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Bad blood


['Cause baby, now we got bad blood
Now we got problems
And I don't think we can solve them
You made a really deep cut
And, baby, now we got bad blood]

[Angel]

<<Hai capito i Marquez, quest'anno hanno voluto fare le cose in grande!>>

Anna si guarda intorno non appena varchiamo la soglia della villa in cui alloggeremo per l'intera settimana, tutti insieme. Adagiata sulle colline della costa andalusa, è a pochissimi chilometri da Mojacar.

<<Così avremo molta più privacy!>> si limita a dire Alex, affiancandomi, mentre Marc posa le sue valigie all'ingresso, accanto alle mie.

Alex ha cercato di togliermi dalle mani il trolley ogni volta che mi vedeva in difficoltà, ma io, testarda e orgogliosa come al mio solito, anche a costo di arrivare alla porta d'ingresso sulle ginocchia, ce l'avrei fatta da sola.

<<Chissà come mai il piccolo Marquez quest'anno vuole più privacy...>> lo punzecchia Miguel, passandogli dietro le spalle e dandogli una gomitata al centro della schiena.

Vedo Alex scoccargli un'occhiataccia, mentre le sue guance si tingono di rosa. Abbasso lo sguardo e accenno un sorriso, mentre Rafi ci raggiunge, andandosi a sedere sul suo trolley, sbuffando rumorosamente.

<<Però, non è niente male questa casetta, eh?>> accenna Javier, guardando l'ampio salone che si apre alla nostra vista.

Ampie porte finestre circondano l'intera stanza, che affaccia sul giardino da cui si intravede una piscina. Il pavimento è in cotto, e dona calore alla sala, il cui arredamento è prettamente moderno, dunque rispecchia alla perfezione i gusti di Alex e Marc.

Al centro della stanza troneggia un lungo divano color terra di Siena, di fronte vi è posto un tavolino basso di vetro e ai lati due poltrone dello stesso colore del divano.

<<Allora, ti piace?>> mi domanda in un sussurro Alex, circondandomi le spalle con un braccio.

<<Lo stile non è proprio di mio gusto, lo sai, però è davvero molto bella. È piena di luce.>>

<<Ma Linda? Perché non è venuta con noi?>> chiede Javier, voltandosi verso Marc, particolarmente silenzioso.

<<Aveva da fare a Madrid.>> alza le spalle, con noncuranza.

<<E ad andare a ballare con le amiche!>> continua Rafi, sogghignando.

<<Va tutto bene tra di voi?>> s'intromette Miguel.

<<Ma certo, voleva solo passare qualche giorno di vacanza con le sue amiche.>> continua Marc.

<<Ma lo sa che Angel è qui con noi?>>

<<Che c'entra Angel?>> domanda Alex, prima che possa farlo io.

<<Alex, lo sanno anche i muri che Linda è gelosa di Angel! Non dirmi che non te ne sei accorto!>> sogghigna Anna, roteando gli occhi.

<<Perché...perchè dovrebbe essere gelosa di Angel?>> continua Alex, mentre vedo Marc fare un gesto di stizza.

<<Sveglia cuginetto, per il rapporto che ha con Marc, no?>>

<<Sì, d'accordo, ora basta però. Comunque Linda ci raggiungerà dopodomani. Ora potete pure smetterla di fare le comari di paese.>> sbotta Marc, per poi prendere il suo trolley e allontanarsi.

Lo osserviamo tutti in silenzio mentre si allontana, poi Anna si volta verso di noi.

<<Ma sta bene?>>

<<Lasciamo perdere.>> taglia corto Rafi, lanciandomi un'occhiata.

Perché guarda me?

Io e Alex ci dirigiamo verso la nostra stanza, grande e luminosa come il resto della casa.

<<Finalmente soli.>> soffia Alex tra i miei capelli abbracciandomi da dietro, per poi posarmi un morbido bacio tra i capelli.

Socchiudo gli occhi, per poi voltarmi a guardarlo.

<<Buono, Alexito. Dopo la caduta dell'altro ieri devi stare attento e rigare dritto.>> lo ammonisco, mentre lui sbuffa.

<<Già non lo sopporto più questo collare intorno al collo! Se penso che dovrò portarlo per più di una settimana...>>

<<Giusto in tempo per il nostro weekend. Per essere veramente soli, come hai detto tu, dovremo aspettare la prossima settimana!>> gli ricordo, sfiorandogli la punta del naso con l'indice.

La caduta di Alex durante la gara del Sachsenring mi ha quasi fatto fermare il cuore. Vederlo rotolare ripetutamente nella ghiaia, con la moto che terminava la sua corsa passandogli sopra, era stato terribile. E ora dovrà portare questo collare fino alla prossima settimana, per sicurezza.

Comunque, io e Alex andremo in Costa Brava per il weekend la prossima settimana, per trascorrere qualche giorno da soli.

So che Marc e Linda hanno avuto la nostra stessa idea, solo che loro hanno scelto di andare ad Ibiza.

Saremo lontani, entrambi in compagnia delle persone che abbiamo scelto di avere accanto, ma non posso fare a meno di sentirmi amareggiata, di sentire il cuore stringersi in una morsa.

<<Disfiamo le valigie?>> mi chiede, staccandosi da me, mentre va ad aprire la finestra. Qui in Andalusia il caldo è quasi soffocante.

