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A fior di pelle

[You’ve been on my mind
I grow fonder every day
Lose myself in time
Just thinking of your face
God only knows why it’s taken me so long to let my doubts go
You’re the only one that I want]


[Marc]

Uno, due.

Prendo un profondo respiro, e ricomincio con i pesi.

Uno, due.

Un flash, appare all'improvviso davanti ai miei occhi.

Alex che afferra le mani di Angel, e l'attira a sé.

Uno, due.

Angel che accarezza i capelli di Alex.

E poi, quella frase, che torna a rimbombarmi nelle orecchie.

"Provo qualcosa per Angel.".

Avevo qualche sospetto, ma la confessione di Alex, che mi ha sbattuto la verità in faccia, ha fatto più male di quanto mi aspettassi.

Certo, so che tra lui ed Angel non ci potrà mai essere niente, sapendo ciò che lei pensa delle relazioni, ma da una parte, so anche che tra me e lei non ci potrà mai essere niente.

Scuoto la testa, posando i pesi a terra.

Ovviamente non ci potrà mai essere niente, e non per questo motivo, ma perchè per me Angel è un'amica, la più importante, che accidenti vado a pensare?

Prendo un sorso di Red Bull, mentre sento il cuore battere nel mio petto come impazzito, a causa dello sforzo.

Allenarmi è sempre stato un ottimo modo per annullare i pensieri, ma questa volta non sortisce l'effetto sperato.
Non sento quasi la musica in sottofondo.

Riprendo ad allenarmi, intanto i miei pensieri non si fermano.

Sapere che mio fratello prova dei sentimenti per Angel, non so perchè, mi provoca uno strano dolore al centro del petto.

Mi toglie il respiro, mi annebbia i pensieri.

Nonostante sappia che ad Angel non interessano le relazioni, il fatto che lui provi qualcosa per lei mi sconvolge.

Mi lascio cadere sul pavimento freddo, e un brivido di piacere mi attraversa la spina dorsale.

I miei respiri sono veloci, quasi quanto i miei pensieri.

Angel.

Le sue parole, ripetute l'altro giorno con tanto ardore e fermezza, non mi hanno di sicuro sorpreso, ma mi hanno...ferito?

Non lo so neanche io quello che ho provato, sta di fatto che non è stata una sensazione piacevole, come non lo deve essere stato per Alex, sentirle dire quelle cose.

Ma davvero Angel non vuole scoprire cosa si prova con un bacio?

Neanche io so cosa si prova nel baciare qualcuno che si ama davvero, ma vorrei e spero di poter provare una simile emozione, prima o poi.

Invece Angel ha deciso di non volere niente di tutto ciò, di non sapere cosa significa perdersi nell'abbraccio dell'unica persona che desideri, di naufragare nei suoi occhi, di sentire la pelle riempirsi di brividi ad un semplice tocco.

So il perchè di tutto ciò, so il perchè di quella che in realtà è paura, paura di soffrire, di essere ferita nuovamente da chi diceva di amarla.

Ma precludersi una simile meraviglia come l'amore è qualcosa di ancor più doloroso e distruttivo.

Ed Angel merita solo di essere amata, amata veramente, con tutta l'anima.

Mi sollevo da terra, pronto per fare una doccia rinfrescante.

Prendo il telefono e do un'occhiata alle notifiche.

Entro su whatsapp, e noto che Angel ha appena cambiato la foto del profilo.

Deve averla scattata seduta sulla finestra della sua stanza, con un braccio regge Duchessa, posata accanto al suo viso, il dorato dei suoi capelli castani illuminato dai raggi del sole, e un sorriso, appena accennato e quasi sognante dipinto sulle labbra.

Le scrivo subito.

Marc > "Siamo bellissime nella foto profilo, eh?".

Mi tolgo poi le scarpe, le calze e i pantaloncini, ed entro nella doccia.

Sotto il getto dell'acqua fresca i miei muscoli si sciolgono e le mie emozioni paiono acquietarsi, anche se di poco.

Nell'ultimo periodo i miei pensieri verso Angel si sono triplicati, o meglio quadruplicati e la cosa mi preoccupa parecchio.

