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Addicted to you

[Above us all the stars are watchin'
There's no place
I'd rather be in this world
Your eyes are where I'm lost in
Underneath the chandelier
We're dancin' all alone
There's no reason to hide
What we're feelin' inside
Right now
So baby let's just turn down the lights
And close the door
Oooh I love that dress
But you won't need it anymore
No you won't need it no more
Let's just kiss 'til we're naked, baby]

[Marc]

[Giugno 2015]

<<È arrivata la juventina!>> esordisco, non appena apro la porta ed Angel appare alla mia vista.

<<Iniziamo già, Márquez? Paura di vedere la propria squadra perdere?>> mi punzecchia, mentre saliamo le scale l'uno accanto all'altro.

Lei ha indosso la maglia a strisce bianche e nere della sua squadra, la numero 6, quella di Pogba.
Io, quella blu e granata del Barça, la numero 10 di Messi.

<<La mia squadra, perdere? Non penso proprio, angioletto.>> replico, inarcando un sopracciglio.

<<Abbiamo buttato fuori il Real, possiamo battere anche voi e portarci a casa questa maledetta Champions.>> continua Angel.

<<Pensavo ti piacesse la mia squadra.>> mi porto una mano al petto, fingendo di essere ferito.

<<La tua squadra mi piace fino a quando non incontra la mia. Non me ne frega un cazzo, Márquez, se non vincono stasera faccio un casino.>> si ferma sulla soglia del salotto, e assottiglia lo sguardo non appena nota che mio fratello e i miei amici sono già tutti accampati intorno alla TV.

<<Una contro tutti, ma non conta il numero, conta portare a casa la vittoria.>> resta però ferma sulla porta, mentre un lampo di timore le attraversa lo sguardo, <<anche se quegli stronzi hanno già perso cinque finali, non mi fido di loro. E scommetto che è su questo, che voi culés fate affidamento.>>

Sogghigno, mentre la guardo.
Di solito è sempre così fredda, controllata, e oggi, per la prima volta, vedo una piccola fiamma bruciare nei suoi occhi che non è riconducibile alla rabbia, ma alla passione.

<<È arrivata Angel, ragazzi!>> esclama Javier, battendo le mani, e lei fa una smorfia.

<<Fate i bravi perché sennò stasera finisce male indipendentemente da come finirà la partita.>> ci avverte Angel, avanzando verso il salotto.

<<Tranquilla Angel, ci siamo noi, nel caso. Noi faremo i bravi, vero Marc?>> Alex le circonda le spalle con un braccio e la attira a sé.

<<Possiamo scattarvi una foto e mostrarla per promuovere il buon tifo?>> chiede loro Miguel, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans.

<<Non ci provare, Miguel. Oggi non mi ferma neanche il diavolo.>>

<<Sei bella carica stasera, eh?>> noto, andandomi a sedere sul divano e prendendo una manciata di popcorn.

<<Devo esserlo! Mi appresto a vedere una partita con una telecronaca assolutamente di parte, circondata da culés, non so Márquez, ci manca solo che non sia carica.>>

<<Marc, è grazie a te se Angel ha iniziato a seguire il calcio, potevi fare di meglio però, e farla diventare una culé al 100 %, e non una...goba? No, aspetta, sul telefono c'è scritto gobba.>> esclama Miguel.

<<Colpa sua, sì, ma il cuore ha scelto la Juve. E onestamente poteva farsi i cazzi suoi. Seguire questa squadra è come tirarsi un calcio in faccia.>>

Le squadre scendono in campo e Angel si lascia andare ad un lamento.

<<Non penso di essere pronta al fatto di vedere questa partita con voi. Forse era meglio se me ne restavo a casa.>> afferma, iniziando a tamburellare per terra con il piede.

<<Non scherzare, Angel. Piuttosto, mangia qualcosa.>> le dice Alex, porgendole uno dei cartoni della pizza che riempiono il tavolino posto di fronte al divano.

<<Ho mangiato prestissimo perché con l'ansia io non riesco a mangiare, dovreste saperlo, no? Faccio lo stesso per le vostre gare! Finisco sempre per pranzare alle tre passate!>> nascondo un sorriso.

Angel non è una persona che esterna molto spesso i suoi sentimenti e le sue emozioni, e il sentirla dire che non riesce a mangiare perché prova ansia e agitazione per noi, è un modo per dirci che ci vuole bene.

Mentre l'inno della Champions inizia, io, Alex e i miei amici urliamo un "Forza Barça!" e Angel si tappa le orecchie, mormorando qualcosa.

<<Una sola femmina contro sette maschi, più li odio più li ho intorno.>> sbuffa, per poi alzarsi in piedi, portarsi una mano sullo stemma e urlare un "Fino alla fine forza Juventus!">> mentre negli occhi le brilla una fiamma viva di orgoglio e fierezza.

Dopo soli quattro minuti Rakitic segna il primo gol per noi, e Angel ci uccide con lo sguardo ad uno ad uno.
Alex le mima uno "scusa", e lei per tutta risposta gli rivolge il dito medio.

Angel è paradossalmente quella che urla più di tutti, rigorosamente in italiano, e la cosa fa impazzire i miei cugini e i miei amici, perché non capiscono nulla di quello che dice. Insulta uno ad uno i giocatori della sua squadra, mentre a quelli della mia manda maledizioni borbottando sottovoce.

Durante l'intervallo tra il primo e il secondo tempo Angel inizia a camminare per tutta la casa mentre continua a scuotere la testa e a ripetere: "ma non potevo appassionarmi al golf?"

Continuo ad osservarla senza smettere di sorridere, cosa che mi fa sembrare alquanto stupido.
Lei ad ad tratto solleva la testa e punta lo sguardo verso di me.

<<Cosa cazzo hai da sorridere? Non mi prendere per culo, possiamo ancora vincerla.>> io scoppio a ridere e la raggiungo, abbracciandola. Angel resta rigida tra le mie braccia, ma posa la testa sulla mia spalla.

<<Non ti stavo prendendo in giro, angioletto, mi fai tenerezza, sei assolutamente adorabile anche quando ti arrabbi.>>

<<Questo vuol dire che non mi prendi sul serio quando mi arrabbio?>> mi guarda con un sopracciglio inarcato, un lampo ad attraversarle lo sguardo.

Ahia.

<<Certo che ti prendo sul serio, anzi, quasi mi spaventi, perché sei imprevedibile. In questi casi mi fai tenerezza, quando ti arrabbi per la tua squadra del cuore o quando io faccio qualche cosa di sbagliato in gara.>>

<<Mmh.>> si limita a dire Angel, guardandomi poco convinta, <<quando sei in pista mi dai sempre motivo di arrabbiarmi.>>

<<Chiedo scusa.>> sospiro, e Angel per poco non mi tira uno schiaffetto dietro la nuca.

<<Scuse da pilota.>> replica, mentre Miguel ci avverte che il secondo tempo sta per iniziare.

