Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Brividi e sudore

[DA CORREGGERE]

Albus vide una luce.
In quel posto orribile, spaventoso e buio, vide una luce.

Non capiva da dove venisse, ma c'era. La vedeva. Era esattamente lì, davanti a lui.
Si chiese se gli fosse possibile avvicinarsi e toccarla.
Provò a muoversi.
Era sdraiato, lo sentiva dalla pressione del peso del corpo sulla schiena.

Cercò di tirarsi su. Con qualche sforzo, ce la fece. Si mise a sedere. La luce era ancora davanti a lui, rotonda e splendente al centro, più fioca man mano che ci si allontanava da esso.
Si mise in piedi e si avvicinò alla luce, questa si allontanò, ma non mantenne la distanza che c'era prima. Al contrario, si allontanò ancora, senza fermarsi.

Albus cercò di correre verso la luce, ma dopo qualche passo crollò per terra, la vista annebbiata, la bocca spalancata in un grido di dolore e la schiena che sembrava essere stata strappata in due da delle mani invisibili, che volevano provocargli solo dolore.

Cercò di muoversi, e la schiena sembrò prendere fuoco. Ciò che vedeva sembrava tremare di fronte a lui, senza smettere.
Un cupo, intenso nero che tremolava di fronte ai suoi occhi.
Albus alzò il capo più su, guardò in avanti e non vide nient'altro che vuoto.

La luce non c'era più, era scomparsa.
No, non era scomparsa. Se n'era andata.
Lo aveva abbandonato, come lo avevano sempre abbandonato tutte le cose, tutte eccetto una.
Tutte eccetto il dolore.

Albus aprì gli occhi. Non riusciva a distinguere nessuna forma, era tutto troppo sfocato.
Chiuse le palpebre, già difficili da aprire. Non serviva a niente tenere gli occhi aperti: chiuderli era la cosa più facile.
Invece di essere sdraiato di schiena, come in quello che aveva capito essere un sogno, era girato pancia a terra, sopra al suo letto.
Le lenzuola erano tirate su fino alle sue spalle. Aveva indosso dei semplici pantaloni di tessuto leggero, probabilmente quelli del suo pigiama. Sopra non aveva niente, né una camicia né una canottiera.

Avrebbe voluto mettersi qualcosa e al tempo stesso togliersi il lenzuolo da sopra le spalle. Sentiva freddo e caldo assieme, sentiva il suo corpo scosso da leggeri brividi e piccole goccioline di sudore imperlargli la fronte, fino poi a scendere, andando a bagnare il cuscino. Un cuscino che non vedeva poiché aveva gli occhi chiusi, ma che sentiva, morbido, contro il lato sinistro del viso.

Cercò di nuovo di aprire gli occhi, e anche questa volta ci riuscì. Vedeva ancora il mondo sfocato davanti a lui.

Ma certo, che sciocco. Non ho gli occhiali. Non vedo niente...

Chiuse nuovamente gli occhi, tanto tenerli aperti continuava a non avere senso, almeno finché non si fosse messo gli occhiali. Probabilmente erano sul comodino accanto al letto, ma non poteva neanche lontanamente pensare di riuscire a muoversi per prenderli. Se anche ci avesse provato, la sua mano non avrebbe risposto ai suoi comandi, e se ne sarebbe stata semplicemente lì, ferma e immobile come quella di una statua.
O come quella di un morto.
A volte gli avrebbe fatto davvero bene non pensare.

Albus avrebbe voluto dormire, ma brividi e sudore glielo impedirono. Finì per rimanere lì, ad aspettare di riuscire ad addormentarsi, cosa che sarebbe stata molto difficile in quelle condizioni, se non impossibile.

Passarono alcuni minuti che ad Albus parvero ore.

La porta si aprì lentamente, senza far rumore, girando dolcemente sui cardini ben oliati.

Gellert entrò nella stanza, un calice vuoto in una mano, una sacca chiusa nell'altra. Li depositò accanto al letto, poi uscì dalla stanza.