Recupero un asciugamano non appena esco dalla doccia, e me lo lego ai fianchi.

Noto che sono arrivate delle notifiche e prendo il telefono, sbloccandolo.

Angel > "Tu sempre esagerato, vedo. Ma se mi si vede mezza faccia!"

Sogghigno da solo, come un idiota.

Marc > "Conosco anche il resto del viso."

Recupero il borsone con i vestiti puliti che mi sono portato da casa e indosso i boxer, poi un paio di pantaloncini che mi arrivano al ginocchio e una maglietta nera.

Sento il telefono vibrare e lo riprendo.

Marc > "Vuoi sempre avere l'ultima parola, sei insopportabile! Comunque, grazie."

Fisso lo schermo ancora per qualche istante, mordendomi il labbro inferiore.

Sto combattendo con me stesso, tra quello che il mio istinto vorrebbe fare e quello che la mia mente mi dice di non fare.

Alla fine, vince il primo.

Marc > "Senti chi parla! Comunque, che stai facendo?"

So che non ha il turno al bar, per cui sicuramente non è lì.

Angel > "Sto mangiando gelato davanti alla tv, non c'è niente di meglio! Tu? Hai finito in palestra?"

Marc > "Sì, sono appena uscito dalla doccia e sto per andare via. C'è posto per me sul tuo divano, se faccio un salto?"

Prendo un respiro profondo, in attesa della sua risposta.

Angel > "C'è sempre posto per te, lo sai."

Sorrido come un cretino allo schermo del telefono.

Le rispondo un "sono già lì", e dopo aver recuperato il mio borsone, corro fuori dalla palestra e salgo in macchina.

Ho il cuore che batte ad una velocità supersonica nel mio petto come se mi stessi dirigendo ad un appuntamento importante, quando invece non è così.

È semplicemente Angel, allora perché mi sento così?

Fermo l'auto davanti a casa sua e suono al citofono.

Mi apre dopo un secondo e faccio le scale a due a due per arrivare il prima possibile. Noto la porta socchiusa, e non appena Angel mi intravede, la spalanca.

<<Buon pomeriggio, campione!>> mi accoglie, i capelli messi di lato, una maglia lunga, che le arriva a metà cosce, con disegnata la Torre Eiffel, e ai piedi delle pantofole bianche e blu, il suo abbinamento di colori preferiti.

Mi fermo per un istante a guardarla, e lei pare quasi volersi nascondere, come se non volesse farsi vedere da me.

Così piccola, così assolutamente perfetta e meravigliosa.

Ai miei occhi Angel non è mai stata più bella di adesso.

<<Che fai, entri o vuoi restare lì, sul mio pianerottolo?>> la sento dire, con il suo solito tono ironico.

<<Entro, eccomi.>> rispondo, portandomi una mano dietro la nuca.

Non appena metto piede in casa sua, la sento chiudersi la porta alle spalle, e Duchessa mi viene subito incontro e si struscia contro le mie gambe, facendo le fusa.

<<Ma guardala come ti accoglie, devo iniziare ad ingelosirmi?>> e così dicendo si abbassa verso Duchessa, per lasciarle una carezza sulla testa.

<<Probabile, in fondo sono stato io a regalartela, e dopotutto, faccio questo effetto alle ragazze, di solito!>> rispondo, con aria maliziosa, ed Angel si solleva subito, riservandomi un'occhiataccia di disappunto.

<<Modesto Marquez, a quanto vedo.>> ribatte subito, alzando la testa per guardarmi meglio.

Senza scarpe alte, Angel mi arriva giusto all'altezza del mento, e a me viene ancor più voglia di stringerla tra le mie braccia e non lasciarla più.

<<Dico solo la verità.>> concludo, a voce più bassa.

Angel mi guarda per qualche istante, poi abbassa lo sguardo, sogghignando.

<<Immagino che persino tu con me accanto riesci a sentirti una specie di gigante, ammettilo!>> ride, allontanandosi da me.

Scuoto la testa, guardandola male.

<<Non puoi fare a meno di sottolineare la tua altezza un giorno sì e quello dopo anche, vero?>> ribatto, con tono di rimprovero, raggiungendola.