La Juve pareggia al 55esimo con un gol di Morata, ed Angel esulta facendo più casino di quanto io e i miei amici abbiamo mai fatto.

<<Vi prego, non fate gli stronzi, fatemi godere in faccia a questi catalani!>> piagnucola, mettendosi in ginocchio davanti al televisore.

<<Scusate, ma questa Angel da dove esce fuori? Siamo sicuri che è la stessa che conosciamo da anni?>> chiede Miguel, guardandoci con fare sorpreso e cercando di non scoppiare a ridere.

<<Pensate di conoscermi, prego. Una come me non la si conosce mai fino in fondo.>> replica lei, lanciandogli uno sguardo di sbieco.

Al 68esimo però, passiamo nuovamente in vantaggio, e Angel tira un urlo.

<<Maledetti pezzi di merda, proprio adesso che stavamo giocando da dio, io impazzisco, vi odio cazzo!>> urla, con gli occhi lucidi, e quando Neymar al 97esimo segna il terzo gol, Angel tira un pugno contro il muro e scappa via, uscendo di casa.

Mentre i ragazzi mi attirano in un abbraccio per festeggiare, non riesco a smettere di pensare al fatto che devo andare da Angel, che è solo una partita e lei è più importante di tutto. Approfitto del fatto che tutti sono troppo impegnati a festeggiare e a bere birra, e corro giù per le scale.
Siamo a Cervera, in Catalogna, è pieno di tifosi del Barça, e dalle case che costeggiano la via si sentono grida di giubilo e squilli di trombe da stadio.

Angel è appoggiata contro il muro di casa mia, sotto il portico, accanto alla porta. Le braccia strette intorno al corpo, il viso rigato di lacrime.

E vuole continuare a dare un immagine di sé di creatura fredda e cinica.

Vorrei abbracciarla, stringerla a me, ma ho paura di essere inopportuno, temo che in questo momento lei mi detesti.

Si volta di scatto verso di me, e scuote la testa, agitando una mano nella mia direzione.

<<No, Márquez, stai lontano. Vai a festeggiare con i tuoi amici e lasciami sola, per favore. Non mi piace, tra l'altro, che gli altri mi vedano piangere.>>

<<Io non sono gli altri, io sono Marc, Angel. E in fondo, ti ho già vista piangere.>> replico, facendo un passo verso di lei.

<<Non mi interessa in questo momento. Voglio restare sola ->> singhiozza, <<per favore. Sto piangendo per undici coglioni che hanno perso per la sesta volta e sono incazzata, furiosa, per cui vai a festeggiare quella stramaledetta coppa vinta dalla tua squadra.>>

<<Non me ne frega niente della coppa e del Barça, se tu stai così. Io voglio solo vederti felice, e avrei preferito vedere vincere la Juve se questo significava vederti felice.>>

Angel mi lancia uno sguardo, poi fa roteare gli occhi.

<<Sì, beh...tanto abbiamo perso, quindi...>> la prendo per un braccio, e l'attiro a me, stringendola forte. Angel esattamente come prima, resta rigida contro il mio corpo, ma quando infilo le dita tra i suoi capelli, si scioglie e affonda il viso nella mia spalla, intrecciando le braccia intorno alle mie spalle.

<<Non posso crederci, consolata da un culé.>> borbotta, e io trattengo una risata.

<<Sono anche un bel culé, che dici?>> la sento fare una smorfia contro la mia spalla.

<<Non ti rispondo neanche.>> si limita a dire, ma so che sta sorridendo.

È questa la mia vittoria, stasera

~•~

<<Angel, come stai?>>

Angel solleva il capo e apre gli occhi, accennando un sorriso.

<<Josè, sto esattamente come un quarto d'ora fa. Siete adorabili a chiedermelo continuamente, e a riempirmi di attenzioni, ma davvero, ho solo bisogno di andare via da qui.>> le prendo una mano, e l'aiuto ad alzarsi in piedi.

<<Stiamo tornando a casa, pequeñita, vedrai, starai benissimo.>>

<<Ci aspettano sedici ore di volo, Márquez, io onestamente vorrei piangere.>> non riesco a trattenere un sorriso, mentre vedo Alex recuperare la valigia di Angel, mentre io mi metto il suo zaino in spalla.

<<Potresti dormire e recuperare un po' di forze, in queste ore.>> le dice Alex, e lei scuote la testa.

<<Non riesco a dormire.>>

<<Secondo me questa volta non avrai problemi a prendere sonno.>> aggiungo io.

Saliamo sull'aereo, e mentre Angel va a sedersi alla sua postazione, sento Alex posarmi una mano sulla spalla.

<<Marc, hai notato che c'è anche Mir sul nostro volo?>> sollevo lo sguardo e inizio a cercare la figura longilinea del nuovo campione del mondo di Moto3, ma non lo trovo.

<<No, non l'avevo notato. Ma comunque non c'è niente di strano, sono cose che capitano spesso.>>

Lo vedo annuire, poi si gratta la nuca.

<<Senti, posso chiederti un favore?>>

<<Certo.>>

<<Posso stare seduto accanto ad Angel? Ci sei stato sempre tu durante gli ultimi voli, e...>> stringo le labbra.

Avrei voluto stare accanto ad Angel per le prossime sedici ore, insomma, oggi è un mese esatto che stiamo insieme, ma non posso neppure comportarmi da egoista, e soprattutto, mi sento in colpa nei confronti di Alex. Non potrei mai dirgli di no.

<<Ma certo, fratello. Vai pure.>>

Alex mi rivolge un largo sorriso, e mi da una pacca sulla schiena a mo' di ringraziamento, per poi raggiungere Angel. Passo accanto a loro, e vedo lo sguardo confuso di Angel saettare da Alex al sottoscritto, e le faccio un cenno col capo. Vado a sedermi accanto ad Josè, che mi guarda alquanto sorpreso.

<<E tu che ci fai qui? Pensavo non volessi staccarti neppure un secondo dalla tua ragazza.>> sussurra l'ultima parola ed io sollevo un angolo delle labbra verso l'alto.

<<Alex mi ha chiesto di fare cambio di posto, non potevo dirgli di no. Insomma...non posso stare sempre incollato ad Angel, no?>> la mia suona più come una domanda che come un'affermazione, e sento lo sguardo di Josè su di me.

<<Beh, siete stati praticamente sempre insieme per un mese. È quasi surreale vederti così per qualcuno, sarà che non ti ho mai visto coinvolto da nessuna in questo modo.>>

<<Onestamente non riesco a crederci neppure io.>> inizio poi a guardarmi intorno alla ricerca di Mir.

Sapere che ha capito tutto non mi fa stare tranquillo.
E se lo dicesse a qualcuno, o peggio, ad Alex?

<<Chi stai cercando?>> mi chiede Josè.

<<So che Mir è qui, sul nostro stesso volo.>>

<<E quindi? Marc, avanti, Angel non ha occhi che per te.>>

Sento le farfalle nello stomaco alle parole di Josè.

