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A un passo da te

"E non importa quanto oggi ti sono lontano.
Tu mi sei sempre a un millimetro di cuore."
[Massimo Bisotti]

[Angel]

Che cosa ho fatto?

Che diavolo ho combinato?

Non posso credere di averlo fatto davvero.

Mi sono spinta troppo in là, mi sono fatta prendere dalla rabbia e dall'ardente desiderio di ferire Marc e ho superato il limite, non ho fatto in tempo a frenare la lingua, le ho permesso di dire cose che non pensavo e non avevo mai pensato.

Mi sono comportata in modo meschino, perché per ferirlo, ho usato ciò di cui si sente più insicuro.

Ed è una cosa che ho sempre trovato deplorevole e vergognosa, e la cosa peggiore è che io so benissimo ciò che si prova quando qualcuno usa le tue debolezze per ferirti.

E io ho fatto lo stesso.

Ho usato le insicurezze di Marc per ferirlo, e mi sento uno schifo.

Le parti si sono scambiate nel giro di un istante.
Ora sono io che dovrei cercarlo, per chiedergli scusa, ma da grande orgogliosa quale sono, nonostante sappia di aver sbagliato, non riesco a farlo.

Mi vergogno troppo e non riesco a chinare il capo.

Ho osato parlare delle sue mani, io che le considero la cosa più sexy del mondo!

Ma ciononostante, mi sono permessa di usare le sue insicurezze per ferirlo, e me ne vergogno tantissimo.

Giustamente, Marc ha smesso di cercarmi, di scrivermi e di telefonarmi.

È venuto da me per chiedermi scusa, e io, in tutta risposta, l'ho ferito.
Ma quanto posso essere stronza?

Sono sorpresa da me stessa, e da come posso diventare quando sono furiosa, quando tutto ciò che provo verso qualcuno è rabbia allo stato puro.

Mi manca la vecchia me.
Quella gelida, fredda, che non aveva neanche idea di cosa volesse dire essere impulsivi.

E mi manca Marc.

Mi è sempre mancato, anche se non l'ho mai ammesso negli ultimi mesi.

L'orgoglio mi divora, e so che è sbagliato, ma è l'unica cosa che ho.

Ho anche cercato di giustificare il mio comportamento nei suoi confronti.
In fondo lui sta con quella Linda, che è tutto, tutto, il contrario di me. Più bella, più formosa, più slanciata, più tutto.

Non è come sbattermi in faccia che lei è migliore di me?
Anche perché, in fondo, è la realtà.
Lei è meglio di me, in tutti i sensi.

Lei, per quanto non faccia praticamente nulla dalla mattina alla sera, finisce sui giornali, è conosciuta, soprattutto grazie alla madre.
Lei è una modella, io una banalissima barista.

Non posso reggere il confronto.

Poi però ho dovuto ammettere che non è la stessa cosa.

Marc non è venuto da me a dirmi che sono un tappo di un metro e mezzo troppo minuta e dal seno piccolo, anche perché se me lo avesse detto, non sarebbe più stato su questa terra.

Io invece l'ho fatto.

Sbuffo, mentre chiudo la valigia.
Alex mi ha chiesto di andare con lui al Mugello, e ho accettato subito, nonostante Marc.

È la prima volta che torno in Italia dopo sei anni, e onestamente, sento qualcosa pungermi al centro del petto.
Ho deciso di andare non solo perché sento nostalgia di casa, anche se non andremo sulle Dolomiti, ma perché al Montmelò ci saranno anche gli altri, Rafi, Javier e non potrò godermi il paddock come vorrei.

Non ho pensato minimamente al fatto che dovrò condividere uno spazio più ristretto come il motorhome con Marc, dopo quello che è successo tra noi, ma potrebbe essere l'occasione per cercare di chiarirci.

Sì, certo, Angel.

Controllo la valigia per l'ennesima volta. Temo sempre di aver dimenticato qualcosa, per questo ogni volta controllo di aver messo tutto quello di cui avrò bisogno circa una trentina di volte.

Alex e gli altri dovrebbero essere qui a momenti.

Mia madre bussa contro la porta che ho lasciato socchiusa.

<<Tesoro, mi raccomando, divertiti.>>

<<Grazie, ma'. Ti chiamo appena arriviamo, va bene?>> le dico, stringendola in un abbraccio.

<<Va bene. Io guarderò assiduamente le prove, sperando di vederti anche solo per un istante!>> sogghigno, sciogliendo l'abbraccio.

<<Speriamo di no, ma probabilmente farò da ombrellina ad Alex, quindi mi vedrai sicuramente in pista domenica.>>

In quel momento sento il campanello suonare.

<<Sono loro.>> esclamo, afferrando la valigia.

Mamma esce dalla mia stanza per avvertire Alex che sto per scendere, ma dopo pochi istanti me lo ritrovo davanti.

<<Sempre con questa storia?>> mi lamento, portandomi le mani ai fianchi.

<<Sempre.>> sogghigna Alex, posandomi un bacio sulla testa e afferrando la mia valigia.

<<Buona fortuna per la gara, Alex, e manda i miei auguri anche a Marc.>>

<<Grazie, Dina, sarà fatto. Avrò cura di Angel.>> sulle sue labbra si apre un largo sorriso, mentre io lo guardo male.

<<Guarda che io sono qui e me la cavo benissimo da sola. Diglielo, mamma.>> ribatto, uscendo sul pianerottolo.

<<Grazie, Alex. Ci sentiamo.>> si limita a dire lei, mentre Alex mi raggiunge.

<<Ehi!>> sbuffo, mentre mia madre mi manda un bacio per poi chiudere la porta.

<<Sono così felice che tu venga con me, corazón.>> mi sussurra all'orecchio, stringendomi forte, mentre scendiamo dalle scale.

<<E io sono felice di venire con te, Alex caro. Sai quanto io ami starti accanto nei weekend di gara.>> usciamo dal palazzo e mi stringo nelle spalle.

Sono le dieci del mattino, ma del sole, non c'è neanche l'ombra. È da stanotte che piove ininterrottamente, e pare quasi impossibile che domani sia giugno.

Apro l'ombrello che Alex ha lasciato accanto al portone, e attraversiamo la strada. Mentre io salgo in macchina, Alex sistema la mia valigia nel portabagagli.

<<Ciao, Angel!>>

<<Buongiorno, José!>> sorrido, voltandomi verso di lui, seduto dal lato opposto del sedile posteriore.
Marc è seduto davanti, accanto ad Alex, che come al solito, è alla guida.

