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D'illusioni e di bugie


[E me ne vado in giro senza parlare
Senza un posto a cui arrivare
Consumo le mie scarpe
E forse le mie scarpe
Sanno bene dove andare
Che mi ritrovo negli stessi posti
Proprio quei posti che dovevo evitare
E faccio finta di non ricordare
E faccio finta di dimenticare
Ma capisco che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te
Che fai rumore qui

E non lo so se mi fa bene
Se il tuo rumore mi conviene
Ma fai rumore sì
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale tra me e te]

[Marc]

<<Non ti lascerò mai amore mio, mai, mai..."

<<Non mi stancherò mai, di te, mai, mai e nessuno potrà mai prendere il tuo posto. Hai il mio cuore, Marc, non fargli del male.>>

<Mai, amore mio. Non me ne vado più.>>

<<Non me ne vado più.>>

Invece, Angel se n'era andata.
Mi aveva lasciato lì, in quella che per me era diventata la nostra camera da letto, anche se lei ci aveva trascorso a malapena un'ora, divisa in quattro giorni.

Mi aveva lasciato lì senza diritto di replica, senza darmi la possibilità di spiegare, ma sapevo che non sarebbe servito a nulla.

Sapevo che ormai l'avevo persa per sempre.
L'avevo persa nel momento esatto in cui le labbra di quella serpe crudele e senza scrupoli di Linda si erano posate sulle mie, e il mio cervello aveva impiegato troppi millesimi di secondo a realizzare quello che stava succedendo.
Mi aveva usato, per l'ennesima ed ultima volta, e a causa di ciò, avevo perso l'unica ragazza che mi voleva per ciò che ero veramente.

Ogni volta che ci penso, sento il sangue salirmi al cervello.
Quanto vorrei che quella specie di sanguisuga soffrisse anche solo la metà di quanto sto soffrendo io. Merita di vivere lo stesso, di innamorarsi perdutamente di qualcuno, di quel qualcuno, e di veder crollare tutto davanti ai suoi stessi occhi impotente, a causa di qualcun altro.
Deve tornargli tutto indietro, tutto, tutto il dolore che ha causato.

Solo che non risolverà nulla.
Io non riavrò la mia Angel indietro.
E io non posso stare senza Angel.
Non posso starci senza di lei.

Non ne sono capace.
Angel è stata presente nella mia vita ogni singolo giorno negli ultimi sei anni, l'ho sempre avuta sotto i miei occhi, l'ho sempre sentita per telefono, ci siamo sempre scambiati dei messaggi.

Ora, sono quattro giorni di completo silenzio.
Un silenzio assordante, perché quando si tratta di Angel, il silenzio è sempre assordante.

Sono rimasto lì, immobile al centro della camera da letto, per minuti che mi sono sembrati ore.
Il cuore fatto a pezzi ai miei piedi, per le parole di Angel, per tutto l'odio e il dolore che le avevo visto nello sguardo.
Odio e dolore rivolto verso di me.
E ciò che mi fa ancor più soffrire è che io non ho fatto nulla, sono totalmente incolpevole.
Angel non può odiarmi per qualcosa che non ho fatto.
Non può finire così.
Non deve.

Noi siamo fatti l'uno per l'altra.
Siamo fatti per stare insieme, perché allora il destino sembra volerci dividere?
Perché continua a mettersi in mezzo, perché continua a non volerci insieme?
Non abbiamo fatto nulla di male.
Vogliamo soltanto amarci, come tutti.
Io voglio soltanto amarla, e stare con lei.

Solo l'idea, solo il pensiero di perderla, mi fa impazzire.
Ora che è scappata via da me mi pare davvero di essere uscito fuori di testa.
Non riesco a smettere di chiamarla, di tempestarla di messaggi.

Avevo passato la sera del galà, dopo la premiazione, a bere e a chiamarla, e a inviarle decine e decine di messaggi, stessa cosa i giorni seguenti.
La notte non sono riuscito a chiudere occhio, se non per qualche ora.

Il fatto di non poter andare da lei mi uccideva.
Salire sul primo aereo e raggiungerla era tutto quello che volevo, ma i test di inizio stagione mi aspettavano, e non potevo rinunciarvi per nulla al mondo.
Neppure per Angel.
Per cui soffrivo, in silenzio, e ad ogni respiro mi sentivo morire, senza di lei.

Non mi avrebbe mai creduto, mai, lo sapevo benissimo.
Angel era una persona estremamente diffidente, raramente si fidava o credeva alle parole degli altri se non erano supportate da qualche prova concreta, se non erano seguite dai fatti.
Come potevo pretendere che mi credesse dopo che aveva visto quello che era successo con i suoi stessi occhi?
Anche se le cose non erano come sembravano, lei non mi avrebbe creduto.
Credeva a se stessa e ai suoi occhi.