<<Sì, tu inizia magari, io vengo subito.>>

Esco dalla nostra stanza e attraverso il corridoio luminoso, alla ricerca di quella di Marc. L'ho visto parecchio nervoso questa mattina durante il viaggio. Quando la trovo, resto per un istante ad osservarlo. È chinato sulla sua valigia aperta. Osservo la sua testa bruna, i capelli che si arricciano sul capo e che attirano i miei occhi come al solito.

Busso contro la porta e solleva di scatto la testa verso di me.

<<Ehi.>> dice, alzandosi.

<<Tutto bene? Mi sei sembrato un po'...nervoso, stamattina.>>

<<Sì, ma...niente di che, davvero. Ora voglio solo godermi questa settimana di totale relax. Ho chiuso la prima parte del campionato con una vittoria, ed è ciò di cui avevo bisogno. Quando sono andato dal parrucchiere per farmi spuntare i capelli mi ha detto che ne stavo perdendo un po' troppi qui in mezzo, e mi sono un po' preoccupato, poi ho capito che ho vissuto male questa prima metà dell'anno, sia in pista che fuori, quindi...cercherò di non farmi più controllare dallo stress.>>

<<Il fatto che stessi perdendo un po' troppi capelli non ti ha impedito di rasarteli qui ai lati come ogni anno, pazzo, perché hai questa stramaledetta voglia di sembrare un ananas?>> ribatto, avvicinandomi a lui e allungando una mano per accarezzargli la nuca.

Lui non dice nulla, resta lì, a guardarmi fisso negli occhi, e noto che tremano sotto le ciglia nere.

<<Per fortuna ti stanno già ricrescendo, hai dei capelli bellissimi, Marc, trattali bene.>> continuo, sorridendo, per poi lasciargli una carezza sulla guancia.

Abbiamo lavorato sul nostro rapporto in quest'ultimo mese, dopo la nostra discussione.
Non ho più ripensato a quelle sue parole, a quel "Ti voglio tutta per me" urlato nel bel mezzo dell'area privata del circuito.

Il nostro rapporto è diventato qualcosa di assurdo e incomprensibile negli ultimi sette mesi. Ci allontaniamo e ci riavviciniamo ogni volta solo per scontrarci e graffiarci con quelle parole cariche di rabbia e tensione, di frustrazione e dolore.

Vorrei che tutto tornasse come prima, niente tensioni o scossoni, solo noi due intrecciati nella nostra amicizia che pareva indistruttibile.

<<Ti voglio bene, Marc.>> mormoro, la voce che mi si spezza in gola, mentre fisso quegli occhi scuri e belli, che non hanno mai smesso di farmi tremare il cuore.

<<Dillo ancora.>> sussurra, le parole che escono lentamente dalle sue labbra.

<<Ti voglio bene.>> ripeto, per poi abbracciarlo.

Lui mi stringe forte a sé, mentre affonda il viso nell'incavo del mio collo.

<<Te ne voglio tanto anche io, Angel. Non sai quanto.>> soffia, tra i miei capelli.

<<Comunque...prenditi cura di Alex in questa settimana. Ne ha bisogno.>> dice, dopo qualche secondo, sciogliendo l'abbraccio.

<<Lo farò. Riconosco di non essere propriamente la fidanzata ideale, ma ce la metterò tutta.>> sogghigno, e lui accenna un sorriso.

<<Finora Alex non ha mai avuto niente da ridire. Anzi. Vive su una nuvoletta rosa da marzo.>> mi da le spalle e ricomincia a sistemare i vestiti nell'armadio, <<comunque, prepara la voce per stasera. Rafi sta organizzando qualcosa per il dopocena, in attesa dell'apertura delle discoteche.>>

Non riesco a trattenere un verso di contrarietà. Odio le discoteche.

<<Non voglio andare in discoteca. Tra l'altro, come si fa con Alex?>> Marc cerca di trattenere una risata.

<<Non preoccuparti per lui, Angel. Ormai è esperto di queste cose, dovresti saperlo.>>

Getto indietro il capo, sbuffando.

<<Che palle, sempre le stesse cose.>>
piagnucolo, mentre esco dalla sua stanza.

In quel momento sento il telefono vibrare nella tasca dei miei skinny.

Lo tiro fuori e noto che mi è arrivata una notifica da instagram. Più precisamente, è un messaggio di Joan.

Joan >> "Ho trovato questo video sugli alpaca. Dimmi se non ti ricordano noi due."

Apro il video che mi ha inviato, cercando di trattenere le risate. I due alpaca in questione sono bianchi come la neve, morbidi e dolci e finiscono per scambiarsi un bacio.

Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo.

Angel >> "No, non mi ricordano noi due."

Joan >> "Oh, ma non guardare al bacio, anche se sono carini, non è vero? Ho trovato anche un video sui gattini, aspetta che te lo mando."

Da quando Joan ha iniziato a seguirmi su instagram mi ha inviato non so quanti video di gattini, cagnolini e altri cuccioli di animali. Ha messo like a tutte, e sottolineo tutte le foto presenti sul mio profilo.

La cosa, ovviamente, non è passata inosservata agli occhi di Alex. Mi ha riempito di domande sul perché e sul per come, domande del tutto giustificate, ma gli ho ripetuto che non c'è bisogno di preoccuparsi, che Joan è diventato un semplice amico.