<<Che tempaccio, eh?>> continua, mentre Alex sale in macchina e parte.

<<Già, speriamo di trovare il sole in Italia!>> sbuffo, sprofondando nella mia felpa.

<<E quella felpa di Harry Potter? Da dove sbuca?>> mi domanda José, sporgendosi verso di me.

<<Ce l'ho da anni, José, buongiorno! È la felpa di Corvonero. È un regalo di ->> mi blocco, prima di nominarlo.

È un regalo di Marc.

Alzo lo sguardo e lo vedo.

Scappa, come un bambino spaventato, quello sguardo che era posato su di me, non appena lo incrocio.

Sento qualcosa spezzarsi al centro del mio petto.
Cerco di far finta di niente, e abbozzo un sorriso.

<<È un regalo.>> taglio corto, abbassando lo sguardo sulla mia felpa blu e dal simbolo di Corvonero color argento sul lato sinistro, all'altezza del cuore.

<<Angel?>> mi chiama Alex, facendomi un cenno col capo.

<<Ah, sì.>> tiro fuori il telefono dalla borsa e lo attacco al cavetto dell'auto. Oggi tocca a me scegliere la playlist.

<<Ora vi farò capire cosa significa la parola 'musica', non ringraziatemi.>> cinguetto, mentre Radio Ga Ga dei Queen inizia.

Alex mi lancia uno sguardo attraverso lo specchietto retrovisore, mentre un sorriso si disegna sulle sue labbra.

Diverse canzoni si susseguono, mentre nessuno parla, all'interno dell'abitacolo. Il mio sguardo continua a cercare Marc, attraverso lo specchietto retrovisore laterale.
Osservo il suo viso, i suoi occhi persi in chissà quali lontani pensieri.

Quando sento le note di quella canzone, quasi mi lancio per afferrare il telefono e cambiarla.

<<Che succede?>> mi domanda Alex, lanciandomi un'occhiata distratta.

<<Nulla, non...mi va di ascoltare quella canzone.>> farfuglio, tornando al mio posto, mentre parte un'altra canzone dei One Republic.

Questa volta evito di incrociare lo sguardo di Marc, perché so che è su di me, lo sento.

Ma non potevo sentire quella canzone, la canzone che aveva fatto da sottofondo al nostro primo incontro, non potevo ascoltarla ora, senza sentire il cuore spezzarsi per ciò che eravamo diventati adesso.

<<Ho bisogno di un caffè.>> annuncia Alex, dopo qualche istante, fermandosi davanti ad uno dei bar che costellano la superstrada, <<vieni, Angel?>>

<<No, preferisco restare qui.>> mi limito a dire, sollevata dal fatto che José non pare intenzionato ad andare con Alex.

<<Vengo anch'io.>> dice invece, subito dopo.

Mi tiro su come se fossi stata punta da una vespa. Speriamo che anche Marc decida di andare con loro, speriamo, speriamo.

<<Marc?>> domanda Alex, voltandosi a guardarlo.

<<Non voglio nulla, grazie.>>

Maledetto ragazzo, ti odio!

José e Alex scendono dall'auto e il vuoto che sento al centro del petto quando lasciano da soli me e Marc mi travolge.

With or without you degli U2 inizia lentamente, come se sapesse benissimo in quale momento irrompere nell'abitacolo.

Maledetta me e quando ho scelto questa playlist del cazzo.

Continuo a tenere lo sguardo fisso su Marc, sperando che sia lui a decidere di fare il primo passo verso di me, come sempre.

Ma ora è diverso.

Non lo farà, perché non è giusto.

Tendo una mano verso il sedile, poggiandola sul poggiatesta.

In quel momento sento il suo cellulare trillare, e ritorno sui miei passi, sospirando.

Tanto non sarei riuscita a trovare il coraggio di parlargli.

<<Linda, piccola! Come stai? Senti già la mia mancanza?>> lo sento rispondere, con voce suadente.

Non riesco a trattenere l'istinto, per l'ennesima volta. Non riesco a nascondere la mia rabbia, a camuffarla, a ignorarla.

Spalanco la portiera, con forza, ed esco dalla macchina, sotto la pioggia.

Non ho idea di che fare, né di dove io voglia andare, basta che sia lontano da Marc.
Mi pare di impazzire, non capisco più nulla, è tutto così confuso e destabilizzante. Mi rifugio sotto la tettoia laterale del bar e prendo un profondo respiro.

Vorrei tornare ad essere quella che ero, ad avere il pieno controllo di me stessa, quella che riusciva a dominare la rabbia.

Ora è come se fossi persa, letteralmente fuori controllo.

<<Angel!>>

<<Alex!>> rispondo, quando me lo vedo apparire davanti.

<<Corazón, ma che fai qui? Stai bene?>> esclama, stringendomi in un abbraccio fortissimo.

Mi stringo a lui, affondando il viso nel suo petto, mentre il suo calore si diffonde in me.

<<Ehi, che succede?>> continua, dopo avermi posato un bacio tra i capelli.

<<Nulla.>> soffio, accennando un sorriso tirato.

<<Come vuoi. Sono sempre qui, lo sai. Ma ora andiamo, o faremo tardi!>> esclama, circondandomi le spalle con un braccio e tenendomi stretta, mentre ci dirigiamo verso l'auto.

Necessito del sole e del dolce tepore della Toscana. Ne ho bisogno prima di subito.

~·~

Il circuito del Mugello si trova nella meravigliosa campagna toscana, circondato da boschi e montagne, immerso in uno splendido scenario. È probabilmente uno dei circuiti più belli del mondo, assieme a Phillip Island.

<<Che meraviglia!>> soffio, salendo in piedi sul muretto che delimita la zona privata. Chiudo gli occhi e distendo le braccia, lasciando che i caldi raggi del sole toscano mi avvolgano.

<<Angel!>> mi volto appena, quando sento chiamare il mio nome.

<<Pecco, ciao!>> lo saluto, non appena riconosco la sua figura, mentre viene verso di me a grandi passi.

<<Sono contento di vederti, pensavo non venissi, dato che il prossimo GP è quello della Catalogna...>>

<<Ho deciso di approfittarne, volevo vedere per la prima volta la bellezza di questo circuito dal vivo!>> rispondo, sedendomi sul muretto.

<<Il Mugello è fantastico. Lo sai, no? Al Mugello non si dorme...>> ammicca, mentre un sorriso sornione si disegna sulle sue labbra. Lo guardo, confusa.

