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Babbo Natale a sorpresa

Ci tengo a dirvi due parole prima che leggiate questa piccola chicca che ho scritto lo scorso Natale per un contest qui su wattpad.
Tenevo al fatto che tutte voi lo leggeste, perché è un flashback a cui tengo molto, e ho preferito pubblicarlo come appendice di A fior di pelle.
In più, vedere questi due insieme mi manca tantissimo, così come scrivere di loro due.
Ora, sparisco, vi mando un bacio, vi aspetto al prossimo capitolo di A fior di labbra 👀❤

[Natale 2012]

<<Marc, vuoi qualcos'altro da mangiare?>> mi domanda mia madre all'improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri.


Scuoto la testa, e accenno un sorriso.


<<No, mamma, grazie. Ma forse Alex vuole un'altra fetta del panettone che ha portato Dina...>> accenno, gettando un'occhiata a mio fratello seduto accanto a me, <<in fondo te ne sei spazzolato già due fette.>> continuo, per poi dargli una gomitata.


Lui mi fulmina con lo sguardo.


<<Guarda che un pezzo l'ho dato ad Angel, e poi almeno a Natale fammi sgarrare un po'!>>


Basta che Alex la nomini e il mio sguardo torna a posarsi su di lei, seduta dal lato opposto del tavolo, accanto a sua madre.


Esattamente come poco prima che mia madre mi richiamasse alla realtà, torno ad osservarla.

È così lontana, persa in chissà quali pensieri. Come al solito, il suo corpo è qui, con noi, ma la sua mente è lontana migliaia di chilometri.


So che il Natale la rende triste.


So che è uno di quei giorni in cui sente ancor di più la mancanza del resto della sua famiglia, dei suoi nonni in particolare.


Quest'anno avrebbe dovuto tornare in Italia con sua madre per le vacanze natalizie, ma alla fine hanno dovuto rinunciare per non so quale motivo dato che Angel, da quando sua madre glielo ha riferito, si è chiusa in un mutismo assoluto.

È da un anno e mezzo che non vede i suoi nonni, è comprensibile la sua tristezza.

E poi onestamente, adoro questo suo essere la rappresentazione vivente del Grinch.

All'improvviso, la vedo alzarsi di scatto dalla sedia.


<<Angel, dove vai?>> le domanda Dina, guardandola dal basso.


<<Ecco...ho dimenticato di controllare se...Duchessa aveva abbastanza acqua. Io...torno subito!>> afferra il suo cappotto blu notte, mentre Dina si alza in piedi.


<<Angel, per favore ->>


<<Mamma, avanti. Non dispiace a nessuno se me ne vado, no? Non sono di molta compagnia, e vi chiedo scusa. Roser, Julià, vi ringrazio per averci invitate. Ma mia madre e mia zia, come ben sapete, sono molto più di compagnia della sottoscritta. Di nuovo, scusatemi.>> fa un cenno col capo e sparisce dalla nostra vista, iniziando a scendere le scale.


Mi alzo di scatto e raggiungo la cima delle scale.


<<Angel, ti accompagno!>>


Lei si volta di scatto, una mano posata sulla maniglia della porta di entrata.


Accenna un sorriso e inclina la testa di lato.

<<Non serve, Marquez. Casa mia è a due strade di distanza, lo sai. Ah, dimenticavo: buon Natale. Ti voglio bene.>> la osservo, mentre esce da casa mia, senza sapere cosa dire per fermarla.


Vorrei fare qualcosa per farla sorridere, per far sparire la tristezza dal suo viso e dal suo cuore.


Mi rendo conto che ora tutto quello che voglio è raggiungerla e trascorrere il resto di questa giornata con lei.

È la mia migliore amica, l'unica che vorrei avere sempre al mio fianco.


Quando torno di sopra raccolgo stralci della conversazione tra i miei genitori e la madre di Angel.


<<È intrattabile negli ultimi giorni...il Natale la rende sempre triste e in più dopodomani è il suo compleanno...sta vivendo proprio male il fatto che stia per compiere diciotto anni...ma immagino che d'ora in avanti sarà sempre così.>>


Sapevo già dell'avversione di Angel per i compleanni, l'ho scoperta l'anno scorso.


Trova inutile festeggiare il fatto di compiere un anno in più.


Cosa posso fare per farla stare meglio?


Per farla ridere, per farla sorridere?

Ad un tratto nella mia testa balena un'idea. Tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans mentre sento mio padre iniziare a raccontare un aneddoto di quando ero bambino. Praticamente sono diciannove anni che gli sento raccontare questa storia, ad ogni Natale.