Nel frattempo mi sono arrivate anche le richieste di follow di Pecco e Migno, per fortuna aggiungerei. Almeno così Alex smetterà di farsi strane idee.

Non faccio neanche in tempo ad aprire il video dei famosi gattini che Joan mi invia un altro messaggio.

Joan >> "Comunque, sei in Andalusia?"

Angel >> "Sì, sto per disfare la valigia. Tu dove sei?"

Joan >> "A Formentera con degli amici. Ti mando delle foto, più tardi.>>

Angel >> "Grazie, non sono mai stata a Formentera. Deve essere bellissima."

Joan >> "Veramente intendevo foto del sottoscritto, ma tranquilla, anche io non sono male."

Non ce la posso fare con questo ragazzo.

Angel >> "Cretino."

Joan >> "Sì, ti adoro anche io."

<<Angel?>>

<<Sì?>>

Alex appare alle mie spalle del tutto improvvisamente.

<<Tutto bene?>> mi chiede, avanzando verso di me.

<<Sì, certo...stavo prendendo una boccata d'aria. Guarda che vista.>> infilo il cellulare nella tasca dei jeans, mentre osservo la distesa del mare oltre le colline e la siepe che delimita la villa.

<<Sì, è davvero bellissima.>> concorda Alex, affiancandomi, inspirando a pieni polmoni mentre un sorriso si colora sulle sue labbra.

<<Hai finito di disfare le valigie?>> gli domando, voltandomi a guardarlo.

<<Sì, resta solo il tuo trolley.>>

<<Okay.>> ritorno in casa, non prima di aver dato un'ultima occhiata all'ultimo messaggio inviatomi da Joan.

~·~

<<Angel, vuoi deciderti a cantare?>> sbuffa Anna, subito dopo l'esibizione spacca timpani di Miguel.

<<Non mi va di cantare da sola, stasera.>> piagnucolo, gettando la testa all'indietro, sulla spalla di Alex.

<<Marquez, canta con la tua ragazza, avanti.>>

Javier dà una pacca sulla spalla ad Alex, che gli lancia un'occhiataccia.

<<Ma ti pare? Non voglio far esplodere le finestre.>>

<<Quelle esploderebbero se cantasse Marc.>> ribatte Rafi, facendoci scoppiare a ridere.

<<Che simpatici, aspettate che rido anche io.>> ribatte Marc, facendoci il verso.

<<Venite ragazze, cantiamo noi tre!>> annuncio, alzandomi in piedi.

<<Che!?>> Anna mi guarda come se mi fossero spuntate la coda e le branchie.

<<Dai, non dobbiamo necessariamente fare la performance di Beyoncé al Super Bowl, dobbiamo semplicemente divertirci, no?>>

<<Angel ha ragione, dai Anna, alza quel culo dal pavimento!>> esclama Rafi, alzandosi in piedi e prendendo Anna per un braccio.

<<E cosa dovremmo cantare?>> piagnucola Anna, e io mi limito a far partire la canzone.

Dancing Queen degli Abba inizia a diffondersi per il salone.

I ragazzi si mettono a battere le mani e ad urlare, mentre Alex e Marc tirano fuori i cellulari dalle tasche dei jeans.

<<Come in Mamma Mia!, ragazze!>> sogghigno io, per poi iniziare a cantare. Poco a poco loro iniziano a seguirmi. Al contrario di me, non conoscono bene le parole, e la cosa si fa divertente.

I ragazzi iniziano ad incitarci, mentre Rafi sale sul poggiapiedi, per poi avvolgere un braccio intorno alle mie spalle.

<<Guarda Angel che diva! Che performance!>> esclama Juan, battendo le mani per poi scoppiare a ridere quando gli rivolgo il dito medio.

Mentre la canzone entra nella sua parte finale, sento la tristezza iniziare a riempirmi il cuore. Questa, in fondo, è una canzone triste, scritta dal proprio autore in un momento di profonda nostalgia per qualcosa di ormai perduto per sempre, la giovinezza e la spensieratezza.

Quando ho scoperto che in realtà questa canzone nascondeva una grande tristezza, sono rimasta molto sorpresa, perché sin da piccola avevo sempre provato un profondo senso di malinconia ogni volta che l'ascoltavo. Gioia e malinconia in un'unica canzone. Ecco il potere che Dancing Queen aveva su di me.

Terminiamo di cantare, e ci esibiamo in un inchino.

<<Grazie, che pubblico caloroso! Gli autografi a più tardi!>> esclamo, scostando i capelli oltre le spalle con un gesto teatrale.

Alex ripone il telefono in tasca e mi raggiunge, posandomi un bacio sulle labbra.

<<Beh, ragazzi, che dite, andiamo?>> Marc si alza dal divano, tenendo lo sguardo basso.

Io e le ragazze recuperiamo le borse ed usciamo di casa.

Io, Marc e Alex saliamo in macchina, diretti verso Mojacar. Apro il finestrino e la brezza della notte mi accarezza il viso. Il cellulare mi vibra tra le mani. È l'ennesimo messaggio di Joan, solo che questa volta si tratta di una sua foto, la luce del tramonto oltre le sue spalle.

Non posso fare a meno di sorridere, mentre osservo il suo viso fanciullesco.