<<In che senso?>>

<<Lo vedrai le prossime notti...>> sogghigna, scuotendo la testa, <<comunque, ricordati della promessa che ci hai fatto: ci devi far assaggiare il tuo delizioso cappuccino!>> alzo gli occhi al cielo, sorridendo.

<<Sì, lo so, non lo avevo dimenticato, tranquillo.>>

<<Porterò qualche amico, te lo dico già.>>

<<Vedi di non esagerare, altrimenti posso iniziare a pensare di farvi pagare!>>

<<Addirittura!>> ribatte lui, nascondendo un sorriso.

<<Già.>>

<<Senti, io ora devo andare. Ci vediamo, allora.>>

<<A domani, Pecco.>>

Lo osservo mentre si allontana, poi decido di tornare nel motorhome. Devo ancora finire di sistemare i vestiti nell'armadio.

Scendo dal muretto ma nel farlo, mi graffio lungo il braccio.

<<Accidenti!>> sbuffo, notando il sangue che lentamente inizia a fuoriuscire dalle microscopiche ferite, <<che cazzo.>> continuo, dirigendomi verso il motorhome.

Pare non esserci nessuno per fortuna, ed entro in bagno di corsa, infilando il braccio sotto l'acqua fredda. Dopo diversi minuti il braccio inizia a farmi male a causa dell'acqua ghiacciata.

<<Basta, se vuoi continuare a sanguinare fallo pure, mi sono rotta il cazzo.>> sbotto, chiudendo l'acqua.

In quel momento, la figura di Marc appare nel mio campo visivo.

Lo osservo con gli occhi spalancati, perché ero sicura che non ci fosse nessuno. Lo vedo venire verso di me, fino a che non mi raggiunge. Senza dire una parola, tira fuori il disinfettante e un pezzo di cotone idrofilo, lo imbeve col disinfettante e inizia a posarlo con delicatezza sul graffio. Mi circonda il polso con una mano, per sollevare leggermente il braccio, e continua a tenere lo sguardo fisso su ciò che sta facendo.

Sentire le sue dita, la sua mano calda intorno alla pelle sensibile del polso, mi sta mandando letteralmente fuori di testa. Uno stormo di api assassine pare aver preso d'assalto il mio stomaco, e quasi non mi accorgo di quanto il graffio bruci a contatto con il disinfettante.

Nonostante sia chinato di poco verso di me, i miei occhi continuano a guardarlo con apprensione, in modo quasi implorante.

Dopo diversi minuti si stacca da me e getta l'ovatta nel cestino dei rifiuti, per poi allontanarsi da me.
Resto immobile per diversi istanti, ancora frastornata e confusa da ciò che è appena successo.

<<Non mi dici neppure una parola?>> gli domando, all'improvviso, uscendo dal bagno.

<<Non vorrei infastidirti con la mia voce, sai com'è, mi è stato detto che è molto strana e irritante.>> ribatte, con tono freddo e seccato, per poi uscire dal motorhome. Resto lì, colpita e ferita dalle parole di Marc. E non posso incolpare altri che me stessa.

~·~

La vista dal prato è incantevole. Avere tutto il circuito per te, steso ai tuoi piedi, e al di là dei muri che delimitano l'autodromo, le verdi colline della Toscana illuminata dai raggi del sole, non ha prezzo.
Questa vista ora, è l'unica cosa che può alleviare il peso che sento sul cuore.

Vorrei sparire, volare via come un'uccellino, spiegare le ali e prendere il volo, vorrei diventare leggera come una nuvola e dissolvermi come un soffio di fumo, vorrei semplicemente fuggire via.

Stringo tra le dita ciuffi d'erba, come se il solo gesto potesse calmarmi.

Quel nano bastardo mi manca.

Ma non posso più tornare indietro.

<<Angel!>>

Com'e che oggi io non riesca a stare per conto mio neanche per cinque secondi?

Mi volto, e vedo Joan venire verso di me.

<<Ehi.>>

<<Ti disturbo? Vuoi restare da sola?>> mi chiede, quando è già abbastanza vicino da notare, forse, il mio malumore.

<<No, figurati. Siediti pure, se vuoi.>> mi rivolge un sorriso e si siede accanto a me.

<<Mi fa piacere il fatto che tu sia qui.>> dice, strofinandosi le mani sulle ginocchia scoperte.

<<Fammi indovinare: perché non vedi l'ora di assaggiare il mio cappuccino?>>

<<Anche.>> ammette, sorridendo.

<<Sei triste?>> domanda, dopo qualche istante di silenzio.

<<Un po'.>> soffio, <<anche se essere qui è una bella distrazione. Mi piace stare qui. Amo il vostro mondo, potervi guardare mentre inseguite il vostro sogno. È magico. Se potessi, vorrei stare sempre nel paddock.>>

<<Io dico che tu dovresti venire ad ogni gara. Mi farebbe tanto piacere vederti sempre, e penso che anche gli altri sarebbero d'accordo.>>

<<Mh certo, chissà come mai.>> ribatto, inarcando un sopracciglio.

<<Ma cosa vai a pensare! È solo perché...sei simpatica, è bello avere a che fare con te, sei speciale. E poi, voglio essere sincero, sono dotato di occhi fortunatamente, e ti trovo davvero bella, e particolare.>> so di stare arrossendo, per questo evito di guardarlo.

<<Grazie, Joan. Ma ora smettila dai, i complimenti mi mettono in imbarazzo!>> dico, dandogli una leggera spallata.

<<Ah, sì? Peccato, volevo dirti un'altra cosa...>> aggiunge, sornione.

<<Ossia?>> chiedo, inarcando un sopracciglio.

<<Che hai degli occhi bellissimi. Te l'hanno mai detto prima?>> sogghigno, scuotendo la testa.

<<L'ultimo deve essere stato Migno, se non erro.>>

Joan fa un gesto scocciato.

<<Accidenti, arrivo sempre tardi.>>

<<Siete arrivati tutti tardi!>> ribatto, non riuscendo a trattenere un sorriso.

<<Alex ha solo avuto fortuna, ricordatelo.>>

<<Joan!>> esclamo, non riuscendo a trattenere un'espressione di sorpresa, mentre gli lascio un pugno leggero sul braccio. Lui scoppia a ridere, stendendosi sull'erba fresca del prato.

<<Non ci stai provando con me, vero?>> lui spalanca gli occhi.

<<Io? Certo che no. Però beh, non voglio tirarla a te e ad Alex e spero che tra voi tutto continui ad andare bene, ma...ecco, se invece dovesse succedere il contrario, mi farebbe piacere uscire con te. Così, senza impegno.>>

<<Joan!>> ripeto, usando lo stesso tono di prima.