Speriamo che mio zio Ramon abbia ancora ciò che sto cercando.


                                ~·~

Quando arrivo sotto casa di Angel resto per dieci minuti buoni in macchina, il dubbio che forse non basterà una banalità come questa per risollevarle il morale, che mi martella in un angolo della mente.


Inoltre, chi mi garantisce che mi farà entrare?


Anzi, considerato il suo umore, penso che non mi aprirà neppure il portone d'ingresso del palazzo.

Ma io non sono il tipo che si tira indietro.


Neppure con indosso questi abiti ridicoli.

Scendo dalla mia auto, recuperando il ridicolo pensierino che avevo fatto per Angel e che avevo deciso di non darle per non farmi prendere in giro, ma arrivati a questo punto direi di non avere più niente da perdere.


Suono al citofono di Angel.

Suono una, due, tre volte, perché non posso arrendermi.

Non posso arrendermi.


<<Chi diavolo rompe i coglioni anche il giorno di Natale?>>


La voce di Angel, tagliente e intrisa di nervosismo, arriva alle mie orecchie in quella splendida lingua che è l'italiano.


Anche se mi ha appena dato del rompicoglioni.


<<L'unico ragazzo della tua vita!>> rispondo, mellifluo.


La sento esitare dall'altra parte del citofono.


<<Ron Weasley?>>


Resto interdetto per un istante.


Chi è questo adesso e da dove sbuca?!


<<No!>> rispondo, contrariato, e la sento sbuffare.


<<Allora non mi interessa.>>


<<Angel, aspetta dai, fammi salire. Ti prego. Ho una sorpresa per te.>>


<<Marc, voglio stare sola. Dai, torna dalla tua famiglia, ti prego!>>


<<Non posso! Avanti, aprimi, ti giuro, non te ne pentirai!>>


<<Sei davvero un rompicoglioni.>> sento il portone aprirsi e mi ci butto a capofitto, felice di aver vinto anche questa battaglia.


<<Cinque minuti, Marquez! Poi smammi!>> la sento dire, ma ormai sono già sulle scale.


Prima di arrivare sul suo pianerottolo mi tiro su la barba, e inizio a immaginare quale potrebbe essere la sua reazione quando i suoi occhi si poseranno su di me e vedranno come mi sono conciato per lei e solo per lei.


Inizio a salire gli ultimi scalini facendo il minor rumore possibile affinché lei non mi senta.


La porta è socchiusa, e la spingo appena con la punta delle dita.


Angel, da dentro, la tira allora verso di sé.

<<Adesso tu mi devi spiegare ->>

Angel punta gli occhi su di me e li spalanca, così come la bocca. Resta immobile a fissarmi per diversi istanti, per poi alzare lentamente lo sguardo su di me e spalancare ancora di più gli occhi.


<<Io...tu...cosa...Marc, che ci fai vestito da babbo natale?!>> chiede, la voce più alta di un'ottava.


<<Sono venuto per rallegrare una bambina molto triste.>>


Angel mi afferra per un braccio e mi tira dentro casa.


Si chiude poi la porta alle spalle e vi si appoggia contro, voltandosi verso di me.

E la vedo.

Scuote la testa, alcune ciocche di capelli, sfuggite dalla sua lunga treccia, le finiscono davanti al viso, mentre sorride e chiude gli occhi.

Si è già cambiata. Indossa una lunga felpa rossa con sopra disegnata una renna e un paio di calze rosse con disegnate dei fiocchi di neve bianchi che le arrivano fin sopra al ginocchio.

Poggio la scatolina con quella sottospecie di regalo al suo interno sul mobile accanto all'ingresso.

<<Tu sei pazzo.>> commenta, tornando poi a guardarmi.


Il sorriso stampato sul volto, gli occhi che brillano.


Forse ce l'ho fatta.


<<La mia migliore amica aveva bisogno di me e beh, il vestito di babbo natale di zio Ramon ha funzionato!>>


<<Marc, davvero, io ->> mi osserva per un secondo, per poi venire verso di me nella chiara intenzione di abbracciarmi, ma si blocca e afferra la barba.


<<Almeno levati questa roba dalla faccia, ti prego!>>


<<No, aspetta!>> mi sistemo meglio la barba sul viso, <<buon natale, Angel. Sono immensamente fortunato ad averti nella mia vita.>>


Angel punta gli occhioni da cerbiatta nei miei e mi sfila la barba dal viso.