In tutto questo, naturalmente, Albus cercò di chiamarlo, o di dare almeno un minimo segno di vita, ma non riuscì a fare neanche questo.
Sebbene non potesse vederlo, o vedere che cosa stesse facendo, Albus riconobbe Gellert dai suoi passi, o meglio, dal rumore delle suole delle sue scarpe che sbattevano contro il pavimento, un suono che ormai gli era diventato familiare.

Gellert rientrò nella stanza. Questa volta aveva in mano due bacinelle d'acqua, ognuna con il suo panno messo sull'avambraccio di Gellert, come fosse il cameriere di un ristorante. Una delle due bacinelle fumava, l'altra no. In una doveva esserci dell'acqua bollente, mentre nell'altra doveva essere fredda.

Gellert posò le due bacinelle ai piedi del letto, si inginocchiò e cominciò ad estrarre alcune cose dal sacchetto di prima.
Nell'ordine: delle bende, un paio di forbici, una bottiglietta con del disinfettante, alcune provette, e per finire, alcune scatolette contenenti erbe e tutto l'occorrente per preparare delle pozioni, pugnale d'argento e calderone compresi. Doveva aver usato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile, perché tutte quelle cose, in un sacchetto di quelle dimensioni, non ci sarebbero entrate nemmeno se fossero state pieghevoli.

Gellert afferrò il lenzuolo e lentamente glielo tolse dalla schiena, adagiandolo alla fine del letto, dove a causa della sua altezza non da poco, arrivavano i piedi di Albus.

Prese uno dei due panni che si era portato dietro, ci versò sopra un po' di disinfettante, per pulirlo, e poi lo intinse nella bacinella contenente l'acqua bollente. Strizzò il panno, eliminando l'acqua in eccesso, poi lo adagiò sulla schiena di Albus, che sentì un fortissimo bruciore nel punto in cui il ragazzo aveva appoggiato la stoffa.
Avrebbe quasi voluto urlare, cosa che non gli sarebbe riuscita in ogni caso, poiché non riusciva neanche a sollevare il mento.

Gellert tolse la stoffa, poi puntò la sua bacchetta verso Albus, e lo fece sollevare dal materasso, facendolo fluttuare.

Prese le bende e le fece girare attorno al torace di Albus, fasciandogli la schiena, con estrema delicatezza, senza stringere troppo né troppo poco.
Finita l'operazione, fece adagiare di nuovo Albus sul letto.

Accese un piccolo fuocherello nel camino, e ci mise sopra il calderone. Versò gli ingredienti, mescolò, regolò il fuoco e fece tutto quello che serviva per preparare un infuso rigenerante.

Lo versò nel calice, riempiendolo fino all'orlo.

Si avvicinò ad Albus e glielo versò in gola. Albus pensò che sapesse di qualcosa che assomigliava vagamente alle fragole.
Cominciava già a sentirsi meglio.
Gellert appoggiò una mano sulla sua fronte e la ritirò di scatto. La fronte del ragazzo era decisamente incandescente, il ragazzo era febbricitante.

Prese il secondo panno e lo immerse nella bacinella dell'acqua fredda.
Lo appoggiò sulla fronte di Albus, strofinandogliela piano.
Albus sentì un piccolo sollievo.

Finalmente, i suoi occhi tremolarono e si aprirono, sul volto, sebbene sfocato, dell'amico. Riuscì a distinguere un sorriso e un sussurro.
«Bentornato nel mondo dei vivi, Albus»

E bentornata nel mondo di Wattpad, Marta! Sono finiti gli esami, ed è proprio il caso di gridare al miracolo! Pensavo che non sarebbero più finiti. Una noia pazzesca, eccetto il primo giorno in cui mi hanno fatto estrarre le tracce del tema.
Ad ogni modo, eccomi di nuovo qua, con il capitolo 11, se non sbaglio.
Un saluto a tutti,
MartaMoro10

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro