Don't you remember?
[What happens between us?
What has changed between us?]
[Marc]
Il tour asiatico non si è concluso nel migliore dei modi.
In Australia sono scivolato, mentre in Malesia sono riuscito a concludere la gara all'undicesimo posto, dopo una scivolata.
Non vedo l'ora di tornare a casa, ma ancor di più, non vedo l'ora che arrivi il weekend di Valencia.
Voglio concludere la stagione con una vittoria, ancor più dopo le due gare disastrose che ho disputato.
Mi stringo nelle spalle, mentre entriamo a Cervera.
Quando siamo partiti faceva ancora abbastanza caldo, ora invece le temperature hanno incominciato a calare, dato che novembre è appena iniziato.
Ci fermiamo davanti a casa nostra e trovo diversi fan, mio zio, che è il presidente del mio fanclub, i miei cugini e mia madre ad attenderci.
Ma Angel non c'è.
Sento una fitta al cuore.
Di solito è sempre qui, perché non c'è questa volta?
Anche Alex lo nota.
<<Come mai Angel non c'è?>>
Alzo le spalle, confuso.
Ne so quanto lui.
Raggiungiamo la mia famiglia che inizia a intonare "We are the Champions" dei Queen.
Inizio a ridere, in pieno imbarazzo, e mi unisco a loro.
<<Vieni qui, tesoro!>> mia madre mi stringe in in abbraccio, mentre mi ripete quanto è fiera e orgogliosa di me, poi si dedica ad Alex.
<<Angel?>> domando subito a mio zio.
<<Era impegnata al bar e non è riuscita a liberarsi.>>
Dovrei essere soddisfatto da questa spiegazione, eppure c'è qualcosa che non mi torna, è come se avessi una strana sensazione.
Ma perché dovrei dubitarne, io e Angel non ci vediamo da quasi un mese e non mi pare sia successo nulla tra noi.
Certo, nelle ultime settimane ci siamo sentiti poco, anche a causa del fuso orario, e devo ammettere che mi è parsa un po' strana...no, sono io che ora sto cercando un collegamento tra le cose.
Se Angel non è qui è perché, esattamente come ha detto mio zio, non è riuscita a liberarsi.
Per questo sarò io ad andare da lei.
In più quest'anno, per la prima volta, mi sono perso la sua 'festa' di Halloween.
<<Problemi con la ragazza di ghiaccio, cuginetto?>>
Javier.
Dimenticavo che sarebbe venuto anche lui.
Mi volto a guardarlo, fulminandolo con lo sguardo.
<<Nessun problema cugino, tranquillo.>> mi limito a dire, mentre recupero il mio trolley.
<<A me non sembra...>> lo sento dire, ma decido di lasciarlo perdere ed entro in casa.
Porto il trolley fin in camera mia, poi decido di raggiungere Angel.
<<Marc, sei appena arrivato, dove vai?>> mi domanda mia madre, non appena mi vede scendere nuovamente le scale.
<<Vado da Angel, torno tra un po'.>>
Salgo in macchina nonostante non sia molto lontano da qui, ma ho bisogno di vederla, non riesco a resistere un secondo di più.
Mi fermo accanto al bar e la vedo.
Sento il cuore aumentare i battiti.
Mi è mancata così tanto in queste settimane, la sera in cui ho vinto il mondiale ero con la mia squadra, con Alex, José e gli altri, eppure sentivo la sua mancanza, sentivo che mancava una parte importante di me.
Poi mi sono sbronzato e non ricordo più nulla.
Manca poco alla chiusura del bar, potrei aspettarla qui e chiederle di passare la serata con me, ma non voglio aspettare un secondo di più.
<<Buonaser- Marc!>> s' interrompe subito, non appena mi vede.
Mi chiudo la porta alle spalle, mentre lei rimane lì, immobile dietro il bancone a guardarmi.
<<Angel.>> lei abbassa lo sguardo e si schiarisce la voce.
<<So che avrei dovuto essere sotto casa tua ad aspettarti come ogni anno, ma mamma è dovuta...andare via prima, e quindi...sono rimasta io.>>
<<Non preoccuparti, non importa. Se tu non vieni da me, io vengo da te. È semplice.>> accenno un sorriso, e la osservo.
La sento così lontana e distante, così in imbarazzo, come se si sentisse a disagio davanti a me e non so come reagire.
È la prima volta che la vedo comportarsi così, con me.
<<Tutto bene?>> le chiedo, avvicinandomi al bancone.
<<No, cioè, sì, tutto bene!>> dice subito, ma fa un passo indietro.
La guardo, preoccupato.
<<Angel, sei sicura che vada tutto bene? Mi sembri...strana.>> non posso fare a meno di dirglielo.
Lei mi osserva per qualche istante, gli occhi grandi e profondi sgranati.
Poi abbassa la testa, sospirando.
<<Sono solo un po' stanca, tutto qui.>>
Annuisco, ma non sono del tutto convinto dalla sua spiegazione.
L'Angel che conosco io mi avrebbe già gettato le braccia al collo.
Insomma, non ci vediamo da un mese praticamente, io non vorrei fare altro che stringerla a me.
La vedo muoversi e venire verso di me.
<<Scusami, io...>>
<<Mi sei mancata talmente tanto, che non ne hai idea. Avrei voluto che tu fossi con me, avrei voluto festeggiare con te la sera in cui ho vinto il mondiale...>>
La vedo sussultare appena.
<<Invece hai festeggiato con i ragazzi e ti sei sbronzato. Ho visto i video. Hai fatto...altro?>> la guardo confuso.
<<No, mi sono sbronzato e non ricordo nulla. Ho ballato in modo vergognoso, i video li hanno visti tutti praticamente.>>
<<Quindi non...non ricordi nulla. Nient'altro...>> accenna, con aria quasi sollevata.
La osservo, confuso.
Perché stiamo affrontando ora questo argomento, dopo settimane?
Sono stato subissato di così tanti impegni che ci siamo sentiti a malapena.
<<No...perché ho fatto dell'altro? Ti ho chiamata, per caso? Joder, quante cazzate avrò detto...>>
Angel abbassa lo sguardo, poi sogghigna.
<<Tranquillo, non...non mi hai detto nulla, perché sì, mi hai chiamato ma...io non ho risposto, perché stavo dormendo.>>
Mi si avvicina e mi abbraccia, stringendomi forte.
<<Mi sei mancato anche tu Marc, tanto.>>
Sento il suo cuore battere fortissimo contro il mio petto, e nonostante mi stia abbracciando, la sento comunque rigida contro di me.
<<Allora, me lo dai il premio che mi avevi promesso? Ti ho portato il mondiale! Non puoi rompere la tradizione.>> le sussurro all'orecchio e lei arrossisce, imbarazzata.
<<Oh...certo!>> farfuglia, e mi posa un bacio sulla guancia.
Si allontana subito dopo, iniziando a sistemarsi le maniche della camicia bianca che indossa.
<<Però ho visto che ti sei scatenato nella fiera dell'idiota, nelle gare successive. Bello il tuo modo di correre senza fare calcoli, non ne hai fatti infatti, dato che ti sei steso in entrambe le gare. Ti ho tirato persino una ciabatta dietro, ma l'ha presa la televisione al tuo posto.>>
Ora riconosco la mia Angel.
Trattengo a stento una risata, mentre fingo di guardarla male.
<<Ehi! È questo il ringraziamento per aver vinto il mondiale?>>
<<Ringrazia tu di averlo vinto in Giappone, perché dopo quelle gare disastrose te lo saresti giocato a Valencia!>> ribatte Angel, tornando dietro il bancone.
Alle sue spalle un enorme ragnatela bianca su sfondo nero, ricordo della festa di Halloween.
<<Allora, com'è andata la festa di Halloween?>> le chiedo, mentre lei mi fa cenno di abbassare la serranda.
È ora di chiudere.