<<Buon natale, Marc. Sei prezioso, perché mi stai accanto e mi vuoi bene anche se sono pesante, scontrosa e perennemente accigliata. Sei il migliore amico che ho sempre sognato di avere. Non avrei mai immaginato che ti saresti presentato conciato in questo modo a casa mia.>> sogghigna e si allontana, come se volesse guardarmi meglio per l'ennesima volta, <<ma babbo natale non mi ha portato neppure un regalo?>>

Mi rivolge uno sguardo innocente, e io inarco un sopracciglio.

<<Hai aperto due ore fa il mio regalo, e te ne aspettano altri tra due giorni.>>


<<Grazie per avermelo ricordato.>> fa per allontanarsi da me, increspando le labbra per il disappunto, ma la blocco.


<<Ma>> torno verso l'ingresso e prendo la scatolina, << qualcosina ti ho portato. Avevo deciso di non dartelo, perché è davvero terribile, ma ho deciso che oggi posso pure rendermi ridicolo. Ti prego, non ridere troppo.


Angel mi osserva incuriosita, e me la prende dalle mani. Apre la scatola e tira fuori una sottospecie di tazza che ho fatto con le mie mani. È atroce, storta come la Torre di Pisa, e pare sul punto di esplodere in mille pezzi. L'ho persino dipinta di rosso, sicuramente il bricolage non è il mio forte.


<<Mi sarebbe piaciuto creare qualcosa con le mie mani, per te, perché so che le cose fatte a mano ti piacciono un sacco, ma è un obbrobrio, e se deciderai di buttarla ti capirò e ->>


Angel posa la tazza sul tavolino davanti al divano e mi abbraccia, stringendomi forte.


<<È bellissima Marc, davvero. Uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto!>> soffia, contro il mio petto.


La osservo, confuso.


<<Sicura che la tua miopia non sia peggiorata?>>


<<Cretino!>> commenta, dandomi uno schiaffetto sul petto.


<<È il tempo che hai dedicato al tuo regalo per me che lo rende speciale e bello. È il tempo che hai impiegato per crearlo che lo rende incantevole.>> continua, sollevando gli occhi scuri e profondi su di me.


<<Oh.>> è l'unica cosa che riesco a dire, <<comunque, dopodomani, per festeggiare, ci ubriacheremo insieme.>>


<<Proposta allettante.>> si limita a dire, senza espressione, sciogliendo l'abbraccio.

<<Potrai prendere la patente!>> continuo.


<<Eccitante.>> si volta verso la tv e solo in quel momento mi accorgo che è accesa.


Angel mi lancia uno sguardo.

<<Stavo guardando Le Cronache di Narnia. Sentivo la mancanza della neve e dei miei dieci anni. Ecco, vorrei compierne dieci di anni, non diciotto.>>


<<Alla fine ne dimostri solo quattro in più di dieci.>> la prendo in giro e lei mi fulmina con lo sguardo.


<<Grazie per avermi ricordato che sembro una quattordicenne.>>

Proprio in quel momento Duchessa scende dal divano e viene a strofinarsi contro le mie gambe.

<<Ti vuole bene anche con quel vestito ridicolo addosso.>> sogghigna.


<<Mi trovi ridicolo?>> le domando, tutt'a un tratto insicuro di me.


Angel inclina la testa di lato, sorridendo.

<<Onestamente non ho mai visto un babbo Natale così carino in vita mia. Ma il vestito ti sta troppo lungo.>> cerca di trattenere una risata, mentre con un cenno del capo indica i pantaloni e le maniche del vestito.


Sbuffo.

<<Non è colpa mia se sono il più basso di tutta la famiglia.>>


Angel mi rivolge uno sguardo carezzevole mentre mi rivolge un largo sorriso.


<<Sei semplicemente fatto apposta per me. Su misura per me. Anche se persino tu accanto a me sembri un gigante!>> commenta, facendo una smorfia.


<<Sei un adorabile bambolina, non dovresti disprezzarti.>> la rimprovero, ma lei scuote la testa.


<<Sì, Marc.>> mi osserva per un istante, mi sfila anche il cappello per andare a posarlo sull'attaccapanni, poi mi corre incontro per abbracciarmi, di nuovo.


<<Grazie per avermi migliorato la giornata.>> dice, contro la mia spalla.


<<Non ho fatto niente di speciale, in fondo.>>


<<Per me è tanto, credimi.>> continua, stringendomi più forte.


<<Comunque>> mi allontano di poco da lei per poterla guardare in viso, <<chi è...Ron Whiskey?>>


Angel mi guarda per qualche istante incredula, per poi scoppiare a ridere.