Eppure, come poteva dubitare del mio amore, dopo tutte le dimostrazioni che le avevo dato?
L'avevo voluta accanto a me ad ogni gara, io, che prima di lei avevo sempre affermato in modo sprezzante, che non avrei mai voluto la mia eventuale ragazza accanto a me nel box.
Come poteva non capire che questo significava che io ero pazzo di lei?
Tutto quello che avevo fatto, tutte le attenzioni che le avevo dato, tutti gli sguardi, tutte le carezze, tutte le mie parole, non erano altro che un modo per farle arrivare tutto lo sconfinato amore che provavo per lei.
Un amore che mi toglieva il respiro, che mi faceva sentire in fiamme, che mi faceva sentire forte, invincibile, ma anche vulnerabile e in balia della tempesta, ed era lei quella tempesta.

Come poteva pensare che avessi semplicemente giocato, con lei?
Non mi sarebbe mai passato neppure per l'anticamera del cervello di organizzare un viaggio in un luogo lontano e così diverso dai posti in cui ero abituato a trascorrere le vacanze, solo per portarmi a letto una ragazza, né per prendermi una sorta di rivincita, come pensava.

Non ne avevo bisogno.

Nel primo caso, non dovevo fare nulla, non avevo bisogno di ricorrere a giochetti per trovare qualcuna con cui divertirmi, anzi.
Nel secondo, non capivo perché avrei dovuto prendermi una rivincita su Angel.
In quel caso, se proprio fossi stato così subdolo, avrei chiuso dopo la nostra terza volta insieme, a casa sua, la mattina dopo la festa di fidanzamento di Josè e Nuria, quando era scappata via dal mio pied-à-terre.

Mi aveva detto che era sempre stata mia, se fosse stato quello, la mia rivincita l'avevo già presa.

Mi sono imposto di reprimere ogni emozione in presenza degli altri, soprattutto in presenza di Alex.
Era l'unico a non aver capito quello che era successo.
Anche Miguel, che non sapeva della mia relazione con Angel, aveva capito tutto. Probabilmente erano state Rafi e Anna, che erano in compagnia di Angel in quel dannatissimo momento, a dirgli tutto.
Avevo nascosto tutto il mio dolore dietro un viso di pietra, duro e impenetrabile, e gli avevo detto che avevamo discusso, per questo lei se ne era andata.
Sapevo che non bastava come spiegazione, perché Angel non rispondeva neppure alle sue di chiamate.
Sapevo che stava per avvicinarsi il momento in cui Alex avrebbe scoperto la verità.
Aveva capito che gli stavo nascondendo qualcosa, che non gli avevo detto tutta la verità.
Solo che non era ancora arrivato il momento giusto per raccontargli tutto.
Io avevo appena concluso i test di inizio stagione, lui invece era pronto per partire per Jerez, dove lo attendevano i test di inizio stagione della classe Moto2.

Si ritroverà Mir come compagno di squadra.
Domenica notte, è sparito nel bel mezzo della festa del dopo galà, festa a cui io non avrei mai voluto partecipare.
Io volevo solo trovare Angel.
Eppure, mi pareva giusto dover festeggiare ciò che avevo rincorso per quasi un anno, con la mia squadra.
Se lo meritavano.
Ed io, me lo meritavo.
Quando si era sparsa la voce nella sala, che Joan se ne era andato improvvisamente dopo una telefonata, io ho avuto la netta sensazione che fosse andato da Angel.

Probabilmente mi ero sbagliato, sapevo che era forse la mia ossessione nei confronti di Joan, come la chiamava Angel, a farmi prendere fischi per fiaschi, ma io temevo che lui sapesse dove si trovasse.
O forse, avevo semplicemente perso il lume della ragione.

Avevo finito per ubriacarmi, nella speranza di dimenticare che quella avrebbe dovuto essere la serata mia e di Angel, la serata in cui lei avrebbe dovuto sfilare al mio fianco.
Volevo dimenticare tutto, il fatto che mi avesse mollato senza darmi il tempo di provare a spiegare e sperare, sperare che fosse stato tutto un brutto sogno.
Sperare che Angel fosse tornata sui suoi passi, sperare di vederla sulle scale del motorhome con un sorriso sulle labbra, un "ti credo", espresso in un soffio, le sue braccia intorno al mio collo e la sua bocca contro la mia.

Stavo cercando di convincermi che non era andato tutto perduto, che avevo ancora una possibilità.
Perché se avessi effettivamente realizzato che non avrei più dormito con lei, non l'avrei più baciata, non l'avrei più stretta a me, non avrei più potuto fare l'amore con lei, né avrei più potuto fare progetti con lei, sarei impazzito.

Per me era un qualcosa di inconcepibile.
Doveva finire bene.
Angel doveva credermi.
Doveva darmi il beneficio del dubbio, se mi amava.
Doveva almeno ascoltarmi.
Non potevo credere che sarebbe finito tutto in questo modo.
Per una bugia, per qualcosa che non era mai accaduto.
Non potevo credere che sarebbe finito tutto in questo modo, senza averle sentito dire, neppure una volta, che mi amava.

Avevo atteso quel "ti amo" come si attende la vittoria di un mondiale in MotoGP.
Lo avevo desiderato, lo avevo aspettato, e sapevo che presto o tardi sarebbe arrivato.
Sapevo che Angel provava lo stesso, sapevo che mi amava, lo avevo capito perché non l'avevo mai vista così, non l'avevo mai vista così presa, così coinvolta prima, non l'avevo mai vista far prevalere i sentimenti e la passione alla testa, non l'avevo mai sentita dire che Cervera non era poi così male.
Io avevo capito quello che intendeva dire.
E stentavo ancora a credere che lo avesse detto sul serio.