<<Quante volte dovrò ripeterti che non è una festa di Halloween? Eppure sei sempre qui il 31 ottobre, tranne quest'anno. Decoro il locale a tema Halloween, alzo un po' di più il volume della musica e mi travesto da strega, questa sarebbe una
festa?>>
<<Conoscendo i tuoi standard, sì. In più decori anche la tua stanza. Tutto il quartiere sa che vai pazza per Halloween!>>
<<Halloween è l'unica festa che conta.>>
<<È venuto qualcuno che conosco alla festa?>>
<<È venuta Rafi, è stata lei a scattare le foto che ho sul telefono. Ah, e sono venuti anche Juan e Javier.>>
Mi irrigisco subito, non appena sento il nome del cuginastro.
Accidenti, proprio quest'anno dovevo perdermi la festa di Halloween.
<<Ti ha dato fastidio Javier?>> le domando subito.
<<No, tranquillo. Penso che abbia rinunciato ai suoi piani di rimorchio, per fortuna!>> commenta Angel, sogghignando.
Decido di cambiare subito discorso.
<<Senti, ti va di passare la serata insieme? Così festeggiamo il mio mondiale, magari guardando un film e mangiando una pizza.>>
Angel si blocca all'istante, gli occhi sgranati, come se le avessi chiesto di ballare nuda sui tavoli.
<<Oh, ecco...>>
<<È permesso?>>
La testa di Alex fa capolino da sotto la saracinesca.
<<Oh, Alex! Vieni!>> Angel gli va incontro e lo abbraccia.
<<Vedrai che a Valencia andrà meglio, piccolo!>> la sento dire.
Mi rabbuio per un secondo.
Perché con lui deve sempre essere così dolce, anche quando disputa delle gare disastrose, mentre con me deve sempre essere più puntigliosa e fiscale?
Come se da me pretendesse sempre il massimo, e quando faccio un errore è sempre e solo colpa mia.
<<Marc, che ne dici se passiamo tutti e tre insieme la serata? Siete stati lontani un mese, ora dobbiamo passare più tempo possibile insieme.>>
Angel mi rivolge il suo sguardo da cerbiatta e lei sa benissimo che non so dire di no a quello sguardo.
Sono un po' deluso.
Avrei voluto trascorrere la serata solo con lei, ma qualcosa mi dice che Angel non desidera lo stesso.
Ma che stronzo, è ovvio che sia così.
Angel è amica di entrambi, ha sentito la mancanza sia di me che di Alex, ed è normale che voglia passare la serata con tutti e due.
Come tutti gli anni.
<<Ma certo! Però il film lo scelgo
io!>>
Angel si impunta subito.
<<Ah no, casa mia, il film lo scelgo io!>>
<<Lo scegli sempre tu!>> ribatto, guardandola male.
<<Perchè io, al contrario di te, ho buon gusto e una cultura in fatto di cinema. E ora>> si dirige verso il ripostiglio, <<potrete anche essere campioni del mondo, ma mi aiuterete comunque a pulire, quindi, tu Marc passerai lo straccio dopo che io avrò finito di spazzare, mentre tu Alex sistemerai i tavoli.>>
Alex mi lancia un'occhiata.
<<Va bene, nostra signora e
padrona!>> risponde, rivolgendole un piccolo inchino.
Angel gli scompiglia i capelli ridendo, poi inizia a pulire.
Io e Alex ci facciamo un cenno col capo, e la imitiamo.
Prima finiamo, prima saliremo di sopra.
~·~
<<Ragazzi, mi è venuta una grande idea!>>
<<Sarebbe?>> le domanda Alex, mentre usciamo in strada.
<<Che ne dite di fare un pigiama party? Solo con noi tre, ovviamente.>>
Io e Alex ci guardiamo.
<<A casa nostra, però.>> rispondiamo all'unisono.
<<Ma così sceglierete voi il film da vedere!>> ribatte, incrociando le braccia sotto il seno.
<<Esattamente.>>
<<Dai, che la nostra stanza degli ospiti sente la tua mancanza.>> le dico, inarcando un sopracciglio.