Angel >> "Bellissimo il tramonto."

Sogghigno mentre chiudo la chat e noto che Alex ha postato il video della nostra esibizione, una semplice didascalia con scritto "divertendomi con gli amici" e delle faccine che ridono.

<<Alex, hai postato il video della nostra esibizione!>> lo rimprovero, con tenerezza. Il video è confusionario, non mi si nota bene, ovviamente chi mi conosce mi riconoscerà, e ciò che conta è questo. L'importante è che non mi riconoscano i vari tifosi.

<<Merita Angel, siete state bravissime!>> sogghigna lui, seduto nei sedili posteriori. Solitamente è lui a guidare quando siamo tutti insieme, ma ora, per ovvi motivi, è Marc a guidare.

Sto per riportare il mio sguardo sulla strada di fronte a me, quando i miei occhi non possono fare a meno di fermarsi su Marc. Approfitto dell'oscurità per ammirare il suo profilo, la linea della sua mandibola, le orecchie piccole, i suoi zigomi, la curva delle sue labbra.

Sento una fitta allo stomaco, e distolgo lo sguardo.

Torno ad osservare il telefono e mi limito a repostare il video di Alex sul mio profilo.

Pochi minuti dopo, mentre mi appresto a scendere dall'auto, arriva il like di Joan e un commento sotto il post: "A Misano pretendo il bis". Sogghigno, scuotendo la testa e raggiungo gli altri.

Rafi e gli altri si lanciano subito in pista, mentre io, Alex e Marc ci sediamo per bere qualcosa. Ordinano entrambi una birra e Alex ne prende subito un lungo sorso.

<<Posso prenderne un sorso, Alexito?>> gli domando, tendendo una mano verso di lui.

<<Non devi neppure chiederlo, corazón.>> prendo la bottiglia e ne bevo un sorso. Con la coda dell'occhio noto lo sguardo di Marc fisso su di me, la sua presa sul collo della bottiglia che si fa talmente forte da rendere bianche le nocche della mano.

<<Io vado a ballare.>> lo sento dire, e termina di bere la sua birra, per poi andare in pista.

È perché non ho bevuto dalla sua bottiglia come ho sempre fatto? Non può pretendere che continui a farlo anche ora che sto con Alex, non sarebbe normale.

<<Te la senti di andare a ballare?>> gli chiedo, dopo qualche secondo.

<<Certo!>> esclama lui, prendendomi subito per mano e trascinandomi in pista. Scoppio a ridere, mentre le luci stroboscopiche mi accecano per un istante.

<<Alex, mi raccomando, ricordati che devi stare attento!>> gli rammento, posandogli entrambe le mani sulle guance.

<<Tranquilla, corazón.>> urla, per farsi sentire. Mi posa una mano alla base della schiena e si china verso di me, per poi baciarmi. Gli accarezzo le spalle, mentre sfiora le mie labbra con la punta della lingua.

Riapro gli occhi e incrocio i suoi, di un verde più scuro, che mi fissano con intensità.

Solo che poi, noto qualcosa oltre le sue spalle. Resto immobile a fissare un punto indefinito, e lui se ne accorge.

<<Che succede?>>

<<Nulla. Vado un attimo in bagno.>>

<<Ti accompagno. Non voglio che tu vada da sola.>>

<<Tranquillo, tesoro. Chiedo ad Anna o a Rafi di accompagnarmi.>> lui annuisce, e mi fa un cenno col capo.

<<Ti aspetto al tavolo.>>

Annuisco, e mi allontano. Non devo andare in bagno, devo solo verificare se quello che ho visto è vero oppure frutto di una svista.

Mi dirigo verso i divanetti e lo vedo.

Marc è lì, seduto con una bionda che gli sta baciando il collo.

Non posso crederci.

Resto ferma in mezzo alla pista a fissarli, mentre il dolore e la delusione mi riempiono il cuore.

Sento le mani tremarmi, mentre la rabbia si fa largo dentro di me.

Che vergogna.

Hanno sempre avuto ragione su di lui.

In quel momento i suoi occhi si posano su di me, e quando me ne accorgo gli do subito le spalle, per tornare sui miei passi.

Una delusione, una delusione dopo l'altra.

Improvvisamente mi sento afferrare per il braccio e mi volto immediatamente.

<<Dove stai andando?>>

<<Non sono affari tuoi, torna da quella che ti stava marchiando a fuoco sul collo.>> sibilo, togliendo il braccio dalla sua stretta e riprendendo a camminare.

<<Non dirmi che sei gelosa!>> lo sento sogghignare e mi fermo.

In questo momento vorrei stampargli uno schiaffo sulla guancia.

<<Non farmi ridere, Marquez. Sono delusa, delusa dal fatto che tu abbia una ragazza eppure sei qui a tradirla con la prima che passa. Ma è così che funziona, no? Fedele fino a quando lei non gira l'angolo. Grazie. Grazie veramente per avermi fatto capire che ho fatto bene, con te. Che ho fatto bene a non crederti, a non fidarmi, perché è questo quello che sei.>> lo guardo dall'alto al basso, con disprezzo, mentre lo noto contrarre la mascella.

<<Incredibile. Javier aveva ragione su di te.>>

Gli do le spalle prima ancora di rendermi conto di ciò che ho detto.