Ci dividono pochi chilometri ormai, da Cervera. Ho atteso questo momento da domenica, e ora, ora sono più vicino alla meta ogni istante che passa.
Josè, alla guida, continua a lanciarmi sguardi di tanto in tanto, mentre io non riesco a smettere di guardare quelle poche foto che io e Angel ci siamo scattati in questo mese e mezzo insieme.
Avremmo dovuto scattarne di più.

Mi fermo a guardare una foto dove siamo occhi negli occhi, la sua fronte posata contro la mia.
Come può pensare che abbia finto con lei, quando la guardo come se fosse la cosa più bella del mondo?
Quando la guardo come se fosse la cosa più preziosa del mondo?

<<Marc, ti fai solo del male nel guardare quelle foto. Per favore, smettila.>>

<<Non ci riesco, Josè. Non ci riesco. Queste foto sono di due settimane fa, eppure, sembra passato un secolo. Io non posso crederci di averla persa, io non posso perderla, io non ce la faccio, non ->>

<<Ed io non ce la faccio a vederti così. Non meriti di soffrire così, per una volta che ti sei veramente innamorato. Vorrei dirti di non preoccuparti, che andrà tutto bene, ma...si tratta di Angel. E sicuramente avrà visto la foto di quel bacio, dato che è praticamente ovunque.>>

Linda aveva ottenuto quello che voleva. Eravamo finiti in prima pagina, sulla maggior parte delle riviste di gossip.
Ero nauseato.
Angel le avrà viste sicuramente, e questo mi uccide.

Mi uccide, perché le mie speranze si riducono ogni istante che passa.

<<Infatti, si tratta di lei. Io non so neanche se ho il coraggio di affrontarla. Mi ha letteralmente ucciso quando mi ha lasciato da solo, domenica. Ho paura che...dovrò vivere solo di ricordi di me e lei, d'ora in avanti. Che non avremo mai più un presente e un futuro, ma solo un passato. Ed io non riesco neppure ad immaginarla la mia vita senza di lei. Io voglio vivere la mia vita con lei, non voglio che questa storia resti semplicemente come un periodo della mia vita, come un momento, come un battito di ciglia. Io voglio vedere Angel tutti i giorni della mia vita.>>

Non me ne frega niente di Cervera vestita a festa, per me, non me ne frega niente delle bandiere con il mio numero, non me ne frega niente della festa di domani sera.
Non me ne frega nulla, perché nulla ha più senso per me.

Vedere Angel.
Questo è tutto quello che voglio.

<<Hai mai pensato che questa storia, per voi due, è stato un modo per crescere? Per capire che tu sei veramente in grado di amare profondamente qualcuno, e per lei...che è in grado semplicemente di amare. Di innamorarsi.>> mi volto verso Josè, guardandolo confuso.

<<Cosa vorresti dire?>>

Una parte di me sa già la risposta.
Spero solo che intenda altro.

<<Che magari non eravate destinati l'uno all'altro, ma servivate l'uno all'altro per crescere, per maturare e comprendere lati di voi che non conoscevate ancora.>>

Josè conferma ciò che una parte di me aveva già pensato.
Ma sono sicuro che non può essere così.
Io e lei siamo nati per stare insieme.
Ne sono convinto come da piccolo ero convinto che sarei diventato campione del mondo.

<<No, no. Angel è la mia persona. Io non voglio nessun'altra, io voglio solo lei. L'unica a cui basta uno sguardo per capire ciò di cui ho bisogno. L'unica che può immaginare ciò che mi sta passando per la mente semplicemente guardandomi. Io ho bisogno della sua passionalità nella mia vita, della sua dedizione in ciò in cui crede, perché è quello che ci rende simili. La passione che mettiamo in ciò che amiamo. Lei mi ha fatto desiderare di diventare una persona migliore. Lei mi rende una persona migliore. Senza di lei quella parte non esiste.>>

Josè sospira, silenziosamente, mentre superiamo il cartello che annuncia che siamo arrivati a Cervera.

<<Puoi portarmi da Angel?>>

<<Era proprio lì che stavo andando.>> si limita a dire ed io lo ringrazio con l'accenno di un sorriso. Mi staranno tutti aspettando davanti a casa mia, ma in questo momento non mi interessa.

Devo andare da Angel.

Josè parcheggia poco più avanti del suo portone, e dopo aver controllato che non ci sia nessuno nei paraggi, scendo, e raggiungo a grandi falcate il palazzo. L'auto di Angel è parcheggiata davanti all'entrata. Suono subito al citofono, e sorprendentemente, il portone si apre subito. Salgo le scale a due a due, il cuore che pompa nel petto come impazzito.
Non ho idea di che cosa dirle, probabilmente farò scena muta, ma ho solo bisogno di vederla.