<<Sto scherzando! Ma non troppo.>> aggiunge, sorridendo sornione.

<<Sei terribile.>> commento, alzandomi.

<<Te ne vai?>> mi chiede, sollevandosi di scatto.

<<Mi tocca, o Alex inizierà a chiedersi dove diavolo sia finita.>>

<<Giusto. Allora ci vediamo domani all'hospitality della Marc VDS, dopo le qualifiche e il giro di interviste!>>

<<Va bene!>> gli rispondo, mentre mi allontano.

Mi ha fatto bene parlare con Joan. Il mio umore è decisamente migliorato.
Alla fine sì, posso stare bene anche senza Marc.

~·~

<<È normale che tu vada a questa velocità nel paddock?>> domando, stringendo ancor di più le braccia intorno ai fianchi di Alex.

<<Prima arriviamo, prima assaggerò il tuo cappuccino.>> ribatte lui, sogghignando, senza staccare lo sguardo dal suo obiettivo.

<<Ma che succede a tutti quanti, non avete mai assaggiato un cappuccino in vita vostra?>> sbuffo, mentre lui ferma il motorino di fronte all'hospitality della Marc VDS.

<<Non i tuoi. Peggio di una droga.>> soffia, per poi posare un bacio leggero sulle mie labbra.

<<Sì, certo.>> mi limito a dire, mentre mi prende per mano ed entriamo nell'hospitality.

<<Ma sono già tutti qui?>> noto, quando, dopo aver svoltato l'angolo, intravedo diversi piloti seduti lungo il bancone del bar.

<<Eccoci, ragazzi!>> annuncia Alex, e tutti si voltano verso di noi.

Buongiorno, timidezza.

<<Finalmente, eh!>> esordisce Diggia, guardandoci male.

<<Ehi! Ho fatto tardi con le varie interviste!>> si difende Alex, andandosi a sedere accanto ad un ragazzo dai capelli ricci e la pelle ambrata.

<<Puoi anche dire la verità, Marquez, in realtà Angel non voleva venire perché non voleva vedere Migno!>> ribatte Nicco, indicandolo, e non riuscendo a trattenere una risata.

<<Scusa!? Forse non voleva vedere la tua, di faccia! Angel, diglielo che sono io il tuo preferito!>> mi chiede, voltandosi con tono implorante verso di me.

<<In realtà, no.>> mi limito a dire, e tutti scoppiano a ridere.

<<Comunque, Angel, ti presentiamo le new entry: quello seduto accanto ad Alex è Franky, meglio conosciuto come Il Morbido, lui è Niccolò Bulega, e...Vierge lo avevi già conosciuto a Jerez, no?>> mi chiede Pecco, e io mi limito ad annuire.

<<E siamo tutti qui per assaggiare il tuo famoso cappuccino!>> esclama Franky, <<è da settimane che Alex mi fa una testa così!>> aggiunge, sogghignando.

<<E non solo lui, anche noi abbiamo aggiunto un bel carico da novanta.>> si inserisce Migno.

Sospiro, mentre Alex mi lascia un bacio sulla guancia.

<<Dai corazón, che siamo tutti in attesa.>> sussurra.

<<Eh sì, calma, calma! Di questo passo verranno uno schifo!>> ribatto, guardandolo male.

<<Impossibile.>> commenta, scuotendo la testa.

Gli prendo il cappello e glielo schiaccio sul viso.

<<Tutta colpa tua che non stai mai zitto.>> affermo, alzandomi e dirigendomi dietro il bancone.

<<Ragazzi, ma non trovate che siano carinissimi?>> esclama Diggia, disegnando cuoricini in aria.

<<Alex Marquez ragazzo fortunato!>> commenta ad alta voce Migno.

<<È ingiusta tanta fortuna!>> si aggiunge Nicco, mentre tutti scoppiano in una fragorosa risata.

<<Sicuri di avere suppergiù vent'anni e non quattro?>> mi inserisco, mentre inizio a preparare i cappuccini.

<<Onestamente, non saprei...>> ribatte Pecco e mi volto a guardarli.

Mi stanno tutti fissando.

<<Ah no, continuate a far casino, non fate caso a me altrimenti non riuscirò a prepararne neanche uno decente!>> li ammonisco.

<<Ha ragione ragazzi, di che stavamo parlando?>> domanda Franky, mentre io ricomincio il mio lavoro.

<<Il primo, ovviamente, al mio caro tesoro!>> esordisco, dopo qualche minuto.

<<Vedesi nuovamente alla voce "ragazzo fortunato".>> esclama Joan, mentre Alex gli rivolge un sorriso e il dito medio.

Un verso di stupore si solleva tra i ragazzi.

<<Come sei savage, Marquez!>> commenta Diggia, mentre Nicco inizia a canticchiare Ragazzo Fortunato di Jovanotti.

<<Poi...Migno, Pecco, questi sono per voi...>>

<<Visto? Tolto Marquez, sono io il suo preferito.>> afferma Migno, gongolando.

<<Prossima volta ti servo per ultimo.>> ribatto, mentre servo Joan e Franky, poi via via tutti gli altri.

<<Ti prego torna in Italia!>> esclama a gran voce Migno, leccandosi i baffi.

<<Preferibilmente a Cattolica!>> aggiunge Nicco, annuendo.

Non posso fare a meno di ridere, mentre arrosisco.

<<Voi in Italia avete già troppe eccellenze, lasciatecene almeno una!>> ribatte Alex, prendendomi una mano e posandoci sopra un bacio.

<<Sono d'accordo con Alex.>> aggiunge Joan, senza staccare gli occhi dalla sua tazza.

<<Mica giusto che vi becchiate l'eccellenza migliore, però.>> continua Migno.

<<Piantala Andrea, dai!>> ribatto, tirandogli uno scappellotto sulla testa.

<<Brava Angel, ne ha bisogno.>> esclama Diggia.

<<Comunque, penso di non aver mai assaggiato un cappuccino così buono. Fortunati, a Cervera.>> afferma Pecco, non lasciando neanche un po' di schiuma nella tazza.

<<Mi fa tanto piacere sapere che vi è piaciuto!>> li ringrazio, portandomi le mani sulle guance. Sarò rossa come un peperone.

<<Non posso pensare di non poterlo bere tutti i giorni.>> afferma, con tono affranto, Migno.