Angel ci guarda con aria titubante.
O meglio, guarda soprattutto me, con aria incerta.
<<Dai Angel, non accetto un no come risposta!>> la prega Alex, prendendole una mano.
Angel indietreggia, scuotendo la testa.
<<No, io ecco...non penso sia una buona idea...>>
<<Perchè?>> le domando, sempre più confuso dal suo atteggiamento.
<<Lo abbiamo fatto altre volte, quale sarebbe il problema, ora?>> continuo, mentre lei evita il mio sguardo.
Ci volta le spalle, ed io e Alex ci guardiamo, confusi.
<<E...e va bene. Hai ragione, Marc. Allora...voi andate intanto, io recupero la mia roba e vi raggiungo.>>
<<Non se ne parla, noi ti aspettiamo!>> replica Alex, con un sorriso.
Angel sbuffa, per poi salire di sopra.
Ci raggiunge dopo qualche minuto, un borsone sulla spalla.
<<Devi partire per il campeggio?>> le chiede Alex, sogghignando.
Angel lo guarda male, mentre saliamo sulla mia auto.
<<Ho portato anche un cambio per domattina, non posso rimettermi i vestiti sporchi. Ora faccio uno squillo a mia madre per dirle che stasera starò da voi.>>
I lampioni che illuminano le strade ormai quasi vuote di Cervera disegnano lunghe ombre lungo i marciapiedi e i muri delle case.
Appese alle ringhiere dei balconi e dei terrazzini decine di bandiere rosse con il mio numero, il paese è ancora in festa per il mondiale che ho conquistato, e tra qualche settimana ci sarà la festa in giro per le strade di Cervera.
Arriviamo a casa, e noto subito che non saremo soli a cena.
Alex sale di corsa le scale ed io lo seguo a ruota, ma mi accorgo che Angel non c'è.
È rimasta giù, ai piedi delle scale.
Ritorno sui miei passi.
<<Io torno a casa. Sarà per un'altra volta.>> fa per tornare indietro, quando io la afferro per il borsone.
<<Angel, avanti, ci saranno solo mio zio e...Javier.>> spero che il cuginastro non si lasci sfuggire ciò che sa sull'incontro tra me e Angel.
<<Lo so, ma non mi va di stare in pigiama davanti a loro. Se si fosse trattato solo dei tuoi era okay, insomma...lo abbiamo già fatto altre volte...e non posso restare vestita così>> dice, indicando il suo completo da lavoro, i jeans scuri e la camicia bianca, <<insomma, sono stanca e voglio solo farmi una bella doccia!>>
<<Non ti preoccupare, ho io la soluzione. Non cenerai in pigiama davanti a mio cugino, tranquilla.>> lei mi guarda per qualche istante, poi mi segue di sopra.
<<Mamma, Angel resta qui stasera, va bene?>>
<<Ma certo tesoro, tuo fratello me lo aveva già detto. Angel, tu sai già che qui puoi fare come se fossi a casa tua.>>
Vedo Angel accanto a me arrossire.
<<Hola, Angel!>> la saluta mio cugino, rivolgendole un sorriso a trentadue denti. E menomale che aveva rinunciato ai suoi piani di rimorchio.
Lo guardo male, e poso una mano alla base della schiena di Angel.
<<Vieni, andiamo!>> saliamo al piano di sopra e sentiamo lo scorrere dell'acqua provenire dal bagno che usiamo io, Alex e mio padre.
<<Puoi usare il bagno di mia madre, così non dovrai aspettare né me né Alex per fare la doccia!>> le dico, mentre entriamo nella stanza degli ospiti.
<<Okay...grazie, Marc!>> tira fuori dal borsone il suo pigiama, che consiste in una maglia lunga con due gattini disegnati sopra e un paio di pantaloncini dello stesso colore rosa pallido.
Tira fuori anche i vestiti per il giorno dopo, oltre lo spazzolino e il dentifricio.