Mi fermo davanti alla porta socchiusa del suo appartamento, e per un momento, mi blocco, mentre cerco di riordinare i pensieri e di prendere un respiro profondo.
Allungo una mano e spingo la porta, che si apre. Non c'è nessuno ad accogliermi, e quando vedo il salotto vuoto, attraverso il corridoio e raggiungo la camera di Angel.

Solo che avrei preferito che qualcuno mi avesse avvisato a ciò che si sarebbe palesato davanti ai miei occhi.

Senti il sangue gelarsi nelle vene, il cuore lacerarsi come se qualcuno vi avesse piantato unghie affilate nel profondo.

La stanza di Angel è vuota.

Sono spariti i poster alle pareti, sono sparite le foto che costellavano la parete sopra la scrivania, sono spariti i libri dalle mensole e dalla libreria.
Sono sparite le coperte dal letto, e sul materasso vi è ammassata una quantità indefinita di roba.
Mi appoggio con una mano allo stipite della porta, mentre non riesco a trattenere un sospiro rumoroso, che risulta essere più il verso di un animale ferito.

Mi avvicino, come in trance, al letto, e riconosco ogni cosa.

Sono tutti i regali che le ho fatto in questi anni.
Tutti.

I libri, le felpe, i dischi, le chiavi della macchina che le ho regalato per il suo diciottesimo compleanno, fino ad arrivare a tutti quelli che le ho regalato lo scorso anno, per il suo compleanno. L'album pieno delle nostre foto, gli orecchini, la collana, ma ciò che mi uccide letteralmente, è vedere la maglia di Dybala e i biglietti per il Sudafrica posati sopra tutta quella pila di roba.

Sento le lacrime rigarmi le guance, mentre mi piego, sulle ginocchia, il dolore che mi sta annientando, a piccole dosi, di cui questa, la più letale.

Se n'è andata.
Ma questa volta, se n'è andata il più lontano possibile da me.
Non avrei mai immaginato che sarebbe arrivata a questo, eppure avrei dovuto pensarci.
Angel si era infuriata come mai prima quando aveva scoperto che frequentavo Linda, ora che pensava che l'avevo presa in giro e che l'avevo tradita, il minimo era lasciarmi e partire per andarsene chissà dove.

Mi sento improvvisamente osservato, e mi volto, di scatto.
Dina è lì, sulla soglia, le mani strette al ventre, gli occhi lucidi e arrossati.
Mi alzo in piedi, e mi asciugo le guance.

<<Che cosa significa?>> domando, la voce tremante, anche se so benissimo cosa significa.

Scuoto la testa e la blocco, ridendo istericamente. D'improvviso, sento la rabbia investirmi come un'onda anomala.

<<Anzi, no, non serve. Se n'è andata, no? E mi ha restituito tutte le cose che le ho regalato in questi anni. Perché è così che si fa. Si scappa via, senza affrontare le cose, e senza dare neanche il diritto di replica alle persone!>> urlo, mentre le lacrime di rabbia riprendono a scorrermi lungo le guance. Dina mi osserva, senza dire nulla, <<e...dov'è Duchessa? L'ha portata con sé, immagino. Avrebbe dovuto lasciarla qui se voleva restituirmi davvero tutto. Sono stato io a regalarle quella gatta, è stato il primo regalo che le ho fatto.>>

<<Marc, tu hai baciato quella ragazza. C'è la foto su tutti i giornali.>> replica Dina, fissandomi duramente.

<<Dina, ti prego, guardami negli occhi almeno tu, guardami veramente.>> la imploro, piazzandomi davanti a lei, <<mi conosci, hai sempre capito il mio stato d'animo, e hai sempre capito quando ero sincero e quando non lo ero. Sai tutto di me, perché Angel sa tutto di me. Guardami, ti scongiuro, e dimmi se ora sto mentendo: io non ho baciato Linda, mi da il disgusto solo a pensarci! È stata lei a rubarmi quel bacio quando ha capito che non le avrei dato quello che voleva!>>

<<E cosa voleva?>>

<<Venire con me al galà della FIM, domenica sera, per avere la sua copertina. Se non avessi accettato, sarebbe andata da Alex per dirgli tutta la verità su me e Angel e ha cercato di farmi credere che avesse delle prove concrete per supportare quello che diceva; allora ho provato a giocare d'astuzia, e le ho detto che poteva andare da lui a dirgli quello che voleva, perché tra me ed Angel non c'era nulla se non l'amicizia. In quel momento lei si è trasformata, e si è lanciata su di me per baciarmi, prendendomi alla sprovvista. L'ho allontanata subito, non appena mi sono reso conto di quello che stava succedendo. Ma ormai il danno era fatto. Ho provato a spiegare tutto ad Angel, ma non mi ha lasciato parlare, se n'è andata senza lasciarmi dire una parola. È la verità, Dina, non è nient'altro che la verità. Amo Angel con tutto il mio cuore e tutta la mia anima. Non avrei rischiato tutto per lei, non ne avrei parlato con te, non avrei fatto tutto quello che ho fatto, se non la amassi con ogni fibra di me stesso. Ti prego, almeno tu, guardami negli occhi e dimmi quello che vedi.>>

Dina mi osserva per diversi istanti, poi mi abbraccia, stringendomi forte. Affondo il viso nella sua spalla e riprendo a piangere, come un idiota.