<<Davvero?>>

<<Sì, solo un cieco non lo capirebbe. E Alex, ma Alex è un caso a parte.>>

Lancio uno sguardo fuori dal finestrino. Non manca molto a Valencia. Sarò davvero pronto a dirgli la verità?


[Angel]


<<Alex, avanti, tira fuori cinquanta euro.>> Alex sbuffa, roteando gli occhi.

<<Perché ti ho chiesto di giocare a carte? Non sono riuscito a vincere neppure una volta, contro di te.>>

<<Nessuno riesce a vincere contro di me.>> replico, inarcando le sopracciglia e sorridendo, <<muoviti Alex, fuori i soldi!>>

<<Te li posso dare quando scenderemo dall'aereo?>>

<<Va bene, mi fido.>> concludo, portandomi i capelli di lato.

<<Angel, cos'hai sul collo, vicino all'orecchio?>> mi chiede all'improvviso Alex con fare preoccupato, aggrottando la fronte.

<<Come? Dove?>> porto una mano sul punto che mi ha indicato Alex, e sento il sangue salirmi al viso. Ho capito di cosa si tratta.

<<Oh, ecco...mi ha punto una zanzara, penso.>>

<<Ma a te le zanzare non ti toccano neppure.>>

<<È vero, ma c'è sempre qualcuna che si azzarda a pungermi, e poi questa era una zanzara malese. Magari loro sono più coraggiose.>> sogghigno, cercando di non far trasparire il mio nervosismo.
Devo fare un bel discorsetto a Marc.

<<Pensavo fosse qualche sfogo della pelle, dovuto all'umidità. Meglio così, co - Angel.>> si corregge subito, rivolgendomi un sorriso nervoso, ma ho capito ciò che stava per dire, e so benissimo che anche ieri, quando mi ha raggiunto alla clinica mobile, mi ha chiamato in quel modo.

Mi si stringe il cuore, perché vorrei che riuscisse ad andare avanti. Mi ha lasciata, perchè lo ha fatto se era ancora innamorato di me?
Vorrei che riuscisse a mantenere il punto che ha messo a metà settembre. Lo vedo alzarsi.

<<Dove vai? Vuoi stare un po' da solo dopo la sconfitta?>> lo prendo in giro, riferendomi alla nostra partita.

<<Vado ad asciugarmi le lacrime in bagno.>> sogghigno mentre lo vedo allontanarsi e mi volto verso il finestrino. Ho abbassato la tendina, quindi non ho problemi.
Vorrei tanto che Marc in questi minuti in cui Alex non c'è, mi raggiungesse, giusto per scambiarci due parole.

So che teneva molto al festeggiare il nostro primo mese insieme, e già gli urtava l'idea di doverlo passare interamente su un aereo, ma almeno avremmo potuto stare vicini come tutte le altre volte, invece...
Mi sento una stupida all'idea che mi appresto a festeggiare un mesiversario.
La mia parte cinica e acida starà vomitando da qualche parte.
In realtà io non ho mai dato importanza a questo tipo di ricorrenze, anniversari, mesiversari, soprattutto questi ultimi, mi sono sempre sembrati delle grandi stronzate.
Una piccola parte di me lo pensa ancora, un'altra, la più grande, non vede l'ora di viverlo con Marc.
Ho visto il suo sguardo mentre mi parlava di quello che aveva in mente per il nostro giorno speciale.
E non importa se penso che sia una stronzata.
Per lui è importante, e di conseguenza lo è anche per me.

Sento qualcuno sedersi accanto a me, e mi volto. Possibile che Marc mi abbia letto nel pensiero come la maggior parte delle volte?

<<Belle!>>

<<Joan! Che ci fai qui?>> gli chiedo, sorpresa. E anche un po' delusa, dato che attendevo Marc. Gli lancio un'occhiata e mi accorgo che sta dormendo.

<<Torno a casa, proprio come te. Ho notato che Alex è andato in bagno e ho pensato di approfittarne per venire da te. Come stai?>> mi prende una mano e la stringe forte.

Gli sorrido. Joan è cosi caro, è un ragazzo davvero speciale.

<<Meglio. Finalmente abbiamo lasciato quel forno e mi sento davvero molto meglio. Sei così carino a chiedermelo, e ne approfitto per ringraziarti di avermi portato alla clinica mobile.>>

<<Non devi in nessun modo ringraziarmi. Lo avrebbe fatto chiunque.>>

<<Mh, non è così scontato. Per cui, grazie.>>

Mi sono ripromessa di non essere più così calorosa con Joan, non voglio che Marc soffra, ma al tempo stesso non voglio neppure trattare Joan troppo freddamente, perché non lo merita, e in fondo, non voglio neppure rovinare il rapporto che abbiamo, e perderlo. È una creatura preziosa, che voglio avere nella mia vita.
Sono convinta che prima o poi troverà qualcuno che potrà dargli in cambio tutto l'amore che merita, perché ne merita tanto, solo che non sono io quel qualcuno.

Io sono stata fatta per un altro.

<<Figurati, scricciolo. Voglio solo vederti star bene, e soprattutto, sapere che sei felice. Lo sei? Sei felice, ora?>> mi chiede, guardandomi dritto negli occhi, e accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.

Quel gesto così dolce mi fa quasi rabbrividire.
Sorrido, annuendo.

<<Sì, molto, Joan.>> ammetto, e lui annuisce.

<<Quindi, la giraffa si è resa conto di essere innamorata?>> mi dice, prendendomi alla sprovvista.

Non capisco che cosa voglia dire.

<<La giraffa?>> gli domando, confusa.

<<In Austria mi dicesti questa poesia: "La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri. Si è innamorata ieri, e ancora non lo sa." recita, e per la prima volta noto un sorriso triste colorargli le labbra.

<<Te la ricordi.>> mormoro, sorpresa.

<<Mi ricordo tutto quello che mi hai detto, Angel. Tutto. Ricordo anche che mi hai detto che non volevi che io soffrissi. E io ti ho detto che non mi importava, che avrei continuato anche a costo di sbattere la testa. Volevo sbattercela contro, e in realtà ha fatto più male di quanto pensassi. Ma voglio che tu sappia che sono sempre qua, che non cambio idea, e una parte di me sa, o forse spera soltanto, che un giorno l'avrà un'occasione. Non la perderò, Angel. Anche se vorrei poterti dimenticare, non posso avere il controllo di ciò che provo, per cui, resterò qui ad aspettarti.>>

Il suo sguardo velato di tristezza mi colpisce e quasi non mi accorgo che si allunga verso di me per posarmi un bacio sulla guancia. Lo vedo alzarsi, e non riesco neppure a dirgli una parola. Alex torna accanto a me dopo qualche istante.

<<Angel, che succede? Ti senti male?>>

Alex mi posa una mano sul braccio e vedo Josè voltarsi di scatto verso di me, e di conseguenza anche Marc, che deve essersi svegliato a causa di Alex.