<<Così potrò infilare i vestiti sporchi qui dentro.>> mi dice, come se glielo stessi chiedendo attraverso lo sguardo.
<<Vado a farmi la doccia.>> aggiunge, accennando un sorriso.
La vedo uscire dalla stanza ed entrare nel bagno di mia madre e mi scuoto.
Entro in camera mia e recupero una mia felpa che lei adora, e un paio di miei vecchi pantaloncini di quando avevo dodici anni che dovrebbero starle alle perfezione.
Prendo anche un asciugamano e un paio di pantofole, anche se per lei sono decisamente enormi.
<<Angel, posso?>> le domando, bussando contro la porta del bagno.
<<Entra, certo.>>
Angel è in piedi davanti allo specchio, mi osserva attraverso il vetro.
<<Ti ho portato quello che potrai indossare dopo. Ah, queste sono le mie vecchie pantofole...ti staranno un po' grandi...>>
<<Un po'?>> ripete lei, ironica.
<<Questo è l'asciugamano...>> glielo appendo accanto alla doccia, <<e questi sono i vestiti. Una mia felpa e dei pantaloncini che indossavo quando avevo dodici anni.>> appoggio tutto sul mobile di fronte alla doccia e quando mi volto trovo i grandi occhi di Angel fissare i miei vestiti.
<<I tuoi vestiti...dovrò indossare i tuoi vestiti...>> la sento dire, sommessamente.
<<Ti...ti da fastidio?>> le domando, sorpreso.
Angel dorme persino con delle magliette che sono state mie in passato.
<<Sono puliti, eh.>> le dico, sollevando un angolo delle labbra con ironia.
Lei mi lancia un'occhiataccia.
<<Meno male. Quella felpa...sai quanto io la adori.>> afferma, guardandola.
Poi si scuote.
<<Beh, grazie per avermi portato...praticamente tutto, Marc. Penso che Alex abbia finito.>>
<<Hai ragione.>> faccio per uscire, ma Angel mi ferma.
<<Un'ultima cosa, Marc...avrei bisogno di un docciaschiuma...>>
<<Oh, sì certo.>> torno in camera mia e prendo il mio docciaschiuma al muschio bianco, per poi portarglielo.
<<Ecco qua. Ne ho un altro in bagno, non preoccuparti. A dopo.>>
Alex ha finito da un pezzo di fare la doccia, per cui è meglio che mi sbrighi.
Infilo i vestiti sporchi nel porta biancheria, e apro il getto dell'acqua calda.
Continuo a pensare ad Angel e al suo comportamento strano, come se si volesse tenere lontana da me ma non ci riuscisse, come se si sentisse a disagio in mia presenza.
Non ho idea di che cosa possa essere successo in questo mese in cui siamo stati lontani.
Chiudo l'acqua e allungo una mano per afferrare l'asciugamano, che avvolgo poi intorno ai fianchi.
Esco dal bagno e vedo Alex fare capolino dalle scale.
<<Marc, è quasi pronto in tavola.>>
<<Va bene.>>
In quel momento la porta del bagno di mia madre si apre e Angel appare alla mia vista.
Mi incanto a guardarla.
È assolutamente stupenda.
Indossa la mia felpa nera, con la rosa e la scritta "Never" bianca, sul lato destro del petto.
Le va decisamente lunga nonostante io non sia tutta questa altezza, le arriva a metà coscia e i miei pantaloncini si notano appena.
Ai piedi le mie pantofole, che le stanno il doppio più grandi.
Si è già fatta la treccia, e si passa nervosamente una mano sul viso.
<<Marc? Sto...così male?>> mi domanda, abbassando lo sguardo verso i miei vestiti.
Chiudo la bocca, dato che era rimasta aperta, mentre noto un lampo passare nei suoi occhi, che sgrana lentamente.
Mi rendo conto solo in quel momento che sono di fronte a lei con indosso solo un asciugamano cinto in vita.
Angel continua a fissarmi, poi si volta di scatto, chiudendosi la porta alle spalle.
<<Non mi hai ancora risposto.>> dice, schiarendosi la voce.