<<Marc, mi dispiace, mi dispiace davvero tanto! Non doveva andare così tra voi due. Io ho provato a trattenere Angel, ma sai come è fatta, è stata irremovibile. Quando pensa di essere stata presa in giro o tradita, diventa una belva. È piena di orgoglio, e pensa che tu le abbia mancato di rispetto.>>

<<Ma non è così, non è così, e lei non può prendere e farmi fuori dalla sua vita in questo modo! Non può comportarsi così, perché in questo momento, lo sai anche tu, si sta comportando come una bambina cocciuta e testarda! Le persone adulte, quando vivono una relazione seria, le affrontano le cose, non scappano come ha fatto lei. Io non merito di essere trattato in questo modo, di essere mollato senza diritto di replica, senza potermi spiegare! Se mi avesse ascoltato e non mi avrebbe creduto, almeno mi avrebbe dato un'occasione. Così invece no, mi costringe ad accettare le sue decisioni senza poter ribattere e non ci si comporta così in una relazione matura.>>

La voglia di urlare mi prende tutt'a un tratto. Il mio viso si trasforma in una maschera di disperazione, e mi siedo a terra, poggiando la schiena contro il letto, mentre riprendo a piangere.

<<Io non posso stare senza Angel, e lei invece se ne va senza dirmi una parola. Perché immagino che ha in mente di non tornare più, no? Altrimenti perché portare via tutto con sé?>> in realtà non sto parlando con Dina, per questo non mi aspetto una risposta.
Sto parlando con me stesso.

Sento la rabbia tornare a infiammarmi il sangue.
Se pensa che mi arrenderò in questo modo, che la lascerò andare senza provarci, senza andare a riprendermela, si sbaglia di grosso.
Io non mi arrenderò finché non mi dirà guardandomi negli occhi che non mi ama più, che non mi vuole più.

<<È tornata in Italia, vero? Ha approfittato del fatto che sarei stato lontano da Cervera per diversi giorni per organizzare tutto, vero?
Dovrebbe sapere che non mi arrendo facilmente, e non importa quanti chilometri metterà tra me e lei, io la seguirò in capo al mondo, perché posso essere tutto quello che vuole credere, ma vigliacco, al contrario di lei, non sono. In Asia le avevo chiesto che se mai avesse voluto lasciarmi, avrebbe dovuto farlo guardandomi negli occhi. Se lo farà, allora, la lascerò in pace.>>

Dina mi osserva, con fare estremamente sorpreso.
So che in questo momento mi starà odiando perché sto tirando fuori tutto quello che provo per Angel, tutta la rabbia, tutta la delusione, tutta la disperazione. Sospiro rumorosamente.
Mi sto rendendo ridicolo di fronte alla madre di quella che era la mia ragazza.
Mi sento mancare il respiro solo a pensarlo.
Non siamo più niente.

<<Ti chiedo scusa, Dina, io...è meglio che me ne vada, non è giusto che io sfoghi il mio dolore su di te. Angel sta facendo soffrire anche te. Non siete mai state separate un giorno, ora invece...>>

Dina mi poggia una mano sulla spalla e accenna un sorriso tremante.

<<Non posso dirti niente Marc, è il tuo dolore, ed è giusto che tu lo butti fuori. Ma ti assicuro che non avrei mai voluto che finisse così.>> dice, guardandosi intorno, <<il periodo in cui lei è venuta con te in Asia è stato il periodo più lungo in cui siamo state separate e la sua mancanza mi ha fatto male, ma sapevo che era felice perché era con te. Non ero pronta a questo, a separarmi in questo modo totale e improvviso da lei. Io e Angel abbiamo trascorso ogni giorno insieme, sin da quando lei è nata. E so già che soffrirò tantissimo nel saperla così lontana da me. Ma poi in questi giorni ho pensato...che è anche colpa mia se Angel è così. Le ho fatto vivere cose da piccola che non avrebbero potuto fare altro che segnarla.
Sono stata egoista, Marc, molto.
Ho pensato al mio dolore, e ho lasciato che lei...che lei sentisse e vedesse tutto.
Era una bimba così felice e solare, e nel giro di un anno divenne un'altra. Chiusa, diffidente, taciturna, mentre prima era un sole, era l'arcobaleno della valle.
È stata lei, con l'ingenuità che solo una bambina può fare, a farmi aprire letteralmente gli occhi su che mostro fosse suo padre.
Lei ha rimosso tutto, ma io ricordo tutto benissimo.
Aveva scoperto dove finivano tutti i soldi che guadagnava, il modo in cui li sperperava, ed è stato quello il momento in cui è stata tradita da quello che per lei era l'uomo della sua vita. Perché era legatissima a suo padre, più che a me.
Aveva appena cinque anni, e quando tornarono a casa dalla loro consueta passeggiata pomeridiana, Angel aveva una guancia in fiamme, rossa e gonfia e lei pareva quasi sotto shock.
Suo padre mi disse che era caduta dall'altalena, ma quella stessa sera Angel mi disse quello che era successo.
L'aveva picchiata, perché aveva scoperto dei messaggi particolari sul suo cellulare, e quando Angel, gli aveva chiesto in modo innocente per chi fossero, e aveva affermato in modo avventato che me lo avrebbe detto, lui aveva reagito in quel modo.
È partito tutto da lì.
È da quel momento che lui ha iniziato a picchiarmi.
E io non ho protetto abbastanza Angel e ho lasciato che assistesse a tutto.
Non pensi che queste cose ti segnino, Marc, soprattutto se vissute da bambini?
Non pensi che ti rovinino la vita, riempiendoti di paure, dolore e diffidenza in chiunque ti si avvicini?
Ed è colpa mia, solo colpa mia.
Per fortuna, Angel queste cose non le ricorda, ricorda solo quell'ultimo episodio, non ricorda nulla di ciò che è successo prima.
Ma ho la costante paura che presto o tardi ricorderà tutto.
Da allora Angel è diventata un'altra, si è isolata, ha allontanato chiunque provava ad avvicinarsi.
Era sicura nella solitudine, perché lei non poteva farle del male.
Poi sei arrivato tu, e ho capito che sarebbe stato un nuovo inizio per lei, quell'inizio che non era ancora arrivato ma che lei meritava come pochi.
Ho rivisto spesso quell'Angel felice e spensierata, ironica e sarcastica, accanto a te.
In quei momenti, era come riavere la mia bambina indietro.
E quando vi ho visti insieme prima della partenza per il Giappone o la scorsa settimana, qui in camera sua, ho sentito il cuore esplodermi nel petto.
Vederla finalmente così felice, appassionata, piena di fiducia, mi pareva impossibile, ma era vero.
E ora che è lontana da me, forse...forse starà meglio.>>

