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Cap. 35 - Interior Designer

"Sei stanco?"

Il mio ragazzo rientra nella stanza e mi trova ancora nudo sul pavimento, esattamente come mi aveva lasciato. Mi giro di lato per guardarlo, ammirando il suo corpo stupendo baciato dalla luna, completamente libero da inutili indumenti. Che spettacolo meraviglioso. "No, Hobi... Sono solo rilassato..."

E a dirla tutta mi sto ancora riprendendo dall'orgasmo assurdo di qualche minuto fa. Non avrei mai pensato di poter raggiungere un livello simile solo con i preliminari ma ormai dovrei averlo capito, con Hobi non si può mai sapere. All'apparenza sembra un ragazzo da proteggere, ma quando siamo da soli si trasforma completamente e tira fuori tutto il suo lato oscuro. Adesso che ci penso anche sul palco è così. Gioca con le fan, sorride raggiante, fa il carino e coccoloso e poi durante pezzi tipo Silver Spoon ti lancia dei colpi di pacco che lasciamo perdere. E qualcosa mi dice che non ho ancora scoperto tutto il suo potenziale.

"Non hai finito di aprire il tuo regalo..."

Ecco, come immaginavo. I dadi erano solo l'antipasto. Sollevo un sopracciglio nella sua direzione e lui mi risponde increspando le labbra e affondando l'indice nella guancia. Mai fidarsi delle smorfie aegyo di Hobi, sono il segnale che sta per scatenare l'inferno. E io non vedo l'ora. "Sei sicuro di aver controllato bene il contenuto della scatola, Yari?"

Scuoto la testa e mi alzo, percorrendo il perimetro della stanza alla ricerca della confezione in ebano. Eccola lì, abbandonata in un angolo buio. La recupero e la riapro, curioso, scoprendo un doppio fondo che nella fretta di provare i dadi non avevo notato. Lo sollevo leggermente sbirciandone il contenuto e scoppio a ridere. No vabbè. Hobi decisamente non è la persona che vuole far credere di essere. Non ho mai conosciuto un ragazzo imprevedibile come lui.

"Ma come siamo romantici..." "Vero?" "Non ti credevo il tipo da smancerie di questo genere..." "Si vede che non mi conosci abbastanza..." "Effettivamente questa sera mi stai presentando il tuo lato migliore..." "Prima o poi doveva succedere..."

Ovviamente ci stiamo stuzzicando, il suo regalo di romantico non ha proprio nulla. Estraggo il contenuto dalla scatola e la riappoggio per terra, ormai vuota. Mi avvicino a lui, leccandomi sensuale il labbro inferiore, in un attimo annullo la distanza che ci separa e lo bacio. Un bacio affamato, voglioso, che sa ancora di noi, quindi ancora più eccitante. Hobi si aggrappa alla mia mascella e mi tira verso di lui, impaziente di ricominciare da dove eravamo rimasti. Sette mesi di astinenza sono stati deleteri, sia per me che per lui.

"Che dici, cambiamo stanza?" "Stavo per farti la stessa proposta..."

E senza darmi il tempo di aggiungere altro si incolla di nuovo alla mie labbra camminando all'indietro, trascinandomi verso il corridoio. Non un centimetro di muro viene risparmiato dalla nostra furia omicida, i corpi che sbattono violentemente contro l'intonaco bianco, quasi a voler tracciare un percorso immaginario lungo le pareti immacolate. Un brivido mi percorre la schiena al contatto con il freddo del cartongesso, le mani salde attorno al sedere di Hobi mentre si struscia contro di me, sensuale, ammaliante, erotico, mortale, la sua lingua che si avvinghia alla mia in una lotta all'ultimo respiro, non concedendole nemmeno un secondo di distrazione.

Entriamo in una stanza a caso, euforici di questa nuova cornice che fa da sfondo alla nostra foga, eccitati di battezzare altri metri quadri della nostra futura casa. Hobi si stacca da me, facendomi girare verso il muro.