<<Ehm...i miei vestiti ti donano, Angel. Sei...adorabile.>>
Non ho mai visto niente di più tenero in vita mia, così piccola e minuta nella mia felpa oversize per lei, che quasi ci si perde dentro.
Mi fa sentire ancora più legato a lei, in un modo ancora più intimo.
<<È pronto!>> sento gridare Alex dal piano di sotto.
<<Aspettami, scendiamo insieme.>> le dico, prima di chiudermi la porta alle spalle.
Indosso una maglietta nera slavata e dei pantaloncini larghi.
Quando esco dalla mia stanza Angel è ancora lì, ferma davanti alla porta del bagno, un'ombra ad oscurarle il viso, come se fosse assorta in chissà quali pensieri.
<<Angel, tutto okay?>> lei si scuote e torna a guardarmi.
<<Sì, certo. Andiamo, avanti.>>
<<Ecco il neo campione del
mondo!>> esordisce Javier, non appena mi vede scendere le scale.
Angel si stringe nelle spalle, e va a sedersi a tavola tra mia madre e Alex.
Con la coda dell'occhio noto lo sguardo di Alex scorrere su Angel.
Penso che anche lui la trovi irresistibile, stasera.
Sprizza tenerezza e dolcezza da tutti i pori, ti prende solo la voglia di abbracciarla e coccolarla.
Li raggiungo e vado a sedermi di fronte ad Angel che mi lancia degli sguardi di sottecchi, di tanto in tanto.
Brindiamo per il mondiale che ho appena conquistato, poi iniziamo a cenare.
<<Angel, sai, ti ho trovato su Instagram!>> esclama ad un tratto Javier, mentre i nostri genitori parlano dell'azienda dove lavorava mio padre fino a qualche anno fa, prima di seguirmi nelle gare a tempo pieno.
Io e Alex ci voltiamo verso di lei, che guarda Javier come se volesse ucciderlo.
<<Che diavolo stai dicendo? Io non ho Instagram.>>
<<Ma se ho visto che persino Rafi ti segue!>>
Angel scuote la testa.
<<Non è possibile dato che il mio profilo è privato...>> si zittisce subito non appena si rende conto di essersi tradita.
Fa il gesto di sbattere il pugno sul tavolo, mentre trattiene un verso di stizza.
<<Stronzo.>> sibila, e se gli sguardi potessero uccidere, mio cugino sarebbe già morto stecchito.
<<È vero che hai un profilo...? E a noi non l'hai detto...?>> le domanda Alex, con una punta di delusione nella voce.
<<Ma...non lo sa nessuno, o meglio, non lo sapeva nessuno fino ad ora. Ho due followers in croce, non scherzo, e sono solo persone che conosco, ossia i miei cugini e un'altra mia zia. Lo uso pochissimo e pubblico una volta all'anno, e sono per lo più foto paesaggistiche o di Duchessa...dubito che tu mi abbia trovata, genio, ma sei stato bravo a farmi uscire allo scoperto, devo ammetterlo. Ora, vedi di non rivolgermi più la parola.>>
Scocco un'occhiata soddisfatta al cuginastro, che si morde l'interno della guancia con fare nervoso.
Dopo cena io, Alex ed Angel saliamo di sopra, e ci chiudiamo in camera nostra.
<<Dunque>> esordisce Angel, mettendosi in piedi sul mio letto, <<sono ancora stranita dal fatto che voi non siate ancora crollati dopo il viaggio di ritorno che avete fatto, ma capisco, è l'effetto del jet lag. Io stasera farei volentieri il rewatch di The O.C ma è una serie tv quindi non ci sarebbe gusto, in più voi, ignoranti come siete, non avrete neanche idea di che cosa sia.>>
<<Ehi, forse Marc è ignorante in materia, io no! So benissimo che cos'è The O.C!>> protesta Alex, dall'altro lato del letto.
Sto per ribattere, ma Angel mi precede.