<<Che cosa hai detto?>> lo sento dire alle mie spalle, mentre mi afferra nuovamente, questa volta per il polso.

Oh cazzo.

<<Niente.>> dico subito, togliendo il polso dalla sua stretta.

<<Cosa c'entra Javier?>> continua lui, ignorandomi.

<<Nulla. Non so neppure perché l'ho detto.>>

Marc mi afferra per le spalle e mi fa voltare verso di lui.

<<Cosa c'entra Javier.>> ripete, scandendo le parole e fissandomi dritto negli occhi, lo sguardo perentorio che non ammette repliche.

<<Non sono ->>

<<Non osare dire che non sono fatti miei perché lo sono eccome, e ora pretendo di sapere quello che ti ha detto. Devi dirmelo.>> continua, il tono della voce duro e tagliente.

Sto per ribattere, quando lui riprende a parlare.

<<Qui c'è troppa confusione. Andiamo fuori.>> dice, secco, conducendomi verso l'uscita.

E adesso che cazzo gli dico?

La brezza della sera mi accarezza appena le spalle, coperte solo dalle sottili spalline dell'abito che indosso.

<<Ora: cosa ti ha detto Javier?>>

Scuoto la testa, girando su me stessa. Perché vuole sapere con insistenza quello che mi ha detto?

<<Senti, sono passati mesi, perché ->>

<<Angel, cazzo, vuoi dirmelo o no?>>
esplode, alzando la voce e attirando gli sguardi di un gruppo di ragazzi dall'altra parte dello spiazzo di fronte all'entrata della discoteca.

Resto per qualche istante immobile a fissarlo, sorpresa per quella reazione del tutto incomprensibile.

<<D'accordo. Promettimi però che starai calmo e farai finta che io non ti abbia detto nulla, d'accordo?>> lo vedo inarcare un sopracciglio.

<<Il giorno dopo il mio compleanno, dopo che mi hai riaccompagnato a casa, Javier mi ha chiamato.>>

<<Come ha fatto ad avere il tuo numero?>>

<<Se lo è fatto dare da Rafi, ormai ubriaca.>>

<<Tipico di Javier.>> commenta, per poi scuotere la testa e tornare a puntare gli occhi nei miei, <<e cosa ti ha detto?>>

<<Mi ha fatto diverse domande, accennando al fatto che aveva notato che io e te eravamo spariti. Gli ho risposto che ero tornata semplicemente in camera mia per parlare con mia madre e che poi mi ero addormentata, quindi che stava prendendo un granchio perché...io e te eravamo amici e basta. Lui allora mi ha detto che...ero una ragazza speciale e preziosa che meritava di essere amata veramente, e che tu invece eri il grande campione che amava passare da una ragazza all'altra. E mi ha ricordato che se potevo avere il privilegio di essere presente nella tua vita da anni, questo era dovuto alla nostra amicizia. E che...stare con te sarebbe stato terribile, perché...mi avresti riempita di corna a tal punto da averne un'impalcatura sulla testa.>>

Non ho mai visto un simile sguardo negli occhi di Marc.

Truce e al tempo stesso sconvolto, incredulo.

Continua a fissarmi, ma è come se non mi stesse guardando realmente, come se stesse vedendo altre immagini davanti agli occhi.

Le braccia incrociate al petto, le unghie che paiono voler penetrare nella carne, la mandibola contratta e le labbra che tremano impercettibilmente.

<<Marc? Marc ->>

Non faccio in tempo a toccarlo che scatta, del tutto improvvisamente, dirigendosi a passo spedito verso l'entrata della discoteca.

<<Oh mio dio.>>

Gli corro dietro.

<<Marc? Marc, mi hai promesso che non avresti fatto sciocchezze!>> gli ricordo, trafelata, prendendolo per un braccio, ma lui non accenna a fermarsi.

<<Io in realtà non ti ho promesso nulla.>> precisa, ed è vero.

<<Cosa vuoi fare?>> continuo, quando lui si ferma di colpo, e io finisco contro la sua schiena ampia.

<<Beh, ucciderlo mi pare il minimo.>> sibila, a denti stretti.

Poi si volta a guardarmi, il suo tipico sguardo da predatore delle piste saetta su di me.

<<Ma non posso farlo qui, davanti a tutti.>>

<<Giusta osservazione, quindi che ne dici di lasciare perdere?>> propongo, accennando un sorrisetto nervoso.

<<Neanche se fosse l'ultima cosa che faccio.>> soffia, ma pare più il ringhio di una belva feroce.

Mi supera, dirigendosi nuovamente verso l'uscita, e io lo seguo.

Il telefono inizia a trillare con insistenza nella mia borsetta. Faccio per rispondere ma la voce di Marc mi blocca.

<<Lascia perdere quel telefono e sali in macchina.>>

Resto per qualche secondo a fissarlo, mentre il telefono continua a suonare.

Mi chiedo solo per un istante il motivo per cui dovrei andare con lui, poi realizzo che non posso lasciarlo da solo in questo stato. Non l'ho mai visto così furioso prima.

Salgo in macchina e lo guardo.

<<Che diavolo hai intenzione di fare?>>

<<Di andare a casa.>> si limita a dire, alzando le spalle.

<<Andare...a casa?>> domando, confusa.

<<Esattamente. Ho una cosa da fare.>> conclude, non distogliendo neppure per un secondo lo sguardo dalla strada.