Angel si volta verso di me, assumendo un'aria innocente.

<<Ti ho fatto arrabbiare, papà?>> dice, ma noto il lampo di dolore che attraversa i suoi occhi quando pronuncia quella parola, "papà".

Continuo a guardarla male, in modo che non capisca che ho intuito ciò che sta provando.
So che Angel non ama le tenerezze in merito ai suoi stati d'animo, perchè la fanno sentire debole. Tipico di lei.

<<Un po'. Sei perfetta così come sei, quando lo capirai?>> le dico, e istintivamente, senza pensare a ciò che sto facendo, le prendo una ciocca di capelli tra le dita, scostandogliela dal viso.

Noto gli occhi di Angel fremere sotto le lunghe ciglia, poi si scosta, voltandomi le spalle e tornando a sedersi sul divano.

<<Be'...forse...forse non lo capirò mai, non lo so.>> borbotta, evitando il mio sguardo.

Sospiro, per poi sedermi accanto a lei, che torna a guardare il televisore.

<<Se vuoi mettere le gambe sul divano mi raccomando, togliti le scarpe.>> ripete, come ogni volta in cui mi siedo sul divano.

Mi limito ad alzare gli occhi al cielo, trattenendo a fatica un sorriso.

Faccio come mi ha detto e mi porto le gambe al petto.

<<Che stai guardando?>> le domando, e gli occhi le si illuminano.

<<Friends.>>

<<Ma sai già come finisce.>> Angel si volta a guardarmi con sguardo truce.

<<Marc, non l'hai detto sul serio, vero? Friends è una serie sacra per me!>>

Alzo le mani come a volermi difendere e mi allontano.

<<Chiedo perdono, ma ti prego, non uccidermi.>>

Angel mi squadra con fare offeso, poi inarca un sopracciglio.

<<Lo meriteresti, sei il mio migliore amico eppure non sai ancora che certe cose sono sacre per me, inoltre ti  dimostri un grande idiota, ma sai che scoperta, quello lo so praticamente da sempre.>>

Spalanco la bocca, anche se non sono realmente offeso. La adoro quando mi dice queste cose, ma in realtà io l'adoro sempre. Potrebbe dirmi qualunque cosa, non smetterei mai di volerle bene.

<<Ah, è così che la pensi?>> ribatto, incrociando  le braccia al petto. Angel continua a non degnarmi di uno sguardo, tutta la sua attenzione è catturata dalla TV.

<<Sì, e se vuoi te lo sottoscrivo. Sei un idiota, Marc.>>

Non attendo un secondo di più.

Prendo un lembo del cuscino accanto a me e glielo tiro in faccia.

<<Ma dico...sei impazzito?>> esclama a gran voce, togliendosi i capelli dal viso.

<<Rimangiatelo!>> esclamo, tendendomi verso di lei, che mi rivolge un'occhiata di fuoco.

<<Giammai.>>

<<Ah, è la guerra che vuoi?>>

<<Perchè, hai paura?>>

<<Io non so neanche cosa sia la paura.>> sussurro, prendendo un altro cuscino e facendo per colpirla, ma lei è più lesta, e mi tira una cuscinata in pieno stomaco.

Iniziamo una strenua lotta con i cuscini, e la cosa più bella è la sua risata piena di vita, che mi fa tremare il cuore.

Lancio il suo cuscino lontano e con esso il mio, e tendendomi velocemente verso di lei, la prendo per i polsi, mettendomi sopra di lei.

<<Rimangiatelo.>> soffio, con il fiato corto, bloccandole i polsi sopra la testa.

<<No.>> soffia di rimando lei, cercando, con ben poca convinzione, di liberare i polsi dalla stretta delle mie mani.

<<Hai perso, per cui ora te lo rimangi.>> mormoro, avvicinando il mio viso al suo, lentamente.

Lei inarca un sopracciglio, e di rimando, avvicina anche lei il suo viso al mio.

<<Non ho perso, tu mi hai disarmato, hai giocato sporco!>> ribatte, tornando a divincolarsi, ma io so come funziona, ormai.