<<Ah, sì? E sentiamo, cosa risponderesti alle parole: 'E tu chi sei?'>>
<<'Il tipo più testone che esista'>> mormoro, ma Alex mi sente e mi lancia un'occhiataccia.
<<'Chiunque tu vuoi che io sia.'>> risponde Alex, con tono teatrale, e noto il viso di Angel illuminarsi.
<<Non ci credo. La conosci! Ma immagino avrai visto solo il primo episodio. Comunque>> riprende, socchiudendo gli occhi, <<so che avreste dovuto scegliere voi il film, ma io mi permetto di consigliare Fast & Furious.>>
Io e Alex la guardiamo per diversi istanti.
<<Angel, tu sei la ragazza dei sogni.>> lei mi guarda, seria, i grandi occhi che scrutano i miei, e mi rendo conto che le ho detto ciò che penso approfittando del fatto che non baderà a ciò che ho detto, dato il clima gioviale e di scherno.
Dopo qualche secondo lei annuisce, sogghignando.
<<Hai ragione, ma sono molto, molto di più. Allora, iniziamo?>>
Si alza, e inserisce il DVD. Poi fa per spegnere la luce, ma viene attirata da qualcosa sulla scrivania. Allunga una mano e prende un libro.
<<Cime Tempestose...>> si volta subito verso Alex.
<<Lo stai leggendo?>> gli chiede, la sorpresa nella voce.
Alex arrossisce e abbassa lo sguardo.
<<L'ho comprato prima di partire. Non sono riuscito a leggere granché, ma prometto di recuperare in queste settimane. Avevi ragione, è veramente molto...intenso.>>
Angel lo osserva ancora per qualche istante come se lo vedesse per la prima volta, poi si stringe il libro al petto e si dirige verso Alex, posandogli un bacio sulla guancia.
<<Finiscilo presto Alexito, non vedo l'ora di parlarne con te!>>
Li guardo, mentre sento una fitta al cuore.
Mi sento tagliato fuori dai loro discorsi, come se fossi un intruso.
Il modo in cui Angel ha guardato Alex poco fa...scuoto la testa e mi schiarisco la voce.
Perché sono così geloso del mio rapporto con Angel?
Egoisticamente, non voglio che Alex abbia con Angel lo stesso rapporto che ho io con lei.
Angel si stacca da lui e corre a spegnere la luce, per poi tornare in mezzo a noi mentre il film inizia.
Non riesco a smettere di pensare al fatto che Angel è qui, seduta accanto a me con indosso dei miei vestiti, e la sua pelle profuma del mio docciaschiuma.
Non ho idea di cosa sia, ma sento un senso di elettricità attraversarmi in ogni parte del corpo a questo pensiero.
Dopo un'ora e mezza Alex crolla letteralmente e Angel trattiene a stento uno sbadiglio.
<<Sei stanca?>>
<<Un po', tu invece sei ancora sveglio come un grillo. Vado a fare il letto, mi dispiace non finire di vedere il film...>>
<<Lo finiremo un altro giorno. Vengo con te.>> ci alziamo dal mio letto.
<<Meglio non spegnerla, o Alex si sveglierà.>>
Usciamo dalla mia stanza proprio mentre mia madre porta le lenzuola in quella che sarà la camera di Angel per stanotte.
<<Mamma, non ti preoccupare, lo facciamo noi il letto!>>
<<Tu?>> mia madre scoppia a ridere, mentre io fingo di offendermi.
<<Mi ferisci mamma, io sono un talento in questo!>>
<<E va bene. Mi dispiace Angel, il tuo letto sarà un po' un disastro.>> continua mia madre, con fare canzonatorio.
<<Andrà benissimo lo stesso, signora...>> Angel si volta verso di me, <<...io sono un disastro nel fare i letti.>> conclude.
<<In due ce la caveremo, vedrai.>>
Entriamo in camera, e iniziamo a darci da fare.
Stendiamo il primo lenzuolo, sistemandolo alla bell'e meglio.
<<Che disastro.>> commenta Angel, trattenendo una risata.