<<Sì, sì, sto bene. Tranquilli, davvero!>>

Le parole di Joan continuano a girarmi per la testa.
Perché mi ha detto quelle cose?
Che abbia capito qualcosa?

<<Ho solo bisogno di andare in bagno un secondo.>>

<<Vuoi che ti accompagni?>> mi chiede Marc e io scuoto la testa.

<<No, non serve, grazie, Marc.>>

Raggiungo il bagno e mi sciacquo il viso.

Torno al mio posto, e cerco di svagarmi. Io e Alex guardiamo Star Trek, poi lui si addormenta e io recupero uno dei miei vecchi libri.
Quando noto che Josè si è alzato per andare in bagno, raggiungo Marc.
Quando si volta verso di me, mi rivolge un largo sorriso.

<<Amore.>> sussurra, abbracciandomi, e sento un brivido scorrermi lungo la schiena, <<come ti senti?>>

<<Bene. Ora, immensamente bene.>> replico, e gli accarezzo la nuca, <<e a proposito...>> porto i capelli di lato e gli mostro il punto che mi ha indicato Alex. Lo vedo inarcare un sopracciglio, mentre un sorriso malizioso si colora sulle sue labbra.

<<Ti dona.>> mormora, e io gli do una spinta leggera.

<<Cretino! Devi sempre lasciarmi qualche cosa, cos'è, una specie di marchio?>>

<<Più o meno.>> sogghigna lui, accarezzandomi la curva del collo. Cerco di non chiudere gli occhi, ma non ci riesco.
Mi viene la pelle d'oca, ma cerco di non farmi distrarre.

<<Marc, non me ne ero accorta. Alex l'ha notato.>> si fa serio tutt'a un tratto.

<<L'ha notato? E cosa gli hai detto?>>

<<Che mi aveva punto una zanzara. La mia pelle si arrossa facilmente, quindi è più o meno simile...>>

<<Non capita tutti i giorni di sentire che un tuo bacio viene paragonato alla puntura di una zanzara.>> lo guardo malissimo.

<<Un bacio...certo. Perché quello che mi hai lasciato tu è un semplice bacio.>> lui sogghigna, e io scuoto la testa.

<<Non vedo l'ora di arrivare a casa. E che sia domani sera, non vedo l'ora di farti vedere la mia sorpresa.>> sussurra, mentre mi accarezza la nuca con un dito.

<<Marc, accidenti a te, che diavolo hai combinato?>> lui gongola, inarcando le sopracciglia e sorridendo.

<<Eh, vedrai. So già che ti piacerà molto...>>

<<Ma così non vale!>> piagnucolo, e lui mi guarda stranito, <<tu puoi sempre fare cose sorprendenti, io un cazzo di niente. Cosa si regala ad uno che ha praticamente tutto e che ha zero interessi oltre alla moto?>> lui scuote la testa, mentre si china verso di me.

<<Niente di più di quel che già ho. Ho te amore, la cosa più preziosa del mondo, non voglio e non ho bisogno di nient'altro.>> sussurra, per poi posarmi un bacio leggero sull'orecchio.

Non riesco a trattenere un sorriso, mentre sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi.
Perché ogni giorno che passa, mi rendo sempre più conto di essere perdutamente innamorata di questo ragazzo.
Sono sempre più presa, più persa, più drogata di lui.
Perché più vivo Marc, più lo voglio, più prendo una dose di lui, e più ne voglio.

<<Comunque, penso che ora che torneremo a Cervera, sarà più difficile per noi vedersi tutte le sere.>>

<<Perché?>> mi domanda, con fare preoccupato.

<<Non darai nell'occhio se passerai tutte le sere e tutte le notti fuori casa?Non pensi che Alex e i tuoi...possano iniziare a capire qualcosa?>>

Marc mi guarda come se si fosse reso conto solo ora della cosa. Poi scuote la testa.

<<Troveremo un modo, non mi importa.>> taglia corto, per poi posarmi un bacio sulla guancia.

<<Dovrai già pensarci stasera, Marc. Dormiremo ognuno nel proprio letto.>> Marc mi stringe la mano.

<<Angel, non farmi questo, io non riesco più a dormire senza di te!>> sussurra, sulle mie labbra.

<<Oddio, quanto sei esagerato! Come ti ho già detto, hai dormito per anni senza di me, e ci riuscirai ancora. Stasera dormirai come un ghiro, vedrai.>>

<<In Indonesia non ho chiuso occhio senza di te.>>

<<Capita a tutti di non riuscire a dormire.>> replico, sollevando le spalle, <<e poi giustamente, stasera, i tuoi vorranno passare del tempo con te.>> gli poso una mano sulla guancia, e gli accarezzo le labbra con il pollice.

<<Ma ->> sta per ribattere, quando Josè lo interrompe.

<<Vuoi restare qui, Angel?>> guardo Marc e lo vedo rivolgermi un'occhiata da cane bastonato.

<<Almeno fino a quando Alex non si sveglierà. Grazie, Josè.>> sulle labbra di Marc si disegna un largo sorriso.

<<Dobbiamo passare più tempo possibile se non potremo dormire insieme.>> sussurra, posandomi un bacio sulla guancia, mentre Josè raggiunge il mio posto.

<<Márquez, sembra quasi che tu non riesca a starmi lontano neppure un secondo.>>

<<Ed è esattamente così, mi amor.>> conferma lui, sfiorandomi il naso con la punta dell'indice.

<<Io domani sera ho anche la festa di Halloween! Come ci organizziamo?>> Marc mi guarda come se fossi uscita di testa.

<<La festa di Halloween. Pensavo che avresti passato tutta la giornata a cercare di gestire il jet lag.>>

<<Jet lag o meno io per la festa devo esserci, è una tradizione del nostro locale. Quindi passerò la giornata nel cercare di riprendermi. In più, devo uccidere una gatta. Avrò molto da fare.>>

<<E il tuo amore per gli animali?>>

<<Ha ridotto in brandelli la mia maglia di Dybala! Non pensare che gliela farò passare liscia.>> Marc scuote la testa, per poi riprendere il discorso.

<<Angel, la tua festa dura fino all'una di notte. Quando dovremo vederci, io e te?>>

<<Abbiamo o no il problema del jet lag? Sfruttiamolo allora, e vediamoci dopo mezzanotte. Sarà ancora più bello, non pensi?>> mormoro, suadente, accarezzandogli con la punta delle dita l'interno del braccio.

Vedo i suoi occhi incupirsi, la sua pelle tremare sotto il mio tocco. Si schiarisce la voce.

<<Angel, tu a mezzanotte fai il tuo solito rito nel retro.>>

<<È il rito propiziatorio per attirare le energie positive nella notte più magica dell'anno, la notte dove le forze del bene e del male concentrano la loro massima energia. E bisogna sfruttarla. E il retro del locale è perfetto, dalla finestrella a mezzanotte si gode la vista perfettamente centrale della luna. Dimmi tu, se questa non è magia.>>

Marc mi osserva per diversi istanti, e mi perdo nell'intensità del suo sguardo.

<<Oh certo, è vera e pura magia.>>

Chissà cosa deve pensare quando gli parlo di queste cose.
Ha un cuore indomito e selvaggio, un'anima dove brucia il fuoco sacro della passione più ardente ma è estremamente razionale e concreto per quanto riguarda il mondo che ci circonda.
Anche io, almeno prima di lui, vivevo di razionalità, i sentimenti erano un qualcosa da cui scappavo via e che rifiutavo con ogni briciolo di me stessa, ma ero irrimediabilmente attratta da tutto ciò che era oscuro e inspiegabile, dal mondo del paranormale e dell'irrazionale.
C'erano così tante cose a cui era impossibile dare una spiegazione razionale, ed io volevo immergermi completamente in quel mondo arcano e potente.
Sorrido, mentre l'idea di come riuscire a sgattaiolare via dalla festa si forma nella mia mente.

<<Mi è appena venuta un'idea.>>

~•~

<<Gattaccia ingrata. Non hai capito che è inutile che continui a venirmi vicino con quegli occhioni, e a ripetermi "miao" ogni due per tre, quello che hai fatto è imperdonabile.>> continuo a fissare lo spazio vuoto accanto alla finestra, dove troneggiava la mia maglia di Dybala.
Mamma non ha voluto neppure farmela vedere, evidentemente vedere lo scempio fatto da quella gattaccia mi avrebbe fatto troppo male.

Ho passato la giornata tra il malessere dovuto al jet lag e sbalzi d'umore repentini. Ho dormito per qualche ora nel pomeriggio per recuperare un po' di sonno perduto, e questo significherà soltanto che stanotte sarò sveglia come un grillo.
Ottimo per la mia festa di Halloween.

Mia madre e mia zia stanno preparando il locale, mentre io dovrei iniziare a tirare fuori il mio vestito da strega, ma sono proprio affaticata e stanca.
Scendo dal letto e lo sistemo, poi mi pettino i capelli. Non ho ancora disfato la valigia e lo zaino, ma avrò tempo nei prossimi giorni.
Io e Marc abbiamo trascorso la notte separati, ma mentre io cercavo di prendere sonno - a fatica - lui mi ha riempito di messaggi.
Recupero il telefono e vado a sedermi sulla poltrona accanto alla finestra. È una splendida giornata di sole nonostante la temperatura si sia ovviamente abbassata mentre eravamo dall'altra parte del mondo, entrando in un perfetto clima autunnale.
Rileggo i messaggi che Marc mi ha mandato stanotte, e non riesco a trattenere un sorriso.
È incredibile il modo in cui mi fa sentire tutto ciò che è riconducibile a lui, che siano messaggi, foto, ogni più piccola cosa.
Non credevo possibile sentirsi in questo modo e soprattutto, ero convinta che io sarei riuscita a scamparla, invece, ci sono caduta anche io, come una stupida.

"Amor, estas durmiendo?"

"Te echo mucho de menos, mi amor."

"¿Lo ves? No voy a dormir sin ti."

Ignoro le mie risposte e continuo a leggere le sue.

"Trovi sempre una scusa. Non c'entra il jet lag, io ci sono abituato, ormai. È che se non ti ho vicino, non ti ho tra le mie braccia, non riesco più a chiudere occhio."

Poso la testa contro il bracciolo della poltrona, e chiudo gli occhi, sospirando.
Non riesco a credere a quello che sto vivendo, mi pare troppo bello per essere vero e sento quasi di non meritarmelo.
C'è così tanta gente al mondo che soffre, mi sento quasi in colpa nei loro confronti.
Sono fatta così, penso sempre a chi sta peggio di me, a chi non ha nulla, e vorrei fare, fare qualcosa di concreto per gli altri.

"No puedo esperar a mañana por la noche, no puedo esperar a ver la cara que harás cuando veas mi sorpresa."

Marc mi sta riempiendo di curiosità su questa "sorpresa" che ha organizzato, e sono in trepidante attesa. Ma da una parte, vorrei ricambiarlo in qualche modo.
Ma cosa posso regalargli? Non ne ho la più pallida idea.

Vorrei regalargli qualcosa di unico e particolare, qualcosa di introvabile e che nessun altro può dargli. Ma ormai manca poco al nostro appuntamento e non sono proprio in vena di spremermi le meningi.
Ci penserò nei prossimi giorni e gli regalerò qualcosa.

Proprio mentre sto per iniziare a prepararmi per stasera, il telefono mi vibra tra le mani.
È un messaggio di Joan.

Joan > "Come stai, Angel? Spero meglio."

Gli rispondo subito.

Angel > "Un po' stanca e affaticata. Penso che ci metterò un po' a smaltire il jet lag.>>

Joan > "È perché non sei abituata, Belle, ma vedrai, più passeranno i giorni più starai meglio."

Angel > "Spero, intanto sfrutto il non avere sonno la notte per la festa di stasera."

Joan > "Hai una festa stasera?"

Angel > "È la mia festa di Halloween, al bar. È una tradizione, ormai. Amo Halloween, anche se mi piacerebbe festeggiarlo in modo diverso, insomma, fare sempre le stesse cose che sia Halloween, carnevale o Ferragosto è una noia mortale. Halloween andrebbe festeggiato in connessione con le energie positive, nel richiamare gli spiriti benigni, e il mio sogno proibito: andare in un castello infestato. Sarebbe fantastico, il vero modo di vivere Halloween."

Joan > "Sei una sorpresa continua, scricciolo, ogni volta che parliamo scopro qualcosa di te che mai avrei immaginato. Castelli infestati?"

Angel > "Certo! Avrei solo bisogno di qualcuno che voglia venire con me."

Joan > "Sono pronto, quando andiamo?"

Scoppio a ridere, e scuoto la testa.

Angel > "Non scherzare, io sono seria."

Joan > "Anche io. Sarebbe un'avventura da brivido, e mi piacerebbe viverla con te."

Angel > "Allora potrei tenerti seriamente in considerazione. Ora devo andare, devo iniziare a prepararmi per stasera. Ci sentiamo, Joan caro."

Metto il cellulare a caricare, e inizio prepararmi. Mi faccio una doccia e mi lavo i capelli, li asciugo lasciando il loro mosso naturale e lisciando solo la frangetta, e inizio a truccarmi.
Ombretto viola, e molto mascara. Una passata leggera di gloss e sono pronta per andare a vestirmi.
Tiro fuori il mio vestito da strega, che ho fatto cucire l'anno dopo essere arrivata a Cervera, e lo poso sul pouf, poi inizio a pensare a cosa indossare stasera per l'appuntamento con Marc.

Per prima cosa indosso le autoreggenti nere che avevo messo per la festa di fidanzamento di Josè e Nuria, e decido di restare sul nero per quanto riguarda il vestito, e indosso uno di quelli che non avevo portato con me in Asia. È attillato e dallo scollo a barchetta, ed è uno dei miei preferiti. Osservo il ciondolo a forma di drago che porto al collo, che mi ha regalato Joan, e lo tolgo.
Questa sera, voglio indossare altro. Mi dirigo verso il comò, e tiro fuori l'astuccio in velluto blu dove riposa la collana che Marc mi ha regalato per il mio compleanno e che non ho ancora mai indossato.
È cosi bella e regale, per una come me è praticamente impossibile indossarla, non avendo occasioni per sfoggiare una simile collana.

Ma questa occasione è perfetta. Indosso anche gli orecchini, poi le mie décolleté preferite e sono pronta.
Recupero il vestito da strega che indosserò nel retro del bar e un foulard color melanzana che userò per coprire la collana, il cellulare e la borsa e indosso un soprabito.

I lampioni illuminano la strada con la loro luce aranciata, mentre scendo al bar. Sono le dieci passate, manca poco all'inizio della festa.
Sistemo la ragnatela all'entrata del bar, poi raggiungo mia zia e mia madre.

<<Come siamo eleganti, nipotina. Di solito per scendere al bar e cambiarti indossi la prima cosa che ti capita tra le mani...>>

<<Angel è così elegante perché poi andremo a festeggiare per conto nostro.>>

Rafi, seduta al bancone, mi rivolge un largo sorriso.

<<Rafi!>> esclamo, abbracciandola.

<<Ehi, che accoglienza! Ti sei divertita in Asia? Qualcosa mi dice di sì.>> sussurra, e io arrossisco.

<<Sì, sono stata bene. Anna?>>

<<Arriverà più tardi.>>

<<D'accordo, allora, io vado a cambiarmi.>>

<<Ti do una mano?>> mi chiede Rafi, e io annuisco.

Entriamo nel retro, e inizio a cambiarmi.

<<Allora, com'è l'Asia?>> mi chiede, con aria maliziosa.

<<Non te ne frega niente di com'è l'Asia, in realtà.>> replico, indossando il mio abito nero, che ricrea un effetto strappato lungo la gonna.

<<Questo è vero. Però devo dire che ho goduto parecchio nel vederti accanto a Marc in griglia di partenza.>> mi porto i capelli di lato e indosso il foulard viola, poi il cappello a punta, <<e il modello? Gli hai parlato di me?>> arriva subito al dunque.

<<Non abbiamo scambiato neppure una parola, Rafi!>> lei finge di piagnucolare.

<<Stai mandando in frantumi il mio sogno di nozze con l'amore della mia vita!>>

<<L'amore della tua vita? Addirittura?>>

<<Sì.>>

<<Va bene Rafi, ti citerò durante il mio rito, più tardi, va bene?>>

<<Grazie, somma strega!>> Rafi congiunge le mani e mi rivolge un piccolo inchino.

La festa inizia, e il locale si riempie velocemente. Le luci psichedeliche creano forme strane lungo le pareti, e mentre servo drink e cocktail, muovo la testa a ritmo di Thriller di Michael Jackson, una delle mie canzoni preferite. Anna, Javier, Juan, Miguel e Alex arrivano poco prima di mezzanotte.

<<Finalmente la regina di Cervera è tornata in città!>> urla Javier, per sovrastare il suono della musica.

<<Grazie, Javi, vedo che quest'anno non ti sei travestito.>> replico, mentre servo loro dei drink.

Anna si è travestita da Harley Quinn, Miguel da Joker.

<<Ma Marc? Non viene stasera?>> domanda Miguel, e Alex alza le spalle.

<<È uscito di casa un'oretta fa, non ho idea di che impegno avesse.>>

<<Probabilmente ha trovato qualcuno con cui trascorrere Halloween...>> replica Juan, sghignazzando, e io sento improvvisamente caldo, come se la temperatura fosse salita di mille gradi.

Ad un tratto scocca mezzanotte.
Mi pulisco le mani su uno strofinaccio, ed entro nel retro, togliendomi il cappello.
Recupero il pentolone che avevo riempito d'acqua questa mattina e in cui avevo immerso decine di foglie di diverse piante aromatiche e medicinali.
Mi posiziono davanti alla finestra, da cui si intravede la falce di luna, e immergo le mani nell'acqua, iniziando a recitare la mia preghiera personale.

Chiedo agli spiriti di rivestirmi con la loro energia positiva, di portare gioia e felicità nel mondo in questo nuovo anno, perché Halloween, per gli antichi, era quello che per noi oggi è Capodanno.
Chiedo loro fortuna e prosperità, e di aiutarmi a diventare la versione migliore di me stessa.
Sento un brivido che mi attraversa da capo a piedi come una scarica elettrica, e tolgo di scatto le mani dall'acqua, e torno a riprendere fiato.
Riapro gli occhi, in piena confusione.
Che diavolo è appena successo?

I miei pensieri vengono interrotti dallo squillo del cellulare.
Lo recupero e rispondo.

<<Pronto?>>

<<Amore? Tutto bene? Sono sotto casa tua, ho parcheggiato un po' più in là, ti sto aspettando.>>

<<Marc...sì, vengo subito. Mi cambio e ti raggiungo.>>

Mi sfilo il vestito e indosso quello che avevo indossato precedentemente. Mi sfilo il foulard e recupero il soprabito, la borsa ed esco. La confusione che riempie il locale mi permette di uscire senza attirare attenzione e raggiungo Marc.

<<Felice Halloween, tesoro!>> esordisco, salendo in macchina e rivolgendogli un largo sorriso.

Il mio cuore si ferma per un istante quando i miei occhi si posano su di lui.
È così bello da fare male.
Indossa una camicia nera, le maniche arrotolate fino ai gomiti e che mettono in mostra i suoi avambracci poderosi, e dei jeans dello stesso colore.

<<Eccola qui, la mia streghetta. Sei bella da togliere il fiato, mi amor.>> esclama, gli occhi scuri che scorrono su di me in modo lento, e che mi fanno sentire come se fossi nuda davanti a lui.

<<E...non hai notato niente?>> gli chiedo, accarezzando con un dito la collana. Marc per tutta risposta, mi mostra un largo sorriso.

<<La collana che ti ho regalato per il tuo compleanno!>>

<<Allora, come mi sta?>>

<<Sei una dea.>> mormora, prendendomi una mano e intrecciando le dita con le mie, <<andiamo? C'è una cena che ci aspetta!>>

<<Corriamo, allora.>> mi limito a dire, posandomi contro il sedile.

Marc mette in moto e raggiungiamo il suo pied-à-terre. Appena varcata la soglia, mi aiuta a togliere il soprabito.

<<Mi amor, nunca he visto una criatura mas hermosa que tu.>> lo sento dire, e mi volto a guardarlo.

Si morde il labbro inferiore, e mi attira a lui, per baciarmi. Sento le ginocchia cedermi, quando le mie labbra toccano le sue. Mi è mancato come l'aria in queste ore in cui siamo stati separati. È come se non riuscissi a respirare quando mi è lontano.