Inizio a disegnare dei cerchi immaginari con i pollici nella parte interna dei polsi, nel punto più sensibile.

La sento tremare sotto di me, gli occhi le si incupiscono e mi chiedo se anche i miei occhi ora appaiono così ai suoi.

Il cuore mi batte come impazzito nel petto, e le labbra mi pulsano, tanto è la voglia di posarle sulle sue.

Il caratteristico profumo di cocco della sua pelle, e di papaya dei suoi capelli, mi travolge, e realizzo che ho bisogno di baciarla.

I nostri sguardi si incatenano, a tal punto che inizio a credere di potermici quasi perdere in quel baratro oscuro che sono i suoi occhi.

Quasi non mi accorgo del fatto che il mio respiro si è fatto più rapido  esattamente come il suo.

I miei occhi scivolano lentamente sulle sue labbra, e impercettibilmente, il mio viso inizia ad avvicinarsi al suo.

Probabilmente mi pentirò di quello che sto per fare tra meno di un minuto, ma ho bisogno di farlo.

Ho bisogno delle labbra di Angel.

Duchessa salta sul divano, iniziando a giocare con i capelli di Angel proprio in quel momento, e probabilmente, salvandomi dal grave errore che stavo per commettere.

<<Ehi piccola peste, la pianti?>> Angel si volta verso Duchessa togliendo i capelli dalle sue grinfie e io mi sollevo di scatto da lei.

Che diavolo stavo per fare?

Ero davvero sul punto di baciarla?

<<Marc, ti senti bene?>> la voce di Angel mi arriva come ovattata, come se fosse lontana anni luce da me.

<<Sì, io...posso andare in bagno?>> le domando, senza neppure guardarla.

<<Ma certo, sai la strada.>> mi avvio a passi svelti lungo il corridoio, e mi chiudo la porta alle spalle non appena raggiungo il bagno.

Apro subito il getto dell'acqua fredda, e inizio a sciacquarmi il viso, un'onda di acqua gelata per spegnere quel fuoco che fino a pochi secondi fa mi aveva incendiato il sangue, quel sangue che al solo pensiero delle labbra di Angel sulle mie, riprende a scorrere più velocemente nelle mie vene.

Stavo davvero per perdere il controllo e baciare la mia migliore amica?

Ho davvero cancellato dalla mia testa per un istante Alex, ciò che prova per Angel, ciò che sta soffrendo...mi sento all'improvviso un grandissimo stronzo, un egoista nel continuare a provare queste emozioni che sembrano totalmente sbagliate, nel continuare a sentire il bisogno di avere Angel così vicino.

Osservo il mio riflesso nello specchio, e sospiro.

Vorrei che le cose fossero più facili, ma alla fine, le cose facili non mi sono mai piaciute.

Forse è meglio che io me ne torni a casa. Dovrei iniziare a passare meno tempo con Angel, ma il tempo lontano da lei mi pare quasi una tortura.

Esco dal bagno, e torno in soggiorno.

<<Io vado, Angel.>>

<<Perché? Non...non puoi restare con me...? Mamma mi ha appena chiamato e mi ha detto che tornerà tardi stasera e...non ho voglia di restare sola, oggi.>> Angel solleva gli occhi imploranti su di me e sento il cuore stringersi in una morsa.

Perché mi fai questo, Angel?

Io devo starti lontano, ma tu mi rendi così fottutamente debole...e come posso dire di no a quegli occhioni così dolci, limpidi e puri?

<<Però se hai da fare lascia stare, non importa. Non voglio assolutamente che tu ti senta costretto e...>>

La interrompo subito.

<<Ehi, ferma: non c'è neanche bisogno che tu me lo chieda, certo che rimango con te, piccolina.>> la raggiungo, arruffandole i capelli sulla testa, e sentendomi un perfetto deficiente.

Ho fatto la stessa cosa che faccio quando vedo un cane, ma che problemi ho?

<<Se mi chiami piccolina un'altra volta te ne puoi anche andare, te lo dico.>> sbuffa lei, dandomi una spallata.

Si volta verso la televisione, per poi sospirare e abbassare la testa.

<<Tu pensi che la nostra amicizia durerà per sempre?>> chiede, con un filo di voce.