<<Alex sarà preoccupato. Gli ho detto che andavo in bagno e...devo avvertirlo.>> accenno, prendendo il cellulare dalla borsa.

Ogni volta che vado dietro a Marc dico ad Alex che devo andare al bagno. Non vorrei che iniziasse a pensare che ho qualche problema fisico.

<<Non voglio che ci vengano dietro subito. Digli semplicemente che sei con me.>>

Porto il cellulare all'orecchio, mentre con la coda dell'occhio continuo ad osservarlo. Il modo in cui stringe il volante dell'auto...

<<Oh grazie al cielo, Angel! Ma dove diavolo sei finita? Stai bene?>> la voce piena di agitazione di Alex arriva alle mie orecchie.

<<Tesoro! Sì, sto bene, sono...sono con Marc.>>

<<Con Marc? Che...che ci fai con Marc?>>

<<Ecco...io e Marc ->>

<<Digli che stiamo litigando, così ci lascerà in pace.>> bisbiglia Marc, mentre varca il cancello della villa.

<<Stiamo discutendo, tesoro. Siamo usciti dalla discoteca perché non ce la facevo a parlargli in quella confusione. Dobbiamo mettere in chiaro alcune cose, ma non preoccuparti, okay? Sono con lui.>>

Sento il piccolo sospiro che abbandona le sue labbra.

<<Questo mi tranquillizza enormemente. Avevo paura ti fosse successo qualcosa...ma dovevate discutere proprio stasera? Volevo ballare un po' con te...>>

<<Balleremo domani, va bene Alexito?>>

Marc scende dall'auto ed entra in casa.

<<Ci vediamo più tardi, un bacio.>> chiudo la chiamata, ed entro in casa. Marc sembra essere sparito.

<<Marc? Dove sei?>> lo chiamo, ma non arriva nessuna risposta.

Non ci sto capendo più nulla.

Come siamo arrivati a questo punto? Siamo partiti da me, che, piena di rabbia, gli urlavo contro quanto mi avesse deluso. Vederlo con quella sconosciuta aveva fatto precipitare il mio cuore in un pozzo profondo. Quella era la conferma che Javier aveva ragione, che io avevo sempre avuto ragione su di lui.

E ora mi ritrovo a casa, con un Marc più furente che mai, per non so quale motivo.

Mentre avanzo lungo il corridoio, inizio a sentire dei rumori provenire dall'ultima stanza a destra.

<<Marc? Che...stai facendo?>>

Questa non è la sua stanza, ma quella di Javier. Marc sta gettando tutte le cose di Javier nelle sue valigie, con rabbia.

<<Sto invitando Javier ad andarsene, non si vede?>> sibila, senza guardarmi.

<<Perché diavolo ti stai comportando in questo modo? Vuoi rigirare la frittata prendendo Javier come capro espiatorio? Non è stato lui a costringerti a posare il collo contro le labbra di quella tizia!>>

Marc tira un calcio al trolley di Javier e viene verso di me con passo risoluto, tanto che non posso trattenermi dal fare un passo indietro.

<<Ti rendi conto di quello che ha fatto o no?>> chiede, fermandosi a pochi centimetri da me.

Lo osservo senza rispondere, e lui riprende a parlare.

<<Si è messo in mezzo in qualcosa che non lo riguardava minimamente. Avevamo appena vissuto una bellissima esperienza insieme, Angel. È stato lui a metterti la pulce nell'orecchio, non è così? Non sto dicendo che ti ha influenzato, perché quello che ti ha detto viveva già nella tua testa, ma ha approfittato delle tue paure. Ha trovato terreno fertile e ha capito che poteva sfruttarlo. Doveva far in modo che tu rialzassi i tuoi muri verso di me, che non abbassassi la guardia, che non ti lasciassi andare con me. E ha fatto la parte dell'amico che ti mette in guardia dal mostro feroce!>> conclude, pieno di rabbia, tirando un pugno contro il muro accanto a lui.

Sussulto appena, senza staccare gli occhi da lui.

China il capo, scuotendolo lentamente, per poi rialzarlo. I suoi occhi sono lucidi e pieni di sofferenza.

<<Non posso fare a meno di pensare, ora, che forse...se lui non si fosse messo in mezzo...io e te...avremmo potuto essere qualcosa di diverso.>> dice, la voce spezzata.

<<Io non penso, Marc. Tu sei quello che ho visto stasera. Io non voglio una persona così al mio fianco.>>

<<Angel, tu non sei come Linda, per me!>> esclama, afferrandomi per le spalle e scuotendomi leggermente, <<tu sei molto, molto di più. Tu sei tutto e di più, per me. Quello che provo per te non può neppure essere paragonato a quello che sento per Linda. È un briciolo, è un nulla rispetto a quello che tu mi fai provare.>>

Fisso i suoi occhi mentre sento il cuore iniziare a battere come impazzito nel mio petto.

<<Tra l'altro, so già che anche lei mi ha tradito. Con un tizio insignificante con cui ha fatto uno shooting fotografico lo scorso mese. Lo hai detto tu, no? Mi sta semplicemente usando.>>

<<Allora perché continui a starci insieme? Se non provi nulla per lei e se sai che lei ti sta usando, perché non la lasci? Perché stare insieme a qualcuno, se poi continui ad andare con chiunque ti capiti a tiro?>>

Marc inarca un sopracciglio, togliendo le mani dalle mie spalle.