<<Aspetta, tiro fuori la cena.>>

<<Mh, questo vuol dire che non hai cucinato tu.>> sogghigno, mentre Marc mi fa cenno di andarmi a sedere sul divano.

<<Avrei potuto provare a prepararti una pasta in bianco, ma penso che avrebbe fatto schifo, dato che ho provato a cucinarla una volta sola ed era disgustosa, e tu ne sai qualcosa.>>

<<Io e te in cucina potremmo fare cose straordinarie.>> replico, mentre lo osservo. Vedo che sta preparando i piatti, poi va ad accendere una candela che troneggia proprio al centro del tavolo.

<<Ho ordinato da Paco, così andiamo sempre sul sicuro.>> mi spiega, mentre viene verso di me e mi prende per mano. Mi sposta poi la sedia e mi fa sedere a tavola.

<<Che galante...>> commento, rivolgendogli un sorriso.

Lui entra in cucina e serve i piatti in tavola, poi, attacca il telefono allo stereo posato accanto al divano, e va a sedersi di fronte a me. Mentre la musica si diffonde nella stanza, a ricreare uno splendido sottofondo, decido di spostare la candela di lato, per poterlo guardare dritto in viso.

<<Questo è l'halloween più bello di sempre, per me.>> commento, dopo qualche secondo, non riuscendo a smettere di sorridere.

<<Il nostro primo mesiversario, prego.>> mi corregge, e non posso fare a meno di sogghignare.

<<Hai ragione, scusa.>> iniziamo a mangiare, poi Marc serve il dolce. Ovviamente, solo per me.

<<Il tortino al cioccolato fondente dal cuore morbido.>> dico, scuotendo la testa, e continuando a sorridere. Penso che mi verrà una paresi.

<<Ma è ingiusto che sia solo per me, anche tu meriti un po' di dolce.>>

<<Se tu vuoi, io mi accontenterò di un altro tipo di dessert, più tardi...>> mi fissa negli occhi, mentre inizia ad accarezzarmi l'interno del polso con la punta delle dita. Tremo impercettibilmente a quel tocco delicato ma che è in grado di scuotermi tutta. Inizio a fare lo stesso, sfiorandogli il polso.

<<Voglio eccome. Anzi, non vedo l'ora. >> ammetto, e vedo gli occhi di Marc incupirsi.

<<È da quando sei entrata in casa che non vedo l'ora di toglierti quel vestito di dosso.>> mormora, mentre le sue dita sfiorano le mie.

<<Penso lo stesso della tua camicia. Ti sta divinamente, ma penso che tu stia meglio senza.>> replico, mentre termino il mio dolce.
L'ho mangiato e non me ne sono neppure accorta. Marc ha la capacità di mandare in tilt i miei sensi come neppure il cioccolato.
Lo vedo mordersi il labbro inferiore, poi schiarirsi la voce, mentre cerca di darsi un tono.

<<Spero che tu abbia apprezzato la cena interamente italiana.>>

<<Era tutto delizioso, amore. Però...spero di poter assaggiare presto del cibo italiano in Italia.>>

<<Ci andremo insieme.>>

Annuisco, continuando a sorridere, mentre le nostre dita si intrecciano.

<<Oh, ma dimenticavo: la mia sorpresa per te!>> esclama, e si alza in piedi. Sparisce dietro l'angolo e torna dopo qualche istante con una scatola dalla forma rettangolare. Me la posa davanti e torna al suo posto, <<avanti, aprilo.>> mi dice, gli occhi luminosi da cui traspare tutta la sua attesa.

Prendo un respiro e sollevo il coperchio. Mi porto una mano alla bocca, mentre cerco di trattenere un urlo.

<<Marc!>> la prendo tra le mani, <<la nuova maglia di Paulo, la nuova maglia con il suo numero 10!>> esclamo, il cuore che mi pompa come impazzito nel petto.

<<E non noti un dettaglio?>> mi dice, inarcando un sopracciglio e allungando il collo.

Osservo la maglia con attenzione, fino a quando non noto una scritta con un pennarello nero. La testa mi gira per un istante.

"Ad Angel, la mia più grande fan, sperando di vederti presto allo Stadium. Un abbraccio, Paulo Dybala."

Mi porto una mano al petto, mentre sento gli occhi pungermi per le lacrime.

<<Tu...tu sei pazzo.>> è l'unica cosa che riesco a dire, mentre lui sorride, e scuote la testa.

<<Me lo dicono in tanti.>> replica, per poi indicare l'interno della scatola, <<ma c'è anche un'altra cosa, se guardi bene...>> mi porto la maglia in grembo e solo in quel momento noto che c'è davvero dell'altro.
Allungo una mano e recupero quelli che sembrano essere due biglietti.

<<Non posso crederci.>> è l'unica cosa che riesco a dire, mentre i miei occhi scrutano come impazziti i biglietti che stringo tra le mani. Senza quasi rendermene conto inizio a piangere, <<Marc ->> singhiozzo, mentre scuoto la testa e i capelli mi coprono il viso, <<tu...non so più cosa - mi hai svuotato di ogni parola.>>

Non riesco a staccare gli occhi da lui, la creatura che amo di più al mondo. Sento il cuore esplodere nel petto come una supernova per poi rinascere come una protostella.
Non esistono parole per descrivere quello che io sto provando.
Le lacrime sono l'unico modo che conosco per esprimere ciò che provo.

<<Due biglietti per il Sudafrica.>> mormoro, perdendomi nei suoi occhi e lui annuisce, sorridendo.

<<Inizieremo lì il nuovo anno, così potremo festeggiare anche il tuo compleanno, anche se con qualche giorno di ritardo. Nel luogo che più sogni al mondo.>>

Mi alzo in piedi e gli getto le braccia al collo, singhiozzando, mentre il cuore mi esplode di felicità.

<<Amore mio, dio, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. L'unica cosa che mi sia mai capitata! Io...io ti ->> le parole mi muoiono in gola, e quel "ti amo" che penso ogni volta che lo guardo, mi resta intrappolato proprio lì, in gola.

Marc mi toglie i capelli dal viso e mi scruta con un'intensità che mi dà i brividi. Mi posa un bacio sulla fronte, poi mi stringe a sè, mentre mi fa sedere meglio sulle sue gambe.

<<No tienes idea de cuanto te quiero, mi amor.>> mormora, ricoprendomi il viso di baci, <<e voglio renderti felice, sempre. E ti giuro, farò di tutto pur di vederti sempre felice. Voglio andare con te nel luogo che più sogni, nel luogo che brulica delle creature che ami. Vedere i tuoi occhi brillare di gioia, questo splendido viso risplendere di felicità. Voglio solo questo.>> mi asciuga le lacrime, mentre io continuo ad accarezzargli le guance, letteralmente ipnotizzata da lui.

Vorrei riuscire a dirgli quanto lo amo, vorrei che lo capisse.
E ho paura, ho paura che non l'abbia capito.