La sua domanda mi spiazza totalmente, perché mi sta chiedendo una cosa del genere?

Faccio un passo verso di lei, accennando un sorriso.

È questa la Angel che amo più di ogni cosa, quella che lascia cadere i suoi muri, e mostra le sue debolezze, le sue insicurezze, le sue cicatrici, il suo dolore.
La Angel più vera, più profonda, più nascosta, nell'angolo più lontano e remoto dello spazio sconfinato che si porta dentro.

Le accarezzo una guancia con il dorso della mano e noto un brivido attraversarla.

Una fitta mi colpisce all'istante allo stomaco, e un'idea folle attraversa la mia mente come un lampo.

E se anche lei, forse...?

No, non è possibile.

È più che evidente che Angel mi considera come un amico, e niente di diverso.

Non sarò mai io quello che riuscirà a sciogliere il suo cuore, a distruggere le sue convinzioni.

Non sarò mai io quello che potrà baciarla, stringerla a sé per ore, respirare il suo profumo, accarezzare la sua pelle morbida, poterla guardare dormire, disteso accanto a lei.

Ma che diavolo sto pensando?

Devo essere completamente impazzito, di nuovo.

Prendo l'ennesimo respiro, e cerco di riprendere il controllo.

<<Ne sono più che sicuro, Angel. O meglio, cercherò di far sì che la nostra amicizia duri per sempre. So che non credi alle promesse con incluse le parole "per sempre" e io non te ne farò nessuna. Ma penso che ci riusciremo...piccolina.>> termino, posandole un bacio sulla fronte.

La sento rabbrividire nuovamente contro di me, ma non ci do peso.

<<Marc, ti avevo avvertito.>> la guardo confuso. Poi mi ricordo.

Piccolina.

<<Quindi ora hai intenzione di cacciarmi da casa tua?>> lei mi osserva seria per qualche istante, poi scoppia a ridere.

<<Ti voglio troppo bene per farlo!>> sussurra, per poi posarmi un bacio sulla guancia.

<<Allora...hai fame? Vuoi cenare?>> mi domanda, controllando l'orologio a muro appeso sopra il televisore.

<<Ho una fame da lupi!>> ammetto, portandomi una mano allo stomaco.

<<Ti va una pizza? Possiamo farcela portare a casa dalla pizzeria qui all'angolo.>>

<<Assolutamente sì, non vedo l'ora di gustarmi una deliziosa pizza con l'an ->> scorgo l'occhiataccia che Angel mi sta lanciando e mi correggo subito.

<<...la salsiccia ovviamente.>> concludo, rivolgendole un'occhiata innocente.

<<Molto meglio.>> commenta Angel, prendendo il telefono posato sul tavolino in legno posto davanti al divano.

Mentre ordina le nostre pizze, cerco di farla ridere mostrandole alcune delle mie espressioni facciali più divertenti.

Adoro vederla mentre cerca di trattenere le risate, o mentre scuote la testa come a dire 'che deficiente'.

La realtà è che mi sento sempre un deficiente quando Angel è nei paraggi.

<<Le pizze saranno qui tra poco, viene ad aiutarmi ad apparecchiare invece di fare il cretino.>> mi rimprovera, e io non riesco a trattenere una risata.

La seguo in cucina, e mentre io stendo la tovaglia sul tavolo, lei prende i bicchieri.

O meglio, cerca di prendere i bicchieri.

<<Ma perché mamma li ha messi così in alto?!>> piagnucola, mentre mi avvicino a lei.

<<Ci penso io, puffa!>> la canzono, ironico, e lei fa il suo solito verso di stizza.

<<Ha parlato il palo della luce.>> ribatte, acida, mentre io sogghigno.

In quel momento vedo il suo telefono illuminarsi e iniziare a vibrare.

<<Angel, qualcuno ti sta chiamando.>>

Nello stesso momento sentiamo il campanello suonare.

<<Puoi andare tu per favore?>>

Annuisco e rispondo al citofono.

Aspetto il fattorino davanti alla porta, mentre cerco di cogliere stralci delle parole di Angel per capire con chi sta parlando.

<<Marc Marquez!?>> mi volto di scatto e mi ritrovo davanti il fattorino, ancora fermo sulle scale, con la bocca spalancata.

<<Ehm, sì, sono io, e quelle sono le mie pizze.>> rispondo, in imbarazzo, come al mio solito.

<<Io...non posso crederci, tu sei il mio idolo! Posso...posso chiederti una foto?>>

<<Certo!>>

Il ragazzino mi porge le pizze e io le poso sullo scrittoio all'ingresso.

Dopo aver scattato la foto tiro fuori il portafoglio.

<<Quanto ti devo?>>

<<Nulla, te le offro io!>> lo guardo per un istante, poi scuoto la testa, sogghignando.

<<Non se ne parla, altrimenti mi offendo. Anzi>> tiro fuori una banconota da cinquanta euro, <<ecco questi sono per te. Grazie ancora per le pizze.>> e rientro in casa senza attendere una sua risposta.

<<Che stavi facendo?>> mi domanda subito Angel, non appena torno in cucina.

<<Niente, ho fatto una foto con il fattorino.>> rispondo, prendendo le posate dalle sue mani e sostituendomi a lei nel taglio delle pizze.

<<Ehi! Guarda che sono capace a tagliare le pizze!>> esclama, orgogliosa come al suo solito, le guance spruzzate di rossore.

<<Lo so, ma stasera voglio essere dolce.>> ribatto, posandole un bacio sulla testa.

Angel mi osserva per qualche istante, poi si siede.

<<Quanto ti devo per la pizza?>>

<<Nulla.>>

<<Marc!>> mi riprende lei, piccata.

<<Niente, davvero, ho lasciato cinquanta euro al fattorino e non mi sono fatto dare il resto, spero che sia furbo e vada a cambiare i soldi in qualche bar prima di portarli in pizzeria, affinché si prenda la mancia che gli ho lasciato.>> finisco di tagliare la mia pizza e all'improvviso la sua mano si posa sulla mia.

Sento una fitta allo stomaco, mentre alzo lo sguardo su di lei, confuso.

<<Sei stato veramente carino, con quel ragazzo. Per essere tirchio sei stato generoso.>> mi fa l'occhiolino e toglie di scatto la mano.

Resto per qualche secondo imbambolato a fissarla mentre realizzo quanto mi manchi la mano di Angel sulla mia.

Poi mi ricordo di ciò che mi ha detto.

<<Io non sono tirchio. Sono solo...oculato negli acquisti.>>

<<Appunto. Sei tirchio.>>

<<Non sono tirchio!>> continuo, alzando gli occhi al cielo.

<<Si che lo sei! Tu ti definisci 'oculato negli acquisti' per non definirti tirchio. Semplice.>>

Angel continua a non guardarmi, e io scuoto la testa.

Mi arrendo.

<<Chi era al telefono?>> le domando, per cambiare discorso.

<<Alex.>> per poco non mi va di traverso il boccone che sto mangiando.

D'improvviso, mi ritornano in mente tutti i pensieri che mi affollavano la mente questo pomeriggio.

Spero che Angel non gli abbia detto che sono qui con lei.

<<Comunque gli ho detto che eri qui con me.>>

Ah, grandioso.

<<E...ti è parso arrabbiato?>>

<<No, perché?>>

<<Così.>>

Mi sento in colpa.

Forse avrei dovuto avvertirlo, forse dovrei smettere di passare così tanto tempo da solo con Angel.

Forse dovrei iniziare ad allontanarmi da lei.

Alzo lo sguardo verso di lei.

La osservo, mentre scruta la sua pizza.

È indecisa se prendere lo spicchio più grande o lasciarlo per ultimo.

Lo fa praticamente sempre.

Sento una fitta al cuore.

Non potrei mai allontanarmi da questa splendida creatura.

Tocco la sua gamba con la mia e un brivido mi scorre lungo la schiena.

Averla così vicino, a fior di pelle, e sapere che è irraggiungibile, mi toglie il respiro.

<<Ehi, va tutto bene?>> torno a guardarla e accenno un sorriso.

<<Sì...tutto bene.>>

Ma è una bugia.

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