<<Forse perché è l'unico modo per non sentirsi soli. Per tenere la testa impegnata, per sentirsi voluti e desiderati, per dimenticare almeno per qualche ora che l'unica persona che volevi ha scelto qualcun altro.>>

Sento una fitta al cuore nel momento in cui quelle parole abbandonano le sue labbra. Il modo intenso in cui mi sta guardando mi fa tremare fin nel profondo.

Quasi non mi accorgo del rumore di una macchina che si ferma proprio di fronte all'entrata di casa.

Deve averlo sentito anche Marc, perché si allontana da me e ritorna a fare quello che stava facendo fino a pochi minuti fa.

<<Ve l'avevo detto che dovevamo passare a vedere se erano a casa! Visto? Avevo ragione!>> riconosco la voce di Anna, mentre Marc chiude le valigie di Javier, per poi uscire dalla stanza portandosele dietro.

<<Ecco Marc - che cazzo sta succedendo? Dove vai?>> chiede Rafi, sconvolta.

<<Io da nessuna parte. È Javier che se ne va.>> dice, secco, mentre io appaio alle sue spalle.

<<Come, scusa?>> ribatte subito Javier.

<<Non ti voglio più sotto il mio stesso tetto, durante la mia vacanza. Te ne devi andare, Javier.>> ribatte Marc, posando le valigie davanti al loro proprietario.

<<E chi decide che io me ne devo andare? Tu per caso?>> replica Javier, ironico, guardandolo dall'alto al basso.

<<Ragazzi, avanti, calmatevi ->>

<<Tu non intrometterti, Miguel!>> lo interrompe Marc, senza staccare gli occhi da Javier.

<<Lo decido io perché la casa è stata prenotata a nome mio e di Alex, quindi sì, decido io se ti voglio qui o meno. E io voglio che tu sparisca. Direi che hai fatto anche troppo nei mesi passati, mettendoti in mezzo a situazioni che non ti riguardavano.>>

Il sorrisetto di scherno sparisce dalle labbra di Javier.

<<Quindi hai scoperto della chiacchierata tra me ed Angel...>>

<<Era solo questione di tempo. E ora vattene con le tue gambe, altrimenti ti faccio andare via con le cattive.>>

<<Marc non ti pare di stare esagerando?>> si intromette Juan, in chiara difesa del fratello.

<<Direi di no, anzi. Se te ne vuoi andare con tuo fratello, sei liberissimo di farlo.>>

<<Se la metti su questo piano allora penso che Angel debba sapere anche un'altra cosa ->>

Javier non fa in tempo a finire di parlare, che Marc lo afferra per il colletto della camicia.

<<Non ci provare.>> sibila Marc, e tutti corrono nella loro direzione per cercare di dividerli.

<<Che cosa?>> domando, mentre sento le mani tremare per l'agitazione e il cuore battere a gran colpi nel petto.

<<Glielo dico io o glielo dici tu?>> continua Javier con tono canzonatorio.

<<Sei un fottutissimo stronzo.>> sibila Marc, per poi tirargli un pugno in pieno viso.

<<Oh cielo!>> esclama Anna, mentre Miguel, Juan e Alex, allontanano Marc e Javier l'uno dall'altro.

<<Spero che tu sia contento del niente che hai ottenuto da tutto questo!>> grida Marc, <<non voglio più vederti.>> continua, per poi sparire lungo il corridoio.

Faccio solo in tempo ad incrociare lo sguardo completamente smarrito di Alex, prima di andare dietro a Marc.

Raggiungo la sua stanza, ma non c'è. Lo cerco allora nel bagno accanto, ma non è neppure lì. Salgo al piano superiore, e vedo la porta del secondo bagno socchiusa.

Mi avvicino molto lentamente, per poi bussarvi contro.

<<Marc? Posso...?>>

Attendo un po' prima di ricevere una risposta, che poi arriva. Apre di poco la porta, ed entro, per poi chiudermela alle spalle.

È così vicino che riesco a sentire il calore del suo corpo e il suo profumo.

Abbasso lo sguardo sulla sua mano destra e noto che le nocche si sono spaccate. Continua a tenerla sotto l'acqua fredda, mentre io recupero l'occorrente per medicarlo. Proprio come aveva fatto lui con me al Mugello. Riempio un batuffolo di cotone di disinfettante e prendo la sua mano per poi iniziare a passarlo sopra le ferite. Vedo la sua mano contrarsi e alzo lo sguardo verso di lui.

<<Scusa.>> sussurro, e lui fa un cenno col capo.

<<Sono io che dovrei chiederti scusa. Mi sono comportato come un idiota...>>

<<Hai fatto ciò che sentivi. E in fondo avevi tutte le ragioni per reagire così.>>

Marc ricopre la mia mano con la sua e sento i brividi riempirmi la pelle. Come posso impedire al mio corpo di reagire in questo modo?

Non ho idea di come fare, né di cosa fare.

Lui si sporge di poco verso di me, e mi posa un intenso bacio sulla fronte.

<<Così mi rovini la frangetta.>> borbotto, e lo sento sogghignare contro la mia pelle.