Sento male al cuore nel realizzare quello che Angel ha passato, quello che Dina deve aver passato.
Quasi mi vergogno quando penso che io in realtà, ho avuto una bellissima infanzia, piena di felicità e spensieratezza.
Sapevo già che Angel aveva sofferto tantissimo, ma ogni volta che ci penso o lo sento dire da lei o da sua madre, mi sento sempre in colpa, per la vita che ho avuto io.

Angel, in Australia, me lo aveva detto che non si fidava di me.
Che mi credeva solamente perché aveva visto che non era successo nulla con Irina.

Sento la disperazione farsi largo nel cuore.
Angel non mi avrebbe mai creduto.
Era finita.
Era finita per sempre.

<<Non dire così, Dina. Hai sofferto anche tu. Ma ora, ora è tutto finito. Non pensarci più.>>

Mi volto verso tutta la pila di roba che Angel mi ha restituito. Prendo i biglietti per il Sudafrica e mi scappa un sorriso amaro, che altro non è che una smorfia di dolore.

<<Avevo in mente un'altra cosa, in riferimento a questo viaggio.>> accenno, la voce roca, <<al ritorno, avremmo fatto scalo in Egitto, e saremmo andati a vedere le piramidi, la sfinge, e tutti quei templi di cui non so il nome ma di cui lei è innamorata.
Invece...resterà un mio sogno. Una delle tante cose che desideravo vivere con lei e che non faremo mai. Perché è vero, non mi arrendo mai, ma Angel non è una gara, non è un mondiale, è qualcosa di ancor più difficile da prendere, perché non vuole farsi prendere. E forse...forse è meglio così. Non era destino, evidentemente.
Alex, i dubbi e le paure di Angel, la sua diffidenza...avevamo tutto contro.
Non eravamo pronti, anche se io lo sono, io sono pronto eccome.>> sbuffo, rumorosamente, nel vano tentativo di cacciare indietro le lacrime.

Sono a pezzi, letteralmente.
Completamente devastato.
Non riesco ad accettare che finisca così, non ci riesco.
Non è giusto.

<<Dimmelo, Dina: è tornata in Italia?>> lei mi osserva per qualche istante, poi annuisce.

<<Le serve tempo Marc, ti prego.>>

Mi mordo le labbra a sangue.
Io non vorrei dover aspettare.
Vorrei raggiungerla subito, in questo preciso istante.

<<E non ha lasciato niente...per me? Nulla, neppure un bigliettino, non merito neppure un tovagliolo stropicciato?>> mi sento un idiota, un cretino, mi faccio quasi pena.

Mi vergogno quasi di me stesso.

Dina abbassa lo sguardo, i capelli rossi che le nascondono il viso. Si dirige verso la scrivania e tira fuori qualcosa.

<<Ha lasciato delle lettere, ma...nessuna è per te, Marc.>>

Stringo le labbra, un misto di rabbia e disperazione che mi attanaglia allo stomaco.

<<Fantastico. Non merito neppure due righe.>>

<<Mi dispiace, Marc, mi ha detto solo di darti queste.>> mi porge le chiavi della macchina di Angel, e io le osservo per diversi istanti, le lacrime di rabbia che mi annebbiano lo sguardo. Le afferro poi, e le do le spalle.

<<Non mi interessa quella roba. Fanne ciò che vuoi.>> esco da quell'appartamento che è stato parte della mia vita per sei anni, scendo le scale velocemente, e raggiungo l'auto di Angel.
Perché mi ha dato le chiavi?
Apro la portiera e mi siedo sul sedile del conducente, stringendo il volante tra le mani.
L'abitacolo è pieno del profumo di Angel.
Ogni cosa, in questa macchina, parla di lei.
Vedo poi una busta posata accanto al cambio, con sopra scritto il mio nome.
Sento il cuore iniziare a battere come impazzito contro la mia cassa toracica.

La prendo, e la apro, e la scrittura di Angel appare alla mia vista.

"Un giorno, spero che questo dolore passerà e spero di riuscire a ricordare solo le belle cose che ci sono state tra di noi. Spero di riuscire a dimenticare l'immagine di te e lei, spero di riuscire a dimenticare il terribile sbaglio che abbiamo fatto, che io ho fatto, a credere che tu potessi essere davvero quello che sembravi. Spero, tra anni, di riuscire a ricordare solo il bello di questi anni.

Addio, Marc."

Tiro un pugno contro il volante e urlo, urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
Appallottolo quel pezzo di carta, e lo lancio lontano, pieno di rabbia.
Poggio la testa contro le mani, posate sul volante, mentre continuo a piangere.

Non posso credere che finisca tutto per il capriccio di un'arrampicatrice sociale.
Non posso credere che per il suo desiderio di visibilità la mia vita debba andare in frantumi.

Mi asciugo gli occhi con le mani, e recupero la lettera di Angel. L'ultima cosa che mi rimane di lei.

~•~

Ho passato il sabato a bere fiumi di alcol, durante la festa per festeggiare il mondiale assieme alla mia gente.
Ho bevuto così tanto alcol che il giorno dopo non sono neppure riuscito ad alzarmi dal letto.
In compenso, sono riuscito a dimenticare tutto, la mancanza di Angel, il modo in cui mi aveva mollato.
Lunedì mattina, il mal di testa era ancora lì. Mi sveglio presto, indosso un maglioncino e una felpa, dato che il freddo è decisamente arrivato, mi lavo il viso, ed esco.
Il sole è spuntato da poco oltre le colline, mentre io mi incammino per le strade ancora deserte di Cervera.
Gli striscioni della festa di sabato riempiono ancora ogni angolo della cittadina.
Ogni tanto, il canto di un uccellino spezza il silenzio che aleggia come una cappa pesante sulla mia testa.

Ho scoperto che Angel mi ha praticamente bloccato ovunque, sia su whatsapp che su Instagram.
Ormai mi ha colpito così tante volte e in modo sempre più sottile che non riesco più a sentire nulla, neppure il più piccolo dolore.
Non la sento, né la vedo da più di una settimana, e sembra passato un secolo.
Non sono abituato a questo suo silenzio così assordante, io, che sono abituata al suo bellissimo rumore, ai suoi versi di disapprovazione, alla sua risata cristallina, alla sua voce calda quando cantava.
Per me è un qualcosa di innaturale e inaccettabile questo silenzio.
Ora avremmo dovuto essere insieme.
Invece siamo separati migliaia di chilometri.

Continuo a vagare senza una meta, mentre i pensieri e i ricordi continuano a riempirmi la mente.
Mi fermo ad un tratto e mi ritrovo davanti al palazzo di Angel e mi rendo conto che ogni angolo di questa città è pieno di ricordi di me ed Angel.
Cerco di scacciare via i pensieri, di dimenticare ogni cosa, ma non ci riesco.
Tutto quello che vorrei non è più qui con me.
Vorrei correre da lei e baciarla, baciarla fino a che non capirà che la amo disperatamente e che è l'unica che io voglio.

Osservo le serrande ancora chiuse del bar, l'auto di Angel parcheggiata pochi passi più avanti.
Ho ancora le sue chiavi qui con me.
Le tiro fuori dalla tasca dei jeans, e raggiungo l'auto, per poi mettere in moto e partire. Solo in quel momento noto i post it che Angel aveva attaccato sul cruscotto come promemoria, cose del tipo "passare a fare la spesa", "comprare crocchette per Duchessa".

Sento gli occhi riempirsi di lacrime nuovamente, mentre mi par quasi di averla nuovamente qui con me.
Sento la sua voce, in un angolo della mia mente, chiamarmi in quel modo un po' sprezzante, quel "Márquez", che mi faceva impazzire ogni volta.

Guido fino a che non capisco che è ora di tornare indietro. Parcheggio l'auto allo stesso posto di prima, e ritorno sui miei passi, in silenzio.

Sono a terra.
Senza nessuno stimolo.

Quando varco la soglia della porta di casa, i miei genitori sono già usciti. Deve essere rimasto solo Alex.

<<Marc, dove sei stato?>> mi domanda, scendendo le scale.

<<A fare una passeggiata. Ne avevo bisogno.>> annuisce appena, poi tira fuori il cellulare.

