Catalan Gp
"Si vive di più andando cinque minuti su una moto come questa di quanto non faccia certa gente in una vita intera"
[Marco Simoncelli]
[Angel]
L'arrivo di un weekend di gara, per la sottoscritta, corrisponde ad un automatico quanto faticoso aumento dell'ansia e dell'agitazione.
Cerco sempre di seguire ogni turno di prove, di ascoltare ogni intervista dei ragazzi. Quando sono al bar sintonizzo la tv sul canale sportivo per tutto il weekend, e solitamente la domenica, quando arriva il momento della gara, mia madre mi spedisce di sopra, per evitare di farmi avere un attacco nervoso davanti ai clienti.
Per la gara della Moto2, invece, mi tocca stringere i denti.
Il batticuore, la nausea, lo stomaco che si contorce in una morsa.
È normale sentirsi così?
In fondo il pericolo è sempre dietro l'angolo, in questo caso, alla prossima curva.
Durante le gare, soprattutto quelle della MotoGP, la mia agitazione cresce a dismisura e mi ritrovo a ripetere le stesse frasi, in un sussurro, rivolte a Marc, anche se non può sentirmi: “stai tranquillo, stai tranquillo, non fare cazzate.” con Marc la mia agitazione cresce sempre del triplo.
Ma non perché gli voglia più bene di Alex, ma semplicemente perchè lui è incandescente, aggressivo, impetuoso, e su quella moto che pare dondolare sotto di lui ad ogni curva, mi pare tutto ampliato alla massima potenza.
So che è lui a portare così la sua Honda, è lui ad essere perennemente alla ricerca del limite e proprio per questo, tendo a soffrire di più.
Alex è più metodico, paziente, tranquillo, da lui non mi aspetto mai pazzie.
Sogno spesso ad una doppietta come nel 2014, ”l'anno d'oro”, quando Marc e Alex conquistarono il titolo mondiale nelle rispettive categorie, Marc in MotoGP, Alex in Moto3. Sarebbe bello, davvero.
Scendo al bar con mamma alle due, proprio mentre mia zia sta terminando di pulire alcuni tavoli. L'amica di mia zia, che condivide i turni con lei, dandole una mano, deve essere già andata via.
Non appena entro al locale, tolgo la musica e cambio canale. Il secondo turno di prove della MotoGP sta per iniziare.
Ho già tirato su i capelli in una coda di cavallo, che devo fare per forza, nonostante io la odi. Trovo che non mi doni, odio non avere i capelli intorno al viso, perchè so che averli tirati indietro, sottolinei il mio viso dai tratti infantili e i miei difetti, tipo il mio naso, che detesto.
In effetti, già difficilmente la gente mi dà diciassette anni, ma con la coda, penso di non arrivare neanche a sedici.
Tendo a stare più attenta, con lo sguardo rivolto verso la tv, quando Marc è in pista, altrimenti mi limito ad ascoltare.
Ha un buon passo, quindi posso iniziare a sperare in un possibile podio.
Preparo qualche caffè ai soliti clienti che vengono anche ad assistere alle prove, mentre in sottofondo, le voci dei telecronisti, ci fanno compagnia.
Le prove della Moto2 sono iniziate da diversi minuti, quando con la coda dell'occhio noto una moto scivolare in una via di fuga e andare a scontrarsi contro le protezioni al limite della pista.
Resto con lo sguardo fisso verso lo schermo della televisione, ma la mia agitazione inizia a crescere quando viene esposta la bandiera rossa.
Il turno di prove viene fermato e i piloti tornano ai loro box. Inquadrano Alex, che scende dalla sua moto, poi le telecamere tornano sul luogo dove è avvenuto l'incidente.
Viene mostrato sullo schermo il nome del pilota coinvolto: Luis Salom.
Arriva un'ambulanza in pista, dove caricano Luis.