<<Quando stanotte non riuscivo a dormire e fissavo la parte vuota del mio letto, pensavo a quanto tu fossi vicina ma al tempo stesso lontana, a quanto tu non fossi lì con me, e ho realizzato che io, voglio svegliarmi con te accanto ogni giorno, fino a quanto tu mi vorrai. Voglio addormentarmi la sera con te fra le mie braccia, voglio vederti con indosso le mie magliette ogni mattina, voglio sentire la tua pelle contro la mia ogni istante. Voglio fare colazione con te ogni giorno, e vorrei tanto poter iniziare da oggi a farlo.>> mi riavvia i capelli, mentre noto i suoi occhi lucidi perdersi nei miei.

<<Cosa...cosa vuoi dire?>> gli chiedo, confusa.
Marc mi osserva per diversi istanti, poi scuote impercettibilmente la testa.

<<Nulla, amore. Solo che ti amo.>> replica, per poi posare le labbra contro le mie. Lo stringo forte a me, mentre infilo le dita tra i suoi capelli, per poi tirarli. Lo sento gemere forte, mentre dalle casse dello stereo, le note di Versace on the floor di Bruno Mars riempiono il salone.

Marc si alza, senza smettere di baciarmi e io gli circondo i fianchi con le gambe, mentre mi avvinghio a lui.
Le nostre lingue si intrecciano in una danza lenta che mi porta quasi a piegare le dita dei piedi.
Il suo profumo, il suo calore, il suo sapore, sono letteralmente pazza di lui e dipendente da quella che è la mia più grande droga.

Entriamo in camera da letto e inizio a sbottonargli la camicia, accarezzando il suo petto tonico con la punta delle dita. Marc si lascia sfuggire un lamento e mi stringe talmente forte da togliermi il respiro.
Lascio cadere la camicia ai nostri piedi e lo spingo sul letto.

Dio, è talmente bello da non sembrare reale. I capelli arruffati, le labbra gonfie, gli occhi lucidi e più cupi della notte. Mi viene la pelle d'oca quando realizzo che è mio, e vuole me, e soltanto me.

Spero solo che non sia un sogno, e che il trillo della sveglia non mi faccia svegliare, perché impazzirei nel caso.
Marc fa per attirarmi a sé, ma io sfuggo dalla sua presa, ridendo, e gli faccio cenno di no con il dito.

<<Lentamente, amore, lentamente...>> ripeto, mentre tiro giù la zip del vestito e lo lascio cadere ai miei piedi. Lo sguardo di Marc è come fuoco sulla mia pelle e io amo farmi bruciare da quel fuoco. Mi sfilo le calze, e lui si allunga per prenderle, facendomi scoppiare a ridere.

<<Non torturarmi oltre, angelo, vieni qui.>> mi dice, la voce bassa e calda e io obbedisco, raggiungendolo e chiudendo le labbra sulle sue. Mi sfugge un gemito, mentre la sua lingua accarezza il contorno delle mie labbra.

Non voglio fare altro per il resto dei miei giorni, con l'unico ragazzo che io abbia mai voluto, che io abbia mai desiderato. Voglio il suo tocco su di me per l'eternità.

Rotoliamo tra le lenzuola e mi gira la testa, ridiamo, ci graffiamo, ci amiamo.
Gli prendo una mano e me la porto alle labbra, baciando ogni centimetro di pelle.

<<Ti ho mai detto che vado pazza per le tue mani? E questo da sempre? Sono così virili, così sexy e dalle dita così lunghe.>> mormoro, perdendomi nel suo sguardo.

<<Dita lunghe che ti portano in paradiso.>> mi fa notare, rivolgendomi un sorriso malizioso, per poi ricoprirmi di baci umidi il collo. Non riesco a trattenere un sospiro, e in quel momento, stacca una mano da me giusto per recuperare un preservativo.
Intreccia le dita con le mie, mentre inizia a posarmi una serie di baci sul viso, e mi sento morire e rinascere nello stesso istante.
Lo sento entrare lentamente in me e mi sfugge un gemito, mentre sento che sono sul punto di piangere per la millesima volta.
Marc si ferma subito e mi fissa, mentre un sorriso si colora sulle sue labbra.

<<Perché ti sei fermato?>> gli domando, guardandolo e lui scuote la testa.
Amo sentirlo dentro di me, amo il modo in cui ci incastriamo come se fossimo parti di un puzzle che si sono trovati e sono destinati a restare intrecciati per sempre.
Gli accarezzo i capelli sopra l'orecchio e lui mi guarda così intensamente che sento lo stomaco contorcersi in una morsa.

<<Voglio ammirare la ragazza della mia vita e godermi il momento molto lentamente.>> sussurra, mentre inizia a muoversi lentamente.

Intreccio le braccia intorno al suo collo, accarezzo la sua pelle calda e morbida che mi fa impazzire, e ogni volta che si allontana io lo seguo, troppo bisognosa di lui, per stargli lontana anche solo per la frazione di un secondo.
Mi bacia, con voracità, mentre i nostri gemiti si mischiano insieme ai nostri respiri e penso a quanto io voglia Marc per l'eternità e a quanto ogni paura pare essere svanita, come in una nuvola di fumo.
Raggiungiamo il culmine nello stesso istante e crolla su di me.
Gli poso una serie di baci tra i capelli, mentre riprendiamo fiato e lo stringo forte a me, come se avessi paura di perderlo tutt'a un tratto.
Sono così sensibile al suo tocco e alla sua pelle contro la mia, che sento i brividi anche ora, che sono ancora ai cancelli del paradiso.
Marc si solleva da me, e mi bacia, un bacio dolce e leggero che mi fa battere il cuore come se non stesse già battendo come un pazzo.

Si stende al mio fianco e mi attira a sé.

<<Facciamolo ancora.>> lo prego, e lo sento sogghignare.

<<Pensavo fossi stanca.>> scuoto la testa e mi metto sopra di lui, iniziando a ricoprirgli il viso di baci.

<<Tutt'altro.>> mormoro, mentre le sue mani scorrono sulla mia schiena. Lui ride di nuovo e mi bacia sulla fronte.

<<Dammi un po' di tempo, angioletto.>> sussurra, e io annuisco, iniziando a seguire il contorno del suo viso con un dito.

Penso che la mia droga mi abbia già condotto alla pazzia, eppure, se essere pazzi significa sentirsi in questo modo, allora non voglio più guarire.

[Spazio Autrice]

Salve ragazze!
Allora, ve lo dico subito: personalmente ho amato da impazzire scrivere questo capitolo e spero che anche a voi sia piaciuto tanto quanto a me piaciuto scriverlo ❤
Angel e Marc mi hanno preso il cuore e spero che abbiano preso anche il vostro 💘
Sapete già che non manca molto alla fine e alla mia sorpresa, per cui...dovrò farmi forza per scrivere i capitoli che stanno per arrivare.
Detto questo, ci tengo a ringraziarvi per il vostro sostegno e il vostro affetto, vi voglio bene, davvero ❤
Un bacio 💋

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