<<Per così poco.>>

<<Senti, Marc...cosa voleva dire Javier?>>

Marc si irrigidisce di colpo e serra la mano sulla mia.

<<Ti prego, Angel...mi odierai.>> sussurra, abbassando lo sguardo.

Sento l'agitazione iniziare a riempirmi il cuore.

<<È così grave? Nel tempo libero squarti gattini indifesi?>>

<<Ma certo che no!>> ribatte subito, tirando su un angolo delle labbra per ciò che ho detto.

<<Allora di che si tratta? È da te che voglio saperlo, non da lui.>> Marc alza lo sguardo verso il mio. Nei suoi occhi passa un lampo di timore.

<<Promettimi che la nostra amicizia non ne risentirà.>>

<<Così mi spaventi, però...>> accenno, togliendo la mano dalla sua stretta.

<<No, okay, aspetta.>> ribatte subito lui, prendendomi nuovamente la mano e stringendola forte.

<<Ti ricordi il nostro primo incontro...>>

<<Certo, davanti alla Sagrada Familia. Come posso dimenticarlo, è iniziato tutto da lì.>>

<<Ecco, io...non ti sono venuto addosso per sbaglio, Angel.>>

Lo osservo per qualche istante, confusa.

<<Cosa intendi dire?>>

<<Che ti sono venuto addosso apposta. Non è successo per sbaglio, ti ho vista e...non so il perché, ma ho sentito che dovevo fare qualcosa per iniziare a parlare con te, qualunque cosa, ma mi parevi così...di cattivo umore che non avevo idea di come fare. Far finta di non vederti e venirti addosso per sbaglio mi pareva la cosa migliore, anche se magari avevo più probabilità di essere mandato a quel paese. Invece...abbiamo continuato a parlare ed è andata così. Javier non so come, l'ha capito, e aveva intenzione di dirtelo per mandare ancora più in pezzi il nostro rapporto, perché sapeva quanto tu tenessi a queste cose sul destino, eccetera, e io avevo paura che tu ->>

<<Ehi, basta.>> lo interrompo, posandogli un dito sulle labbra.

Sono un po' scossa, questo è vero. Non mi è finito addosso per sbaglio, ma è stato intenzionale. La sostanza però cambia poco.

<<Avanti, sono pronto. Dimmi tutto quello che vuoi.>> dice, chiudendo gli occhi.

<<Avresti dovuto dirmelo tempo fa. Però il caso ha agito comunque, attraverso di te. Il fatto che tu abbia sentito di dover venire da me...non è forse destino, questo? Hai sentito che avevo bisogno di te, perché avevo bisogno di te, Marc. Per cui ringrazio ciò che ti ha fatto sentire di dover venire da me e ringrazio te per averlo ascoltato. Grazie per aver scelto di venirmi addosso, quel giorno.>>

Gli accarezzo un ricciolo, scostandoglielo dalla fronte, e Marc riapre gli occhi, sorpreso.

<<Quindi non...non mi odi?>> scuoto la testa, e lo abbraccio.

<<Questa è una sciocchezza. Le cose importanti sono altre.>>

<<Oh Angel, ti voglio così tanto bene che non hai idea.>> sussurra, tra i miei capelli, stringendomi forte.

<<Anche io Marc, tanto. Ma ti prego, pensa a ciò che ti ho detto. Non ha senso stare con qualcuno che sai che ti sta semplicemente usando, ancor di più se neppure tu provi qualcosa di importante nei suoi confronti. Hai detto che fai tutto questo per non pensare, per dimenticare. Allora dunque: andare a letto con ragazze appena conosciute o stare con Linda ti ha aiutato a dimenticare?>>

Marc mi guarda fisso negli occhi, e in quel momento sento la voce di Alex chiamarmi dalle scale.

<<Arrivo, Alexito!>> rispondo, aprendo la porta del bagno.

<<Pensaci.>> soffio, per poi chiudermi la porta alle spalle.

<<Ehi!>> mi accoglie Alex, non appena appaio sulla rampa delle scale.

<<Eccomi, tesoro. Ti chiedo scusa per questa sera.>> lo raggiungo e gli prendo il viso tra le mani.

<<Ci rifaremo domani. Ma cos'è successo?>> mi chiede, dopo avermi posato un bacio leggero sulle labbra.

<<Javier, mi aveva detto delle cose su Marc per...per allontanarci. Però, se vai da Marc te lo spiegherà sicuramente meglio. Ha bisogno di avere accanto il suo migliore amico, nonché fratello. Vai, ti aspetto in camera.>> Alex annuisce, non prima di avermi posato un ultimo bacio sulle labbra.

Sospiro, mentre scendo le scale. Siamo solo al primo giorno di vacanza ed è già successo un casino. Che altro succederà?

[Spazio Autrice]

Lo so, sono imperdonabile!
Avrei dovuto postare giorni fa, ma fino all'altro ieri non avevo la minima idea di come costruire questo capitolo, e sottolineo, non sono ancora del tutto soddisfatta.
Spero onestamente che a voi piaccia!
Marc è davvero esploso con Javier, vi piace questo suo lato on fire? 😏🔥
Detto ciò, cosa pensate che accadrà nel prossimo capitolo?
Cercherò di postare il prima possibile!
Se vi va lasciatemi un voto o un commento, vi ringrazio tanto per il vostro continuo sostegno ❤

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