Gli assistenti che lo hanno soccorso hanno coperto in ogni modo il campo visivo delle telecamere, in modo che nessuno possa vedere niente.
Spero che stia bene, o almeno che non stia troppo male, anche se vedere che il pilota non ha fatto nessun segno, né un braccio alzato, né altro, fa venire un brutto presentimento nel mio cuore.
Restiamo in attesa, e le prove riprendono. Lavo le tazzine sporche, mentre mamma si occupa del bar. Sa che in questo momento non sarei dell'umore giusto, quindi, meglio che stia tra me e me, con i miei pensieri.
Continuo a sperare che non gli sia successo nulla di grave, che potrà salire nuovamente sulla sua moto a inseguire il suo sogno.
La speranza inizia a spegnersi però col passare dei minuti.
Al termine del turno delle prove libere, arriva la notizia, che mi spezza il cuore: Luis è morto.
Una lacrima mi scende lungo la guancia, al pensare che la vita di questo ragazzo di appena 24 anni sia stata spezzata così, facendo ciò che amava.
È crudele.
Vorrei correre a Barcellona e portare via Marc e Alex, impedirgli di correre, lasciare le moto, questa passione così...bella, ma allo stesso tempo subdola, cattiva, spietata.
Vorrei salire di sopra, per poter telefonar loro via Skype, ma so che ora saranno impegnati.
Mi chiedo come possano i piloti amare con ogni fibra di loro stessi qualcosa di così bello ma allo stesso tempo di così rischioso e crudele.
Ammetto di essermi appassionata a questo sport grazie a Marc e ad Alex, ma quando capitano queste cose mi chiedo il perché io ami tutto questo.
Perché trovo anch'io quelle moto che sfrecciano veloci come il vento assolutamente irresistibili.
Delle domande iniziano a farsi largo nella mia mente. Correranno comunque questo weekend? O annulleranno tutto?
<<Angel, vai di sopra, avanti. Non posso vederti con quella faccia. Posso farcela da sola.>> la voce di mia madre mi richiama alla realtà.
Scuoto la testa.
<<No, mamma, non ti preoccupare. Lascia solo che io scriva un messaggio ai ragazzi...posso?>> lei accenna un sorriso.
<<Ma certo.>> Mi dirigo nel retro e mi chiudo la porta alle spalle, andandomi a sedere accanto alla piccola finestra da cui filtra la luce del sole.
Sento il cuore pesante, e non ho neanche il coraggio di immaginare cosa possano provare in questo momento le persone che conoscevano Luis, che gli volevano bene.
Tiro fuori il cellulare dalla tasca, ed entro nel gruppo whatsapp che io, Alex e Marc abbiamo creato insieme.
Angel > "ragazzi, chiamatemi appena siete liberi, ho bisogno di sentirvi."
Osservo il messaggio per diversi istanti dopo averlo inviato.
Vorrei salire in macchina e andare da loro.
Sento il bisogno quasi fisico di averli qui con me, di averli vicini.
Scuoto la testa, mentre infilo nuovamente il telefono in tasca.
L'ennesima lacrima mi scorre lungo la guancia, ma l'asciugo prima che mia madre possa notarla.
Ora attenderò con impazienza una loro risposta.
~·~
Dopo la chiusura del bar, io e mamma saliamo di sopra.
Mi sciolgo i capelli, e tiro fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni, e noto diverse notifiche. Primi tra tutti, dei messaggi di risposta da parte di Marc e Alex.
Alex > "Ehi Angel, appena ci liberiamo un attimo ti chiamiamo, va bene?"
Marc > "Ci sentiamo su Skype, che è meglio."
Quest'ultimo messaggio è di due ore fa.
Rispondo subito, chiedendogli se ora sono liberi in modo da poterli chiamare, e mentre attendo una loro risposta, mi faccio una doccia veloce.
A volte penso a come potrei sentirmi se succedesse una cosa simile a Marc o ad Alex.
Non voglio neanche dire cosa.
Vivere senza Marc...mi basta questa piccola realizzazione, per decidere che no, non riesco neanche a concepire il pensiero.
Per cui lo evito, faccio in modo che un simile timore resti fuori dalla mia testa.
Mi avvolgo nell'accappatoio e noto che è arrivato un messaggio.
È di Marc e mi dice che sì, posso chiamarli anche subito.
Indosso la maglia che uso spesso come pigiama, quella del primo mondiale conquistato da Marc in classe regina, la mia culottes rosa chiaro preferita, e sono pronta.
<<Ehi, Angel!>> esordisce Alex, non appena appare il suo viso sullo schermo del mio pc.
Marc è seduto accanto a lui, vicino alla finestra, lo sguardo posato su di me, ma i pensieri lontani.
Me ne accorgo sempre.
Anche il sorriso accennato da Alex, so che è un sorriso dettato sì, dal momento, ma allo stesso tempo quasi forzato, come se non fosse giusto.
So a cosa stanno pensando.
Immagino l'aria che aleggia da oggi pomeriggio in circuito.
<<Ragazzi...come state?>> domando io, cercando di accennare lo stesso sorriso di Alex.
<<Be'...noi bene, ma...hai sentito cosa è successo oggi pomeriggio...>> risponde Marc, schiarendosi la voce.
<<Sì, lo so. Ed è terribile. Ingiusto. Come lo sarebbe per ognuno di voi.
Io...non riesco neanche a pensarci, è...mi dispiace davvero tanto, tantissimo.
Quando succedono questo cose mi rendo conto di quanto il vostro sport sia crudele.
E nel mio piccolo, se potessi, vorrei prendervi a sberle, pur di non farvi salire su quelle moto!>> dico, accennando una risatina isterica, mentre sento gli occhi farsi lucidi,
<<ma so che...non sarebbe giusto, perchè...questa, nonostante tutto, è la vostra vita.
La vostra passione.
Questo non significa però che io non soffra, ogni volta che vi vedo lì, a traballare, su quelle due ruote! Anche se siete uno spettacolo, davvero, pura emozione. Non smetterò mai di dirvelo.>> concludo, mentre una lacrima mi scorre sulla guancia.
<<Oh Angel, ti prego, non piangere...>> sento dire da Marc, e mi asciugo in fretta quelle lacrime traditrici che hanno osato disobbedire al mio volere.
<<Tranquillo, non piango, va bene? Sei il solito antipatico.>> ribatto, scoccandogli una finta occhiataccia e lo vedo accennare un sorriso, mentre socchiude gli occhi.
<<Però...promettetemi che starete sempre, sempre attenti. Vi voglio bene, e per me siete...importanti. siete...parte della mia famiglia, lo sapete.>> ammetto, lo sguardo basso, perchè mi par quasi di essermi appena mostrata debole ai loro occhi.
<<Lo saremo sempre, Angel.
E anche tu per noi sei importante.
Ti vogliamo così tanto bene che neanche immagini.>> dice Alex, sorridendo dolcemente.
<<Addirittura, accidenti!>> ribatto, ironica.
Osservo Marc, particolarmente silenzioso, e sento che vorrei dirgli tante cose, se solo fossimo io e lui.
Scuoto la testa e cerco di cambiare argomento, ma non ci riesco.
<<Disputerete comunque il weekend di gara, vero? Ho visto che è stato cambiato anche parte del tracciato.>>
<<Sì, è stata tolta la parte dove...perchè ritenuta pericolosa. In fondo negli anni sono avvenute molte cadute in quel tratto della pista, anche questa mattina, ma ovviamente deve sempre lasciarci la pelle qualcuno per cambiare le cose.>> afferma Marc, scuotendo la testa, furioso.
<<Faremo qualunque cosa per rendere omaggio a Luis. È tutto per lui, sarà tutto per lui.>> continua Alex, grattandosi distrattamente il braccio.