<<Beh, così lo apprezzerai meglio quelle poche volte in cui te lo preparerò di nuovo.>> ribatto, poggiandomi contro il bancone.

<<Ragazzi, ma pensate che figata andare tutti insieme a Cervera solo per assaggiare il cappuccino di Angel, tra due settimane!>> esclama Diggia, con gli occhi che luccicano.

<<Dimostrereste semplicemente di essere più pazzi di quanto io già pensi.>> mi limito a dire, scuotendo la testa.

<<Non sottovalutare il nostro potere, Angel.>> mi ammonisce Migno, fingendo serietà.

<<Ci manca solo questo.>> commento, mentre vedo Alex voltarsi verso l'entrata dell'hospitality. La figura di Marc appare alla mia vista e mi allontano di scatto dal bancone. Tutti notano la mia reazione e si voltano verso l'entrata.

<<Ma che fortuna, la famiglia Marquez al completo!>> esclama Joan, sorridendo.

<<Eravamo in pensiero, sono sincero.>> continua Franky, dando una spallata ad Alex.

<<Ammettilo Marc, anche tu sei venuto per il cappuccino di Angel!>> dice Xavi, sogghignando.

<<Anche se lui è uno di quegli eletti che può berlo anche tutti i giorni se gli va!>> nota Migno, mettendo il broncio.

<<Se vuole, mi farebbe piacere berlo.>> dice, guardandomi negli occhi.

Vorrei rispondergli con una battuta al veleno, ma non penso di essere nella posizione giusta per farlo.

<<Perché no?>> soffio, dandogli le spalle.

<<Angel, facciamo un patto.>> esclama, dopo qualche istante, Migno.

<<Sentiamo.>> chiedo, mentre servo Marc, senza guardarlo.

<<Se domenica vinco...tu verrai al parco chiuso solo ed esclusivamente per me!>>

<<Tu. Domenica. Vincere la gara.>> lo guarda Diggia, stranito.

<<Sì, perché no?>>

<<Vorrei ricordarti che non hai ancora vinto una gara, Mig.>> continua Pecco.

<<E questo ragazzo qua sta bastonando tutti.>> gli da man forte Nicco, indicando, con un cenno del capo, Joan.

<<Beh, ma c'è sempre una prima volta. Per questo, se riuscirò a vincere, Angel verrà da me al parco chiuso.>>

<<Avrei da obiettare.>> si inserisce Alex.

<<E che cosa Marquez, sentiamo, che tu puoi stare con lei ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette!?>>

Vedo gli occhi di Marc tremare sotto le ciglia, mentre finisce il cappuccino.

<<Scommetto che Angel mi porterà fortuna. Allora Angel, che dici?>>

Scuoto la testa, accennando un sorriso.

<<E va bene.>> esclamo, stringendogli la mano.

<<E se vincerò io?>> si inserisce Joan, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.

<<Verrò anche per te, Joan, tranquillo!>>

<<Ciò che è certo è che per me verrà sicuro.>> gongola Alex, sporgendosi verso di me per posarmi un bacio sulla guancia.

In fondo è facile non posare gli occhi su Marc. Ignorarlo, far finta che non ci sia. Anche lui, che di solito è una persona allegra, alla mano, aperta e sempre pronta alla battuta, in questi giorni pare...triste.
Non parla con nessuno, resta lì, seduto in mezzo agli altri, ma è lontano, distante. E anche se non parla, avverto la sua presenza, i suoi respiri, come se fossero su di me.

E quella spensieratezza, che grazie ai ragazzi mi aveva avvolto per un po', mi abbandona nuovamente, perché non mi appartiene e non mi è mai appartenuta.

~·~

Alla fine, ho scoperto cosa voleva dire Pecco con "Al Mugello non si dorme".

Già dalla notte del venerdì un tremendo baccano creato dai tifosi, proveniente da fuori il circuito, mi ha tenuta sveglia per ore. Avrei sparato un bazuka nella loro direzione, se solo ne avessi avuto uno a disposizione.

La domenica di gara arriva velocemente, quasi senza che io me ne accorga.

Dopo un venerdì promettente, Alex ha conquistato la seconda posizione in qualifica, mentre Marc, dopo un venerdì abbastanza difficile, partirà dalla sesta posizione.
Lo vedo pensieroso, probabilmente in questo weekend non è mai riuscito a trovare un feeling con la moto.

Dopo aver fatto colazione, inizio a prepararmi. Decido di indossare un top blu scuro smanicato e un paio di pantaloncini bianchi. Ai piedi delle sneakers dello stesso colore dal tacco interno di nove centimetri, così da donarmi quei centimetri che mi mancano.

Poi esco, diretta verso l'hospitality da dove guarderò la gara della Moto3, che è appena iniziata. Roser è già lì, e mi rivolge un sorriso quando mi siedo accanto a lei.

Un plotone di ventiquattro piloti si gioca la vittoria, ed è soprattutto questo il bello della Moto3. Il fatto che possa accadere realmente di tutto e che chiunque, nel vero senso della parola, possa riuscire a tagliare il traguardo per primo.

All'inizio dell'ultimo giro Migno è secondo, dietro a Diggia, poi alla variante della San Donato sferra il suo attacco, e chiudendo tutte le porte all'avversario, e riuscendo perfino a mantenere la posizione sul rettilineo, va a vincere.

Non ci credo.

Ha vinto davvero la sua prima gara!

Sbuffo, facendomi scivolare sul divanetto in pelle bianca mentre lo vedo festeggiare.
Mi toccherà andare al parco chiuso.

Faccio un cenno a Roser ed esco. Un patto è un patto e devo raggiungere il parco chiuso nel minor tempo possibile. Per fortuna ho le sneakers ai piedi.

Col fiatone, raggiungo il parco chiuso, ma non ho idea di come giustificare la mia presenza lì, infatti cerco di restare in disparte, fino a che Diggia, che è arrivato secondo, non mi nota e mi fa un cenno.

<<Sei venuta per Migno, eh?>> domanda, mentre prende un sorso della sua bibita energetica.

<<Mi tocca.>> mi limito a dire, mentre il team di Migno ascolta con interesse il nostro discorso.
Dopo diversi istanti Andrea arriva, continuando a festeggiare, pazzo di felicità per la sua prima vittoria in carriera.

Corre verso il suo team, poi nota che sono lì e mi abbraccia.

<<Sono contento di vedere che sei venuta!>> esclama, scuotendo la testa.

<<Avevamo un patto, no?>>

<<Già, e mi hai portato fortuna!>>

<<Quando voi piloti smetterete di dirlo, sarà troppo tardi.>>

<<Ma è la verità!>> ribatte lui, per poi allontanarsi per le interviste.

