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A Emily

Di nuovo quel rumore.
Si era trasferito in quella casa da pochi giorni, trascinato dal pensiero che il silenzio e la calma di quel luogo lo avrebbero aiutato a portare a termine il suo romanzo.
Ma niente. Nemmeno un'enorme villa sperduta su una collina era abbastanza quieta, per lui: continuava a sentire suoni, scricchiolii ed ora quel pianto.
Di nuovo quel pianto.
Sospira, alzandosi stizzito dalla scrivania.
La casa era così grande che non aveva ancora avuto modo di esplorarla nella sua interezza.
Pertanto, cercare la fonte di quel verso infantile è ancora più difficile.
Finché non apre l'ennesima porta e la vede.

Una fanciulla graziosa, dai lunghissimi capelli biondo cenere, se ne sta affacciata alla finestra. E piange.
Sembra percepire la sua presenza, perché si volta d'improvviso.
Ha la pelle diafana, qualche lentiggine sbarazzina e gli occhi azzurri. È bellissima.
-Perdonami. Non intendevo disturbarti.
-Sei tu che piangevi?
La ragazza annuisce appena.
-Mio padre diceva sempre che piango ancora come una bambina...-si schernisce, portandosi una ciocca dietro l'orecchio. Cerca di abbozzare un sorriso, ma nonostante i suoi sforzi, resta un alone di amarezza sul suo volto.
Cala il silenzio.
-Ti piacciono i fiori?-domanda lei, ad un tratto.
-Come?-ribatte lo scrittore, colto alla sprovvista.
-I fiori! Ti piacciono?
Solo in quel momento l'uomo nota un piccolo vaso di rose blu su un tavolino. Come se fosse apparso in quell'istante.
-A me tantissimo!

John spalanca d'improvviso gli occhi.
Raramente ricordava i suoi sogni, ma quello era rimasto vivido nella sua mente.
Tanto che decide di alzarsi e di cercare quella stanza.
Quando finalmente la trova, scopre la finestra aperta ed una vecchia tenda che danza al vento. Su un tavolino c'è un vaso rovesciato.
Si avvicina alla finestra per chiuderla, ma prima si sporge a guardare fuori: la vista dà su una porzione di giardino in rovina, con erbacce e rami secchi ammucchiati. Ma in quel quadro d'abbandono, la sua mente da scrittore attento ai dettagli nota qualcosa.
Così decide di scendere in giardino, armato di cappotto e guanti da lavoratore.
Inizia a sgombrare l'area. Ogni tanto è costretto ad alzare lo sguardo verso la finestra, sentendosi osservato. E la riscopre aperta: si era dunque dimenticato di chiuderla?

Il lavoro dà i suoi frutti: John riporta alla luce una vecchia lapide di pietra, ormai storta.

Senza nemmeno rientrare, John sale in macchina e si dirige in città.
Quando torna, porta un mazzo di rose blu a quella tomba abbandonata. Sorride.
Poi torna al suo libro, nel silenzio più assoluto.
Nessun rumore, nessun pianto. Niente di niente.
Scrive tutta la notte, senza una sola pausa, finché finalmente giunge alla parola fine.
Quando si corica, sprofonda velocemente nel sonno. E rincontra quella ragazza.
La vede danzare allegra, stringendosi il mazzo di rose al petto, come fossero il regalo più bello mai visto.
Si ferma solo un istante, per guardarlo e dedicargli un sorriso.
-Grazie.

La mattina dopo John riprende in mano il suo romanzo.
E vi aggiunge una dedica.
A Emily.

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