"Che dici, può andare?" Il suo sussurro roco mi fa vibrare le viscere e ammaliato dalla sua voce inclino il collo di lato per dargli libero accesso ad una delle mie zone erogene preferite. E come se lo avessi implorato mi blocca in questa posizione con una mano e inizia a leccarmi, lasciandomi una scia umida sulla pelle. Cazzo Hobi, non sono passati nemmeno dieci minuti e sono duro peggio di prima. Sei incredibile. "Mi sembra un'ottima idea testare la cucina..." "Sono d'accordo..." La sua mano scivola lungo il mio braccio, quasi accarezzandolo, raggiungendo presto il suo obiettivo: il primo anello vibrante in silicone nero che ho conservato saldamente tra il mignolo e l'anulare.

"Permetti?" "Ma certamente... Fai pure..."

Un piacere indescrivibile mi attraversa dalla punta dei piedi alla radice dei capelli quando me lo infila fino a raggiungere la base della mia erezione e lo attiva. "Cazzo..." "Sono contento ti piaccia il mio regalo..." Piacermi? Piacermi è riduttivo. È una coccola e una tortura, come se potessi venire all'istante e allo stesso tempo durare per ore. Paradisiaco e infernale. Ma non voglio assolutamente affrontare questo piacere diabolico da solo. Estraggo il secondo anello dalle dita e con un mezzo giro su me stesso mi giro verso Hobi e glielo infilo, fissandolo negli occhi con malizia.

"Cazzo..." È costretto ad aggrapparsi alle mie spalle per sopportare il piacere spropositato che la vibrazione dell'anello gli sta regalando. E l'idea che questo suo piacere sia gemellato e sincronizzato all'euforia che sto provando io mi manda letteralmente ai pazzi. Approfitto del suo abbraccio per sollevarlo di peso, allacciarmi le sue gambe attorno ai fianchi e trascinarlo contro il muro opposto.

"La cucina dicevi... Quindi qui potremmo mettere il piano cottura?" Le mie parole accompagnano le mie dita, che subdole risalgono le sue cosce fino ad arrivare alla sua apertura, iniziando a stuzzicarla. Riesco a visualizzare perfettamente un arredamento che non c'è, il mobile immenso dalla superficie di marmo, i fornelli, i cassetti, gli elettrodomestici. E in preda alla mie fantasie immagino Hobi seduto sul ripiano della cucina e io che mi struscio contro di lui, famelico.

"Mh, mh..." Annuisce ammiccante, le sue immagini erotiche che combaciano perfettamente con le mie. "Dovremo scegliere un arredamento resistente agli urti mi sa..." "Mi sa anche a me..." E senza perdermi nei dettagli ricomincio a baciarlo, spingendo avanti e indietro le dita dentro di lui, beandomi delle vibrazioni generate dall'anello attorno alla mia erezione che si uniscono a quelle attorno alla sua, raddoppiandone la portata nello strusciare incessantemente l'una contro l'altra. Porca troia.

"Yari..." "Mh?" "Entra... ti prego..." Mi stacco dalle sue labbra, incredulo. "Sei sicuro?" "Non farti supplicare..." Non ci penso neanche. Allargo leggermente l'indice e il medio per farmi spazio e mi allineo alla sua fessura per sostituirli con il pene. Un gemito di piacere esce dalla mia gola nello scoprire di essere piacevolmente bagnato sulla punta e uso il mio stesso liquido per lubrificarmi il tanto che basta per scivolare meglio dentro di lui.

"Woo..."

Iperuranio. Eden. Nirvana. Ci metto qualche secondo ad abituarmi alla mia pelle più sensibile a contatto diretto con il suo calore interno, senza strati di lattice, senza involucri che filtrino la percezione della realtà. Sentirlo così, puro, crudo è semplicemente stupendo. Mi lascio guidare dalla vibrazione degli anelli, sincronizzandomi a loro, quasi ipnotizzato da questo mondo surreale in cui sono capitato, dove esiste il tutto e il nulla, dove puoi immaginare di farlo sul mobile della cucina pur avendo attorno solo pareti spoglie. Un mondo dove non esiste la fatica nelle braccia che sorreggono il suo peso, dove non esiste il bruciore delle gambe che spingono senza equilibrio, dove non esiste la presa dei piedi costretti a fare perno sul pavimento per non scivolare.

Osservo la reazione di Hobi e al suo cenno di assenso mi lascio andare. Inizio a spingere, sempre più veloce, sempre più in fondo, sempre più brutale. Il suo corpo si è ormai abituato completamente alla mia grandezza e mi concede il giusto spazio, accogliendomi dalla base alla punta, fremente.

"Ahhh..."

Mi blocco all'istante per il suo gemito particolarmente acuto, sorridendo. Ho capito immediatamente la causa di questo improvviso urlo. Sono arrivato al limite della mia lunghezza e il mio anello è entrato in contatto con il suo perineo. Adesso non deve sopportare una sola vibrazione ma due. Goditi tutto, Hobi, te lo meriti. "Yari... E'... È troppo..." Inclino la testa e lo bacio, come per rassicurarlo, e lentamente esco per allontanare la seconda fonte dello sbrocco da lui. Ma sadicamente non la faccio durare a lungo, mi piace un sacco sentirlo urlare in questo modo. Gli faccio credere di avergli concesso un po' di sollievo e rientro subito, completamente. Un altro grido, ancora più forte di prima.

"Ya-Yari, sa-sarai stronzo..." "Mmm... Mi piace quando mi insulti..." "Te-te la farò pagare..." "Non vedo l'ora..."

La mia tortura continua, lenta e implacabile. Mi sto gustando ogni singolo centimetro, ogni pulsione erotica, ogni gemito che esce dalla sua bocca quando mi blocco in profondità, incurante della posizione decisamente impegnativa per me. Ma le mie braccia non hanno paura di sorreggerlo, le mie gambe non vogliono saperne di cedere.

E finalmente anche Hobi si rilassa, godendosi a pieno questa sensazione di follia pura, sfogandola sulla mia clavicola che inizia a mordicchiare segna ritegno. Maledetto. Ha capito che effetto ha su di me la sensazione della sua bocca sul mio collo: non mi fa capire più niente. Ha imparato ad approfittarne per rimettere la situazione in stallo e in un attimo i ruoli si sono ribaltati. Adesso sono io quello sopraffatto dal piacere e lui quello che si diverte a torturarmi.

"Hobi... Sarai stronzo..." "Allora taci e vai più veloce..."

Non me lo faccio ripetere due volte. Tiro giù il freno e serro il ritmo, intensificando le stoccate, stringendo i glutei per rendere ogni movimento fluido e strettamente legato al successivo. E il mio corpo non riesce più a reggere e inizia a mandarmi chiari segnali, fremendo vistosamente. Sono vicino all'orgasmo, sempre più vicino, sempre più vicino.

"Ahhh..."

Con un urlo disumano mi riverso in Hobi, le pulsazioni della mia erezione che contrastano la vibrazione dell'anello che ancora indosso alla base del pene, la morbidezza del silicone che si dilata e si restringe il tanto che basta per trasformare la morsa in piacere. Il mio ragazzo mi osserva, felice di avermi regalato questa euforia, aspettando pazientemente che finisca il mio viaggio. Esco e lo bacio dolcemente, completamente appagato e allo stesso tempo reattivo. Non posso certo lasciarlo così.

"Dove vuoi che ti porti adesso?" Appoggia le gambe per terra, la destra e poi la sinistra, come se volesse prendersi del tempo per riflettere prima di rispondere alla mia domanda. Gli sollevo il mento, accarezzandogli la guancia, coccolandolo un po', preoccupato del suo silenzio. Ma non ho proprio nulla da preoccuparmi, perché Hobi è pronto a farmi morire. Inchioda gli occhi nei miei, il naso a pochi millimetri dal mio orecchio.

"In bagno. Voglio possederti sul lavandino del bagno."

Puttana troia, alla faccia del raggio di sole. Mi ha letteralmente bruciato le budella. Lo tiro per i capelli dietro la nuca e gli infilo la lingua in gola, senza ritegno, perché ormai abbiamo eliminato qualsiasi decenza. I nostri piedi si muovono insieme, coprendo l'insulso spazio vuoto che separa la cucina da quello che sarà il bagno principale. Riesco già a immaginarlo: piastrelle color tortora, doccia enorme con il soffione quadrato, specchio a parete, lavandino in pietra appoggiato su un ripiano nero. Quasi riesco a percepire il freddo di ogni superficie, il calore del vapore che esce dalla doccia, il profumo dei sali da bagno che userà il mio ragazzo.

"Questo lo tengo io..."

La vendetta di Hobi. Avrei dovuto aspettarmelo. Ha estratto l'anello dalla mia erezione ormai appagata e se l'è infilato attorno all'indice e al medio, avendo cura di farmi vedere ogni singolo passaggio. "Come vuoi tu..." "Da bravo adesso... Aiuta il tuo Hobi..." Avvicina le stesse dita tenute unite dal ring alla mia bocca e le picchietta leggermente avanti e indietro per aprirsi un varco tra i miei incisivi. È passato completamente dal ruolo di passivo al ruolo di attivo e la sue esuberanza mi stronca e mi lascia senza fiato. Dischiudo obbediente le labbra per accogliere le sue dita nella mia cavità orale, succhiandole voglioso, beandomi della vibrazione instancabile dell'anello nero che ormai ho imparato ad amare. Avvolgo le nocche con la lingua, inumidendo per bene ogni singolo centimetro, impaziente di sentirle dentro di me.

"Basta così."

Il suo tono è fermo, autoritario e mi lascio guidare dalle sue pulsioni, intuendo al volo i suoi desideri. Che poi combaciano perfettamente con i miei. Voglio sentirlo in tutta la sua furia, senza inibizioni, senza freni, svoglio sottomettermi completamente a lui. Mi giro verso il muro e mi piego in avanti a novanta gradi, proprio come se lo stessimo per fare sul lavandino del bagno. Appoggio i palmi contro la parete, sollevando i reni nella sua direzione, fremendo al contatto delle sue dita che si muovono sinuose dentro di me, scivolando senza problemi grazie alla lubrificazione naturale della mia saliva. Non ce la faccio già più.

"Hobi..." "Mh?" "Entra... ti prego..."

Il déjà-vu di questo dialogo è evidente e credo proprio che non sarà l'unico. Se tanto mi da tanto vorrà divertirsi con me esattamente come ho fatto io con lui in cucina. Il rumore alle mie spalle mi fa intuire che Hobi si è toccato un paio di volte per lubrificare la sua lunghezza con il liquido preseminale che ormai gli avrà allagato punta, e senza farmi aspettare oltre si allinea con la mia entrata e mi riempie completamente. Mugolo, come un cagnolino che riceve le coccole dal suo padrone. Finalmente. Erano sette mesi che aspettavo questo momento, sette mesi che sognavo di sentirmi così pieno, così completo, così perfettamente appagato.

Faccio perno con le braccia contro il muro e controbilancio le spinte di Hobi, che per il momento si mantengono dolci e morbide. Mi sono abituato immediatamente alla sua grandezza, le mie pareti interne non vedevano l'ora di accoglierlo, bisognose delle sue attenzioni e delle sue premure. Sospiro, beandomi delle sue stoccate, lasciandomi andare a lui, abbassando la guardia. E, nemmeno a dirlo, ne approfitta.

"Ahhh..."

La doppia vibrazione, la vendetta aveva minacciato di attuare e che ha portato a termine. Il primo anello, quello che avvolge il suo pene, a diretto contatto con il mio perineo, l'anello gemello, quello attorno alle sue dita, a strusciarsi contro il mio pube. Il mio corpo non era pronto per sopportarlo, decisamente non era pronto. Non posso venire di nuovo.