Faccio i complimenti anche a Diggia per il suo secondo posto, poi via, diretta verso il box di Alex.

Tiro fuori il telefono dalla tasca dei pantaloncini e mi specchio nello schermo, per sistemarmi i capelli.

<<Corazón, eccoti. Sei andata da Migno?>> mi limito ad annuire, per poi salire sulle punte e posargli un bacio sulle labbra.

Dopo qualche minuto Alex sale in moto per uscire dal box e io afferro l'ombrello con i colori della Marc VDS pronta a raggiungerlo in pista.

Come di consueto, lo osservo, mentre è perso nella sua concentrazione pre gara.
In quel momento, penso a quanto mi manchi stare accanto a Marc in griglia di partenza.

È successo solo una volta, al gran premio di Aragon, ma stargli accanto in quei momenti, poter ammirare quello sguardo nei suoi occhi, mi ha letteralmente stregato.

Marc è diverso da tutti.

Quando arriva il momento di liberare la pista, lascio un bacio sul casco di Alex come al solito, e una carezza sulla sua schiena.

Entro nel box e indosso il suo cappellino, mentre vado a sedermi alla sua postazione.
Marc è lì, come al solito, seduto assieme al suo team.

Alla fine Alex giunge terzo, e con il suo team, lo raggiungo al parco chiuso.

Abbraccia Marc, i suoi genitori, e poi me, schioccandomi un bacio sulla guancia.

Se ripenso al fatto che l'ultima volta che sono stata al parco chiuso per lui, mi ha detto 'te amo', e io ancora non sono riuscita a dirglielo, mi sento male.

Ora non resta che la gara di Marc.
Vado assieme a Roser all'hospitality della Honda, ma nonostante non me l'aspettassi, Marc conferma anche in gara le difficoltà dei giorni precedenti. Partito sesto, arriva sesto, mentre Dovizioso va a vincere.

Sbuffo, e dopo aver pranzato con un piatto di spaghetti al pomodoro, esco dall' hospitality e inizio a girare per il paddock, come sempre.

Ad un tratto, un motorino si ferma accanto a me.

<<Angel!>>

<<Mig! Allora, stai ancora festeggiando?>>

<<Non ho ancora finito! Volevo solo invitarti alla festa che si terrà stasera nel motorhome dello Sky Racing Team!>>

Mi mordo le labbra.

<<Vorrei venire, ma non so se ci riuscirò...>>

<<Può venire anche Alex, se vuole!>>

<<Vedrò, dai. Spero di poter fare un salto, anche se non vorrei essere di troppo...>>

<<Ti ho invitata io, quindi non potrai mai essere di troppo. Allora ti aspetto stasera! Ciao!>> si allontana a bordo del suo motorino, e dopo aver fatto l'ennesimo giro del paddock, torno nel motorhome.

Sento il cellulare suonare e lo tiro fuori dalla tasca dei pantaloni.

<<Pronto?>>

<<Angel, tesoro!>> mi porto una mano alla bocca.

<<Nonna! Che sorpresa!>>

<<Visto? La nonna ha deciso di farti una sorpresa, dopo che tu ne hai fatta una a noi.>>

<<Ah, sì?>> domando, confusa.

<<Sì! Non ci avevi detto che eri in Italia! Ho dovuto scoprirlo dalla TV. Tuo nonno era andato al bar e lì stavano trasmettendo una gara di...moto, ha detto? Sì, ha detto così, e mi ha detto che ti aveva visto. Allora ho acceso la tv, e mi sono dovuta sorbire tutti quei giri in tondo, poi ti ho visto, e stavi abbracciando un ragazzo...>>

<<Hai ragione nonna, ma non te l'ho detto solo perché non sarei potuta venire da te, dato che sono in Toscana...ma ti prometto che a settembre verrò. Ci sarà un'altra gara in Italia, e cercherò di convincere Alex a venire un giorno prima, così potrò riabbracciarti. Accidenti, avrei potuto fare un salto, se io e Alex non ci fossimo già organizzati...>>

<<Tesoro, ma chi è Alex?>>

<<È...è il mio ragazzo, nonna. Devi averlo visto, è il ragazzo che stavo abbracciando...>>

<<Devo averlo sicuramente visto, ma non lo ricordo. Non vedo l'ora di conoscerlo, se hai fatto questa scelta, sapendo bene come sei fatta, allora deve essere una cosa importante...>>

<<Beh, ma nonna, te ne ho parlato in questi anni, è Alex, uno dei miei due migliori amici.>>

<<Ah, va bene, ho capito. Ma comunque, non vedo l'ora di riabbracciarti, tesoro mio.>>

<<Anche io, nonna. Non vedo l'ora di rivedere le mie montagne...>> mormoro, sentendo le lacrime pungermi agli angoli degli occhi al ricordo di quel bellissimo luogo.

<<Non piangere, piccina. Ci sentiamo. Ricordati che la nonna ti vuole bene.>>

<<Anche io te ne voglio tanto, nonna.>> chiudo la chiamata, e in quel momento la porta del motorhome si spalanca.

<<Alexito!>> esclamo, saltandogli in braccio.

<<Ehi, che accoglienza!>> sogghigna, stringendomi forte, per poi baciarmi.

<<Non vedo l'ora di trascorrere i prossimi due giorni solo con te.>> mormora, per poi posarmi un altro bacio leggero sulle labbra.

<<E io non vedo l'ora di ammirare le bellezze di Firenze e Roma con te.>> aggiungo, accarezzandogli una guancia.

Nei giorni scorsi io e Alex abbiamo deciso di restare qui per altri due giorni. Lunedì lo trascorreremo a Firenze, martedì a Roma, e mercoledì torneremo a Cervera.

Sono elettrizzata, non ho mai visto nulla dell'Italia oltre il luogo in cui sono nata e la Costiera Amalfitana e poter vedere due delle città più belle del mondo, anche se per poco tempo, mi riempie di felicità.

<<Comunque, Migno ci ha invitato ad andare alla sua festa nel motorhome dello Sky Racing Team, stasera.>> lo informo, scendendo da lui.

<<Ha invitato te ad andare, e ha aggiunto anche me, ma in realtà non gliene frega minimamente se io vado o meno, l'importante è che ci vada tu!>> precisa, e io gli lascio uno schiaffetto sul petto.

<<Va bene, come vuoi, allora che facciamo, andiamo?>>

<<Perché no?>>

<<Allora vado a farmi una doccia, e a cambiarmi, così non ti infastidirò.>> mi chiudo in bagno e mi faccio una doccia veloce.

Mi asciugo per bene, e sciolgo i capelli che non ho lavato, e mi stringo l'asciugamano intorno al corpo, pronta ad attraversare il salone. Apro appena la porta per controllare che non ci sia nessuno e una volta appurato che la sala è vuota, esco.

Ma ad un tratto vedo qualcuno sollevarsi dal divano, e posare un paio di occhi neri ed intensi su di me.

Per poco non sobbalzo quando me ne accorgo. Resto a fissare Marc, del tutto sconvolta, mentre lui continua a fare altrettanto. I suoi occhi scivolano sul mio corpo e mi stringo meglio l'asciugamano al petto.

Mi scuoto, e gli do le spalle, entrando in camera. Ma dove diavolo è finito Alex?

Mi siedo sul letto, mentre il cuore nel mio petto torna a battere regolarmente in maniera graduale.

La sensazione dei suoi occhi su di me, come se bruciassero, continua a farmi venire i brividi.

Ma non devo pensarci, devo smettere di pensarci.

Mi tolgo l'asciugamano di dosso, e decido di indossare un semplice vestitino nero, e dei tacchi dello stesso colore ai piedi.

Forse avrei dovuto dirgli qualcosa per la gara di oggi? Mi si stringe il cuore a vederlo così, anche a causa mia, ma non riesco a fare un passo verso di lui, non ci riesco.

Mi trucco leggermente, per poi pettinarmi, e sono pronta.
Alex ritorna in quel momento, fresco di doccia.

<<Che incanto sei, amore.>> esclama, gli occhi che brillano.
Sorrido, e gli poso un bacio sulle labbra.

<<Grazie, caro. Ma sbrigati, o faremo tardi.>>

<<Faccio in un secondo.>> indossa un paio di jeans scuri, e una camicia dello stesso colore, che gli dona particolarmente.

<<Andiamo.>> usciamo dalla sua stanza, e Marc è lì che gioca alla play.

Strano, non è a divertirsi con qualche ragazza? Tanto Linda non c'è, e se ho capito com'è fatto, lui è avvezzo a queste cose.

<<Marc, noi andiamo alla festa di Migno, nel motorhome dello Sky Racing Team. Raggiungici, se ti va.>> gli dice Alex.

<<Divertitevi.>> si limita a dire, e Alex lo osserva per qualche istante perplesso.

<<Dai Alex, andiamo.>> lo tiro per un braccio, e lui annuisce.

Usciamo dal motorhome e ci incamminiamo lungo l'area privata.

<<È così strano nell'ultimo periodo...che gli sarà successo? Pensi che abbia dei problemi con quella Linda?>> mi domanda Alex.

<<Non lo so...forse?>> fingo di non sapere quale sia la causa del suo malumore.

Non posso mica dirgli che sono io, no?

Raggiungiamo il motorhome e si sente la musica sin da fuori.

<<Bene.>> commento, pensando già a cosa mi aspetta al suo interno. Alex mi posa un braccio sulle spalle, e saliamo le scale, per poi bussare contro la porta.

<<Dici che ci sentiranno?>> ride Alex.

<<Forse sarebbe meglio sparare dei colpi di cannone, ma non ne sono sicura...>>

Invece, miracolosamente, qualcuno ci sente.

<<Ragazzi!>> ci accoglie Andrea, invitandoci ad entrare.

C'è così tanta gente e così tante facce che non conosco, che mi sento tutt'a un tratto fuori luogo.

<<Gente, vi presento il mio portafortuna per la gara di oggi: lei è Angel!>> urla sopra la musica, mettendomi in totale imbarazzo. Tutti si voltano verso di me e mi salutano rivolgendomi larghi sorrisi, per poi riprendere a ballare.

<<Cretino, lo sai che odio stare sotto gli occhi di tutti!>> gli urlo nell'orecchio.

<<Ma tutti dovevano essere messi al corrente! Ora: divertiti, bevi e balla!>>

Alex mi avvolge i fianchi con un braccio e mi fa cenno di andare a ballare. Prima mi servo da bere, anche se non c'è neanche un po' di vino, poi iniziamo a ballare.

Tempo un'ora e Alex è ubriaco fradicio, mentre io giusto un po' brilla, abbastanza per rendermi conto che voglio tornare al nostro motorhome. Sgranocchio l'ennesima patatina, e continuo ad osservare Alex, che sta discutendo con Diggia su chi debba mangiare l'ultimo pezzo di pizza.

<<Mi pare giusto che debba essere io, sono italiano e qui siamo in Italia!>> ripete per la millesima volta Diggia, mentre Alex scuote la testa.

<<Proprio per questo, tu sei a casa tua, quindi io sono l'ospite e per educazione dovrei essere io a mangiare l'ultimo pezzo!>> piagnucola Alex e decido di risolvere la questione alla radice.

<<Ci penso io a decidere, ragazzi.>> mi intrometto, afferrando il pezzo di pizza e mangiandolo in un sol boccone.

<<Ecco fatto, problema risolto.>> commento, sorridendo, mentre loro mi guardano come se avessi scuoiato un cucciolo di cane davanti ai loro occhi.

<<Ora, Alex: andiamo?>>

<<Ma no, è ancora presto!>> si lamenta lui.

<<Ma sono le undici!>> ribatto io, come se non stessi parlando con uno che in realtà non capisce un cazzo.

Alex si getta sul divano e io vorrei solo trascinarlo via. Ad un tratto qualcuno mi picchietta sulla spalla.

<<Vuoi che ti aiuti a portarlo al motorhome?>>

<<Grazie Pecco, magari!>>

Dopo dieci minuti siamo in strada, diretti verso il motorhome, e quello che dovrebbe essere un tragitto di cinque minuti, pare diventare infinito.

Alex continua a canticchiare una canzoncina spagnola, e a ripetere che non vuole tornare al motorhome.

<<Aspetta, vado ad aprire la porta.>> dico a Pecco che si limita ad annuire.

Apro la porta, e lo aiuto a portarlo in camera. Torno poi di nuovo fuori dal motorhome, e alzo la testa verso il cielo, verso la luna e le stelle. Sorrido e giro su me stessa, e mi sento felice mentre Pecco si siede sulle scale, per riprendere fiato. Trasportare Alex a piedi, non deve essere stata una passeggiata.