Annuisco, nervosamente.
<<Più che giusto.>> riesco a malapena a dire, mentre i miei occhi tornano a farsi lucidi.
<<E tu? Immagino che debba ancora cenare, non perdere tempo con noi.>> mi riprende Alex, con aria ironica, cambiando discorso.
So che non gli piace vedermi piangere.
<<Ehi, piccolo, sai che non accetto ordini da nessuno, se non mia madre. Quindi, fai il bravo.>> vedo Alex alzare gli occhi al cielo e scuotere appena la testa.
<<Piccolo, quando la smetterai di chiamarmi così? In fondo ho solo un anno e qualche mese meno di te!>> mi ripete per l'ennesima volta Alex, facendomi scoppiare a ridere.
<<E quasi trenta centimetri in più, un motivo in più per chiudere il becco. Comunque, mi piace come nomignolo. Non lo dico per l'età, lo dico perchè mi piace, in fondo è un classico maschile per le ragazze no?
Classico che io odio, ma che mi piace dire a chi voglio bene.
Chiamo anche Marc così, comunque.>>
Marc alza lo sguardo su di me, ma io faccio finta di niente.
<<Immagino che voi abbiate già cenato e vi apprestiate a trascorrere la prossima ora e mezza a sfidarvi alla play. Mi raccomando, Alex: non distruggere Marc come fai di solito. Abbi amore fraterno.>>
Alex scoppia a ridere, mentre annuisce, e Marc spalanca la bocca, sbalordito.
<<Siete due serpi.>> si limita a dire, scuotendo la testa.
<<Sì, hai ragione, Marc. Be', io vi saluto. Vado a cena, buonanotte, ragazzi.>> li saluto, mandandogli un bacio.
<<Buon appetito, Angel, e buonanotte.>> chiudo la chiamata e spengo il pc.
Resto ancora per qualche minuto stesa sul letto, e sento il mio telefono vibrare.
Lo prendo e noto un messaggio di Marc.
Marc > "Adesso inizi anche a prendermi in giro, che bell'amica." e in allegato una faccina che piange disperata.
Sorrido, scuotendo la testa.
Angel > "Sai che sono una peste, lo hai sempre saputo.” invio e dopo qualche secondo mi arriva la sua risposta.
Marc > "Sì, lo so. Comunque, tu non mi hai mai chiamato piccolo.” mi ricorda.
Angel > "Inizierò da stasera. Buonanotte, piccolo.”
Scendo dal letto, con un sorriso vittorioso dipinto sulle labbra.
Ora si mangia.
C'è la pizza per cena.
~·~
Marc ha chiuso la gara secondo, ma la cosa più bella della giornata, è stato il tributo che ogni pilota ha reso in onore di Luis.
I fiori posati sul luogo dove è morto, il suo numero su ogni carena, la sua moto ferma lì, in silenzio, nel suo box ormai vuoto, dove troneggiava una sua gigantografia, con il suo viso sorridente.
E poi il tributo di Marc, con il suo 93, con i numeri scambiati, per formare un 39, il numero di Luis.
Il suo sguardo rivolto verso il cielo, mentre era sul podio, con indosso la maglia nera con incisa la frase “non ti dimenticheremo Luis”.
Questa giornata è stata un'altalena di emozioni.
Ho il cuore in tumulto, mentre attendo l'arrivo di Marc e Alex.
Ho appena terminato di cenare, seduta sul divano accanto a mia madre, mentre guardiamo Grease.
Adoro le atmosfere da anni '50 americane.
Duchessa è acciambellata accanto a me, mentre pulisce la sua folta coda bianca con la lingua ruvida.
Ad un tratto sento suonare al videocitofono e corro ad aprire, dopo aver visto i visi di Marc e Alex.
Apro la porta, e nello stesso istante, Marc mi prende tra le sue braccia, in un abbraccio al volo.