"Hobi..." "Sì?" "E'... È troppo..."

Eccolo qui il secondo dejà-vu, proprio come avevo previsto. Lo sento ghignare alle mie spalle, soddisfatto della tortura che mi sta infliggendo, sadico come lo sono stato io quando ero al suo posto. "Lo so, Yari... Ora capisci cosa significa?" "S-sì..." La mia voce è un sussurro, completamente smorzata e senza fiato. "Scusami... Non credo di aver sentito..." Riempio i polmoni, per poter scandire ogni sillaba. "Sì, Hobi... A-avevi ragione..." "Molto bene..."

Per fortuna la sua vera essenza rimane affettuosa o forse semplicemente sta talmente esplodendo da convincersi a porre fine a questo teatrino, fatto sta che sposta la mano che aveva infilato tra le mie gambe e percorrendo la linea dei miei addominali mi ridisegna ogni singolo quadratino con i polpastrelli. Decisamente meglio, anzi, direi estremamente piacevole. Riprendono anche le spinte, gentili, morbide, perfettamente nel suo stile. Mi sto rilassando, i miei muscoli si stanno abbandonando a queste premure, e contraccambio volentieri le sue stoccate spingendo indietro con il coccige.

Potrei rimanere così in eterno e probabilmente l'anello che gli stringe l'erezione saprebbe esaudire il mio desiderio, ma non è quello che Hobi vuole in questo momento. Sta solo aspettando la formula magica, la frase che gli dia il via, il segnale che scateni l'inferno. E io non vedo l'ora di aprire la gabbia e liberare la bestia che c'è in lui.

"Hobi..." "Mh?" "Più... Più veloce..."

È l'inizio della fine. Dal nulla le sue stoccate passano dal morbido al rude, dal dolce al crudo, dal cadenzato al serrato. Non penso sia umanamente possibile tenere questo ritmo ma non avevo fatto i conti con il suo allenamento da tour mondiale. Porca troia. Mi sta letteralmente asfaltando. Nella stanza vuota rimbombano i suoi gemiti, i miei ansimi, lo schiocco delle sue anche che sbattono feroci contro il mio sedere, le urla che alternatamente non riusciamo a trattenere. E la mia mente apre le ali e vola, disegnando ancora una volta l'arredamento intorno a noi. Il vuoto sotto la mia pancia viene riempito dal freddo del lavandino in pietra, l'appoggio dei nostri piedi non è più un pavimento grezzo ma un mosaico di piastrelle color tortora, il muro bianco davanti a me diventa uno specchio appannato dal sudore dei nostri corpi che riflette le nostre sagome, io piegato in avanti con un'espressione di godimento puro disegnata in faccia e lui dietro, la fronte corrucciata per lo sforzo, i denti affondati nel labbro inferiore, le mani saldamente arpionate ai miei fianchi.

"Ahhh..."

Il mio stesso grido mi distrae dalle mie fantasie e mi riporta alla realtà di questa stanza spoglia. Cazzo Hobi, sei peggio di un cecchino. Non sono riuscito a trattenermi dall'urlare è l'ho invitato ad un party esclusivo a base di champagne e caviale. E se lo gode tutto, continuando a beccare incessantemente la mia prostata, dettando legge fino all'ultima stoccata. Come diamine fa a resistere così tanto? Io sono già venuto due volte e se continua così me lo farà alzare di nuovo. Non credo sia proprio il caso, mi sento già prosciugato fino alle viscere per merito suo.

Ma anche il suo autocontrollo ha un limite e sentirmi gemere sempre più forte lo eccita da impazzire. Il suo punto di rottura è vicino, la via del non ritorno tracciata. Le sue spinte si fanno meno frequenti ma più intense, precise al dettaglio fino all'ultimo. Percepisco il suo corpo fremere dentro di me, la sue erezione pulsare violentemente, i suoi ansimi trasformarsi in grugniti animaleschi.

