Scuoto la testa e rimetto a fuoco la stanza.
<<Come? Oh sì sì, sto bene...se mi date il permesso, io andrei. Ho un appuntamento con la mia migliore amica, non ti da fastidio, vero fratello?>>
Devo parlare con Angel.
<<Ma che dici, anzi. Sono contento di vedere che avete fatto pace, finalmente.>> ci scambiamo un abbraccio, poi volo al piano superiore per cambiarmi.
Invio un messaggio ad Angel per avvertirla che sto per arrivare.
Angel >> "Io sto per farmi una doccia, nel caso ti aprirà mia mamma. Fai in fretta, però."
Indosso una maglietta nera e recupero un paio di occhiali da sole.
Oggi fa molto caldo, pare di essere in pieno agosto.
Esco di casa quasi di corsa, e raggiungo il palazzo dove vive Angel.
È Dina ad aprirmi, accogliendomi con un abbraccio.
<<Che bello rivederti, Marc. Sono contenta di sapere che tu e Angel vi siete chiariti. Lei è ancora sotto la doccia.>>
<<Anch'io ne sono felice, davvero tanto. Angel mi è mancata molto...>> Dina mi lancia uno sguardo, e leggo un che di tenero nel suo sguardo.
<<Angel sa essere davvero tremenda. Anche se da quando sta con Alex...pare essersi 'ammorbidita' un po'.>>
Eccola, un'altra conferma.
<<Anche se...posso dirti una cosa, Marc?>> mi chiede, lanciando un'occhiata verso il bagno da cui proviene il rumore del phon in azione.
<<Certo.>>
<<Sono rimasta esterrefatta quando mi ha detto che lei e Alex stavano insieme. Insomma, niente mi aveva fatto presagire che...anzi. Quando a febbraio avevo visto come aveva ridotto quella rivista ho pensato...ma evidentemente mi sbagliavo.>> taglia corto, accennando un sorriso, <<il fatto è che è successo tutto così all'improvviso. Di solito lei mi dice sempre tutto, anche se non mi ha mai parlato di possibili sentimenti nei confronti di qualcuno, forse perché non si era mai innamorata prima d'ora.>>
Già. Angel si è innamorata. Bisogna assolutamente festeggiare!
<<Sta di fatto che però Angel è una cerebrale, è tutta testa; ha un fuoco che le brucia dentro, ma ne è terrorizzata, la cosa che più teme è perdere il controllo di se stessa, per questo fugge via, persino da se stessa. Non vorrei che...>>
<<Cosa intendi dirmi, Dina?>>
Lei mi osserva per qualche istante, fino a quando non sentiamo la porta del bagno aprirsi.
<<Nulla. Lascia stare, alla fine stavo solo riflettendo tra me e me.>>
Angel appare alla nostra vista avvolta in un asciugamano.
Non posso fare a meno di guardarla.
<<Di che stavate parlando voi due?>> ci chiede, mentre un sorriso si disegna sulle sue labbra.
<<Nulla di particolare, tesoro. Ma ora vai a vestirti, avanti.>>
<<Vado subito.>> mi lancia un'occhiata, rivolgendomi un largo sorriso.
Solo quel sorriso, rivolto a me e soltanto a me, mi fa venire la pelle d'oca.
Dopo qualche minuto, Angel riappare alla mia vista.
<<Andiamo, campione?>>
È mai possibile che ogni volta che la vedo diventa sempre più bella?
Indossa un abitino a fiori, che lascia le spalle scoperte, una fila di bottoni sul davanti.
È un incanto.
<<Sì, andiamo.>> mi limito a dire ed usciamo.
Scendiamo le scale in silenzio, poi quando esco dal portone, mi accorgo che lei è rimasta indietro. Mi volto, e noto che è rimasta in piedi sull'ultimo scalino.
<<Tutto bene?>> le chiedo, ma lei non risponde, mi rivolge l'ennesimo sorriso e mi corre incontro, per poi gettarmi le braccia al collo.
<<Che bello poterti riabbracciare, Marc.>>
Tutti i miei sensi si concentrano sul corpo di Angel letteralmente spalmato contro il mio.
Mi sento sempre più debole, come se non riuscissi più a resisterle, eppure devo stringere i denti e resistere, resistere, resistere.
<<Allora, dove hai in mente di portarmi?>> mi chiede, non appena sale in macchina.
<<Sorpresa!>> mi limito a dire, mettendo in moto.
<<E va bene. Oggi scegli tu, puoi fare tutto quello che vuoi.>> continua, voltandosi verso di me.
Cerco di non voltarmi a guardarla, perché mi è bastato notare con la coda dell'occhio il modo in cui mi sta guardando.
E non è possibile, quello sguardo dolce e tenero è quello che riserva ad Alex, non a me.
<<Mi sembri felice.>> accenno, portando una mano sul cambio.
<<E lo sono, molto! Non...ci sono abituata...ma ora sono felice di essere qui con te.>> conclude, a bassa voce, posando una mano sulla mia.
Cerco di non far trasparire la minima emozione per quel contatto.
Devo essere impassibile.
Fermo la macchina all'angolo della strada ed Angel scende subito. La seguo, sorpreso da quel suo scatto.
<<È uno dei primissimi posti dove mi hai portato quando sono arrivata a Cervera!>> esclama, il vento che le sferza i capelli intorno al viso.
Se fossi costretto a scegliere di guardare per l'eternità una sola cosa, sarebbe lei.
I miei occhi, posati per sempre su di lei.
Angel inizia a correre giù lungo la collina, verso il laghetto color azzurro cielo. Scoppia a ridere, mentre inizia a girare su se stessa.
<<Marc! Vieni, avanti!>> mi chiama, stendendo un braccio verso di me.
La raggiungo e lei mi abbraccia nuovamente.
<<Grazie per avermi riportato qui. Da quanto tempo non ci venivamo? Un secolo, forse.>>
<<Già. Mi pareva il posto giusto dove portarti dopo aver fatto pace.>>
<<Giusto! Ti ricordi...eravamo due bambini che dicevano cose assurde tipo: "qualunque cosa succederà noi non cambieremo mai", "conquisteremo il mondo" o "ci saremo sempre l'uno per l'altro".>> ricorda, posando lo sguardo sullo specchio d'acqua poco distante da noi.
Le scosto una ciocca di capelli dal viso.
<<Non erano affatto cose assurde e noi siamo ancora bambini, e lo saremo per sempre. Non dimenticarlo mai.>> lei accenna un sorriso.
<<Beh, tu il mondo lo hai conquistato. Io...lasciamo perdere, ognuno ha il proprio percorso. Ma siamo cambiati, Marc, non siamo più come allora...>>
<<Tu sei uguale. Sei solo più orgogliosa.>>
<<Davvero pensi che io sia uguale ad allora?>> mi chiede, e allunga una mano per togliermi gli occhiali da sole.
Ora non ho più maschere per lei, a cui basta uno sguardo per leggermi dentro come ha sempre fatto.
Anche se questa volta, esattamente come tutte le volte passate, non riesce a leggere ciò che cerco di dirle da mesi.
No, non è uguale ad allora. Lo è stata fino a quando non mi ha visto sulla copertina di quella rivista con Linda. Da allora, il fuoco che bruciava nelle profondità del suo cuore, sotto innumerevoli quantità di ghiaccio, le ha infiammato il sangue ed ho scoperto un Angel che avrei voluto che con quel fuoco mi bruciasse d'amore, non di rabbia.
<<No, hai ragione. Ma sei sempre quel fiore raro che ho conosciuto.>> ammetto, accarezzandole una guancia. Angel sorride e inizia a giocherellare con le dita della mia mano.
<<Anche tu non sei più quel ragazzino dai tratti più dolci e infantili. Ogni tanto...ogni tanto mi manca il Marc che ho conosciuto. Ora sei più consapevole di te stesso, più sicuro di te...mi manca quel tuo lato fragile e timido. Ogni tanto ti guardo e mi rendo conto che quella timidezza non esiste più. Quella che ti portava ad arrossire fino alla punta dei capelli, o a grattarti il viso ogni volta che ti trovavi davanti ad una telecamera. Ora, beh...le ragazze ti cadono ai piedi senza che tu faccia nulla, non ci vuole molto, no?>> continua a guardare la mia mano come se le interessasse ogni più piccola cicatrice, ogni più piccolo neo.