<<Sei tornato, finalmente!>> gli sussurro, mentre lo stringo forte, affondando il viso nell'incavo del suo collo.
Il contatto fisico con il suo corpo mi travolge completamente, togliendomi il fiato.
Mi stringe più forte, e io faccio lo stesso, sorridendo. Chissà se lui sta provando lo stesso.
<<Mi sei mancata tantissimo.>> lo sento dire, e il cuore mi balza in gola.
Devo riprendere il controllo, al più presto.
<<Anche tu.>> mormoro, mentre torno a posare i piedi per terra.
Mi stacco da lui, come mi sono imposta di fare, altrimenti, se avessi dovuto seguire il desiderio della mia anima, non mi sarei più staccata.
Sento il suo sguardo su di me, ma lo incrocio giusto per un istante, perchè i miei occhi intercettano Alex, fermo sulla rampa delle scale. Sorrido, scuotendo la testa, e gli corro incontro.
<<Cosa fai Alex, mi resti fermo davanti alla porta?>> lo canzono, mentre lo abbraccio. Lo sento sciogliersi, mentre mi cinge la vita con le braccia, e io gli accarezzo i capelli, come faccio sempre con lui.
<<Vedrai Alex, la prossima gara andrà meglio. Non abbatterti, d'accordo?>> gli sussurro, all'orecchio e lo sento annuire, ma anche irrigidirsi appena, contro di me.
<<Per fortuna che ci sei, Angel.>> sussurra, sollevandomi di poco tra le sue braccia. In effetti, non avendo i tacchi, sembro quasi una bambina a suo confronto.
<<Quanta dolcezza stasera, eh?>> dico, ridacchiando e lasciandogli una carezza sul viso, prima di allontanarmi da lui.
Torno verso Marc che sta salutando mia madre, e lo attiro a me. Voglio abbracciare entrambi, perchè sono finalmente qui, e stanno bene.
<<Potrei dire la stessa cosa, dopo questo slancio di affetto!>> ribatte Alex, mentre stringo entrambi a me, e per tutta risposta gli lascio un pugno sul braccio.
<<Scordati un gesto d'affetto da parte mia, d'ora in avanti.>> esclamo, andandomi a sedere sul divano, il tutto sotto lo sguardo perplesso di mia madre.
<<Avete fame, ragazzi? Volete mangiare qualcosa?>>
<<No signora, non si disturbi...>> sento dire da Marc.
<<Ma no, davvero, nessun disturbo, è avanzata un po' di pasta al sugo se vi va...>>
<<La pasta al sugo a Marc va sempre!>> ridacchia Alex, e Marc lo guarda male.
<<Be', allora...>>
<<...restiamo.>> conclude Alex, per poi voltarsi verso di me.
Duchessa è ancora intenta a pulirsi accanto a me, mentre tengo lo sguardo fisso sullo schermo del televisore, dove John Travolta si sta esibendo in una delle canzoni del film.
Alex viene a sedersi accanto a me, con un sospiro. Sento il suo sguardo su di me, che, da grande impassibile quale sono, faccio finta di non vedere.
<<Oh Angel, ti prego, non dirmi che te la sei presa...era solo una battuta!>> lo so, me ne rendo conto, peccato che Alex, al contrario di Marc, non riesca mai a capire quando sto scherzando o sono semplicemente ironica.
Con Marc mi sento elettrizzata, perchè tra noi è sempre una sorta di sfida, sin dal primo momento in cui ci siamo incontrati.
Ed è bello, è bello sentirlo ribattere sempre al mio sarcasmo con altro sarcasmo, penso che tra noi ci sia un feeling mentale unico nel suo genere.
Invece con Alex...è diverso. Non so spiegare perchè, semplicemente è così.
<<Ti chiedo scusa, ho sbagliato. Davvero. L'ho capito solo adesso. Non lo farò più.>> mi volto verso di lui, e solo in quel momento noto che Marc ci sta guardando, appoggiato con una spalla allo stipite della porta.