Lasciati andare Hobi... Ti sei meritato ogni singola goccia di questo orgasmo...

Sono pienamente convinto di questo mio pensiero. Mi ha stupito, mi ha portato ad un livello di sperimentazione mai provata in vita mia, mi ha fatto superare tutti i miei limiti, mi ha fatto godere dal primo all'ultimo secondo. Il suo seme caldo mi riempie, e sorridendo lascio andare il collo verso il basso oscillando la testa da destra a sinistra, esausto.

*

"Tieni..."

Hobi ha recuperato dei fazzoletti per pulirci, e mi sta fissando con aria preoccupata. "Yari... Ti-ti ho fatto male?" Il mio raggio di sole, dolce e premuroso. Come faccio a non amarlo? Scuoto la testa, mordendomi il labbro inferiore per l'adrenalina che ancora non si è dissolta del tutto. "È stato... Indescrivibile..." Mi sorride, illuminando le pareti vuote di questo bagno, gli occhi che gli luccicano. "Sì... Penso che indescrivibile sia la parola adatta..."

Ci avviciniamo l'uno all'altro, unendoci in un bacio morbido, appagato, innamorato. Intreccia le dita alle mie e inizia a giocarci, come un bambino felice che ha appena scartato una montagna di regali per il suo compleanno, come una ragazzina che ha appena ricevuto una lettera d'amore dal suo primo fidanzatino. Disarmante. Lui è la stessa persona che fino a cinque minuti fa mi stava letteralmente sbattendo a novanta contro il muro. Impossibile stargli dietro e non mi ci metto nemmeno.

"Posso darti l'ultimo regalo?" Mi stacco da lui, incredulo. "Hobi... Non ti sembra di esagerare?" "Ti giuro che questo è il regalo serio. Gli altri erano cazzate..." Non sono del tutto d'accordo, o meglio, i dadi e gli anelli vibranti magari lo erano, ma questa casa decisamente no. O forse lui non la considera un regalo ma semplicemente una soluzione a tutti i nostri problemi.

"Vieni con me..."

Lo seguo attraverso il corridoio fino al soggiorno, incurante del fatto che siamo ancora entrambi nudi. Sono completamente a mio agio con lui.

"Ora chiudi gli occhi..."

Mi siedo per terra e obbedisco, non sapendo più cosa pensare. Aspetto qualche secondo e poi sento le sue dita stringermi la mano destra, tremando appena al contatto. Sgrano le palpebre quando mi accorgo di qual è il regalo. È un anello. Un anello vero, in oro bianco, largo circa sei millimetri, con una semplice fascia nera al centro che ne segue l'intera circonferenza. L'ha scelto appositamente per me, sa quanto non ami gli accessori vistosi. Il mio sguardo cade sul suo dito, che già accoglie un anello gemello al mio. Sento gli occhi pizzicare per la commozione e mi sporgo per baciarlo. "Hobi... sei serio?" Si allontana di qualche centimetro, il suo respiro caldo ancora a contatto con le mie labbra.

Sappiamo entrambi cosa significano questi anelli. Non sono solo un regalo, non sono solo uno sfizio, sono molto molto di più. Noi due non potremo mai sposarci, non a Seoul, non in Corea, non finché questa società di merda rimarrà chiusa e ferma alle concezioni sociali del medioevo. Questi anelli rappresentano il nostro futuro, il nostro legame indissolubile, la nostra voglia di restare assieme. Sono il simbolo di un patto profondo, un giuramento d'amore eterno, una promessa di accompagnarci lungo il nostro percorso di vita insieme, nel bene e nel male.

La sua mano mi accarezza una guancia, il freddo dell'oro bianco che sfrega sulla mia pelle, quasi a marchiare in modo indelebile le sue parole.

"Sì, Yari... Non sono mai stato così serio in tutta la mia vita."

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