L'unica che vorrei che mi cascasse ai piedi non mi vede neppure e preferisce mio fratello.
Direi che la cosa è abbastanza comica.
Le poso l'altra mano sulla guancia e lei solleva di scatto la testa verso di me, puntando gli occhioni neri nei miei.
<<Ma sai che dentro di me nulla è cambiato.>>
Lei accenna un sorriso e socchiude le palpebre, quando le accarezzo appena la pelle morbida della guancia.
<<Fallo venire più fuori però, quando sei con me.>> mi limito ad annuire e lei si volta di scatto.
<<È qui vicino, vero?>>
<<Cosa?>> le domando, confuso.
<<Il nostro albero, Marquez! Non dirmi che te ne sei dimenticato!>> esclama, iniziando a correre e io le vado dietro.
<<Eccolo!>> esclama dopo qualche istante, fermandosi all'ombra di una quercia, <<guarda, eccolo qui il segno dello scempio che volevi fare, prima che io ti fermassi!>>
Non riesco a trattenere un sorriso. Sulla corteccia è impresso un piccolo segno che avrebbe dovuto essere la parte iniziale della prima lettera del mio nome.
Che diavolo avevo in mente quel giorno? Io e Angel ci conoscevamo da due mesi, e io stavo per incidere le nostre iniziali sulla corteccia di un albero, come in uno di quei film smielati che Angel detesta.
E ciò che è peggio, è che io non ero nemmeno ubriaco.
Perché accidenti volevo fare una stronzata del genere?
<<Mi ricordo ancora l'urlo con cui mi hai fermato!>>
<<Ci credo! Perché un povero albero, che non può sottrarsi alle sofferenze che gli infligge un essere umano, deve patire un simile dolore? Solo perché non lo sentiamo urlare non significa che non soffra.>>
<<Hai pienamente ragione, per fortuna che c'eri tu a farmelo capire.>> le poso un bacio sulla guancia e Angel mi lascia una carezza sul petto.
<<Volevi scrivere "Marc & Angel" se non erro, vero? Le stesse iniziali di Medoro e Angelica dell'Orlando Furioso.>> dice, sedendosi ai piedi dell'albero. La guardo, confuso.
<<Temo di non aver capito.>>
Angel mi tira giù per i pantaloni, per farmi sedere accanto a lei, e per poco non rimango in boxer.
<<Quando l'altro ieri io e Alex siamo stati a Firenze ho trascorso una mezz'oretta buona in libreria ->>
<<Strano.>> la interrompo io, e lei mi lascia un pugno sul braccio per tutta risposta.
<<Dicevo, in libreria ho rivisto quella che era una delle mie opere preferite, L'Orlando Furioso di Ariosto, dove tutti i cavalieri di Carlo Magno, tra cui appunto Orlando, finiscono per innamorarsi della principessa Angelica che però si innamorerà del guerriero saraceno Medoro, che poi sposerà. Perdutamente innamorati, incidono le iniziali dei loro nomi su ogni albero. Quando Orlando scopre che colei che ama disperatamente si è sposata con un altro, impazzisce e da qui nasce il titolo del poema. Alla fine Astolfo andrà fin sulla luna per recuperare il senno perduto di Orlando. Gli antichi, infatti, credevano che ogni cosa che andava perduta sulla terra finiva sulla luna. Quando ho letto quel passaggio delle iniziali incise sulla corteccia dell'albero, mi sono ricordata di quella volta che volevi farlo anche tu e che le nostre iniziali sono le stesse di Medoro e Angelica.>>
<<Beh, Angel, Angelica...cambia poco.>> mi limito a dire, essendo totalmente ignorante in merito a ciò che mi ha appena raccontato Angel.
<<Sul nome è vero, ma io sono totalmente diversa da lei!>> ride lei, posando la testa contro l'albero.