Non appena si accorge del mio sguardo su di lui, distoglie subito gli occhi da noi ed entra in cucina, dove va a sedersi al tavolo.
<<Tranquillo, Alex. Non preoccuparti. Sei perdonato.>> dico, sorridendogli, e lui pare subito più sollevato.
<<Allora...a proposito di quella cena...>> inizia, e io inarco subito un sopracciglio, guardandolo.
<<Sì?>>
<<Che ne pensi di domani sera?>> faccio finta di pensarci un po' su.
<<Uhm...domani, vediamo...direi che va bene.>> concludo, sorridendo.
Alex mi rivolge un sorriso sfavillante.
<<Fantastico, non vedo l'ora!>> dice, schioccandomi un bacio sulla guancia.
Scoppio a ridere, e in quel momento sento la voce di Marc.
<<Alex, se hai finito, la pasta è in tavola. Ti avverto che è riscaldata, quindi il doppio più buona, ma se vuoi perdertela fa pure...>>
<<Arrivo!>> esclama Alex, sbuffando,
<<ha già cambiato umore.>> mi sussurra, ed io mi limito ad alzare le spalle.
Marc è così lunatico.
Non con me solitamente, ma lo è.
Alex scuote appena la testa, mentre lo raggiunge in cucina.
D'improvviso, mi ritorna in mente la serata che abbiamo trascorso io e Marc insieme, la scorsa settimana.
Io e lui, stretti sul divano a guardare Harry Potter.
In realtà quella sera non ho fatto altro che pensare al suo calore, al profumo della sua pelle così vicina, alle scariche elettriche che sentivo nelle vene.
Mai nella vita mi sono sentita più viva come quella sera.
Mentre Duchessa viene a sedersi sulle mie ginocchia, mi volto lentamente verso la cucina, e poso gli occhi su di lui.
Mangia con gusto, come sempre, anche se la pasta al sugo è il suo piatto preferito, quindi non dovrebbe fare testo.
Parla con Alex e con mia madre, ed io immagino solo di averlo qui, vicino a me, come quella sera, abbracciarlo, accarezzarlo, infilargli le dita tra i capelli.
Ho sempre desiderato farlo, ma non l'ho mai fatto, sinceramente non so perchè.
Con Alex lo faccio, ma forse, nel mio profondo, so che non sarebbe la stessa cosa.
Con Alex è più un qualcosa di fraterno, affettuoso, amichevole.
Con Marc so che sarebbe diverso.
Perchè naufragherei in quell'oscurità che sono i suoi occhi, e dallo sfiorargli quei suoi capelli neri come la pece e sexy da morire, passerei a sfiorare con un dito la sua fronte spaziosa, il suo profilo, la curva che collega il naso alla bocca e le sue labbra piene e carnose, capaci di incantarmi, per poi perdermi completamente e non riuscire più a tornare indietro.
Per cui mi tengo lontana, reprimo questo mio insensato desiderio, anche perchè lui forse lo interpreterebbe come un gesto del tutto normale, quando in realtà non sarebbe così.
Mi porto la testa tra le mani, sempre più confusa. Vorrei smettere di sentire queste strane emozioni che mi stanno facendo impazzire, e che mi spaventano.
Devo riuscirci.
Devo riuscire a distruggere queste emozioni del tutto sbagliate.
[Spazio Autrice]
Eccomi finalmente, non sono stata rapita dagli alieni, tranquille! 😂
Scusatemi davvero per l'attesa, ma non è stato un bel periodo e inoltre, lavorare su questo capitolo non è stato facile, soprattutto per i ricordi che mi ha evocato.
Non seguivo Luis, ma era un ragazzo dolce e generoso e meritava di continuare a vivere il suo sogno.
Ohibò comunque, non ho voglia di rattristarvi, per cui, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e prometto che non ci metterò molto a postare il prossimo ❤
Un bacio ❤
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