<<Dio, Marc, sei unico. Ma è un'eresia che tu sia totalmente ignorante in materia di Harry Potter. Ti istruirò io, come tu hai fatto con me con il catalano.>> 


<<Infatti sai ancora solo tre parole in croce.>>


<<Io sarò un'insegnante migliore di te.>> ribatte, sorridendo.


<<Ora ->> si interrompe, attirata da qualcosa alla finestra, <<Marc>> sussurra, gli occhi che le si fanno lucidi, <<la neve.>>


Mi supera, e corre alla finestra.


<<La neve, la neve!>> continua, alzando il volume della voce. La raggiungo, e vedo le sue mani tremare contro il vetro gelato della finestra.


<<Non la vedevo dallo scorso anno, da quando ho lasciato casa mia...>> sospira, e porto un braccio intorno alle sue spalle, avvicinandola a me.


<<Questa nevicata è tutta per te, Angel.>> soffio, e lei appoggia la testa contro la mia. Pochi istanti dopo, anche la sua gatta si unisce a noi.


<<Grazie per avermi raggiunto, Marc. Avevo bisogno di tutto questo. E tu alla fine, sai sempre ciò di cui ho bisogno senza che io lo dica a parole.>>


<<Lo stesso vale per te.>> dico, semplicemente, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.


<<Sono così favoloso, però Laia mi ha mollato lo stesso.>> commento, dopo diversi istanti, in un sospiro.


Angel si volta verso di me.


<<Il fatto di essere favolosi non ci garantisce che tutti ci ameranno. Non tutti sono fatti apposta per noi. Lei non lo era e non ti meritava. Prima o poi arriverà colei che ti meriterà e che ti amerà veramente.>>


Angel mi lascia una carezza sulla guancia mentre mi rivolge un dolce sorriso.


<<Speriamo più poi che prima, ora ho solo voglia di divertirmi per molto, molto tempo. Sono un pilota di MotoGP, adesso.>> gongolo, e lei mi lancia un'occhiataccia.


<<Ecco che ricominci a fare lo sbruffone.>> borbotta, e io non riesco a trattenere una risata.


<<Ma tu mi vuoi bene lo stesso.>>


<<Purtroppo.>> commenta, lasciando una carezza sulla testa di Duchessa.


<<Vedrai che tu invece troverai l'amore prima di me.>> la canzono, e lei mi fulmina con lo sguardo.


<<Sì, giusto per sparargli in mezzo agli occhi.>> ribatte, gelida come il ghiaccio.


<<Sherlock ha una brutta influenza su di te.>>


<<Quell'uomo è la mia anima gemella, altroché.>> commenta lei, scrollando le spalle.


La osservo per qualche istante, mentre continua ad ammirare i fiocchi di neve che danzano davanti ai suoi occhi, poi spengo la tv.


<<Che stai facendo?>>


<<Tanto non la stavi guardando.>> mi limito a dire, mentre vado a spegnere la luce. Il buio è ormai sceso su Cervera e Angel si volta di scatto verso di me.


<<Ma che diavolo - lo sai che ho paura del buio!>>


<<Aspetta un secondo>> continuo, mentre recupero le candele e le accendo, per andare a posarle sul mobile accanto al televisore. Poi tiro fuori il cellulare dalla tasca e faccio partire una canzone natalizia, The night before Christmas di Amy Grant.


<<Marquez, come fai a sapere di questa canzone?>> chiede, lapidaria, mentre io mi volto verso di lei.


<<Me l'ha suggerita un uccellino.>> le faccio l'occhiolino, riferendomi a sua madre, mentre le tendo una mano.


<<Mi concedi questo ballo?>> le domando, e lei, con gli occhi lucidi, annuisce prontamente.


Iniziamo a ballare lentamente, stretti l'uno all'altra, nella penombra del salotto illuminato solo dalla luce delle candele e da quella dei lampioni in strada.


Mentre fuori la neve si fa sempre più copiosa, mi rendo conto che non c'è altro luogo dove vorrei essere in questo momento.


Angel posa la testa sulla mia spalla, mentre stringe più forte la sua presa sulla mia mano.


<<Quando ero piccola, io e mia madre danzavamo sempre sulle note di questa canzone. Non l'ascoltavo da allora. Grazie, Marc. Grazie per avermi illuminato il Natale. Ti voglio un bene infinito.>>


Sorrido, posandole un bacio tra i capelli.


<<Grazie a te, angelo. Per altri natali come questo, anzi, ancora più belli. L'importante è che saremo insieme.>>


In fondo, è questo il significato del natale.


Trascorrerlo con le persone che più ami.

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