Insomma. Io finirò esattamente come Orlando, quando Angel si sposerà con il suo Medoro, ossia Alex.
<<Ti sei divertita in Italia, vero?>> decido di cambiare discorso.
<<Sì, tantissimo. Ma la prossima volta...vorrei che ci fossi anche tu.>> mormora, accarezzandomi con la punta dell'indice l'interno del polso.
Un brivido saetta lungo la mia spina dorsale.
<<Ci sarà una prossima volta?>>
<<Beh, a settembre, prima di Misano, ho in mente di andare dai miei nonni, perché vorrei presentargli Alex.>>
Una fitta mi colpisce prima alla bocca dello stomaco, poi al petto.
Lo vuole presentare ai suoi nonni. Ormai non c'è più speranza.
<<Però vorrei che venissi anche tu. Vorrei che conoscessero anche te.>> non posso trattenere un sorriso.
<<Certo, sempre se sarà possibile andarci prima di Misano. Se poi avrete degli impegni, o tu avrai degli impegni, andremo solo io ed Alex o nel caso, rimanderò tutto a quando sarà possibile.>>
<<Non ci sarà nessun impegno. Mi farà immenso piacere conoscerli.>>
Angel sorride e mi abbraccia. Affondo il viso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo profumo. Il suo calore, la sua pelle contro la mia...vorrei poterlo vivere ogni istante.
<<Ti voglio immensamente bene, Marc. E voglio dirti che in realtà...amo la tua voce, e le tue mani, amo ogni più piccola parte di te.>> ammette, candidamente, fino a quando non vedo i suoi occhi sgranarsi appena e mi rendo conto delle parole che ha usato.
Ha detto che ama ogni più piccola parte di me.
Ha usato proprio quella parola.
<<Intendevo...che apprezzo ogni più piccola cosa di te, ti apprezzo nella tua interezza. Ecco...volevo chiederti scusa ancora una volta ->>
Le poso l'indice sulle labbra.
<<Non devi. È passato.>>
Il calore delle sue labbra sulla pelle del mio dito mi fa attorcigliare lo stomaco. Allontano la mano da lei, imbarazzato.
<<Ti voglio bene anch'io, Angel. Non sai quanto.>> mormoro, e lei mi lascia una carezza sulla guancia.
<<Hai presente quella canzone che hai cantato ieri sera? Quella nelle storie di Alex...>>
<<Oddio, sì!>> esclama, portandosi le mani a coprirsi il viso.
<<Dai!>> rido io, togliendole le mani dal viso, <<mi piacerebbe molto se la cantassi anche a me.>>
<<Davvero?>>
<<Eccome!>> dico, e le do le spalle per poi posare la testa sulle sue gambe, <<posso?>>
Angel sorride, accarezzandomi una ciocca di capelli sulla fronte.
<<Certo che puoi.>> sussurra, per poi schiarirsi la voce e incominciare a cantare.
<<Roma nun fa' la stupida stasera, damme 'na mano a faje di' de si', sceji tutte le stelle più brillarelle che puoi e un friccico de luna tutta pe' noi, faje senti' ch'è quasi primavera, manna li mejo grilli pe' fa' cri cri, prestame er ponentino più malandrino che c'hai
Roma reggeme er moccolo stasera.>>
La dolcezza della sua voce, unita al modo delicato in cui mi ha accarezzato il contorno del viso, mi ha mandato letteralmente in paradiso.
<<Marquez, ti sei addormentato?>> mi dice ad un tratto, accarezzandomi con la punta dell'indice la fronte. Riapro gli occhi e incrocio il suo sguardo scuro.
<<Sicura di non essere una dea? O una sirena?>>
Sulle labbra di Angel si disegna un largo sorriso.
<<Sicurissima, purtroppo. Ma senti: lascia crescere questi splendidi capelli, non provare mai più a rasarteli ai lati. Lascia che si arriccino, perché diventi ancora più bello.>> cerco di trattenere un sorriso.
<<Mi trovi bello?>>
<<Non fare l'idiota, sai di essere bello. E certo, ti trovo molto bello.>>
Mi mordo il labbro inferiore e la guardo negli occhi.