<<Ho appena scoperto che Angel mi ha bloccato su Instagram. Ora, io voglio sapere che cazzo è successo di preciso, per portarla a bloccare anche me sui social e a sparire nel nulla. Non la bevo la stronzata che avete litigato, Marc. Una simile reazione per una litigata? Che diavolo è successo? È da una settimana che non la vedo e non la sento e mi manca da impazzire, e per giunta, non so neppure il perché di tutto questo.>>

<<Anche a me manca, cosa pensi?>> replico, ma nella mia voce non c'è la minima espressività.
Era come se mi avessero risucchiato via ogni emozione.
Non mi importava nulla.
Neppure del fatto che Alex stava per scoprire la verità.

<<Non ho detto questo, io voglio solo sapere che cazzo è successo. Angel, in quella dannatissima lettera, mi chiede scusa mille volte, e ora capisco che si riferiva al fatto di bloccarmi ovunque e senza darmi una spiegazione, ma io, ora, voglio che tu mi dica quello che è successo.>>

Un sorriso beffardo si disegna sulle mie labbra, mentre annuisco.
Devo essere pronto.
Tanto, ormai, è tutto finito.

<<È successo che mi ha visto con Linda, Alex.>> Alex mi osserva confuso, mentre sbatte le palpebre.

<<Con Linda? Ha visto il tuo bacio con quella serpe con cui sei finito in copertina?>>

<<Esattamente.>> mi limito a dire, secco.

<<E...quindi? Perché ha reagito così, non ha senso.>> continua, alzando le spalle e scuotendo la testa.

<<Alex, io sono innamorato di Angel.>> ammetto, e sento un gran peso sollevarsi dal cuore, gli occhi puntati su di lui che sbianca in un istante, <<e sono innamorato di lei da un tempo probabilmente indefinito. E sai qual è l'ironia della sorte? Che mi sono accorto di ciò che provavo per lei nell'esatto momento in cui te ne sei accorto tu. Ho provato a nasconderlo perché tu sei mio fratello e non potevo, non potevo, capisci? Ma anche lei nell'ultimo periodo si era accorta che provava lo stesso per me. Lo capisci Alex, perché ha reagito così, adesso? Perché pensa che io l'abbia presa in giro, che abbia giocato con lei, che l'abbia tradita con Linda, perché secondo lei non l'ho mai lasciata. Ecco perché se n'è andata.
Ed ho perso l'unica ragazza di cui io mi sia mai realmente innamorato.>>

Alex mi fissa come se fossi un fantasma. Probabilmente non riesce a credere a quello che ho detto.

<<Stai scherzando, vero?>> mormora, con un filo di voce, <<tu con Angel. Tu con la mia ex ragazza?>> urla, sconvolto, gli occhi verde nocciola totalmente increduli.

<<Sei stato tu a mollarla, vorrei ricordartelo. E semmai tu con Angel, la mia Angel! Ti rendi conto di quanto io abbia sofferto nel rinunciare a lei? Ti rendi conto di quanto io abbia sofferto nel vedervi insieme, mentre io facevo fatica a reprimere ciò che provavo per lei, per evitare di farti soffrire, di ferirti?>>

<<Perché, adesso non sto forse soffrendo, Marc? Avresti dovuto dirmi la verità, invece di tenermi tutto nascosto perché ti sentivi in dovere di proteggermi, come al solito! È per questo, dunque, che è venuta in Asia con noi! Per starti più vicino! Dio, sei un fottutissimo ->>

<<Gliel'ho chiesto io. Io volevo averla vicina. E sì, va bene, sono uno stronzo. Ma tu l'hai mollata, Alex. Tu l'hai mollata, e sai bene, lo hai sempre saputo, quello che legava me ed Angel. Hai sempre saputo quando fosse stretto, in simbiosi, viscerale il nostro rapporto. Angel è sempre stata quella giusta per me. Sai anche tu che non eri la persona giusta per lei. È per questo che l'hai mollata, no? Perché meritava qualcuno che la facesse sentire come lei faceva sentire te. Sono sempre stato io quella persona. Solo che la paura di rovinare la cosa più preziosa che si ha, il non riuscire a realizzarlo neppure a se stessi, ti fotte fratello, e tu lo sai.>> il silenzio cala sul salone. Alex continua ad osservarmi furente.

<<E comunque ormai non conta più. Se n'è andata. Si è presa i nostri cuori, li ha spezzati e se n'è andata. È un capitolo chiuso.>>

<<Marc, io non riesco a togliermela dalla testa.>> replica lui, duramente.

<<Pensi che io forse riuscirò a dimenticarla?>> ribatto, sarcastico, <<continuerà a tormentarmi ogni giorno e ogni ora, continuerò a pensare a lei e solo a lei. Ma prima o poi mi ci abituerò, no?>>

La mia però, suona più come una domanda che come un'affermazione.

No.
So bene che non mi ci abituerò.

[Spazio Autrice]

Buonanotte (o buongiorno) ragazze!
Mi è costato molto scrivere questo capitolo, non è stato facile, soprattutto la parte di Dina.
Marc e Angel sono sempre più lontani, chissà, chissà...
Spero che non mi odierete, io in cambio, vi voglio bene ❤
Vi mando un bacio e vi ringrazio come al solito ❤

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