<<Luna non dirmi che a quest'ora tu già devi scappare
In fondo è presto l'alba ancora si deve svegliare
Bussiamo insieme ad ogni porta
Se sembra sciocco cosa importa, Luna!>>

Inizio a cantare a gran voce, girando su me stessa, continuando a fissare la luna.

<<E questa bella voce? Da dove esce?>> mi domanda Pecco, sorridendo.

<<Da qui!>> rispondo, come una cretina, indicando le mie corde vocali.

Pecco si alza in piedi e mi raggiunge, iniziando a cantare con me.

<<Luna che cosa vuoi che dica non so recitare
Ti posso offrire solo un fiore e poi portarti a ballare
Vedrai saremo un po' felici
E forse molto più che amici, Luna!>>

Ci guardiamo e scoppiamo a ridere.

<<Che succede qui?>> Marc appare sulla soglia del motorhome, guardandoci con aria confusa.

<<Nulla, Alex si è ubriacato e Pecco mi ha aiutato a portarlo in camera...anzi Pecco, non ti ho ancora ringraziato. Grazie, davvero, sei stato gentilissimo.>>

<<Figurati. Allora...ci si vede al Montmelò!>> mi dice, mentre fa dei passi all'indietro.

<<Al Montmelò. E grazie ancora!>> lo osservo mentre si allontana, per poi voltarmi verso la porta e vedo che Marc è rientrato.

Mi mordo il labbro inferiore, indecisa se annullare quella distanza che ci divide e fare quel passo verso di lui o lasciare perdere.

Decido di scegliere la prima opzione. Salgo di corsa le scale e gli afferro una mano, costringendolo a voltarsi verso di me.

<<Luna non essere arrabbiata dai non fare la scema
Il mondo è piccolo se visto da un'altalena
Sei troppo bella per sbagliare
Solo tu mi sai capire, Luna!>>

Ora è lui la mia "Luna".

E se non riesco a dirglielo parlando, glielo dirò cantando.

<<Cosa...?>> farfuglia, mentre io lo tiro verso di me, lo porto fuori dal motorhome e lui si lascia trascinare.

<<Son pieno di contraddizioni
Che male c'è
Adoro le complicazioni
Fanno per me
Non metterò la testa a posto
Mai
A maggio vedrai che mi sposerai, Luna!>>

Togliendo l'ultima parte, che non c'entra nulla, sento questa canzone scorrermi nelle vene e spero che lui smussi almeno un po' gli angoli che ha affinato nell'ultima settimana nei miei confronti.

<<Sei ubriaca?>> mi chiede, cercando di nascondere un sorriso.

<<Solo un poco brilla, ma so quello che sto facendo.>> rispondo, avvicinandomi a lui a passi lenti.

<<Marc, mi manchi tantissimo. Sono una stronza, una grandissima stronza perché ho usato le tue insicurezze per ferirti, e non è giusto, non è un qualcosa che mi appartiene, eppure l'ho fatto. Io, che dovrei sapere benissimo cosa significa, avendolo sempre provato sulla mia pelle. Ti chiedo scusa, con ogni fibra del mio essere, ma ti giuro, se non vorrai perdonarmi, lo capirò. Lo capirò e lo accetterò come è giusto che ->>

Marc allunga una mano e mi accarezza una guancia. I miei occhi si chiudono e sento le lacrime pungermi gli occhi per la commozione, per le intense emozioni che Marc mi fa sempre provare, nel bene e nel male.

Mi guarda negli occhi, in quel modo intenso con cui è solito guardarmi.

<<Sarò sincero, le tue parole mi hanno ferito tanto, perché non me le aspettavo.>> mormora, facendo un passo verso di me.

Realizzare che le mie parole lo hanno ferito, mi spezza il cuore.
Lo avevo già capito, era evidente, ma sentirlo uscire dalle sue labbra è tutta un'altra cosa.

<<Ma la vita senza di te fa schifo, Angel.>> riprende, posandomi anche l'altra mano sulla guancia.

Lo guardo, sorpresa e confusa dalle sue parole.

<<Quindi...?>>

<<Quindi dimentichiamo tutto e ricominciamo. Vuoi?>> mi chiede, il viso così vicino al mio che il suo profumo mi avvolge completamente.

<<Lo voglio, eccome se lo voglio!>> esclamo, gettandogli le braccia al collo.

Marc mi tira su, e inizia a girare su se stesso.

<<Mi sei mancata da impazzire, pequeñita!>> sussurra, al mio orecchio.

Sento i brividi scorrere lungo la mia schiena al sentire la sua voce così vicina al mio orecchio. Mi è mancato così tanto che mi viene da piangere.

Riappoggio i piedi a terra, e lo sento, mentre mi posa un bacio sulla fronte. Un bacio morbido, dolce e intenso che mi scioglie completamente.

<<Anche tu mi sei mancato tanto, tantissimo...>> mormoro, passandogli le dita tra i capelli. Lo vedo socchiudere gli occhi, mentre un sorriso si disegna sulle sue labbra. E un flashback della notte che abbiamo passato insieme mi travolge. Ma non mi stacco da lui, resto attaccata al suo corpo, al suo calore.

<<Dobbiamo recuperare il tempo perduto, già da domani.>> dice, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

<<Da mercoledì forse è meglio.>>

<<Perché?>>

<<Perché io e Alex resteremo qui per due giorni, e torneremo a Cervera mercoledì...>>

<<Ah.>> lo sento irrigidirsi, ma le sue mani restano salde intorno ai miei fianchi, <<allora da mercoledì.>> sorride poi, posandomi un altro bacio sulla fronte.

Dio solo sa quanto i suoi baci sulla fronte mi siano mancati.

<<Ora, andiamo a dormire?>> dice, accarezzandomi le guance, e continuando a guardarmi come se fossi qualcosa di bello.

<<Direi che è anche ora.>> ribatto, prendendolo per mano e salendo le scale.

Canterei tutta la notte, e vorrei restargli accanto per tutta notte.

Domani inizia un nuovo capitolo tra me e Marc e non potrei essere più felice.

[Spazio Autrice]

Salve ragazze! Come state?
Altro capitolo extra lungo scritto in un giorno e mezzo, infatti non mi sento più le dita 😂
Allora, finalmente Angel e Marc hanno fatto pace dopo secoli 🎉
Ma non disperate, ho in mente ancora tante cose...😌😏
Detto ciò, che ne pensate di questo nuovo capitolo?
Spero che vi sia piaciuto, se vi va lasciate un commento o un voto, mi farebbe tanto piacere ❤
Alla prossima, un bacione 💋

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