<<Verrai al Montmelò, vero?>> le domando, mentre lei continua ad accarezzarmi i capelli.
<<Certo.>>
<<Allora dovrai venire anche nel mio box, questa volta.>> lei sogghigna, scuotendo la testa.
<<E va bene.>> ci guardiamo negli occhi per diversi istanti, <<verrà anche Linda?>>
Perché dobbiamo parlare di lei? Non ci stavo neppure pensando.
<<Sì.>> mi limito a dire, e lei annuisce, <<so che non ti piace.>>
<<Ti sta usando, Marc.>> dice subito e io mi sollevo dalle sue gambe.
<<Come ->>
<<Non dirmi che non l'hai capito! Non fa altro che postare storie ambigue sui social per far capire che è con te per poi eliminarle e affermare che le ha pubblicate per sbaglio, ripete in continuazione di voler mantenere la storia privata e poi non fa altro che parlare di te, perché è l'unico modo che ha per far parlare di sé. La madre non fa che parlare della vostra splendida relazione, nei vari programmi in tv, tra un po' me la ritrovo persino nei documentari sugli antichi egizi! Non le frega niente di te, Marc. Chi pensi che abbia avvertito i paparazzi la prima volta che siete stati beccati? È stata lei, o qualcuno intorno a lei. Per questo sì, non mi piace. Meriti di meglio.>>
La osservo, senza sapere cosa dire. Avevo notato tutte queste cose e avevo già dei dubbi su di lei, ma sentirmelo dire da Angel...è diverso.
Vorrei poterle dire lo stesso. Dirle che non mi piace vederla con Alex, dirle tutto quello che penso.
Ma non posso.
Non posso farlo.
<<Però non ti preoccupare. Cercherò di essere più amabile possibile, con lei, va bene?>>
Mi limito ad annuire.
<<Dopo tutti questi mesi vorrei che questo fosse un nuovo inizio per noi. Ricominciamo daccapo. Come se non fosse mai successo nulla tra noi. Che dici?>>
Non voglio ricominciare con lei. Voglio riprendere da dove abbiamo lasciato, ossia in quella stanza d'albergo a Barcellona, la notte del suo compleanno. Non voglio fingere che non sia mai successo nulla tra noi.
Ma forse è l'unica cosa che mi resta da fare.
L'unica cosa che posso fare per avere anche solo un po' del suo cuore.
Le stringo la mano.
<<Va bene.>>
Angel sorride e mi abbraccia, mentre io cerco di trattenere le lacrime di rabbia e dolore che mi smentirebbero all'istante.
<<Venerdì a Barcellona, oggi a Cervera, lunedì a Firenze e ieri a Roma...non credevo che avrei mai vissuto una settimana così.>>
<<È stato bello vedere quanta emozione ti donano quelle opere. La prossima volta però ci sarò anche io.>> lei sorride, annuendo.
In quel momento mi ricordo di ciò che avrei voluto chiederle, solo che non so come farlo.
<<Ehm, Angel...tu e Alex...avete...insomma, voi due, avete...?>>
<<Cosa?>> mi domanda, confusa, guardandomi con quegli occhi puri.
Niente, non ci riesco.
<<Non importa, lascia perdere. Non è niente di importante.>>
Lo chiederò ad Alex.
<<Vuoi che ti canti un'altra canzone?>> la osservo per qualche istante, poi annuisco, tornando a posare la testa sulle sue gambe.
Farei qualunque cosa, per avere anche solo un po' del suo cuore.
[Spazio Autrice]
Salve ragazze 🌸
Eccoci qui con un nuovo capitolo, che io amo particolarmente, lo dico ❤
Marc è un tantino paranoico, non trovate? 😂
Comunque lui ed Angel hanno fatto finalmente pace, ma secondo voi per quanto durerà?
Vedremo cosa succederà nel prossimo capitolo, si torna in pista e accadranno molte cose 😌
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciate un commento o un voto se vi va.
Vi ringrazio per il vostro costante affetto, grazie davvero ❤
Un bacio 💋
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