<<Senti, Angel...>> lei alza lo sguardo verso di me, <<mi dai il tuo nick di instagram?>>
Si ferma, e mi guarda.
<<Io...non lo so, Marc, non ho voglia di ritrovarmi richieste di follow da gente che non conosco, da indonesiane invasate e via dicendo.>>
<<Ti prego, non se ne accorgerà nessuno. E in fondo, hai il profilo privato, puoi rifiutarle benissimo.>> lei continua a guardarmi, in silenzio.
<<Tu mi segui già?>>
<<Che domande fai, idiota...certo che ti seguo, come seguo Alex. Ma adesso ti mando il link, va bene?>>
Trattengo un gesto di vittoria.
<<Attendo in trepidante attesa.>> Angel scuote la testa, mentre afferra il telefono posato sul comodino.
Dopo qualche istante mi arriva un messaggio con il link del suo profilo.
Apro Instagram e riconosco subito la sua foto profilo con Duchessa, tenuta accanto al viso.
Ha poco più di una quarantina di followers, non si smentisce neanche in questo. Le invio la richiesta di follow, poi la guardo.
<<Accetti la mia richiesta?>> lei mi guarda ironica.
<<Potrei cestinarla, sai?>> ribatte, ma in quel momento mi arriva la notifica che Angel ha accettato la mia richiesta.
Non riesco a trattenere un sorriso mentre osservo la notifica, e mi sento un idiota.
<<Ehi, campione...>> mi richiama alla realtà Angel, <<finiamo di sistemare questo letto?>>
<<Agli ordini, signorina!>>
Terminiamo di fare il letto, e mi fermo a guardarla.
Poi inizio ad avvicinarmi a lei, e noto i suoi occhi tremare sotto le ciglia.
Alza meccanicamente la testa verso di me, e se non fosse inverosimile, mi sarebbe parso di vederla tremare impercettibilmente.
Fa un passo indietro e io mi blocco.
<<È un peccato che tu abbia già fatto la treccia...mi sarebbe piaciuto fartela.>> le dico, allungando una mano verso la sua lunga treccia.
Angel non mi risponde, si limita a guardarmi.
<<Ora...devo cambiarmi, sono stanca. E dovresti esserlo anche tu.>> la guardo, aggrottando la fronte.
Non sono stanco, voglio restare sveglio tutta la notte a parlare con lei.
Anche se...no, vorrei passarla solo ed esclusivamente a parlare.
<<Hai ragione. Allora, ti lascio.>>
<<Domattina mi sveglierò presto, per andare al bar. Ti lascerò la felpa e il resto dei vestiti sul letto.>>
<<No, tienila.>> lei alza lo sguardo su di me.
<<Come...?>>
<<Tienila, mi farebbe tanto piacere se tu la tenessi.>>
<<Ma...è una delle tue felpe preferite!>>
<<Infatti vorrei che la tenesse la mia persona preferita.>>
Vedo un lampo passare nei suoi occhi scuri e profondi e il suo corpo tremare appena.
Mi appoggia una mano sul petto e sento un brivido scorrermi lungo la spina dorsale.
Si sporge poi verso di me, lentamente, e mi posa un bacio sulla guancia, lungo e talmente intenso che mi si chiudono gli occhi.
<<Farò come vuoi, allora. Grazie mille, Marc. Sai quanto io ami questa felpa.>> mormora, restando vicina al mio viso.
I nostri occhi si incrociano per un istante, e realizzo che sarei capace di baciarla, nonostante ci sia Alex nella stanza di fronte e i miei genitori al piano di sotto.
Angel si allontana bruscamente da me e il suo gesto è come una secchiata d'acqua gelata sui miei sensi che avevano iniziano a scaldarsi.
<<Comunque, domattina ti accompagnerò io al bar. Non accetto repliche. Buonanotte, angioletto.>>
Faccio uno scatto e le lascio un bacio leggero sulla guancia.
Non le do il tempo di rispondere perché esco dalla sua stanza alla velocità della luce.
Meglio che vada a dormire pure io.
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